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Autore: Lost on Mars    12/02/2015    11 recensioni
Amelia Hogan aveva un solo obiettivo nella vita: essere qualcuno. Avrebbe fatto di tutto pur di non rimanere nell’ombra a condurre una vita qualunque. Era ambiziosa, forse troppo, ma aveva deciso che avrebbero smesso di dipingerla con l’indaco. Né viola né blu, un colore a metà, una via di mezzo. Ad Amelia le vie di mezzo non piacevano, ma era proprio di una di queste che aveva paura: Ashton Irwin, un ragazzo a metà, una via di mezzo. Diviso tra due mondi, proprio come lo era l’indaco tra due colori.
Dalla storia:
« Tu vuoi bene a qualcuno, Ashton? »
Lui esitò per un momento, abbassò lo sguardo a terra e per un breve istante mi sembrò innocuo e indifeso. Quando rialzò il capo, l’ombra di quel sorrisetto divertito che gli avevo visto prima era sparita del tutto, e il suo volto adesso era di nuovo una pagina bianca, senza emozioni disegnate sopra. Nemmeno un velo di tristezza, nostalgia o ricordo. Niente di niente.
Ma dopotutto, cosa mi aspettavo? Che Ashton Irwin avesse dei sentimenti?
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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28 –ALL'ALBA
 
Era il 4 Maggio quando arrivammo a Perth, erano le sei e venti del mattino quando uscimmo dalla stazione. Decidemmo di noleggiare una macchina per un paio di giorni, avrei chiesto a mio fratello Josh di riportarla indietro. Dopo i due giorni e mezzo in treno non ne potevamo più di viaggi, ma da Perth a Nedlands ci voleva un’ora e mezza al massimo. Mi offrii di guidare: ero la più sveglia, dato che ero riuscita a dormire per tutta la notte, mentre Valerie e Michael si assopirono sul sedile posteriore, stretti l’uno all’altra, e Ashton mi raccontava degli aneddoti per non addormentarsi.
Verso le otto arrivammo a Nedlands, riconoscevo ogni negozio e ogni casa come se non me ne fossi mai andata. Era mercoledì, quindi la cittadina era già sveglia, quasi tutti erano pronti per andare a scuola o a lavoro. Parcheggiai fuori da Travis, l’amico di mio padre che gestiva un bar-pizzeria. L’unico bar-pizzeria di Nedlands, per essere precisi: c’era un grande spazio adibito a parcheggio e a quell’ora del mattino era vuoto. In più morivo di fame, saremmo andati a fare colazione, mentre speravo che Travis avesse assunto qualcuno in quei mesi in cui non ci ero stata, così non mi avrebbero riconosciuto.
Cosa che non accadde. Quando entrammo, distrutti per il viaggio, dietro al bancone c’era proprio Travis. Era un uomo di mezz’età sulla cinquantina, come mio padre, i capelli neri cominciavano a diventare bianchi e ad essere in netta minoranza. Indossava un pesante maglione blu e sopra un grembiule bianco. Non appena varcammo la soglia, lui mi riconobbe.
« Amelia? Quanto tempo! » mi voltai spaventata, negli ultimi mesi avevo imparato a non fidarmi più di nessuno, anche di chi pensavo di conoscere.
« Travis, » lo salutai. « Come va? ».
« Bene, bene. Tuo padre mi ha detto che studiavi a Sydney. Come mai qui? Loro sono i tuoi amici? » mi chiese. Chiusi gli occhi: troppe domande tutte insieme.
« Sì. Michael, Valerie, Ashton... lui è Travis. Siamo appena arrivati e moriamo di fame » spiegai.
« Vi porto subito qualcosa, allora. Avete preferenze? ».
« Per me il solito » dissi, sorridendo. Da quando ero bambina e mio padre mi portava da Travis tutti i sabato mattina, prendevo sempre un succo d’arancia rossa e un cornetto al cioccolato. Michael ordinò delle uova, Valerie una brioche e un cappuccino, mentre Ashton prese solo un caffè. Per un attimo non dicemmo nulla, poi Travis prese una sedia, dato che il locale era vuoto, e si mise a capotavola.
« Allora ragazzi, come mai qui a Nedlands? » chiese, sorridente. Travis era una persona buona e simpatica, l’avevo sempre visto come una sorta di zio speciale e gli ero molto legata.
« Mi... mancava casa, » inventai. « E... Michael e Valerie stanno cercando un posto tranquillo dove trasferirsi. Hanno appena finito il college e Ashton... lui è il mio ragazzo ».
Di tutto ciò che avevo detto, solo una cosa era vera. Guardai Ashton, anche lui mi guardava: non riuscivo a decifrare il suo volto, probabilmente c’era tristezza, ma anche sorpresa. Forse ero diventata così brava a mentire che avevo lasciato di stucco anche lui.
« Ah... ricordo che quando abitavi qui, stavi con quel bravo ragazzo, il figlio di David. Calum » disse ancora Travis. Avrei preferito che nessuno me lo ricordasse: se solo pensavo a tutto quello che Calum aveva passato per colpa mia mi si chiudeva lo stomaco e sentivo un irrefrenabile bisogno di scoppiare a piangere.
« Calum meritava molto di più, Travis. Adesso sono felice, e lo è anche lui » continuai a mentire. Ero felice io? Forse un po’. Ma Calum? Non potevo saperlo, non ci avevo più parlato da quando era venuto a salutarmi al campus. Mi aveva detto che ci saremmo rivisti a Nedlands d’estate, ma a quel punto non sapevo nemmeno se sarei sopravvissuta fino all’indomani.
Travis non mi parlò più di Calum, ma incominciò a parlare della mia famiglia. Mi ricordò che avrei dovuto mentire di nuovo anche a loro. « Tuo padre dice sempre di quanto è orgoglioso di te, ti ricordi di qualche anno fa, poi? Quando dicevi di voler scrivere un libro e David diceva che l’avrebbe tenuto in vetrina per sempre? Oh, tuo fratello Josh mi ha dato una mano qui quando mi sono slogato la caviglia, qualche mese fa, è davvero un ragazzo ammirevole, sono felice che ora lui abbia lasciato perdere la figlia dei Reiman e la mia piccola Caroline stia cominciando a frequentarlo, sai? Trovo che sia il ragazzo giusto per lei! E Joshua non potrebbe chiedere di meglio che Caroline, mi ha confidato lui stesso che l’altra ragazza di è solo presa gioco di lui. E tua madre! È così contenta di avere voi due come figli, dice che siete la miglior cosa che le è mai capitata. Non vede l’ora di rivederti, sono sicuro che la renderai molto felice con questa visita inaspettata, ma dimmi, cara, come mai non hai avvertito nessuno? ».
Un’altra cosa di Travis era che quando iniziava a parlare, nessuno lo fermava più. Era molto logorroico, ma era bravo a raccontare storie, e io gli volevo bene. Mi concentrai solo sull’ultima parte del suo discorso, cercai di trovare una risposta.
« Sorpresa! » esclamai. « Sai, credo che rimarremmo qui per un po’, l’università... non fa per me, ecco. Potrei aiutarti qui e accompagnare Caroline in città, qualche volta, e Valerie potrebbe aiutare David in libreria, lei ama leggere – la guardai e lei sorrise e annuì – mentre Michael se la cava con i motori, sono sicura che Francis avrà bisogno di una mano in officina. E mio padre vorrà sicuramente stare con Ashton il più tempo possibile per conoscerlo, sai com’è fatto. Ti dispiacerebbe lavorare in redazione con mio padre, Ash? ».
Ashton scosse la testa. « Al contrario » sospirò, e poi continuò a bere il suo caffè. I miei amici sembravano strani, evidentemente, raccontandogli la mia vecchia vita non avevo lasciato trasparire abbastanza bene il fatto che tutti conoscessero tutti, che tutti sparlassero di tutti e che dovevi comportarti assolutamente come tutti gli altri per poter essere visto di buon occhio.
Travis annuì. « Ne sono sicuro, voi siete il futuro di questo Paese! Tutti hanno bisogno di voi giovani, soprattutto in un piccolo centro come questo ».
Detto questo, io annuii e Travis si alzò per tornare dietro il bancone. Poi mi sospirai e mi lasciai scappare tutta l’aria che tenevo dentro.
« Amy... » iniziò Valerie. « Ma in questo paese sono tutti così svitati? ».
Repressi una risatina. « Più o meno. Ma Travis lo è in senso buono, ti auguro di non conoscere mai la signora Reiman, la madre dell’ex di mio fratello: è la parrucchiera di Nedlands e non perde occasione per parlar male degli altri ».
« Imparerò a tagliarmi i capelli da sola, allora » disse Valerie, scherzando. E per la prima volta in tre giorni mi trovai a ridere sul serio.
Finimmo la nostra colazione cercando di sciogliere il nervosismo, e quando il nostro tavolo fu pieno di piatti e tazze vuoti. Decidemmo di alzarci, pagai la colazione e salutai Travis con un caloroso abbraccio. Mi ritrovai velocemente alla porta del locale.
« Ragazzi, andiamo a conoscere la mia famiglia ».
***
 
Quando presentai Michael, Valerie e Ashton ai miei genitori e a mio fratello, non fu tragico come temevo. Certo, mio padre fissò un po’ troppo a lungo la testa di Michael, ora completamente di un turchese abbastanza scuro. Usai con loro la stessa versione data a Travis: Michael e Valeri stavano insieme e avevano finito il college, cercavano un posto tranquillo dove trasferirsi e mia madre cominciò a parlargli della vecchia casa che ci aveva lasciato la mia prozia Wanda che, da quando era morta, era praticamente disabitata. Disse che con un po’ di pulizie sarebbe stata presto agibile; quando poi gli dissi che Ashton era il mio fidanzato, mio padre tirò fuori Calum – di nuovo – e io gli spiegai che a volte certe cose non potevano funzionare come tutti avremmo voluto.
Tuttavia, Ashton mantenne un profilo abbastanza tranquillo. Si mostrò gentile ed educato, completamente diverso rispetto ai primi tempi, a quando lo avevo conosciuto. Non tirò fuori armi, non lanciò coltelli e non fissò nessuno in modo minaccioso. Mio fratello lo trovò immediatamente simpatico, dato che avevano su per giù la stessa età: Josh aveva solo ventitré anni.
Trascorremmo tre settimane in pura tranquillità e a tutti pareva l’alba di una nuova vita.
Michael e Valerie andarono davvero a vivere nella casa della mia prozia Wanda, promettendo a mio padre che appena avressero avuto un lavoro fisso avrebbero pagato l’affitto, lui gli disse di non preoccuparsi: erano giovani e dovevano avere i loro tempi per adattarsi (anche se mia madre storse il naso quando gli dissi che non avevano intenzione di sposarsi, anche se convivevano).
Ashton rimase a casa mia, per i primi giorni dormì sul divano, mentre Josh gli disse che avrebbero potuto portare giù il letto reclinabile che tenevamo in soffitta. Mio padre specificò che l’avremmo rigorosamente sistemato in camera di mio fratello, non nella mia. Trovai divertente quella cosa, soprattutto perché nessuno dei due poteva anche solamente immaginare quello che avevamo passato a Sydney, e tutte le conseguenze...
Era l’ultima domenica di Maggio, dopo essere andati in chiesa – con controvoglia da parte di Ashton, ma gli spiegai che doveva pur fare bella figura con i miei genitori – mia madre aveva invitato a pranzo anche Michael e Valerie, perciò ci ritrovammo a mangiare e a scherzare tutti insieme.
Io, in realtà, non avevo moltissima fame. Da quando ero tornata a casa avevo spesso la nausea e forti giramenti di testa, diedi sempre la colpa allo stress accumulato nei giorni di viaggio, che si stava pian piano affievolendo.
Iniziammo a mangiare rumorosamente, come piaceva a me, parlando tutti insieme. Ashton a mi sfiorava la mano da sotto il tavolo e io sorridevo di nascosto.
« Signora Hogan, deve assolutamente darmi la ricetta di queste lasagne! » esclamò Valerie, una volta finito di mangiare il primo. Le lasagne in bianco ai funghi e salsicce di mia madre erano la cosa più buona che io avessi mai mangiato.
« Cara, puoi chiamarmi Adele, oramai. Un giorno ti insegnerò a prepararle con molto piacere! » rispose mia madre togliendoci i piatti vuoti da sotto il naso.
Ero contentissima che i miei amici si trovassero bene, io non avrei sopportato mai di venir trascinata in un posto simile. Valerie aveva avvertito la sua famiglia che l’avevo invitata in vacanza da me per qualche mese, non sapevo poi quali altre scuse avesse usato.
« Sapete, Ashton ci sa fare con i giornali. Mi sta dando un grande aiuto in redazione » disse mio padre.
Io mi voltai sorpresa verso di lui. « Davvero? ».
« Modestamente, ho sempre prestato una grande attenzione ai giornali e agli articoli, soprattutto quelli di cronaca. Ho finito per appassionarmi » rispose Ashton.
Sapevo che quella era una verità a metà. Conoscevo il motivo per cui Ashton fosse stato sempre così attento ad ogni singola colonna di giornale, ma non sapevo quanto potesse essere vero che il giornalismo gli piacesse.
Durante il secondo, mio padre decise di accendere la televisione, dato che a quell’ora c’era il telegiornale nazionale e lui non se ne perdeva nemmeno uno.
Fummo colpiti da una notizia in particolare, che ci fece cadere il mondo intero addosso. I miei genitori e Josh ne rimasero solo profondamente colpiti, noi quattro, invece, eravamo terrorizzati, ma non dovevamo darlo a vedere.
Non avrei mai scordato le parole della giornalista: « A Sydney, un pericoloso boss mafioso è evaso dal carcere di Hillingam questa notte. La polizia sta indagando, » dietro di lei, sullo schermo, comparve il viso di Luke. « Vi abbiamo allegato un’immagine, chiunque lo abbia avvistato è pregato di chiamare urgentemente il numero in sovrimpressione ».
Io raggelai all’improvviso. Luke era evaso, eravamo di nuovo tutti in pericolo. La nostra pace era durata effettivamente troppo a lungo. Strinsi la mano ad Ashton più forte che potei e poi lo guardai. Dalla sua espressione – e da quella di Michael e Valerie – capii che non ero la sola ad avere paura. Lo lessi nei loro volti, ne ebbi la certezza guardandoli tutti negli occhi. Non ce l’avremmo fatta.
Lui sarebbe tornato e noi saremmo morti. 

 
 

Marianne's corner
TA-DAAAAAAAN.
Ve l'avevo detto che non li avrei lasciati in pace nemmeno nell'ultimo capitolo! In effetti, sarebbe stato un finale abbastanza carino: Luke in prigione, loro quattro a Nedlands, a vivere una vita normale. Poi mi sono detta che è la stessa vita da cui Amelia scappava all'inizio della storia, che c'erano molte cose in sospeso, come la famiglia di Ashton rimasta a Sydney, e il fatto che Luke fosse troppo intelligente per rimanere dietro le sbarre. Quindi...
Ma non temete, perché vi dirò finalmente la sorpresa che ho in serbo per voi: non è finita qui (diciamocelo, sarebbe una gran bastardata se la lasciassi finire così, no?). Ragion per cui a breve (non so quando, forse un paio di settimane, giusto il tempo di sistemare e organizzare il tutto) arriverà un'altra storia, seguito di questa!
Il titolo non è ancora ben chiaro (perdonatemi, ma faccio schifo con i titoli xD), ma per ora quello provvisorio è: "Black 'n white" dato che volevo continuare questa cosa dei colori. Oppure un titolo che c'entri con la monocromia, vedremo uwu
Ringrazio chiunque ci sia stato, dall'inizio alla fine, solo all'inizio, da metà alla fine, solo alla fine o chi ha semplicemente letto in silenzio. Grazie per avermi supportato. Ricordate, se volete essere avvisati del sequel ditemelo in una recensione o in un messaggio, oppure su Facebook (Marianne Efp), così non appena pubblicherò ve lo dirò :D
Bene, ora credo d'aver finito sul serio! Grazie per aver seguito la storia, ci risentiamo presto!
Bacioni,
Marianne ♥



 
   
 
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