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Autore: La ragazza invisibile    13/02/2015    2 recensioni
Cosa potrà mai accadere catapultando alcuni dei nostri personaggi preferiti in situazioni assurde? 10 prompt per creare le storie più inverosimili che ci possano essere.
Genere: Angst, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calipso, I sette della Profezia, Octavian, Quasi tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Threesome
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Buonsalve, cari lettori. Allora, è tipo un mese e mezzo che non aggiorno, quindi, per favore, scusatemi. Davvero, so che non ho avvertito nessuno che non avrei più aggiornato, ma è stato un periodo molto duro e, sinceramente, non avevo propria voglia di scrivere.
Ragion per cui questo capitolo fa schifo e probabilmente è pieno di errori. A proposito del capitolo, non c'entra molto con il prompt, ma è il massimo che son riuscita a tirare fuori. Per chiarire alcuni dubbi che potrebbero sorgere nel caso qualcuno si avventurasse nella lettura: ho immaginato che Chirone sia sempre figlio di Crono, ecc, ecc... ma che sia nato nello stesso anno di Percy, che Annabeth si sia imbattuta in loro casualmente scappando di casa e che abbiano creato insieme il Campo Mezzosangue. Ok, credo di aver finito, se avete altri dubbi chiedete pure. Ci vediamo la prossima settimana, spero, anche se non assicuro nulla.
Grazie ancora a tutti quelli che leggerano.

 
RICORDI
Baby!fic (5/9)Chirone/Percy
Chirone era quello protettivo, ma, essendo solo un bimbo,
difenderlo da sè stesso era dura.


É stanco Chirone. Stanco di vedere attorno a se soltanto morte e distruzione, stanco di non poter far altro che cercare di preparare alla battaglia i ragazzi, stanco di essere l'unico a sopravvivere. Soprattutto, é stanco di vedere dei ragazzi preparare quel rogo. É nervoso, quello stesso nervosismo che si ha prima di un interrogazione, quel desiderare contemporaneamente che il momento tanto atteso arrivi subito e mai. Solo che questa non é un interrogazione, é un funerale. E non è un funerale qualsiasi, ma il suo funerale.
Vede i ragazzi allontanarsi mesti dal rogo ormai pronto e il primo ricordo arriva all'improvviso, spaventandolo. Percy che lo saluta, prima di tornare in città, sicuro di rivederlo il week-end successivo per aiutarlo al campo. Un sorriso giocoso, i capelli neri spettinati dal vento e gli occhi così vivaci e vitali. Nessuno dei due sapeva che sarebbe stato rapito da una dea e che avrebbe dovuto affrontare due imprese difficili, forse troppo difficili anche per lui.
Vede Annabeth avvicinarsi lentamente, gli occhi lucidi, ma sa anche che lei cercherà di non piangere, non le é mai piaciuto sembrare debole. La piccola dolce Annie. Se la ricorda ancora quando erano tutti e tre piccoli, ma già così problematici. Si ricorda che lei era scappata di casa ed era venuta da loro, a cercare rifugio da qualcuno che la comprendesse. Avevano passato qualche tempo, poco a dire il vero, a Manhattan, a casa di Percy, poi erano andati in vacanza al Campo. All'epoca non era ancora il Campo, era semplicemente una casetta in mezzo al nulla, invisibile ai mortali, però era già casa. Lì, la prima sera, Percy aveva cercato un soprannome per Annabeth. Quando se n'era uscito con Annie, lei era balzata in piedi e l'aveva scaraventato a terra velocemente, poi si era seduto su di lui, bloccandolo. " Non chiamarmi mai più Annie" aveva sibilato. Lui aveva risposto tranquillamente, come se non avesse una bambina arrabbiata sullo stomaco, "Ok, Sapientona" e lei aveva riso, la prima risata sincera che aveva rivolto ai due. Quando le risa erano cessate, aveva scosso la testa, fingendosi sconsolata. Tutto ciò che aveva detto era:
"Sei una Testa d'Alghe".
Vede che la ragazza ha in mano un telo ripiegato e non ha bisogno di vederlo per sapere com'è fatto. Un grande rettangolo di stoffa blu con sopra ricamati un tridente e una civetta, simboli della discendenza divina di Percy e del grande amore che provava per Annabeth. Era sempre stato chiaro a tutti che si sarebbero messi insieme, tranne che a loro. Per questo Chirone aveva solamente sorriso senza dire nulla, quando il ragazzo era corso da lui, un sorriso idiota stampato in faccia, gli occhi che brillavano di gioia, dicendogli che Annabeth era ufficialmente la sua ragazza.
L'aveva scelto Percy stesso il lenzuolo funebre, scherzando come al suo solito, solo per tranquillizzare i suoi due amici. O forse, nonostante l'opinione comune lo ritenesse un'idiota, aveva capito che tutto quello era troppo per un semplice semidio. Aveva capito che qualcuno non sarebbe sopravvissuto alla guerra contro Gea e non aveva voluto rischiare che quel qualcuno fosse Annabeth. Non era così sciocco come tutti ritenevano, come pure loro due avevano creduto, ma chi non avrebbe pensato che un bimbo di dieci anni fosse un completo idiota quando non esita a buttarsi in situazioni pericolose solo per testardaggine o a saltare sorridendo giù dall'alta scogliera solo perché non ha voglia di scendere fino alla spiaggia per entrare in mare?
Annabeth si ferma vicino a Chirone, stringendo spasmodicamente il lenzuolo e anche lui vorrebbe avere qualcosa da stringere, perché le sue mani tremano violentemente. Gli torna in mente il piccolo Percy che corre a scuola sorridendo, in mano una scatola di dolci blu ancora chiusa, nonostante ce l'abbia già da giorni. Ma non voleva aprirla senza i suoi amici, aveva detto, gli sarebbe sembrato egoista e poi " gli eroi non devono mai essere egoisti" aveva esclamato, prima di scoppiare a ridere. Era solo l'ennesimo gesto che dimostrava quanto Percy fosse gentile e premuroso.
Annabeth prova a dire qualche parola, ma l'unica cosa che fuoriesce dalle sue labbra é un singhiozzo. Ora che la diga si é rotta niente potrà fermare quelle lacrime, che già scendono copiose lungo le guance. Annie si volta verso di te, una domanda negli occhi grigi: vuoi dire qualcosa? É vero, Chirone dovrebbe dire due parole, in fondo il funerale è del suo migliore amico. Ma ci riesce a dirle due parole? Deve farsi forza, almeno per Annabeth, la sua sorellina acquisita. Quello che segue é un discorso improvvisato, ma pieno di emozione, lo vede negli occhi di tutti i ragazzi radunati. Non sa esattamente cosa ha detto, forse che Percy era un bravo ragazzo, un semidio coi fiocchi, forse ha detto quanto fosse stato fortunato a conoscerlo così bene. Forse ha semplicemente detto loro la verità: il difetto fatale di Percy era la fedeltà e nessuno avrebbe potuto negarlo, ora.
Nessuno prende parola dopo di lui, così Annabeth si avvicina al rogo, ancora piangendo, e con un movimento elegante, dispiega il lenzuolo funebre sulla pira. Chirone si avvicina, in mano due torce accese. Ne passa una ad Annabeth, e poi, mentre la prima lacrima comincia a scendere, accendono insieme la pira. Non sa bene cosa stia succedendo, è tutto attutito, come se si trovasse dietro una finestra, osservando tutto, ma senza agire. Sente un mormorio, i ragazzi del campo che parlano tra di loro, mentre alcuni di loro, tra cui una Clarissa che cerca di nasconderlo, piangono, poi all’improvviso tutto tace, mentre il suono dei flauti dei satiri si alza in cielo e il fuoco si consuma velocemente. Non sa quanto tempo sia passato, sa solo che ad un certo punto ha abbracciato Annabeth, e ancora adesso si trovano lì, stretti l’uno all’altro, come hanno sempre fatto quando Percy era lontano. Che dovesse andare dalla madre o partire per un’impresa pericolosa, loro due erano sempre in ansia, temendo per lui. Si ritrovavano a fissare il vuoto con espressione assorta, mentre tutte le peggiori prospettive gli scorrevano davanti agli occhi. Poi Percy tornava, sempre sorridendo, spesso ferito, e bastava che i loro sguardi s’incrociassero per mettersi a ridere come bambini.
Erano sempre stati loro i più svegli, quelli che sapevano come fare per sopravvivere, ma a volte neanche l’intelligenza basta a salvare le persone care.
A volte gli eroi tornano, spesso vengono feriti e quasi sempre muoiono.
A volte un dio gli concede qualcosa, sul punto di morte, come il diventare una costellazione o una divinità.
A volte la perdita è grande, ma viene alleviata dall’idea che colui che non c’è più possa avere pace nell’oltretomba.
Ma Percy, per loro, si è fatto molti nemici. Per lui non ci saranno doni divini, ne giustizia al tribunale dei morti, ne tantomeno felicità nel veder scorrere le loro vite. Perché le loro vite, senza di lui, saranno tristi e vuote, come se qualcosa avesse tolto il colore da tutto ciò che lì circonda.
Sono questi i pensieri del centauro, mentre fissa la cenere, anch’essa grigia, essere spazzata via dal vento.
Non c’è pace nella vita degli eroi, perché non hanno pace neanche nella morte.
   
 
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