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Autore: pineapplemoustached    14/02/2015    1 recensioni
È la prima volta che scrivo. È una fanfiction in cui Tony e Pepper si sono lasciati e il lettore (la protagonista) inizia a lavorare per lui. All'inizio avrà qualche difficoltà, ma come si fa a non amare Tony?
Se la storia vi piace (lo spero vivamente) lasciatemi qualche commento.
Buona lettura :)
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jarvis, Nuovo personaggio, Sorpresa, Tony Stark, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lavoravo ormai da più di un mese al fianco di Tony Stark e finalmente il lavoro iniziava a diventare più semplice. Mi bastava solo disdire tutti i suoi appuntamenti e il gioco era praticamente fatto, ma quella mattina non fu una delle più facili. Arrivò Stark che aveva in dosso dei pantaloni neri della tuta e una canotta nera che faceva apparire magnificamente il suo fisico e metteva ben in risalto il reattore Arc “(Y/N), gli impegni di oggi?” “Dovrebbe arrivare a momenti la nuova receptionist per il colloquio signore”
“Bene, altro?”
“No, Sr”. Prese una sedia, la trascinò dietro la scrivania di fianco alla mia e non fece in tempo a sedersi che JARVIS ci avvisò del suo arrivo. La ragazza sembrava una modella. Una ragazza così non dovrebbe fare la receptionist, dovrebbe sfilare su una passerella! Ovviamente Tony non perse occasione per fare lo scemo con la ragazza e lei colse la palla balzo. Le mie domande erano inutili, la ragazza le ignorava, era concentrata solo sul fare gli “occhi dolci” a Stark.
Ero seccata. Molto seccata. No… Non ero solo seccata, ero infuriata. Nessuno in quella stanza mi stava considerando, era come se non esistessi. Probabilmente quella non era la cosa che mi dava più fastidio, vedere Tony fare il cretino con un’altra ragazza mi mandava su tutte le furie, ma non volevo ammetterlo.
Non resistetti molto, agii senza pensare e senza badare troppo al mio tono di voce “Direi che la mia presenza qui è totalmente inutile, per non dire di troppo” mi alzai e andai ignorando totalmente le loro risposte.
Avevo davvero bisogno di calmarmi. Fortunatamente avevo già finito il mio lavoro per quel giorno, così decisi di farmi una bella doccia fredda, poi salii nello studio e presi qualche saggio di fisica dai grandi scaffali pieni di libri che avevo adocchiato ormai da troppo tempo.
Mi persi nella lettura, finché gli occhi mi diventarono pesanti e mi addormentai senza nemmeno accorgermene con il libro in faccia.
 
Non ricordo bene cosa sognai, ricordo solo che mi svegliai urlando. Fortunatamente riuscii a soffocare l’urlo, ma le lacrime scorrevano e tremavo. Ero lì sola, avrei voluto disperatamente due braccia forti attorno a me, le stesse braccia della stessa persona che si trovava qualche piano sopra di me. Ancora una volta feci una doccia per tornare in me, uscii dalla mia stanza e entrai in ascensore diretta nello studio per posare i libri.
Passando davanti alla sua stanza ancora una volta successe quella scena, quella stessa scena che ho tanto odiato e che speravo non succedesse più: Stark uscì dalla sua stanza come mamma lo aveva fatto, almeno è così che preferisco ricordare perché uscì indossando delle mutandine da donna in pizzo nero con un fiocchettino rosso. Cercai di non ridere, lui non riuscì a nascondere il suo imbarazzo “Oh già al lavoro? C-cosa ci fai qua su così presto?”
“Mi scusi ieri ho preso dei libri e sono venuta a restituirglieli” non ridere, non fare commenti.
“Ah… Ottima scelta quei saggi! Ehm Sentiti libera di prendere tutti i libri che vuoi, quando vuoi”
“Grazie Mr. Stark” mi girai per posare i libri “…belle mutande…” dopo come mi aveva trattato non potevo stare zitta
“Già… A proposito, potresti cacciare la ragazza dalla mia stanza e assicurarti che non salga mai più qui?”
Wow qualcuno ha imparato a chiedere le cose anziché ordinarle “Devo cercare un’altra persona per quel posto?”
“Nono il posto è suo, non mi importa, non voglio che salga mai più qui”
“Certo signore” e ancora una volta entrai nella sua stanza per cacciare via il suo divertimento, ma non ero proprio dell’umore “Forza Bell’addormentata, è mattina e a quest’ora dovresti già essere al lavoro”
“Mmh?” la sua testa si emerse da cuscini “Ancora tu? Che vuoi?”
Sospirai “Ci mancava che fosse lamentosa… Avresti dovuto iniziare a lavorare mezz’ora fa, ah ricorda che il tuo lavoro si limita a rimanere al piano terra, quindi senza un permesso qui non potrai più salire”
Scoppiò in una gran risata “Bambina non arriverai mai a dove sono arrivata io”
Aggrottai le sopracciglia e sgranai gli occhi cosa vorrebbe dire?
“È inutile che lo nascondi, si vede benissimo da come lo guardi che muori dalla voglia di averlo, ma non riuscirai mai ad ottenere il posto di Pepper, né come assistente né come sue compagna”
In quel momento fu udibile il suono del mio cuore infrangersi. “Se entro due minuti non hai ancora lasciato la tua stanza chiamo la sicurezza e puoi scordarti questo posto”. Mentre mi sentivo morire dentro di me, sulla sua faccia continuava a esser dipinto un sorriso malvagio. Lasciai la stanza di fretta e mi immersi nel lavoro.
 
Una voce metallica interruppe il mio lavoro “Signorina?”
“Si JARVIS?”
“C’è una chiamata da parte di Tony”
“Mmm ok…” non oggi “Ha bisogno di qualcosa?”
“Vieni giù in laboratorio”
Mentii “Scusi ma sono un po’ indietro con dell’altro lavoro”
“Bene lascialo indietro, vieni giù”
Bip. Non avevo davvero voglia di stare vicino a lui in quel momento. Volevo correre via e scrollarmi tutto di dosso, ma l’unico posto in cui andai fu l’ultimo posto sulla terra in cui sarei voluta essere: nel laboratorio con Tony Stark.
Non so perché, ma so che aveva spostato tutto dalla sua casa alla Torre, non so che fine avesse fatto la casa, ma la Torre ormai lo era. Aveva trasformato il piano interrato in un laboratorio, nel quale ora si trovava ad armeggiare con i suoi attrezzi. “Sir?” la mia voce era ancora un po’ tremolante e del tutto insicura. “Eccoti, allora prendi quelle cose e mettiti qui, devi…” continuava a parlare, ma le sue parole mi scivolavano addosso come acqua su una superficie impermeabile, avrebbe anche potuto dire una serie di parole senza senso che non me ne sarei accorta ugualmente “—E una volta finito p- Mi stai ascoltando??” tornai alla realtà “Mm sì”
“Allora perché stai lì impalata?” la sua voce pareva uno squillo
“Sì mi scusi” non lo stavo ascoltando, non avevo idea di cosa mi avesse detto e non avevo idea di cosa dovessi fare. Mi sentivo del tutto persa.
“Hey” la sua voce era diventato come un soffio di vento, alzai lo sguardo e vidi che si era avvicinato a me. Trasalii. “Ti senti bene?” non ebbi il tempo di aprire bocca “Non credo tu stia bene, sei pallida—“
“Sto benissimo” un sorriso fin troppo finto si trovava ora sulle mie labbra
“Non credo che—“
“Potrebbe ripetermi cosa devo prendere?”
Così rielencò la sua lunga lista di oggetti. In realtà non servivo proprio a niente, dovevo solo portargli gli oggetti che mi chiedeva. Non credo abbia ben chiaro quale sia la differenza tra segretaria e badante… Ma perché proprio oggi?
Passai tutto il pomeriggio a girovagare per il laboratorio in cerca degli attrezzi che mi richiedeva. La fine della giornata era arrivata, era stata molto lunga e io non vedevo l’ora di andare a letto. Senza perdere troppo tempo ed evitando inutili smancerie mi chiusi nella mia stanza e mi lancia sul letto. Le lacrime iniziarono a scendere e pochissimi secondi dopo il sonno aveva vinto.
   
 
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