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Autore: Mama Holy    11/02/2015    4 recensioni
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"«Comunque Jody, questa sera facciamo un pigiama party a casa mia, quando torniamo da questa uscita, vuoi venire anche tu?» chiese Abby mentre le stringenva le mani fredde, Jody la guardò per un po' e stava per dire di no, quando il pensiero lampante della presenza di quell'entità nominata da Abby "fidanzato" le fece cambiare idea
«Ok» era pronta a tutto pur di salvaguardare la purezza dell'amica......"
Questa decisione, questo piccolo -ok- cambierà la vita di Jody per sempre...
(che frase seria non è da me .-. XD)
se siete curiosi di sapere come andrà a finire che ci fate ancora qui?
Non vi dirò nient'altro se vi va di sapere leggete! ;)
Genere: Generale, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeff the Killer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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VJ 6. Voiceless Jody Ed eccovi il sesto ed ultimo cap di VJ....
Che tristezza Q^Q


Voiceless Jody
6.Voiceless Jody


La serratura della porta scattò con un rumore secco che risuonò nel vuoto della casa lasciando entrare la proprietaria; questa era una donna sulla cinquantina dai lineamenti molto belli e i capelli, originalmente neri  e lisci, arricciati sulle punte di un colore giallo oro.
 

Era ormai notte fonda e lei, stanca per la dura giornata di lavoro,  avrebbe voluto andare solo a dormire ma prima doveva mangiare pur qualcosa o almeno doveva farsi una doccia.

Si stese sul divano per riposarsi un po' prima di prepararsi per andare a dormire.
La casa era vuota, da un paio di mesi era infatti completamente sola in quella grande casa, non che se ne pentisse, aveva sempre voluto separarsi da suo marito e se non lo aveva fatto fin ora era solo per non perdere la reputazione; per quanto riguardava sua figlia, anzi, quella cosa che per lo stato era sua figlia, ora era nel posto adatto a lei.

Aveva sempre saputo che fosse pazza, si lo aveva sempre saputo ma con gli altri doveva anche far finta di essere preoccupata e triste per quel mostro, perché una mamma non può certo non amare i propri figli, sarebbe strano se così non fosse stato per lei.

Ma infondo quel divorzio non era poi così tanto inutile, poteva sempre dar la colpa a suo marito se la figlia era impazzita e lei poteva rimanere la brava madre di famiglia.

L'unica cosa che non le piaceva del tutto in quella storia era che doveva far visita a quel mostro ogni mese, la cosa le metteva sempre una strana ansia, il modo in cui la guardava la faceva rabbrividire e per rendere la cosa peggiore doveva anche incontrare suo marito, con cui da tempo aveva tagliato definitivamente tutti i contatti.


Si alzò e fatta la doccia, mangiò una cosa veloce ma prima di buttarsi sul letto per cadere finalmente addormentata notò delle lettere sul tavolo; non ricordava quando le avesse messe lì così iniziò a guardarle: tre erano dal lavoro ed una una bolletta ma l'ultima era una lettera dall'ospedale psichiatrico di sua figlia.

Sospirò non le andava di aprirla; era di sicuro la solita lettera che diceva come stessero andando le cure mediche, per le peggiorate condizioni delle sue corde vocali da quel giorno, e quelle riservate alla sua strana situazione mentale, non le importava sopratutto in quel momento.

Così lasciate le lettere sul tavolo si diresse in camera sua per andare a farsi una meritata dormita.
 









La stanza era buia e silenziosa si sentiva solo il respiro della donna che dormiva nel letto matrimoniale, ma per la verità non era proprio così; un'altra persona era entrata in quella casa e si avvicinava senza fretta alla porta chiusa della stanza.

Una volta davanti ad essa si fermò e la guardò con uno sguardo freddo, per poi raggiungere la maniglia abbassandola piano in modo che cigolasse, sentì il respiro della donna fermarsi per poi accelerare.


Era sveglia, si era sveglia ed aveva paura e ora il suo sguardo stava fisso sulla porta della sua camera.
Questa si schiuse piano cigolando leggermente, si aprì quanto bastava per lasciar scorgere una siluet nera dall'altra parte, ma lo sguardo della donna si fermò come bloccato sulla sola cosa che si poteva vedere bene di quell'ombra nera: un occhio giallo e luminoso la fissava; questo bastò a pietrificarla e spaventarla a morte; ma non urlò, non si mosse, rimase solo a fissare quell'occhio con paura.

Intanto  la porta si continuava ad aprire piano ed impercettibilmente lasciando vedere tutta quell'ombra scura; essa fece un passo, poi due e così via fino ad arrivare davanti la letto della donna ancora pietrificata dalla paura.
Si fermò e inclinò la testa di lato in modo sinistro mentre continuava a guardarla con quel paio di occhi  da pazza ma allo stesso tempo inumanamente freddi.

Spostandosi la poca luce che penetrava dalla finestra l'aveva illuminata permettendo alla donna di vederla; il collo di una felpa le nascondeva parte del volto lasciando scoperti solo il naso e gli occhi, i capelli nero scuro si fondevano con l'oscurità intorno causando una sinistra illusione ottica.


< J-Jody? >  disse la donna riconoscendo la figlia mentre sentiva la paura salire sempre di più

Lei, in risposta, la assalì accoltellandola allo stomaco  con un movimento fluido e deciso, anche se non agì per uccidere, bensì per indebolire.

D'altra parte la donna colta alla sprovvista non urlò nemmeno, spostò solo il braccio per portare la mano alla ferita in riflesso.
Ma non ci riuscì.
Il coltello, che fino a poco fa era nel suo stomaco, uscì da esso e si conficcò nel palmo della mano costringendola a stenderla sul materasso orizzontalmente al corpo e facendola urlare di dolore.

Ma non si fermò qui.
Senza perdere la sua compostezza e freddezza, iniziò a girare piano piano il coltelletto nel palmo della sua mano facendola contorcere ed urlare per il dolore.
< J-Jody p-per favore basta! > mugugnò la donna tra i denti strizzando gli occhi con la voce spezzata dal pianto.

Lei si fermò e tirò fuori il coltello dal suo palmo alimentando per un secondo le speranze della madre, che però, aperti gli occhi le si infransero: il collo della felpa si era abbassato e sul suo viso neutro era nato un'enorme sorriso le cui labbra, e parte del viso, erano ancora attraversate dalla vecchia cicatrice.


Le puntò il coltello alla gola continuando a sorridere in quel modo orribile mentre gli occhi rimanevano freddi senza cambiare con l'espressione.

La madre fu presa dalla paura più grande; non voleva morire non ne aveva alcuna intenzione ma il braccio ferito non voleva muoversi mentre l'altro era bloccato dalla presa della figlia.

Non poteva scappare; ne era consapevole e avrebbe dovuto arrendersi ma non voleva; c'era una sola cosa che poteva fare in quella situazione, non poteva muoversi ma poteva ancora parlare infondo
< Jody s-senti mi d-dispiace, so di non essere stata una brava madre m-ma io t-ti voglio bene sai? S-sono sicura che s-se mi dai una p-possibilità potrei riuscire a farmi perdonare, c-che ne dici? > disse con un tono di supplica e un leggero e falsissimo sorriso

Quello della ragazza, invece, si spense e la sua faccia tornò fredda anche se nei suoi occhi si poteva facilmente leggere una rabbia immensa mentre le sue labbra si schiudevano per fare uscire le prime e uniche parole che avrebbe rivolto alla madre quella sera e anche le ultime che le orecchie di quella donna schifosa avrebbero potuto sentire

< Bugiarda >  la voce suonò roca e doppia tanto che non sembrava appartenergli, non sembrava appartenere affatto ad una ragazza né ad un'essere umano.

Poi veloce e decisa la lama tagliò la gola della donna sporcando di sangue le lenzuola bianche del letto e, anche se non si poteva notare per il colore molto simile, la felpa di Jody

Questa allora si alzò tranquillamente dal letto chiudendo il coltello, fatto questo camminò verso la porta e presa la tanica di benzina che aveva lasciato lì; disparse  di quel liquido anche quell'ultima stanza lasciando asciutto solo lo spazio necessario intorno alla finestra per evitare di venire bruciata dalle fiamme prima di poter scappare.

Prese queste precauzioni lanciò l'accendino e il fuoco si sparse velocemente, intanto lei altrettanto velocemente scivolava fuori dalla finestra per poi continuare la sua fuga salendo agilmente sui tetti degli altri edifici. (PARCOUR!!!!!!! °0c0° *haem* scusate ^^")

Quando fu abbastanza lontana si girò indietro a godersi il bellissimo spettacolo della casa che andava in fiamme, illuminando il buio della notte insieme al sole che iniziava a salire e le luci blu e bianche delle macchine della polizia che accompagnavano il tutto con la loro "musica" ridondante

Un bell'addio doveva ammetterlo


Piango, tanto, tanto, TANTO! .>0<. non voglio smettere di scrivere su di lei ho troppe idee nella mente!

Ed è per questo che, sempre se vi va *abbassa la voce calmandosi*, vorrei chiedervi se volete vedere altro, cose tipo capitoli speciali(?) ^^"

Sarei felicissima perché mi piacerebbe scrivere anche scene in cui interagisce con le altre Creepy ^3^ (sarebbero puccissimi!)


O anche, non so, qualcosa che nella storia non ho detto come il pezzo in cui è ricoverata per il suo stato mentale o non so qualcosa sul povero padre che è completamene uscito dalla storia o anche qualcosa che è successo prima, come l'inizio dell'amicizia con Abby o altro ^^


O potrei solo approfondire meglio il suo carattere, insomma non ho voglia di smettere di scrivere su di lei ; ^ ;


Bè scusate il mio sclero, sembra quasi che vi stia pregando di aver pietà di questa pazza ^^"

Comunque sia per ora vi saluto (spero solo per ora)
Holy-chan QwQ


PS: visto che la storia in se si conclude qui vi ho fatto un regalino, o più precisamente mi sono fatta fare un regalino per voi; in pratica ho supplicato una mia amica (Ink) di farmi un disegno di Jodina *-*

Speriamo vi piaccia:
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