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Autore: benzodiazepunk    12/02/2015    1 recensioni
I suoi occhi mi incatenano a lui, mi sembra quasi che una forza sconosciuta di qualche tipo mi abbia immobilizzata, rendendomi impossibile qualsiasi movimento. [...] Siamo ormai entrati in una realtà parallela nella quale non ha importanza nulla di tutto ciò che può accaderci intorno, ci siamo solo noi, e l’elettricità fra noi, che tiene fusi i nostri sguardi in un’unione quasi irreale.
[...]
-Non ho paura di te- rispondo in un sussurro, sconvolta dal suo discorso. –Solo, non voglio farmi coinvolgere troppo-
-Lasciati coinvolgere, ti prego- ribatte lui con tono quasi sofferente. –Io l’ho già fatto-
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Una breve storia nata da un sogno, e si sa, certe volte i sogni sono destinati ad avverarsi, altre a infrangersi... chissà cosa ci riserva il destino.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2 - I have nothing left to lose
 
La cena a differenza del pranzo passa in modo tranquillo e quasi intimo nonostante il numero considerevole di partecipanti; tutti sono stanchi dalla giornata perciò il chiasso che aveva caratterizzato il pasto precedente è sostituito da chiacchiere a bassa voce, scambiate nella luce soffusa dell’enorme salotto.
Io e Loris sediamo l’uno di fianco all’altra sul divano in imbarazzo. Entrambi siamo accompagnati e spesso affiancati dai nostri genitori, e ovviamente non solo nessuno di loro è a conoscenza dei baci, ma nemmeno delle regole del gioco. Sottostare al regolamento senza dare nell’occhio non è affatto facile.
Presto e bene la cena volge al termine e tutti noi ragazzi torniamo a rifugiarci nella dependance.
-Vediamo un film tutti insieme?- propone Roberto, e tutti si trovano d’accordo. Siamo troppo pieni di cibo per proporre altro per adesso e una serata tranquilla e alla luce soffusa della televisione alletta non poco.
Le poltrone e il divano seppur ampi non sono abbastanza per accogliere dodici persone, così alcuni si devono accontentare di qualche cuscino e del pavimento. Io e Loris ci appropriamo di una poltrona in un angolo, lontana dalla maggior parte degli sguardi e dalla luce; mi fa sedere e scivola poi accanto a me passandomi un braccio intorno alla vita.
Quel semplice gesto mi fa sussultare. Non avrei mai immaginato che avrebbe osato tanto di fronte agli amici, pensavo non volesse far sapere ciò che è successo nel pomeriggio… e probabilmente è così. Nessuno presta caso a noi, anzi, tutti si concentrano sul film, ridono, alcuni già sonnecchiano nella penombra; tutto ciò che si vede sono due ragazzi che dividono una poltrona per colpa della carenza di posti, insieme a causa di un gioco. Tutto qui.
Mi riscuoto dai miei pensieri e torno a prestare attenzione al film, KIck Ass, e alle vicende del protagonista. Ma ovviamente la vicinanza di Loris così attaccato a me mi distrae.
Mi volto impercettibilmente ad osservare il suo viso proprio nel momento in cui ride per una scena divertente; mi beo del suo sorriso, così sincero e cristallino da essere abbagliante. La scena cambia e anche lui mi lancia un’occhiata, stringendomi un po’ di più quando i nostri sguardi si incontrano; sorridiamo e torniamo al film.
E così passa la prima parte della serata, piacevole e tranquilla; quando il film finisce ci alziamo stiracchiandoci e Loris fa appena in tempo a staccarsi da me che Enrica accende la luce abbagliandoci tutti; un coro di lamenti indignati riempie la stanza e Roberto cerca di riprendere in mano la situazione prima che la compagnia si disperda.
-E se mettessimo su un po’ di musica?- propone. –Dai ragazzi, un po’ di movimento!-
Loris avvicina la bocca al mio orecchio facendo una smorfia buffa. –Poveri noi cosa dovremo subire- sussurra facendomi ridere.
Alzando lo sguardo colgo un’occhiata stupita e curiosa di Enrica ma, arrossendo, mi affretto a girarmi dall’altra partefintamente interessata al programma che ci aspetta.
-D’accordo, ma a una condizione- afferma un ragazzo, Federico, amico di Roberto. –Che metti su quella palla da discoteca strafiga, e che la musica la scegliamo noi- conclude, strizzando l’occhio alla ragazza evidentemente in coppia con lui.
La musica che invade la stanza quando i fratelli padroni di casa collegano impianto audio e luci è né più né meno musica da discoteca; nonostante molti ragazzi presenti siano amanti di rock e pop e non esattamente tipi da feste il salotto, sgombro dalle poltrone, si trasforma immediatamente in un’improvvisata pista da ballo molto gettonata.
Solo un paio di coppie decide di passare il testimone e di non rimanere a ballare; mia sorella e la sua amica, accompagnate dalle rispettive coppie, salutano e si dirigono al piano superiore trascinandosi dietro le borse del bagaglio, probabilmente intenzionate a occupare una camera e chiacchierare un po’ prima di dormire.
Osservo la gente dimenarsi in mezzo alla pista improvvisata quando una mano prende la mia facendomi trasalire; Loris mi sorride incerto, forse aspettando di vedere la mia reazione a quel gesto ed io, stupita ma felice allo stesso tempo, stringo le dita attorno al suo palmo.
-Vieni- mi dice lui, trascinandomi sotto le luci colorate.
-Non sono molto brava a ballare- lo avverto.
-Nemmeno io se è per quello, ma chissenefrega- sogghigna.
Iniziamo a muoverci al ritmo della musica, e pian piano comincio a sciogliermi; i miei movimenti diventano più fluidi, il mio sorriso più sicuro, ad un certo punto presa dalla musica gli lancio addirittura un’occhiata provocante.
Loris mi fissa insistentemente, intensamente, non stacca gli occhi da me, dal mio viso, dal mio corpo, e la cosa mi fa piacere molto più di quanto possa ammettere. Pian piano la distanza fra noi diminuisce fino ad annullarsi quando il ragazzo passa le braccia intorno alla mia schiena, attirandomi a sé e continuando a ballare, trasformando i nostri ritmi in uno solo. Io lo fisso stupita e anche un po’ spaventata; le persone intorno a noi non sono molte e mi sento tutti gli occhi addosso. So che è solo paranoia ma… Parleranno, si faranno domande, spettegoleranno, e poi?
-Tranquilla. Tua sorella è salita no? E poi non siamo mica gli unici- aggiunge, accompagnando l’affermazione con un cenno della testa in direzione di Roberto e Marta che si baciano fermi in mezzo alla pista.
Arrossisco ricordando i baci che ci siamo scambiati noi, e pensando che non voglio che tutto questo finisca. Porto le braccia attorno al suo collo abbandonandomi a lui e quando Loris si abbassa per posarmi un bacio sulle labbra penso solamente che finirà, e che mi lascerà terribilmente vuota.
 
-Noi prendiamo la quadrupla sotto!- grida Giulia correndo lungo il corridoio del pian terreno seguita da Francesca, la sua coppia.
-La multipla di sopra è già piena?- domanda Federico raccogliendo gli ultimi zaini e borse dal pavimento dell’ingresso.
-Le doppie sono vuote ragazzi!- ci informa Enrica, ma suo fratello si affretta a correggerla.
-Una è occupata- E fa l’occhiolino a Marta.
La spartizione delle camere rende tutti frenetici ed esaltati; nella confusione generale cerco Loris con lo sguardo e mi ci avvicino.
-Andiamo su?- mi domanda appena mi vede.
-Su?- rispondo stupidamente, e lui mi rivolge un sorrisetto furbo che fa sorridere anche me.
-Non so se…-
-Tranquilla- mi zittisce dolcemente. –Ci sono due letti in una stanza doppia- afferma, ma io lo so che se andremo a dormire in quella stanza uno dei due letti finirà per rimanere vuoto.
E lo temo se devo essere sincera. Ho un po’ paura, perché dopotutto io quasi non lo conosco. Sento di potermi fidare di lui, so che è sincero, ma da dove arriva questa certezza? Forse è solo frutto della mia mente che vuole autoconvincersi di contare qualcosa per lui. Magari non voglio semplicemente ammettere che sto vivendo la cosiddetta storia di una sera.
Detto questo, non sono sicura che dormire in camera con Loris sia una buona idea; a maggior ragione perché invece lui sembra essere certo del contrario. E anche se in fondo vorrei farlo, vorrei trovarmi in camera con lui, a chiacchierare, e baciarci… anche se lo vorrei, so che non dovrei.
Non dovrei farlo.
E non dovrei nemmeno volerlo.
-Buonanotte a tutti!- risuona da ogni parte, e io raccolgo la mia borsa da terra caricandomela sulle spalle, in preda a un conflitto interiore. Dopotutto è stato così gentile con me, sempre; non mi ha forzata a fare nulla, non ha fatto nulla che io non volessi, non dovrei essere così sospettosa.
-Saliamo?- mi sfugge ancora prima di rendermi conto di ciò che sto dicendo. Ed ecco che la bocca si apre di sua spontanea iniziativa, penso stizzita.
Ma dopotutto cosa può succedere di male? Sta a me decidere cosa voglio e non voglio fare, perciò non avrò che da tirarmi indietro in ogni caso.
Loris sale le scale ostentando noncuranza ma non mi sfugge quanto sia esaltato. Mi sembra un bambino a cui hanno regalato un biglietto del circo, e l’immagine che mi riempie la mente mi fa sorridere.
La camera rimasta vuota al piano superiore è quella che abbiamo occupato la mattina stessa.
-Che letto preferisci?- mi domanda.
Stupita ma sollevata alzo le spalle. -Per me è lo stesso- affermo, buttando il mio bagaglio sul materasso più vicino. Quantomeno non dà niente per scontato.
Per mettermi il pigiama vado in bagno dove trovo una coda considerevole dato che ce n’è uno solo nella dependance, e quando entrambi finalmente siamo pronti per la notte mi infilo nel mio letto spegnendo la luce.
-Ce l’hai un ragazzo?- mi chiede Loris a bruciapelo. La domanda mi lascia quantomeno interdetta. Dopo tutto quello che è successo durante la giornata mi chiede se sono fidanzata?
-No- rispondo semplicemente. –Tu?-
-No- nega anche lui, e tra noi cala un silenzio imbarazzante. Il buio permea l’ambiente rendendomi impossibile distinguere alcunché. Mi immagino Loris seduto sul suo letto, le gambe incrociate e le mani abbandonate sul materasso, e improvvisamente mi invade una sensazione estrema di solitudine. Vorrei fosse nel mio letto, ad abbracciarmi, senza impegno, solo abbracciarmi.
-È strano- afferma, e io non so a cosa si riferisca.
-Cosa?-
-Che tu non abbia un fidanzato. Sei una bella ragazza-
-Grazie- sussurro, imbarazzata.
-E sei… interessante- aggiunge con un tono pensieroso. Senza saper cosa dire, lo lascio continuare in silenzio. –Voglio dire, sei fuori dal comune e…- si interrompe all’improvviso, e lo immagino ad arrossire nel buio.
-Ti ringrazio, ma non credo di essere niente di che- affermo in risposta. Non so nemmeno io perché lo dico, è come se questo ragazzo mi desse un senso di sicurezza tale da portarmi ad aprirmi completamente con lui.
-Perché?- chiede, preso evidentemente alla sprovvista.
-Non so… perché non sono mai stata speciale per nessuno, nessuno mi ha mai definita diversa dalle altre, perciò credo di essere semplicemente… nella norma- concludo.
Loris resta in silenzio per qualche minuto, pensieroso. Sento quasi le rotelle che si muovono nella sua testa. -Ti sbagli- sussurra poi. –E… te lo sto dicendo io ora-
Resto in silenzio per un tempo che mi sembra infinito. Mi ha davvero detto quello che ho sentito?
-Vieni qui con me- mormoro, tanto piano che credo quasi non mi abbia sentita.
-Lì?- domanda invece, altrettanto piano.
-Almeno non dobbiamo urlare per parlarci- spiego stupidamente. Mi sento una cretina ma Loris non ci fa caso a quanto pare; sento le molle del suo letto cigolare e un attimo dopo il mio materasso si muove sotto il suo peso. Ma invece che fermarsi in mezzo al letto di fronte a me come mi aspettavo si sposta verso il cuscino e mi si siede accanto, molto più vicino del previsto.
-Fa freddo- dico, rabbrividendo con solo le gambe sotto le coperte.
-È pieno inverno- mi risponde con voce bassa e dolce. –Copriti-
-Vieni- dico per tutta risposta, spostando le coperte e facendogli spazio nel letto. Questa volta è lui a rimanere senza parole, per una volta stupito dalla mia iniziativa. Senza una parola, dolcemente, si infila sotto le coperte ed entrambi ci sdraiamo. Con una mano delicatamente mi accarezza la guancia, sfiorando la mia pelle con le dita fredde; sospirando mi faccio più vicina a lui. Quel semplice gesto deve far scattare qualcosa perché Loris, improvvisamente più deciso, mi prende tra le sue braccia stringendomi contro di sè. Anche io lo abbraccio, e lui mi bacia nel buio.
Il bacio questa volta non è delicato e timido, Loris preme le sue labbra sulle mie disperatamente, con un ardore che mi lascia senza fiato, e io rispondo stringendomi a lui il più possibile. Più ci stringiamo l’uno all’altra più diventiamo audaci, le sue mani presto passano dalla mia schiena ai fianchi, stringendo la stoffa del mio pigiama tra le dita e accarezzandomi la pelle, lasciata scoperta dalla maglia.
-L-Loris- balbetto insicura, e lo sento sospirare quando pronuncio il suo nome.
-Scusa- soffia a pochi centimetri dal mio viso.
-No è che… non so se…-
-Hai paura di me- afferma, continuando a tenermi stretta nel suo abbraccio. –Lo sento, e lo capisco. Hai paura che mi stia approfittando della situazione vero? Perché dopotutto non ci conoscevamo nemmeno stamattina- continua. –Ma ti assicuro che non è così. Io… non sono molto bravo con le parole, ma possiamo anche rimanere così tutta la notte, perché è stata una cosa che mi ha… sconvolto… fin dall’inizio, fin da quando mi hai parlato la prima volta capisci? Per me non ha importanza, posso essere per te tutto ciò di cui avrai bisogno-
-Non ho paura di te- rispondo in un sussurro, sconvolta dal suo discorso. –Solo, non voglio farmi coinvolgere troppo-
-Lasciati coinvolgere, ti prego- ribatte lui con tono quasi sofferente. –Io l’ho già fatto-
Le nostre labbra si incontrano ancora e questa volta quando le mani di Loris raggiungono i miei fianchi non mi tiro indietro. Faccio passare una gamba fra le sue e lo attiro a me, intrecciandola alla sua destra; Loris sospira e mi stringe un po’ più forte, i nostri respiri si fanno sempre più pesanti e irregolari man mano che l’elettricità fra noi si trasforma in desiderio.
E ancora non mi tiro indietro. Perché per una volta ho deciso di non pensare.
Per una volta voglio fidarmi.
Per una volta voglio rischiare, anche a costo di fare la fine di Paolo e Francesca.
  
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