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L’INIZIO DI TUTTO
La
campana di fine lezioni risuonò per i corridoi della scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts, e il chiacchierio degli studenti si diffuse ovunque,
facendo sbuffare alcuni personaggi dei quadri appesi alle pareti del castello.
Tra
loro, il Duca di Marshall, divenuto famoso per aver indetto la prima Coppa del
Mondo di Quiddich del Mondo Magico, secoli e secoli prima, ringhiò
silenziosamente, mentre il cavallo bianco su cui era stato ritratto si agitava
nervoso. Sia lui che Penton, così si chiamava lo stallone, odiavano quel
momento, quando gli studenti uscivano dalle aule e facevano rumore per tutti
gli angoli dei corridoi che, fino a qualche istante prima, erano immersi in un
delizioso silenzio. La vecchia Dama raffigurata nel quadro davanti a lui gli
sorrise debolmente, portandosi le mani sulle orecchie per ripararsele dal
chiasso.
Come
se lui potesse!, pensò il Duca, visibilmente scocciato, mentre fulminava con lo
sguardo tutti gli studenti che gli passavano davanti. Non poteva neanche tapparsele,
le orecchie, lui! Una mano gli serviva per reggere una pesante spada, mentre
l’altra gli occorreva per tenersi aggrappato alle redini del cavallo: se le
avesse mollate, anche solo per pochi istanti, visto l’eccessivo peso
dell’armatura, sarebbe caduto giù da Penton e sarebbe finito dritto dritto
nell’enorme pozzanghera di fango che era stata dipinta ai suoi piedi.
Accidenti
a quel maledettissimo pittore, che aveva avuto la grandissima idea di ritrarlo
in quelle condizioni!
Un
gruppetto del terzo anno molto rumoroso gli passo sotto il naso e si beccò la
sfuriata quotidiana del Duca, che non si preoccupò neanche del linguaggio poco
educato e pieno di parolacce.
Alcuni
piani più sotto, nei sotterranei del castello, il settimo anno di Grifondoro e
di Serpeverde avevano appena finito le loro due ore di Pozioni con il professor
Piton.
Il
magico trio della torre rosso-oro uscì in quel momento dall’aula e, due di loro
a caso, cominciarono a lamentarsi come era loro solito della perfidia del professore.
-Ma
vi rendete conto?- disse Ronald Weasley furibondo, -Sette pagine sulle
proprietà dei funghi velenosi per domani!-.
-Io
ancora non voglio crederci, Ron- gli rispose Harry Potter, -cercando di non far
cadere a terra tutti i fogli e i libri che teneva in mano, -e pensare che oggi
dobbiamo allenarci per la partita di domenica contro Corvonero. Secondo me, Piton
l’ha fatto apposta: ci ha dato così tanto in modo che io e te dobbiamo saltare
l’allenamento e, di conseguenza, la squadra perda la partita. Serpeverde
sarebbe in cima alla classifica, nel caso che Corvonero ci stracciasse-.
-Giusto,
fratello- gli rispose Ron, -hei, Herm…- disse rivolgendosi alla ragazza che
camminava a loro fianco, -tu non vuoi che questo succeda, vero?-.
-Certo
che no, Ron, ma se questo significa che io devo farvi i compiti di Pozioni,
scordatelo- gli rispose lei tranquilla, salutando le compagne.
-Sei
l’amica più cattiva e senza cuore del mondo- le rinfacciò Ron, facendo la
faccia da cane bastonato.
-Non
fare così, tanto non mi commuovi. Se vi organizzate, sono sicura che ce la
farete entrambi, a finire tutte e sette le pagine-.
-Certo,
come no- le rispose il compagno, -mica ti voglio copiare tutta la ricerca.
Volevo solo prendere qualche spunto…-.
-Ron,
siamo realisti: per te prendere qualche spunto ha lo stesso significato di
copiare!- gli rispose la riccia.
-Dai,Herm,
stasera siamo anche di ronda!-.
-Lo
so, e tu non provare a darmi buca- lo minacciò la Granger, -ricordati che, in
quanto Caposcuola, hai il dovere di pattugliare i corridoi, la sera-.
-Come
se l’avessi chiesto io, di diventare Caposcuola…- frecciò il rossino, mentre
Harry se ne stava zitto.
-Oddio,
Ronald, non cominciare con questa storia!- gli disse la Granger, guardandolo
con severità.
-E’,
no, non ricominciate a litigare, voi due!- disse Potter, che ne aveva basta dei
bisticci dei due amici, che gli provocavano solo un terribile mal di testa.
-Che
c’è sfregiato?Non ti senti bene?-.
Una
voce fredda come la lama di un coltello arrivò dalle loro spalle.
-Che
cazzo vuoi, Malferret?Se hai voglia di rompere le palle, sappi che non è
giornata- gli disse il moro, con voce scocciata.
-Oh,
non c’è bisogno di arrabbiarsi!- gli rispose Draco Malfoy, guadandolo con
sufficienza, -volevo solo informarmi sulle tue condizioni di salute. Sai, non
vorrei che stessi male per la partita di domenica…-.
-Non
sono io quello che dovrebbe preoccuparsi, sai?- gli rispose il moro con un
sorriso ironico, -E visto che domenica vinceremo sicuramente, comincia ad
abituarti all’idea del secondo posto nella classifica-.
-Non
ridere adesso, Potter. Sono solo le prime partite, anche se dovreste vincere
contro Corvonero, mica vincete subito la coppa!- gli rispose il biondo con un
ghigno, mentre le serpi attorno a lui se la ridevano.
-Evapora,
furetto!- gli disse Ron tra i denti, intromettendosi nella conversazione in
difesa dell’amico.
-Chiudi
quella boccaccia, Weasley e pensa a prendere le Pluffe. Non vorrai deluderci,
vero, Re?- gli soffiò il Serpeverde, facendo ridacchiare i compari.
-Oh,
piantiamola. Harry, Ron, andiamocene- disse Hermione, tirandoli per le braccia
e portandoli via.
-Ci
si vede, perdenti!- disse Malfoy, vedendoli allontanarsi.
-Un
giorno…- cominciò Ron incazzato.
-Si,
si…un giorno anche io gliela farò pagare, stai tranquillo- gli disse la
Granger, fulminando Harry che si era girato per alzare il dito medio in
direzione di Malfoy.
Stavano
per cominciare a salire le scale, diretti al dormitorio, quando una voce chiamò
la Granger.
-Oddio-
sussurrò lei ai due compagni senza neanche girarsi, riconoscendo di chi era la
voce e sbuffano.
-Granger,
ti puoi girare quando ti parlo?- continuò la voce, visibilmente seccata.
-Che
vuoi Pansy?- disse Hermione, girandosi finalmente.
-Parlare.
È possibile o devo richiedere un appuntamento?- frecciò la Caposcuola di
Serpeverde, incrociando le braccia.
-Dimmi
pure- disse la riccia, in attesa.
-Conosci
il concetto di conversazione privata?-.
-E’
lunga?- chiese la Grifondoro, -no, perché altrimenti vado a prendermi un
cuscino…-.
-Granger,
smettila di fare la cretina!- disse la Parkinson, afferrandola per un braccio e
trascinandola via e, rivolgendo poi un’ultima occhiata ai due Grifondoro, che
rimasti immobili sul primo gradino a guardare la scena increduli e spaventati, disse:
-ve la riporto tra un attimo-.
-Tutta
intera?- chiese Harry.
-Si
intendeva- gli rispose la Serpeverde, scomparendo dietro l’angolo con Hermione.
-Dove
cavolo mi stai portando?- chiese la Granger, dopo cinque minuti che la
Parkinson la trascinava per i corridoi della scuola.
-In
un posto tranquillo- le rispose l’altra, spingendola alla svelta dentro il
bagno delle ragazze in disuso, o meglio conosciuto come il regno del fantasma
di Mirtilla Malcontenta.
Il
fantasma della ragazza era seduto su uno dei lavandini e, come al solito,
piangeva la sua triste sorte.
-Che
cosa volete voi due?- disse Mirtilla, tirando su con il naso.
Pansy
le disse, non molto gentilmente, di andare a farsi un giro e quella, con un
urlo assordante, si getto dentro uno dei water, facendone fuoriuscire l’acqua
su tutto il pavimento.
La
mora Serpeverde tirò fuori una sigaretta e se la accese tranquillamente.
-Allora?-
cominciò la Granger, iniziando ad innervosirsi.
La
Serpeverde diede un lungo e lento tiro e appoggiò i fianchi contro un
lavandino.
-Vuoi?-
chiese alla Grifondoro, allungandole la sigaretta.
-No,
grazie- rispose secca la riccia, -lo sai vero che non si fuma nei bagni?-.
-Che
vuoi farmi, Granger?- le chiese la Parkinson, portandosi nuovamente il
mozzicone alle labbra, -mettermi in punizione, per questo?O togliere dei punti
a Serpeverde?- la sfidò.
-Sarebbe
inutile visto che te gli aggiungeresti di nuovo, nel giro di un minuto- le
rispose la Granger con uno sbuffo. -Allora?Posso sapere perché mi trovo qui o
non c’è, un motivo?-.
La
Serpeverde diede un ultimo tiro alla sigaretta e poi, gettatala a terra, la
spense con il tacco delle scarpe nere.
-Prima
voglio una promessa- cominciò Pansy.
-Spara
e fai alla svelta: ho una relazione di Pozioni che mi aspetta- le disse la
Granger, incrociando le braccia al petto.
-Devi
promettermi che tutto quello che ti dirò adesso non uscirà da questa stanza-.
-Stai
tranquilla, Serpe. Io mica vado a spifferare i fatti degli altri in giro- le
disse la Grifondoro di rimando.
-Voglio
la tua parola-.
-Ok.
Hai la mia parola. Sei contenta?- promise Hermione con un sospiro.
La
Serpeverde sorrise tra sé e sé, passandosi una mano tra i capelli neri tagliati
in un corto caschetto.
-Sei
l’unica a cui posso chiedere questo, Granger, sappilo- cominciò Pansy, -e sappi
anche che mi dà non sai che fastidio chiedertelo-.
-Dimmi
cosa vuoi e smettila di fare i tuoi stupidi giochetti- la ribeccò Hermione, che
non vedeva l’ora di andare a fare quella stramaledettissima ricerca.
-Mi
sono innamorata- disse finalmente la Parkinson, facendo allargare gli occhi per
lo stupore alla compagna, -lo so, lo so-, la bloccò la Serpeverde quando vide
che la Grifondoro stava per aprire bocca, -so che non credi che io sia capace
di provare una cosa simile ma non mi frega un bel niente di quello che pensi-.
-In
verità-, la interruppe la Granger, -prima di pensare a quello, mi sono chiesta
perchè cavolo vieni a raccontarlo a me-.
-Beh,
perché è di Ron che mi sono innamorata-.
Alla
Granger per poco non venne un colpo e si aggrappo con tutte e due le mani al
bordo di un lavandino, perché altrimenti rischiava di finire lunga distesa sul
pavimento.
-E’
uno scherzo…- cominciò incredula, fissandola con gli occhi dorati completamente
sbarrati.
-Non
essere sciocca- le disse fredda la Serpeverde, accendendosi un’altra sigaretta.
La
Caposcuola di Grifondoro non disse di no, questa volta, quando la compagna
gliela passò.
-Che
ti servo, io?- chiese Hermione, dopo una lunga pausa, -se vuoi che metta una
buona parola su di te a Ron, sappi che mi chiedi l’impossibile- le disse seria.
-Lo
so che lui mi odia, come anche io non lo sopportavo fino all’anno scorso- le
disse Pansy, -non è questo che ti volevo chiedere. È una cosa leggermente più
complicata-.
-Quanto
complicata?- le chiese la Granger con un sospiro, passandosi una mano lungo il
viso.
-Beh,
va contro i tuoi principi di perfettina e rispettosa delle regole- le disse la
Parkinson, -però- continuò, prima che la riccia potesse ribattere, -potrebbe
farti piacere-.
-Che
vuoi dire?- chiese Hermione, incuriosita.
-Tu
stai cercando un modo per vendicarti su Malfoy per tutti questi anni, giusto?-
disse la Serpeverde.
-Certo-
rispose la Granger, sempre più interessata, -aspetta: mi stai dicendo che, in
cambio di una determinata cosa, tu mi dirai qualcosa che mi farebbe vendicare
sul tuo amichetto?-.
-Oh,
non essere sciocca, Granger!- la ribeccò la moretta dai capelli corti, -io non
tradisco gli amici raccontando i fatti loro al primo che capita-.
-E
che mi proponi, allora?- chiese la riccia, che non capiva più niente.
-Pozione
Polisucco- .
Ci
fu un attimo di silenzio tra le due, prima che la Grifondoro scoppiasse.
-Che
cosa?!?- urlò.
-Chiuditi
quella bella boccuccia e ascoltami un attimo- cominciò la Parkinson. –Il mio
piano è molto semplice e credo che tu, con il tuo bel cervellino, lo abbia già
capito, vero?-.
-Tu
vuoi che ci scambiamo i ruoli, giusto?-.
-Si,
complimenti Mezzosangue- le rispose la Serpeverde, sorridendole e facendo un
leggero applauso alla compagna. –Come Pansy, io non posso avvicinarmi al Re ma,
se prendessi le tue sembianze, sarebbe una sciocchezza. E tu, con il mio
aspetto, potresti avere tutte le informazioni che vuoi su Malfoy e vendicarti
come preferisci-.
-Perché
lo fai?- le chiese subito la Granger, fissandola con gli occhi dorati.
-Mi
sembra di avertelo già detto-.
-No,
non mi riferivo a quello. Intendevo: che ti ha fatto Malfoy per meritarsi
questa tua ripicca?- le spiegò la Granger sospettosa.
-Ha
superato il limite e penso che tu sia l’unica in questa scuola che possa dargli
una lezione- spiegò velocemente la Serpeverde, senza giri di parole.
-Si,
si…- disse spiccia la Granger.
-Si
cosa?Ci stai?- chiese Pansy, allargando gli occhi per la sorpresa.
-No-.
La
delusione si dipinse sul volto della Parkinson.
-E
perché no?- insistette.
-Non
voglio tradire i miei amici-.
-Mica
li tradisci- cominciò quella, beccandosi un’occhiataccia dall’altra ragazza,
-cioè, pensaci un attimo. Potresti fare felice Weasley, liberarti di loro che
ti chiedono quotidianamente di farti i compiti, vendicarti su Malfoy e chissà
che altro!-.
-No-
insistette Hermione, irremovibile.
-Cazzo,
Granger, nessuno lo verrà a sapere!E alla fine, ti prometto che lo dirò, al Re,
che mi sono finta Hermione Granger per tutto il tempo. Ah, e prometto che non
ti rovinerò i rapporti con i tuoi amichetti e non insulterò Potter o i
mezzosangue. E non farò perdere i punti alla tua Casa-.
La
Granger alzò un sopracciglio.
-Ho
detto di no- ripeté risoluta, girando i tacchi e andando verso l’uscita.
-Lo
sapevo- le urlò dietro la Parkinson, -sei una codarda, Mezzosangue!-.
Questo,
Pansy lo sapeva benissimo, bastò a far fermare la Caposcuola rosso-oro, che
tornò sui suoi passi con estrema lentezza e la rabbia dipinta sul viso.
-Io-
disse, puntando l’indice sul petto della Caposcuola di Serpeverde e scandendo
bene le parole, -non.sono.una.codarda-.
-Allora
ti comporti da codarda- disse la Parkinson, incrociando le braccia e
sorridendole beata.
La
Granger fumò di rabbia.
-Di
che hai paura?- la provocò, -di quello che potrebbe succederti se non rispetti
le regole?Che io parli?Oppure temi Malfoy?- le disse con un ghigno perfido.
-Piantala!-
le urlò la Grifondoro, -ok, ci sto!-.
-Granger,
mi fa schifo dirlo, ma sei la migliore mezzosangue sul pianeta!- le disse la Parkinson,
sorridendole tutta contenta.
-Sappi
che lo faccio solo perché ti vedo veramente interessata a Ron e perchè forse
questa storia potrà stabilire un po’ di equilibrio tra le nostre due Case-
disse la Granger seria, -e poi, aspetta un attimo a cantare vittoria. Prima
voglio decidere un paio di cose, con te-.
-Tutto
quello che vuoi, Granger- disse la mora Serpeverde euforica.
-Primo,
rispetterai tutto quello che mi hai promesso poco fa- e vedendo la compagna
annuire continuò, -secondo, la pozione Polisucco la preparo io…-.
-Come
vuoi tu-.
-E
tu mi procuri gli ingredienti, ok?- terminò Hermione, fissando gli occhi
castani della Parkinson, che annuì.
-Poi,
devi farmi una lista con tutto quello che fai dalla mattina alla sera, cosicché
nessuno abbia sospetti. Io farò lo stesso per te. Inoltre, per evitare che la
mia media scolastica abbia qualche crollo…-.
-Tranquilla,
sulle mie verifiche scriverò il mio nome e per le interrogazioni ci basterà un
incantesimo, un poco complicato in effetti, ma che creerà un breve collegamento
mentale tra di noi, in modo che tu mi dirai quello che devo ripetere ai
professori- disse la Parkinson.
-Perfetto-.
-Se
ci sono altre richieste, basta che parli- disse la Serpeverde e la Granger
annuì.
-Bene-.
-Bene-.
E,
con un silenzioso saluto e una muta promessa di rivedersi il giorno dopo, le
due cospiratrici si lasciarono, per raggiungere i rispettivi dormitori.
-Non
so se ti rendi conto, ma io dovrei essere a vedere una partita, ora!-.
Hermione
Granger sperò con tutto il suo cuore che i due compagni fossero troppo presi
dal gioco per accorgersi della sua assenza tra le tribune di Grifondoro.
Era
domenica pomeriggio, ed era passata una settimana dal patto tra le due ragazze.
E
la pozione Polisucco era pronta.
Pansy
Parkinson uscì un attimo prima di Hermione dal uno dei cubicoli del bagno di
Mirtilla, vestita con la divisa di Grifondoro e, ridacchiando, guardò la Granger,
che invece indossava i colori di Serpeverde.
-Piantala
o ti faccio una foto e la mostro a tutti!- le urlò dietro Hermione.
-Ma
tesoro!Guarda che stai benissimo con i colori di Serpeverde!- e, per quest’
affermazione, a momenti non si prese un libro sulla testa, lanciatole addosso dalla
Caposcuola di Grifondoro.
-Tieni-
disse Pansy alla compagna, passandole un bicchiere pieno di una poltiglia
dall’aspetto disgustoso. –Ma sei sicura di non aver sbagliato?-.
-Tranquilla,
la pozione è giusta. Devi solo aggiungerci un pezzo di me- e dicendole ciò,
Hermione le passò una sua ciocca di capelli.
Pansy
gli diede qualcuno dei suoi capelli col ebano e, appena questi toccarono la
pozione, questa divenne di un bel colore dorato.
-Ok,
al mio tre la beviamo- disse Pansy, -uno…due…tre!-.
Cinque
minuti dopo, Hermione Granger, con l’aspetto di Pansy Parkinson si dirigeva
verso i sotterranei, mentre Pansy Parkinson, con le sembianze di Hermione
Granger, andò verso lo stadio, dove Grifondoro stava vincendo.
SPAZIO
AUTRICE:
Ciao!!!
Questa
è la mia terza fan-fiction…mi è venuta l’idea così, all’improvviso, e ho deciso
di metterla giù, ed ora eccovi la storia!
Lo
so, lo so…sto lavorando a tre fic contemporaneamente ma sappiate che non le
mollerò!Scrivendone tre sono sicura che, se ho qualche blocco con una e non ho
idee per l’altra, passo alla terza…
Spero
sinceramente che vi piaccia. È di un genere completamente diverso dalle altre
due che ho in cantiere…
Allora,
vi dico un po’ di cose su questa fic: innanzitutto, è una Draco\Hermione e
Pansy\Ron…poi vi informo che è ambientata durante l’ultimo anno di scuola e che
Voldemort è già stato sconfitto…quindi non prendo assolutamente in
considerazione il 5^, 6^ e il 7^ libro della Rowling... se non per alcuni
punti. Bene, se mi verrà in mente altro ve lo dico…
Aspetto
qualche commento per sapere quello che pensate di questa ideuzza…
Un
salutone a tutti
Polaris