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Autore: Harlequeen    12/02/2015    1 recensioni
In un mondo ormai abitato quasi solamente da creature un tempo morte, una ragazza e il suo fedele animale cercano di sopravvivere.
L'incontro con un cacciatore e poi con un gruppo di persone farà capire loro che c'è ancora speranza, c'è ancora qualcuno che prova dei veri sentimenti e che non tutte le persone sono morte fisicamente o psicologicamente.
Violet, Lucky, Daryl, Rick, Glenn, Maggie, Michionne, Carol, Carl, Sasha, Abraham e altri sono ancora vivi. E lottano per far sì che non accada il contrario. Ad Alexandria.
Genere: Avventura, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Buona sera!
Hanno ripreso la trasmissione del telefilm e ho ripreso a postare pure io, che gioia! O almeno spero che per voi sia così.
Vi scrivo per annunciare che ora aggiornerò una volta al mese anzichè ogni due settimane. Ci sono vari e diversi motivi che mi hanno portato a questa scelta, come il lavoro, la famiglia, la mia vita privata, ma anche l'essere già arrivati a metà di questa quinta stagione e non avere ancora molte puntate davanti a noi.. Spero possiate capirmi. In ogni caso vi ringrazio sempre per il vostro supporto, se questa storia vi piace (oppure no) continuate a farmelo sapere, alla prossima!

Buona lettura,
Harlequeen


Decisero di accamparsi per qualche tempo nella chiesa e a Violet andava più che bene.
Non persero nemmeno troppo tempo a sistemarsi poiché non avevano molti bagagli con loro. Inoltre Rick si era già dato da fare per organizzare una spedizione: lui, Michionne, Bob, Sasha e padre Gabriel sarebbero andati a recuperare del cibo che era rinchiuso in una casa invasa dagli Erranti e proprio per questo il prete era sicuro che le provviste fossero contenute ancora tutte lì, nessuno si voleva gettare in bocca a quei mostri anche se per poter mangiare e quindi sopravvivere magari solo un giorno in più.. Daryl e Carol invece avevano il compito di andare a prendere dell’acqua al ruscello, per poter dissetare tutti e soprattutto la piccola Judith. Carl avrebbe controllato la chiesa; Tyreese sarebbe andato a recuperare un po’ di legna per accendere il fuoco; mentre l’ex sergente Abraham insieme a Rosita e Eugene avrebbe cercato di sistemare un piccolo bus trovato sul retro della chiesa e che fino a quel momento sembrava parecchio scassato.
Prima di partire per le proprie missioni, Michionne si avvicinò al cacciatore che era appoggiato contro il muro della chiesa con le braccia incrociate e osservava Violet in silenzio, senza dire una parola.
-Che ha?
Gli chiese la donna, indicando l’amica con un cenno della testa.
-Non lo so. E’ da quando siamo entrati qui che non ha fatto ne detto nulla. Si è solo seduta lì e basta. Sono preoccupato.
-Hai provato a parlarle? Vedrai comunque che non è nulla di grave.
-Lo spero, cazzo...
Fu la risposta del cacciatore. Cominciava ad essere davvero inquieto.
Michionne gli mise una mano sulla spalla e gli disse:
-Tranquillo, appena se la sentirà verrà lei da te. Noi siamo in partenza, a dopo.
-Sì.
Rispose il ragazzo in generale. Poteva essere un “sì” in risposta alla frase dell’amica, ma anche un saluto o un “ci vediamo dopo”. Sta di fatto che anche lui di lì a poco sarebbe partito per andare a prendere l’acqua lasciando Violet da sola.
Prima di allontanarsi con Carol, sulla porta della chiesa trovò Carl. Senza pensarci troppo gli mise una mano sulla spalla, si chinò verso di lui e gli sussurrò ad un orecchio:
-Ehi, mi fai un favore?
-Dimmi.
-Dai un occhio a Violet mentre sono via.
E fece un cenno della testa in direzione della ragazza che dava loro le spalle, ancora immobile seduta sulla panca. Il ragazzino si voltò verso l’amica, la osservò per un secondo e poi si girò nuovamente verso il cacciatore.
-Certo.
Gli rispose, risoluto.
Il ragazzo, allora, più tranquillo gli diede un colpetto al cappello e poi cominciò ad allontanarsi insieme a Carol con due taniche vuote ciascuno, verso il fiume che scorreva non troppo distante dalla chiesa.
 
Quando tutti tornarono dalle proprie spedizioni si misero a preparare la cena: scuoiarono gli scoiattoli catturati da Daryl quella mattina, misero a scaldare i barattoli recuperati nella missione di Rick e si sedettero a chiacchierare in tutta tranquillità. Fuori non era ancora buio, ma finalmente avevano quattro mura ed un tetto in cui sentirsi sicuri almeno per un po’, perciò preferirono rimanere tutti dentro e vivere in quell’atmosfera di pace finché possibile. Inoltre avevano anche del tempo per riposare o occuparsi di loro stessi e cazzeggiare prima che venisse pronta la cena.
All’improvviso Violet si alzò dalla panca e si diresse dritta da padre Gabriel.
Il cacciatore, che stava scuoiando uno scoiattolo seduto vicino a Rick e Carl, alzò lo sguardo osservandola attento mentre si dirigeva dal prete. Non perse nemmeno un suo movimento e cercò anche di leggerle il labiale quando lei si mise a parlare, ma non ebbe successo. Non riuscì nemmeno a captare qualche sprazzo della conversazione perché nella chiesa c’era rumore visto che tutti stavano chiacchierando allegramente e per di più i due che voleva ascoltare parlavano a bassa voce.
Lucky drizzò la testa e le orecchie, ma vedendo la sua padrona a pochi passi di distanza non si preoccupò.
-Emh, padre, mi scusi…
L’uomo, che stava a capo chino seduto nei primi banchi con gli occhi chiusi e le mani in preghiera, alzò la testa e osservò la ragazza che si era appena ritrovato davanti. Notò subito che aveva un’espressione tesa, un po’ come lui fin da quando era stato salvato da quello strano gruppo.
-Dimmi tutto.
-Ecco… Mi chiedevo se…
-Hai bisogno del mio aiuto?
Violet fece cenno di sì con la testa ed il prete capì immediatamente.
-Non preoccuparti, vieni con me.
E si alzò dalla panca, passò davanti all’altare facendosi il segno della croce insieme ad un piccolo inchino e poi la portò nella stanza alla destra della campata centrale. Lei lo seguì, fissando gli occhi solo su di lui ed entrò nel piccolo ufficio senza voltarsi. Invece padre Gabriel mentre chiudeva la porta si accorse di essere osservato sia dallo sceriffo che dal cacciatore.
Il suo sguardo, però, era impassibile. Quando si trattava del suo lavoro niente poteva distrarlo o intimorirlo, anche se lui stesso aveva commesso peccati contro i suoi parrocchiani e tutt’ora stava chiedendo perdono.
Sperava di poter essere davvero d’aiuto per quella ragazza, sentiva che ne aveva bisogno e lui era lì proprio per quello. Era un servo del Signore e Violet necessitava di lui.
Lucky si alzò da sotto la panca, fece un giro intorno ai suoi compagni, poi si avvicinò a Rick e Daryl e li annusò mentre loro continuavano a pulire e cucinare gli scoiattoli. Infine, con molta calma dopo aver girovagato ancora un po’ ed essersi fatto grattare la testa da Maggie e Tara, si diresse davanti alla porta dov’era entrata la sua padrona e si sdraiò lì davanti, rimettendosi nuovamente a sonnecchiare.
 
Stettero chiusi in quella stanza poco meno di mezz’ora. Quando vi uscirono la cena era pronta.
Violet andò a risedersi nella solita panca in cui era stata tutto il giorno, spostò la katana per accomodarsi meglio e non appena si sistemò il cane lupo, che le era trotterellato al seguito, appoggiò il muso sulle sue ginocchia e lei cominciò ad accarezzarlo e coccolarlo.
Di lì a pochi minuti Daryl si avvicinò a lei con un piatto pieno di cibo. La missione di Rick aveva avuto molto successo ed erano riusciti a recuperare un sacco di cibo in scatola, sarebbe bastato per un po’ di giorni e quindi ci avevano dato dentro con le porzioni, almeno per quella sera.
-Ehi.
Le disse, mentre si accomodava sulla panca vicino a lei e le passava il piatto.
-Oh, grazie.
Rispose allora la ragazza che sembrò quasi ridestarsi dal suo stato immobile.
-Mangialo tutto, questo è per te.
Lei guardò nel piatto e poi gli sorrise.
-Tu hai già mangiato?
-Sì, sono a posto.
E si diede una pacca sulla pancia per farla ridere e lei in effetti sorrise. Ora le sembrava molto più tranquilla rispetto a quella mattina ed era contento. Le mise un braccio intorno alle spalle e prendendo un bel respiro le chiese:
-Violet, come stai?
-Bene.
-Sicura? E’ solo che oggi mi sei sembrata… strana.
-No, sto bene. Anzi, devo chiederti scusa per come mi sono comportata, sicuramente ti ho fatto preoccupare... - ed i suoi occhi divennero lucidi – Ma sai, appena ho vis..
Ma le sue parole vennero interrotte da Abraham che si era alzato in piedi e aveva alzato la voce per farsi sentire da tutti:
-Vorrei proporre un brindisi.
La gente allora cominciò a fare silenzio e a sistemarsi sedendosi per mangiare e ascoltare quello che l’ex sergente aveva da dire.
Appena tutti furono a posto lui continuò:
-In questa stanza vedo dei sopravvissuti. Ognuno di voi qui si è guadagnato questo titolo. Ai sopravvissuti!
Alzò il bicchiere di vino che teneva in mano e tutti quelli che ne avevano uno fecero lo stesso, brindando alla propria salute.
-Volete essere solo questo? Svegliarvi al mattino, combattere Erranti, cercare cibo, dormire con un occhio chiuso e uno aperto e il giorno dopo ricominciare? Potete farlo. Ne avete la forza, ne avete le capacità… il fatto è che per voi, con la vostra bravura, equivale ad arrendersi… Portiamo Eugene a Washington! Eliminerà il problema e potremo avere di nuovo il controllo del mondo. Non è un brutto risultato per qualche giorno di cammino, no? Eugene, cosa c’è a Washington?
E lo scienziato rispose:
-Infrastrutture costruite per resistere a catastrofi anche di questa portata. Significa cibo, carburante, rifugi… Ricominciare.
Poi riprese la parola Abraham. Sorrise.
-Comunque vadano le cose, anche se ci vorrà molto tempo per farlo, sarete al sicuro lì. Più al sicuro di quanto lo siate mai stati finora.
Fece nuovamente una pausa ed osservò Rick.
-Venite con noi. Salvate il mondo per la piccola – e guardò Judith – Salvatelo per voi stessi; per tutti quelli là fuori a cui non è rimasto niente tranne sopravvivere.
Poi, non appena finì il suo bel discorso, tutti gli occhi vennero puntati su Rick. Era lui il capo, lui avrebbe deciso e gli altri ovviamente l’avrebbero seguito, qualunque fosse stata la sua scelta.
Lo sceriffo sorrise e poi guardò la sua bambina che stava tenendo in braccio e giocherellava con la sua barba.
-Che hai detto? – disse rivoltò a lei e tutti risero – Lei ha già capito quello che sto per dire. Lei ci sta! Quindi ci sto anche io. Ci stiamo!
E tutti risposero con delle acclamazioni convinte.
-Ovvio che sì!
-Certo!
-Salviamo il mondo!
-Facciamolo!
-Wooo!!
Abraham sorrise contento, era riuscito a trovare un grande aiuto per poter portare Eugene a Washington sano e salvo. Quella era stata una giornata importante per tutti loro, dovevano essere felici e festeggiare. Poi i suoi occhi caddero sul viso di Violet e vide che aveva lo sguardo fisso nel vuoto, mentre il cacciatore la osservava preoccupato.
Ora che l’ex sergente aveva finito il discorso e si era rimesso a mangiare insieme a Rosita e allo scienziato, Daryl poteva riprendere la conversazione con la ragazza. Notò che la sua espressione si era fatta un po’ più cupa, ma poi tutto svanì e il suo viso tornò normale, le sue sopracciglia si distesero e le rughe della preoccupazione intorno agli occhi si spianarono.
-Se mi dici che stai bene io ti credo. Ma ti prego, se c’è qualcosa che non va dimmelo senza problemi. Sono qui per te, con te.
Per tutta risposta lei si girò verso di lui e fissò i propri occhi in quelli azzurri del cacciatore. Gli accarezzò le guance e poi gli diede un lungo bacio.
-Incontrando per caso o per destino un prete in mezzo al bosco dopo tutto quello che ci era appena successo, trovando una chiesa ancora intatta e ben tenuta, vedendo la miseria in cui ci siamo costretti a vivere, tutto quello che abbiamo passato e poi l’essere entrata qui… all’improvviso mi si sono aperti gli occhi ed ho compreso in modo diverso tutto quello che ci circonda e che ci è capitato. Non so se è stato un segno o meno, so solo che mi è successo. Mi sono accorta di avere un grande male oscuro dentro di me e ho sentito ed avuto il bisogno di una persona che mi aiutasse ad estirparlo. Questa persona è stata padre Gabriel. So che tu non credi in nessun Dio, nemmeno io so se ci credo o meno, ma so che tutto quello che ci è successo è stato per volontà di qualcuno più grande di noi. Ma le scelte che abbiamo compiuto, le cose che abbiamo fatto.. no, quelle no; quelle sono state solo scelte nostre. È stato comprendendo questo che ho capito di non stare bene. Da quando.. il primo è stato Lucas.. gli Erranti che ho trovato sul mio cammino… Insomma, avevo bisogno di sentirmi di nuovo pulita. E padre Gabriel mi ha aiutato in questo e soprattutto mi ha perdonato per i miei peccati. Mi spiace non averti detto come mi sentivo, ma purtroppo tu Daryl non potevi aiutarmi in nessun modo; anzi sono felice che tu mi sia stato vicino lo stesso in una giornata cosi confusa per me. Non parlerò con te di religione, perché so che è un argomento che non ti piace trattare e so come la pensi, ma ora sono felice di poterti dire che sto meglio. Non sono cambiata, sono la stessa di sempre. Ma sì, ora sto bene.
Lo disse tutto d’un fiato, senza mai staccare gli occhi dai suoi, a voce non troppo alta di modo che potesse sentire solo il ragazzo e non appena ebbe finito fece un bel respiro, sentendosi molto meglio.
Per tutta risposta lui le asciugò una lacrima che aveva cominciato a scorrerle sulla guancia mentre gli parlava e poi la strinse a sé molto forte, dandole anche un bacio sulla testa.
Rimasero così per un po’ di tempo, poi lei si alzò piano e prese per mano il cacciatore. Fece un gesto a Lucky ordinandogli di rimanere lì e non seguirli, mentre loro uscirono dalla chiesa.
Sotto il portico la ragazza andò nell’angolo più buio e si appoggiò alla ringhiera osservando il cielo che da blu scuro stava finendo di trasformarsi in una notte nera. Lui la abbracciò da dietro e guardò l’orizzonte scurirsi insieme a lei. Poi cominciò a baciarla sul collo e Violet sentì brividi di piacere scorrerle lungo la schiena. Si girò allora verso di lui e Daryl, sempre baciandola, arrivò dal collo fino alla sua bocca.
Poi, senza staccare le loro labbra, le mise le mani sulle natiche e l’alzò fino a farla sedere sulla balaustra mentre lei avvolse le sue gambe a quelle di lui. Il cacciatore non riuscì più a resistere e le mise le mani sotto la maglietta. Lei rabbrividì nuovamente, ma questa volta per un altro motivo e lui se ne accorse:
-Cosa c’è?
Chiese preoccupato.
Lei rise:
-Le tue mani. Sono freddissime!
Sentendo quella risposta rise anche lui e per farle un dispetto non tolse le mani da dove stavano, anzi cominciò a muoverle anche in altri punti del suo corpo, ma a lei non dispiacque affatto. Fredde o calde rimanevano comunque le mani di Daryl.
 
Quando poi i due ragazzi rientrarono, si accorsero che tutti i compagni si erano addormentati. La chiesa ora era molto silenziosa.
Raggiunsero la panca in cui in un modo o nell’altro avrebbero dormito e Lucky alzò leggermente la testa per osservare cosa stava succedendo. La sua padrona lo accarezzò sulla schiena così il cane lupo si rimise a dormire tranquillo. E nel giro di poco anche i due ragazzi si addormentarono.
All’improvviso, però, Daryl sentì qualcosa strusciargli vicino e si destò. Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando si erano messi a dormire, ma era sicuro che qualcuno si era alzato ed era uscito. Si guardò indietro, verso il portone, e gli sembrò di scorgere Carol.
Allora molto piano, cercando di non svegliare Violet, le spostò la testa che era appoggiata a lui e la mise con attenzione sulla panca, sopra ad un vecchio maglione usato come cuscino.
Le diede un bacio sulla fronte e le sussurrò all’orecchio:
-Ho visto Carol uscire, vado a vedere che combina.
-Mh.
Fu la risposta della ragazza, che stava ancora dormendo e non si era accorta di nulla.
Poi prese la sua balestra, se la mise in spalla e uscì anche lui dalla chiesa richiudendosi il portone alle spalle.

  
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