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Autore: MandyCri    12/02/2015    12 recensioni
Una richiesta, una promessa, una dichiarazione.
- Te lo giuro Jenna. Il college non ci separerà.
Questo aveva detto Jack a Jenna quando li abbiamo lasciati.
Le cose purtroppo non vanno sempre come si spera.
E se il college invece li avesse divisi? E se questa volta non fosse colpa di Jack?
E se fosse stata Jenna la prima ad arrendersi e a non credere nel loro rapporto a distanza?
Questa volta però Jack non è da solo: Chantal ed Elizabeth lo aiuteranno con i loro metodi poco ortodossi e piani strampalati a riprendersi la sua Jenna, ma Jack sarà all’altezza delle due genitrici pazze? Riuscirà a mettere in pratica i loro piani strampalati?
Il destino si sa, certe volte è crudele, ma Jack si opporrà agli eventi contrastanti, perché si è sempre sentito “Gastone” e non “Paperino” e per lui nulla è impossibile.
Ce la farà il nostro Don Chisciotte a sconfiggere i suoi mulini a vento?
Lo scopriremo insieme.
Sequel di “Un sacco di patate. L’amore non è bello se non è litigarello”.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non è bello se non è litigarello'
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Grazie a tutti coloro che hanno aspettato questo capitolo per mesi e che hanno tenuto duro, aspettando i miei lunghissimi tempi!

Io spero che vi piaccia e di spero anche di essere stata all'altezza delle vostre aspettative.

Jack Grant resterà sempre nel mio cuore ed avrà un posto speciale, perché mi ha regalato davvero tante soddisfazioni.

Ringrazio chiunque sia passato da queste parti.

Le ragazze storiche che mi hanno seguito dal primo capitolo di “Un sacco di patate”, i centinaia di lettori che hanno messo questa storia tra le preferite, seguite e ricordate.

Siete tantissimi e non saprò mai come ringraziarvi.

Mai mi sarei aspettata tanto e devo dire che questa storia mi ha dato parecchie soddisfazioni.

Continuerò a scrivere altre storie e soprattutto finirò quelle in corso e se volete sono lì che vi aspettano.

Ritengo conclusa questa storia, perché così deve essere.

Era nelle mie intenzioni fare un sequel corto, anche se speravo di riuscire a finirlo prima.

È stato difficile scriverlo, parecchio difficile!

Grazie alle ragazze del gruppo, soprattutto ad Andrea, Antonella, Ilaria, Emily, Jacky, Valeria, Chiara e Jasmine.

…e grazie a Jack Grant!

 

Buona lettura besos MandyCri

 

§§§

 

 

CAPITOLO 13 - EPILOGO

 

Sei mesi dopo.

 

Quando Jenna vide Tess uscire dalla stanza, restò senza fiato.

Il vestito non era lo stesso che aveva visto a dicembre.

Con tutte le cose che erano successe, aveva completamente abbandonato i preparativi del matrimonio della sua migliore amica.

Gli impegni si erano accavallati uno dopo l'altro, il bambino, la furia dei genitori, Jack...

Tess si era dimostrata, ancora una volta, una vera amica.

Nonostante fosse anche lei piena di cose da fare, l'aveva aiutata in tutto e per tutto e Karol non era stata da meno: si sentiva davvero fortunata ad avere due amiche così.

Non riusciva a capire, quindi, quando avesse trovato il tempo per cambiare in modo così drastico il modello.

Anche Karol che sedeva al suo fianco sul divano, aveva l'aria sconcertata.

Jack, quando aveva saputo del bambino, aveva fatto il diavolo a quattro per far mutare i vestiti delle damigelle, perché sosteneva che, se Jenna avesse indossato un colore troppo acceso finché era incinta, suo figlio ne avrebbe risentito.

Un giorno le aveva inviato un messaggio criptico, scrivendole: oggi non ci sono. Se non è questione di vita o di morte, non cercarmi.

Ovviamente si era preoccupata.

Aveva subito risposto, chiedendo spiegazioni. Jack aveva replicato in un modo talmente lapidario che non aveva più avuto coraggio di scrivergli nulla.

Missione vestiti damigelle!

Di lui e Tess, quel giorno, nessuno aveva più avuto notizie.

Alex si era quasi disperato e nessuno era riuscito a capirne il motivo.

Era risaputo che Tess e Jack non erano propriamente la coppia perfetta! Probabilmente, il povero Alex aveva avuto paura che uno dei due non tornasse più a casa.

Ancora lo prendevano in giro per ciò che gli era uscito dalla bocca.

Eppure Jack, non si sapeva ancora in che modo, ci era riuscito.

Jenna e Karol indossavano un vestito davvero sobrio e lineare, color lilla.

Le si vedeva il pancione, ma Jenna si sentiva davvero fiera di quella protuberanza compatta, come la chiamava il genio del suo ragazzo, vezzeggiativo degno di lui: Jack trovava sempre una spiegazione matematica a tutto.

Il loro bambino, per lui, era l'incontro di uno spermatozoo con un ovulo, per lei, era un vero e proprio miracolo e così la sua pancia che cresceva a dismisura, ogni minuto di più, per Jack era una “protuberanza compatta”, per Jenna una grande seccatura!

Dentro di lei c'era una vita: ancora non riusciva a credere a quel prodigio.

Il frutto dell'amore di due cuori. Era elettrizzata e stanca.

Non riuscire a vedersi più i piedi la mandava fuori di testa.

Era, comunque, inspiegabile come Jack fosse riuscito a mettere bocca anche sull'abito di Tess.

Perché era evidente che quel meraviglioso vestito fosse il prodotto dell'eccellente gusto estetico di Jack.

L'amica era la sposa più bella che avesse mai visto. Quella particolare linea le conferiva eleganza e sembrava la facesse più magra di almeno tre taglie.

Jenna non era del tutto sicura che quel drastico cambio di modello fosse dovuto ad una particolare attenzione di Jack per l'amica, ma piuttosto, fosse dovuto alla scommessa che tempo prima lui, Tom ed Alex avevano fatto.

Era quasi certa che Jack volesse indietro il centone che aveva sganciato a Tom, qualche mese prima e riceverne sopra una cifra equivalente.

Scacciò quel pensiero e sorrise all'amica che la stava fissando piena di aspettative – Sei bellissima Tess, davvero. - le disse.

L'amica arrossì leggermente – Non è troppo semplice? - chiese, facendo una buffa ruota su se stessa e storcendo il naso con disappunto.

Karol rise – Tess non ne potevi sceglierne uno migliore! Vedrai Alex resterà a bocca aperta.

La ragazza fece spallucce – Se fosse stato per me, avrei indossato l'altro. Quello sì che era davvero spettacolare, ma Jack quel giorno era intrattabile... - lanciò una lunga occhiata al pancione di Jenna – La gravidanza non gli fa tanto bene, Jen. Se prima era uno stupido, adesso è un super stupido! - concluse.

Jenna alzò gli occhi al cielo – Dai Tess, sii clemente con lui, è solo emozionato! Non capita tutti i giorni di diventare padre. - lo giustificò.

- È stato un fulmine a ciel sereno! - ricordò Karol – Non l'avevo mai visto così avvilito e, nello stesso tempo felice, in vita mia. Da quando è venuto fuori il fattaccio, non lo riconosco quasi più. Dov'è finita la sua sicurezza, la sua arroganza e la sua tontaggine?

- Tornerà presto in sé. - la rassicurò Jenna – Chantal e Jack Senior non l'avevano presa troppo bene la notizia, all'inizio. C'è stata parecchia tensione. Secondo suo padre, questo bambino avrebbe rovinato la vita al loro unico figlio. Credo che l'intervento della signorina Rottenmeier sia stato dettato da Dio. Solo il cielo sa, cosa sarebbe accaduto a Jack.

Karol sorrise al ricordo – Mamma se è vero! L'ha ospitato per un mese, visto che i suoi genitori l'avevano buttato fuori di casa a calci e non gli volevano più parlare.

- Peccato che tutto si sia risolto! - brontolò Tess.

Jenna lanciò alla ragazza un'occhiataccia, ma non riuscì a nascondere un sorriso.

- Bè, perché mi guardate in quel modo? Poteva tenere a freno il suo coso. È giusto che i suoi genitori si siano incazzati. - si difese.

- Guarda che eravamo in due... - mormorò Jenna – Tutti si sono accaniti contro Jack, ma nessuno se l'è presa con me...

- Tu sei quella che ne fa le spese. Sei la vittima. Guarda che pancia hai! - la difese.

Jenna scrollò la testa e si accarezzò il ventre – Io sono felice, sinceramente.

- Dai ragazze! Sappiamo tutti che Chantal e Jack Senior non avrebbero mai lasciato a piedi il nostro JJ. Volevano solo punirlo e, secondo me, l'idea è stata proprio di Clara. Quella vecchia ne sa una più del diavolo. Sapete tutti, quanto le piaccia avere Jack al suo fianco che gli fa da servetto.

Tess scoppiò a ridere e Jenna la seguì a ruota.

Ormai era diventata una leggenda metropolitana.

Ciò che aveva detto Karol lo sospettavano un po' tutti.

Nonostante nessuno degli “adulti” avesse mai confessato, quella verità nascosta aleggiava nell'aria.

A tutti era sembrato strana la reazione dei genitori del ragazzo.

Loro erano sempre stati pro-Jack. Adoravano il figlio in modo smisurato e, qualche volta, questa loro completa devozione e venerazione faceva perfino venire il voltastomaco e poi, c'era anche il fatto che a lei, non avevano detto assolutamente nulla, al contrario, le facevano visita ogni giorno, mentre il loro figlioletto era schiavizzato dalla signorina Clara.

Jenna sorrise – Sono innamorata persa di lui. - confessò come se nessuno ne fosse al corrente.

- Già e non capisco proprio come sia possibile! - affermò Tess.

- Smettila di parlare sempre male di lui. Jack è un ragazzo stupendo e se non ricordo male... mi avevate raccontato come passavate i fine settimana tu e Jenna. Sognavate Jack e tu, Tess, un tempo smaniavi dalla voglia di conoscerlo e speravi che fosse proprio Jack Grant a darti il primo bacio! - la zittì Karol – Adesso basta parlare del bel professore, pensiamo solo a te e ad Alex! - concluse per tappare, in modo definitivo, la bocca della loro saccente amica.

- Sarà, ma intanto per colpa sua, indosso un abito da sposa sciatto! - rimbeccò Tess.

Jenna alzò gli occhi al cielo – Forza andiamo, sapete che in queste condizioni anche una tartaruga è più veloce di me!

- Ehi Jenna, Karol...

Si voltarono entrambe verso Tess, raggiante in quel bellissimo abito bianco – Vi voglio bene ragazze e grazie per essere qui a condividere con me il giorno più bello della mia vita.

Jenna sentì salire le lacrime agli occhi – Il primo di una lunga serie... - sospirò.

Si abbracciarono commosse, come succedeva spesso, negli ultimi tempi.

 

***

 

Svariati anni dopo.

 

Judith Elizabeth Chantal Grant sbuffava agitata, seduta sulla poltroncina di quel locale universitario.

Elizabeth le era di fronte e la osservava rapita.

Sua nipote era davvero una bella ragazza.

Aveva gli occhi azzurri del padre e i capelli lunghi e lisci della madre.

Non c'era nulla da dire, Judith aveva preso le caratteristiche migliori della fisicità di entrambi i genitori, ma non il carattere.

Ancora non si spiegava, perché sua nipote maggiore assomigliasse così tanto a Tess, in fatto di gusti musicali, modi di fare e, purtroppo, anche nel vestiario.

Judith, soprannominata da tutti Pippi, per via dell'evidente difficoltà nel pronunciare per intero il suo nome, amava la stravaganza dell'amica storica di sua figlia e, fin da piccola, l'aveva imitata in tutto e per tutto.

Avevano cercato di deviarla da quella adorazione, ma, evidentemente, nessuno era riuscito nell'intento e Pippi sfoggiava, proprio in quel momento, un'assurda minigonna a righe orizzontali nere e bianche ed una canotta gialla fluorescente dal gusto, a dir poco, discutibile.

Jack era disperato.

Sua nipote non ometteva, praticamente mai, qualcosa di vistoso e, particolarmente colorato, nel suo abbigliamento.

A favore di Pippi, Elizabeth poteva almeno dire che, al contrario di Tess, non appariva del tutto ridicola, come la zia acquisita.

Il suo fisico magro e slanciato le permetteva quasi ogni cosa.

Si trovavano in quel locale proprio per lei, riuniti per il suo diciottesimo compleanno.

Pippi aveva supplicato Jenna e Jack parecchi mesi per avere quella serata e, alla fine, i due piccioncini innamorati avevano issato bandiera bianca, ma con un'unica condizione, condizione dettata da Jack: il padre più protettivo e geloso che lei avesse mai conosciuto sulla faccia della terra.

La sua bellissima nipotina aveva accettato la proposta del genitore, suo malgrado, avvilita e infelice, visto che era l'unica possibilità che aveva.

Pippi avrebbe avuto la sua festa di compleanno nel locale più bello di tutta Princeton, quello frequentato da tutti i giovani universitari rampanti, solo ed esclusivamente, in presenza di tutta la famiglia e, dato che sua nipote non era decisamente una stupida, aveva acconsentito e così tutti si erano riuniti.

Alla sua sinistra, erano beatamente accomodati Tess, Alex e Robert, il loro turbolento figlioletto, disordinato, cicciottello e rompipalle.

Ogni tre per due, si infilava il dito nel naso e scavava, nonostante i suoi quindici anni suonati.

Elizabeth avrebbe voluto tanto avere un'accetta e porre fine a quel disgustoso passatempo.

Purtroppo Robert aveva preso il carattere dispotico, nonché l'aspetto fisico della madre. Non si poteva certo dire che fosse un adone, però, poco ma sicuro, movimentava sempre i loro ritrovi.

Tess non era dimagrita nemmeno un grammo ed Alex era rimasto il ragazzo dolce e, decisamente, innamoratissimo di un tempo.

Insieme a Tom mandava avanti la ditta che Elizabeth aveva creato e che, dopo la nascita della secondogenita di Jenna e Jack, gli aveva completamente affidato.

Alla sua destra Chantal e Jack Senior, la coppia più duratura di sempre, discutevano con Karol e Tom di chissà cosa.

Karol teneva in braccio Emily, una dolcissima bambina di circa tre anni, dagli occhi nocciola e stanchi. La bimba cercava di stare sveglia con tutte le sue forze, incuriosita dai rumori e dalla moltitudine di persone, ma di lì a qualche minuto, si sarebbe, senza ombra di dubbio, addormentata.

Tom aveva sfondato nel football. Era diventato un professionista di tutto rispetto e aveva fatto soldi a palate.

Si era ritirato per un grave infortunio e aveva affiancato Alex.

Non appena aveva smesso con il football, aveva accontentato il desiderio di Karol e si era deciso a mettere su famiglia, così era arrivata anche Emily.

Ad Elizabeth mancava avere un bimbo piccolo da accudire, ma era solo questione di tempo.

Guardò la pancia gonfia di sua figlia e sospirò felice.

Suo genero sembrava ancora un ragazzino, nonostante qualche capello grigio cominciasse a spuntare dalla folta capigliatura.

Jack era ancora il professore più ambito tra le studentesse e Jenna ne era, oltremodo, gelosa.

Quel ragazzo aveva dimostrato a tutti che era un tipo in gamba.

A Princeton aveva fatto carriera.

Aveva una cattedra tutta sua, scriveva articoli per la rivista più esclusiva dei “genialoidi” del suo settore e l'università gli aveva dedicato un'aula a suo nome, dopo l'importante scoperta di fisica che aveva fatto con i suoi collaboratori.

Che fosse stata fortuna, intuizione o studio, Jack Grant era diventato il più famoso fisico di tutti gli Stati Uniti. Era lui che i suoi colleghi cervelloni chiamavano, quando non venivano a capo di chissà che formula complicata. Era lui che tutti cercavano per avere risposte impossibili. Era sempre lui quello che poteva dire l'ultima parola ai convegni.

Perché che fosse un genio o no, Jack era sempre il più preparato di tutti.

Erano tutti orgogliosi di lui, lei compresa, anche se, esattamente, non aveva ancora capito cosa avesse scoperto!

Jenna lavorava ancora al giornale e rispondeva alle lettere incredibilmente stupide di adolescenti arrapate e sempre più scaltre.

Se la cavava bene e, a guardarla, sembrava anche lei la ragazzina di un tempo.

Gli stessi occhi grandi e verdi pieni di amore, ma con quella luce di gioia che era impossibile non notare.

Elizabeth sapeva di chi era il merito e, ancora una volta, benedì suo genero.

Chi l'avrebbe mai detto?

Anche se... una piccola parte di merito in quella storia d'amore, ce l'aveva anche lei.

Elizabeth spostò lo sguardo sulla secondogenita di Jenna e Jack.

Clara Karol Tess, detta Clara Karol Tess, sedeva composta sul divanetto, vestita di tutto punto.

Tutti i componenti di quella comitiva, compresa la cara vecchia Clara Zimmermann che, purtroppo, li aveva lasciati qualche anno prima, avevano cercato di scongiurare un altro attentato ad un esserino indifeso, ma senza alcun risultato.

Purtroppo, sua figlia e suo genero avevano pessimi gusti in fatto di nomi e, anche alla sua seconda nipotina, era stata affibbiato un nome dal gusto alquanto ignobile.

Ma i due pazzi non avevano voluto sentire ragioni.

Il peggio era stato, quando avevano cercato un nomignolo per la bambina, insomma qualcosa di più corto e facilmente pronunciabile.

Lì, si era capito a chi somigliasse Clara...

Fisicamente non c'erano dubbi.

Clara era il clone di Jack con quegli occhi azzurri e i folti capelli scuri e ricci.

Il problema era la sua mente, il DNA di Jack era stato praticamente fotocopiato sulla sua adorata nipotina minore e non c'era stato verso di farle cambiare idea sul nome.

Si infastidiva perfino, quando la chiamavano semplicemente Clara: lei era Clara Karol Tess!

Fortunatamente, Clara aveva anche preso da Jenna il carattere mite, perché se fosse stata anche socievole come il padre, sarebbe stata una bomba ad orologeria.

Quella ragazzina era un genio matematico come il suo vecchio e, non occorreva nemmeno dirlo, Jack era orgogliosissimo di lei.

Elizabeth era incappata in alcune loro discussioni da cui era fuggita con le mani nei capelli.

Il peggio era stato quando, inavvertitamente, li aveva sentiti parlare di bambini... Jack stava spiegando alla ragazzina come nascevano.

Era stato un déjà-vu terribile fatto di spermatozoi, colli uterini e altri termini tecnici che le davano ancora i brividi.

Con Pippi non c'erano stati questi problemi.

Judith aveva azzittito il padre, spiegando per filo e per segno, in termini molto pratici e fanciulleschi, come nascevano.

Avevano riso tutti, osservando le orecchie di Jack cambiare colore e passare dal rosa pallido ad un rosso acceso, in pochi secondi.

Jack aveva chiuso il discorso, spiattellando una campagna pubblicitaria incredibile a favore una nota marca di profilattici: Pippi, all'epoca, aveva solo dieci anni!

Elizabeth osservò nuovamente il pancione di Jenna e sorrise.

Avevano avuto quattro mesi per pregare che fosse un'altra bambina.

La ragione era alquanto semplice: non c'erano più nomi di persone care da aggiungere al primo scelto.

Con Clara Karol Tess erano finite le opportunità.

Al massimo la bimba si sarebbe chiamata come la nonna paterna.

Tutti avevano sperato in un miracolo, tutti tranne Jack che voleva disperatamente un maschietto.

Probabilmente il professore aveva pregato Dio più di loro, perché invece il loro terzogenito, sarebbe stato proprio un bambino: Albert Alex Tom.

Un vero e proprio scempio!

- Ehi, nonna?

Judith le si avvicinò quatta, quatta, distogliendola dai suoi pensieri.

Elizabeth le sorrise e le fece posto accanto a sé.

- È arrivato il momento? - le chiese sua nipote, speranzosa.

Liz sorrise e si guardò intorno.

Jack era distratto e stava cercando di parlare con Jenna, urlando per sovrastare la musica alta.

- Via libera. - confermò.

Pippi si alzò con naturalezza – Vado in bagno. - disse con disinvoltura.

A quelle parole Jack si alzò subito e la ragazzina si girò verso di lei in cerca di aiuto.

Elizabeth grugnì. Possibile che Jack fosse sempre sull'attenti quando in ballo c'erano le sue figlie?

Passava dalla modalità stand-by a quella di super papà, nella frazione di un secondo!

Judith la guardò spaesata, ma fu Jenna a risolvere la cosa, strattonando i pantaloni del marito – Jack! Albert si è mosso!

A quelle parole il genero si sedette subito di colpo e mise una mano sul pancione di Jenna – Oh no! Me lo sono perso un'altra volta.

Jenna lo guardò con amore – Resta così, vedrai che a breve, darà un altro calcio.

Jack la guardò titubante.

Era palese che fosse combattuto tra la voglia di sentire muovere la creatura che aveva in grembo la moglie e la gelosia morbosa che provava per la figlia maggiore.

Lasciarla andare in bagno da sola a diciotto anni era, praticamente, inconcepibile per lui.

Jenna poggio la sua mano su quella di Jack e poi, senza farsi notare, fece l'occhiolino alla figlia – Sono sicura che farò un'altra capriola. - disse, sicura.

Jack si adagiò e Pippi scappò.

Elizabeth la seguì con lo sguardo e, quando vide che era arrivata alla meta, sorrise soddisfatta.

Era finalmente arrivata l'ora di riavviare la sua attività preferita: il complotto!

Vide la nipote parlare con il ragazzo che le piaceva e si sentì al settimo cielo.

Aprì la sua borsa e controllò i documenti che aveva infilato qualche ora prima. Quel Sebastian era a posto, gli esami del sangue erano perfetti, almeno da quel punto di vista si sentiva tranquilla!

Jack poteva essere quel genio che il mondo credeva, ma era sempre il solito tontolone, ancora una volta si era fatto fregare!

 

***

 

Jack guardò di sottecchi Judith Elizabeth Chantal allontanarsi con quello studente del suo corso.

Mantenne la mano sul pancione di Jenna, perché desiderava tanto sentire il suo piccolo Albert muoversi, nonostante non fosse certo la prima volta e, nonostante, sapesse benissimo che era stata solo una scusa per far allontanare Judith, senza che lui la seguisse.

Aveva notato da un bel po' che Pippi andava a trovarlo troppo spesso alle lezioni, soprattutto quando c'era una persona in particolare.

Non era stato difficile fare due più due.

In passato era stato anche ingenuo, ma non era più lo sprovveduto ragazzino di diciotto anni alle prese con il suo primo grande amore, anche se era divertente lasciare credere agli altri il contrario.

Proprio quel giorno, aveva preso da parte Sebastian e gli aveva parlato chiaramente: se solo avesse fatto soffrire sua figlia, l'avrebbe castrato, senza contare che la sua carriera universitaria sarebbe finita in un lampo.

Per le questioni “tecniche” non aveva dubbi che Elizabeth avesse fatto la sua parte, memore di quello che aveva passato lui e, quei documenti che nascondeva malamente nella borsa, ne erano sicuramente la prova.

Lasciò passare diversi minuti, poi si alzò – Mi sa che vado a prendermi qualcosa da bere. - esclamò, stiracchiandosi.

Non ascoltò le proteste di sua suocera e il richiamo di Jenna che affermava seriamente che Albert aveva appena eseguito un triplo axel nella sua pancia.

Si diresse a fatica verso il bar, tra la calca del locale.

Non aveva nessuna intenzione, più o meno, di interferire nella vita amorosa di sua figlia o nei piani strampalati di Elizabeth.

Avrebbe lasciato in pace sua figlia il giorno del suo diciottesimo compleanno! Ma per chi l'avevano preso?

Solo che era così divertente vedere le sue donne all'opera...

Non poteva certo negare loro il piacere di credere di averlo fregato ancora una volta, insomma lui era un gentiluomo!

Quando riuscì finalmente ad ordinare e a prendere il suo drink, Jack si appoggiò al bancone, soddisfatto.

Sorseggiò il liquido scuro, poi chiuse gli occhi e sorrise.

Non poteva essere più felice di così.

La vita gli aveva dato tanto e lui era grato a Dio per ogni secondo vissuto.

Aveva avuto i suoi problemi come chiunque altro al mondo, ma a conti fatti, le gioie avevano superato di gran lunga i dolori.

Aveva vissuto, in tutta la sua pienezza, ogni istante e, a parte qualche cazzata commessa, non avrebbe cambiato nulla.

Anche gli errori più grossolani avevano contribuito a portarlo proprio in quel posto, in quel momento a pensare e godere di una felicità che non poteva nemmeno quantificare.

Quando riaprì gli occhi, la vide.

Più bella che mai, camminare incerta in quell'abito troppo grande, troppo goffo.

L'amore della sua vita, la donna che aveva reso possibile tutto, la donna che gli aveva donato quel tripudio che, nemmeno lontanamente, Jack aveva sperato esistesse davvero.

Jenna, in quel preciso istante, sembrava più che mai un sacco di patate con quella panciona esagerata e quel vestito orrendo.

Ma non era un sacco di patate, era un sacco colmo di oro e diamanti.

Un tesoro prezioso che, svariati anni prima, gli era piombato, letteralmente addosso.

Un flashback gli morse il cuore.

Appoggiò il bicchiere ancora pieno sul banco e si lanciò verso di lei.

Jenna lo stava cercando disorientata, perché non riusciva a vederlo.

Jack la urtò di proposito, spintonandola leggermente.

- Ehi! Sta attenta a dove vai! - l'apostrofò.

Jenna alzò gli occhi verso di lui e il suo volto si colorò di un sorriso bellissimo – Ehi! Sta attento tu! - lo canzonò.

- Ti sei fatta male? - le chiese con dolcezza.

- Ho il compito di matematica alla prima ora... - mormorò lei.

Jack non riuscì a non sorridere.

- Io sono Jack Grant. - disse, allungando la mano verso di lei.

- So chi sei. - gli rispose – Chiunque qui ti conosce, Jack Grant. Sei il ragazzo più popolare della scuola... io sono Jenna Taylor.

- Come te la cavi in matematica? - le domandò.

- Sono un'asina.

- Davvero? Ti potrei aiutare io, sono discretamente bravo in quella materia... potrei darti delle ripetizioni private, sempre se vuoi...

Una lacrima scese dal viso di sua moglie – Credo che avrò bisogno di te per tutta la vita, allora...

- Sono qui per questo.

Jack le sfiorò la guancia con le dita per asciugare quella lacrima dal volto di sua moglie.

- Ti amerò per sempre Jenna Taylor Grant.

Jenna lo fissò, poi alzò il dito medio e glielo piazzò davanti alla faccia – Anch'io Jack Grant!

Scoppiarono a ridere insieme, felici e innamorati.

 

 

...Si rialzò prontamente e le tese la mano – Ti sei fatta male? – le chiese con gentilezza.

La ragazza fece una smorfia non ben definita e, rifiutando il suo aiuto, si issò da sola. Si pulì i jeans decisamente troppo larghi per lei e lo guardò in malo modo – Ho il compito di matematica alla prima ora e per colpa tua, ho perso minuti preziosi. – gli disse con cattiveria, additandolo come se fosse un pericolo per la società.

Jack strabuzzò gli occhi. Questa poi… non solo l’aveva travolto e atterrato, ma gli stava pure dando la colpa dell’incidente – Senti cicciona sfigata - disse stizzito e arrabbiato – Sei stata tu… - non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che la ragazza alzò il dito medio in segno di saluto e sparì dietro l’angolo.

 

***FINE***

 

 

GRAZIE!

 

 

   
 
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