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Autore: Lady Stark    12/02/2015    1 recensioni
La guerra priva gli uomini della loro umanità.
La guerra distrugge tutto ciò che meramente possa essere definita "dolcezza".
La guerra trasforma il più virtuoso degli uomini in un mostro.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Avevo del sangue sulle mani; il vento soffiava sul mio viso coperto di polvere grumi di pensieri incomprensibili. La mia divisa era macchiata di rosso; i colori si mescolavano, annullando così la stridente differenza delle due fazioni militari appena affrontatesi.
Il fucile giaceva scarico ai miei piedi, ormai inutilizzabile.
La canna fumava ancora, quasi a volermi ricordare quanto adeguatamente avesse svolto il suo lavoro di morte.
Tra le spire ineffabili del fumo, profumato di violenza, riconobbi l'agitarsi concitato dell'anima che aveva appena abbandonato la sua scorza mortale.
C'era sangue ovunque, le pietre erano scivolose sotto l'amalgamo disgustoso di polvere e sudore.
La casacca dell'uomo che avevo appena ucciso era nera, fradicia di quel liquido vitale che una volta aveva animato il roseo colore della sua pelle. Il rumore del vento mi riempiva le orecchie, il frusciare delle giacche dei numerosi morti mi rivoltò lo stomaco; c'era così tanta violenza e distruzione in quel paesaggio cristallizzato.
Riportai meccanicamente lo sguardo sul corpo che immobile giaceva al fianco del mio fucile impolverato.
Era morto da un po', malgrado non ricordassi precisamente da quanto tempo stessi osservando quel sacchetto rannicchiato in posizione fetale.
Sembrava stesse dormendo; seppur l'odore del sangue togliesse ogni dubbio sulla crudele verità.
Analizzai i tratti dell'uomo a cui avevo freddamente sparato; soffermandomi sui capelli sudati, i baffetti raggrumati di terriccio, sugli occhi azzurri, spalancati su un'alba cieca e nera come la pece.
Era così strano vedere delle iridi così chiare in un contesto geografico come quello.
Provai l'insana voglia di toccare quel corpo, quel viso innaturalmente pallido cristallizzato nell'oscura rete della morte.
Volevo chiamare quell'uomo per nome; perché nel profondo del mio avvizzito essere, sapevo di conoscerlo.
-Rafael.- un anelito abbandonò involontariamente le mie labbra, accompagnato dalla carezza leggera della mia mano indurita dalla guerra.
Un conflitto che mi aveva rubato l'umanità.
-Rafael, mi dispiace.- la mia voce non avrebbe più raggiunto le sue orecchie sorde ad ogni rumore dell'universo.
-Mi dispiace.- ripetei ancora, ignorando la patina di lacrime che velava i miei occhi azzurri, così dolorosamente simili a quelli dell'uomo morto.
Mi stesi lentamente al suo fianco, quasi sperando che il fiato rifuggisse i miei polmoni. 
-Sono un vincitore o un perdente, Rafael?-
Ero uno sconfitto; un uomo che aveva perso tutto ciò che di più caro aveva al mondo.
Il sangue di Rafael non avrebbe reso la mia medaglia al valore più lucente, né l'avrebbe trasformata in un pezzo di inestimabile valore.
Quel grido liquido, dai riflessi rugginosi, mi avevav appena trasformato in un mostro.
Adagiai la mano insanguinata sul petto, di modo che la casacca si trasformasse in un abisso di onice nera.
-Perdonami, fratello mio.-
   
 
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