Salve! Credo che questo sia il
capitolo più lungo della storia di questa fanfiction, MA…vi conviene arrivare
fino alla fine!
Ringrazio M. per l’aiuto e il
supporto che mi ha dato per l’ultima parte. Ti voglio benissimo!
E ringrazio chi continua ad
aspettare i miei aggiornamenti anche se arrivano a intervalli luuunghi e
irregolari.
Have fun e alla prossima!
PS: ribadisco che non mi
intendo di cucina e spero non si noti nel capitolo.
***
“Era una mucca”.
Harry apre lentamente le
palpebre e sbatte le ciglia un paio di volte per cercare di mettere a fuoco il
faccione di Liam, a pochi centimetri dal suo viso, le cui folte sopracciglia
sono unite nel mezzo come risultato della sua fronte aggrottata.
“Mh?”, mugugna. “Cioè?”.
“C’è una mucca morta fuori dal
tuo giardino”, dichiara l’altro ragazzo.
Louis, la fronte premuta sul
collo di Harry e un braccio attorno alla sua vita, mormora qualcosa di
incomprensibile e gli stringe il fianco con una mano.
“Mi dispiace”, afferma il
riccio con la bocca impastata di sonno e il cervello annebbiato. Se la mucca è fuori dal loro giardino perché
dovrebbero preoccuparsene?
Liam affonda un indice nel suo
petto.
“Quello che ieri credevamo fosse
un uomo sul punto di tirare le cuoia in realtà era una mucca”, spiega.
Gli eventi della notte
precedente ritornano alla mente di Harry in tutta la loro tragicomica chiarezza.
“Quello che tu credevi fosse un uomo sul punto di
tirare le cuoia, vorrai dire”, biascica Louis girandosi sulla schiena e
lasciando il corpo di Harry al freddo.
Il riccio si tira il piumone
fin sotto il mento.
“Quindi è morta?”, domanda come
se Liam non avesse ribadito il concetto ormai tre volte.
“Non avremmo comunque potuto
fare niente per salvarla”, dice l’altro ragazzo con tono impotente e abbattuto.
Louis soffoca una risata nel
braccio.
“Di cosa è morta?”, continua
Harry come se gli importasse. Un po’ gli importa,
d’accordo, ma è fondamentalmente il sonno che lo fa straparlare.
“Aspetta che vado a fare
un’autopsia al suo cadavere”, replica Liam sarcasticamente.
Louis scoppia a ridere
istericamente mentre Harry rotea gli occhi, leggermente umiliato dalla reazione dei due ragazzi.
“Posso sapere perché diavolo
state parlando del cadavere di una stramaledettissima mucca?”, interviene Ed
riemergendo da sotto il cuscino col quale si stava schermando la testa.
“Quale cadavere?”, esclama
Gemma tirandosi su con la schiena in una perfetta imitazione di un vampiro che
si risveglia da un sonno profondo nella sua bara. I suoi capelli sono
arruffatissimi e ha tracce di trucco nero tutte intorno agli occhi. Harry nota
che la stronza si è beccata il divano
per dormire, lasciando al suo prediletto – Niall – il posto sulla poltrona buona, mentre tutti gli altri hanno
dovuto dormire per terra.
“I versi che ci hanno, ehm,
spaventato stanotte non erano umani”, la informa Liam. “Era una mucca
agonizzante”.
“Vorresti dirmi che abbiamo
dormito tutti qui per niente?”,
domanda la ragazza mentre cerca di sistemarsi i capelli provando a districare
la matassa con le dita.
“Almeno tu hai dormito sul divano”, mormora Harry tra sé e sé.
“Sembri piuttosto delusa di scoprire che non c’è un
assassino pronto a ucciderci, là fuori”, afferma Liam con disapprovazione.
“Non è detto che non ci sia
nessun assassino”, dice Louis. “Qualcuno ha pur fatto fuori quella povera mucca”.
Ed grugnisce sonoramente al
lato di Harry.
“Sì, certo, c’è in giro un
temibile serial killer di mucche”,
commenta.
“Non c’erano segni di violenza
sul cadavere”, dice Liam. “Sembra morta…naturalmente”.
La risata di Niall li sorprende
tutti improvvisamente.
“Allora quell’autopsia
gliel’hai fatta per davvero”, afferma con voce roca.
Liam si stringe nelle spalle.
“Ho solo dato un’occhiata
veloce”, ribatte.
“Sei inquietante”, commenta Gemma. “Che schifo, dio mio”.
Liam arrossisce.
“Abbiamo un appassionato di CSI tra di noi”, lo prende in giro Louis
battendogli una mano sulla coscia.
Harry ride debolmente, tenendo
a fatica gli occhi aperti.
“Visto che siamo tutti svegli
che ne dite di andare a preparare la colazione?”, taglia corto Liam.
“Non siamo tutti svegli”, li informa Niall, indicando con un cenno del capo
Zayn, raggomitolato su stesso al limitare del tappeto.
“Lui non fa testo”, dice Liam. “Lou, andiamo a preparare la
colazione?”.
Louis sbuffa.
“E io cosa c’entro?”.
Liam gli afferra un piede da
sotto il piumone.
“È il compleanno di Harry,
ricordi? Non vorresti fare una cosa carina
per lui tipo preparargli dei pancakes?”.
Louis cerca di divincolarsi
dalla sua presa.
“Non dovevate starci tu e Niall
in cucina, oggi?”.
“Louis, muovi quel culo e vai a
preparare questi benedetti pancakes!”,
ordina Gemma, impegnata a levare via il trucco dal proprio viso con una mano.
“Ok, ok”, cede Louis mettendosi
seduto. “Lo faccio solo per Harry, sia chiaro”.
“Grazie”, mormora il riccio con
un sorriso. Tra un’altra ora di sonno e dei pancakes
preferirebbe di gran lunga la prima alternativa, ma non si dice mai di no a una
colazione preparata dal proprio ragazzo.
“Niall, tu vieni?”, domanda
Louis mentre si strofina gli occhi con una mano.
“Devo proprio?”, biascica
l’irlandese.
Liam e Louis rispondono di sì
in coro.
“Secondo voi dovremmo celebrare
un funerale per la mucca?”, chiede Gemma avvolgendosi la coperta attorno alle
spalle e alzandosi in piedi. “O fare, che ne so, una veglia?”.
“Io dico di mangiarla”, propone Ed, che tutti
credevano di nuovo addormentato e invece è ancora vigile e ha apparentemente
seguito la loro conversazione.
“Ci pensi tu a farla a pezzi e
scuoiarla?”, dice Louis con una smorfia disgustata.
“Ok, lasciamo perdere”, taglia
corto Gemma. “Vado a farmi una doccia”.
“Dare una mano a preparare la
colazione è proprio fuori discussione, vero?”, la deride Harry dal suo posto
sul pavimento.
Gemma gli preme un piede sulla
guancia.
“Devo rendermi presentabile”,
protesta strofinandogli il calzino sulla faccia.
“Per chi?”, insiste Harry
afferrandole la caviglia.
“Per te, cretino”, dice sua sorella.
Il riccio le lancia uno sguardo
scettico.
“Come no”.
Gemma solleva il mento con fare
altezzoso e si volatilizza nell’altra stanza. Il fatto che non abbia guardato
né rivolto la parola a Niall per tutto il tempo la dice lunga sulla sua
immediata necessità di rendersi
presentabile. Come se a Niall non fosse bastata una semplice occhiata per accorgersi
dei suoi capelli spettinati o del trucco spalmato sulla sua faccia. Ragazze, pensa Harry.
Louis si piega sulle ginocchia.
“Ehi”, lo chiama,
accarezzandogli il viso con una mano. Harry si ritrova a pensare che non
importa se Louis al mattino non è presentabile
– con le borse sotto gli occhi, i capelli schiacciati sulla testa e il viso
pallido e stanco – per lui sarà sempre la visione più bella del mondo. “Dormi
un altro po’, ok? Quando la colazione è pronta vengo a chiamarti”.
Harry non se lo fa ripetete due
volte e chiude gli occhi, strofinando la guancia sul palmo di Louis. L’altro
ragazzo lo bacia velocemente sulle labbra e si risolleva in piedi.
Dopo aver sognato di mucche
sventrate e di un Liam con gli occhiali da sole e le espressioni facciali di
Horatio Caine, Harry viene risvegliato da un sonoro bacio nell’orecchio.
“Louis”, bofonchia tentando di
scansarsi.
“Prova di nuovo”, dice Niall a
pochi centimetri dal suo viso.
“La colazione è pronta”,
annuncia Louis, che troneggia in piedi sopra di lui. “Alzati”.
Harry si copre la testa col
piumone.
“Niall, prendigli i piedi”,
ordina Louis.
Harry viene bruscamente privato
del suo piumone dall’irlandese mentre Louis gli infila le mani sotto le ascelle,
imponendogli di mettersi a sedere. Insieme, lui e Niall, lo sollevano da terra
e lo trascinano verso la cucina, depositandolo malamente su una sedia. Harry ha
ancora gli occhi incollati.
“Buon compleanno!”, dice Louis
spettinandogli i capelli.
Harry emette un verso simile a
un grugnito e si massaggia gli occhi.
“Niall, ti va di svegliare
Zayn?”, propone Louis con tono malizioso.
Il biondo lo guarda
incuriosito.
“Pensi quello che penso io?”,
domanda con un luccichio negli occhi.
Louis ride.
“Hazza, ti prometto che poi
asciugheremo il pavimento”, dichiara strizzandogli le spalle con entrambe le
mani.
Harry ha troppo sonno per ribellarsi perciò afferra la tazza colma
di tè che Louis gli ha messo sotto il naso e inizia a sorseggiarne il contenuto
osservando con la coda dell’occhio il suo ragazzo e Niall che riempiono un
bicchiere d’acqua a testa.
Quando qualche minuto dopo
dall’altra stanza si solleva un urlo Harry è sicuro che il piano dei due
ragazzi sia andato in porto. Non c’erano alternative: Zayn potrebbe rimanere
addormentato anche sotto i bombardamenti, ma una doccia gelata non risparmia il
sonno di nessuno.
Niall e Louis tornano in cucina
correndo, inseguiti da uno Zayn fradicio e furioso che brandisce un cuscino a
mo’ di arma.
“Giuro che vi ammazzo!”, urla
mentre Louis e Niall si nascondono rispettivamente dietro la sedia di Harry e
di Liam, ridendo come matti.
“Cazzo, Zayn, non volevi
saperne di svegliarti!”, esclama Louis. “A mali estremi, estremi rimedi”.
“Avete almeno provato a chiamarmi, teste di cazzo?”, sbraita
l’altro ragazzo.
Louis e Niall vengono scossi da
un nuovo attacco di risa che fa infuriare Zayn ancora di più.
“Vi odio!”, esclama frustrato,
lanciando verso di loro il cuscino.
“Scusa, ok? Scusa!”, dice Louis
mettendo le mani avanti. Non sembra affatto
dispiaciuto.
Zayn stringe i pugni e prende
fiato.
“Me la pagherete”, sibila.
Louis si infila un pugno in
bocca per impedirsi di ridere.
Zayn si sposta un ciuffo di
capelli zuppo d’acqua dalla faccia.
“Vado ad asciugarmi”, annuncia.
“ E a pianificare la mia vendetta”.
Quando è ormai fuori dalla
stanza Louis e Niall si battono il cinque prima di sedersi.
“È stato uno scherzo piuttosto
stupido”, commenta Liam.
Louis versa a Harry una
porzione di porridge in una scodella.
Harry non glielo aveva chiesto. Harry
vuole i pancakes.
“Vuoi dirmi che tu avresti
fatto di meglio?”, ribatte Louis.
Liam si stringe nelle spalle.
“Probabilmente”, mormora.
Louis solleva un sopracciglio.
“Mi piacerebbe vederti
all’opera”.
Liam beve un sorso di tè.
“Non sfidarmi”.
Louis ride con fare
canzonatorio.
“Zayn vi sta maledicendo in una
lingua incomprensibile”, li informa Ed entrando in cucina, prima di prendere
posto accanto a Harry.
“È arabo”, dice Liam.
Ed si gratta il mento.
“Avevo immaginato”, commenta.
“Dove sono i pancakes?”, piagnucola Harry.
Louis gli mette una mano sulla
coscia.
“Prima mangia il porridge”, lo incoraggia. “Ci ho messo
dentro le banane e taaanto miele”.
Il riccio sorride e gli stringe
la mano prima di prendere una cucchiaiata di porridge.
Deglutire quello che appena
messo in bocca è un’impresa.
“Non ti piace?”, domanda Louis
apprensivo.
Harry annuisce con le guance
gonfie. C’è una quantità abominevole
di miele che rende i fiocchi di avena immangiabili.
Louis fa una smorfia.
“Puoi sputarlo, se vuoi”,
afferma.
Harry lo ringrazia con uno
sguardo e svuota nella ciotola il contenuto della sua bocca.
“Scusami, Lou, ma era troppo
zuccherato”, mormora.
Louis china il capo, le guance
tinte di imbarazzo.
“Volevo fare qualcosa di dolce per te”, borbotta.
Il petto di Harry è pervaso da
un piacevole calore.
“Ma tu sei già dolce abbastanza”,
ribatte.
Ed sputa il suo tè sul tavolo.
Harry lo ignora e si allunga per afferrare la mano di Louis.
“Zayn è indemoniato”, afferma
Gemma facendo ingresso in cucina. “Che gli avete fatto?”.
Niall scoppia a ridere e la
attira a sé per farla accomodare sul suo grembo. Dopo averla resa partecipe
dello scherzo ai danni di Zayn, Louis serve a tutti i pancakes da lui preparati. Questi almeno sono dolci al punto giusto.
“Programma della giornata?”,
domanda Harry, al suo quarto pancake.
“Io e Niall prepareremo il
pranzo, Ed e Zayn si occuperanno della cena, tu farai il dolce”, elenca Liam.
“Ovviamente faremo anche dell’altro”, interviene Louis, impettito.
“Tipo dei giochi. O magari no. Insomma, decidi tu, sei il festeggiato”.
Harry scrolla le spalle.
“Mi va bene tutto, per me
l’importante è stare con voi”.
Louis gli accarezza i capelli.
“Noi non andiamo da nessuna
parte, Haz”.
Harry non può fare a meno di
pensare che il momento da lui più atteso è quello in cui potrà stare da solo con Louis. Ma non può dirlo ad alta voce. È imbarazzante e…irrispettoso
nei confronti degli altri.
Quando hanno finito di mangiare
di Zayn non c’è ancora traccia.
“Si sarà suicidato?”, domanda
Louis, beccandosi un calcio da parte di Liam. “Vado a controllare”.
Harry sta aiutando gli altri a
sparecchiare quando Louis torna urlando, brandendo in mano una scarpa.
“Ha pisciato dentro le mie Vans!”, esclama.
Il riccio si trattiene dal
ridere solo perché l’espressione di Louis è così affranta che non merita una presa in giro.
“E adesso dov’è?”, domanda
Niall.
Louis si appoggia al frigo con
aria sconsolata.
“Credo stia facendo a pezzi uno
dei tuo maglioni”, mormora.
L’irlandese balza in piedi e
corre fuori dalla stanza.
“Non si scherza con Zayn”, dice
Liam versandosi un bicchiere d’acqua. “Non ve la farà passare liscia”.
“Sì, ma le mie Vans..!”, piagnucola Louis.
Harry lo avvolge in un
abbraccio.
“Le metteremo in lavatrice, non
ti preoccupare”, lo rassicura, baciandolo sulla tempia.
“Non lasciategli neanche un pancake”, sibila Louis. “Non se li
merita”.
Ed affonda la forchetta nei due pancakes rimasti sul piatto.
“Di questo posso occuparmi io”.
Louis annuisce, avvolgendo le
braccia attorno alla vita di Harry e affondando la testa nell’incavo del suo
collo.
“Così mi piaci, rosso”.
*
Liam e Niall impiegano il resto
della mattinata a cucinare il pranzo, Ed e Zayn a giocare alla Xbox, Gemma a
smaltarsi le unghie e a lamentarsi per il freddo e Harry e Louis a dormicchiare
abbracciarti davanti al camino. Non c’è
male.
Harry deve dare credito ai suoi
amici come cuochi provetti: le loro lasagne sono buone quasi quanto quelle di sua madre.
“Il mio week-end ideale
consiste proprio in questo: rilassarmi e mangiare”, afferma Gemma leccando la
forchetta.
“Adesso non ho dubbi che tu e
Niall siate fatti l’uno per l’altra”, la prende in giro Louis.
“Ehi, ho cucinato io quello che hai appena mangiato!”,
protesta l’irlandese.
Louis ride mentre disegna dei
ghirigori sul piatto con il coltello.
“Chi lava i piatti?”, domanda
Liam massaggiandosi la pancia.
“Ci penso io, questa volta”,
dichiara Gemma, alzandosi in piedi.
Un applauso parte spontaneo. La
ragazza mostra a tutti il dito medio e inizia a sparecchiare.
“Vi va di giocare a qualcosa?”,
propone Harry.
“Torneo di Fifa?”, domanda
Niall dandogli una pacca sulla spalla.
“Pensavo più a un gioco di
società”, ribatte il riccio.
“Io ho portato RisiKo e
Monopoli!”, esclama Liam.
Louis poggia le gambe sul
tavolo e fa un verso di disapprovazione.
“Non possiamo fare un gioco che
non duri tutto il giorno?”.
“Perché, hai impegni oggi?”,
interviene Zayn, pungente.
“Sai, non mi va di stare seduto
attorno a un tavolo a guardare la tua faccia
per tutto il pomeriggio”, gli risponde a tono Louis.
È da tutta la mattina che vanno
avanti così.
“Giochiamo a nascondino,
allora, così non dovremmo vederci proprio”, replica Zayn seccamente.
Harry si mette in piedi.
“Propongo una tregua”, afferma.
“NO!”, rispondono in coro Louis
e Zayn.
Il riccio butta gli occhi al
cielo e si rimette seduto. Sperava di passare un compleanno tranquillo, e invece…
Ed batte un pugno sul tavolo
facendoli saltare tutti sul posto per la sorpresa e lo spavento.
“Ragazzi, io ho portato Guitar Hero!”, esclama. “Come ho fatto a
dimenticarlo?!”.
“Mi piace”, commenta Harry
sorridendo al suo amico.
“Però noi partiamo svantaggiati
con Ed e Niall che sanno effettivamente
suonare una chitarra”, borbotta Gemma.
“Non serve saper suonare la
chitarra”, la informa il biondo. “Conosco degli ottimi chitarristi che sono
delle schiappe a Guitar Hero”.
“E io conosco delle schiappe a
suonare la chitarra che sono anche delle schiappe a giocare”, dice Ed,
beccandosi un pugno sulla spalla da parte di Harry. “Chi ti dice che stavo
parlando di te?”.
Il riccio gli fa la linguaccia
mentre Louis lo attira a sé.
“Possiamo non prendere in giro
il povero Hazza almeno fino a domani?”, lo difende stringendoselo al petto.
Ed sostiene il suo sguardo per
qualche secondo prima di scoppiare a ridere.
“Nah”, dicono in coro lui e
Louis, battendosi il cinque subito dopo.
Harry ce l’ha un po’ con loro
per essersi coalizzati contro di lui ma…no, in realtà è tremendamente felice
per questo nuovo sviluppo.
Come previsto e annunciato dal
suo migliore amico Harry è un totale disastro a Guitar Hero, ma non è
colpa sua. È l’ansia che gli fa sgarrare tutti i tasti. Questo gioco mette pressione e a lui non piace fare le cose
sotto stress.
“Ne ho abbastanza”, annuncia
mollando la chitarra a Liam. “Vado a preparare la mia torta di compleanno”.
“Hai bisogno di aiuto?”,
domanda il suo amico armeggiando coi tasti della chitarra.
“No, grazie, voi continuate
pure a giocare”, afferma Harry, lanciando un’occhiata a Louis nella speranza di
chiedergli senza chiederglielo di
fargli compagnia in cucina, ma l’altro ragazzo è troppo impegnato a suggerire a
Liam la prossima canzone.
Dopo aver racimolato tutti gli
ingredienti e localizzato tutti gli strumenti necessari alla preparazione della
sua torta Harry si lega il ciuffo con un elastico, in parte per motivi igienici
e in parte per semplice comodità. Spera solo che Gemma non lo veda per non
essere preso in giro come ogni volta.
Canticchiando un motivetto
sottovoce il ragazzo si mette all’opera. Cucinare lo rilassa e gli dà uno
scopo: gli piace creare, ma in
particolare ama l’idea di fare qualcosa per il piacere di qualcun altro. Ok,
c’è anche una buona dose di autocompiacimento
quando si realizza un’opera – culinaria, letteraria, musicale o artistica che
sia – però la soddisfazione deriva anche e soprattutto dall’aver reso felici
coloro che ne hanno fruito. O almeno lui la pensa così. Se dovesse mai raggiungere
i livelli di un Gordon Ramsay sicuramente comincerebbe a non disdegnare anche
la fama o i soldi, ma per il momento sta cucinando per i suoi amici e fare
contenti loro è la sua priorità.
Harry decide di optare per una
semplice torta al cioccolato, sia perché è quella con la quale ha più
dimestichezza sia perché ha una limitata lista di ingredienti.
È intento a versare la farina
in una ciotola quando Louis fa capolino dalla porta.
“Disturbo?”, domanda il nuovo
arrivato.
Harry si prende il tempo di contemplarlo per qualche secondo: non
gli capita spesso di avere intorno un Louis in “tenuta domestica”, con indosso
dei pantaloni sportivi dal cavallo basso ma stretti sul sedere, una felpa larga
che gli ingloba le spalle strette e un cappello di lana morbida dal quale gli
sfugge un ciuffo di capelli. Harry sarà anche accecato dall’amore ma non si può
negare che Louis sia incredibilmente attraente con addosso qualsiasi cosa. Gli
viene voglia di coccolarlo e poi farselo
sul tavolo, sporco di farina e di cacao in polvere. Harry deve ammettere che le
sue fantasie erotiche sono inusuali, ma come si può biasimarlo? Louis è nella
sua cucina, soffice e invitante come
una torta.
“Tu non disturbi mai”, afferma sorridendo.
Louis ricambia il suo sorriso e
avanza verso di lui.
“Cosa stai preparando?”, chiede,
immergendo un dito nel cioccolato fuso.
Harry schiaffeggia la sua mano.
“Un pollo arrosto”, ribatte sarcasticamente.
Louis si lecca il dito e
sorride apertamente, i denti sporchi di cioccolato.
Il cuore di Harry gli sfarfalla
nel petto e la voglia di mettere in pratica le sue fantasie rischia di prendere il sopravvento.
“Come va di là?”, indaga,
tornando a dedicarsi al suo dolce.
Louis continua a leccarsi
l’indice anche se ormai è perfettamente pulito e lucido di saliva, le labbra
arricciate in un sorriso malizioso. Harry non gliela darà vinta.
“Gemma e Niall sono in finale”,
mormora.
Harry ridacchia.
“Sarà una sfida all’ultimo
sangue”.
Louis si fa più vicino.
“Ho come l’impressione che del
sangue scorrerà veramente visto quanto sono agguerriti”, ribatte.
Harry scuote il capo.
“Conoscendo Gemma è probabile”.
Louis mette di nuovo il dito
nel cioccolato, immergendolo per intero.
“Lou!”, protesta il riccio.
“Quello che stai facendo va contro tutte le norme igieniche esistenti!”.
Louis avvicina il dito alla sua
bocca. Harry lo osserva con gli occhi sgranati pensando che quel dito è appena
stato dentro la bocca di Louis e
questo basta per fargli infiammare le guance e l’addome.
“Assaggia”, ordina l’altro
ragazzo.
“Ho già assaggiato”, replica
Harry.
Louis gli stringe il fianco con
una mano.
“Assaggia di nuovo”, sussurra
in tono perentorio.
Harry lo guarda con la coda
dell’occhio e tira fuori la lingua per leccare via il cioccolato dal dito del
suo ragazzo.
Louis trattiene il fiato per
tutto il tempo mentre Harry si guarda bene dal non lasciare neanche una traccia
di cioccolato sulla sua pelle.
“Va bene?”, domanda quando ha
finito, passandosi la lingua sulle labbra.
Le pupille di Louis sono
sottili come spilli e la sua mano sul fianco di Harry ha una presa dolorosamente
feroce.
“Lou?”, lo chiama il riccio con
un filo di voce. Sarebbe un ingenuo se non si fosse accorto del cambiamento di atmosfera.
Louis
per tutta risposta si
mette sulle punte e gli afferra i capelli alla base della nuca,
attirandolo
bruscamente verso di sé. I denti di Harry cozzano contro quelli
di Louis ma
entrambi sono veloci a recuperare. La lingua di Louis cerca la sua e il
cioccolato che hanno appena mangiato rende il bacio dolce e appiccicoso
allo stesso tempo, ma la presa dell’altro ragazzo sulla sua nuca
e l’insistenza
della sua bocca lo rendono anche aggressivo.
Louis, stringendolo ancora per
un fianco, lo spinge verso il frigorifero. La schiena di Harry urta il frigo
con un rumore secco, mentre una delle calamite attaccate sulla sua superficie
rotola sul pavimento. L’altro ragazzo affonda anche la mano che prima
artigliava il fianco di Harry nei suoi capelli. Il riccio sente l’elastico
cedere mentre alcuni ciuffi gli ricadono sulla faccia.
Louis spinge una gamba in mezzo
alle sue e Harry è così eccitato che
non può fare a meno di emettere un verso gutturale. Quando solleva un braccio
per stringere una natica di Louis tra le dita un’altra calamita si stacca dal
frigo e cade per terra, spezzandosi. Harry ne immagina i pezzi sul pavimento,
vicino ai piedi scalzi di Louis, ma non può vederli perché ha gli occhi chiusi.
Per quanto lo riguarda potrebbe crollare il soffitto e lui continuerebbe a
baciare e toccare Louis sotto una pioggia di intonaco e cemento.
È un colpo di tosse a
riportarli alla realtà.
“Prendetevi una stanza quando è
così”, dice Gemma con estremo divertimento nella voce.
Louis si allontana da Harry e
si passa una mano sulla bocca. Il cappello gli pende su un lato della testa e
le sua faccia è color porpora.
Il riccio si schiarisce la voce
e combatte l’urgenza di sistemarsi il cavallo dei pantaloni.
“Cosa vuoi?”, sibila tra
l’infastidito e l’imbarazzato, maledicendo mentalmente sua sorella.
“Niall si è beccato il manico
della chitarra su uno zigomo”, afferma Gemma. “Sono venuta a prendere del
ghiaccio”.
Harry la osserva impassibile
per qualche secondo mentre Gemma lo fissa impaziente con le braccia incrociate
sul petto.
“Se ti spostassi dal freezer potrei prenderlo e andarmene, sai?”, lo
informa la ragazza.
Harry avverte una nuova ondata
di calore risalirgli lungo il collo. Può ancora sentire l’eco delle dita di Louis
sulla sua nuca e sul suo fianco ed è quasi tentato di sollevarsi il maglione
per scoprire se l’altro ragazzo abbia effettivamente lasciato le proprie
impronte sulla sua pelle.
“Ok”, mormora, spostandosi di
lato.
Gemma gli rivolge un ghigno e
si piega per aprire lo sportello del freezer e tirarne fuori una busta con del
ghiaccio.
“È grave?”, domanda Harry con
voce arrochita, notando con la coda dell’occhio Louis mordersi il labbro per
non ridere.
Gemma gli batte una mano sulla
spalla.
“Sopravvivrà”, lo rassicura.
Harry annuisce e si passa una
mano tra i capelli. Dove sarà finito il suo elastico?
“Riuscirai a finire questa
torta senza cedere di nuovo ai piaceri della carne?”, lo prende in giro la
ragazza.
Harry la spinge colpendola
sulla spalla e sua sorella calpesta coi piedi i resti della calamita in
frantumi per terra.
“La mamma non ne sarà felice”,
dichiara Gemma guardando il pavimento. “Pulisci tutto, ok?”.
Harry fa cenno di sì con la
testa e la prega di andarsene.
Quando sua sorella è uscita
dalla stanza Louis si piega a raccogliere i cocci della calamita raffigurante
una spiaggia. Dovrebbe essere un souvenir della vacanza in Spagna di Anne e
Robin di qualche anno prima.
“Mi dispiace”, mormora
stringendo in mano i pezzi dell’oggetto, spezzatosi in tre.
Harry lo invita ad alzarsi con
un gesto della mano.
“Non è un problema”, dichiara.
“Penso che si possa incollare”.
Louis poggia i resti del
souvenir sul tavolo. Ha le spalle piegate e un’espressione mesta e Harry non
riesce a vederlo così. Non ha fatto niente di male, non hanno fatto niente di male.
“Vieni qui”, dice allargando le
braccia.
Louis poggia il mento sulla sua
spalla e gli circonda la vita con le braccia.
Harry può sentire il battito
forsennato del proprio cuore al quale fa eco quello di Louis mentre gli accarezza i
capelli con una mano.
“Questa notte saremo solo io e
te”, sussurra. “Nessuno ci interromperà, non ti preoccupare”.
Louis sospira.
“Harry, lo sai che non voglio
costringerti a fare cose che non vuoi fare, ne abbiamo già parlato”, afferma.
“Anche prima, scusami, non volevo essere così…brutale e prepotente”.
Harry ride strofinando il naso
sulla sua testa.
“Lou, ci ho pensato e voglio farlo”, ammette. “E non sei stato
brutale e prepotente, ma sexy e...ok, un pochettino brutale, ma in maniera eccitante”.
Louis stringe la presa sui suoi
fianchi.
“Haz, ci hai pensato sul serio?”, domanda con voce sottile.
“Lou, ti amo e ti voglio perché non dovrei voler fare
il passo successivo?”, ribatte prontamente il riccio.
Louis fa un passo indietro e lo
guarda negli occhi con intensità, poi gli afferra il viso con entrambe le mani.
“Ti-, ti voglio anch’io”,
dichiara. “Ti voglio da morire”.
Lo stomaco di Harry fa una
serie di capriole perché le parole di Louis sembrano nascondere un doppio
senso. Oppure lui si sta facendo un film mentale.
Louis lo bacia con fermezza
sulle labbra.
“Posso aiutarti con la torta?”.
Harry gli accarezza un
orecchio.
“Prometti di non infilare più
le dita nel cioccolato per poi leccartele subito dopo?”.
Louis ridacchia.
“Ti do la mia parola”, dichiara
solennemente.
Harry sorride.
“Ok”, acconsente. “Però lascia
fare a me il grosso del lavoro”.
Louis si allontana e finalmente
si aggiusta il cappello sulla testa.
“Come se io avessi idea di cosa bisogna fare!”.
Harry ride e si passa le dita
tra i capelli.
“Laviamoci le mani e prepariamo
questa torta, dai”, lo esorta.
Louis fa una smorfia.
“Quasi dimenticavo!”, esclama
battendosi una mano sulla fronte.
“Che succede?”, domanda Harry,
incuriosito.
Louis afferra il sacco con la farina
e se lo stringe al petto.
“Cosa vorresti fare con quello?”, lo interroga il riccio
vagamente in allarme.
Louis ghigna.
“Te lo riporto subito”,
promette indietreggiando verso la porta.
“Che devi fare?”, insiste
Harry.
Louis si guarda un attimo le
spalle prima di rispondere.
“Devo metterne un po’ nello
shampoo di Zayn”, sussurra con fare cospiratorio. “O forse più di un po’”.
Harry butta gli occhi al cielo.
“Quando la finirete?”,
borbotta.
“Oh, è appena iniziata”,
dichiara Louis sogghignando.
Harry scuote il capo e si
appoggia con la schiena al lavandino, incrociando le braccia sul petto.
“Farò finta di non aver visto
niente”, decide. “Muoviti che mi serve. E non ne usare troppa!”.
Louis gli mostra un pollice in
su e sparisce oltre la porta.
Harry sospira. È innamorato di
un cretino. Eppure non lo cambierebbe
con nessuno al mondo.
*
Zayn accende l’ultima candelina
sulla torta e posa l’accendino nella tasca dei jeans.
“Pronto a soffiare?”, domanda
guardando Harry con un mezzo sorriso.
Il riccio stringe le dita sul
bordo del tavolo.
“Dovete proprio fare un
video?”, piagnucola.
Niall e Gemma annuiscono, i
telefoni in posizione, pronti a riprendere.
Harry sospira e si sistema
dietro l’orecchio il ciuffo che gli penzolava davanti alla faccia.
“Ricordati di esprimere un
desiderio”, dice Louis.
Harry gonfia le guance e si
accinge a soffiare. Ha già pensato al suo desiderio: dopo aver escluso “ voglio
sentirmi dire ti amo da Louis”, “
voglio vincere le Nazionali” e “ voglio diventare un cantante famoso” ha deciso
di optare per un semplice “voglio che Louis sia felice”. È la sua priorità,
dopotutto.
Quando tutte le candele sono
spente – con le ultime due ha dovuto combattere una strenua battaglia, che è
stata filmata e verrà usata contro di lui per i giorni a venire – Harry arrossisce
sotto la pioggia di auguri e di applausi dei suoi amici. È tremendamente imbarazzante fare il compleanno, perché
lui odia essere osannato per meriti non suoi. È semplicemente nato, cosa c’è da festeggiare?
“Sorridi!”, urla Gemma puntandogli
il telefono in faccia. Harry fa un segno di vittoria con le dita e tira fuori
la lingua.
Dopo aver soddisfatto le
richieste di Gemma Harry viene affiancato da Niall, che lo aiuta a rimuovere le candeline dalla torta. Lo
zigomo destro del suo amico è gonfio e arrossato.
“Ti fa male?”, domanda Harry,
poggiando una candelina sul tavolo e passando a quella successiva.
“Mi dà un po’ fastidio”,
ammette il biondo. “Almeno ho vinto la sfida”.
Harry scoppia a ridere.
“Contento tu”, afferma
sorridendogli.
Louis si avvicina e gli mette
un braccio attorno alle spalle.
“Potresti andare un po’ più
veloce, Haz? C’è gente che vuole mangiare”.
Harry si imbroncia. Louis lo
bacia sulla bocca con uno schiocco sonoro e lo spinge di lato con un colpo
d’anca. Insieme tagliano a fette la torta e la distribuiscono ai loro amici.
Quando sono tutti seduti sul
tappeto del salotto coi piatti in grembo Harry li osserva con un misto di ansia
e anticipazione, senza osare, però, incitare nessuno ad assaggiare la sua torta
per chiedere loro un parere.
“Haz, è buonissima”, afferma Niall
dopo il primo morso.
Il riccio gli sorride
compiaciuto.
“Grazie”, dice timidamente.
“Anche Louis mi ha aiutato”.
Gemma ridacchia.
“Quando sono entrata in cucina
a prendere il ghiaccio stavano lavorando davvero duramente”, commenta. “Erano così presi dalla preparazione della torta e tutti accaldati per la fatica e l’impegno”.
Harry diventa bordeaux ma
decide di non replicare. Niall si spancia dalle risate. Traditore.
Louis si piega verso il suo
orecchio.
“Sarebbe un problema se
cominciassi a nutrire sentimenti poco amichevoli nei confronti di tua
sorella?”, sussurra.
Harry ride e si stringe nelle
spalle.
“Tranquillo, non saresti l’unico”,
ribatte. “Col tempo ci farai l’abitudine”.
Louis sorride con la bocca
piena prima di strappare dalle mani di Liam la bomboletta di panna spray e
spruzzare un po’ del suo contenuto sul proprio piatto.
“Ne vuoi?”, domanda offrendola
a Harry.
Questi spalanca le labbra e
tira indietro la testa per farsi spruzzare la panna dritto in bocca. Quando un
po’ gliene cola sul mento Louis la raccoglie con un dito e la lecca via.
“Non vogliamo assistere ai
vostri preliminari”, borbotta Zayn, spostandosi dall’altro lato del tappeto.
Harry rischia di strozzarsi con
la panna che ancora non gli si è sciolta del tutto in bocca. Louis gli batte
una mano sulla schiena guardando Zayn in cagnesco.
Dopo che hanno finito di
mangiare, i ragazzi tirano fuori il loro regalo per Harry.
Il riccio drizza la schiena
incuriosito mentre Liam avanza verso di lui portando in braccio una scatola
avvolta in carta da regalo giallo fosforescente.
“Questo è da parte di tutti
noi”, dichiara depositandola ai suoi piedi.
Harry accarezza la superficie
della scatola.
“Grazie”, mormora.
“Magari prima aprilo, no?”, lo
prende in giro Ed.
Harry si morde il labbro
inferiore. Aprire i regali gli mette sempre più ansia di quanto dovrebbe.
“Da parte di tutti voi?”, ripete. Non può fare a meno
di provare una fitta di dispiacere al pensiero che Louis abbia partecipato a un
regalo generico assieme agli altri.
Ed annuisce.
“Sì, da parte di tutti”,
conferma. “Perfino tua sorella ha sganciato la sua quota”.
“Ehi!”, protesta Gemma,
appollaiata sul divano.
Harry ride e attira la scatola
verso di sé. Dopo aver rimosso il fiocco rosso inizia a staccare lo scotch agli
angoli finché Ed non si schiarisce la voce con
un colpo di tosse.
“Perché devi essere
maledettamente lento qualunque cosa tu faccia?”, sbotta con impazienza.
Harry inizia a strappare la
carta senza alcun riguardo. Sotto l’involucro scopre una confezione di cartone.
La foto sulla scatola raffigura un aggeggio
rosa e-
“È un kit per karaoke?”,
esclama. “Rosa?”.
Ed lo aiuta ad aprire la
confezione e a tirare fuori il dispositivo.
“Ha anche in dotazione due
microfoni”, lo informa. “È anche un lettore DVD – guarda, c’è un display dove
scorrono le parole delle canzoni – ma ha pure un ingresso USB e può essere collegato
alla TV o a un amplificatore”.
Harry non ha mai visto niente
di più meraviglioso in vita sua.
“Ti piace?”, domanda Niall con
esitazione.
“Il modello e il colore li ha
scelti Louis”, afferma Gemma con una sfumatura di disapprovazione nel tono di voce.
Harry accarezza lo schermo
dell’impianto e sorride. È così fantasticamente rosa, come potrebbe non piacergli?
“Lo amo”, dichiara. “Al cento
per cento. È il regalo più bello della mia vita”.
I suoi amici ridono – Liam
sospira, sollevato – e gli si stringono intorno per guardarlo da vicino.
“Almeno avremo qualcosa da fare
nei prossimi giorni”, commenta Zayn.
“Ti stai già annoiando,
Malik?”, ribatte Louis.
Il moro lancia uno sguardo di
scuse a Harry.
“Non è quello che volevo dire”,
borbotta.
Harry lo rassicura con un
sorriso.
“Fatevi abbracciare”, prega
allargando le braccia.
Per tutta risposta Niall gli
zompa addosso facendolo sbilanciare all’indietro. Presto anche gli altri gli
saltano addosso e Harry si ritrova schiacciato sul pavimento dal peso dei migliori amici che si possano
desiderare.
“Ti piace davvero?”, mugugna
Niall vicino al suo orecchio.
Alcuni ciuffi dei suoi capelli
stanno rischiando di accecare Harry che però non può muovere le braccia per
spostarli.
“Davvero davvero”, conferma, le parole che gli escono a fatica.
“Lo userai?”, domanda Liam nei
pressi della sua spalla.
“Certo!”, esclama Harry.
“Lo useremo”, interviene Ed. “Facciamo pratica per le Regionali”.
“State fermi un attimo, per
favore” implora Gemma ridacchiando, l’unica in piedi. “Sembra stiate facendo
un’orgia”.
Il rumore di un flash informa
tutti che ha appena scattato loro una fotografia. Almeno avranno un ricordo
perenne di questo momento.
“Zayn se non la smetti di
pizzicarmi il sedere ti stacco quelle dita a morsi!”, minaccia Louis, penultimo
della pila.
“Non sono stato io!”, protesta
il ragazzo sopra di lui.
Niall scoppia a ridere, il
suono della sua risata che riverbera nel petto di Harry.
“Ok, ok, alzatevi che tra un
po’ non respiro più”, prega il riccio spingendo i fianchi verso l’alto.
Quando i suoi amici lo
alleggeriscono del loro peso Harry prende una boccata d’aria.
Louis gli offre una mano per
aiutarlo ad alzarsi.
“Grazie”, dice il festeggiato
accettando il suo ausilio.
Louis lo attira verso di sé e
gli dà un bacio sul collo.
“Più tardi ti darò un regalo”,
afferma. “Solo da parte mia”.
Harry gli accarezza la schiena.
“Sì, lo so”, replica
nascondendo un sorriso nella sua spalla.
“Cos-, no”, mormora confuso
Louis. “Non intendevo quello, cioè,
anche, però no, cioè, parlavo di un regalo vero”.
Harry avvampa.
“Un altro?”.
Louis gli prende una mano e fa
un passo indietro.
“È una sciocchezza”, ammette.
“Però…è simbolica”.
Harry lo guarda con curiosità
per qualche secondo.
“Va bene”, dichiara.
Louis si mette sulle punte e
gli poggia una bacio all’angolo della bocca.
“Buon compleanno”.
*
Il battito del cuore di Harry
accelera istantaneamente ed esponenzialmente nell’attimo in cui Louis si chiude
la porta della camera alle spalle, con un rumore secco che dà un senso di finalità al gesto: ci siamo, non si torna indietro.
Harry si strofina i palmi suoi
pantaloni. Gli tremano le mani, le gambe, perfino la vista e i pensieri. Si sente
ubriaco, con l’unica differenza che è perfettamente lucido.
Louis ha un’espressione
impenetrabile sul viso e nasconde le mani dietro la schiena. Harry non sa se
sentirsi sollevato al pensiero che almeno uno dei due abbia il controllo della
situazione oppure tradito per essere l’unico nel pallone. Un po’ di empatia non gli farebbe male.
“Non dobbiamo farlo per forza”,
ripete Louis con voce roca.
La mano di Harry ha un guizzo
involontario e il ragazzo, per coprire il nervosismo, si passa le dita tra i
capelli.
“Lo so, ma voglio farlo”, insiste. “Se lo vuoi anche tu,
si intende”.
“Certo che lo voglio”, ribatte
Louis, la voce che gli si incrina sull’ultima sillaba.
Harry è quasi certo che siano
in due a essere nervosi, adesso.
“Ok”, mormora.
Louis fa un passo verso di lui.
“Non sembri molto convinto”,
dichiara. “Sei talmente pallido che sembra che tu abbia appena visto un
fantasma”.
Il riccio si morde il labbro
inferiore.
“Lou”, prega mentre il cuore
gli rimbomba nelle orecchie e le sue membra sono fatte di gelatina.
L’altro ragazzo si avvicina a
lui e comincia a strofinargli le braccia con le mani.
“Rilassati, ok?”, sussurra
cercando i suoi occhi.
Harry si lascia sfuggire un
sospiro tremulo.
Louis risale con le mani fino
al suo collo e lo attira a sé.
“Se non ti calmi c’è poco da
fare”, dice, poggiando la fronte contro la sua.
Harry si concentra sulle sue
labbra, su quanto voglia baciarle e su quanto desideri averle dappertutto. Lo
vuole veramente, ma è terrorizzato
dall’idea di non essere all’altezza delle aspettative di Louis. O delle
proprie. E questo terrore rischia di rovinare tutto, frapponendosi tra lui e la cosa migliore che gli sia
capitata nella vita.
“Ok”, si sforza di dire.
“Andrà tutto bene”, mormora
Louis sfiorandogli le labbra con le proprie. “Non hai niente di cui aver paura,
sono solo io”.
Appunto,
vorrebbe rispondere Harry.
Louis lo bacia dolcemente e
Harry si lascia andare, arrendevole e molle tra le sue braccia, mentre l’altro
ragazzo gli afferra il viso con una mano, ed è come se la sua presa lo tenesse tutto intero, impedendogli di crollare e
frantumarsi.
“Hai capito quello che sta per
succedere?”, domanda Louis continuando a fargli delle carezze circolari sul
viso con il pollice, per calmarlo e allo stesso tempo mantenerlo vigile.
Harry, in effetti, si sente un
po’ come se fosse drogato.
“Certo”, afferma, prendendo un
respiro profondo.
“No, Harry, ascoltami
attentamente”, dice Louis tenendogli la testa anche con l’altra mano e
obbligandolo a guardarlo negli occhi. “Quello che sto cercando di dirti è che
tra poco il mio pene sarà dentro il tuo sedere, sei pronto a tutto ciò?”.
Lo stomaco di Harry fa una
capriola.
“Perché devi togliere tutto il romanticismo alla cosa?”, protesta.
Louis assottiglia gli occhi.
“Ti sto dicendo le cose come
stanno, nel caso tu voglia ripensarci”, afferma. “E…possiamo anche fare al contrario, se capisci cosa intendo. Solo
che forse sarà un po’ più complicato, però, uhm, decidi tu, non voglio importi niente. Sul serio”.
Harry nota come Louis sia
violentemente arrossito durante il suo discorso.
“No, voglio che sia tu a-, a
farlo”, dichiara. “Hai già esperienza, diciamo, e io-, dio, Lou, non ho proprio
idea di cosa fare”.
Louis sorride teneramente.
“Non sono mai stato con un
ragazzo, però, sì, ho un po’ più esperienza di te in fatto di sesso”.
È il turno di Harry di
arrossire.
“Esatto”, mugugna.
“Hai mai-“, inizia Louis prima
di interrompersi per schiarirsi la voce. “Hai mai provato a usare le…dita?”.
Harry è un attimo sopraffatto. La verità è che,
anticipando questo momento, ha già “sperimentato” da solo, per non trovarsi del
tutto impreparato all’idea di avere qualcosa su per il sedere. Anche se niente
potrebbe prepararlo all’idea di un pene
dentro di sé. Comprare un dildo era fuori discussione – come lo avrebbe
spiegato a sua madre se lo avesse trovato? -anche se probabilmente gli sarebbe
stato utile.
“Forse è meglio limitarci a quello, per stasera”, dice Louis. “E poi
approfondire la pros-”.
“No”, lo interrompe bruscamente
Harry. “Ho già provato, sì, e adesso voglio te,
d’accordo? Non solo le tue…le tue…dita”.
Louis sospira e chiude gli
occhi.
“Ok, ok”, dice. “Adesso, uhm,
credo che come prima cosa dovresti, ehm, farti una doccia, ok? Così ti rilassi
anche”.
Harry non è mai stato così
vicino a vomitare, altro che
rilassarsi.
Louis sembra avvertire la sua
tensione, perciò lo bacia, accarezzandogli con un mano il viso e con l’altra la
schiena.
“Andrà tutto bene”, ripete.
“Siamo invincibili, ok?”.
Harry non ha mai amato nessuno
così tanto in vita sua e probabilmente mai amerà qualcun altro con la stessa
intensità, lo stesso abbandono e la stessa cieca fiducia con la quale ama
Louis.
“Mi fido di te”, dice poggiando
la testa contro la spalla dell’altro ragazzo.
“Anch’io mi fido di te”, gli fa
eco Louis. “Più di chiunque altro”.
Harry si sente avvolgere da una
calma che lo stordisce un po’, dopo tutta l’agitazione. Può farcela, possono farcela.
“Vado a farmi la doccia”,
annuncia.
Louis lo bacia sulla guancia.
“Ti aspetto qui”.
“Perché, dove altro vorresti
andare?”, scherza Harry facendogli l’occhiolino, tentando di alleviare la
tensione.
Stando bene attento a non
bagnarsi i capelli - non vuole perdere altro tempo per asciugarli – il ragazzo
si lava, dedicando particolare cura e attenzione a una determinata parte del corpo. Posso farcela, posso farcela, si ripete.
Quando esce dal bagno incontra
sua sorella, appena sgattaiolata fuori dalla camera che divide con Niall.
“Hazza”, lo saluta Gemma.
“Sto per fare sesso con Louis”,
ammette d’impulso Harry. Forse aveva proprio bisogno di sfogarsi.
Gemma scoppia a ridere.
“E io sto per fare sesso con
Niall”, sussurra. “O almeno spero”.
Harry non può fare a meno di
scoppiare a ridere anche lui.
“Buon per te”.
Gemma lo attira
inaspettatamente a sé per abbracciarlo.
“Andrà tutto bene”, lo
rassicura anche lei.
Harry le è grato per il suo
supporto.
“Lo amo”, afferma, affondando
il naso tra i capelli di sua sorella. “Ho paura, ma lo amo”.
“Lo so”, mormora lei. “Ed è
questo che lo renderà speciale. Ma
non aspettarti che sia perfetto, ok?”.
Harry annuisce.
“Non c’è bisogno che sia
perfetto, avremo tempo per fare pratica”, ammette.
Gemma gli scompiglia i capelli.
“Buona fortuna, fratellino”,
dice. “Usa le precauzioni e non farti troppo male là dietro”.
“Come fai a sapere che sarò io
a prenderlo?”, domanda Harry
tirandosi indietro.
Gemma ride.
“Ho sempre pensato fossi un passivo nato”.
“Gemma!”, esclama Harry.
“Aspetta, dovrei offendermi o…?”.
Sua sorella lo spinge
colpendolo sulla spalla.
“Non fare aspettare il tuo
ragazzo, muoviti!”.
Quando Harry rientra in camera
– con un nodo allo stomaco se possibile più stretto di prima – la trova
illuminata da una serie di candele profumate, che danno alla stanza un’aria
placida e rilassante.
“Avevi programmato tutto?”,
domanda impressionato a Louis, seduto a gambe incrociate sul letto.
L’altro ragazzo si stringe
timidamente nelle spalle.
“Ho deciso di
venire…preparato”, ammette.
Harry sorride. Il ronzio nelle
orecchie e la bolla d’ansia all’altezza del petto a poco a poco vanno
affievolendosi. Posso farcela.
Louis gli fa cenno di
avvicinarsi. Harry non esita ad avanzare verso di lui fino a scontrare le gambe
contro il letto, guardando Louis dall’alto.
“Romantico”, commenta sfiorando
con una mano i capelli dell’altro ragazzo, che piega la testa di lato per
andare incontro alla sua carezza.
Harry poggia entrambe le
ginocchia ai lati del corpo Louis e lo spinge indietro sul letto.
“Non dovevo starci io sopra?”, scherza questi.
“Sta’ zitto”, ribatte Harry
prima di baciarlo.
Louis emette un verso compiaciuto
e lascia scorrere le mani sulla schiena di Harry, che rabbrividisce al
contatto. Ha deciso di non rivestirsi del tutto, dopo la doccia, indossando
solo le mutande e i jeans.
Il riccio gli bacia gli zigomi,
la fronte, il naso, le palpebre, la mascella, poi si sposta sul suo collo, che
morde e lecca. Louis affonda le unghie nella sua carne.
“Posso spogliarti?”, domanda
Harry con esitazione.
“C’è bisogno di chiederlo?”,
ribatte Louis, le guance arrossate e gli occhi velati.
Harry si solleva e si sposta di
lato per dare spazio a Louis di inginocchiarsi sul letto. Il riccio si sistema
davanti a lui e afferra i lembi della sua felpa.
“Sei bellissimo”, mormora,
baciandolo sulle labbra.
“Non hai ancora visto niente”,
scherza Louis, sollevando le braccia quando Harry fa per tirare la felpa verso
l’alto.
Louis viene attraversato da un
brivido quando Harry lo tiene per i fianchi e inizia a lasciare una scia di
baci sulle sue clavicole, sul petto, sull’addome. Harry è così profondamente
innamorato di ogni centimetro di pelle del suo ragazzo che vorrebbe innalzare
un altare o scrivere poemi sui peli del suo petto, sul suo ombelico stretto,
sulla sua pancia. Gli tremano le labbra e il cuore ogni volta che lo sfiora.
Louis affonda una mano tra i
capelli di Harry e attira la sua testa verso l’alto per baciarlo mentre il
riccio lo tocca dappertutto perché non vuole sprecare nessuna possibilità di
mettergli le mani addosso.
Quando infila le mani nei
pantaloni di Louis per stringergli le natiche nude scopre che l’altro ragazzo
non ha le mutande.
“Louis”, sospira sopraffatto,
attirando il bacino dell’altro ragazzo verso il suo.
Louis ghigna e si piega a
baciargli le clavicole, passandoci sopra la lingua.
Harry imprime le dita nel
sedere di Louis ed emette un verso di piacere alla sensazione della lingua
morbida e bagnata dell’altro ragazzo.
“Ok?”, domanda incatenando i
suoi occhi a quelli di Harry, mentre inizia a tirare verso il basso la zip.
“Ok”, gli fa eco Harry.
Louis lo spinge delicatamente
sulla schiena e si sistema in mezzo alle sue gambe.
Harry vuole vederlo nudo e
vuole sentirlo sulla sua pelle, perciò gli stringe le cosce con le mani.
“Toglili”, prega.
Louis annuisce e si libera
repentinamente dell’indumento, gettandolo ai piedi del letto.
Harry avrebbe preferito uno slow motion, perché non era pronto a
vederlo, così, subito, in tutta la sua gloriosa e nuda bellezza. Harry ha
l’acquolina in bocca solo a vedere la peluria sul pube dell’altro ragazzo.
Louis non perde tempo e si
posiziona di nuovo su di lui, abbassandogli completamente la zip mentre Harry
sfiora coi polpastrelli la pelle d’oca sulle sue cosce e la leggera peluria,
rapito e incredulo.
L’altro ragazzo tira
delicatamente i pantaloni di Harry verso il basso per rimuoverli, sottraendosi
perciò al suo tocco.
Quando è riuscito con successo
a far passare i piedi di Harry attraverso i buchi dei pantaloni Louis sorride
soddisfatto e, risalendo la gamba dell’altro ragazzo con una mano, si ferma a
stringergli un ginocchio.
Harry lo guarda a bocca aperta,
nudo tra le sue gambe nude. Sono entrambi molto
nudi e per un attimo gli sembra incredibile. Meraviglioso e incredibile.
Louis troneggia su di lui e lo
guarda altrettanto meravigliato prima di piegarsi per baciarlo. Harry lo attira
su di sé e non gli importa di essere schiacciato dal suo peso se questo
significa che i loro corpi allineati si stanno toccando in tutti i punti
possibili. E in tutti i punti in cui si stanno toccando scorre un fuoco che
rende la loro pelle incandescente.
Harry dimentica la paura, in
questo momento. È difficile concentrarsi sulle proprie sensazioni, separarle,
analizzarle, quando non sai dove finisce il tuo corpo e inizia quello
dell’altro.
Louis fa leva su una mano e
solleva il busto, senza smettere di baciarlo. Harry intreccia le gambe dietro
di lui e attira il suo bacino contro il proprio, premendogli i talloni sulle
natiche. Gemono all’unisono quando le loro erezioni si scontrano.
L’altro ragazzo fa sgusciare
una mano tra i loro corpi per avvolgere le dita attorno all’erezione di Harry, che
sobbalza al contatto improvviso. Louis muove la mano su e giù, lentamente, forse
per non fargli troppo male.
Harry si morde l’interno della
guancia e volta il viso di lato.
“Ehi, guardami”, sussurra
Louis. “Non trattenerti, lasciati andare. Fallo per me”.
Harry spalanca le labbra,
liberando il suono che aveva cercato di controllare e il suo viso si contorce
in una smorfia quando Louis accelera impercettibilmente il ritmo, carezzandogli
la punta con il pollice.
“Bravo ragazzo”, dice Louis
succhiandogli il labbro inferiore.
Harry è costretto a chiedergli
di fermarsi perché è vicino a venire prima ancora che abbiano iniziato quello
che devono iniziare.
Louis ghigna e dopo avergli
stampato un ultimo bacio sulle labbra comincia la sua discesa verso il basso,
lasciando una scia di baci lenti sul suo petto e sul suo addome, fino ad
affondare il naso tra i peli del suo pube.
Harry fa un verso del quale se
fosse abbastanza lucido si vergognerebbe.
Louis evita consapevolmente la
sua erezione e indietreggiando sul letto gli afferra delicatamente le caviglie,
poi comincia a baciargli le gambe e le cosce, alternando l’una e l’altra.
Dopo avergli succhiato
l’interno coscia fino a lasciargli un segno Louis afferra di nuovo l’erezione
di Harry e avvicina le sue labbra alla punta, baciandola. Il riccio rotea gli
occhi verso l’alto e deve fare uno sforzo immane per non chiudere le gambe
incastrando la testa dell’altro ragazzo.
Louis fa ruotare la lingua sulla
punta prima di prenderla in bocca. Harry non può impedirsi di spingere il
bacino verso l’alto, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del suo ragazzo,
che con una mano lo blocca contro il letto.
“Lou, basta, ti prego, basta”,
ansima mentre l’altro ragazzo succhia e si aiuta con la mano dove non riesce ad
arrivare con la bocca.
“Non vuoi venire?”, domanda
Louis, le labbra lucide e la voce arrochita.
A Harry viene da ridere e da
piangere in egual misura.
“Sì, ma non così”, si lamenta. “Credevo che
dovessimo fare…altro”.
Louis ride.
“Non pensi di riuscire a venire
più di una volta?”.
“Sì, no, cioè non-”. Harry si
solleva sui gomiti. “Ti prego, ti supplico, voglio sentirti dentro di me, ti
prego”.
Louis si sposta i capelli sudati
dalla fronte. Il cuore di Harry salta un battito: è così giovane e sensuale,
inconsapevolmente provocante e bellissimo.
Gli ricorda Leonardo Di Caprio in Titanic, nella scena di sesso in carrozza.
Possibile che pensi al sesso
cinematografico quando sta facendo del sesso
vero?
Louis deglutisce sonoramente.
Harry comincia a sospettare che sia…preoccupato? Spaventato?
“Tutto ok?”, domanda. Trova
strano il fatto di riuscire a formulare frasi mediamente coerenti nudo, esposto
ed eccitato com’è. Però Louis…Louis è sempre la sua priorità, la sua
preoccupazione principale, tutto ciò che conta.
“Non voglio farti male”,
mugugna Louis. “Ho paura di non riuscire a-”.
“Non mi farai male, andrai
benissimo, ti prego, Lou”, implora Harry. “Lo hai detto tu, andrà tutto bene. Mi fido di te”.
Louis sorride e si piega a
baciargli la pancia.
“Sei meraviglioso, come
sempre”, afferma. “Torno subito”.
Quando si alza dal letto e
avanza a piedi nudi verso il proprio zaino Harry si lascia ricadere con la
schiena sul letto e poggia una mano sul proprio petto, avvertendo il battito
forsennato del proprio cuore sulle dita. Sta
succedendo.
Louis deposita sul letto un
preservativo mentre stringe con mani tremanti una boccettina trasparente,
contenente il lubrificante.
“D-devo prima, ehm, allargare
il-”, balbetta.
Harry ridacchia nervosamente
però allarga le gambe e gli fa spazio.
“Lo so”.
“Promettimi di fermarmi se ti
faccio male”.
Harry annuisce.
Louis prende un respiro
profondo e si spalma il lubrificante sulle dita. Quando avvicina l’indice al
sedere di Harry questi stringe automaticamente le natiche.
“Rilassati, tesoro”, sussurra.
“Forse è meglio se-”.
Louis si sporge per prendere un
cuscino e invita Harry a sollevare il sedere per sistemarlo sotto di lui, poi
gli allarga le gambe ancora un po’.
“Vado, ok?”, dichiara sfiorando
l’ano del riccio, che trattiene il fiato e strizza le palpebre.
“Vai, vai, per favore”, prega
Harry.
Il dito di Louis avanza dentro
di lui, nocca dopo nocca. Per Harry è un’intrusione più o meno familiare, però
è sempre del dito di qualcun altro
che si sta parlando.
Louis muove l’indice mentre con
la mano libera gli accarezza la coscia per calmarlo.
“Un altro”, ordina Harry.
Louis versa un altro po’ di
lubrificante e inserisce un altro dito. L’addome di Harry si contrae
istintivamente alla nuova, più consistente, intrusione, ma si impone di
calmarsi e respirare. L’altro ragazzo muove le dita per allargarlo e,
improvvisamente, spinge più in profondità.
Harry serra le gambe e quasi si
solleva dal letto.
“È troppo?”, domanda Louis.
Il riccio alza la testa per
guardarlo. L’altro ragazzo è visibilmente eccitato e non si è mai toccato, eppure mantiene un
autocontrollo invidiabile.
“No, no, scusa, continua”,
mormora Harry allargando di nuovo le gambe.
Louis continua a penetrarlo con
le dita, allargandole e stringendole, fino a che non si azzarda a spingere di
nuovo più a fondo che può.
Harry, stavolta, quasi urla.
Non sa se Louis lo abbia fatto per caso o di proposito però è arrivato dove Harry voleva che arrivasse.
“Ti piace?”, domanda Louis
baciandogli l’interno coscia.
Harry annuisce freneticamente. L’altro
ragazzo continua ancora per un po’, affiancando alla penetrazione anche baci
sulle cosce, sul pube e, ogni tanto, vicino, molto vicino alla sua apertura.
Harry si lascia scappare un
gemito strozzato quando Louis preme di nuovo sulla sua prostata. È
perfettamente consapevole di quanto semplice
possa essere venire così, ma a questo
punto tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. E poi non ha ancora sentito
Louis dentro di sé, e muore, muore
dalla voglia di essere riempito da qualcosa di più grande e pulsante.
“Louis, puoi andare, ti prego,
mettimelo dentro”, implora. “Non ce la faccio più”.
Louis insiste per inserire un
altro dito ancora, sostenendo che le sue dita sono troppo piccole in confronto
al suo pene e che Harry ha bisogno di abituarsi alla sensazione.
Quando Harry, nonostante il
bruciore e la sensazione non esattamente piacevole di avere tre dita dentro, gli giura che è pronto, Louis estrae le dita lucide di
lubrificante e gattona su di lui per baciarlo.
“Sei stato bravissimo”,
mormora. “E sei stupendo, sei la cosa più bella che abbia mai visto e ti-”.
Harry non è sicuro di quello
che il suo ragazzo fosse sul punto di dirgli, ma divora con le labbra le sue
parole non dette e gli risponde mentalmente che lo ama, lo ama da morire.
Louis lo bacia mentre fa
scorrere le mani sul suo petto e sui suoi fianchi. Harry sente la sua erezione
sulla pancia e vorrebbe allungare una mano per toccarla, per dargli un po’ di
sollievo. L’altro ragazzo interrompe il bacio e gli accarezza i capelli con una
mano.
“Va bene se lo facciamo così?”,
domanda con espressione soffice e…innamorata? Forse Harry si sta illudendo di
vedere le sue stesse emozioni rispecchiate sul volto dell’altro ragazzo.
“Voglio guardarti in faccia”.
Harry annuisce energicamente
prima di sollevare il viso per baciarlo, per rassicurarlo e insieme invitarlo
ad andare avanti.
Mentre Louis si sistema il
preservativo, spalmandolo poi di lubrificante, Harry lo guarda in trance. È così bello e sicuro di sé e
vuole averlo per sempre.
Solo nel momento in cui l’altro
ragazzo si avvicina a lui con l’erezione stretta fermamente tra le proprie dita
Harry realizza cosa sta per succedere e per un attimo entra nel panico.
Louis intuisce il suo disagio e
gli massaggia un ginocchio.
“Va tutto bene”, afferma senza
battere ciglio, con tono fermo e rassicurante. “Apri un altro po’ le gambe per
me”.
Harry deglutisce e fa come gli
ha detto l’altro ragazzo. Sono nelle tue
mani, pensa. Completamente e per sempre
tuo.
La mano di Louis trema mentre
indirizza la propria erezione verso l’apertura di Harry. Le sue sopracciglia
sono aggrottate per la concentrazione e la sua pelle imperlata di sudore.
Harry non è tanto sicuro di
essere sufficientemente allargato per la nuova intrusione però ingoia la
propria paura assieme alla saliva e prende fiato.
La prima sensazione che prova è
fastidio, la seconda bruciore, la terza dolore.
Louis sta avanzando lentamente e delicatamente dentro di lui, centimetro dopo
centimetro, e la tensione dei suoi muscoli tradisce lo sforzo che sta facendo
per andare piano. Quando butta indietro la testa e grugnisce Harry ha una
visione del suo petto arrossato e bagnato di sudore. Louis gli afferra una
coscia e imprime le dita nella sua carne, spingendola verso l’esterno per farsi
spazio.
“Lou”, geme il riccio, un
lamento di dolore e disagio, ma anche di impazienza e forse, nel profondo, di piacere.
Louis cerca la sua mano sul
letto e la stringe.
“Harry”, dice con voce rotta.
“Dimmi s-, se posso continuare”.
Il riccio strizza la sua mano,
prende fiato e annuisce. Louis lo sprona ad avvolgergli la schiena con una
gamba ed entra più in profondità dentro di lui.
A Harry manca il fiato e si
sente già così pieno che non ha idea
di come possano andare oltre. Louis si ferma quando è dentro per poco più di
metà e gli accarezza il dorso della mano con un dito.
“Stai bene?”, domanda.
Harry è commosso al pensiero
che l’altro ragazzo, nonostante tutto, si stia preoccupando per lui.
“Sì”, mormora. “Dammi un
a-attimo, ok?”.
Louis annuisce.
Harry chiude gli occhi,
respira, prova a rilassarsi. A poco a poco fa sempre meno male e più pensa che Louis
è dentro di lui, che la sensazione di qualcosa che sembra lo stia spaccando a
metà è in realtà una parte di Louis,
più il dolore si trasforma in ondate di piacere. L’erezione che aveva quasi
perso torna in tutta la sua dolorosa evidenza.
“Continua”, dice. “E…muoviti”.
Louis non se lo fa ripetere due
volte e affonda completamente dentro di lui. Fa male, fa ancora male, le
lacrime scorrono lungo le sue guance, ma quando Louis comincia a muoversi, con
spinte di calcolata intensità, senza mai uscire del tutto, il mondo di Harry
vacilla sul suo asse e improvvisamente è tutto così bello e Louis è dentro di lui, attorno a lui e riesce a sentirlo
con tutti i suoi sensi.
Harry è sicuro che il giorno
dopo gli verrà difficile non solo sedersi ma anche fare qualunque movimento, ma il dolore alla schiena è l’ultimo dei suoi
pensieri quando Louis spinge i fianchi in avanti e Harry gli va incontro.
Insieme trovano un ritmo e
l’espressione sul volto di Louis è così beata e pacifica che Harry si ritrova a
piangere di felicità. E di piacere,
quando l’altro ragazzo trova la sua prostata di nuovo e contemporaneamente
comincia a masturbarlo, aumentando le spinte, forse volutamente, forse
inconsciamente.
Harry vorrebbe baciarlo,
vorrebbe dirgli che lo ama, vorrebbe pregarlo di non andarsene mai, e invece
geme e in certi momenti quasi urla,
mentre Louis esprime il suo piacere in versi che sono simili a miagolii, teneri
e terribilmente eccitanti insieme.
A un certo punto Louis si piega
in avanti per baciarlo e Harry lo asseconda sollevandosi da letto. È scomodo e
doloroso, ma si baciano a bocca aperta e respirano l’uno sulla labbra
dell’altro e Louis è affondato dentro di lui mentre le sue mani callose lo
masturbano con un ritmo sconnesso.
“Ti amo, ti amo, ti amo”, dice
Harry affannosamente, come una cantilena, una preghiera, mentre nuove lacrime
sgorgano dai suoi occhi.
Harry è sopraffatto e con un
gemito che sorprende lui, Louis e probabilmente anche gli altri ignari
occupanti della casa viene.
Il disappunto per non essere
durato di più lo sfiora a mala pena quando ricade con la testa sul cuscino,
rilassato, sereno e vagamente consapevole del fatto che Louis stia ancora
continuando con le sue spinte, sempre più veloci e fuori controllo, mentre con
una mano spalma il seme di Harry sul suo addome, il viso contratto da una
smorfia, le labbra semi-aperte e gli occhi chiusi.
“Sei bellissimo, Louis, e sei mio,”, mormora, per sfogarsi e per
incoraggiarlo. “Sei mio per sempre e io ti amo così tanto”.
Louis spalanca le labbra e con
un verso così…basso e virile e inaudito raggiunge l’orgasmo.
Harry stringe la mano
dell’altro ragazzo, ancora intrecciata alla sua, mentre Louis, perfettamente
immobile, lo osserva, quasi incredulo.
“Harry”, dice e…basta, ma lo
dice – solo il suo nome, semplicemente il suo nome – con tono grato e riverente, come se fosse la risposta alla
domanda sul significato dell’universo
o una dichiarazione d’amore.
“Vieni qui”, lo sprona il
riccio allungando una mano.
Louis esce lentamente, si sfila
il preservativo, poggiandolo sul comodino, e si stende accanto a lui.
“Come va?”, domanda, il respiro
ancora affannato.
Harry volta la testa di lato,
guardandolo negli occhi.
“Sono felice”, ammette.
Louis sorride e lo bacia sulla
spalla.
“Avrai un bel ricordo della tua
prima volta?”, domanda.
Harry sente il pizzicare delle
lacrime asciutte sulle sue guance.
“Sorprendentemente sì”,
afferma.
Louis solleva un sopracciglio.
“Sorprendentemente?”, gli fa eco.
Harry ride e si avvicina per
poggiare la testa sul suo petto.
“Con te è sempre tutto perfetto”, dice, chiudendo gli occhi e
respirando l’odore della pelle di Louis, un misto di sudore e bagnoschiuma.
Louis gli accarezza i capelli.
“Ti ho fatto male?”, domanda,
esitante.
“Non importa, non è colpa tua”,
promette Harry baciandogli il petto.
“Non ti farei mai del male”,
giura Louis. “E sono felice che tu sia felice”.
“Ti amo”, ripete Harry.
Louis gli bacia la testa.
“Non per rovinare l’atmosfera,
ma sarebbe meglio se ci facessimo una doccia”.
Harry grugnisce.
“Possiamo farla insieme,
almeno?”.
Louis ride.
“Non sei ancora stanco, Hazza?”.
“Non sarò mai stanco di te”, ribatte Harry sollevandosi su un
gomito.
È felice, sfinito e sul punto
di addormentarsi, ma farebbe qualunque cosa per Louis.
L’altro ragazzo rotola su un
fianco e si alza dal letto.
“Andiamo”, dice tendendo una
mano verso di lui.
Harry la afferra e…lo ama, lo
ama, lo ama.