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Autore: Marlene93    13/02/2015    4 recensioni
Mpreg. Angst. Fluff.
Sterek.
Nemici. Incomprensioni. Amore.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Fa che non finisca
 
 
 
 
 
 
 
New York era bella, piena di vita e frenesia. Tuttavia era anche noiosa. La vita con Peter era noiosa, non era libero di uscire per conto suo, non che uscisse spesso, in verità, ma quando lo faceva il licantropo era sempre con lui, se non al suo fianco a massimo cinquanta metri di distanza. Tuttavia, visto che dovevano tenere un profilo basso e passare il più possibile inosservati agli occhi delle altre creature sovrannaturali che popolavano la grande mela, anche se il non avere libertà non gli andava giù si costringeva a fare buon viso a cattivo gioco, cercando di godersi a pieno quelle poche ore d’aria che aveva al giorno.
Erano trascorse quasi tre settimane da quando aveva “convinto” Peter ad accompagnarlo nella sua fuga momentanea, si era liberato del proprio cellulare, contattando suo padre di tanto in tanto da una cabina pubblica poco distante dal palazzo in cui risiedeva con il licantropo, chiamando anche Scott e facendosi raccontare come andavano le cose per il branco, tagliando corto ogni qualvolta il suo migliore amico cercasse di raccontargli qualcosa di Derek, rabbrividendo invece quando l’altro gli faceva il nome della banshee, purtroppo non avevano fatto progressi per quel che riguardava il branco nemico, non scoprendo altro se non che era composto da tre licantropi beta, uno alfa e cinque esseri umani di cui uno con precedenti penali e gli altri incensurati.
Aveva passato i primi giorni a rintracciare rimedi e ingredienti che lo aiutassero a combattere la nausea e la spossatezza, facendo ricerche su ricerche sullo stato di gravidanza in un uomo fecondato per grazia lupesca e aveva contattato più volte l’ufficio del professor Albert, spiegandogli la situazione e facendosi passare titoli e parole chiavi per rendere più efficaci le sue ricerche sul web. Ora, dopo tentativi aveva trovato il giusto mix di erbe e riusciva a gestire il proprio corpo e la forza sovrannaturale che la gestazione gli stava donando, anche se gli faceva ancora strano, quando si guardava allo specchio, notare quella piccola rotondità al basso ventre che da pochi giorni si era fatta più marcata. Quella mattina il cielo era grigio e la voglia di alzarsi meno di zero, aveva un brutto presentimento che gli faceva drizzare in maniera fastidiosa i peli dietro al collo. Tuttavia, cercò di non badarci, mettendosi a sedere e rabbrividendo per il contatto del pavimento gelato con i piedi. Stiles si infilò il più velocemente possibile le pantofole imbottite di Snoopy che Peter gli aveva regalato il secondo giorno che aveva passato in quella casa, dai pavimenti super ghiacciati e toccandosi la pancia sorrise, uscendo dalla camera da letto.
«Ehi, non la trovi più grande, oggi?» parlò entrando nel piccolo soggiorno con la maglia del pigiama alzata e un sorriso sulle labbra che scemò non appena riconobbe le persone sedute sul vecchio divano di quello sgangherato appartamento «Cosa, ehi … chi?» non riuscì a mettere insieme una frase coerente, ma si coprì l’addome con la stoffa, sentendosi immediatamente inferiore e fuori posto.
«Ciao, tu devi essere Stiles» la donna dai capelli scuri e il nevo sotto all’occhio sinistro gli sorrise, alzandosi con un po’ di fatica dal divano, per via del pancione, nonostante l’aiuto di Derek. Lui sorrise di circostanza, sicuramente adesso, una volta terminato di lisciarsi il vestito firmato prémaman e di ringraziare l’alfa di Scott si sarebbe inutilmente presentata «Piacere di conoscerti, io sono Paige».
«Sì, ti avevo riconosciuta. Congratulazioni» si complimentò, facendo un paio di passi indietro quando Derek cercò di avvicinarsi a lui «Credo che andò a cambiarmi e a lavarmi anche» li avvisò «Ah! Piacere di conoscerti, puoi chiamarmi Stiles» urlò dalla propria stanza.
«Stiles» la voce di Derek lo raggiunse una manciata di minuti più tardi, facendolo sobbalzare «Posso entrare?».
«Mi sto cambiando» riuscì a dire nonostante il nodo di emozione alla gola, dandosi mentalmente una pacca sulla spalla «Aspetta ancora un po’».
«Peter e Paige, sono usciti a prendere la colazione» lo sentì dire, prima di aggiungere «Posso entrare?».
«Non credo poi ti si drizzerebbe più per molto tempo, sai» scherzò, questo giro dandosi uno schiaffo mentale sul coppino per aver fatto riferimenti sessuali, ma Derek non lo ascoltò perché aveva già aperto la porta di legno e si era fermato sullo stipite a fissarlo «La puoi smettere, per favore» gli chiese, dandogli le spalle mentre si infilava una felpa nera oversize, nascondendo così ogni accenno di rotondità «Non credo tu abbia fatto la scelta migliore, sai?» lo riprese con fare contrariato «Mandare una donna in uno stato così avanzato della gravidanza in giro per New York, con tuo zio Peter poi. Per questa scelta ti sei appena candidato all’oscar come peggior fidanzato» lo prese in giro, facendo finta di cercare qualcosa tra le coperte del letto sfatto.
«Lei è una licantropa» parlò, avanzando nella piccola stanza «Le licantrope diventano più possenti quando sono incinta».
«Giusto» parlò dopo un secondo di esitazione, ancora dava le spalle a Derek, ostinandosi ora a guardare fuori dalla piccola finestra, con le braccia lungo il tronco del corpo «Come mai siete a New York?» domandò, dandosi dell’idiota perché non voleva di certo sentire che erano venuti per una gita romantica e che nel pieno di essa la super licantropa incinta ha percepito l’odore di Peter e si sono rovinati il week end andando a trovarli per cortesia, cortesia che non aveva minimamente gradito «Cioè, non che voglia farmi gli affari vostri, rispondi solo se vuoi. Io-» Stiles fu costretto a zittirsi per via della suoneria del suo nuovo telefonino «Scusa un attimo» disse, guardando di sfuggita il mannaro e rispondendo al telefono fece un’espressione che inizialmente l’alfa non comprese «Ehi, Derek! No, aspetta che fai?».
«Prova a finire la frase e stai sicuro che ti troverò e ti ucciderò» scandì bene Derek, chiudendo la chiamata e lanciando il cellulare sul letto con fare arrabbiato «Chi era?».
«C-chi era?» ripeté Stiles, le mani chiuse a pugno e ogni briciolo di autocontrollo che aveva mantenuto fino a quell’istante lo sentiva scivolargli addosso e abbandonarlo senza l’intenzione di fare ritorno molto presto «Come ti permetti?» domandò rivolgendogli uno sguardo furente e al contempo ferito per poco meno di un secondo «Gli chiudi il telefono, il mio telefono in faccia, ma prima lo minacci di morte e prima ancora ti presenti senza alcun preavviso qui a New York con la tua incintissima ex ragazza non più morta Paige con quel suo fisico super asciutto e da modella di intimo nonostante lo stato così avanzato di gravidanza in cui si trova e ti permetti di fare una scenata nell’origliare la conversazione tra me, che nel giro di diciotto giorni ho preso quasi cinque chili, e il mio possibile datore di lavoro?» parlò con fare davvero alterato, fermandosi di tanto in tanto per respirare giacché sentiva il fiato mancargli, era da quando era andato via che non parlava più così tanto e in maniera così agitata «Quindi Hale, ti sarei grato se prendessi la tua sexy modella incinta e ve ne andaste, grazie a te devo ricominciare a cercare un lavoro per poter mantenere mio figlio e magari anche me stesso, senza dover pesare su mio padre come sto facendo» gli disse, recuperando il cellulare con l’intenzione di rimediare alla situazione.
«Non è così» parlò con un ringhio il mannaro, bloccandogli un braccio «Stiles, guardami» gli chiese, strattonandolo piano «Stiles, guardami per davvero» colto sul fatto il figlio dello sceriffo incominciò a tormentarsi il labbro prima di provare ad assecondare l’alfa e guardarlo in faccia, ma era più difficile di quello che si immaginava la notte prima di addormentarsi, perché su quel viso c’era tutto quello che da anni voleva. La bocca da baciare e far piegare all’insù in sorrisi e risate fragorose, guance da poter sfiorare e accarezzare, il naso perfetto da toccare con l’indice per infastidirlo e poi baciarlo per chiedergli scusa e quegli occhi in cui ci si perdeva senza rimorso alcuno; Derek era uno stronzo a chiedergli di guardarlo in faccia «Stiles» ed era un bastardo a pronunciare con così tanta necessità il nome «Stiles».
«Smettila di chiamarmi, ti sento benissimo» sbottò allora, cercando di liberare il braccio con strattoni ben poco decisi «Ascolta, ora che ci penso il tuo lupo potrebbe essere in quella fare del richiamo del sangue all’incontrario, cioè essere in ansia per le sorti del bambino eccetera, ma apri bene le orecchie, fidati di me. Non gli accadrà nulla, anzi. Chiamo con frequenza lo studio del professor Albert e dice che sta procedendo tutto bene a parte per il peso, dice che in questa fase non avrei dovuto prendere tutto quel peso, ma sai ho mangiato cose dolci tutto il tempo e il mettere su quei chili mi è sembrato il minimo, visto che in realtà in una situazione differente sono sicuro ne avrei messi su tipo una decina» Stiles iniziò a divagare sulle quantità di schifezze inglobate lasciandosi scappare senza accorgersene il fatto che nelle prime due settimane era stato molto depresso e triste e l’unica cosa che lo facesse sentire bene era il cioccolato al latte e che era finito per metterlo ovunque anche sulla pizza o sul formaggio «Comunque tornando al discorso principale: tu vai avanti per la tua vita tranquillo e sereno, goditela che noi faremo lo stesso, staremo bene» disse, correggendosi subito dopo «Anzi, stiamo già bene».
«Stiles» lo aveva chiamato un’ennesima volta, prima di portargli una mano sulla guancia e costringerlo a ricambiare il suo sguardo «Mi dispiace, ma non ce la faccio» ammise con fare stanco e Stiles collegò il suo tono a tutto il suo stato, guardandolo per la prima volta da quando se l’era ritrovato nell’appartamento, percependo un tonfo al cuore. Derek aveva perso peso e aveva delle occhiaie orribile sotto agli occhi «Non ti sta parlando il lupo, non solo lui per lo meno» si ritrovò a precisare, prima di posare la fronte con quella dell’umano e chiudendo gli occhi lo vide ispirare profondamente, mentre portava anche l’altra mano sul suo viso «Mi dispiace per tutto questo, ma non è il modi di farvi stare al sicuro».
«Cosa stai dicendo?» domandò, il cuore incominciava a martellargli nel petto sempre con maggior impeto mentre il suo cervello interpretava quella frase in mille e più modi differenti gioendo e disperandosi nello stesso tempo «Non provare a trasmettermi falsi messaggi, Derek Hale, perché giuro che potrei diventare molto ma davvero molto vendicativ-» Stiles non riuscì a finire la frase e neanche a trattenere le lacrime. Non mi ha mai baciato così, ti prego. Fa che non finisca.
«Per quanto incredibile è il fatto che mi sia mancato il tuo continuo parlare, non ce la facevo più a non baciarti» lo mise al corrente l’alfa, baciando via prima le lacrime che avevano preso a rigare le guance del figlio dello sceriffo e dopo tornando sulla sua bocca con fare affamato ma bisognoso «Non credo di potermi fermare» Stiles non disse nulla, tornando a baciarlo e a stringergli le braccia al collo «Se sono intelligenti, non torneranno se non prima di un paio d’ore» esternò Derek dopo ormai minuti che si stavano baciando l’uno l’altro, mentre gli sfilava la felpa oversize e si toglieva anche la sua di maglia per poi stringerselo contro con delicatezza, pelle contro pelle, per sentire realmente che erano lì e che c’era anche il loro bambino e che quell’accenno quasi irrisorio di pancino nel ventre di Stiles era una cosa immensa per la sua natura e il suo cuore.
 
«Così tu sei davvero uno stronzo bastardo, eh» lo accusò il figlio dello sceriffo, sdraiato sopra di Derek che era più nel mondo dei sogni che in quello dei coscienti «Farmi credere di aver scelto lei, dopo esserti comportato prima in maniera così passionale e protettiva» affermò con una rabbia ormai passata visto che appena una decina di minuti prima si erano detti ti amo «Tu sei davvero il peggiore dei peggiori, vergogna. Soprattutto perché mi hai fatto credere di essere riuscito a scappare facendola in barba a tutti. Invece eravate tutti contro di me, stronzi, comportarsi così con una persona incinta è crudele, anzi disumano» lo rimproverò, illuminandosi dopo alcuni secondi «Ora capisco perché Peter mi faceva così tante foto, non era solo perché è psicopatico! Oh quando torna a casa lo faccio nuovo, il caro vecchio zio Peter».
«Potrai fargli quello che vuoi, ma adesso non ti muoverai dal mio fianco» lo apostrofò il licantropo, incassando senza discutere ogni accusa. Stiles stava ancora mugugnando sui possibili metodi di rivalsa per farla pagare un po’ a tutti, come pepe sulle lasagne o sale grosso nei waffel «Per quel che vale» richiamò la sua attenzione Derek «Ti amo anch’io da diversi anni, comunque».
«Sei un bugiardo» sussurrò Stiles la voce incrinata per l’emozione e gli ormoni che tornavano in circolo per via dell’effetto ormai terminato delle erbe «Sono io quello che ti ama da tanti anni».
L’alfa rilasciò un sospirò, circondando la schiena di Stiles, abbracciandolo ed ispirando il suo odore poi gli raccontò di un aneddoto, avvenuto qualche mese prima del loro incontro nella proprietà privata degli Hale «Il tuo odore era di lacrime, dolci e cannella, assai poco virile devo ammettere» nonostante l’abbraccio, a quel commento Stiles riuscì ad assestargli un colpetto su un braccio «Avevi appena finito di lavorare da Rosy, perché indossavi ancora il cartellino della pasticceria» riprese a parlare, commentando e ripetendo di tanto in tanto che lo aveva trovato buffo oltre che tenero «E immagino anche che per te dovesse essere una consuetudine violare i perimetri di proprietà privare, perché eri nella mia di proprietà, vicino al laghetto, seduto su una delle radici del salice e piangevi, il nome che ripetevi era quello di Lydia» storse il naso «Qui lo dico e qui lo nego, chiaro Stiles?» aspettò un cenno affermativo da parte dell’altro e poi concluse «Immaginai una persona come te, un giorno, piangere per me».
«Quindi ti sei innamorato di me, in quel momento?» domandò leggermente scettico.
«Ovviamente no» disse, sorridendo in maniera furba «Diciamo tuttavia, che non mi sei stato da subito indifferente» lo liquidò, baciandolo a fior di labbra, per poi ritornare con la testa sul cuscino e chiudere gli occhi «Adesso dormiamo un po’, che ne dici?».
Stiles brontolò per una manciata di secondi, prima di sbadigliare sguaiatamente e posare anche lui la testa sulla superficie calda e accogliente che erano i pettorali di Derek ed addormentarsi, in pochissimo tempo.
 
«Ehi, Stiles» si sentì scuotere, e chiamare ancora un paio di volte «Ti conviene rivestirti, sono sulle scale» gli disse, riferendosi a Peter e Paige.
«Eravamo sulle scale» sentirono dire a Peter dall’entrata.
«Abbiamo il pranzo» disse invece Paige con tono chiaramente divertito. Stiles divenne rosso fino alla punta delle orecchie, ma l’imbarazzo scemò via quando Derek lo baciò e gli regalò una carezza sulla pancia che brontolò in chiaro segno di appetenza «Vi consiglio di sbrigarvi finché caldo».
«Continuo a odiare il vostro super udito» bisbigliò una volta che l’alfa si fu allontanato da lui «Prima di mangiare però devo prendere le erbe» si ricordò a voce alta, vestendosi.
«Ecco i piccioncini» li accolse Paige, seduta sulla piccola tavola con dietro alla schiena un cuscino, sul volto un sorriso radioso e tra le mani un pacchettino con una busta «Questo è per te, Lydia e Allison mi hanno raccomandata di farti leggere prima la lettera e poi farti scartare il regalo».
Il figlio dello sceriffo sorrise di rimando, accettando la busta, ma lasciandola sul bancone vicino ai fornelli, recuperando le erbe e un pentolino per scaldare dell’acqua e preparare l’infuso. Nell’attesa venne affiancato da Derek e nel leggere le righe scritte dalle due amiche cinquanta e più sfumature di terrore e panico, soprattutto nell’ultima riga.
«Beh, perlomeno non incolpano solo me» disse, passando la lettera all’alfa al suo fianco, andando a versare l’acqua nella tazza e togliere via il filtro con le erbe «Per sicurezza, scarta tu il regalo» Derek brontolò infastidito, facendo comunque ciò che Stiles gli aveva chiesto, ma solo in parte, giusto per rassicurarlo e rassicurarsi «Wow, ma che cos’è?».
«È il diario del bambino» lo istruì Paige «Lì annoti tutto il primo anno di tuo figlio, le tappe importanti» gli spiegò «In realtà, puoi già iniziare ad annottare il tutto da prima che nasca» Stiles l’ascoltò interessato, sfogliando le pagine di quel libro rilegato in morbida stoffa color verde pastello, con un nastro di raso «Bene, ora si mangia che la mia bambina ha fame» concluse, dando inizio al pranzo, senza tanti complimenti.
«Allora, come avete intenzione di procedere?» parlò Peter, accettando lo sformato di patate che la donna gli stava passando «Immagino la cosa ti sia sfuggita di mano, appena l’hai visto».
«Il clan nemico è rimasto nell’ombra» prese a spiegare Derek «Non siamo riusciti a trovare informazioni abbastanza utili, tuttavia sappiamo perché vogliono il bambino» affermò, accarezzando il profilo di Stiles che si era irrigidito «Paige ed io abbiamo avuto un piccolo scontro con il loro alfa che però è fuggito».
«Cosa se ne fanno di un bambino?» domandò il figlio dello sceriffo, stringendo la posata di plastica nella mano «Cioè, cosa vuoi che riesca a fare un neonato lupo?».
«Un neonato è più facile da plasmare di un bambino licantropo i cui sensi ormai sono legati a quelli del branco» prese parola Paige stessa, accarezzandosi il ventre e appoggiando completamente la schiena allo schienale «Poi se il bambino è nipote dell’alfa in grado di mutare completamente da umano a lupo è ancora più appetibile il mettergli le grinfie sopra».
«Ma non è detto che sia femmina» sussurrò con terrore e speranza, ricordando che solo la parte femminile dalla famiglia Hale aveva manifestato questa rara capacità «Che se ne farebbero di un maschio» tentò di rassicurarsi anche se sapeva che era un’illusione precaria e se ne devono essere accorti anche gli altri, giacché Peter decise di abbassare lo sguardo sul proprio piatto, mentre Derek gli posava una mano sulla coscia e Paige si scusava.
«Ma tu sei forte, Stiles» continuò a parlare lei «E non parlo per rassicurarti, lo sento che nonostante le difficoltà sarai forte» poi si schiarì la voce «Se le femmine sono in grado di mutare completamente, i maschi sono portatori di tale gene e avere nel branco un membro in grado di generare in futuro una tale potenza …» lasciò la frase in sospeso, perché davvero non c’era bisogno di concluderla «Il mio branco vi darà sostegno, così come quello di Giovanni».
«Sei un’alfa?» domandò sorpreso Stiles «Eh sì, sei un’alfa» disse nuovamente, quando lei le mostro i suoi occhi rossi «Il padre della bambina? Anche lui è un licantropo?» Peter tossì e Derek fermò a mezz’aria la posata con il boccone «Che cos’ho detto di sbagliato?».
«Tranquillo, sono questi due che sono bigotti» affermò con fare divertito «Non è un licantropo, comunque» si ricollegò al discorso precedente «Lei è la mia emissaria» svelò, mostrando un sorriso dolce.
«Oh» si ritrovò a dire soltanto Stiles, prima di riprendere anche lui a mangiare «Quindi tu sei …?» Paige annuì alzando le sopracciglia e assumendo un’espressione ovvia «E anche lei lo è» ora l’espressione ovvia si era tramutata in una leggermente confusa, mentre annuiva di nuovo «E avete usato una pozione per … sì, per la bambina?».
«Una pozione per la bambina?» ripeté dubbiosa, più per sé che per altro, illuminandosi quando capì la vera domanda che Stiles voleva farle «Oh, no! Niente magia, per due donne non funzionerebbe. Noi abbiamo utilizzato il metodo tradizionale delle lesbiche» chiarì divertita da come l’argomento metteva a disagio i tre uomini «Seminazione artificiale, abbiamo preso un suo ovulo, scelto un donatore e poi una volta fecondato lo hanno inserito nel mio utero».
«Interessante» disse solamente il figlio dello sceriffo, smettendo di mangiare e alzandosi fino ad arrivare a una mensola pensili e tornando con della cioccolata bianca «A quanto sei?».
«Diciamo che sono all’equivalente di otto mesi e una settima tonda tonda di una gravidanza normale» gli spiegò, allungando una mano per farsi dare alcuni quadratini di cioccolata «Comunque, penso che prima di andarvene, tu debba passare da Giovanni» consigliò verso Derek.
«Vuol dire che torniamo a casa?» la voce di Stiles non sembrava del tutto convinta di quell’idea.
«L’intenzione sarebbe questa» parlò Derek «Non possiamo vivere nel terrore che prima o poi verranno per il bambino o per te, tu non puoi vivere così, il mio branco non può essere prigioniero di una cosa del genere» con quelle parole l’alfa si accorse che per la prima volta Stiles aveva compreso che suo figlio sarebbe stato sempre in pericolo e la cosa lo congelò dentro facendolo sentire terribilmente in colpa «Quello che dobbiamo fare, quello che già gli altri membri del branco stanno facendo, a dire il vero, è diventare più forti. Accettando l’aiuto di altri branchi e condividendo con loro il nostro sapere per averne dell’altro in cambio» spiegò con cadenza seria e sicura «Il mio branco, la mia famiglia, non è un bersaglio per nessuno e voglio che il messaggio che passi è che distruggeremo ogni essere che punti a un membro qualsiasi del branco».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note.
Buona sera a tutti. Eh sì! Ho aggiornato nuovamente :]
Non potevo lasciarvi così, con lo Sterek in crisi!
Comunque credo di aver rimediato ;]
Un bacione a tutti e alla prossima, grazie per il sostegno! :*
   
 
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