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Autore: tokiohotel0620    12/02/2015    3 recensioni
Sono sempre stata un errore, uno sbaglio.
Non capivo davvero cosa ci fosse di cosí imperfetto in me.
Poi sei arrivato tu.
Tremendamente perfetto.
Tremendamente bello.
Tremendamente sexy.
Perchè io sono un disastro e tu un'opera d'arte.
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“Tom!” dissi ancora scossa da quel bacio.
“Sai che sei molto bella oggi?” mi sussurrò all’orecchio mentre i brividi mi attraversavano. Io arrossì violentemente. Nessuno mi faceva dei complimenti e quindi per me era una sensazione strana. Figuriamoci se i complimenti te li faceva Tom Kaulitz.
“Grazie..”dissi con una voce talmente bassa che nemmeno io mi sentì.
“Allora, andiamo?” mi chiese.
“Oh si certo!”
Iniziammo a camminare insieme. All’inizio un po’ distanti, dopo poco un po’ più vicini, fino a che alla fine i dorsi delle nostre mani si sfioravano. Lo guardai. Era ancora più bello di quella mattina a scuola nonostante alla fine avesse soltanto cambiato cappellino.
“Allora..cosa mi racconti?” chiese lui rompendo il ghiaccio.
“Oh, nulla di particolare..” dissi io con lo sguardo basso. Non volevo guardarlo negli occhi. Quei maledetti occhi mi mettevano troppo in soggezione!
“Dai, dimmi qualcosa su di te.. Infondo io non so nulla su di te. A parte il nome ovviamente..” disse con una lieve risata.
Io risi.
“Non c’è molto da dire davvero. Ho un fratello maggiore di nome Davide e fa il contabile fuori città. Mio padre è avvocato e mia madre è un chirurgo. Nonostante ciò abitiamo in periferia ed io amo abitarci.” Dissi sorridendo.
“Perché?” mi chiuse sghembo.
“Odio il troppo rumore. Vivere in centro sarebbe stato davvero brutto per me. Amo il silenzio.” Gli risposi, ripetendomi mentalmente di non guardarlo negli occhi.
“Ragazza interessante..”
“Non proprio ahahah” risi “E tu? Dai dimmi qualcosa su di te!” dissi sbarrandogli la strada.
“Anche per me non c’è molto da dire, te l’assicuro. Diciamo che sono figlio unico e mia madre fa la psicologa mentre mio padre è direttore di una grande azienda e blablabla. Non mi è mai interessato nulla del loro lavoro. Poi Gordon non è nemmeno mio padre.” Disse lui tranquillamente.
Presupposi che Gordon fosse suo padre, anzi il suo patrigno a quanto diceva Tom.
“Il mio padre biologico si chiama Jorg, fa il camionista e se ne andato quando avevo 5 anni. Gesto molto generoso da parte sua. Ogni tanto si fa vedere ma per me è meglio quando se ne sta in giro per il suo lavoro.”
Mi dispiaceva così tanto per Tom.. infondo non è bello quando un genitore ti abbandona.
“Oh Tom, davvero, mi dispiace così tanto.. mi dispiace che..”. Lui non mi fece finire di parlare che mi mise le mani sulle spalle e fermandoci sul marciapiede, mi guardò negli occhi.
“Non dispiacerti piccola. Io sono felice..e poi andiamo adesso sono con te, è questo mi rende ancora più felice.”
Cavolo. No, davvero. Come può essere una persona così dolce, bellissima, divertente, tenera ed.. eccitante soprattutto!
“Hai voglia di un gelato? Oggi fa stranamente caldo.” Mi chiese lui sempre facendo mostra di quel suo perfetto sorriso.
“Certo!” risposi ricambiando il sorriso.
“Alloora.. a chi arriva prima!” Ed iniziammo a correre verso il gelataio che non distava molto da dove eravamo. Correvamo ridendo, con il vento che mi scompigliava i capelli. Tom andava troppo veloce ed io non c’è la facevo a raggiungerlo.
“Tom aspettami!” gli urlai. Lui rallentò ed io riuscì a raggiungerlo.
Quando fui al suo fianco gli dissi: “Certo che sei veloce!”.
Lui sorrise e mi prese la mano per poi stringerla alla sua. Intrecciammo le dita ed iniziammo a camminare mano a mano come degli innamorati.
Stavo per svenire giuro. Però cercai di tenermi cosciente pensato al gusto del gelato che volevo.
Arrivati davanti alla gelateria, Tom mi disse di entrare e che mi avrebbe raggiunto a minuti.
Entrando notai che si stava accendendo una sigaretta. Scossi la testa ed entrai. C’era una fila assurda.
*Che palle!* pensai ma alla fine mi misi in fila aspettando il mio turno.
Era rimasto solo un uomo davanti a me e dopo sarebbe toccato a me e a Tom.
*Approposito. Dov’è Tom?* mi chiesi.
Girai la testa a destra ed a sinistra, alla sua ricerca, ma non lo vedevo.
Poi sentì delle braccia avvolgermi la vita e la sua voce nell’orecchio.
“Come lo vuoi il gelato?” mi chiese con una voce molto sensuale mentre appoggiava delicatamente la sua testa sulla mia spalla.
“Al cioccolato credo.” Lui annuì continuando a stringermi da dietro.
Sfortunatamente il signore davanti a noi prese il suo gelato e se ne andò così arrivo il nostro turno e Tom dovette sciogliere le sue braccia dai miei fianchi. Alla fine io presi il mio gelato al cioccolato e bacio e Tom il suo al pistacchio e fragola. Uscimmo dalla gelateria e appena trovata una panchina, ci sedemmo per mangiare in tranquillità. Era una panchina abbastanza nascosta.
“Certo che per esserti trasferito da poco, la conosci bene questa città!” gli dissi.
“Qui ci sono i miei nonni, e prima di trasferirmi ci venivo qualche volta all’anno.” Mi disse continuando a mangiare il gelato.
Dio, i miei ormoni stavano impazzendo e la mia ragione stava andando a farsi fottere. Guardarlo mangiare il gelato era qualcosa di…. Giuro che se l’avessi continuato a guardare gli sarei saltata addosso e..
Ma da dove cavolo sbuca ‘sto mio lato pervertito!?
Distolsi lo sguardo da Tom per concentrarmi sul mio gelato.
“Chiara.” Mi chiamò lui.
“Si?” Gli risposi.
“Siediti sulle mie gambe, stai tremando..” mi disse lui.
Oddio, e adesso che faccio? Mi siedo o non mi siedo? Mi siedo o non mi siedo? Mi siedo o non mi siedo cazzo!?
Lui si battè una mano sulla gamba, come per incitarmi a sedere. Alla fine decisi di sedermi, dicendomi che non c’era nulla di male alla fine. Mi sedetti piano per paura di farlo male, ma mi sorpresi scoprendo che Tom aveva delle gambe con dei muscoli da far invidia ad un maratoneta. Lui mi sorrise e tornò al suo gelato, che alla fine finì.
Io invece il mio lo continuai a mangiare con molta calma mentre lui mi guardava. Lo guardai negli occhi. Lui mi guardò negli occhi. Io arrossì lievemente. Lui mi sorrise.
“Mi fai assaggiare il bacio?” mi chiese.
Io mi girai, dando le spalle alla strada e mettendomi di fronte a lui con le gambe di lato, gli avvicinai il gelato alla bocca. Ma lui spostò delicatamente il mio braccio e mettendomi una mano dietro la nuca, mi baciò.
*Ora ho capito quale bacio volevi assaggiare..*
Cavolo se ci sapeva fare. Lasciai cadare il gelato, che fece un incontro ravvicinato  con il marciapiede.
Aveva delle labbra che erano la fine del mondo. Ed i suoi baci. Quelli erano tipo come una droga. Non riuscivi a smettere, ne diventavi dipendente.
Ero un po scomoda perciò mi misi completamente di fronte a lui, dividendo le gambe e lasciandole cadere  dietro la schiena di Tom, a penzoloni dalla fessura della panchina.
Era il mio primo bacio. Nonostante tutte le mie storielle infantili non ero mai arrivata a tanto. Non sapevo cosa fare, infatti stava facendo tutto Tom. Io cercai di rispondere  aprendo leggermente le labbra, dove lui entrò con la lingua per cercare la mia. A quel gesto ero talmente estasiata che stavo per cadere all’indietro ma Tom mi tenne stretta evitando anche un mio incontro ravvicinato con il marciapiede. Per paura di perdere nuovamente l’equilibrio, gli misi le mani sul collo, abbracciandolo. Chiusi gli occhi.
Un ondata di vento. Continuavamo a baciarci. Erano 5 minuti che continuavamo quel contatto. E che contatto..
Quel piercing mi faceva venire i brividi di freddo ma subito dopo le labbra calde di Tom mi riscaldavano.
Ora mi risposi alla domanda che mi ero fatta da sola il primo giorno che vidì Tom.
Che aveva di speciale Tom Kaulitz? Tutto. Ma tutto davvero.
Dopo un po’, io decisi di staccarmi a malincuore. Dovevo riprendere coscienza.
Lui mugugnò qualcosa mentre mi staccai ma alla fine acconsentì. Non c’è la facevo a guardarlo negli occhi dopo quel bacio.. insomma non era mica stato un bacio ‘così’.. Oh no..
Lui sempre con la sua delicatezza, mi alzò il mento con una mano in modo da potermi guardare negli occhi.
“Ehi.. tutto bene?” mi chiese iniziando ad accarezzarmi il viso. Io annuì.
Non sapevo perché ma iniziai a sentirmi strana.. non lo so.. Insomma quel bacio era stato la fine del mondo e avrei subito rincominciato a baciarlo ma stavo incominciando a pensare alle parole di Stefy..
No, Tom non era così. O almeno credevo.
Alla fine sentì un urgente bisogno di abbracciarlo e lo feci, appoggiando la testa sul suo petto. Lo sentii ridere intenerito e incominciò ad accarezzarmi i capelli. Rimanemmo così per un tempo indefinito. Ricordo solo che alla fine sentì lo strano desiderio di controllare l’orario. 19.30.
“Cazzo!” dissi alzandomi.
“Cosa succede?” mi chiese Tom iniziandosi a preoccupare.
“Tom devo tornare a casa! Mia madre mi ammazza se non sono lì per le otto!” gli dissi.
“Tranquilla.. ti accompagno.” Mi disse. Io annuì ed iniziammo a correre fino a che arrivati abbastanza vicino a casa mia, incominciammo a camminare. Nel frattempo avevo detto a Tom della punizione e del fatto che se mia mamma fosse tornata a casa e non mi avrebbe trovato sarebbe stata la fine.
“Quella è casa mia.” E gli indicai una casa dai muri arancioni e gialli, che si poteva vedere in lontananza.
Arrivammo sotto casa mia e scavalcando il cancelletto arrivammo davanti alla porta.
“Grazie per la bella giornata Tom.. Mi sono divertita molto e..”
“E?” mi chiese lui con la sua voce sensuale.
“E sono felice che ti sia piaciuto il gusto bacio del mio gelato” Okay, cosa cazzo avevo detto? La mia voglia di farmi ribaciare da lui era davvero così grande da farmi dire una cosa del genere.
“Grazie di avermelo fatto assaggiare! Anche se ora vorrei riprovarlo..” mi disse avvicinandosi.
Mi prese per i fianchi e mi baciò. Dolcemente ma con una strana passione. Mi appoggiò alla porta come aspettandosi che io l’aprissi, ma io troppo concentrata a volerlo guardare mentre mi baciava, aprì gli occhi e vidi in lontananza mia madre. Essendo miope non poteva vederci. Grande botta di culo visto che di solito ha sempre gli occhiali, ma in quella circostanza no.
“Oh cazzo mia madre!”
Tom si staccò girandosi.
“Allora io vado piccola, ci vediamo domani a scuola.”
“Si..” mi baciò nuovamente senza approfondire quel contatto e poi sparì.
Mentre guardavo Tom allontanarsi mi tastai le tasche alla ricerca delle chiavi ma non le trovai. Chiusi gli occhi per ricordarmi e mi venne in mente di averle lasciate in camera mia.
*No! Le chiavi! E adesso?* pensai.
Non avevo molto tempo. Mia madre mi stava avvicinando, così feci il giro della mia casa e controllai le finestre del piano di sotto. Tutte chiuse! Poi vidi che quella del bagno del piano di sopra era aperta. Okay, potevo entrare di là, ma come arrivarci?
Poi vidi la scala dell’imbianchino, attaccata al muro, visto che stavano rimbiancando il retro di casa mia.
La spostai e ci salì sopra sentendo la voce di mia madre, che in casa, mi chiamava per nome.
Muoviti muoviti!
“Chiara?” Mia madre stava per salire al piano di sopra!
Aprì interamente la finestra e vi entrai.
“Chiara dove sei?” La voce di mia madre si faceva sempre più vicina.
Mi rialzai dal pavimento del bagno e chiusi la finestra. Mi avvicinai alla porta per aprirla ma mia madre mi precedette.
“Chiara! Sei qui.. Perché non mi rispondevi?”
“Scusami mamma, ma stavo parlando al telefono..” mentii.
Lei annuì ed insieme uscimmo dal bagno.
Scendemmo in cucina e cenammo insieme, fino a che non arrivò mio fratello a degnarci della sua presenza.
Ripensai a Tom ed automaticamente un sorriso spuntò sulle mie labbra.
“Scimmia, cos’è successo?” mi chiese Davide.
“Cosa? Ah, no niente..” gli risposi.
“Allora perché hai quella faccia da ebete?” mi chiese beffardo.
“Non ho una faccia da ebete!” dissi offesa. “E comunque non sono affari tuoi sicuramente.”
Mi alzai e andaì in camera.
Presi il computer, lo accesi e mi buttai sul letto insieme ad esso.
Andai su Skype e avviai la solita videochiamata a tre che io, Arianne e Martina facevamo solitamente ogni sera.
“Ciaoo” disse Arianne salutando con la mano.
“Ehi!” rispose Martina.
“Ciao ragazze!” dissi anch’io con la testa fra le nuvole.
“Chiara che è successo?” mi disse Arianne con uno sguardo un po’ pervertito.
“Già Chiara cos’è successo?” mi chiese anche Martina.
Gli raccontai dell’uscita con Tom, del bacio e della mia scalata del muro e l’entrata dalla finestra stile ninja.
Loro erano davvero felici per me. Come biasimarle.. ci avevano provato mille volte a trovarmi un ragazzo.
Alla fine le salutai dando loro la buonanotte. Spensi il computer e lo appoggiai sul tappeto.
Mi risdraiai sul letto e presi il telefono. Non c’erano messaggi. Nemmeno da Tom ma infondo era normale.. non ci eravamo detti nulla, lui era dovuto scappare per non farsi vedere da mia madre.
Decisi di scrivergli io.
Scrissi il messaggio ma mentre stavo per premere Invio riflettei. Non volevo fare la parte della stolker.
Lui avrebbe dovuto fare la prima mossa, come tutti i maschi. E poi mi aveva detto “Ci vediamo domani a scuola..” quindi avremmo parlato domani a scuola. Perciò alla fine non inviai più quel messaggio, spensi il telefono e mi misi il pigiama.
Prima di addormentarmi ripensai a quel bacio. A quel pomeriggio. A lui, a Tom. Pensai che ora ci sarebbe stato sicuramente qualcosa tra di noi.
Così mi addormentai tranquilla e felice, non sapendo però che stavo sognando troppo.

Spazio autore:
Ciaoo ragazze :)
Finalmente, e dico finalmente, sono riuscita a postare questo bel capitolo. 
Mi dispiace per il ritardo ma ho avuto davvero tantissimi impegni, Questo capitolo è stato abbastanza difficile scriverlo perchè ho voluto curarlo nel minimo dettaglio e quindi spero che vi piaccia! Nel prossimo la storià subirà qualcosa ma non vi anticipo niente :*
Per il momento non posso fare altro che ringraziare le ragazze che hanno letto e recensito la mia storia in modo positivo.
Al prossimo capitolo.
Chiara :)

 
   
 
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