Salve gente! Questa è la
prima volta che scrivo qualcosa di serio e che non abbia nulla
a che fare con manga e fantasy... E nemmeno di così
sdolcinato... effettivamente... Attenzione alle carie,
perciò! Scherzi a parte... L'ho scritto quando avevo un
brutto periodo e una forte confusione sentimentale... Spero comunque
che vi piaccia...! E sappiate che risale a più di un anno fa
quindi perdonate lo stile un po' infantile! Ciao Ciao!!!
Ho mal di testa, eppure il
mio corpo si rifiuta di smettere di ballare. Si rifiuta categoricamente
di farlo. La discoteca mi fa sempre questo effetto.
Ho mal di testa… le luci psichedeliche non migliorano
certamente la situazione. E comunque, anche se non ci fossero quelle,
l’alcool mi intorpidisce i sensi.
Inoltre sono ubriaca di gente. Non amo troppo i posti
affollati…
Guardo le amiche con cui sono venuta in questo posto. Si divertono,
ridono e scherzano con dei ragazzi che hanno conosciuto
lì…
Anche io ho rimorchiato un paio di tipi, anche carini, magari, ma non
mi interessano… li scaccio appena mi si
avvicinano… li scaccio assieme a quel sorriso ebete che mi
appare di tanto in tanto…
Seria sono più a mio agio.
Infondo mi sento ancora come la principessa che aspetta il principe
azzurro con il suo bianco destriero. Al cavallo posso anche
rinunciare… purché al suo posto ci sia una
moto… anche alla calzamaglia posso rinunciare…
preferisco i jeans, effettivamente.
Mi sento una deficiente a pensare a queste cose mentre ballo.
Comunque mi diverto.
Da un po’ non riesco proprio a smettere di fissare un
ragazzo. Balla sui cubi con disinvoltura. E’ bravo. Riesce a
catturare ogni battito che scandisce quella musica tutta uguale.
Mi sento ancora più imbranata.
L’avevo già notato in Pullman
all’andata. Mi aveva colpito il colore dei suoi capelli:
castani tendenti al rossiccio. Gli occhi erano scuri e profondi.
Vivacissimi, come lui mentre ballava.
Mi volto un istante a guardare le mie amiche. Ballano con due tipi
diversi da quelli di prima. In disco è una cosa naturale. I
ragazzi vedono delle ragazze sole e ci provano subito… poi
c’è chi ci sta perché ha voglia di
divertirsi. E chi no perché ha la mente altrove…
come me…
Una delle mie amiche si volta. Mi sorride. Io ricambio, poco convinta.
Un po’ invidio la loro disinvoltura. Io sono davvero troppo
impacciata.
Sento la testa scoppiarmi e le orecchie sempre più tappate.
Mi volto nuovamente verso i cubi, ma il ragazzo si è
dileguato. Ok, ora il mio umore è letteralmente precipitato
sotto i tacchi.
Mi giro definitivamente verso le mie compagne di
“bagordi”.
Qualcuno mi si avvicina e mi avvolge con un braccio la vita, portando
la mano sempre più su. Mi voto e gli lancio
un’occhiataccia molto più eloquente di mille
parole. “Vola via, moscerino!” Penso e riferisco
con lo sguardo.
Lui si allontana come un cane bastonato.
Torno nella direzione delle mie amiche, ma sono scomparse assieme ad i
due partner.
“Porc…” Mi lascio sfuggire. Faccio per
andarmene quando qualcuno mi batte alla spalla.
Riconosco che non è il tocco di una delle mie compari,
perciò non guardo nemmeno chi è.
Mi avvio verso l’uscita dello spiazzo dove si balla.
La mano torna alla carica sulla mia spalla. Mi irritano terribilmente
le persone insistenti. Capisco che è un uomo dalla forza del
tocco e dalla grandezza della mano.
Questa volta mi giro. Carico con tutta la mia forza la mano, pronta a
tirare un ceffone a quel ragazzo così invadente. Sono pronta
a dirgliene più di quattro…
Quando vedo chi è la mano mi si blocca a mezz’aria
e le parole mi muoiono in bocca. E’ il ragazzo che prime mi
aveva incantato danzando sui cubi.
Lo guardo attonita.
Mi afferra la mano e me la bacia.
Penso subito che abbia alzato un po’ troppo il gomito o che
abbia ingerito qualche strana sostanza... poi capisco che è
semplicemente il suo modo di fare. In discoteca nessuno ti invita a
danzare in modo tanto bizzarro e galante.
Sorrido a quello strano principe in jeans e maglietta bianca con degli
strano disegni neri, che mi strega con lo sguardo.
Mi si piazza di fronte ed inizia a ballare. Scandisce il ritmo anche
per me. Mi prende per mano, non chiede nulla di più. Non
abbracci, né altro.
Ogni tanto mi si avvicina e mi pone qualche domanda. Ha una voce roca e
sensuale. Le prime volte scostavo leggermente il viso perché
temevo tentasse di baciarmi. Invece fu una cosa molto tranquilla.
Mi dice che si chiama Daniele e che ha due anni più di me.
Non glieli avrei mai dati, vista la faccia ancora da bambino.
E’ dolce e mi fa divertire creando strane coreografie delle
quali mi fa partecipe.
Un tipo “quadrato”, per passare, mi spinge da
dietro e mi fa cadere contro il mio cavaliere che mi afferra
prontamente. Lo scopro a lanciare uno sguardo assassino a quel tipo.
Sorrido imbarazzata e contenta.
Sembra che il tempo si fermi mentre sono appoggiata al suo petto.
E’ alto. Più di un metro e novanta. Mi scruta con
i suoi occhi color tenebra.
Qualcuno tira la maglietta dolcevita che indosso.
Mi volto subito e vedo Danila e Andrea, le mie amiche. E’ ora
di andare.
Mi sento come Cenerentola al ballo con il principe. Lo guardo triste.
Il MIO principe mi prende la mano e mi si avvicina
all’orecchio.
“Ti accompagno...”
Mi sussurra. Annuisco.
Mentre ci avviamo al guardaroba mi chiede dove abito. Gli rispondo in
modo vago. Non voglio illudermi troppo sperando che, per caso, capiti
nella cittadina in cui vivo.
Mi sento così vulnerabile fuori
dall’oscurità della stanza in cui eravamo prima.
Riprendo le mie cose e comincio a rivestirmi sotto il suo sguardo che
mi abbraccia.
Prima che chiuda il piumino si avvicina. Mi blocca la mano e abbassa il
collo alto del dolcevita.
Mi imprime il suo marchio. Mi lascia un succhiotto.
Le mie amiche mi guardano allibite. Interpreto i loro sguardi.
“La glaciale Alessandra che si lascia fare un ciucciotto da
uno sconosciuto???”
Ecco cosa dicono i loro occhi.
E io ci godo a vederle così.
“E poi, infondo, anche loro si baciano con degli
sconosciuti... un succhiotto non è nulla..!”
Penso io in risposta.
Che c’è di male se quel ragazzo mi piace..?
Daniele mi sorride furbo e complice.
“Quanto scommetti che ci vedremo prima che scompaia del
tutto?”
Mi chiede con l’espressine del gatto che ha catturato la
preda.
Non sono in vena di fare una scommessa così grande.
Sospiro e mi lascio sfuggire un “Magari...” Poi gli
sorrido rossa fino alla punta degli orecchi.
Andrea, Danila e io andiamo a prendere l’autobus scortate da
Daniele.
Lui prenderà quello dopo. Mi ha spigato che deve finire di
lavorare.
Salgo e mi manda un bacio con la mano. Mi sembra un bimbo... ricambio e
i miei diciassette anni svaniscono per un istante, uno solo... poi il
pullman accende.
Il telefonino mi suona prepotente nella tasca della giacca.
Il numero di telefono! Non ci avevo pensato proprio!!!
Apro il finestrino con impeto.
“Qual è il tuo numero di telefono?”
Gli urlo conscia del fatto che è una cosa assurda da
chiedere ora che il mezzo è in movimento.
Lui sorride... non riesco ad interpretare il suo sguardo.
“Te lo do quando ci vediamo di nuovo... tanto ci vedremo
presto!”
E io voglio dargli fiducia... ma la sensazione di essere stata fregata
mi attanaglia poco dopo.
Durante il tragitto in bus le mie amiche mi sommergono di domande, a
molte delle quali, mio mal grado, non so rispondere. Non riesco nemmeno
a rispondere a quelle che mi ronzano in testa.
Una volta a casa, dopo un resoconto dettagliato ai miei, vado in bagno
per una doccia.
Tolgo il lupetto e fisso la figura riflessa nello specchio. Vedo il
ciucciotto. Si trova a metà tra il collo e la spalla...
è piccolino.
“Se ne andrà via presto...”
Penso sconsolata.
Mi butto in doccia.
Sono passati due giorni... è martedì pomeriggio.
Me ne sto sbracata sul divano.
Non ho compiti per il giorno dopo.
Il succhiotto è quasi scomparso del tutto. Ho lo sguardo
vacuo e perso nel vuoto.
Ho addosso il mio adorato pigiama di “Snoopy” che
mi coccola.
Qualcuno suona alla porta e penso che sia mia madre che ha dimenticato
per l’ennesima volta le chiavi.
Apro, ma la donna che mi si presenta davanti non è mia madre.
Non la conosco, ma è molto bella. Capelli castani dai
riflessi ramati e gli occhi verdi, vivaci.
“Ciao! Siamo i vicini del piano di sopra.”
Si presenta euforica. Annuisco spaesata.
“Siamo venuti a salutare.”
Continua con energia. Annuisco di nuovo. Ricordo che mia madre mi aveva
detto che la casa all’ultimo piano del condominio era stata,
finalmente, venduta.
“Piacere...”
Sussurro io.
“Mi presento: io sono Federica, mentre lui è mio
marito, Lorenzo!”
Dice poi. Spostandosi leggermente, facendo in modo che nel mio campo
visivo entrasse un uomo.
E’ alto quasi due metri e magro. Il che allunga ulteriormente
la sua figura.
I capelli e gli occhi color pece. Ha un po’ di pizzetto,
nerissimo anche quello.
Mi saluta allungando la mano.
“Piacere...?”
“...Alessandra...!”
Mi presento io ricambiando la stretta.
“I miei non sono a casa, ma posso offrirvi comunque un
caffè!”
Affermo un po’ meno tesa.
“Come se fosse accettato, ma dobbiamo andare a sistemare la
casa...!”
Dissero i due in perfetta sincronia.
Ammiro il loro affiatamento.
“Allora ci si rivede, Alessandra...”
Mo dice l’uomo sorridendo furbo.
Mi ricorda qualcuno.
Faccio di “si” con la testa.
“Dopo mandiamo anche nostro figlio a salutarti... adesso
è dal meccanico per la moto!”
Mi spiega la donna prendendo due grosse borse per i manici. Sono
enormi, ma non sono nulla a confronto di quelle che è
costretto a portare l’uomo.
“Hanno una moto???”
Penso entusiasta come poche volte mi era capitato di esserlo.
“Chissà se mi ci faranno mai fare un
giro?”
Mi chiedo. Scordandomi completamente di pensare a chi somigliasse il
signor Lorenzo.
Adesso è sera... non si è più fatto
vivo nessuno. I miei sono a casa, la tv è accesa e
c’è un vociare che mi coccola.
Un po’ penso a Daniele...
Mi aveva detto che ci saremmo visti preso... ed invece non mi aveva
lasciato nemmeno il numero di telefono...
Mi odiavo: non era da me essere così depressa per un
ragazzo...
Eppure lo ero... e tanto...
Altro che principe azzurro... era come il mago cattivo che incanta la
principessa e la sfrutta per ricattarne i genitori...
Ero avvilita.
Saluto i miei genitori, devo andare in palestra.
Apro la porta senza accendere la luce. Tanto, data la mancanza di mura
che nascondono le scale, la luce della luna è sufficiente.
Sbatto contro qualcuno.
“Scusi...”
Sussurro cercando e tastoni l’interruttore della luce.
La accendo, per poi perdermi nell’oscurità dei
suoi occhi.
Sgrano i miei e muovo leggermente le labbra per pronunciare il suo
nome...
Quel nome che mi era ronzato in testa tutto il giorno...
Non esce nemmeno un suono.
E’ lui a parlare con la sue voce roca.
“Ciao Alessandra!
Dice, al contrario di me, per nulla sorpreso.
“Daniele...”
Riesco a dire. Mi sorride mentre mi scruta l’anima con i suoi
profondissimi occhi neri.
Gli salto al collo ridendo e piangendo assieme.
Lui mi abbraccia.
Mi bacia sulla fronte.
“Ti avevo detto che ci saremmo rivisti presto...”
Mi sussurra asciugandomi una lacrima.
Non avevo mai provato una simile sensazione di pace e gioia.
Mando a quel paese i pensieri che mi avevano avvolta qualche ora
prima...
Il mio era veramente un principe in jeans, venuto a salvarmi dal mago
cattivo che ero io stessa... con le mie paure e la mia diffidenza...
Lo guardo negli occhi un po’ intimidita.
Ci baciamo.
Capiamo in un istante che le nostre anime sono state fatte per stare
assieme...
Per me questo è l’inizio di una favola dolce e
amara assieme...
La leggerò con calma.
La vivrò con tutta me stessa.
Piangerò quando dovrò farlo...
Quando il principe lascerà sola la principessa... o quando
il mago cattivo ritornerà.
Riderò al momento opportuno...
Quando il principe tornerà dalla guerra... o quando
salverà la sua amata.
Smetterò di leggere solo quando ci sarà il mio
“happy ending”!
Spero
sinceramente che vi sia piaciuta! A me sinceramente più di
tutto piaciono le ultime frasi...=^/./^=
Volevo solo aggiungere che qualsiasi riferimento a fatti, cose o
persone reali è assolutamente casuale.
Un grazie infinito per aver letto!
Commentate per favore!
Un grazie anche a SELENITE
che ha avuto il buon cuore di segnalarmi uno strafalcione che stava
sull'introduzione dopo due anni XD
Grazie mille :*