- Fa che non
finisca
- New
York era bella, piena di vita e frenesia. Tuttavia
era anche noiosa. La vita con Peter era noiosa, non era libero di
uscire per
conto suo, non che uscisse spesso, in verità, ma quando lo
faceva il licantropo
era sempre con lui, se non al suo fianco a massimo cinquanta metri di
distanza.
Tuttavia, visto che dovevano tenere un profilo basso e passare il
più possibile
inosservati agli occhi delle altre creature sovrannaturali che
popolavano la
grande mela, anche se il non avere libertà non gli andava
giù si costringeva a
fare buon viso a cattivo gioco, cercando di godersi a pieno quelle
poche ore
d’aria che aveva al giorno.
- Erano
trascorse quasi tre settimane da quando aveva
“convinto”
Peter ad accompagnarlo nella sua fuga momentanea, si era liberato del
proprio cellulare,
contattando suo padre di tanto in tanto da una cabina pubblica poco
distante
dal palazzo in cui risiedeva con il licantropo, chiamando anche Scott e
facendosi
raccontare come andavano le cose per il branco, tagliando corto ogni
qualvolta
il suo migliore amico cercasse di raccontargli qualcosa di Derek,
rabbrividendo
invece quando l’altro gli faceva il nome della banshee,
purtroppo non avevano
fatto progressi per quel che riguardava il branco nemico, non scoprendo
altro
se non che era composto da tre licantropi beta, uno alfa e cinque
esseri umani
di cui uno con precedenti penali e gli altri incensurati.
- Aveva
passato i primi giorni a rintracciare rimedi e ingredienti
che lo aiutassero a combattere la nausea e la spossatezza, facendo
ricerche su
ricerche sullo stato di gravidanza in un uomo fecondato per grazia
lupesca e
aveva contattato più volte l’ufficio del professor
Albert, spiegandogli la
situazione e facendosi passare titoli e parole chiavi per rendere
più efficaci
le sue ricerche sul web. Ora, dopo tentativi aveva trovato il giusto
mix di
erbe e riusciva a gestire il proprio corpo e la forza sovrannaturale
che la
gestazione gli stava donando, anche se gli faceva ancora strano, quando
si
guardava allo specchio, notare quella piccola rotondità al
basso ventre che da
pochi giorni si era fatta più marcata. Quella mattina il
cielo era grigio e la
voglia di alzarsi meno di zero, aveva un brutto presentimento che gli
faceva
drizzare in maniera fastidiosa i peli dietro al collo. Tuttavia,
cercò di non
badarci, mettendosi a sedere e rabbrividendo per il contatto del
pavimento
gelato con i piedi. Stiles si infilò il più
velocemente possibile le pantofole
imbottite di Snoopy che Peter gli aveva regalato il secondo giorno che
aveva
passato in quella casa, dai pavimenti super ghiacciati e toccandosi la
pancia
sorrise, uscendo dalla camera da letto.
- «Ehi,
non la trovi più grande, oggi?» parlò
entrando
nel piccolo soggiorno con la maglia del pigiama alzata e un sorriso
sulle
labbra che scemò non appena riconobbe le persone sedute sul
vecchio divano di
quello sgangherato appartamento «Cosa, ehi …
chi?» non riuscì a mettere insieme
una frase coerente, ma si coprì l’addome con la
stoffa, sentendosi
immediatamente inferiore e fuori posto.
- «Ciao,
tu devi essere Stiles» la donna dai capelli
scuri e il nevo sotto all’occhio sinistro gli sorrise,
alzandosi con un po’ di
fatica dal divano, per via del pancione, nonostante l’aiuto
di Derek. Lui
sorrise di circostanza, sicuramente adesso, una volta terminato di
lisciarsi il
vestito firmato prémaman e di ringraziare l’alfa
di Scott si sarebbe
inutilmente presentata «Piacere di conoscerti, io sono
Paige».
- «Sì,
ti avevo riconosciuta. Congratulazioni» si
complimentò, facendo un paio di passi indietro quando Derek
cercò di
avvicinarsi a lui «Credo che andò a cambiarmi e a
lavarmi anche» li avvisò «Ah!
Piacere di conoscerti, puoi chiamarmi Stiles» urlò
dalla propria stanza.
- «Stiles»
la voce di Derek lo raggiunse una manciata di
minuti più tardi, facendolo sobbalzare «Posso
entrare?».
- «Mi
sto cambiando» riuscì a dire nonostante il nodo di
emozione alla gola, dandosi mentalmente una pacca sulla spalla
«Aspetta ancora
un po’».
- «Peter
e Paige, sono usciti a prendere la colazione» lo
sentì dire, prima di aggiungere «Posso
entrare?».
- «Non
credo poi ti si drizzerebbe più per molto tempo,
sai» scherzò, questo giro dandosi uno schiaffo
mentale sul coppino per aver
fatto riferimenti sessuali, ma Derek non lo ascoltò
perché aveva già aperto la
porta di legno e si era fermato sullo stipite a fissarlo «La
puoi smettere, per
favore» gli chiese, dandogli le spalle mentre si infilava una
felpa nera
oversize, nascondendo così ogni accenno di
rotondità «Non credo tu abbia fatto
la scelta migliore, sai?» lo riprese con fare contrariato
«Mandare una donna in
uno stato così avanzato della gravidanza in giro per New
York, con tuo zio
Peter poi. Per questa scelta ti sei appena candidato
all’oscar come peggior
fidanzato» lo prese in giro, facendo finta di cercare
qualcosa tra le coperte
del letto sfatto.
- «Lei
è una licantropa» parlò, avanzando
nella piccola
stanza «Le licantrope diventano più possenti
quando sono incinta».
- «Giusto»
parlò dopo un secondo di esitazione, ancora
dava le spalle a Derek, ostinandosi ora a guardare fuori dalla piccola
finestra,
con le braccia lungo il tronco del corpo «Come mai siete a
New York?» domandò,
dandosi dell’idiota perché non voleva di certo
sentire che erano venuti per una
gita romantica e che nel pieno di essa la super licantropa incinta ha
percepito
l’odore di Peter e si sono rovinati il week end andando a
trovarli per cortesia,
cortesia che non aveva minimamente gradito «Cioè,
non che voglia farmi gli
affari vostri, rispondi solo se vuoi. Io-» Stiles fu
costretto a zittirsi per
via della suoneria del suo nuovo telefonino «Scusa un
attimo» disse, guardando
di sfuggita il mannaro e rispondendo al telefono fece
un’espressione che
inizialmente l’alfa non comprese «Ehi, Derek! No,
aspetta che fai?».
- «Prova
a finire la frase e stai sicuro che ti troverò
e ti ucciderò» scandì bene Derek,
chiudendo la chiamata e lanciando il
cellulare sul letto con fare arrabbiato «Chi era?».
- «C-chi
era?» ripeté Stiles, le mani chiuse a pugno e
ogni briciolo di autocontrollo che aveva mantenuto fino a
quell’istante lo
sentiva scivolargli addosso e abbandonarlo senza l’intenzione
di fare ritorno
molto presto «Come ti permetti?» domandò
rivolgendogli uno sguardo furente e al
contempo ferito per poco meno di un secondo «Gli chiudi il
telefono, il mio telefono in
faccia, ma prima lo
minacci di morte e prima ancora ti presenti senza alcun preavviso qui a
New
York con la tua incintissima ex ragazza non più morta Paige
con quel suo fisico
super asciutto e da modella di intimo nonostante lo stato
così avanzato di
gravidanza in cui si trova e ti permetti di fare una scenata
nell’origliare la
conversazione tra me, che nel giro di diciotto giorni ho preso quasi
cinque
chili, e il mio possibile datore di lavoro?» parlò
con fare davvero alterato,
fermandosi di tanto in tanto per respirare giacché sentiva
il fiato mancargli,
era da quando era andato via che non parlava più
così tanto e in maniera così
agitata «Quindi Hale, ti sarei grato se prendessi la tua sexy
modella incinta e
ve ne andaste, grazie a te devo ricominciare a cercare un lavoro per
poter
mantenere mio figlio e magari anche me stesso, senza dover pesare su
mio padre
come sto facendo» gli disse, recuperando il cellulare con
l’intenzione di
rimediare alla situazione.
- «Non
è così» parlò con un ringhio
il mannaro,
bloccandogli un braccio «Stiles, guardami» gli
chiese, strattonandolo piano
«Stiles, guardami per davvero» colto sul fatto il
figlio dello sceriffo incominciò
a tormentarsi il labbro prima di provare ad assecondare
l’alfa e guardarlo in
faccia, ma era più difficile di quello che si immaginava la
notte prima di
addormentarsi, perché su quel viso c’era tutto
quello che da anni voleva. La
bocca da baciare e far piegare all’insù in sorrisi
e risate fragorose, guance
da poter sfiorare e accarezzare, il naso perfetto da toccare con
l’indice per
infastidirlo e poi baciarlo per chiedergli scusa e quegli occhi in cui
ci si
perdeva senza rimorso alcuno; Derek era uno stronzo a chiedergli di
guardarlo
in faccia «Stiles» ed era un bastardo a pronunciare
con così tanta necessità il
nome «Stiles».
- «Smettila
di chiamarmi, ti sento benissimo» sbottò
allora, cercando di liberare il braccio con strattoni ben poco decisi
«Ascolta,
ora che ci penso il tuo lupo potrebbe essere in quella fare del
richiamo del
sangue all’incontrario, cioè essere in ansia per
le sorti del bambino eccetera,
ma apri bene le orecchie, fidati di me. Non gli accadrà
nulla, anzi. Chiamo con
frequenza lo studio del professor Albert e dice che sta procedendo
tutto bene a
parte per il peso, dice che in questa fase non avrei dovuto prendere
tutto quel
peso, ma sai ho mangiato cose dolci tutto il tempo e il mettere su quei
chili
mi è sembrato il minimo, visto che in realtà in
una situazione differente sono
sicuro ne avrei messi su tipo una decina» Stiles
iniziò a divagare sulle
quantità di schifezze inglobate lasciandosi scappare senza
accorgersene il
fatto che nelle prime due settimane era stato molto depresso e triste e
l’unica
cosa che lo facesse sentire bene era il cioccolato al latte e che era
finito
per metterlo ovunque anche sulla pizza o sul formaggio
«Comunque tornando al
discorso principale: tu vai avanti per la tua vita tranquillo e sereno,
goditela che noi faremo lo stesso, staremo bene» disse,
correggendosi subito
dopo «Anzi, stiamo già bene».
- «Stiles»
lo aveva chiamato un’ennesima volta, prima di
portargli una mano sulla guancia e costringerlo a ricambiare il suo
sguardo «Mi
dispiace, ma non ce la faccio» ammise con fare stanco e
Stiles collegò il suo
tono a tutto il suo stato, guardandolo per la prima volta da quando se
l’era
ritrovato nell’appartamento, percependo un tonfo al cuore.
Derek aveva perso
peso e aveva delle occhiaie orribile sotto agli occhi «Non ti
sta parlando il
lupo, non solo lui per lo meno» si ritrovò a
precisare, prima di posare la
fronte con quella dell’umano e chiudendo gli occhi lo vide
ispirare
profondamente, mentre portava anche l’altra mano sul suo viso
«Mi dispiace per
tutto questo, ma non è il modi di farvi stare al
sicuro».
- «Cosa
stai dicendo?» domandò, il cuore incominciava a
martellargli nel petto sempre con maggior impeto mentre il suo cervello
interpretava quella frase in mille e più modi differenti
gioendo e disperandosi
nello stesso tempo «Non provare a trasmettermi falsi
messaggi, Derek Hale,
perché giuro che potrei diventare molto ma davvero molto
vendicativ-» Stiles
non riuscì a finire la frase e neanche a trattenere le
lacrime. Non mi ha mai baciato
così, ti prego. Fa
che non finisca.
- «Per
quanto incredibile è il fatto che mi sia mancato
il tuo continuo parlare, non ce la facevo più a non
baciarti» lo mise al
corrente l’alfa, baciando via prima le lacrime che avevano
preso a rigare le
guance del figlio dello sceriffo e dopo tornando sulla sua bocca con
fare
affamato ma bisognoso «Non credo di potermi
fermare» Stiles non disse nulla,
tornando a baciarlo e a stringergli le braccia al collo «Se
sono intelligenti,
non torneranno se non prima di un paio d’ore»
esternò Derek dopo ormai minuti
che si stavano baciando l’uno l’altro, mentre gli
sfilava la felpa oversize e
si toglieva anche la sua di maglia per poi stringerselo contro con
delicatezza,
pelle contro pelle, per sentire realmente che erano lì e che
c’era anche il
loro bambino e che quell’accenno quasi irrisorio di pancino
nel ventre di
Stiles era una cosa immensa per la sua natura e il suo cuore.
- «Così
tu sei davvero uno stronzo bastardo, eh» lo
accusò il figlio dello sceriffo, sdraiato sopra di Derek che
era più nel mondo
dei sogni che in quello dei coscienti «Farmi credere di aver
scelto lei, dopo
esserti comportato prima in maniera così passionale e
protettiva» affermò con
una rabbia ormai passata visto che appena una decina di minuti prima si
erano
detti ti amo «Tu sei davvero il peggiore dei peggiori,
vergogna. Soprattutto
perché mi hai fatto credere di essere riuscito a scappare
facendola in barba a
tutti. Invece eravate tutti contro di me, stronzi, comportarsi
così con una
persona incinta è crudele, anzi disumano» lo
rimproverò, illuminandosi dopo
alcuni secondi «Ora capisco perché Peter mi faceva
così tante foto, non era
solo perché è psicopatico! Oh quando torna a casa
lo faccio nuovo, il caro
vecchio zio Peter».
- «Potrai
fargli quello che vuoi, ma adesso non ti
muoverai dal mio fianco» lo apostrofò il
licantropo, incassando senza discutere
ogni accusa. Stiles stava ancora mugugnando sui possibili metodi di
rivalsa per
farla pagare un po’ a tutti, come pepe sulle lasagne o sale
grosso nei waffel
«Per quel che vale» richiamò la sua
attenzione Derek «Ti amo anch’io da diversi
anni, comunque».
- «Sei
un bugiardo» sussurrò Stiles la voce incrinata
per l’emozione e gli ormoni che tornavano in circolo per via
dell’effetto ormai
terminato delle erbe «Sono io quello che ti ama da tanti
anni».
- L’alfa
rilasciò un sospirò, circondando la schiena di
Stiles, abbracciandolo ed ispirando il suo odore poi gli
raccontò di un
aneddoto, avvenuto qualche mese prima del loro incontro nella
proprietà privata
degli Hale «Il tuo odore era di lacrime, dolci e cannella,
assai poco virile
devo ammettere» nonostante l’abbraccio, a quel
commento Stiles riuscì ad
assestargli un colpetto su un braccio «Avevi appena finito di
lavorare da Rosy,
perché indossavi ancora il cartellino della
pasticceria» riprese a parlare,
commentando e ripetendo di tanto in tanto che lo aveva trovato buffo
oltre che
tenero «E immagino anche che per te dovesse essere una
consuetudine violare i
perimetri di proprietà privare, perché eri nella mia di proprietà, vicino al
laghetto, seduto su una delle radici
del salice e piangevi, il nome che ripetevi era quello di
Lydia» storse il naso
«Qui lo dico e qui lo nego, chiaro Stiles?»
aspettò un cenno affermativo da
parte dell’altro e poi concluse «Immaginai una
persona come te, un giorno,
piangere per me».
- «Quindi
ti sei innamorato di me, in quel momento?»
domandò leggermente scettico.
- «Ovviamente
no» disse, sorridendo in maniera furba
«Diciamo tuttavia, che non mi sei stato da subito
indifferente» lo liquidò,
baciandolo a fior di labbra, per poi ritornare con la testa sul cuscino
e
chiudere gli occhi «Adesso dormiamo un po’, che ne
dici?».
- Stiles
brontolò per una manciata di secondi, prima di
sbadigliare sguaiatamente e posare anche lui la testa sulla superficie
calda e
accogliente che erano i pettorali di Derek ed addormentarsi, in
pochissimo
tempo.
- «Ehi,
Stiles» si sentì scuotere, e chiamare ancora un
paio di volte «Ti conviene rivestirti, sono sulle
scale» gli disse, riferendosi
a Peter e Paige.
- «Eravamo
sulle scale» sentirono dire a Peter dall’entrata.
- «Abbiamo
il pranzo» disse invece Paige con tono
chiaramente divertito. Stiles divenne rosso fino alla punta delle
orecchie, ma
l’imbarazzo scemò via quando Derek lo
baciò e gli regalò una carezza sulla
pancia che brontolò in chiaro segno di appetenza
«Vi consiglio di sbrigarvi
finché caldo».
- «Continuo
a odiare il vostro super udito» bisbigliò
una volta che l’alfa si fu allontanato da lui
«Prima di mangiare però devo
prendere le erbe» si ricordò a voce alta,
vestendosi.
- «Ecco
i piccioncini» li accolse Paige, seduta sulla
piccola tavola con dietro alla schiena un cuscino, sul volto un sorriso
radioso
e tra le mani un pacchettino con una busta «Questo
è per te, Lydia e Allison mi
hanno raccomandata di farti leggere prima la lettera e poi farti
scartare il
regalo».
- Il
figlio dello sceriffo sorrise di rimando, accettando
la busta, ma lasciandola sul bancone vicino ai fornelli, recuperando le
erbe e
un pentolino per scaldare dell’acqua e preparare
l’infuso. Nell’attesa venne
affiancato da Derek e nel leggere le righe scritte dalle due amiche
cinquanta e
più sfumature di terrore e panico, soprattutto
nell’ultima riga.
- «Beh,
perlomeno non incolpano solo me» disse, passando
la lettera all’alfa al suo fianco, andando a versare
l’acqua nella tazza e
togliere via il filtro con le erbe «Per sicurezza, scarta tu
il regalo» Derek
brontolò infastidito, facendo comunque ciò che
Stiles gli aveva chiesto, ma
solo in parte, giusto per rassicurarlo e rassicurarsi «Wow,
ma che cos’è?».
- «È
il diario del bambino» lo istruì Paige
«Lì annoti
tutto il primo anno di tuo figlio, le tappe importanti» gli
spiegò «In realtà,
puoi già iniziare ad annottare il tutto da prima che
nasca» Stiles l’ascoltò
interessato, sfogliando le pagine di quel libro rilegato in morbida
stoffa
color verde pastello, con un nastro di raso «Bene, ora si
mangia che la mia
bambina ha fame» concluse, dando inizio al pranzo, senza
tanti complimenti.
- «Allora,
come avete intenzione di procedere?» parlò
Peter, accettando lo sformato di patate che la donna gli stava passando
«Immagino la cosa ti sia sfuggita di mano, appena
l’hai visto».
- «Il
clan nemico è rimasto nell’ombra» prese
a spiegare
Derek «Non siamo riusciti a trovare informazioni abbastanza
utili, tuttavia
sappiamo perché vogliono il bambino»
affermò, accarezzando il profilo di Stiles
che si era irrigidito «Paige ed io abbiamo avuto un piccolo
scontro con il loro
alfa che però è fuggito».
- «Cosa
se ne fanno di un bambino?» domandò il figlio
dello sceriffo, stringendo la posata di plastica nella mano
«Cioè, cosa vuoi
che riesca a fare un neonato lupo?».
- «Un
neonato è più facile da plasmare di un bambino
licantropo i cui sensi ormai sono legati a quelli del branco»
prese parola
Paige stessa, accarezzandosi il ventre e appoggiando completamente la
schiena
allo schienale «Poi se il bambino è nipote
dell’alfa in grado di mutare
completamente da umano a lupo è ancora più
appetibile il mettergli le grinfie
sopra».
- «Ma
non è detto che sia femmina» sussurrò
con terrore
e speranza, ricordando che solo la parte femminile dalla famiglia Hale
aveva
manifestato questa rara capacità «Che se ne
farebbero di un maschio» tentò di
rassicurarsi anche se sapeva che era un’illusione precaria e
se ne devono
essere accorti anche gli altri, giacché Peter decise di
abbassare lo sguardo
sul proprio piatto, mentre Derek gli posava una mano sulla coscia e
Paige si
scusava.
- «Ma
tu sei forte, Stiles» continuò a parlare lei
«E
non parlo per rassicurarti, lo sento che nonostante le
difficoltà sarai forte»
poi si schiarì la voce «Se le femmine sono in
grado di mutare completamente, i
maschi sono portatori di tale gene e avere nel branco un membro in
grado di
generare in futuro una tale potenza …»
lasciò la frase in sospeso, perché
davvero non c’era bisogno di concluderla «Il mio
branco vi darà sostegno, così
come quello di Giovanni».
- «Sei
un’alfa?» domandò sorpreso Stiles
«Eh sì, sei
un’alfa» disse nuovamente, quando lei le mostro i
suoi occhi rossi «Il padre
della bambina? Anche lui è un licantropo?» Peter
tossì e Derek fermò a
mezz’aria la posata con il boccone «Che
cos’ho detto di sbagliato?».
- «Tranquillo,
sono questi due che sono bigotti» affermò
con fare divertito «Non è un licantropo,
comunque» si ricollegò al discorso
precedente «Lei è la mia emissaria»
svelò, mostrando un sorriso dolce.
- «Oh»
si ritrovò a dire soltanto Stiles, prima di
riprendere anche lui a mangiare «Quindi tu sei
…?» Paige annuì alzando le
sopracciglia e assumendo un’espressione ovvia «E
anche lei lo è» ora l’espressione
ovvia si era tramutata in una leggermente confusa, mentre annuiva di
nuovo «E
avete usato una pozione per … sì, per la
bambina?».
- «Una
pozione per la bambina?» ripeté dubbiosa,
più per
sé che per altro, illuminandosi quando capì la
vera domanda che Stiles voleva farle
«Oh, no! Niente magia, per due donne non funzionerebbe. Noi
abbiamo utilizzato
il metodo tradizionale delle lesbiche» chiarì
divertita da come l’argomento
metteva a disagio i tre uomini «Seminazione artificiale,
abbiamo preso un suo
ovulo, scelto un donatore e poi una volta fecondato lo hanno inserito
nel mio
utero».
- «Interessante»
disse solamente il figlio dello
sceriffo, smettendo di mangiare e alzandosi fino ad arrivare a una
mensola pensili
e tornando con della cioccolata bianca «A quanto
sei?».
- «Diciamo
che sono all’equivalente di otto mesi e una
settima tonda tonda di una gravidanza normale» gli
spiegò, allungando una mano
per farsi dare alcuni quadratini di cioccolata «Comunque,
penso che prima di andarvene,
tu debba passare da Giovanni» consigliò verso
Derek.
- «Vuol
dire che torniamo a casa?» la voce di Stiles non
sembrava del tutto convinta di quell’idea.
- «L’intenzione
sarebbe questa» parlò Derek «Non
possiamo vivere nel terrore che prima o poi verranno per il bambino o
per te,
tu non puoi vivere così, il mio branco non può
essere prigioniero di una cosa
del genere» con quelle parole l’alfa si accorse che
per la prima volta Stiles aveva
compreso che suo figlio sarebbe stato sempre in pericolo e la cosa lo
congelò
dentro facendolo sentire terribilmente in colpa «Quello che
dobbiamo fare,
quello che già gli altri membri del branco stanno facendo, a
dire il vero, è
diventare più forti. Accettando l’aiuto di altri
branchi e condividendo con
loro il nostro sapere per averne dell’altro in
cambio» spiegò con cadenza seria
e sicura «Il mio branco, la mia famiglia, non è un
bersaglio per nessuno e
voglio che il messaggio che passi è che distruggeremo
ogni essere che
punti a un membro qualsiasi del branco».
- Note.
- Buona
sera a tutti. Eh sì! Ho aggiornato nuovamente :]
- Non
potevo lasciarvi così, con lo Sterek in crisi!
- Comunque
credo di aver rimediato ;]
- Un
bacione a tutti e alla prossima, grazie per il
sostegno! :*