E un grosso bacio a Clahp, che spero di vedere in carne e ossa molto presto ^^.
Prima di andare a dormire.
Era notte, una delle tante che scorrevano placide
come il mare che li circondava. La nave, la Going Merry, scivolava su quella
distesa infinita, diretta lì dove sorge il sole e dove i sogni si realizzano. Si
poteva dire che rappresentava una speranza, che attraverso il mare della vita,
con le sue bufere e tempeste, veleggiava verso lo scopo, la meta finale, quella
che dà senso e forza al viaggio intrapreso.
Ma, a dire la verità, specie
nell’ora tarda della notte, questa sottile metafora non interessava a nessuno su
quella nave, neanche, e soprattutto, a colui che solitamente la notte la passava
in bianco. Lui, Roronoa Zoro, si occupava solo di faccende concrete, tangibili.
Le rime le lasciava femmine.
Sì, era un uomo
concreto, uno che basa la propria vita su ideali importanti
–fondamentali
– e si occupa solo di faccende
concrete quanto lui; un uomo a cui spesso e volentieri davano allo stomaco le
smancerose poesie che il cuoco da strapazzo dedicava ad ogni bella donna che
incontrava, e anche fin troppo spesso a Nami. D’altronde erano solo delle
inutili perdite di tempo, futili espressioni di sentimenti altrettanto futili,
solamente idiozie.
Così, ignaro di ogni possibile sfaccettatura romantica
nella luna piena alta nel cielo, Roronoa sedeva in un angolo sul ponte della
nave, solo. Aveva appena terminato l’allenamento, e, mentre si asciugava il
sudore con un asciugamano, si godeva la frescura della notte prima di andare a
dormire.
Si alzò in piedi, e raccolte le sue spade, salì le scale. Prima di
entrare in cucina però, lanciò un’occhiata in alto sulla coffa, per avvertire
Nico Robin che se ne andava e che rimaneva da sola a fare da vedetta, ma la
ragazza l’aveva già visto e gli fece un cenno con la testa.
Senza ulteriori indugi, Zoro entrò in cucina, accese
una piccola lanterna per fare luce e cominciò a rovistare in giro per la stanza in
cerca di qualcosa da bere, possibilmente alcolico. Quando ebbe
rovesciato l'intero arredamento, non trovando assolutamente nulla, a parte l’acqua, decise che
era meglio andare a cercare nel magazzino.
Scese al scaletta, e l’occhio si
posò immediatamente su cosa stava cercando. Si avvicinò alla botte di birra e,
afferrato il boccale a fianco, lo pose sotto il rubinetto. Ma, aperta la
valvola, non ne uscì che una sola goccia. Finita.
Imprecando
sonoramente, Zoro spaziò con lo sguardo il resto della dispensa, e notò che una
debole luce proveniva dal piano di sotto. Incuriosito si avvicinò all’apertura
delle scale e scoprì che il riflesso proveniva da uno spiraglio della porta
della camera delle ragazze. Evidentemente Nami era ancora sveglia, dato che Nico
Robin era fuori ancora.
Sbuffando per la mancanza d’alcol, Zoro decise che ne
avrebbe discusso l’indomani col cuoco, magari lui sapeva se c’erano altre scorte
in giro per la nave. Magari. Scese le scale facendo ben attenzione a non
rovesciare la lanterna, e passò davanti alla camera di Nami, guardando di
sfuggita all’interno.
Riuscì a
vedere solo nell’angolo il letto intatto, ma non sentì alcun rumore. Che stesse
lavorando ad una sua cartina? In quel caso avrebbe sentito lo scribacchiare di
una penna sulla carta, o un fruscio di fogli. Rimase un momento indeciso sulla
soglia, tendendo l’orecchio. Assolutamente niente.
Improvvisamente si rese conto che stava facendo una
cosa decisamente molto stupida. Cosa gliene importava di quello che lei faceva o
meno nella sua stanza? Bah, sarà stata l’ora tarda che rimbecilliva il cervello.
Fece qualche passo in avanti verso la porta della sua stanza, quando il dubbio
si fece strada tra i suoi pensieri, strisciando, il maledetto. E così si fermò
una seconda volta, voltandosi verso la porta che aveva appena passato. E se
magari avesse avuto un malore, dopotutto era già stata ammalata, e anche
gravemente, forse ..?
Zoro si diede una forte pacca sulla fronte, dandosi
del deficiente. Ma cosa stava facendo, la vecchia petulante? Ricominciò a
camminare, ma prima ancora che ebbe fatto due passi, si fermò una terza volta.
Sbuffò irritato, e ritornò indietro a passi sicuri, spalancando la porta prima
che potesse anche solo pensare di cambiare idea.
La scena che si
presentò davanti non aveva niente a che fare con le visioni catastrofiche che
aveva ipotizzato. La luce proveniva dalla lanterna che c’era sopra al tavolo
dove Nami soleva disegnare, e proprio su questo la ragazza aveva poggiato la
testa sulle braccia incrociate. Stava dormendo.
Zoro rimase per un
momento immobile, guardando la navigatrice respirare lievemente, con i
corti capelli rossi che le ricadevano sul bel viso, poi assunse un cipiglio
irritato, mentre affermava con sicurezza che si, lui era uno scemo allarmista.
Sbuffò una seconda volta, mentre stava quasi per andarsene.
Un
pensiero però lo fermò: l’indomani chi l’avrebbe sentita Nami, con l’umore nero per
il sicuro torcicollo che le sarebbe venuto?
Sbuffò ancora. La
navigatrice in quello stato d’animo non era un bello spettacolo, neanche per il
paladino delle donne, che le stava ben volentieri lontano. E se la sarebbe
dovuta sorbire lui, come succedeva ogni dannata volta. Chissà perché quando
lei aveva la luna storta, lui finiva in un modo
o nell’altro per rimetterci.
Le lanciò un’altra occhiata, decisamente poco
felice. Forse avrebbe dovuto svegliarla…
Lo spadaccino inorridì
per aver anche solo pensato una cosa del genere. Decisamente una Nami svegliata
nel bel mezzo della notte con un quasi sicuro torcicollo era molto peggio di
qualsiasi nemico avesse mai affrontato. Almeno con loro aveva la possibilità di
usare le sue spade.
Zoro appoggiò lentamente la lampada per terra e fece un
passo incerto in avanti, entrando ufficialmente nella camera delle ragazze. Un
brivido gli percorse la schiena, forse una premonizione?
Scacciò
via quel disagio che sapeva molto da istinto di autoconservazione, e si avvicinò
al letto di Nami, afferrando le coperte e portandole ai piedi del letto, facendo
finta di non notare quello che doveva essere il suo pigiama. Ma che razza di
indumenti aveva quella là
?
Si voltò verso Nami, raddrizzando la postura
stranamente curva, e le si avvicinò davvero molto lentamente. Oddio, cosa
non avrebbe fatto per dormire in pace durante il giorno. Si chinò su di lei, e
facendo passare un braccio sotto le sue ginocchia e uno sulle spalle, la prese
delicatamente in braccio, facendo ben attenzione a non svegliarla.
Dopo un
attimo di tensione, in cui la ragazza fece uno strano mugolio e Zoro cominciò a
sudare freddo, lo spadaccino fece dietro front e la portò a letto, dove la
adagiò con molta attenzione, prima facendole appoggiare il sedere e poi
accompagnando delicatamente la testa sul cuscino. Ma guarda cosa gli toccava
fare. Mocciosa.
Non aveva la minima
intenzione di metterle il pigiama, non era decisamente indispensabile, ma era
ovvio che non poteva andare a letto con quella sottospecie di sandali alti 15
centimetri che le piaceva indossare in ogni santa occasione. Zoro così si mise a
trafficare con le cinghie del lacci, borbottando parole incomprensibili, che
però somigliavano stranamente a “ma guarda te” e “mocciosa” e altre di cui è
meglio non divulgarne il significato. Terminata anche questa complicatissima
procedura, dopo aver appoggiato i sandali al lato del letto, non troppo in
ordine ma comunque silenziosamente, lo spadaccino raccolse le coperte e coprì il
corpo della navigatrice fino al collo, sempre molto delicatamente. Rimase un
attimo a fissare l’espressione decisamente troppo serena di Nami, almeno per i
suoi gusti. Continuava a dormire beata, la mocciosa.
Quatto quatto, Zoro si incamminò verso il corridoio, e, quando
finalmente aveva quasi raggiunto la salvezza, un secondo mugolio lo pietrificò
all’istante. Si voltò inorridito, pronto a sorbirsi una marasma di parole, ma
Nami era ancora a letto e non sembrava essersi accorta di nulla.
“Bellmere” quella mormorò e si girò di
fianco.
“Maledetta …” sibilò Zoro, avvicinandosi
alla lanterna sopra il tavolo e spegnendola con un soffio, raggiungendo poi la
sua che aveva lasciato in corridoio. Chiuse lentamente la porta, e solo allora
si lasciò sfuggire un sospirò di sollievo. Avrebbero dovuto assegnargli una
medaglia al valore, o qualcosa di simile, se solo a lui gliene importasse
qualcosa di patacche auto celebrative.
Così si incamminò finalmente verso la
camera dei ragazzi, mentre già gustava un meritato riposo, quando notò che c’era
un elemento che stonava. Annusò l’aria e un nuovo odore fece capolino tra i
tanti che riconosceva. Mandarino? Provò a cambiare posizione, eppure esso
persisteva, con la stessa intensità. Dopo qualche secondo, gli venne un dubbio e
annusò la sua maglietta, e questa volta l’odore, o forse bisognava dire il
profumo, si fece sentire più distintamente. Aspirò ancora, ed esso lo avvolse,
cullandolo dolcemente.
Bah, non era poi così male il profumo di
mandarino. Dopo qualche secondo, Zoro si scosse dal torpore, e, spegnendo la
lanterna, aprì la porta della camera dei ragazzi, sparendo nell’oscurità della
stanza.
Lui era un ragazzo, anzi, un uomo concreto,
e certamente mai avrebbe ammesso che, forse, non era solo per il clima pacifico
sulla nave che aveva fatto quello che aveva fatto, e che, sempre rigorosamente
forse
, avrebbe pensato a colei che
portava quel profumo, prima di andare a dormire.
Ok, scusate, è una FF un po' idiota. Mi è venuta quando in un fanvideo ho
visto una fanart dove Zoro osservava Nami addormentata sul tavolo dove
tracciava le cartine, e avrei voluto allegarla al testo, ma siccome non era
mia, e non sapevo a chi intestare i credits, non volevo creare malintesi di
sorta e ho preferito rinunciare.
Mi sono resa conto che alcune frasi sono un
po' troppo telegrafiche, e forse avrei dovuto usare più congiunzioni,
ma nel complesso mi piace, sopratutto la fine. Beh, siate clementi, dopotuto è
un po' una cavolatina, anche se ho cercato di renderla più realistica possibile.
Volevo disperatamente mantenere i personaggi IC, ma forse ho estremizzato un po' Zoro, l'ho reso forse un po' troppo menefreghista, ditemi voi. Io ce l'ho messa veramente tutta :). Un grosso bacio. Bye!