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Autore: Siraka    12/02/2015    4 recensioni
Cosa farà Daehyun quando, a causa di un compleanno dimenticato, si ritroverà a dover aiutare Jong Up, il ragazzo più imbranato della scuola, a eccellere in qualcosa?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daehyun, Jongup, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente era arrivata la domenica! Rimasi a letto fino alle 10:00; quando mi alzai corsi in camera di mio fratello, che ancora dormiva, saltai sul suo letto e gridai:
<< Jae, svegliati presto! >>
Si svegliò di colpo e, ancora assonnato, mi chiese:
<< Cos….. che succede Dae? Va a fuoco casa? >>
<< No……. TANTI AUGURI! >>
Mi beccai una cuscinata in faccia!
<< Mi vieni a svegliare di domenica mattina, con un salto sullo stomaco e urlandomi “Tanti auguri”……. Non capisco se sia un gesto d’amore o un modo carino per ammazzarmi >> mi disse mentre si stropicciava gli occhi.
Risi divertito.
<< Stamattina preparo io la colazione! >> dissi.
<< Così prende davvero fuoco casa! Non ci pensare nemmeno mio caro Dae >>
<< E’ successo solo una volta! E poi voglio farti riposare almeno oggi dato che fai sempre tutto tu >> dissi con entusiasmo.
<< Per carità, distruggeresti la casa! >> scherzò.
<< E dai, lasciami provare. Ormai ho 19 anni non sono più un bambino >> protestai.
<< Va bene >> accettò lui.
Corsi di sotto a preparargli le frittelle e, dopo essermi ustionato una mano, aver dato fuoco a due stracci, essere scivolato sulle ciabatte e aver rovesciato tre volte il latte, gli portai la colazione a letto.
<< Voilà! >>
Jae mi guardò preoccupato.
<< Non hai distrutto mezza cucina vero? >> mi sfidò con lo sguardo.
<< No, figurati! Adesso finisci la tua colazione-regalo, io mi vado a vestire >> corsi in camera mia a cambiarmi. Mentre mi sfilavo la maglia pensavo a Jong Up…
Se oggi lo spaventassi balzandogli addosso da dietro, riderebbe o mi prenderebbe a pugni?
Se lo baciassi sul collo, arrossirebbe o sorriderebbe?
Se intrecciassi la mia mano con la sua, diventerebbe bollente o no?
Se gli mettessi le mani sotto la maglia………. Ok, stavo veramente degenerando.
Mi tirai uno schiaffo, poi uscii dalla mia stanza e andai a salutare Jae che intanto si era vestito.
<< Vai da Jong Up? >> mi chiese.
<< Si >>
<< Bene. Divertitevi! >> sorrise lui.
Uscii di casa e andai davanti alla palestra dove lo vidi aspettarmi. Mi salutò. Salutai anch’io.
<< Come va? >> mi chiese sorridente.
<< Bene >> ora che sono con te,  pensai. Ok, dovevo riprendermi, non era da me pensare queste cose.
<< Allora andiamo ad aiutare Jun? >> mi chiese.
<< Si! Sai dove dobbiamo andare? >>
<< Non ho ben capito. Tu? >>
<< Tranquillo: ti ci porto io >> gli sorrisi e, presagli la mano, lo portai fino ad un agriturismo molto grande, vicino alla foresta. Erano già iniziati i preparativi per la festa e Jun stava dando direttive.
<< Heyla, Jun! >> salutammo.
<< Ciao ragazzi. Siete venuti a dare una mano? >> ci chiese poco prima di gridare contro un ragazzo che aveva fatto cadere una lanterna.
<< Si>> rispose Jong Up << Cosa possiamo fare? >>
<< Uhm….. potreste portare i piatti sul tavolo >> rispose lui.
<< Ok. Andiamo Daehyun >> mi tirò per un braccio fino all’interno dell’edificio e mi diede una pila di piatti da portare fuori.
<< Come mai mettono le lanterne? >> mi chiese mentre cercavamo di non far cadere niente.
<< La prima volta che si sono incontrati, lui e Jae erano in un posto pieno di lanterne. Vuole ricreare l’atmosfera in questo luogo perché qui ci sono tutti i nostri ricordi più belli…. >> dissi mentre posavo i piatti sul tavolo. Mi passai una mano sulla fronte per levare il sudore: avevo appena scoperto che i piatti pesavano!
Lavorammo fino all’ora di pranzo, aiutando un po’ di qua, un po’ di là, facendo anche qualche pasticcio che subito veniva ripreso da Jun che ci sgridava. Quel piccoletto sapeva davvero il fatto suo!
Finalmente potemmo riposarci un po’, anche se a dirla tutta fu lui a mandarci a passeggiare perché stavamo facendo davvero troppi disastri. Dissi a Jong Up di seguirmi.
Mi guardò confuso ma si fidò di me e mi seguii. Dietro alla foresta c’era un posto bellissimo che conoscevo solo io: c’era un grande lago che sembrava d’argento e un albero isolato dal resto, molto grande.
Jong Up rimase sorpreso e meravigliato da quello spettacolo.
<< Wow, è bellissimo! >> esclamò.
<< Già, andiamo a sederci sotto l’albero! >> e ci dirigemmo presso la sommità della grande quercia. Ci sedemmo e mi tornarono in mente tanti ricordi, alcuni felici alcuni tristi ma sempre bellissimi.
<< Come lo hai scoperto? >> mi riportò alla realtà Jong Up.
<< Quando ero bambino venivo spesso qui a giocare. Un giorno mi perdetti e trovai questo posto meraviglioso: lo chiamavo “il mio angolo di paradiso” perché era il mio posto segreto. Mi divertivo tanto ad arrampicarmi su questo albero o a nuotare nel lago. Mi sentivo libero da ogni preoccupazione, sicuro di potercela fare in ogni occasione. Era come un sogno e, come tale, finiva quando mi chiamavano i miei genitori. Tra i 14 e i 17 anni scappavo spesso di casa per venire qui soprattutto quando………… >> mi fermai di colpo. Era un ricordo troppo doloroso e non credevo di essere ancora pronto.
<< Quando……? >> fece eco Jong Up.
<<……….. quando i miei genitori morirono >> non riuscii a fermare una lacrima ma feci di tutto per nasconderla. Sembrò sconvolto ma alla fine mi chiese:
<< Come è successo? >>
Avevo paura a parlarne, erano passati tanti anni ma nessuno mi aveva mai chiesto come mi ero sentito. Io per primo respingevo questi pensieri…… ma forse era arrivato il momento di guardare in faccia il passato.
<< Avevo 14 anni……… mio fratello era in ritardo di 10 minuti e, dato che lui è sempre stato un maniaco della puntualità, i miei si preoccuparono. Ero seduto sul tappeto a leggere un libro e li vedevo girare per casa, col telefono in mano che cercavano di chiamarlo. Ma tutto era inutile: Jae era irraggiungibile. Subito si misero le giacche e mi dissero di rimanere a casa….. che sarebbero tornati presto…… >>
Non riuscivo ad andare avanti, sentivo la tristezza venirmi addosso e la voglia di piangere farsi sempre più forte ma non potevo fermarmi, non ora.
<< ….. uscirono di corsa, con la pioggia, e presero la macchina. Li salutai dalla finestra e tornai a leggere quando, di colpo, andò via la luce. Avevo una gran paura del buio ma cercai di farmi forza e, alzatomi dal tappeto, andai a prendere una torcia. Ma la mia paura prese il sopravvento: non trovando niente davanti a me ma solo il vuoto cominciai a chiamare mia madre, poi mio padre, infine mio fratello. Cercavo di convincermi che stavano già tornando ma non fu così. Mi rannicchiai per terra sperando di sentire un rumore o un suono familiare, ma niente. Cominciai a piangere: ero solo. Era una sensazione orribile. Dopo quasi mezz’ora sentii le chiavi nella serratura, alzai la testa e vidi sulla porta mio fratello, completamente fradicio, corrermi incontro e abbracciarmi. Lo abbracciai anch’io per la felicità di non essere più solo ma quando domandai dov’erano mamma e papà lui scoppiò in lacrime dicendomi “Tranquillo, sarò io a prendermi cura di te d’ora in poi”. Fu così che scoprii che i miei avevano avuto un incidente con un’altra macchina. Più tardi venni a sapere che Jae aveva assistito alla loro morte e che, dopo l’arrivo della polizia, era corso a casa da me ringraziando l’universo che io non fossi in quella macchina. Il suo cellulare non prendeva bene per questo non aveva risposto. Da allora si è sempre preoccupato per me, non mi ha mai fatto mancare niente e ha sempre sorriso. Sapevo quanto impegno ci mettesse per rendermi felice, tanto che alcune volte mi dimenticavo della perdita, ma spesso avevo bisogno di scappare e quando venivo qui finalmente realizzavo……. Che i miei genitori…….. non sarebbero più tornati >>
E detto questo cominciai a piangere senza più trattenermi. Jong Up mi prese tra le sue braccia e mi strinse a sé. Appoggiò la sua mano sulla mia testa e la portò sul suo petto.
<< Mi dispiace per quello che ti è successo ma almeno avevi tuo fratello su cui contare >>
<< Hai ragione e gliene sarò sempre grato. E’ solo grazie a lui se sono quello che sono >>
Dissi mentre mi asciugavo le lacrime. Passò qualche minuto poi riuscii a riprendermi del tutto.
<< Come ti senti? >>
<< Non lo so…… forse più libero. Non mi ero mai aperto fino a questo punto. Ma ora dimmi di te >>
<< Di me? E cosa potrei dirti? >>
<< Parlami della tua famiglia >>
<< Mmmmm…….. ok. Sono nato e cresciuto qui e, al primo anno di liceo, i miei decisero di traslocare in un’altra città. Io non volli andare con loro e litigammo così scappai da mia cugina che abitava nel mio attuale appartamento. Inizialmente fu una guerra ma alla fine mi fecero rimanere a patto che, quando mia cugina avrebbe lasciato l’appartamento, io sarei dovuto andare da loro >>
<< Quindi adesso vivi con tua cugina? >>
<< No >>
<< Come no? >>
<< Vedi, lei se n’è andata da due anni ma questo loro non lo sanno e io vivo tranquillo. Lei continua a reggermi il gioco >> sorrise.
Lo guardai negli occhi.
<< Cosa ti ha spinto a rimanere qui? >>
<< Le persone che conosco, i familiari e…….. tu >>
Rimasi stupito per un istante.
<< Io? Ma non ci conoscevamo neanche >>
<< E’ vero però….. tu già mi piacevi. Io sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto ma tu non mi guardavi mai. Avevo paura di dirtelo ma quando quella sera ti sei dichiarato, ero così felice che avrei potuto urlare. E ogni minuto che passo con te mi rendo conto che ho fatto la scelta giusta >>
Il sorriso che feci quando sentii quelle parole fu unico. Lo strinsi forte a me.
<< Ti amo Jong Up >>
Appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
<< Anch’io Daehyun >>
Ora che sapevo qualcosa in più di lui lo sentivo più vicino ed ero felice. Avrei voluto vedere tutti i lati del suo carattere, tutte le sue espressioni e sentii un desiderio pervadermi: il desiderio della sua pelle. Non capivo bene il perché ma desideravo il contatto con la sua pelle.
Intrecciai la sua mano con la mia ma sentivo che non mi bastava. Avevo paura di queste nuove sensazioni.
<< Si è fatto tardi. Non dobbiamo andare a prendere tuo fratello? >>
<< Si, hai ragione >>
Mi sentivo stranamente in salvo. Ci alzammo e, con il consenso di Jun, andai a prendere Jae. Jong Up rimase lì per aiutare a finire le ultime cose anche se era abbastanza maldestro e non credevo che Jun gli avrebbe fatto toccare qualcosa.
Arrivai a casa molto in fretta e, dopo essere entrato, salii le scale e vidi mio fratello che rimetteva a posto i libri.
Che maniacale: li metteva in ordine per colore, anno di stampa e autore!
<< Ancora con questa smania? >>
Saltò come un felino dopo uno sparo.
<< Jung Daehyun, tu vuoi uccidermi!? >>
Qualcosa mi diceva che non mi aveva sentito rientrare.
<< Ad ogni modo, possiamo fare una passeggiata? Ho bisogno di parlarti >> dissi serio.
<< Va bene….. come mai quella faccia preoccupata? >>
<< Ne parliamo strada facendo >>
Era perfetto: così riuscivo a portarlo alla festa e a parlargli senza problemi.
Uscimmo di casa e, verso metà strada, mi decisi a parlare:
<< Oggi ero vicino a Jong Up e…… sentivo il bisogno di…… >> mi vergognavo come un ladro.
<< Volevi spogliarlo, dico bene? >>
L’inaspettata frase diretta mi fece nascondere la faccia sotto il cappuccio della felpa. Jae mi diede una pacca sulla spalla.
<< Non è una brutta cosa. Cerchi l’intimità con il tuo compagno, è una cosa normale. E’ successo anche a me>>
<< Ma tu Jun non l’hai mai sfiorato >> puntualizzai.
<< E’ vero però la voglia c’era. In realtà ti devo confessare una cosa: quando ci mettemmo insieme, lui era abbastanza piccolo ed eravamo in imbarazzo: io mi sentivo un maniaco mentre lui aveva paura. Decidemmo così che solo quando lui avrebbe avuto la mia stessa età, ossia 17 anni, avrei potuto toccarlo. Quindi, quando lui si sentirà pronto, io mi farò avanti >>
In quel momento un mondo si aprii nella mia testa: ora capivo perché il loro era un amore casto.
<< Quindi, mio caro Dae, non ti devi preoccupare. Se tu ami davvero Jong Up non ci saranno barriere tra voi, è un nuovo passo ed è importante, ma se sarete in sintonia non c’è niente che vi potrà bloccare >>
Mi sorrise e mi tirò una pacca sulla spalla. Jae sapeva sempre come aiutarmi…… anche se le sue frasi dirette mi imbarazzavano parecchio!
<< Dae, il sole sta per tramontare, torniamo a casa >>
Oh no, non potevamo tornare a casa! Che faccio, che faccio, che faccio?
<< Ehm….. no. No, perché non andiamo a quell’agriturismo dove ci portavano mamma e papà? Te lo ricordi, no? >>
La sua faccia si incupì un po’.
<< ……… Dae non credo sia una buona idea. Non….. non mi sento pronto >>
<< Dae, io credo che sia ora di dare un taglio al passato. Hai sofferto anche troppo. Se ti devo dire la verità, molte volte avevo paura che provassi ad ucciderti>> dissi scherzando.
<< A dire la verità ci ho provato tre volte ma poi mi assalivano i sensi di colpa, così…. >>
Non finì la frase che gli tirai un calcio.
<< Sei un deficiente! Al posto di parlare con me dei tuoi problemi, provavi a suicidarti? Deficiente, deficiente, deficiente! >>
Cercavo di essere scherzoso ma la sua affermazione mi aveva sconvolto.
<< Si, hai ragione. Da oggi in poi parlerò con te se avrò qualche problema >>
<< Anche perché se non lo fai ti uccido >>
Rise.
<< Siamo quasi arrivati >>
Eravamo davanti all’entrata.
3…. 2…. 1…..
<< SORPRESAAAAAAAAAA!!! >>
L’urlo felice delle mille persone  che ci attendevano rimbombò e fu la prima volta che vidi Jae con una faccia sorpresa. Mi sembrava impossibile!
Più che una faccia sorpresa rimase incantato dalla bellezza delle lanterne e dal fatto che Jun era riuscito a rintracciare tutti i suoi amici più cari. Non si muoveva più. Cominciai ad avere paura che si fosse pietrificato.
<< Jae? >> gli agitai una mano davanti alla faccia.
<< Io…  >> e si mise a piangere come una fontana.
Arrivò Jun e, vedendolo così, lo abbracciò dolcemente, come fa un genitore con il suo bambino.
Tutti i presenti si commossero lanciando un “AAAAWWWWWWWW” e batterono le mani.
<< Grazie Amore >> disse mio fratello.
<< Per te questo e altro >> rispose Jun.
Finalmente Jae riuscì a chiudere i rubinetti e potemmo festeggiare. Fu una festa grandiosa: musica, ballo, happy hour e drink ( analcolici vorrei sottolineare).
Io però mi ero perso Jong Up. Lo ritrovai dopo un quarto d’ora.
<< Hey, non ti vedevo più >>
<< Dae! Ti stavo cercando! >>
<< Anch’io>>
<< Ehm… volevo… invitarti a….. >>
<>
Sorrise. Ormai lo conoscevo fin troppo bene il mio Jong Up.
Ommioddio, avevo davvero pensato “il mio Jong Up”?
Ballammo tutta la sera e scoprii che non me la cavavo poi tanto male. Mi divertii un sacco.
Incontrammo anche Yongguk e Himchan e parlammo un po’.
<< Voglio proprio vedere come farete ad alzarvi domani mattina >> disse Yongguk.
<< E dai, prof, non ce lo ricordare >> borbottai.
<< E poi ti ricordo che anche tu farai tardi! >> gli disse Him mettendogli le braccia intorno al collo.
<< Va bene: per domani vi giustifico io! >>
<< Sei un grande Bang! >> e si beccò un bacio sulla guancia dal suo ragazzo.
Da lontano vidi mio fratello che, anche se era la sua festa, non osava ballare e Jun che lo tirava per un braccio.  Non capivo cosa si dicessero ma i loro comportamenti parlavano chiaro quasi come se potessi sentirli:
<< E dai, buttati >>
<< Lo sai che non sono bravo >>
<< Amore, ho organizzato questa festa per te e tu non la apprezzi >> Jun incrociò le braccia e gli diede le spalle. Mio fratello si alzò e gli mise le mani intorno alla vita.
<< Ma io apprezzo quello che hai fatto per me…… >> sospirò << …..e va bene, ballerò con te! >> Subito Jun si girò e lo baciò sorridente per poi portarlo in mezzo alla pista.
<< Daehyun? >> Jong Up mi tirò dalla maglia.
<< Si? >>
<< Io sono un po’ stanco >> mi guardò con i suoi occhi da cucciolo.
<< Allora andiamo nel “nostro posto”……. >> sorrisi << …..lì nessuno ci disturberà >>
Sorrise e scappammo via. Quando arrivammo, ammirammo la luna che si rispecchiava sull’acqua cristallina e l’ambiente illuminato grazie al riflesso. Ci sedemmo vicino al lago e cominciai a fare i dispetti a Jong Up schizzandolo.
<< Hey >> e mi schizzò anche lui.
<< Questa è guerra >> dichiarai e cominciammo a inseguirci a vicenda, schizzandoci e ridendo fino a quando Jong Up non inciampò su una pietra e mi cadde addosso.
<< Oh no, scusami >> disse preoccupato.
Scoppiai a ridere. Mi guardò stranito.
<< Era da tanto che non cadevi >> sorrisi.
Provò a rialzarsi ma lo tenetti stretto a me. Mi guardò e notai il suo rossore sotto la luce riflessa della luna.
<< Arrossisci ancora? >>
<< E’ colpa tua >>
Gli lasciai un leggero bacio a stampo sulle labbra.
<< Amo quando fai così >>
I nostri sguardi erano complici, le nostre dita intrecciate e sentivamo il desiderio delle nostre labbra.
Mi avvicinai lentamente alle sue labbra e quando le unii alle mie mi sentii andare a fuoco. Non riuscivo più a staccarmi da lui, al contrario, cercavo il contatto.
Il suo odore mi mandava in estasi e cominciai a baciarlo più intensamente.
Quando sentii le sue mani sotto la mia giacca capii che non era solo un mio desiderio ma aveva paura. Fui io allora il primo a mettere le mani sotto la sua felpa a contatto col suo fisico scolpito. Allontanò qualche instante il suo viso dal mio e mi guardò perso.
<< Cosa c’è? >> lo portai sotto di me.
<< Niente >> e tornammo a baciarci come prima.
Cominciai a levargli la maglia e a baciargli il collo fino a scendere sulla scapola. Il suo respiro si fece più affannoso.
Mi levò la felpa e subito dopo la maglia.
In poco tempo i nostri vestiti erano buttati sull’erba.
Il suo respiro era affannato ma sempre dolce, le sue mani intorno alle mie spalle, così docili ma così forti da stringermi, i suoi addominali perfetti contro i miei e le sue labbra così morbide.
Era la prima volta per tutti e due per questo avevo paura di fargli male, ma ogni volta che mi guardava e sorrideva i miei timori svanivano.
La nostra prima volta fu meravigliosa.
Alla fine ci addormentammo sull’erba, abbracciati e ci svegliammo qualche ora dopo.
Ci guardammo, lui mi sorrise e io contraccambiai.
<< Secondo te domani dobbiamo proprio andare a scuola? >> mi chiese.
Ci pensai un attimo.
<< ….. Nah! >> gli risposi.
Rise per il tono buffo che avevo usato. Propose di tornare dagli altri e io approvai.
Ci rivestimmo e, dopo aver dato un ultimo sguardo al nostro piccolo angolo di paradiso, tornammo alla festa, dove stavano ballando un lento.
Vedendo che sulla pista c’erano anche Bang e Him, mi voltai verso Jong Up, mi inchinai e gli chiesi:
<< Mi concederesti questo ballo? >>
Mi guardò un po’ preoccupato.
<< Ma non sembrerà strano vedere due ragazzi che ballano il lento? >>
<< Perché? Ti sembra che gli altri si stiano facendo problemi? >>
Diede un occhiata alla pista.
<< No, hai ragione. Accetto l’invito >>
Ballammo per non so quanto tempo ma fu talmente bello che credevo fosse un sogno.
C’era voluta una settimana ma alla fine Jong Up era riuscito a rubarmi il cuore e adesso che ne iniziava una nuova sapevo che lui mi aveva donato il suo e che me ne sarei preso cura per sempre.
 
 
 
 
 
 
Ok, questo finale fa schifo ma, francamente, è l’unico decente rispetto a quelli che avevo provato prima. Chiedo a tutti quelli che hanno letto questa storia di perdonarmi per questo. Scusate TT^TT
Comunque, spero vi sia piaciuta (se non vi è piaciuta, fatemi sapere dove posso migliorare)
Questo era l’ultimo capitolo, alla prossima!! 
  
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