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Autore: Sarabi_ingonyama    13/02/2015    2 recensioni
Sarabi è una leonessa coraggiosa e tenace, piena di orgoglio e forza di volontà. La Regina delle Terre del Branco, però, com'è arrivata fin qui? Forse il suo passato può darci delle risposte...
(primissima fanfiction, abbiate pietà di me e soprattutto...recensite!^^)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mufasa, Nuovo personaggio, Sarabi, Scar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi avevo lasciato in sospeso con l'ultima frase del pezzo precedente, per cui eccomi di nuovo qui con un capitolo fresco fresco di stampa, ma...
Prima di leggere: Io sono la prima ad odiare le premesse, so che sarà una rottura di scatole, ma mi tocca. NON MI ODIATE per quello che ho scritto e che state per leggere, perchè non so cosa mi è saltato in mente quando (penso in un periodo che si aggira attorno all'era Mesozoica) ho buttato giù il canovaccio della storia, ma mi ero ripromessa di non modificarlo, e così è stato.
Leggete e se vedo gente fuori di casa mia con forconi e torce so che siete voi X.X
Enjoy it ;)
WARNING: lunghezza estrema
-Corri!-
Il freddo vento notturno della savana soffiava e ululava nella pianura con la potenza di un uragano, più terrificante di qualsiasi verso animale mai udito.
Gli artigli graffiavano il terreno arido e già un paio si erano spezzati per il contatto con le rocce appuntite che spuntavano dal suolo; le spighe e i rovi le sferzavano il muso, graffiandola e tagliandola sulle guancie e sul naso. Le ferite sui cuscinetti si erano riaperte e il terreno si bagnava di sangue ovunque lei poggiasse le zampe.
Una luna fredda e bianca rischiarava il paesaggio buio e tutto rifletteva quella luce sinistra, la notte sembrava quasi animata dai fantasmi di cose che, alla luce del giorno, potevano essere stati alberi,o rocce, o pozze d'acqua; ma quelli...quelli non erano che una visione distorta e terribile della realtà.
Sarabi la trovò agghiacciante.
Continuava a correre, anche sotto quella luna gelata. Dietro di lei, Sarafina ansimava stremata, cercando di mantenere il passo della compagna. Anche lei sembrava un'altra leonessa, sotto quella terrificante luce bianca.
La Rupe non era distante ormai, ma a Sarabi sembrava più lontana che mai.
-Sarabi, aspetta!-
Sarafina aveva rallentato e camminava a testa bassa, la lingua rosa ciondoloni fuori dalle forti mascelle.
-Ormai correre...non serve a...a nulla! Il sole è sceso e non puoi tornare indietro!-
Sarabi sentì gli occhi bruciare e pungere e capì che non si trattava del soffio del vento.
-Sarabi...io lo so che è difficile per te, ma non capisci?! Non puoi tornare alla Rupe! Sarai esiliata A VITA!
-LO SO COSA MI ASPETTA LAGGIU', VA BENE?! So che mi cacceranno e so anche che non mi sarà permesso tronare, non sono stupida! Ma cos'altro posso fare, allora?!-
Le lacrime ormai rigavano il muso fiero della giovane leonessa e stava dando fondo a tutta la sua riserva di autocontrollo per non mettersi a singhiozzare come un cucciolo. Dopo un'infanzia consumata in solitudine e nell'emarginazione, dopo la morte della sua famiglia, dopo essere sfuggita alla morsa della notte eterna, ora si ritrovava di nuovo senza casa, senza meta e senza nessuno affianco.
Le zampe le tremavano e stava per cadere in preda agli spasmi muscolari.
Un corpo caldo le scivolò accanto e si sedette al suo fianco, avvolgendole le spalle con una zampa.
-Smettila di piangerti addosso, Sarabi! Sei una leonessa o un micetto?- disse con dolcezza Sarafina, imitando la voce della compagna.
Sarabi tentò un debole sorriso fra le lacrime e si strinse all'amica. La sua mente captò una nota stonata in quella piccola armonia: Sarafina aveva un'altro odore addosso, non era il suo. Un profumo molto più selvaggio, le ricordava allo stesso tempo l'umidità della foresta e l'afa soffocante della sabbia. Era appena percettibile, sopraffatto da quello ben più familiare e dolce della giovane, ma rimaneva comunque impresso nella sua pelle: la traccia era piuttosto vecchia, risaliva minimo a qualche ora prima.
La figlia di Erevu fece per chiedere spiegazioni, ma non fece a tempo:
-Dovunque tu vada e qualsiasi cosa tu faccia,- la interruppe l'amica- la strada non sarà sempre dritta: inciamperai, cadrai e ti farai male, ma ci sarà sempre, sempre qualcuno che ti reggerà quando cadrai e ti aiuterà ad rialzarti, ti asciugherà le lacrime e curerà le tue ferite, ti porterà sulle ali del vento e ti insegnerà a volare se solo lo vorrai. Potrebbe essere un amico, uno sconosciuto o il leone più meraviglioso di tutta la savana. Magari non lo vedi oppure devi ancora trovarlo, ma non per questo sei dimenticata. Tu non sarai sola, Sarabi. Mai.-
La leonessa scura guardò il volto della compagna e vide i suoi occhi color dell'erba ammiccare con simpatia.
-Ci sono io, adesso. Può bastarti?-
Sarabi si alzò e si asciugò in fretta le lacrime e sul suo muso si allargò di nuovo un sorriso.
-No, non mi basta.- disse scivolando nell'oscurità della notte, invitando l'amica a seguirla con un gesto della coda. -È tutto ciò di cui ho bisogno.-

Purtroppo, tutto il discorso di Sarafina le fece scordare la domanda che stava per porle. Dietro di lei, la leonessa chiara tirò un sospiro di sollievo, ammazzando la tensione. Aveva capito che la cacciatrice solitaria stava per chiederle qualcosa a cui lei non avrebbe potuto rispondere. Non ancora.
[Mi dispiace, Sarabi. Questa cosa non ti riguarda...]
Poi si lanciò all'inseguimento della compagna.
***
Sul maestoso albero di baobab, Rafiki se ne stava seduto a cavalcioni di un ramo, pitturando con le dita la sagoma di una giovane leonessa con le dita tozze colorandola di sabbia e segnando con il fango più scuro dei cerchi attorno alle orecchie. Era tradizione che lo sciamano imprimesse nella dura corteccia del sacro albero le immagini di tutti i leoni e le leonesse che avevano visto sorgere il sole alla Rupe dei Re.
Il babbuino era concentrato ad ascoltare le voci dei Grandi Re del Passato, che in quel momento gli stavano parlando, sussurrandogli i colori guida per la giovane cacciatrice che avrebbe avuto la sua cerimonia di accettazione nel branco quella sera, al calar del sole.
Canticchiando un'allegra melodia, cominciò a intingere le zampe nei colori e a spalmare i pigmenti accanto al disegno primitivo della leonessa.
-Mmh...ah ah! Nyeupe sadaka!-
Disse tracciando la prima linea colorata sul mento del ritratto.
Poi annusò l'aria e stavolta prese un altro colore, segnando le guancie con due linee parallele.
-Uhuhu!...Blue ekima!-
Lo sciamano si fermò ad ascoltare le voce del vento, ma prima di agguantare l'ultimo pigmento si fermò bruscamente.
-Co-cosa?! Non direte sul serio, vero? - esclamò eccentrico, gesticolando in aria con i lunghi arti anteriori -Quel colore è dato solo a chi...-
Un soffio di vento freddo gli fece morire le parole in gola. Il babbuino rimase con la bocca spalancata, la mascella inferiore minacciava pericolosamente di cadere.
-Oh, e va bene!! Spero solo che sappiate cosa state facendo...-
E con un' ultima linea segnò la fronte dell'immagine di Sarabi, borbottando fra sé e sé:-
-Dhahabu ukweli...-
***
La luna piena era ormai alta ed il cielo era completamente terso e senza nuvole. Un leone biondo con la criniera corvina stava seduto sulla cima della Rupe, contemplando con i suoi occhi verdi bordati di nero tutte le stelle, osservandole e rimirandole una ad una: quella notte erano così brillanti che avrebbero potuto quasi oscurare anche la potente luce lunare.
-Sapevo che ti avrei trovato qui, Ahadi.-
Una voce femminile proruppe nel silenzio, dolce e cristallina. Una leonessa scivolò aggraziata accanto al grosso maschio, appoggiando la testa sulla sua spalla.
-A cosa stai pensando?- chiese lei, facendo delle fusa rumorose.
-A niente, Uru. Sto solo guardando il cielo.-
-Allora dato che stai qui a poltrire, mio caro, perchè non vai a calmare tuo figlio?-
-Immagino tu stia parlando di Mufasa.-
La regina dal manto scuro annuì, soffocando un risolino.
-È tutto il giorno che fa avanti e indietro davanti alla Rupe. Mi sta facendo venire la nausea..-
Ahadi ricambiò le fusa e le leccò affettuosamente la fronte. Rimasero così per un po', in silenzio a contemplare il cielo stellato.
Dopo qualche minuto, un gridò si levò dal basso, chiamando tutti a raccolta per l'arrivo di Sarabi e Sarafina. Ahadi riconobbe il richiamo potente di Zingela partire dalla base della Rupe e l'eco della sua voce si perse lentamente nella distesa deserta. Per qualche secondo fu silenzio, poi un altro ruggito rispose a quello della capo-cacciatrice, debole e distante, ma pur sempre familiare: con molta probabilità era quello di Sarafina, sua sorella.
Il Re e la Regina scesero fianco a fianco giù dal pendio scosceso della grande roccia, dove ormai tutti li stavano aspettando, ansiosi di sapere l'esito della battuta di caccia del nuovo membro, a tutti gli effetti, del branco. Numerosi mormorii aleggiavano nell'aria fresca: le voci di leonesse che parlavano fra loro del numero, della quantità e della specie di preda che la giovane avrebbe esibito come bottino di lì a poco. C'era chi sperava di vederla tornare con un grosso gnu fra le fauci, altre dicevano di averla vista mentre abbatteva una zebra incinta, mentre le più giovani sognavano un grosso bufalo nero come cena.
Ahadi mandò una di loro a chiamare Rafiki, per dare inizio alla cerimonia di iniziazione di Sarabi. La femmina lo guardò male e aprì le mascelle come per ribattere, ma bastò un'occhiata severa del sovrano per farla tacere e spedirla di corsa all'albero del babbuino.
Il leone rise di gusto. In cuor suo, Ahadi sapeva che una cacciatrice provetta come Sarabi non avrebbe certo deluso le aspettative del branco, né le sue.
***
-La vuoi piantare?!-
-Di fare cosa?-
-Di girarmi attorno come un'avvoltoio su una carogna fresca! Davvero, smettila se non vuoi farmi venire il voltastomaco.-
Il leone dalla criniera rubino ruotò gli occhi, insofferente:
-Ti ricordo che durante la prima caccia di Sarafina sono state molte le leonesse a lamentarsi di sentirsi male, a forza di vederti fare avanti e indietro sulla Rupe!-
Taka ringhiò sprezzante, dando le spalle al fratello e sdraiandosi sulla roccia, che ancora rilasciava un po' del calore assorbito durante tutta la giornata precedente.
Mufasa lo ignorò e continuò a camminare.
Finalmente, la voce di Zingela riecheggiò nell'aria e con lei anche quella di Sarafina, che rispondeva al suo richiamo.
Il giovane principe scattò sulle zampe e andò a raggiungere i suoi genitori, seduti fianco a fianco con le code intrecciate fra loro alla base della grande roccia solitaria. Si accucciò e sedette vicino a loro: nonostante all'apparenza cercasse di sembrare tranquillo, Mufasa tremava dall'eccitazione; la sua coda frustava lo spazio vuoto attorno a sé, provocando un fastidioso rumore che fece storcere il naso a più di una leonessa.
Finalmente, le sagome di due giovani cacciatrici si delinearono sotto la luce lunare, i loro manti brillavano come fossero cosparsi di polvere di stelle.
Solo loro due.
Niente preda.
Lo sbigottimento fu generale. Ahadi e Uru si scambiarono sguardi preoccupati, mentre il resto del branco mororava confuso. Mufasa sentì crescere dentro di sé la più antica delle morse, quella più fredda e dura. La paura. Il cuore cominciò a martellargli forte nel petto e il futuro Re temette che il rumore dei suoi battiti cardiaci potesse essere sentito anche da fuori. Un lungo, eterno brivido gelido gli attraverso la spina dorsale per lungo, facendolo rabbrividire. Possibile che davvero non avesse preso niente?
Sarafina si fece da parte per lasciare il posto a Sarabi, che si avviò lentamente verso la coppia regnante, sotto lo sguardo increduli dei presenti. Anche se stremata, impolverata e insanguinata, non aveva perso un briciolo della sua dignità.
-Sarabi!- la voce di Ahadi era profonda e grave, ma attraversata una nota di malinconia -dov'è il tuo bottino di caccia?-
La leonessa rimase in silenzio per un momento, poi abbassò il capo e ammise quasi sussurrando:
-L'ho persa.-
Un'ondata di proteste si levò dalle cacciatrici, mentre Sarabi continuava a fissare il terreno, ferita nell'orgoglio come non mai.
-No...- la voce di Mufasa fu sovrastata da quella del padre che fece tornare il silenzio fra i membri del branco.
-Racconta a noi tutti cos'è successo.- ordinò.
La leonessa cominciò il suo racconto, che lasciò tutti a bocca aperta. Non sarebbe stato giusto esiliarla per un così futile motivo!
Terminata la narrazione dei fatti, tra i presenti calò un silenzio tombale, in attesa del giudizio del sovrano.
Ahadi strinse gli occhi e li riaprì, il muso contorto in un'espressione di rammarico, ma la sua decisione non si fece attendere:
-Le nostre tradizioni hanno radici profonde, che non possiamo permetterci di ignorare...-la voce del vecchio Re era intrisa di tristezza- Sarabi, hai portato a termine la tua prima caccia, ma non l'hai fatto secondo i bisogni del tuo branco. Io, Ahadi, Re delle Terre del Branco, ti condanno all'esilio da questi luoghi dove i nostri antenati hanno cacciato e dove noi cacciamo oggi. D'ora in poi, sarai conosciuta come Kigeni, “straniera”, e non ti sarà concesso di fare ritorno alla Rupe. Mi dispiace tanto...- aggiunse con un sospiro
-NO!- Mufasa si parò davanti alla leonessa color sabbia, ruggendo in faccia a suo padre -Non ti lascerò esiliare Sarabi! Lei non ha colpa di ciò che è successo! Se fosse successo a un'altra qualsiasi delle nostre leonesse, allora...-
Un colpo dietro la nuca fece ammutolire il giovane maschio. Quando si gridò, vide Sarabi con la zampa sollevata, gli artigli ritratti dentro i cuscinetti incrostati di polvere e sangue e gli occhi rossi come l'alba lucenti di rabbia e di delusione cocente.
-So cavarlmela da sola, Mufasa.- La sua voce non era altro che un concentrato di tristezza pura e determinazione. Poi, abbassò la zampa e fissò negli occhi il leone, provocandogli uno strano tremore nel cuore. -M mancherai...-
-Io...io...- Mufasa rimase senza parole. Non poteva davvero averlo trattato così male! Veramente non sapeva cosa lui provava nei suoi confronti? Era vero quel terribile incubo che vedeva lui e lei separati per sempre, con due vite davanti ce non si sarebbero mai più incrociate? E ei se ne stava lì senza fare niente! Mandandole un'occhiata feroce, il principe se ne andò via senza nemmeno salutare, lasciandola da sola con la folla di leonesse e il suo cuore infranto.
L'ultima a venire da lei fu Zingela, che barcollava pericolosamente per colpa della pancia incredibilmente gonfia.
-Buon viaggio, spero che tu trovi quello che fa per te e che il tuo cuore trovi pace.-
[Il mio cuore non troverà mai pace, amica mia, non finchè sarò lontana da queste terre.]
Sarabi leccò il muso della cacciatrice e le sfiorò dolcemente il ventre prominente con la zampa.
-Spero che cresca sano e forte.-
-Sani e forti, vorrai dire.- sorrise lei -Rafiki pensa si tratti di due gemelli.- nella sua voce c'era una tenerezza assoluta.
-Salutami anche lui, quando lo vedi.- aggiunse.
Zingela annuì, poi si ritirò nel buoi della grotta assieme alle altre cacciatrici.
Alla fine rimasero solo lei e Sarafina. Non servirono parole, né lacrime, né spiegazioni: le due amiche si guadarono negli occhi e si sorrisero a vicenda.
Poi, Sarabi svanì nella notte, asciugando quella maledetta lacrima che, solitaria, voleva ancora una volta solcare le guance della leonessa.



Non sempre le cose vanno come vorremmo. Non c'è sempre l'eroe della situazione, quello che para il culo a chiunque nel momento più adatto. A volte, le cose vanno esttamente come dovrebbero andare, o meglio, come vanno nella realtà: male.
Ma non sono così cattiva, in fondo. Forse ho ancora dei bei progettini in mente per la regina delle terre del branco >.> <.<
In ogni caso, perchè gli spiriti hanno condotto Sarabi sulla via sbagliata? Chi ha rubato la carcassa? Perchè Sarafina aveva addosso l'odore di un estraneo?
Ehehe, lo saprete solo nei prossimi episodi! Per ora, buonanotte a tutti e aspetto numerosi i vostri commenti.
   
 
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