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Autore: ShinigamiGirl    12/02/2015    8 recensioni
ATTENZIONE: questa storia è una collaborazione con theperksofbeinglawliet.
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La Wammy's University è la più prestigiosa università conosciuta in tutta l'Inghilterra, e ha la sua sede a Winchester. Come in tutte le università, possiamo trovare al suo interno i classici stereotipi di ogni scuola... Bulli, cheerleaders, sfigati, nerd e secchioni...
Ma sarà davvero così normale questa scuola?
Lotte, amicizie, tradimenti, amori fasulli e scoperte scioccanti.
Tanti segreti si nascondono dietro a quel nome così prestigioso.
E tu, vuoi venire a scoprirli insieme a noi?
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Dal testo:
"-Il rapporto tra me e L non va oltre al limite di sopportazione moralmente imposto."
"-Sai chi mi ricordi?
Il biondo la guardò, in attesa di ulteriori spiegazioni.
-Il signor Grey. Ma sappi che io non sarò la tua Anastasia."
Genere: Sentimentale, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Vecchie conoscenze





-Ehm… Ti sta un po’ stretta- notò Taylor, dispiaciuta -chiederei a Nathalie o alle altre, ma hanno tutte taglie più piccole… E non chiederei mai una tuta alle puttanelle.
Deborah arrossì leggermente, poi fece un gesto secco con la mano.
-Nemmeno io. Beh, tanto mi guardano tutti come se fossi un’aliena, magari così capiranno che sono una normalissima umana.
Taylor aveva avuto la gentilezza di prestarle la sua vecchia tuta, che essendo piuttosto piccola le andava stretta sul petto, anche se il resto le calzava a pennello, a causa della sua magrezza. L’unico problema era, appunto, la generosità delle sue forme superiori.
La mora rise, quando un fischietto interruppe il loro discorso.
-Muovetevi, pelandroni! Quanto ci vuole a cambiarvi!- urlò una voce femminile, a dir poco scazzata.
-La professoressa Naomi Misora. Una delle poche professoresse serie in questa scuola, e insegna ginnastica- la informò Taylor, con un sospiro esasperato.
Deborah la imitò, ricordandosi del suo vecchio e temibile insegnante di ginnastica. Era un vecchietto che aveva fatto la militare per anni, e il suo nome era temuto da tutti nella sua vecchia scuola. Se Misora fosse stata esattamente come il Tibaldi, la ragazza avrebbe avuto un buon motivo per spararsi un colpo.
Le ragazze corsero fuori dallo spogliatoio, e la professoressa iniziò a fare l’appello. Deborah lanciò un’occhiataccia al gruppo dove stava Catherine. Sembravano le belle statuine, con fisico perfetto e forme al punto giusto. Lei, al confronto, si sentiva goffa e sproporzionata.
Erano in cerchio attorno alla docente, vicino alla cattedra della palestra.
Alzò la mano quando Misora chiamò il suo nome, ma a differenza del collega Penber, non fece grandi cerimonie. Le diede semplicemente il benvenuto e continuò l’appello. Appena finì, azionò il suo cronometro, ordinando con tono autoritario ai ragazzi di correre per dieci minuti.
La parte estremamente competitiva di Taylor, in quelle situazioni, entrava in conflitto con la sua pigrizia, che stranamente aveva sempre la meglio. La prof le stette col fiato sul collo, sapeva bene che la ragazza era allenata a correre molto più velocemente e per più tempo. Tuttavia, Taylor non aveva assolutamente voglia di impegnarsi, e rimase al fianco di Deborah, che non sembrava gradire l’esercizio fisico.
Le cheerleaders correvano una di fianco all’altra, manco fossero sul set di Baywatch, mentre i maschi facevano a gara tra loro, mettendosi in mostra per le donzelle.
Nathalie correva svogliatamente con un altro gruppo di ragazze, che Taylor indicò a Deborah.
-Loro sono Stefany, Linda e Alice. Sono abbastanza simpatiche, credo che ti piacerebbero.
Dando un’occhiata al gruppo, Deborah notò la stessa fanciulla che in classe stava leggendo “Lo Hobbit”.
-Sì, quella mi sembrava simpatica in effetti- disse, ma fu zittita dalla prof, che fece iniziare loro esercizi di stretching.
Deborah era piuttosto elastica, eseguiva ogni esercizio in maniera perfetta, nonostante si vedesse che fosse parecchio svogliata. Taylor notò come i ragazzi mandassero strane occhiate in direzione della nuova arrivata, più precisamente verso il petto della ragazza. La mora avrebbe voluto prenderli a calci proprio dove non batteva il sole, ed evidentemente se n’era accorta anche la destinataria dei suddetti sguardi, a giudicare da come li stesse fulminando con varie occhiatacce.
Dopo gli esercizi, venne il momento di giocare a pallavolo.
-Odio la pallavolo- sbuffò Taylor -è un gioco idiota.
Deborah era pienamente d’accordo, ma sfiga volle che la professoressa la mettesse tra le prime due squadre che avrebbero dovuto sostenere il match.
Pregò che la palla le arrivasse il meno possibile, ma le toccò giocarla, e fece vincere la squadra con una schiacciata micidiale, che probabilmente gli avversari non si aspettavano da una nanetta come lei.
Tornò da Taylor, stanca e stravolta.
-Quanto manca all’intervallo?
-Ancora mezz’ora. Fammi le condoglianze- le rispose Taylor, preparandosi ad entrare in campo.
Nell’altra squadra c’era Misa, e la voglia di umiliarla superò la pigrizia, facendola buttare nella mischia.
Giocò in maniera eccellente, riuscendo a non fare una delle sue solite figure di merda.
Deborah, nel frattempo, seguiva la partita, lanciando occhiate curiose a compagni di classe.
In campo, Light Yagami si destreggiava in schiacciate spettacolari, e Misa si perdeva a guardarlo con un’espressione da baccalà, causando la perdita di vari punti alla sua squadra. Di fianco alla professoressa, accovacciato in modo strano, c’era un ragazzo moro con un profondo paio d’occhiaie, che segnava il punteggio delle squadre. Poco più lontano, l’albino che aveva notato in classe stava seduto con la schiena appoggiata al muro, giocherellando con un paio di dadi.
Il famoso Mello era comodamente stravaccato su uno dei materassini da esercizio, di fianco al ragazzo coi capelli rossi, sempre munito di PSP. Entrambi non seguivano assolutamente la partita, facendosi i cavoli loro, nonostante qualche ragazza ronzasse intorno a loro.
Appena Taylor uscì dal campo, al termine della partita, Deborah le porse il cinque, che la mora batté sfinita.
-Annientata, la biondina- disse la riccia, soddisfatta.
-Hai notato… Che sono sempre le bionde… Ad essere stupide, irritanti e inutili?- le chiese Taylor, con un sorriso insolente e il fiatone.
-Sì, anche i ragazzi, dev’essere una cosa genetica- replicò lei, con un sorriso complice e riferimenti puramente casuali.
Misora, dopo aver testato tutti gli alunni sul campo, sprecò una decina di minuti nel fare la paternale agli studenti, ritenendosi non completamente soddisfatta del loro operato, ripetendo fino allo sfinimento quanto fossero svogliati e negligenti, ricordando loro che avrebbe tenuto conto anche di questo sulle valutazioni.
-…vi inviterei quindi a iniziare l’anno con più serietà, ragazzi- stava dicendo la prof, quando suonò la campanella, facendo scappare gli alunni.
-Dove state andando?! E’ il professore che decreta la fine dell’ora, non la campanella!- aveva esclamato Misora, ma era già troppo tardi.
Tutti si erano rifugiati negli spogliatoi, piantando la prof nel bel mezzo del discorso.
Le due ragazze, dopo essersi cambiate, si diressero verso il bar, dove Taylor ordinò di nuovo un caffè, guadagnandosi una curiosa occhiata da Deborah, che invece prese un altro cupcake, stavolta alla fragola. Essendo arrivate per prime, riuscirono a sedersi su uno dei pochi tavolini disponibili, con in mano i loro acquisti.
Successivamente arrivò al bancone una intera massa di studenti, che compravano la loro merenda con impazienza, ma non trovando posto se ne tornavano nelle loro aule.
Deborah, mangiucchiando il cupcake, raccontò a Taylor di come fosse più pesante la sua ora di ginnastica nella vecchia università, e di come il Tibaldi facesse sgobbare le studentesse sugli scalini, spiegandole che precedentemente frequentava un’università femminile, cosa che stupì parecchio la mora.
Finito il loro spuntino tornarono in classe, e nel tragitto, assistettero ad una curiosa scena.
Dei ragazzi abbastanza alti e muscolosi circondavano un altro studente, quello che Deborah riconobbe come l’albino della sua classe. Notò che era piuttosto magrolino, oltre che basso.
-Nate, non sei felice di rivederci?- stava dicendo uno di quegli energumeni.
-Già, e sentiamo, quest’anno ci passerai o no i compiti?- gli domandò un altro, spintonandolo.
Taylor si chinò verso Deborah.
-Ecco, scena tipica di questa scuola. Quello è Nate River, chiamato più comunemente Near, è un genio ma ritenuto parecchio sfigato. Come vedi, gli chiedono sempre i compiti, lui si rifiuta ogni volta, perciò quando riescono glieli prendono con la forza. Chissà quante botte si è preso in questi tre anni, ho perso il conto- le spiegò, stringendo le labbra con disappunto.
-Nessuno fa niente?- domandò la riccia.
-Se siamo fortunate, assisteremo all’intervento del vecchiaccio, il vice preside, ma non lo vedo nei dintorni- replicò la mora, guardandosi intorno, e si bloccò nell’osservare una figura lungo il corridoio -ma c’è qualcun altro- aggiunse, con un sorrisino compiaciuto.
-Non ho la minima intenzione di farlo…- stava dicendo l’albino, osservandoli con sguardo di sfida, nonostante tenesse la testa bassa.
Deborah lo trovò un contrasto molto curioso.
Uno dei tre bulli scoppiò a ridere, e lo spintonò violentemente contro l’armadietto, facendo sobbalzare anche la ragazza dallo spavento, quando una voce fece girare tutti i presenti.
-Ehi, scimmioni, prendetevela con quelli della vostra taglia!- urlò una ragazza dai capelli castani raccolti in due codini sbarazzini, facendosi largo tra la gente nel corridoio.
Era una delle ragazze che durante ginnastica aveva corso con Nathalie.
Aveva un’espressione furiosa senza paragoni, e la sua faccia era rossa come un peperone. Deborah ne rimase sorpresa, quella ragazza era bassa e magra almeno quanto lei, ma pareva avere un coraggio da leoni.
-Quella è Linda- la informò Taylor, con un sorriso compiaciuto, mentre la diretta interessata si apprestava a lanciare un’enciclopedia addosso ad uno dei tre ragazzi.
Loro fuggirono appena la videro arrivare, ma il tomo di duemila pagine arrivò comunque addosso all’ultimo dei tre, prendendolo sullo stinco e facendolo ululare di dolore.
Linda corse a recuperare il libro, pronta a tirarlo nuovamente, ma i ragazzi si erano dileguati. Allora si voltò verso Nate, sorridendo allegra.
-Near, stai bene?- gli domandò, e l’albino la fissò senza particolare espressione.
-Sì… Ti ringrazio…
La fanciulla arrossì lievemente, senza smettere di sorridere, poi se ne andò, salutandolo con un cenno della mano.
-Wow- fece Deborah, sorridendo ammirata.
-Già, è una tipetta che sa il fatto suo- concordò Taylor.
Ripresero a camminare verso la loro aula, incrociando persino il bidello coi vestiti punk che spazzava allegramente il corridoio. Erano convinte di trovare un po’ di pace e silenzio, ma evidentemente nulla di tutto ciò era previsto, in quella giornata caotica.
-Oh, ma guarda chi si rivede, Deborah! Non mi saluti?- disse infatti una voce odiosamente squillante, non appena varcarono la soglia della classe.
Sedute sui banchi centrali, in compagnia di qualche ragazzo, c’erano le cheerleaders. Mancavano soltanto Misa e Heather, che si erano cacciate chissà dove, mentre poco più in la, Takada osservava la scena con superiorità. Deborah stentò a trattenersi dal mandare Catherine a quel paese, la quale, dopo aver parlato, la fissava con insistenza.
-Francamente, speravo che quello di qualche anno fa fosse un “a non rivederci mai più”- esordì Deborah, secca.
La bionda rise, strafottente, avvicinandosi leggermente e masticando la solita fastidiosa cicca.
-Allora non sei proprio cambiata! Nanetta, magrolina, e tutta tette. Non ti si incula nessuno, Deborah!
-Meglio sola che male accompagnata. Continua pure a dimenare il tuo sederino, biondina, e stai sicura che prima o poi qualche uccello ti arriva dritto in culo- replicò, con un sorriso maligno.
Catherine spalancò la bocca, sconvolta, le si leggeva in faccia che era rimasta spiazzata. Taylor, che assisteva alla scena, era così impegnata a trattenere le lacrime da quanto stava ridendo che non si accorse della presenza di Mihael, che le passò di fianco, accompagnato dal rosso coi googles.
-Ehi, ehi, tesoro. C’è qualcosa che non va?- chiese mellifluo alla bionda, con un ghigno stampato sul volto terribilmente sexy.
Gli occhi glaciali si posarono su Deborah, squadrandola da capo a piedi.
-Ah, tu sei quella nuova- ricordò, continuando ad esaminarla, cosa che irritò sia lei che Catherine.
La bionda, allora, si aggrappò al braccio del ragazzo, facendogli gli occhietti dolci. Al che, il rosso alzò gli occhi al cielo, emettendo un lieve sospiro, come esasperato.
-Mi ha praticamente dato della puttana!- esclamò, sbattendo le lunghe ciglia.
Mihael puntò gli occhi su quelli della nuova arrivata, addentando una tavoletta di cioccolato che teneva nell’altra mano.
-E tu cosa le hai detto?- chiese a Catherine, senza togliere gli occhi di dosso a Deborah e masticando lentamente.
-Beh, che non se la cagherà mai nessuno, visto che è sproporzionata!- rispose, ridendo in un modo che avrebbe fatto saltare i nervi anche alla persona più paziente al mondo, e infatti, il giovane coi googles sembrò trattenersi dal pestarla.
-In realtà- la interruppe il biondo, lanciando un’eloquente occhiata a Deborah -penso che un ragazzo intelligente non si farebbe mai scappare una come lei…
Deborah, dapprima arrossita e infastidita dalla sua occhiata, scoppiò a ridere di gusto a quell’affermazione, insieme all’amico del biondo, e le parve giusto andarsene al suo posto, lasciando Catherine nella vergogna.
-Credo che tu debba rivalutare colui che ti incula, cara mia- disse tra le risate, voltandosi e iniziando a salire i gradini senza aspettare le reazione dei presenti o la risposta della bionda.
Catherine rimase a bocca aperta per diversi secondi, mentre Mihael tentava di non scoppiare a ridere in faccia alla sua ragazza.
Taylor, che era sull’orlo di un pianto isterico dovuto alle grasse risate, aveva tutto il trucco sbavato, così prese per un polso la ormai su di giri Deborah, facendola quasi cadere dalla foga e trascinandola verso il bagno femminile.
Arrivarono in breve tempo, guadagnandosi varie occhiate stranite lungo il tragitto.
Taylor spalancò la porta del bagno, e Deborah provvide a chiuderla, forse con più violenza del necessario, ma ormai ridevano entrambe senza più controllo.
-Tu sei un fottuto genio del male!- esclamò la mora, appoggiando le mani sulle ginocchia per non rischiare di cadere.
Si sarebbe mai ripresa dalla risata compulsiva che le aveva procurato tale epica scena? Si impose di calmarsi e si tolse tutto il trucco con una salvietta struccante, tirando fuori l’occorrente per rimediare al disastro causato dalla matita e dal mascara che si erano sbavati.
-Questo è il tuo primo giorno e ti sei già fatta notare dal rubacuori per eccellenza! E hai chiuso quella stronza di merda in modo me-mo-ra-bi-le! Dio mio, la stima che non ho per te.- parlò a macchinetta Taylor, mettendosi il mascara, che faceva risaltare i suoi bellissimi occhi blu.
Deborah rideva insieme a lei. Come al solito non era riuscita a passare inosservata, cosa che le sarebbe piaciuta molto, ma almeno aveva smerdato Catherine.
-Però anche lui cazzo, che bastardo a non difenderla!- disse riprendendo a ridere istericamente.
-Ma chi se ne frega di quella troia! Evidentemente anche lui non ha potuto fare nulla per salvarla.
Dopotutto hai lanciato una frecciatina anche a lui!- ribatté la mora tra le risate.
Una volta finito di truccarsi, Taylor tornò seria, con immenso sforzo.
-Deborah, voglio essere sincera con te. Non cadere nella trappola di Mihael, è molto bravo a corteggiare le ragazze e farle sentire speciali, ma alla fine non ci sarà un happy ending… Guarda Catherine, ha i giorni contati. Poi, beh, magari tu riusciresti a passare i suoi test, ma… Ti sembra giusto che una ragazza sia messa alla prova da un ragazzo senza poter fare lo stesso?
-Non preoccuparti. Detto molto sinceramente, non mi va di avere a che fare in prima persona con un puttaniere- disse, seria.
Certo, era un peccato che un ragazzo così carino fosse un poco di buono, ma d’altronde, quasi mai si trovava un ragazzo sia carino che intelligente. Mihael poteva fare tutti i test che voleva, ma la cosa che non sapeva era che nessun ragazzo si era ancora dimostrato degno di essere un suo possibile fidanzato.
-Piuttosto, volevo chiederti chi fosse quell’individuo che in classe giocava con la PSP, quello che c’era prima e che ha riso insieme a noi…
-Oh, parli di Matt- la interruppe Taylor -è il migliore amico di Mihael, ma non potrebbero essere più diversi. Infatti, Matt è il tipico nerd stile “The Big Bang Theory”, hai presente? Ma più figo. E’ simpatico, molto alla mano, quando non sta giocando a qualche videogioco, si intende.
-Capisco. E il ragazzo cupo che stava segnando i punti, durante ginnastica? Quello con i capelli neri e due occhiaie peggio delle mie stamattina. Sembrava il cocco della Misora- disse, sperando che Taylor capisse a chi si stesse riferendo.
-Ah, lui- disse Taylor, marcando il “lui” manco stesse parlando di Voldemort -lui sarebbe l’altro rappresentate d’istituto, ma sta sempre nelle retrovie. Non gli piace stare a contatto con la gente, quindi il lavoro sporco lo faccio io, non che mi dispiaccia. E sì, ci hai visto giusto, è il cocco del prof Ruvie e anche di Penber, oltre al preside. In realtà Misora lo detesta, in quanto si avvale di certificati medici per saltare le sue ore.
-In effetti pareva strambo- borbottò Deborah.
Improvvisamente suonò la campanella, segno che erano terribilmente in ritardo. Deborah controllò l’orario scolastico.
-Letteratura inglese, Halle Lidner. Dobbiamo andare- annunciò.
Le due ragazze corsero verso la loro classe, arrivando giusto in tempo per l’inizio della lezione. Si sedettero ai loro posti, seguite da molti sguardi, alcuni ammirati, altri curiosi, ed altri ancora erano fulmini veri e propri. Inutile dire a chi appartenessero questi ultimi.
-Mi sa che si è già sparsa la voce- constatò Taylor, abbassando la testa per non farsi vedere dalla prof.
-Tanto meglio- borbottò l’amica, a bassa voce -almeno mi staranno lontani.
-Non vedo l’ora di vedere chi sarà il primo ammiratore a venire da te- ammise Taylor, con un sorrisetto ammiccante.
Deborah inorridì al pensiero di ammiratori vari, non le piaceva essere al centro dell’attenzione.
-Yagami, puoi tradurre questo testo che ho appena letto?- chiese la prof ad un ragazzo, interrompendo la loro discussione.
Lui annuì, e tradusse il testo correttamente. Taylor pensò fra sé che l’avrebbe saputo tradurre anche lei.
-Molto bene, Yagami- disse la prof con tono piatto.
La Lidner, donna bionda, seria e sempre composta, era nota per la sua estrema neutralità. Non dava mai accenno di preferire uno studente ad un altro, però amava particolarmente interrogare Light. Come biasimarla, quel ragazzo stava sui maroni a tutti, tranne ovviamente a quelle ragazze che lo veneravano come se fosse un dio.
In effetti, tra lui e Mihael era in corso una sorta di sfida a chi avesse più ammiratrici.
Una cosa disgustosa, oltre che infantile e del tutto irrispettosa nei confronti di tutte le donne, pensò Taylor.
Per il resto della lezione entrambe le ragazze rimasero attente, anche se la mora lo fece soltanto per il suo amore verso l’inglese.
Finita l’ora della Lidner, ci furono due ore piene di filosofia, dirette dal professor Maity, un uomo piuttosto affascinante, dai capelli neri come la pece e una camicia leggermente aperta, che sembrava aver riattivato l’attenzione in tutte le ragazze della classe.
Deborah ascoltò con maggior interesse, non tanto per la bellezza dell’uomo, a cui dava sicuramente meno di trentacinque anni, ma per la materia, che la stuzzicava parecchio. Taylor, invece, si distrasse inevitabilmente, cominciando a scarabocchiare il suo quaderno degli appunti.
Una volta suonata la campanella di fine lezioni, le due ragazze si diressero ai loro armadietti, dove posarono i loro quaderni e libri. Deborah lasciò soltanto qualche quaderno, per poi salutare frettolosamente Taylor.
-Grazie per oggi, ora devo correre a prendere il pullman, prima di fare casini!
-Ma figurati! A domani!- la salutò Taylor, chiudendo con un calcio il suo armadietto, per poi dirigersi verso l’aula di musica dove avrebbe dovuto passare le seguenti due ore a provare con la band.
Deborah si fece strada tra la massa di alunni, che stranamente andavano in senso opposto al suo. Riuscì ad arrivare all’entrata della scuola, uscendo in cortile. Il pullman sarebbe arrivato a breve e, se l’avesse perso, avrebbe dovuto aspettare un’altra ora prima che ne arrivasse un altro, per non parlare del casino che avrebbe fatto poi con i treni.
Ad un tratto, però, sentì qualcuno afferrarle il braccio.
-Dove pensi di andare?- disse una voce maschile, con tono amichevole.






















Angolo delle Autrici


Salve gente!
Qui Misch e Becks, come sempre. La prima giornata di scuola non è ancora finita, eppure ne stanno succedendo di tutti i colori!
Cosa pensate dei personaggi?
E chi sarà lo sconosciuto che ha fermato Deborah?
Via alle ipotesi! Fateci sapere se avete sospetti, ma anche consigli per migliorare la narrazione e la storia :)
Alla prossima!!


ShinigamiGirl
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