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Autore: suni    03/12/2008    17 recensioni
Una relazione tassativamente segreta.
Un sensei acuto e sospettoso.
Un litigio scoppiato per testardaggine.
Sasuke ha un bel po’ di confusione nella testa. Fortunatamente per lui, qualcuno non aspetta altro che aiutarlo.
Kakashi annuisce, parendo soddisfatto di quella mezza replica.
“Ma ti trovo irrequieto, da qualche settimana. Così, prima che la situazione precipiti in chissà quale maniera e siccome sono noto per non essere un uomo che commette due volte lo stesso errore, ho pensato di intervenire tempestivamente, stavolta. Concludendo,” prosegue, nell’ascolto sempre più attonito e febbrile del ragazzo, “…c’è qualcosa che ti turba, Sas’ke?”
Sasuke spalanca le labbra, esterrefatto.
“E-eh?” sfiata allucinato.
[Legata, ancora, a Konoha, mattina]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, mattina'
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Modalità padre-figlio

 

 

Prequel di Konoha, mattina, ancora. Lo so, dovrebbero mozzarmi le mani per impedirmi di continuare.

Torniamo indietro di qualche anno, i nostri sono giovinetti.

Come al solito, non prendetemi sul serio.

Buona lettura.

suni

 

 

 

 

Modalità padre-figlio

 

Non gli sembra di essere strano. Sì, la cosa con Naruto – qualunque cosa sia esattamente, per il momento preferisce decisamente non darle un nome – va avanti da dieci mesi, inaspettatamente, e sta diventando preponderante nella sua vita, l’unica cosa effettivamente preponderante, e questo da qualche tempo lo rende inquieto, forse nervoso, sicuramente incredulo. Ma non è strano, almeno rispetto al suo solito essere cupo e taciturno, cose che ritiene di poter essere a pieno diritto, dopotutto. Gli sembra già straordinario il fatto di essere riuscito, nell’anno e rotti successivo al suo ritorno a Konoha e anche questo grazie principalmente a Naruto, a ricominciare a parlare, uscire di casa e compiere tutte le azioni quotidiane che una persona normale fa usualmente, anche quando non è un fratricida e non ha il suo passato alle spalle. Lui non è mai strano, è fatto a modo suo: mica per niente è Sasuke.

Cioè, forse talvolta i suoi battibecchi in pubblico con il dobe prendono una piega diversa da un tempo e può darsi che di tanto in tanto vada un po’ in ansia se pensa che probabilmente dormiranno di nuovo insieme per la terza notte di fila e cose simili, ma lui è una persona d’un pezzo, di carattere, e non gli basta certo così poco per perdere la calma e entrare in crisi, cominciare a comportarsi in maniere assurde, andare in giro con gli occhi a cuore - rivoltante – o struggersi di sospiri guardando il tramonto mentre si chiede se e quando la cosa finirà o che dirà la gente se mai verrà a sapere.

Lui è perfettamente normale, il solito Sasuke criptico e monolitico.

Però Kakashi e Sakura ogni tanto fanno delle facce preoccupanti e sembrano studiarlo di sottecchi. Il sensei lo fa anche con Naruto e Sasuke sa che quel maledetto non ha bisogno di usare entrambi gli occhi per vederci come e meglio di chiunque altro, specialmente se si tratta dei suoi allievi. Se scoprisse qualcosa sarebbe un’umiliazione senza precedenti e lui non ha idea di come reagirebbe e soprattutto di cosa penserebbe. È strano, ripete e sostiene con convinzione che del giudizio di quel villaggio di ipocriti non gli importa minimamente, ma è una cosa diversa se si tratta di Kakashi.

Ma lo depisterà abilmente. Sarà particolarmente gelido e indecifrabile e tenebrosamente scazzato affinché nulla indichi che nasconde alcunché e soprattutto qualcosa che concerna anche il dobe, così i sospetti, sempre che di sospetti si tratti e non di paranoie sue, cadranno.

Semplice come bere un bicchier d’acqua.

“Sas’ke, posso parlarti un momento?” lo riscuote la voce pacata di Kakashi.

P-perché?”

Si schiarisce immediatamente la gola nel constatare di aver replicato con una voce più acuta del normale. Realizza anche di essersi voltato di scatto balzando in piedi, da seduto che era.

Il sensei gli getta uno sguardo spiacevolmente penetrante, senza cambiare espressione.

“Per parlarti, evidentemente,” risponde affabile.

“A…ah. Naturalmente,” replica lui, compito. Annuisce una volta, con infinita e generosa disponibilità.

Kakashi si gratta la testa, imitandolo.

“Facciamo due passi?” propone, lanciando un’occhiata di sbieco a Sakura e Ino, che distolgono immediatamente l’attenzione.

“Mi sembra una buona idea,” commenta Sasuke asciutto, scoccando loro uno sguardo torvo.

Kakashi sorride benevolo, prima di precederlo fuori, ma a Sasuke dà l’orrenda idea di essere un sorriso più in stile Orochimaru che ninja copia: assolutamente falso. Esita a metà d’un passo, sulla porta.

“Di’, che hai in mente?” domanda altero.

Kakashi si volta indietro, paziente.

“Non ti mangio mica, eh,” ribatte in tutta tranquillità.

Ovviamente no, che non lo mangia, perché quello è Kakashi. Sasuke scrolla il capo, condiscendente, e lo affianca lungo il corridoio.

“Ho notato che la tua vista è migliorata molto,” inizia poi il sensei, svagato. “Mi fa piacere. I tuoi allenamenti sono molto soddisfacenti e credo che l’impossibilità di usare lo sharingan non ti impedirà di diventare un grande jonin.”

“Mi sembri un tantino lungimirante. Sono appena stato reintegrato come genin,” ribatte lui, con una smorfia sprezzante per quell’infame condizione.

Kakashi annuisce, palesemente senza badargli, e tiene aperta la porta della terrazza facendogli cenno di passare per primo.

“So che il tuo ruolo nelle missioni non è granché, per ora,” commenta comprensivo. “A questo proposito ho parlato con Tsunade, ieri, e ci sono buone possibilità che tu venga promosso al grado di chunin in inverno, senza dover passare l’esame.”

Sasuke lo osserva con genuina sorpresa, sia per la notizia inattesa, sia perché realizza che era di questo che gli voleva parlare. Semplicemente del suo grado di shinobi, che non c’entra niente di niente con Naruto.

Deve calmarsi.

“Niente esame?” ripete stupito, con espressione scettica.

Kakashi si stringe nelle spalle, poggiandosi alla balaustra.

“Le ho fatto notare che anche senza l’uso della tua abilità le tue capacità sono almeno dieci volte superiori a quelle di qualunque genin principiante. Non avrebbe senso farti scontrare con nessuno di loro e non ritengo necessario sottoporti di nuovo e inutilmente al fastidio della seconda prova, visto com’è andata la volta scorsa.”

“E l’hai convinta?” chiede Sasuke dubbioso, storcendo il naso.

Kakashi sbuffa con modestia, tornando a guardarlo.

“Sono persuasivo, suppongo,” commenta saputo. “So che ci vorranno almeno altri tre o quattro anni per passare al grado successivo, visti i trascorsi di nukekin, ma per fortuna eri molto giovane e quindi non peserà eccessivamente a tuo svantaggio.”

Sasuke lo guarda in silenzio, senza sapere cosa dire e vagamente imbarazzato. Kakashi fa sovente questo genere di gesti che hanno il sapore di slanci di puro affetto, posti in un modo dimesso e noncurante che li fa spesso scomparire. E lui, ogni volta, si sente galleggiare in una bolla comoda, vergognandosi poi immediatamente di aver dato loro tanto peso.

“Non era necessario,” osserva fiero, prima di voltarsi a guardare il panorama.

“Non ho mai detto che lo fosse,” replica distrattamente il ninja copia. “Comunque, c’è un’altra cosa.”

Sasuke è ben contento di essersi girato e di non poter essere visto in faccia, dato il modo in cui i suoi occhi si sgranano e il suo spasmo di tensione nervosa. Deglutisce pesantemente, simulando indifferenza.

“Sarebbe?”

Kakashi inspira rumorosamente, inclinando il capo con fare pensoso.

“Io e te non rispecchiamo il tipo di individuo che parli facilmente, specialmente di cose personali,” inizia, e il cuore di Sasuke manca un battito con un sussulto d’ansia. “Tuttavia…col passare dei mesi ti ho trovato molto meglio. Più calmo, più sereno forse anche di quanto non fossi già prima di tutta la storia di Orochimaru. So che stai male, ma mi sembra di vedere un inizio di superamento,” prosegue, e Sasuke sposta ripetutamente lo sguardo intorno a sé, a disagio, serrando le labbra.

“Può darsi,” commenta, senza sbilanciarsi.

Kakashi annuisce, parendo soddisfatto di quella mezza replica.

“Ma ti trovo irrequieto, da qualche settimana. Così, prima che la situazione precipiti in chissà quale maniera e siccome sono noto per non essere un uomo che commette due volte lo stesso errore, ho pensato di intervenire tempestivamente, stavolta. Concludendo,” prosegue, nell’ascolto sempre più attonito e febbrile del ragazzo, “…c’è qualcosa che ti turba, Sas’ke?”

Sasuke spalanca le labbra, esterrefatto.

E-eh?” sfiata allucinato.

Kakashi sbuffa quasi tra sé, facendo un cenno paziente con la mano.

“Mi chiedevo se non ci fosse per caso qualcosa che ti rende inquieto,” ripete Kakashi con atavica calma.

Sasuke tenta di nuovo di deglutire senza il minimo successo, sentendo la sua granitica espressione fredda sgretolarsi sul suo viso come la corazza sabbiosa di Sabaku no Gaara. Scrolla freneticamente la testa, tentando di far tornare il proprio battito cardiaco ad un ritmo che non sfoci nell’attacco di cuore.

“Assolutamente no!” risponde, quasi indignato.

L’altro si stringe nelle spalle, assorto.

“Sono anche io una persona orgogliosa. Naturalmente puoi non parlarmene, lo capisco,” risponde benevolo. “Ma se dovessi averne bisogno, ecco…” si gratta la testa, imbarazzato, “io sono qua. Ricordatene,” bofonchia fissando il pavimento, comicamente impacciato.

Peccato che Sasuke non abbia minimamente voglia di ridere. In compenso quella schietta e insolita profferta lo scombussola ulteriormente, lasciandolo basito e con un’aria lievemente deficiente. Si riscuote, stringendosi nelle spalle e ritornando alla sua fosca impenetrabilità.

“Se mai accadrà, me ne ricorderò,” conferma distaccato.

Kakashi annuisce, solleva la mano in un gesto di saluto e gli volta le spalle, allontanandosi con il suo passo cadenzato e tranquillo. Sasuke sbuffa profondamente non appena lo vede sparire oltre la porta, accasciandosi sul parapetto. Così non va. Il sensei sa che lui ha qualcosa che gli frulla per la testa, e questo significa che presto o tardi scoprirà.

“Ah, Sas’ke?”

Fa quasi un salto su se stesso, tornando a girarsi di scatto. Kakashi è sulla soglia di nuovo, la mano sulla maniglia e un sorriso cordiale.

“Sì?”

“Tutto a posto con Naruto?”

La domanda è posta in maniera del tutto casuale e disinteressata, ma l’occhio di Kakashi ha qualcosa di mostruosamente sardonico e consapevole e Sasuke si sente sprofondare attraverso i tre piani del palazzo infossandosi nella terra sotto le fondamenta, mentre la verità, indubbia, lo assale.

Il sensei ha già scoperto. 

“S…ì,” rantola lui, atterrito.

Kakashi annuisce, spiccio.

“Bene,” conclude, prima di andarsene davvero.

Sasuke fissa ancora la porta con rarefatto terrore, poi la sua fronte si aggrotta rabbiosamente e le mani si serrano a pugno.

Sa chi è il colpevole di tutto questo.

 

 

Yo, Sas…”

“Tu, idiota!” è l’urlo irato che interrompe il saluto sorpreso e gioioso di Naruto, lanciato da un Sasuke straordinariamente su di giri, e non per l’eccitazione, che gli sta puntando minacciosamente un dito a qualche millimetro dal bulbo oculare sinistro.

Il jinchuuriki lo osserva sbigottito per qualche secondo, senza nemmeno mollare la maniglia della porta semiaperta, poi sogghigna malizioso.

“E’ un giochetto nuovo?” chiede ingenuamente, arretrando per far entrare il genio in casa.

“Te lo do io il giochetto, dobe!” ringhia Sasuke, spintonandolo bruscamente. “Dritto in testa e di spigolo! Tu, specie di…”

Naruto si acciglia, risentito.

“Ma che ti piglia?” chiede perplesso.

“Che mi piglia? Che mi piglia, chiede lui!” sbotta Sasuke, entrando in casa con ampie falcate. “Come se non fosse tutta colpa tua, e dire che lo sapevo anche, ma francamente speravo che per una volta disattendessi le mie fosche aspettative, ma figuriamoci, dopotutto…” blatera cupo e imbufalito, percorrendo la stanza con andatura frenetica.

“Sas’ke,” lo interrompe Naruto imbronciato, assottigliando gli occhi con bizzosa sufficienza, “puoi evitare per una volta gli sproloqui da eroina tragica e arrivare al punto?”

“Da eroin…che cosa?” ruggisce il genio, prima perplesso e poi scandalizzato per quell’avvilente definizione del suo giustificatissimo monologo sdegnato. “Come osi, dobe?” ringhia aggressivo, afferrandolo per la collottola.

“Se vuoi fare sesso violento al limite devi dirlo, non serve montare una scenetta,” lo sbeffeggia Naruto ridacchiando, incurante della minaccia nei suoi gesti.

“C’è una sola cosa violenta che voglio fare, pezzo d’imbecille,” sibila il genio senza mollare la presa, avvicinando il viso al suo, truce, “ed è ucciderti.”

“Oh, piantala!” esclama Naruto spingendolo via di scatto, spazientito. “Cosa cavolo c’è, eh?”

Sasuke lo studia con profonda avversità, incrociando sdegnosamente le braccia al petto. Sembra valutare per un istante se concedergli o meno la grazia di informarlo dei fatti, quindi sbuffa sprezzante.

“Kakashi sensei sa,” annuncia, con tono lugubre da funerale.

Naruto sgrana curiosamente gli occhi, tacendo stralunato per qualche secondo. Poi sbatte le palpebre qualche volta e si gratta il mento.

“Te l’ha detto lui?” chiede stupito.

“Me l’ha fatto chiaramente capire,” brontola Sasuke cupo, senza spostare dal jinchuuriki il suo sguardo astioso.

Naruto annuisce distrattamente, lo sguardo fisso e assorto, quindi si stringe nelle spalle.

“Prima o poi doveva succedere. Era troppo sperare di riuscire a ingannarlo ancora a lungo,” commenta, fatalista e quasi divertito.

Sasuke lo fissa per qualche secondo con perfetta immobilità, quasi non respirasse nemmeno.

“Beh?” stride poi, brusco. “Questa sarebbe la tua reazione?”

Naruto solleva le sopracciglia e allarga un po’ le braccia. Il suo sorriso svampito risplende quasi con sollievo.

“Che dovrei dire, scusami? Era logico che prima o poi qualcuno lo avrebbe capito, teme, e il più probabile era proprio Kakashi sensei. Penso che a questo punto dovremmo parlargliene apertamente, spiegargli…”

“Non abbiamo proprio niente da spiegare!” gracida Sasuke inviperito, interrompendolo con durezza. “Non c’è nulla di cui parlare! Nessuno lo doveva scoprire, invece tu te ne sei andato in giro con un maledetto sorriso svenevole veleggiando a due metri di terra e ronzandomi intorno come se fossi un fottuto barattolo di miele! Certo che poi era probabile che Kakashi capisse, non è sordocieco!”

Naruto lo guarda con fastidio per qualche secondo, aggrottando la fronte. Sbuffa sonoramente con aria irritata e poi agita una mano come per allontanare un insetto invisibile.

“Non è così grave, dei!” ribatte sicuro. “Non si tratta di un estraneo, è il nostro sensei, non è c’è nulla di male se qualcuna delle persone più importanti per noi viene a sapere che…”

“Non c’è. Niente. Da sapere!” scandisce ferocemente Sasuke, fulminandolo con un’occhiata omicida. “Niente di niente! Non esiste niente da sapere, ficcatelo in quella testa vuota da idiota,” intima gelido.

Naruto lo guarda allibito e ridacchia freddamente.

“Stiamo insieme. Non è esattamente niente, non credi, Sas’ke?”

“Noi non stiamo insieme,” esclama lui secco.

Naruto sporge la testa in avanti con sconcerto, serra le labbra fissandolo intensamente e si rabbuia.

“Sas’ke,” inizia, animandosi, “non dire cazzate! Dormiamo insieme almeno due notti alla settimana, mangiamo insieme, facciamo sesso tre o quattro volte al giorno, cosa credi che sia? Mi prendi in giro, eh?” conclude alzando la voce, bellicoso.

E Sasuke lo spiazza completamente. Raddrizza la testa con alterigia e lo scruta freddo, in quel suo modo che ferisce.

“Credo che tu abbia frainteso la situazione, Naruto.”

Il suo pugno colpisce la mandibola del genio prima ancora che lui stesso se ne renda conto, mandandolo a sbattere la schiena contro il muro. È un attimo, poi il piede di Sasuke si scaraventa contro il suo stinco, facendolo piegare di scatto in avanti. Naruto si sporge per istinto, conficcando il gomito nel suo stomaco con forza.

“Stupido imbecille arrogante!” bercia, prendendosi poi una botta in testa che gli fa vedere nero per un paio di secondi. “Va’ al diavolo, buffone presuntuoso!” ansima, mentre si avvinghiano in una lotta violenta. “Cosa credi…cosa credevi quanto ti ho detto che sono innamorato di te, eh?” sbraita inferocito. “Quanto scopiamo e ti dico che ti amo tu capisci più piano? Eh, Sas’ke?”

È fuori di sé, continua a colpire alla cieca finché sente che Sasuke non oppone più resistenza né reagisce. L’Uchiha ha un filo si sangue che cola dal naso e lo sguardo gelido di due anni fa. Naruto rimane immobile, appoggiato contro di lui rigidamente, lo sguardo fisso sul muro.

“Quelli sono problemi tuoi. Io non ti ho mai dato nes…” inizia Sasuke sprezzante.

“Vattene,” lo interrompe bruscamente Naruto, allontanandosi da lui e dandogli le spalle.

“Come?”

“Ti ho detto vattene da casa mia. Vai via.”

Sasuke si guarda intorno quasi intorpidito. Tira su di naso e porta la mano alle labbra, come rendendosi conto solo ora che sta sanguinando. Aggrotta la fronte, altero.

“Mi stai buttando fuori?” chiede sarcastico.

Naruto rimane girato, silenzioso e immobile, le spalle rigide e i pugni serrati spasmodicamente. Sasuke lo guarda ancora per qualche secondo, poi si avvia verso l’esterno. All’ultimo, quando e già sulla soglia, Naruto parla nuovamente.

“Di tutto il male che mi hai fatto non credo di averne mai meritato nemmeno un grammo,” afferma, la voce sorda e grave. “Non ti permetterò di farmene più.”

Sasuke si acciglia.

“Te lo sei fatto da solo. Non ti ho mai detto io di venirmi a cercare. Ti ho detto esattamente il contrario.”  

Non può vederlo, ma il volto di Naruto si irrigidisce ulteriormente, le sue labbra si piegano quasi con disgusto.

“Esci di qui,” intima con rabbia silenziosa il jinchuuriki. “O ti faccio male io.”

Il suo tono è eloquente, non ha bisogno di muovere nemmeno un muscolo perché si capisca che la minaccia non è fatta per cadere nel vuoto. Sasuke china lo sguardo, scivola oltre la soglia e se la chiude silenziosamente alle spalle.

Hanno entrambi la stessa espressione incredula, dolorosamente amareggiata.

 

 

“Disturbo?”

Kakashi solleva la testa dai fogli sorpreso, sorride nel riconoscere l’allievo e getta via uno dei documenti con sollievo, rimandando la loro compilazione a più tardi.

O magari anche a…mai.

“Sas’ke,” lo accoglie benevolo, ben lieto di essere interrotto nell’assolvimento della parte più spiacevole del lavoro di shinobi. Essere uno degli uomini di fiducia dell’Hokage non è sempre una fortuna, soprattutto quando lei è indietro con i carteggi da sistemare. “Vieni. Come sapevi che ero qui?”

“Ho chiesto al senpai Tenzo se ti aveva visto,” risponde lui, spiccio. I suoi occhi neri sfuggono curiosamente il suo, le sue dita si tormentano nervosamente e strofina i piedi in terra. Tutte cose molto strane, per Sasuke.

“Hai bisogno di qualcosa?” domanda il jonin, curandosi di non sembrare apprensivo.

Sasuke esita visibilmente, si guarda ancora intorno come se d’improvviso desiderasse scappare. Poi arriccia le labbra riluttante, vagamente puerile.

“Prima hai…”

“Che hai fatto al naso?” lo interrompe Kakashi di getto, notando in quel momento il livido che si sta formando sul suo osso nasale. Poi si stringe nelle spalle a mo’ di scuse. Sasuke tende già a non parlare molto, se poi lo si interrompe è la fine. “Scusami. Stavi dicendo?”

Il ragazzo tentenna ancora, si passa una mano sul collo come se non respirasse bene.

“Prima hai detto che se avessi avuto bisogno di…”

“Sì. Certo,” conferma Kakashi, evitandogli il disturbo di chiedere aiuto. Si sistema meglio sulla sedia, voltando il busto verso di lui per dedicargli tutta la sua attenzione, quindi allunga cautamente le gambe sul tavolo. Tanto non è il suo. “Ti ascolto,” sospira bonario, indicandogli una sedia vuota.

Sasuke la guarda come se fosse un animale di razza ignota, quindi si avvicina controvoglia e siede rigidamente. Le mani, chiuse, poggiano sulle sue gambe piegate con eccessiva, innaturale compostezza.

“Bene, la farò breve. Io…posso avere dell’acqua?”

Kakashi spalanca leggermente l’occhio, inespressivo, quindi annuisce brevemente.

“Quello che vuoi. Non è un interrogatorio,” risponde quieto.

Sasuke annuisce distrattamente, alzandosi per riempirsi un bicchiere lentamente, in perfetto silenzio. Kakashi sbuffa stando attendo a non emettere un suono, lo osserva incuriosito dietro la facciata flemmatica e distaccata.

Sta succedendo qualcosa di strano al suo allievo. A entrambi i suoi allievi. Non è sicuro di cosa sia esattamente, anche se ne ha un’idea precisa che non sa bene come considerare e che forse è solo un prodotto della sua fantasia. Ma, di qualunque cosa si tratti, sta avendo un effetto contraddittorio su Sasuke. È agitato, da qualche tempo.

Il ragazzo si risiede con entusiasmo patibolare, sospirando.

“Dunque?” lo esorta placidamente lui.

“E’…io e Naruto.”

Kakashi si sporge in avanti, incrociando le mani sulle ginocchia.

“Sì?”

“Noi…noi abbiamo una specie di…relazione,” annuncia Sasuke con estrema riluttanza. Abbassa lo sguardo sul pavimento e, se la vista non lo inganna, Kakashi lo vede distintamente arrossire. Sasuke.

Poi realizza il significato delle parole che ha pronunciato e il suo occhio si sgrana da sé.

“Scusami?” lo sprona atterrito, con il dubbio – forse speranza – di stare equivocando e di avere sospetti del tutto erronei da giorni.

“Io e Naruto abbiamo una relazione. Come…come le persone che stanno insieme. Qualcosa del genere,” ribadisce il ragazzo, quasi irritato e con estremo disagio.

Kakashi è estremamente lieto, ancora una volta, che buona parte del suo viso sia invisibile grazie alla maschera, perché probabilmente la sua espressione la dice lunga sul suo sconvolgimento. Le affermazioni di Sasuke gli scavano in testa lentamente mentre realizza in pieno tutte le loro implicazioni. Resta con la bocca semiaperta, fissando l’allievo senza pressoché vederlo.

Sasuke e Naruto. Naruto e Sasuke.

Dei, allora è vero.

I suoi due allievi, i frugoletti che gli sono stati affidati alla tenera età di dodici anni, che si sono detestati, legati, massacrati di botte e rimbalzati l’un l’altro da un angolo all’altro della terra. I suoi ragazzi, le sue foglie.

Insieme.

È così sconvolto e impegnato nella sua riuscita imitazione di un blocco di granito che non si avvede dell’espressione ansiosa e febbrile del ragazzo, delle sue mani sempre più strette sulle gambe e lo sguardo quasi spaventato. Finché Sasuke non parla.

“Sei deluso, sensei?”

C’è un misto di orgoglio guerriero e lieve timore nella sua voce. Kakashi torna a guardarlo, dritto e fiero e inconsapevolmente contrito come solo Sasuke sa essere.

“Io sono…sorpreso,” ammette schiettamente, passandosi una mano sul viso. Poi aggrotta la fronte quasi severamente. “Perché dovrei essere deluso?” chiede grave.

Sasuke scrolla le spalle, altero e indifferente.

“Perché siamo due uomini e siamo i tuoi allievi e io sono un nukekin,” butta fuori con finta noncuranza.

“Tu non sei una delusione, Sas’ke. Non lo sei in nessun campo.”

È una delle cose più intime e sincere che abbia mai detto in vita sua, scivola fuori con naturalezza e atterra dolcemente. Rimane lì, viva e calda in mezzo ai loro occhi, quelli confusi e interiormente sollevati di Sasuke, il suo trasparente e fermo.

Poi il genio annuisce lentamente, stringendo le labbra inespressivo.

Kakashi sospira tra sé, cercando di fare mente locale e rimanere calmo, vista l’agitazione evidente che il giovane tenta, per una volta con scarso successo, di celare.

“Quanto tempo è che…?” azzarda pacatamente.

Sasuke tentenna con il capo, volta lo sguardo sfuggendo il suo.

“Una decina di mesi.”

Kakashi allibisce, la sua gamba in parziale equilibrio precipita giù dal tavolo.

“Di mesi?” ripete allibito. “E non mi avete…non me l’hai detto perché credevi che sarei stato deluso?” continua, quasi offeso e sconcertato.

Sasuke nicchia ancora, poi rizza il busto più risoluto.

“Sì. E perché non…non è che sia…non è una cosa…”

“…Seria?” ipotizza Kakashi sempre più perplesso, cominciando a chiedersi se non sia tutto uno strano delirio. Uchiha Sasuke è il fenomeno naturale più complesso e contraddittorio in cui si sia mai imbattuto.

Sasuke si limita ad annuire.

“Cioè. Io. Oh, cavolo.”

Kakashi annuisce comprensivo a sua volta.

“Prenditi pure il tuo tempo,” lo invita benevolmente.

Così forse io riuscirò a prendermi il mio per assorbire la notizia.

“Abbiamo litigato,” annuncia Sasuke, cambiando discorso di punto in bianco. Kakashi assottiglia gli occhi, concentrandosi per cercare di seguirlo senza perdersi qualche passaggio. Il ragazzo non è abituato a confidarsi, e si vede.

“Tu e Naruto? Quando?”

“Prima. Il naso, è stato lui. Oh, non fa niente. Vado a casa,” stabilisce Sasuke brusco, alzandosi di scatto.

“Sas’ke,” lo richiama autorevolmente il sensei. “Aspetta un attimo, finisci di parlare.”

“No,” il ragazzo scuote la testa con sicurezza. “Non fa niente, non è nulla di significativo.”

“Sospetto invece di sì,” lo contraddice placidamente Kakashi, ragionevole. “Hai qualcosa che frulla in quella testa ingarbugliata da qualche giorno. Dai, Sas’ke, lo sai anche tu ormai: arrangiarsi da soli non è sempre l’idea migliore.”

Il giovane shinobi sbuffa ritroso, sollevando il naso all’aria. Poi si acciglia e infine sventola una mano stizzosamente.

“E’ che non mi va…preferivo che non lo sapesse nessuno perché non sembrasse chissà cosa, poi tu prima mi hai…” borbotta a malincuore.

“Non ti sto seguendo,” lo informa Kakashi pazientemente.

Sasuke stringe le labbra quasi con disappunto, china la testa stancamente e gli nasconde il proprio viso.

“Poi come faccio se…se un giorno…se di nuovo…”

Non dice nient’altro. Kakashi si lambicca per qualche secondo, cercando di venirne a capo. Infine intuisce il punto, o così gli pare, e sospira lungamente, scuotendo piano la testa.

“Sas’ke,” inizia grave, “a volte la gente muore. Purtroppo sappiamo bene tutti e due che a questo mondo succedono cose orribili. Ma rimanere ostinatamente soli e mantenere le distanze per paura che le persone che ci sono vicine ci vengano tolte è…stupido. So di cosa parlo, ho commesso questo errore.”

“Io non ho paura!” protesta Sasuke, piccato.

“Qualunque cosa sia, è stupida,” ribatte tranquillamente Kakashi, e Sasuke sembra non trovare cosa rispondere, parendo quindi oltremodo infastidito. Poi solleva di nuovo lo sguardo nel suo, che rimane incrollabilmente convinto, fermo e affezionato, quindi sospira e annuisce.

“E cosa succede se qualcun altro lo viene a sapere? Se Naruto vuol fare l’Hokage e salta fuori che sta con…”

“Il vero problema,” lo interrompe Kakashi, colto da un’improvvisa, agghiacciante consapevolezza amara, “non è che qualcuno lo venga a sapere.” E Sasuke lo guarda interrogativo. Lui sbuffa, dondolando la testa. “Mi chiedo quale sarà la reazione di Sakura il giorno in cui lo scoprirà. Credo che il nostro team abbia una nuova prova in vista,” conclude, visualizzando l’immagine dell’allieva intenta a utilizzare Naruto come bersaglio per i suoi pugni.

“Io non…” inizia Sasuke rigido.

Senpai?” chiama in quel momento Genma, irrompendo d’’improvviso nella stanza. “Oh, chiedo scusa. Senpai, hai finito con i rapporti di quest’inverno?”

Kakashi si gratta la tempia con innocenza.

Mh. Quasi,” mente, sereno. Sasuke trattiene un sorriso.

“Io vado, sensei,” annuncia, avviandosi alla porta. “Ci vediamo domani.”

“A domani, Sas’ke,” risponde lui cortesemente.

Lo guarda andar via con un passo molto più leggero di quand’è arrivato. E sorride tra sé.

 

 

“Non mi parlare,” è la prima frase che pronuncia tra i denti Naruto, prima ancora di aver raggiunto il compagno di team.

È una bella mattina primaverile soleggiata, un po’ fresca ma piacevole. Naruto è arrivato in clamoroso ritardo, attardandosi in una passeggiata senza allegria, nella speranza che se non il sensei almeno Sakura fosse già lì, di modo da non dover rimanere solo con Sasuke che è sempre puntuale al decimo di secondo. Invece, con suo grande disappunto, soltanto l’erede degli Uchiha è appollaiato sul muretto sotto il sole.

Yo,” mormora Sasuke atono.

“Dove sono tutti?” chiede lui indispettito, voltando lo sguardo intorno. “Possibile che si debba sempre aspettare due ore prima di riuscire a muoversi?”

“Veramente non stiamo aspettando nessuno,” lo contraddice Sasuke a voce bassa.

Naruto alza lo sguardo su di lui per la prima volta, scoprendolo come al solito dolorosamente bello. Si acciglia irritato con se stesso, con il genio che dice cazzate e col mondo in generale.

“Guarda che siamo un team di quattro,” afferma tagliente.

“Sì, ma Sakura e Kakashi sono già andati dall’Hokage per informarsi sulla missione,” spiega Sasuke, senza guardarlo.

Naruto aggrotta la fronte, sorpreso.

“E perché non ci hanno aspettati?” chiede, contrariato. Questo è assolutamente estraneo alla procedura abituale.

“Perché ho detto loro che ti avrei aspettato io per guadagnare tempo,” replica il genio, con lo stesso tono piatto e dimesso che ha dall’inizio della conversazione e che comincia a dare sui nervi a Naruto più della sua faccia di bronzo.

“Ma perché diavolo il sensei è arrivato meno tardi del solito proprio oggi?” protesta lui, bilioso.

Sasuke si stringe nelle spalle. Sembra profondamente assorto oppure solo molto freddo. Naruto non ha nemmeno più voglia di stare a lambiccarsi su quale delle due impressioni sia quella giusta: tanto non ne verrà comunque nulla di buono per lui in ogni caso, come sempre.

“Meglio così, no?” mormora il genio, alzando finalmente lo sguardo. Naruto rimane impassibile, ostile e teso.

“Già. Così possiamo iniziare subito. Andiamo?” esclama seccamente, muovendo il primo passo.

“Aspetta,” lo trattiene Sasuke, afferrando il suo polso. “Dei, quanto sei idiota,” aggiunge.

Naruto scatta rabbiosamente, sottraendo il braccio alla sua presa e scrutandolo torvo.

“Non penso di essere io l’idiota,” ribatte aggressivo.

Sasuke sospira con sufficienza, scuote piano la testa come se avesse a che fare con un ritardato e questo, ovviamente, scatena l’ulteriore rabbia di Naruto.

“Smettila di trattarmi come se fossi un cretino!” sbotta irato, agitandosi. “Senti, andiamo semplicemente a vedere cos’è la nostra missione, e…” intima, deciso ad abbreviare il più possibile il tempo trascorso con lui. Se Sasuke vuole la guerra, guerra sia. Tanto per cambiare.

“Non abbiamo missioni. Non noi due. Sakura è con il team Shikamaru e Kakashi ha un incarico con il senpai Yamato,” smozzica Sasuke tra i denti, a testa bassa.

“Cosa?” ribatte Naruto sorpreso. “Ma ieri…”

“Uffa, Naruto! C’è stato un cambio di programma, stamattina, e prima che tu me lo domandi Kakashi non ti ha avvisato perché gliel’ho chiesto io,” afferma Sasuke, apparentemente innervosito. Il suo broncio sembra particolarmente riuscito, oggi. Gli dona, come qualunque sua espressione facciale.

“Perché?” domanda lui, già intuendo il punto e sentendosi esultare intimamente.

Sasuke sospira, piegando il collo indietro e lasciando ricadere la testa.

“Per parlarti,” ammette, e Naruto trattiene a stento un sogghigno. Non gli risparmierà nemmeno una delle scuse che il teme gli deve, e se le godrà un mondo. Oh, se le godrà.

“Ma perché Kakashi…”

“Dei, che testa quadra!” sbotta Sasuke sfinito, o almeno sembra. “Gli ho detto che avevamo litigato.”

“Oh, fantastico! Che scopiamo insieme non glielo dici, però se ti do un pugno corri subito a…”

“Gli ho detto anche quello,” borbotta Sasuke vergognoso. “Cioè, non proprio in questi termini.”

Naruto lo fissa con genuino stupore e l’altro distoglie lo sguardo in fretta, seccato.

“Gli ho detto che abbiamo una relazione,” annuncia, burbero.

Il jinchuuriki sgrana gli occhi, diffidente. Incrocia le braccia rimanendo piantato davanti al compagno con sicurezza, nonostante al momento sia quanto di meno vicino al sicuro di sé che ricordi.

“Così?” chiede scettico.

Sasuke aggrotta la fronte, stancamente. La sua espressione è già tornata più simile alla normale impermeabilità distante.

“Cosa gli dovevo dire, che ci sposiamo?” risponde secco.

“Che avevamo una relazione, fino a ieri,” lo corregge Naruto ostile, in un patetico tentativo di convincere almeno se stesso a mantenere le distanze che sa già essere perfettamente vano.

Sasuke non si dà nemmeno il disturbo di sembrare preoccupato per quell’affermazione, limitandosi a guardarlo con condiscendenza.

“Sì?” chiede canzonatorio, gettando un’occhiata intorno quasi casualmente.

Naruto annuisce baldanzoso, rimanendo immobile a testa alta. Quando Sasuke si avvicina lo coglie di sorpresa facendolo quasi sussultare: lì, appena fuori dal centro abitato, in una strada pubblica, avere il viso del genio a nemmeno tre centimetri dal suo lo spiazza.

C-che fai?”

“Verifico che la nostra relazione sia davvero conclusa,” sussurra Sasuke serio, respirando quasi sulle sue labbra.

“Ci vedono, eh,” biascica Naruto, sentendo il proprio collo farsi marmoreo per la tensione nervosa e il battito cardiaco aumentare impietosamente. Dannatissimo teme con la sua faccia impassibile.

“Chi? Non c’è nessuno, dobe,” replica l’altro, contegnoso.

Naruto si lecca involontariamente le labbra, ritraendosi – secondo lui di almeno mezzo metro, realmente di nemmeno due dita. Sasuke si limita ad assecondare il suo movimento, accostandosi di un altro soffio. Naruto si scopre a perdersi nei suoi occhi neri, pure sempre così dannatamente freddi e asettici. Quando si muove lo fa quasi senza saperlo, colmando quell’ultima distanza che gli sta facendo stringere lo stomaco e scottare i lombi. Sporge la testa in avanti appena e sfiora le labbra di Sasuke, già pentendosene e facendo per ritrarsi di nuovo, ma il genio è più veloce nell’affondare la mano nei suoi capelli e trattenerlo, approfondendo il bacio.

“Dunque, dobe?” mormora poi contro il suo viso, superiore.

Le risate in lontananza li interrompono di soprassalto e Naruto si sente spintonare indietro bruscamente. Incespica sulla strada dissestata e cade a sedere in terra nel momento in cui tre ragazzini compaiono dalla curva che giunge nel centro del villaggio.

“Sas’kee!” sbraita infuriato.

“Non è mica colpa mia se sei una testa quadra. Non ti reggi in piedi,” replica lui sprezzante, mentre i bambini trotterellano accanto a loro guardandoli di sfuggita.

“Sei un…” brontola Naruto. Forse deluso, forse così contento che non sa nemmeno come prenderne atto.

Poi la mano di Sasuke si tende verso di lui, e quando solleva lo sguardo Naruto lo vede presuntuoso come al solito, con la sua aria di sufficienza, però è lì e la sua mano non si muove finché lui, sbuffando, non la afferra per rialzarsi.

“Vieni,” ordina Sasuke, mantenendo la presa per appena un paio di secondi più del necessario.

Non dicono un’altra parola finché non sono nel quartiere degli Uchiha. Anche se Naruto ne avrebbe di cose da dire e di domande nella gola, e vorrebbe sapere cosa vuol dire quell’atteggiamento stranamente intimo e se significa che ieri Sasuke aveva solo bisogno di dire cazzate e fare il duro come al solito, oppure se quel ritorno sui propri passi vuol dire che dopotutto lui conta più di quel che sembra e, nonostante tutto e a dispetto del passato e del dolore che rimane – e che rimarrà sempre, se conosce Sasuke almeno un po’ – lo rende almeno un po’ felice. O meno infelice, a seconda del punto di vista.

Ma il genio continua semplicemente a camminare in silenzio, quasi come se fosse da solo, con espressione addirittura meditabonda, e Naruto non si spinge a domandare nulla. Lo affianca soltanto, sorridendo scioccamente. E quando arrivano davanti a casa Uchiha e Sasuke si volta e parla d’improvviso lui quasi fa un balzo, sorpreso.

“So che forse ultimamente sono stato più strano del solito,” annuncia Sasuke riluttante, come se ogni parola gli costasse uno sforzo infinito. “Non ti devo spiegazioni, l’unica cosa è che è passato, non avrò più paura.”

Infila le chiavi, apre la porta ed entra di fretta, quasi volesse scappare, mentre Naruto rimane per qualche secondo imbambolato a fissare il vuoto senza capire, perché finora non era nemmeno sicuro che Sasuke abbia mai avuto veramente paura di qualcosa – tranne forse di Orochimaru, all’inizio, quando ancora non sapevano nemmeno bene chi fosse – e soprattutto di cosa avrebbe dovuto avere paura adesso, e cosa c’entri con lui.

Né potrebbe capire, del resto: Naruto non ha mai avuto paura di essere felice.

“Che stai macchinando?” domanda diffidente, incassando la testa nelle spalle.

Sasuke sbuca dalla soglia secondaria, sbuffando.

“Ti muovi?” ribatte scocciato.

Naruto scrolla la testa e si fa avanti, sfilandosi i sandali. Fa in tempo giusto ad entrare in casa che Sasuke lo spintona contro il muro, infilandogli le mani sotto la giubba.

“Ma noi non abbiamo proprio nessuna missione, oggi?” domanda Naruto, in un ultimo barlume di resistenza. Sasuke sbuffa sulla sua guancia, guardandolo storto.

“Ho chiesto al sensei se poteva fare in modo di evitarci incarichi,” risponde spiccio, dedicandosi alla cintura dei suoi pantaloni. Naruto boccheggia, le ginocchia molli e un gran caldo dappertutto, e reclina la testa indietro scorrendo le mani sulle sue spalle, sotto i vestiti. “Ho voglia,” mormora Sasuke contro il suo orecchio, facendogli scendere lungo la colonna vertebrale un brivido che gli arriccia persino le dita dei piedi.

“Hai…detto questo a Kakashi per farci stare a casa?” biascica Naruto ridacchiando, venendo a capo dell’apertura della giubba del genio.

“Ovviamente no,” risponde Sasuke spingendolo verso le scale, con un sorriso sghembo e quasi compiaciuto. “Gli ho detto che saremmo venuti qui perché dovevamo parlare e chiarire le cose. Figurati, il sensei penserà che non sappiamo nemmeno cos’è il sesso. La sola idea lo stroncherebbe,” conclude, con una smorfia superiore.

Naruto sghignazza, rimbalzando contro la porta della stanza del compagno prima di caracollare indietro ed atterrare sul letto direttamente sotto il corpo di Sasuke.

 

 

“Mi stai ascoltando, senpai?”

Kakashi sbatte l’occhio, sorridendo accomodante.

“Scusami. Stavo pensando a una cosa,” afferma, schietto, con un’espressione pacifica che rende impossibile qualunque ritorsione.

Tenzo lo fissa incuriosito, affondando le bacchette nella sua porzione di ramen.

“Tipo?”

Kakashi sbuffa, stoico.

“A cosa fanno due diciottenni in pieno sviluppo chiusi in una camera da letto alle undici del mattino,” mormora quasi tra sé, e Tenzo potrebbe quasi giurare che nel suo occhio passi un lampo d’orrore, se non fosse che quello è appunto Kakashi e dunque non ha senso. Aggrotta la fronte, perplesso.

“Uh…così, a occhio e croce, direi che…”

“No! Non lo voglio sapere. Lo stavo solo pensando, così, per ingannare il tempo,” lo interrompe Kakashi, quasi nervosamente.

Tenzo china il capo, avvilito.

“Ingannare il tempo mentre ti parlo, senpai?” borbotta rassegnato.

“Oh, scusami,” fa Kakashi lieve. “È soltanto questo pensiero fisso che resta lì, sai, come quando ti si incastra il collo della maschera nella chiusura della giubba, hai presente? No, ovviamente non hai presente.”

Tenzo ridacchia esterrefatto, scrollando la testa.

“Sei sicuro di sentirti bene?” chiede divertito.

Kakashi sbuffa condiscendente, con fare magnanimo.

“Secondo te c’è una remota possibilità che potrebbero stare lì, non so, a parlare?” continua, parendo speranzoso.

Tenzo inspira lungamente, spalancando un po’ gli occhi.

“Sai che odio disilluderti e che ho grande stima di te, tuttavia…”

“No. No, non continuare, non è necessario. Chiaramente, due ipotetici diciottenni nella camera da letto alle undici di mattina stanno facendo sesso,” termina il ninja copia, sospirando sconsolato.

Tenzo ridacchia.

“Cos’è questa storia dei diciottenni e del sesso? Nostalgia? Starai mica invecchiando, senpai?” chiede ironico, portando un altro boccone alle labbra.

Kakashi pare essersi di nuovo estraniato leggermente, con suo grande disappunto.

“Cosa ne pensi degli omosessuali?” domanda di punto in bianco, soavemente assorto.

Tenzo aggrotta la fronte preoccupato, ritraendosi leggermente con un certo allarme.

Senpai…mi stai spaventando… Tieni a posto le mani, eh.”

Kakashi si riscuote d’improvviso, voltandosi di scatto a guardarlo con l’aria stupita di chi s’è appena svegliato da un lungo sonno.

“Cos..?” Leva gli occhi al cielo, sospirando pazientemente. “Che razza d’idiota, kohai.”

Tenzo sta già ridendo di gusto. Kakashi sorride a sua volta, bonario.

“Ti piacerebbe, eh?” aggiunge condiscendente. Tenzo si piega su se stesso ridendo ancor più selvaggiamente.

“Guarda che a molti piacerebbe. Sono un personaggio pubblico di grande successo,” lo riprende Kakashi, fintamente avvilito.

E Tenzo continua a ridere, esilarato.

I-immagino,” balbetta tra le risa. “Soprattutto con questi discorsi seducenti di camere e diciottenni. Fanno la fila, ci scommetto,” commenta convinto.

“Dimentichiamo la camera da letto e i diciottenni, vuoi?” geme Kakashi, con aria da martire.

“Sei tu che continui a parlarne,” protesta Tenzo, ragionevole. “Io stavo cercando di spiegarti l’incarico che ci ha dato Tsunade hime.”

“Perfetto, comincia pure,” lo invita Kakashi, solerte, iniziando quindi ad ascoltarlo.

Ma non riesce a smettere di pensare a quella maledetta camera da letto. Alle undici di mattina. Due diciottenni.

Accidenti a loro.















Se vorrete avere la bontà di commentare, positivamente o negativamente, ebbene, non mi opporrò...^__^

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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