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Autore: Idra_31    14/02/2015    12 recensioni
Larry AU. High school AU, per essere precisi. Per essere ancora più precisi vi dirò che in questa storia i nostri ragazzi entreranno a far parte del glee club della loro scuola e diventeranno amici, ovvio. E non solo. Perché in qualsiasi dimensione Harry e Lou sono destinati a stare insieme, no? Have fun!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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larry 42

Salve! Credo che questo sia il capitolo più lungo della storia di questa fanfiction, MA…vi conviene arrivare fino alla fine!

Ringrazio M. per l’aiuto e il supporto che mi ha dato per l’ultima parte. Ti voglio benissimo!

E ringrazio chi continua ad aspettare i miei aggiornamenti anche se arrivano a intervalli luuunghi e irregolari.

Have fun e alla prossima!

PS: ribadisco che non mi intendo di cucina e spero non si noti nel capitolo.

***

“Era una mucca”.

Harry apre lentamente le palpebre e sbatte le ciglia un paio di volte per cercare di mettere a fuoco il faccione di Liam, a pochi centimetri dal suo viso, le cui folte sopracciglia sono unite nel mezzo come risultato della sua fronte aggrottata.

“Mh?”, mugugna. “Cioè?”.

“C’è una mucca morta fuori dal tuo giardino”, dichiara l’altro ragazzo.

Louis, la fronte premuta sul collo di Harry e un braccio attorno alla sua vita, mormora qualcosa di incomprensibile e gli stringe il fianco con una mano.

“Mi dispiace”, afferma il riccio con la bocca impastata di sonno e il cervello annebbiato. Se la mucca è fuori dal loro giardino perché dovrebbero preoccuparsene?

Liam affonda un indice nel suo petto.

“Quello che ieri credevamo fosse un uomo sul punto di tirare le cuoia in realtà era una mucca”, spiega.

Gli eventi della notte precedente ritornano alla mente di Harry in tutta la loro tragicomica chiarezza.

“Quello che tu credevi fosse un uomo sul punto di tirare le cuoia, vorrai dire”, biascica Louis girandosi sulla schiena e lasciando il corpo di Harry al freddo.

Il riccio si tira il piumone fin sotto il mento.

“Quindi è morta?”, domanda come se Liam non avesse ribadito il concetto ormai tre volte.

“Non avremmo comunque potuto fare niente per salvarla”, dice l’altro ragazzo con tono impotente e abbattuto.

Louis soffoca una risata nel braccio.

“Di cosa è morta?”, continua Harry come se gli importasse. Un po’ gli importa, d’accordo, ma è fondamentalmente il sonno che lo fa straparlare.

“Aspetta che vado a fare un’autopsia al suo cadavere”, replica Liam sarcasticamente.

Louis scoppia a ridere istericamente mentre Harry rotea gli occhi, leggermente umiliato dalla reazione dei due ragazzi.

“Posso sapere perché diavolo state parlando del cadavere di una stramaledettissima mucca?”, interviene Ed riemergendo da sotto il cuscino col quale si stava schermando la testa.

“Quale cadavere?”, esclama Gemma tirandosi su con la schiena in una perfetta imitazione di un vampiro che si risveglia da un sonno profondo nella sua bara. I suoi capelli sono arruffatissimi e ha tracce di trucco nero tutte intorno agli occhi. Harry nota che la stronza si è beccata il divano per dormire, lasciando al suo prediletto – Niall – il posto sulla poltrona buona, mentre tutti gli altri hanno dovuto dormire per terra.

“I versi che ci hanno, ehm, spaventato stanotte non erano umani”, la informa Liam. “Era una mucca agonizzante”.

“Vorresti dirmi che abbiamo dormito tutti qui per niente?”, domanda la ragazza mentre cerca di sistemarsi i capelli provando a districare la matassa con le dita.

“Almeno tu hai dormito sul divano”, mormora Harry tra sé e sé.

“Sembri piuttosto delusa di scoprire che non c’è un assassino pronto a ucciderci, là fuori”, afferma Liam con disapprovazione.

“Non è detto che non ci sia nessun assassino”, dice Louis. “Qualcuno ha pur fatto fuori quella povera mucca”.

Ed grugnisce sonoramente al lato di Harry.

“Sì, certo, c’è in giro un temibile serial killer di mucche”, commenta.

“Non c’erano segni di violenza sul cadavere”, dice Liam. “Sembra morta…naturalmente”.

La risata di Niall li sorprende tutti improvvisamente.

“Allora quell’autopsia gliel’hai fatta per davvero”, afferma con voce roca.

Liam si stringe nelle spalle.

“Ho solo dato un’occhiata veloce”, ribatte.

“Sei inquietante”, commenta Gemma. “Che schifo, dio mio”.

Liam arrossisce.

“Abbiamo un appassionato di CSI tra di noi”, lo prende in giro Louis battendogli una mano sulla coscia.

Harry ride debolmente, tenendo a fatica gli occhi aperti.

“Visto che siamo tutti svegli che ne dite di andare a preparare la colazione?”, taglia corto Liam.

“Non siamo tutti svegli”, li informa Niall, indicando con un cenno del capo Zayn, raggomitolato su stesso al limitare del tappeto.

Lui non fa testo”, dice Liam. “Lou, andiamo a preparare la colazione?”.

Louis sbuffa.

“E io cosa c’entro?”.

Liam gli afferra un piede da sotto il piumone.

“È il compleanno di Harry, ricordi? Non vorresti fare una cosa carina per lui tipo preparargli dei pancakes?”.

Louis cerca di divincolarsi dalla sua presa.

“Non dovevate starci tu e Niall in cucina, oggi?”.

“Louis, muovi quel culo e vai a preparare questi benedetti pancakes!”, ordina Gemma, impegnata a levare via il trucco dal proprio viso con una mano.

“Ok, ok”, cede Louis mettendosi seduto. “Lo faccio solo per Harry, sia chiaro”.

“Grazie”, mormora il riccio con un sorriso. Tra un’altra ora di sonno e dei pancakes preferirebbe di gran lunga la prima alternativa, ma non si dice mai di no a una colazione preparata dal proprio ragazzo.

“Niall, tu vieni?”, domanda Louis mentre si strofina gli occhi con una mano.

“Devo proprio?”, biascica l’irlandese.

Liam e Louis rispondono di sì in coro.

“Secondo voi dovremmo celebrare un funerale per la mucca?”, chiede Gemma avvolgendosi la coperta attorno alle spalle e alzandosi in piedi. “O fare, che ne so, una veglia?”.

“Io dico di mangiarla”, propone Ed, che tutti credevano di nuovo addormentato e invece è ancora vigile e ha apparentemente seguito la loro conversazione.

“Ci pensi tu a farla a pezzi e scuoiarla?”, dice Louis con una smorfia disgustata.

“Ok, lasciamo perdere”, taglia corto Gemma. “Vado a farmi una doccia”.

“Dare una mano a preparare la colazione è proprio fuori discussione, vero?”, la deride Harry dal suo posto sul pavimento.

Gemma gli preme un piede sulla guancia.

“Devo rendermi presentabile”, protesta strofinandogli il calzino sulla faccia.

“Per chi?”, insiste Harry afferrandole la caviglia.

“Per te, cretino”, dice sua sorella.

Il riccio le lancia uno sguardo scettico.

“Come no”.

Gemma solleva il mento con fare altezzoso e si volatilizza nell’altra stanza. Il fatto che non abbia guardato né rivolto la parola a Niall per tutto il tempo la dice lunga sulla sua immediata necessità di rendersi presentabile. Come se a Niall non fosse bastata una semplice occhiata per accorgersi dei suoi capelli spettinati o del trucco spalmato sulla sua faccia. Ragazze, pensa Harry.

Louis si piega sulle ginocchia.

“Ehi”, lo chiama, accarezzandogli il viso con una mano. Harry si ritrova a pensare che non importa se Louis al mattino non è presentabile – con le borse sotto gli occhi, i capelli schiacciati sulla testa e il viso pallido e stanco – per lui sarà sempre la visione più bella del mondo. “Dormi un altro po’, ok? Quando la colazione è pronta vengo a chiamarti”.

Harry non se lo fa ripetete due volte e chiude gli occhi, strofinando la guancia sul palmo di Louis. L’altro ragazzo lo bacia velocemente sulle labbra e si risolleva in piedi.

Dopo aver sognato di mucche sventrate e di un Liam con gli occhiali da sole e le espressioni facciali di Horatio Caine, Harry viene risvegliato da un sonoro bacio nell’orecchio.

“Louis”, bofonchia tentando di scansarsi.

“Prova di nuovo”, dice Niall a pochi centimetri dal suo viso.

“La colazione è pronta”, annuncia Louis, che troneggia in piedi sopra di lui. “Alzati”.

Harry si copre la testa col piumone.

“Niall, prendigli i piedi”, ordina Louis.

Harry viene bruscamente privato del suo piumone dall’irlandese mentre Louis gli infila le mani sotto le ascelle, imponendogli di mettersi a sedere. Insieme, lui e Niall, lo sollevano da terra e lo trascinano verso la cucina, depositandolo malamente su una sedia. Harry ha ancora gli occhi incollati.

“Buon compleanno!”, dice Louis spettinandogli i capelli.

Harry emette un verso simile a un grugnito e si massaggia gli occhi.

“Niall, ti va di svegliare Zayn?”, propone Louis con tono malizioso.

Il biondo lo guarda incuriosito.

“Pensi quello che penso io?”, domanda con un luccichio negli occhi.

Louis ride.

“Hazza, ti prometto che poi asciugheremo il pavimento”, dichiara strizzandogli le spalle con entrambe le mani.

Harry ha troppo sonno per ribellarsi perciò afferra la tazza colma di tè che Louis gli ha messo sotto il naso e inizia a sorseggiarne il contenuto osservando con la coda dell’occhio il suo ragazzo e Niall che riempiono un bicchiere d’acqua a testa.

Quando qualche minuto dopo dall’altra stanza si solleva un urlo Harry è sicuro che il piano dei due ragazzi sia andato in porto. Non c’erano alternative: Zayn potrebbe rimanere addormentato anche sotto i bombardamenti, ma una doccia gelata non risparmia il sonno di nessuno.

Niall e Louis tornano in cucina correndo, inseguiti da uno Zayn fradicio e furioso che brandisce un cuscino a mo’ di arma.

“Giuro che vi ammazzo!”, urla mentre Louis e Niall si nascondono rispettivamente dietro la sedia di Harry e di Liam, ridendo come matti.

“Cazzo, Zayn, non volevi saperne di svegliarti!”, esclama Louis. “A mali estremi, estremi rimedi”.

“Avete almeno provato a chiamarmi, teste di cazzo?”, sbraita l’altro ragazzo.

Louis e Niall vengono scossi da un nuovo attacco di risa che fa infuriare Zayn ancora di più.

“Vi odio!”, esclama frustrato, lanciando verso di loro il cuscino.

“Scusa, ok? Scusa!”, dice Louis mettendo le mani avanti. Non sembra affatto dispiaciuto.

Zayn stringe i pugni e prende fiato.

“Me la pagherete”, sibila.

Louis si infila un pugno in bocca per impedirsi di ridere.

Zayn si sposta un ciuffo di capelli zuppo d’acqua dalla faccia.

“Vado ad asciugarmi”, annuncia. “ E a pianificare la mia vendetta”.

Quando è ormai fuori dalla stanza Louis e Niall si battono il cinque prima di sedersi.

“È stato uno scherzo piuttosto stupido”, commenta Liam.

Louis versa a Harry una porzione di porridge in una scodella. Harry non glielo aveva chiesto. Harry vuole i pancakes.

“Vuoi dirmi che tu avresti fatto di meglio?”, ribatte Louis.

Liam si stringe nelle spalle.

“Probabilmente”, mormora.

Louis solleva un sopracciglio.

“Mi piacerebbe vederti all’opera”.

Liam beve un sorso di tè.

“Non sfidarmi”.

Louis ride con fare canzonatorio.

“Zayn vi sta maledicendo in una lingua incomprensibile”, li informa Ed entrando in cucina, prima di prendere posto accanto a Harry.

“È arabo”, dice Liam.

Ed si gratta il mento.

“Avevo immaginato”, commenta.

“Dove sono i pancakes?”, piagnucola Harry.

Louis gli mette una mano sulla coscia.

“Prima mangia il porridge”, lo incoraggia. “Ci ho messo dentro le banane e taaanto miele”.

Il riccio sorride e gli stringe la mano prima di prendere una cucchiaiata di porridge.

Deglutire quello che appena messo in bocca è un’impresa.

“Non ti piace?”, domanda Louis apprensivo.

Harry annuisce con le guance gonfie. C’è una quantità abominevole di miele che rende i fiocchi di avena immangiabili.

Louis fa una smorfia.

“Puoi sputarlo, se vuoi”, afferma.

Harry lo ringrazia con uno sguardo e svuota nella ciotola il contenuto della sua bocca.

“Scusami, Lou, ma era troppo zuccherato”, mormora.

Louis china il capo, le guance tinte di imbarazzo.

“Volevo fare qualcosa di dolce per te”, borbotta.

Il petto di Harry è pervaso da un piacevole calore.

“Ma tu sei già dolce abbastanza”, ribatte.

Ed sputa il suo tè sul tavolo. Harry lo ignora e si allunga per afferrare la mano di Louis.

“Zayn è indemoniato”, afferma Gemma facendo ingresso in cucina. “Che gli avete fatto?”.

Niall scoppia a ridere e la attira a sé per farla accomodare sul suo grembo. Dopo averla resa partecipe dello scherzo ai danni di Zayn, Louis serve a tutti i pancakes da lui preparati. Questi almeno sono dolci al punto giusto.

“Programma della giornata?”, domanda Harry, al suo quarto pancake.

“Io e Niall prepareremo il pranzo, Ed e Zayn si occuperanno della cena, tu farai il dolce”, elenca Liam.

Ovviamente faremo anche dell’altro”, interviene Louis, impettito. “Tipo dei giochi. O magari no. Insomma, decidi tu, sei il festeggiato”.

Harry scrolla le spalle.

“Mi va bene tutto, per me l’importante è stare con voi”.

Louis gli accarezza i capelli.

“Noi non andiamo da nessuna parte, Haz”.

Harry non può fare a meno di pensare che il momento da lui più atteso è quello in cui potrà stare da solo con Louis. Ma non può dirlo ad alta voce. È imbarazzante e…irrispettoso nei confronti degli altri.

Quando hanno finito di mangiare di Zayn non c’è ancora traccia.

“Si sarà suicidato?”, domanda Louis, beccandosi un calcio da parte di Liam. “Vado a controllare”.

Harry sta aiutando gli altri a sparecchiare quando Louis torna urlando, brandendo in mano una scarpa.

“Ha pisciato dentro le mie Vans!”, esclama.

Il riccio si trattiene dal ridere solo perché l’espressione di Louis è così affranta che non merita una presa in giro.

“E adesso dov’è?”, domanda Niall.

Louis si appoggia al frigo con aria sconsolata.

“Credo stia facendo a pezzi uno dei tuo maglioni”, mormora.

L’irlandese balza in piedi e corre fuori dalla stanza.

“Non si scherza con Zayn”, dice Liam versandosi un bicchiere d’acqua. “Non ve la farà passare liscia”.

“Sì, ma le mie Vans..!”, piagnucola Louis.

Harry lo avvolge in un abbraccio.

“Le metteremo in lavatrice, non ti preoccupare”, lo rassicura, baciandolo sulla tempia.

“Non lasciategli neanche un pancake”, sibila Louis. “Non se li merita”.

Ed affonda la forchetta nei due pancakes rimasti sul piatto.

“Di questo posso occuparmi io”.

Louis annuisce, avvolgendo le braccia attorno alla vita di Harry e affondando la testa nell’incavo del suo collo.

“Così mi piaci, rosso”.

*

Liam e Niall impiegano il resto della mattinata a cucinare il pranzo, Ed e Zayn a giocare alla Xbox, Gemma a smaltarsi le unghie e a lamentarsi per il freddo e Harry e Louis a dormicchiare abbracciarti davanti al camino. Non c’è male.

Harry deve dare credito ai suoi amici come cuochi provetti: le loro lasagne sono buone quasi quanto quelle di sua madre.

“Il mio week-end ideale consiste proprio in questo: rilassarmi e mangiare”, afferma Gemma leccando la forchetta.

“Adesso non ho dubbi che tu e Niall siate fatti l’uno per l’altra”, la prende in giro Louis.

“Ehi, ho cucinato io quello che hai appena mangiato!”, protesta l’irlandese.

Louis ride mentre disegna dei ghirigori sul piatto con il coltello.

“Chi lava i piatti?”, domanda Liam massaggiandosi la pancia.

“Ci penso io, questa volta”, dichiara Gemma, alzandosi in piedi.

Un applauso parte spontaneo. La ragazza mostra a tutti il dito medio e inizia a sparecchiare.

“Vi va di giocare a qualcosa?”, propone Harry.

“Torneo di Fifa?”, domanda Niall dandogli una pacca sulla spalla.

“Pensavo più a un gioco di società”, ribatte il riccio.

“Io ho portato RisiKo e Monopoli!”, esclama Liam.

Louis poggia le gambe sul tavolo e fa un verso di disapprovazione.

“Non possiamo fare un gioco che non duri tutto il giorno?”.

“Perché, hai impegni oggi?”, interviene Zayn, pungente.

“Sai, non mi va di stare seduto attorno a un tavolo a guardare la tua faccia per tutto il pomeriggio”, gli risponde a tono Louis.

È da tutta la mattina che vanno avanti così.

“Giochiamo a nascondino, allora, così non dovremmo vederci proprio”, replica Zayn seccamente.

Harry si mette in piedi.

“Propongo una tregua”, afferma.

“NO!”, rispondono in coro Louis e Zayn.

Il riccio butta gli occhi al cielo e si rimette seduto. Sperava di passare un compleanno tranquillo, e invece…

Ed batte un pugno sul tavolo facendoli saltare tutti sul posto per la sorpresa e lo spavento.

“Ragazzi, io ho portato Guitar Hero!”, esclama. “Come ho fatto a dimenticarlo?!”.

“Mi piace”, commenta Harry sorridendo al suo amico.

“Però noi partiamo svantaggiati con Ed e Niall che sanno effettivamente suonare una chitarra”, borbotta Gemma.

“Non serve saper suonare la chitarra”, la informa il biondo. “Conosco degli ottimi chitarristi che sono delle schiappe a Guitar Hero”.

“E io conosco delle schiappe a suonare la chitarra che sono anche delle schiappe a giocare”, dice Ed, beccandosi un pugno sulla spalla da parte di Harry. “Chi ti dice che stavo parlando di te?”.

Il riccio gli fa la linguaccia mentre Louis lo attira a sé.

“Possiamo non prendere in giro il povero Hazza almeno fino a domani?”, lo difende stringendoselo al petto.

Ed sostiene il suo sguardo per qualche secondo prima di scoppiare a ridere.

“Nah”, dicono in coro lui e Louis, battendosi il cinque subito dopo.

Harry ce l’ha un po’ con loro per essersi coalizzati contro di lui ma…no, in realtà è tremendamente felice per questo nuovo sviluppo.

Come previsto e annunciato dal suo migliore amico Harry è un totale disastro a Guitar Hero, ma non è colpa sua. È l’ansia che gli fa sgarrare tutti i tasti. Questo gioco mette pressione e a lui non piace fare le cose sotto stress.

“Ne ho abbastanza”, annuncia mollando la chitarra a Liam. “Vado a preparare la mia torta di compleanno”.

“Hai bisogno di aiuto?”, domanda il suo amico armeggiando coi tasti della chitarra.

“No, grazie, voi continuate pure a giocare”, afferma Harry, lanciando un’occhiata a Louis nella speranza di chiedergli senza chiederglielo di fargli compagnia in cucina, ma l’altro ragazzo è troppo impegnato a suggerire a Liam la prossima canzone.

Dopo aver racimolato tutti gli ingredienti e localizzato tutti gli strumenti necessari alla preparazione della sua torta Harry si lega il ciuffo con un elastico, in parte per motivi igienici e in parte per semplice comodità. Spera solo che Gemma non lo veda per non essere preso in giro come ogni volta.

Canticchiando un motivetto sottovoce il ragazzo si mette all’opera. Cucinare lo rilassa e gli dà uno scopo: gli piace creare, ma in particolare ama l’idea di fare qualcosa per il piacere di qualcun altro. Ok, c’è anche una buona dose di autocompiacimento quando si realizza un’opera – culinaria, letteraria, musicale o artistica che sia – però la soddisfazione deriva anche e soprattutto dall’aver reso felici coloro che ne hanno fruito. O almeno lui la pensa così. Se dovesse mai raggiungere i livelli di un Gordon Ramsay sicuramente comincerebbe a non disdegnare anche la fama o i soldi, ma per il momento sta cucinando per i suoi amici e fare contenti loro è la sua priorità.

Harry decide di optare per una semplice torta al cioccolato, sia perché è quella con la quale ha più dimestichezza sia perché ha una limitata lista di ingredienti.

È intento a versare la farina in una ciotola quando Louis fa capolino dalla porta.

“Disturbo?”, domanda il nuovo arrivato.

Harry si prende il tempo di contemplarlo per qualche secondo: non gli capita spesso di avere intorno un Louis in “tenuta domestica”, con indosso dei pantaloni sportivi dal cavallo basso ma stretti sul sedere, una felpa larga che gli ingloba le spalle strette e un cappello di lana morbida dal quale gli sfugge un ciuffo di capelli. Harry sarà anche accecato dall’amore ma non si può negare che Louis sia incredibilmente attraente con addosso qualsiasi cosa. Gli viene voglia di coccolarlo e poi farselo sul tavolo, sporco di farina e di cacao in polvere. Harry deve ammettere che le sue fantasie erotiche sono inusuali, ma come si può biasimarlo? Louis è nella sua cucina, soffice e invitante come una torta.

Tu non disturbi mai”, afferma sorridendo.

Louis ricambia il suo sorriso e avanza verso di lui.

“Cosa stai preparando?”, chiede, immergendo un dito nel cioccolato fuso.

Harry schiaffeggia la sua mano.

Un pollo arrosto”, ribatte sarcasticamente.

Louis si lecca il dito e sorride apertamente, i denti sporchi di cioccolato.

Il cuore di Harry gli sfarfalla nel petto e la voglia di mettere in pratica le sue fantasie rischia di prendere il sopravvento.

“Come va di là?”, indaga, tornando a dedicarsi al suo dolce.

Louis continua a leccarsi l’indice anche se ormai è perfettamente pulito e lucido di saliva, le labbra arricciate in un sorriso malizioso. Harry non gliela darà vinta.

“Gemma e Niall sono in finale”, mormora.

Harry ridacchia.

“Sarà una sfida all’ultimo sangue”.

Louis si fa più vicino.

“Ho come l’impressione che del sangue scorrerà veramente visto quanto sono agguerriti”, ribatte.

Harry scuote il capo.

“Conoscendo Gemma è probabile”.

Louis mette di nuovo il dito nel cioccolato, immergendolo per intero.

“Lou!”, protesta il riccio. “Quello che stai facendo va contro tutte le norme igieniche esistenti!”.

Louis avvicina il dito alla sua bocca. Harry lo osserva con gli occhi sgranati pensando che quel dito è appena stato dentro la bocca di Louis e questo basta per fargli infiammare le guance e l’addome.

“Assaggia”, ordina l’altro ragazzo.

“Ho già assaggiato”, replica Harry.

Louis gli stringe il fianco con una mano.

“Assaggia di nuovo”, sussurra in tono perentorio.

Harry lo guarda con la coda dell’occhio e tira fuori la lingua per leccare via il cioccolato dal dito del suo ragazzo.

Louis trattiene il fiato per tutto il tempo mentre Harry si guarda bene dal non lasciare neanche una traccia di cioccolato sulla sua pelle.

“Va bene?”, domanda quando ha finito, passandosi la lingua sulle labbra.

Le pupille di Louis sono sottili come spilli e la sua mano sul fianco di Harry ha una presa dolorosamente feroce.

“Lou?”, lo chiama il riccio con un filo di voce. Sarebbe un ingenuo se non si fosse accorto del cambiamento di atmosfera.

Louis per tutta risposta si mette sulle punte e gli afferra i capelli alla base della nuca, attirandolo bruscamente verso di sé. I denti di Harry cozzano contro quelli di Louis ma entrambi sono veloci a recuperare. La lingua di Louis cerca la sua e il cioccolato che hanno appena mangiato rende il bacio dolce e appiccicoso allo stesso tempo, ma la presa dell’altro ragazzo sulla sua nuca e l’insistenza della sua bocca lo rendono anche aggressivo.

Louis, stringendolo ancora per un fianco, lo spinge verso il frigorifero. La schiena di Harry urta il frigo con un rumore secco, mentre una delle calamite attaccate sulla sua superficie rotola sul pavimento. L’altro ragazzo affonda anche la mano che prima artigliava il fianco di Harry nei suoi capelli. Il riccio sente l’elastico cedere mentre alcuni ciuffi gli ricadono sulla faccia.

Louis spinge una gamba in mezzo alle sue e Harry è così eccitato che non può fare a meno di emettere un verso gutturale. Quando solleva un braccio per stringere una natica di Louis tra le dita un’altra calamita si stacca dal frigo e cade per terra, spezzandosi. Harry ne immagina i pezzi sul pavimento, vicino ai piedi scalzi di Louis, ma non può vederli perché ha gli occhi chiusi. Per quanto lo riguarda potrebbe crollare il soffitto e lui continuerebbe a baciare e toccare Louis sotto una pioggia di intonaco e cemento.

È un colpo di tosse a riportarli alla realtà.

“Prendetevi una stanza quando è così”, dice Gemma con estremo divertimento nella voce.

Louis si allontana da Harry e si passa una mano sulla bocca. Il cappello gli pende su un lato della testa e le sua faccia è color porpora.

Il riccio si schiarisce la voce e combatte l’urgenza di sistemarsi il cavallo dei pantaloni.

“Cosa vuoi?”, sibila tra l’infastidito e l’imbarazzato, maledicendo mentalmente sua sorella.

“Niall si è beccato il manico della chitarra su uno zigomo”, afferma Gemma. “Sono venuta a prendere del ghiaccio”.

Harry la osserva impassibile per qualche secondo mentre Gemma lo fissa impaziente con le braccia incrociate sul petto.

“Se ti spostassi dal freezer potrei prenderlo e andarmene, sai?”, lo informa la ragazza.

Harry avverte una nuova ondata di calore risalirgli lungo il collo. Può ancora sentire l’eco delle dita di Louis sulla sua nuca e sul suo fianco ed è quasi tentato di sollevarsi il maglione per scoprire se l’altro ragazzo abbia effettivamente lasciato le proprie impronte sulla sua pelle.

“Ok”, mormora, spostandosi di lato.

Gemma gli rivolge un ghigno e si piega per aprire lo sportello del freezer e tirarne fuori una busta con del ghiaccio.

“È grave?”, domanda Harry con voce arrochita, notando con la coda dell’occhio Louis mordersi il labbro per non ridere.

Gemma gli batte una mano sulla spalla.

“Sopravvivrà”, lo rassicura.

Harry annuisce e si passa una mano tra i capelli. Dove sarà finito il suo elastico?

“Riuscirai a finire questa torta senza cedere di nuovo ai piaceri della carne?”, lo prende in giro la ragazza.

Harry la spinge colpendola sulla spalla e sua sorella calpesta coi piedi i resti della calamita in frantumi per terra.

“La mamma non ne sarà felice”, dichiara Gemma guardando il pavimento. “Pulisci tutto, ok?”.

Harry fa cenno di sì con la testa e la prega di andarsene.

Quando sua sorella è uscita dalla stanza Louis si piega a raccogliere i cocci della calamita raffigurante una spiaggia. Dovrebbe essere un souvenir della vacanza in Spagna di Anne e Robin di qualche anno prima.

“Mi dispiace”, mormora stringendo in mano i pezzi dell’oggetto, spezzatosi in tre.

Harry lo invita ad alzarsi con un gesto della mano.

“Non è un problema”, dichiara. “Penso che si possa incollare”.

Louis poggia i resti del souvenir sul tavolo. Ha le spalle piegate e un’espressione mesta e Harry non riesce a vederlo così. Non ha fatto niente di male, non hanno fatto niente di male.

“Vieni qui”, dice allargando le braccia.

Louis poggia il mento sulla sua spalla e gli circonda la vita con le braccia.

Harry può sentire il battito forsennato del proprio cuore al quale fa eco quello di Louis mentre gli accarezza i capelli con una mano.

“Questa notte saremo solo io e te”, sussurra. “Nessuno ci interromperà, non ti preoccupare”.

Louis sospira.

“Harry, lo sai che non voglio costringerti a fare cose che non vuoi fare, ne abbiamo già parlato”, afferma. “Anche prima, scusami, non volevo essere così…brutale e prepotente”.

Harry ride strofinando il naso sulla sua testa.

“Lou, ci ho pensato e voglio farlo”, ammette. “E non sei stato brutale e prepotente, ma sexy e...ok, un pochettino brutale, ma in maniera eccitante”.

Louis stringe la presa sui suoi fianchi.

“Haz, ci hai pensato sul serio?”, domanda con voce sottile.

“Lou, ti amo e ti voglio perché non dovrei voler fare il passo successivo?”, ribatte prontamente il riccio.

Louis fa un passo indietro e lo guarda negli occhi con intensità, poi gli afferra il viso con entrambe le mani.

“Ti-, ti voglio anch’io”, dichiara. “Ti voglio da morire”.

Lo stomaco di Harry fa una serie di capriole perché le parole di Louis sembrano nascondere un doppio senso. Oppure lui si sta facendo un film mentale.

Louis lo bacia con fermezza sulle labbra.

“Posso aiutarti con la torta?”.

Harry gli accarezza un orecchio.

“Prometti di non infilare più le dita nel cioccolato per poi leccartele subito dopo?”.

Louis ridacchia.

“Ti do la mia parola”, dichiara solennemente.

Harry sorride.

“Ok”, acconsente. “Però lascia fare a me il grosso del lavoro”.

Louis si allontana e finalmente si aggiusta il cappello sulla testa.

“Come se io avessi idea di cosa bisogna fare!”.

Harry ride e si passa le dita tra i capelli.

“Laviamoci le mani e prepariamo questa torta, dai”, lo esorta.

Louis fa una smorfia.

“Quasi dimenticavo!”, esclama battendosi una mano sulla fronte.

“Che succede?”, domanda Harry, incuriosito.

Louis afferra il sacco con la farina e se lo stringe al petto.

“Cosa vorresti fare con quello?”, lo interroga il riccio vagamente in allarme.

Louis ghigna.

“Te lo riporto subito”, promette indietreggiando verso la porta.

“Che devi fare?”, insiste Harry.

Louis si guarda un attimo le spalle prima di rispondere.

“Devo metterne un po’ nello shampoo di Zayn”, sussurra con fare cospiratorio. “O forse più di un po’”.

Harry butta gli occhi al cielo.

“Quando la finirete?”, borbotta.

“Oh, è appena iniziata”, dichiara Louis sogghignando.

Harry scuote il capo e si appoggia con la schiena al lavandino, incrociando le braccia sul petto.

“Farò finta di non aver visto niente”, decide. “Muoviti che mi serve. E non ne usare troppa!”.

Louis gli mostra un pollice in su e sparisce oltre la porta.

Harry sospira. È innamorato di un cretino. Eppure non lo cambierebbe con nessuno al mondo.

*

Zayn accende l’ultima candelina sulla torta e posa l’accendino nella tasca dei jeans.

“Pronto a soffiare?”, domanda guardando Harry con un mezzo sorriso.

Il riccio stringe le dita sul bordo del tavolo.

“Dovete proprio fare un video?”, piagnucola.

Niall e Gemma annuiscono, i telefoni in posizione, pronti a riprendere.

Harry sospira e si sistema dietro l’orecchio il ciuffo che gli penzolava davanti alla faccia.

“Ricordati di esprimere un desiderio”, dice Louis.

Harry gonfia le guance e si accinge a soffiare. Ha già pensato al suo desiderio: dopo aver escluso “ voglio sentirmi dire ti amo da Louis”, “ voglio vincere le Nazionali” e “ voglio diventare un cantante famoso” ha deciso di optare per un semplice “voglio che Louis sia felice”. È la sua priorità, dopotutto.

Quando tutte le candele sono spente – con le ultime due ha dovuto combattere una strenua battaglia, che è stata filmata e verrà usata contro di lui per i giorni a venire – Harry arrossisce sotto la pioggia di auguri e di applausi dei suoi amici. È tremendamente imbarazzante fare il compleanno, perché lui odia essere osannato per meriti non suoi. È semplicemente nato, cosa c’è da festeggiare?

“Sorridi!”, urla Gemma puntandogli il telefono in faccia. Harry fa un segno di vittoria con le dita e tira fuori la lingua.

Dopo aver soddisfatto le richieste di Gemma Harry viene affiancato da Niall, che lo  aiuta a rimuovere le candeline dalla torta. Lo zigomo destro del suo amico è gonfio e arrossato.

“Ti fa male?”, domanda Harry, poggiando una candelina sul tavolo e passando a quella successiva.

“Mi dà un po’ fastidio”, ammette il biondo. “Almeno ho vinto la sfida”.

Harry scoppia a ridere.

“Contento tu”, afferma sorridendogli.

Louis si avvicina e gli mette un braccio attorno alle spalle.

“Potresti andare un po’ più veloce, Haz? C’è gente che vuole mangiare”.

Harry si imbroncia. Louis lo bacia sulla bocca con uno schiocco sonoro e lo spinge di lato con un colpo d’anca. Insieme tagliano a fette la torta e la distribuiscono ai loro amici.

Quando sono tutti seduti sul tappeto del salotto coi piatti in grembo Harry li osserva con un misto di ansia e anticipazione, senza osare, però, incitare nessuno ad assaggiare la sua torta per chiedere loro un parere.

“Haz, è buonissima”, afferma Niall dopo il primo morso.

Il riccio gli sorride compiaciuto.

“Grazie”, dice timidamente. “Anche Louis mi ha aiutato”.

Gemma ridacchia.

“Quando sono entrata in cucina a prendere il ghiaccio stavano lavorando davvero duramente”, commenta. “Erano così presi dalla preparazione della torta e tutti accaldati per la fatica e l’impegno”.

Harry diventa bordeaux ma decide di non replicare. Niall si spancia dalle risate. Traditore.

Louis si piega verso il suo orecchio.

“Sarebbe un problema se cominciassi a nutrire sentimenti poco amichevoli nei confronti di tua sorella?”, sussurra.

Harry ride e si stringe nelle spalle.

“Tranquillo, non saresti l’unico”, ribatte. “Col tempo ci farai l’abitudine”.

Louis sorride con la bocca piena prima di strappare dalle mani di Liam la bomboletta di panna spray e spruzzare un po’ del suo contenuto sul proprio piatto.

“Ne vuoi?”, domanda offrendola a Harry.

Questi spalanca le labbra e tira indietro la testa per farsi spruzzare la panna dritto in bocca. Quando un po’ gliene cola sul mento Louis la raccoglie con un dito e la lecca via.

“Non vogliamo assistere ai vostri preliminari”, borbotta Zayn, spostandosi dall’altro lato del tappeto.

Harry rischia di strozzarsi con la panna che ancora non gli si è sciolta del tutto in bocca. Louis gli batte una mano sulla schiena guardando Zayn in cagnesco.

Dopo che hanno finito di mangiare, i ragazzi tirano fuori il loro regalo per Harry.

Il riccio drizza la schiena incuriosito mentre Liam avanza verso di lui portando in braccio una scatola avvolta in carta da regalo giallo fosforescente.

“Questo è da parte di tutti noi”, dichiara depositandola ai suoi piedi.

Harry accarezza la superficie della scatola.

“Grazie”, mormora.

“Magari prima aprilo, no?”, lo prende in giro Ed.

Harry si morde il labbro inferiore. Aprire i regali gli mette sempre più ansia di quanto dovrebbe.

“Da parte di tutti voi?”, ripete. Non può fare a meno di provare una fitta di dispiacere al pensiero che Louis abbia partecipato a un regalo generico assieme agli altri.

Ed annuisce.

“Sì, da parte di tutti”, conferma. “Perfino tua sorella ha sganciato la sua quota”.

“Ehi!”, protesta Gemma, appollaiata sul divano.

Harry ride e attira la scatola verso di sé. Dopo aver rimosso il fiocco rosso inizia a staccare lo scotch agli angoli finché Ed non si schiarisce la voce con  un colpo di tosse.

“Perché devi essere maledettamente lento qualunque cosa tu faccia?”, sbotta con impazienza.

Harry inizia a strappare la carta senza alcun riguardo. Sotto l’involucro scopre una confezione di cartone. La foto sulla scatola raffigura un aggeggio rosa e-

“È un kit per karaoke?”, esclama. “Rosa?”.

Ed lo aiuta ad aprire la confezione e a tirare fuori il dispositivo.

“Ha anche in dotazione due microfoni”, lo informa. “È anche un lettore DVD – guarda, c’è un display dove scorrono le parole delle canzoni – ma ha pure un ingresso USB e può essere collegato alla TV o a un amplificatore”.

Harry non ha mai visto niente di più meraviglioso in vita sua.

“Ti piace?”, domanda Niall con esitazione.

“Il modello e il colore li ha scelti Louis”, afferma Gemma con una sfumatura di disapprovazione nel tono di voce.

Harry accarezza lo schermo dell’impianto e sorride. È così fantasticamente rosa, come potrebbe non piacergli?

“Lo amo”, dichiara. “Al cento per cento. È il regalo più bello della mia vita”.

I suoi amici ridono – Liam sospira, sollevato – e gli si stringono intorno per guardarlo da vicino.

“Almeno avremo qualcosa da fare nei prossimi giorni”, commenta Zayn.

“Ti stai già annoiando, Malik?”, ribatte Louis.

Il moro lancia uno sguardo di scuse a Harry.

“Non è quello che volevo dire”, borbotta.

Harry lo rassicura con un sorriso.

“Fatevi abbracciare”, prega allargando le braccia.

Per tutta risposta Niall gli zompa addosso facendolo sbilanciare all’indietro. Presto anche gli altri gli saltano addosso e Harry si ritrova schiacciato sul pavimento dal peso dei migliori amici che si possano desiderare.

“Ti piace davvero?”, mugugna Niall vicino al suo orecchio.

Alcuni ciuffi dei suoi capelli stanno rischiando di accecare Harry che però non può muovere le braccia per spostarli.

“Davvero davvero”, conferma, le parole che gli escono a fatica.

“Lo userai?”, domanda Liam nei pressi della sua spalla.

“Certo!”, esclama Harry.

“Lo useremo”, interviene Ed. “Facciamo pratica per le Regionali”.

“State fermi un attimo, per favore” implora Gemma ridacchiando, l’unica in piedi. “Sembra stiate facendo un’orgia”.

Il rumore di un flash informa tutti che ha appena scattato loro una fotografia. Almeno avranno un ricordo perenne di questo momento.

“Zayn se non la smetti di pizzicarmi il sedere ti stacco quelle dita a morsi!”, minaccia Louis, penultimo della pila.

“Non sono stato io!”, protesta il ragazzo sopra di lui.

Niall scoppia a ridere, il suono della sua risata che riverbera nel petto di Harry.

“Ok, ok, alzatevi che tra un po’ non respiro più”, prega il riccio spingendo i fianchi verso l’alto.

Quando i suoi amici lo alleggeriscono del loro peso Harry prende una boccata d’aria.

Louis gli offre una mano per aiutarlo ad alzarsi.

“Grazie”, dice il festeggiato accettando il suo ausilio.

Louis lo attira verso di sé e gli dà un bacio sul collo.

“Più tardi ti darò un regalo”, afferma. “Solo da parte mia”.

Harry gli accarezza la schiena.

“Sì, lo so”, replica nascondendo un sorriso nella sua spalla.

“Cos-, no”, mormora confuso Louis. “Non intendevo quello, cioè, anche, però no, cioè, parlavo di un regalo vero”.

Harry avvampa.

“Un altro?”.

Louis gli prende una mano e fa un passo indietro.

“È una sciocchezza”, ammette. “Però…è simbolica”.

Harry lo guarda con curiosità per qualche secondo.

“Va bene”, dichiara.

Louis si mette sulle punte e gli poggia una bacio all’angolo della bocca.

“Buon compleanno”.

*

Il battito del cuore di Harry accelera istantaneamente ed esponenzialmente nell’attimo in cui Louis si chiude la porta della camera alle spalle, con un rumore secco che dà un senso di finalità al gesto: ci siamo, non si torna indietro.

Harry si strofina i palmi suoi pantaloni. Gli tremano le mani, le gambe, perfino la vista e i pensieri. Si sente ubriaco, con l’unica differenza che è perfettamente lucido.

Louis ha un’espressione impenetrabile sul viso e nasconde le mani dietro la schiena. Harry non sa se sentirsi sollevato al pensiero che almeno uno dei due abbia il controllo della situazione oppure tradito per essere l’unico nel pallone. Un po’ di empatia non gli farebbe male.

“Non dobbiamo farlo per forza”, ripete Louis con voce roca.

La mano di Harry ha un guizzo involontario e il ragazzo, per coprire il nervosismo, si passa le dita tra i capelli.

“Lo so, ma voglio farlo”, insiste. “Se lo vuoi anche tu, si intende”.

“Certo che lo voglio”, ribatte Louis, la voce che gli si incrina sull’ultima sillaba.

Harry è quasi certo che siano in due a essere nervosi, adesso.

“Ok”, mormora.

Louis fa un passo verso di lui.

“Non sembri molto convinto”, dichiara. “Sei talmente pallido che sembra che tu abbia appena visto un fantasma”.

Il riccio si morde il labbro inferiore.

“Lou”, prega mentre il cuore gli rimbomba nelle orecchie e le sue membra sono fatte di gelatina.

L’altro ragazzo si avvicina a lui e comincia a strofinargli le braccia con le mani.

“Rilassati, ok?”, sussurra cercando i suoi occhi.

Harry si lascia sfuggire un sospiro tremulo.

Louis risale con le mani fino al suo collo e lo attira a sé.

“Se non ti calmi c’è poco da fare”, dice, poggiando la fronte contro la sua.

Harry si concentra sulle sue labbra, su quanto voglia baciarle e su quanto desideri averle dappertutto. Lo vuole veramente, ma è terrorizzato dall’idea di non essere all’altezza delle aspettative di Louis. O delle proprie. E questo terrore rischia di rovinare tutto, frapponendosi tra lui e la cosa migliore che gli sia capitata nella vita.

“Ok”, si sforza di dire.

“Andrà tutto bene”, mormora Louis sfiorandogli le labbra con le proprie. “Non hai niente di cui aver paura, sono solo io”.

Appunto, vorrebbe rispondere Harry.

Louis lo bacia dolcemente e Harry si lascia andare, arrendevole e molle tra le sue braccia, mentre l’altro ragazzo gli afferra il viso con una mano, ed è come se la sua presa lo tenesse tutto intero, impedendogli di crollare e frantumarsi.

“Hai capito quello che sta per succedere?”, domanda Louis continuando a fargli delle carezze circolari sul viso con il pollice, per calmarlo e allo stesso tempo mantenerlo vigile.

Harry, in effetti, si sente un po’ come se fosse drogato.

“Certo”, afferma, prendendo un respiro profondo.

“No, Harry, ascoltami attentamente”, dice Louis tenendogli la testa anche con l’altra mano e obbligandolo a guardarlo negli occhi. “Quello che sto cercando di dirti è che tra poco il mio pene sarà dentro il tuo sedere, sei pronto a tutto ciò?”.

Lo stomaco di Harry fa una capriola.

“Perché devi togliere tutto il romanticismo alla cosa?”, protesta.

Louis assottiglia gli occhi.

“Ti sto dicendo le cose come stanno, nel caso tu voglia ripensarci”, afferma. “E…possiamo anche fare al contrario, se capisci cosa intendo. Solo che forse sarà un po’ più complicato, però, uhm, decidi tu, non voglio importi niente. Sul serio”.

Harry nota come Louis sia violentemente arrossito durante il suo discorso.

“No, voglio che sia tu a-, a farlo”, dichiara. “Hai già esperienza, diciamo, e io-, dio, Lou, non ho proprio idea di cosa fare”.

Louis sorride teneramente.

“Non sono mai stato con un ragazzo, però, sì, ho un po’ più esperienza di te in fatto di sesso”.

È il turno di Harry di arrossire.

“Esatto”, mugugna.

“Hai mai-“, inizia Louis prima di interrompersi per schiarirsi la voce. “Hai mai provato a usare le…dita?”.

Harry è un attimo sopraffatto. La verità è che, anticipando questo momento, ha già “sperimentato” da solo, per non trovarsi del tutto impreparato all’idea di avere qualcosa su per il sedere. Anche se niente potrebbe prepararlo all’idea di un pene dentro di sé. Comprare un dildo era fuori discussione – come lo avrebbe spiegato a sua madre se lo avesse trovato? -anche se probabilmente gli sarebbe stato utile.

“Forse è meglio limitarci a quello, per stasera”, dice Louis. “E poi approfondire la pros-”.

“No”, lo interrompe bruscamente Harry. “Ho già provato, sì, e adesso voglio te, d’accordo? Non solo le tue…le tue…dita”.

Louis sospira e chiude gli occhi.

“Ok, ok”, dice. “Adesso, uhm, credo che come prima cosa dovresti, ehm, farti una doccia, ok? Così ti rilassi anche”.

Harry non è mai stato così vicino a vomitare, altro che rilassarsi.

Louis sembra avvertire la sua tensione, perciò lo bacia, accarezzandogli con un mano il viso e con l’altra la schiena.

“Andrà tutto bene”, ripete. “Siamo invincibili, ok?”.

Harry non ha mai amato nessuno così tanto in vita sua e probabilmente mai amerà qualcun altro con la stessa intensità, lo stesso abbandono e la stessa cieca fiducia con la quale ama Louis.

“Mi fido di te”, dice poggiando la testa contro la spalla dell’altro ragazzo.

“Anch’io mi fido di te”, gli fa eco Louis. “Più di chiunque altro”.

Harry si sente avvolgere da una calma che lo stordisce un po’, dopo tutta l’agitazione. Può farcela, possono farcela.

“Vado a farmi la doccia”, annuncia.

Louis lo bacia sulla guancia.

“Ti aspetto qui”.

“Perché, dove altro vorresti andare?”, scherza Harry facendogli l’occhiolino, tentando di alleviare la tensione.

Stando bene attento a non bagnarsi i capelli  - non vuole perdere altro tempo per asciugarli – il ragazzo si lava, dedicando particolare cura e attenzione a una determinata parte del corpo. Posso farcela, posso farcela, si ripete.

Quando esce dal bagno incontra sua sorella, appena sgattaiolata fuori dalla camera che divide con Niall.

“Hazza”, lo saluta Gemma.

“Sto per fare sesso con Louis”, ammette d’impulso Harry. Forse aveva proprio bisogno di sfogarsi.

Gemma scoppia a ridere.

“E io sto per fare sesso con Niall”, sussurra. “O almeno spero”.

Harry non può fare a meno di scoppiare a ridere anche lui.

“Buon per te”.

Gemma lo attira inaspettatamente a sé per abbracciarlo.

“Andrà tutto bene”, lo rassicura anche lei.

Harry le è grato per il suo supporto.

“Lo amo”, afferma, affondando il naso tra i capelli di sua sorella. “Ho paura, ma lo amo”.

“Lo so”, mormora lei. “Ed è questo che lo renderà speciale. Ma non aspettarti che sia perfetto, ok?”.

Harry annuisce.

“Non c’è bisogno che sia perfetto, avremo tempo per fare pratica”, ammette.

Gemma gli scompiglia i capelli.

“Buona fortuna, fratellino”, dice. “Usa le precauzioni e non farti troppo male là dietro”.

“Come fai a sapere che sarò io a prenderlo?”, domanda Harry tirandosi indietro.

Gemma ride.

“Ho sempre pensato fossi un passivo nato”.

“Gemma!”, esclama Harry. “Aspetta, dovrei offendermi o…?”.

Sua sorella lo spinge colpendolo sulla spalla.

“Non fare aspettare il tuo ragazzo, muoviti!”.

Quando Harry rientra in camera – con un nodo allo stomaco se possibile più stretto di prima – la trova illuminata da una serie di candele profumate, che danno alla stanza un’aria placida e rilassante.

“Avevi programmato tutto?”, domanda impressionato a Louis, seduto a gambe incrociate sul letto.

L’altro ragazzo si stringe timidamente nelle spalle.

“Ho deciso di venire…preparato”, ammette.

Harry sorride. Il ronzio nelle orecchie e la bolla d’ansia all’altezza del petto a poco a poco vanno affievolendosi. Posso farcela.

Louis gli fa cenno di avvicinarsi. Harry non esita ad avanzare verso di lui fino a scontrare le gambe contro il letto, guardando Louis dall’alto.

“Romantico”, commenta sfiorando con una mano i capelli dell’altro ragazzo, che piega la testa di lato per andare incontro alla sua carezza.

Harry poggia entrambe le ginocchia ai lati del corpo Louis e lo spinge indietro sul letto.

“Non dovevo starci io sopra?”, scherza questi.

“Sta’ zitto”, ribatte Harry prima di baciarlo.

Louis emette un verso compiaciuto e lascia scorrere le mani sulla schiena di Harry, che rabbrividisce al contatto. Ha deciso di non rivestirsi del tutto, dopo la doccia, indossando solo le mutande e i jeans.

Il riccio gli bacia gli zigomi, la fronte, il naso, le palpebre, la mascella, poi si sposta sul suo collo, che morde e lecca. Louis affonda le unghie nella sua carne.

“Posso spogliarti?”, domanda Harry con esitazione.

“C’è bisogno di chiederlo?”, ribatte Louis, le guance arrossate e gli occhi velati.

Harry si solleva e si sposta di lato per dare spazio a Louis di inginocchiarsi sul letto. Il riccio si sistema davanti a lui e afferra i lembi della sua felpa.

“Sei bellissimo”, mormora, baciandolo sulle labbra.

“Non hai ancora visto niente”, scherza Louis, sollevando le braccia quando Harry fa per tirare la felpa verso l’alto.

Louis viene attraversato da un brivido quando Harry lo tiene per i fianchi e inizia a lasciare una scia di baci sulle sue clavicole, sul petto, sull’addome. Harry è così profondamente innamorato di ogni centimetro di pelle del suo ragazzo che vorrebbe innalzare un altare o scrivere poemi sui peli del suo petto, sul suo ombelico stretto, sulla sua pancia. Gli tremano le labbra e il cuore ogni volta che lo sfiora.

Louis affonda una mano tra i capelli di Harry e attira la sua testa verso l’alto per baciarlo mentre il riccio lo tocca dappertutto perché non vuole sprecare nessuna possibilità di mettergli le mani addosso.

Quando infila le mani nei pantaloni di Louis per stringergli le natiche nude scopre che l’altro ragazzo non ha le mutande.

“Louis”, sospira sopraffatto, attirando il bacino dell’altro ragazzo verso il suo.

Louis ghigna e si piega a baciargli le clavicole, passandoci sopra la lingua.

Harry imprime le dita nel sedere di Louis ed emette un verso di piacere alla sensazione della lingua morbida e bagnata dell’altro ragazzo.

 Louis lo bacia ancora e dovunque riesce ad arrivare prima di infilare le dita nell’orlo dei pantaloni di Harry e sganciare il bottone dei suoi jeans.

“Ok?”, domanda incatenando i suoi occhi a quelli di Harry, mentre inizia a tirare verso il basso la zip.

“Ok”, gli fa eco Harry.

Louis lo spinge delicatamente sulla schiena e si sistema in mezzo alle sue gambe.

Harry vuole vederlo nudo e vuole sentirlo sulla sua pelle, perciò gli stringe le cosce con le mani.

“Toglili”, prega.

Louis annuisce e si libera repentinamente dell’indumento, gettandolo ai piedi del letto.

Harry avrebbe preferito uno slow motion, perché non era pronto a vederlo, così, subito, in tutta la sua gloriosa e nuda bellezza. Harry ha l’acquolina in bocca solo a vedere la peluria sul pube dell’altro ragazzo.

Louis non perde tempo e si posiziona di nuovo su di lui, abbassandogli completamente la zip mentre Harry sfiora coi polpastrelli la pelle d’oca sulle sue cosce e la leggera peluria, rapito e incredulo.

L’altro ragazzo tira delicatamente i pantaloni di Harry verso il basso per rimuoverli, sottraendosi perciò al suo tocco.

Quando è riuscito con successo a far passare i piedi di Harry attraverso i buchi dei pantaloni Louis sorride soddisfatto e, risalendo la gamba dell’altro ragazzo con una mano, si ferma a stringergli un ginocchio.

Harry lo guarda a bocca aperta, nudo tra le sue gambe nude. Sono entrambi molto nudi e per un attimo gli sembra incredibile. Meraviglioso e incredibile.

Louis troneggia su di lui e lo guarda altrettanto meravigliato prima di piegarsi per baciarlo. Harry lo attira su di sé e non gli importa di essere schiacciato dal suo peso se questo significa che i loro corpi allineati si stanno toccando in tutti i punti possibili. E in tutti i punti in cui si stanno toccando scorre un fuoco che rende la loro pelle incandescente.

Harry dimentica la paura, in questo momento. È difficile concentrarsi sulle proprie sensazioni, separarle, analizzarle, quando non sai dove finisce il tuo corpo e inizia quello dell’altro.

Louis fa leva su una mano e solleva il busto, senza smettere di baciarlo. Harry intreccia le gambe dietro di lui e attira il suo bacino contro il proprio, premendogli i talloni sulle natiche. Gemono all’unisono quando le loro erezioni si scontrano.

L’altro ragazzo fa sgusciare una mano tra i loro corpi per avvolgere le dita attorno all’erezione di Harry, che sobbalza al contatto improvviso. Louis muove la mano su e giù, lentamente, forse per non fargli troppo male.

Harry si morde l’interno della guancia e volta il viso di lato.

“Ehi, guardami”, sussurra Louis. “Non trattenerti, lasciati andare. Fallo per me”.

Harry spalanca le labbra, liberando il suono che aveva cercato di controllare e il suo viso si contorce in una smorfia quando Louis accelera impercettibilmente il ritmo, carezzandogli la punta con il pollice.

“Bravo ragazzo”, dice Louis succhiandogli il labbro inferiore.

Harry è costretto a chiedergli di fermarsi perché è vicino a venire prima ancora che abbiano iniziato quello che devono iniziare.

Louis ghigna e dopo avergli stampato un ultimo bacio sulle labbra comincia la sua discesa verso il basso, lasciando una scia di baci lenti sul suo petto e sul suo addome, fino ad affondare il naso tra i peli del suo pube.

Harry fa un verso del quale se fosse abbastanza lucido si vergognerebbe.

Louis evita consapevolmente la sua erezione e indietreggiando sul letto gli afferra delicatamente le caviglie, poi comincia a baciargli le gambe e le cosce, alternando l’una e l’altra.

Dopo avergli succhiato l’interno coscia fino a lasciargli un segno Louis afferra di nuovo l’erezione di Harry e avvicina le sue labbra alla punta, baciandola. Il riccio rotea gli occhi verso l’alto e deve fare uno sforzo immane per non chiudere le gambe incastrando la testa dell’altro ragazzo.

Louis fa ruotare la lingua sulla punta prima di prenderla in bocca. Harry non può impedirsi di spingere il bacino verso l’alto, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del suo ragazzo, che con una mano lo blocca contro il letto.

“Lou, basta, ti prego, basta”, ansima mentre l’altro ragazzo succhia e si aiuta con la mano dove non riesce ad arrivare con la bocca.

“Non vuoi venire?”, domanda Louis, le labbra lucide e la voce arrochita.

A Harry viene da ridere e da piangere in egual misura.

“Sì, ma non così”, si lamenta. “Credevo che dovessimo fare…altro”.

Louis ride.

“Non pensi di riuscire a venire più di una volta?”.

“Sì, no, cioè non-”. Harry si solleva sui gomiti. “Ti prego, ti supplico, voglio sentirti dentro di me, ti prego”.

Louis si sposta i capelli sudati dalla fronte. Il cuore di Harry salta un battito: è così giovane e sensuale, inconsapevolmente provocante e bellissimo. Gli ricorda Leonardo Di Caprio in Titanic, nella scena di sesso in carrozza.

Possibile che pensi al sesso cinematografico quando sta facendo del sesso vero?

Louis deglutisce sonoramente. Harry comincia a sospettare che sia…preoccupato? Spaventato?

“Tutto ok?”, domanda. Trova strano il fatto di riuscire a formulare frasi mediamente coerenti nudo, esposto ed eccitato com’è. Però Louis…Louis è sempre la sua priorità, la sua preoccupazione principale, tutto ciò che conta.

“Non voglio farti male”, mugugna Louis. “Ho paura di non riuscire a-”.

“Non mi farai male, andrai benissimo, ti prego, Lou”, implora Harry. “Lo hai detto tu, andrà tutto bene. Mi fido di te”.

Louis sorride e si piega a baciargli la pancia.

“Sei meraviglioso, come sempre”, afferma. “Torno subito”.

Quando si alza dal letto e avanza a piedi nudi verso il proprio zaino Harry si lascia ricadere con la schiena sul letto e poggia una mano sul proprio petto, avvertendo il battito forsennato del proprio cuore sulle dita. Sta succedendo.

Louis deposita sul letto un preservativo mentre stringe con mani tremanti una boccettina trasparente, contenente il lubrificante.

“D-devo prima, ehm, allargare il-”, balbetta.

Harry ridacchia nervosamente però allarga le gambe e gli fa spazio.

“Lo so”.

“Promettimi di fermarmi se ti faccio male”.

Harry annuisce.

Louis prende un respiro profondo e si spalma il lubrificante sulle dita. Quando avvicina l’indice al sedere di Harry questi stringe automaticamente le natiche.

“Rilassati, tesoro”, sussurra. “Forse è meglio se-”.

Louis si sporge per prendere un cuscino e invita Harry a sollevare il sedere per sistemarlo sotto di lui, poi gli allarga le gambe ancora un po’.

“Vado, ok?”, dichiara sfiorando l’ano del riccio, che trattiene il fiato e strizza le palpebre.

“Vai, vai, per favore”, prega Harry.

Il dito di Louis avanza dentro di lui, nocca dopo nocca. Per Harry è un’intrusione più o meno familiare, però è sempre del dito di qualcun altro che si sta parlando.

Louis muove l’indice mentre con la mano libera gli accarezza la coscia per calmarlo.

“Un altro”, ordina Harry.

Louis versa un altro po’ di lubrificante e inserisce un altro dito. L’addome di Harry si contrae istintivamente alla nuova, più consistente, intrusione, ma si impone di calmarsi e respirare. L’altro ragazzo muove le dita per allargarlo e, improvvisamente, spinge più in profondità.

Harry serra le gambe e quasi si solleva dal letto.

“È troppo?”, domanda Louis.

Il riccio alza la testa per guardarlo. L’altro ragazzo è visibilmente eccitato e non si è mai toccato, eppure mantiene un autocontrollo invidiabile.

“No, no, scusa, continua”, mormora Harry allargando di nuovo le gambe.

Louis continua a penetrarlo con le dita, allargandole e stringendole, fino a che non si azzarda a spingere di nuovo più a fondo che può.

Harry, stavolta, quasi urla. Non sa se Louis lo abbia fatto per caso o di proposito però è arrivato dove Harry voleva che arrivasse.

“Ti piace?”, domanda Louis baciandogli l’interno coscia.

Harry annuisce freneticamente. L’altro ragazzo continua ancora per un po’, affiancando alla penetrazione anche baci sulle cosce, sul pube e, ogni tanto, vicino, molto vicino alla sua apertura.

Harry si lascia scappare un gemito strozzato quando Louis preme di nuovo sulla sua prostata. È perfettamente consapevole di quanto semplice possa essere venire così, ma a questo punto tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. E poi non ha ancora sentito Louis dentro di sé, e muore, muore dalla voglia di essere riempito da qualcosa di più grande e pulsante.

“Louis, puoi andare, ti prego, mettimelo dentro”, implora. “Non ce la faccio più”.

Louis insiste per inserire un altro dito ancora, sostenendo che le sue dita sono troppo piccole in confronto al suo pene e che Harry ha bisogno di abituarsi alla sensazione.

Quando Harry, nonostante il bruciore e la sensazione non esattamente piacevole di avere tre dita dentro, gli giura che è pronto, Louis estrae le dita lucide di lubrificante e gattona su di lui per baciarlo.

“Sei stato bravissimo”, mormora. “E sei stupendo, sei la cosa più bella che abbia mai visto e ti-”.

Harry non è sicuro di quello che il suo ragazzo fosse sul punto di dirgli, ma divora con le labbra le sue parole non dette e gli risponde mentalmente che lo ama, lo ama da morire.

Louis lo bacia mentre fa scorrere le mani sul suo petto e sui suoi fianchi. Harry sente la sua erezione sulla pancia e vorrebbe allungare una mano per toccarla, per dargli un po’ di sollievo. L’altro ragazzo interrompe il bacio e gli accarezza i capelli con una mano.

“Va bene se lo facciamo così?”, domanda con espressione soffice e…innamorata? Forse Harry si sta illudendo di vedere le sue stesse emozioni rispecchiate sul volto dell’altro ragazzo. “Voglio guardarti in faccia”.

Harry annuisce energicamente prima di sollevare il viso per baciarlo, per rassicurarlo e insieme invitarlo ad andare avanti.

Mentre Louis si sistema il preservativo, spalmandolo poi di lubrificante, Harry lo guarda in trance. È così bello e sicuro di sé e vuole averlo per sempre.

Solo nel momento in cui l’altro ragazzo si avvicina a lui con l’erezione stretta fermamente tra le proprie dita Harry realizza cosa sta per succedere e per un attimo entra nel panico.

Louis intuisce il suo disagio e gli massaggia un ginocchio.

“Va tutto bene”, afferma senza battere ciglio, con tono fermo e rassicurante. “Apri un altro po’ le gambe per me”.

Harry deglutisce e fa come gli ha detto l’altro ragazzo. Sono nelle tue mani, pensa. Completamente e per sempre tuo.

La mano di Louis trema mentre indirizza la propria erezione verso l’apertura di Harry. Le sue sopracciglia sono aggrottate per la concentrazione e la sua pelle imperlata di sudore.

Harry non è tanto sicuro di essere sufficientemente allargato per la nuova intrusione però ingoia la propria paura assieme alla saliva e prende fiato.

La prima sensazione che prova è fastidio, la seconda bruciore, la terza dolore. Louis sta avanzando lentamente e delicatamente dentro di lui, centimetro dopo centimetro, e la tensione dei suoi muscoli tradisce lo sforzo che sta facendo per andare piano. Quando butta indietro la testa e grugnisce Harry ha una visione del suo petto arrossato e bagnato di sudore. Louis gli afferra una coscia e imprime le dita nella sua carne, spingendola verso l’esterno per farsi spazio.

“Lou”, geme il riccio, un lamento di dolore e disagio, ma anche di impazienza e forse, nel profondo, di piacere.

Louis cerca la sua mano sul letto e la stringe.

“Harry”, dice con voce rotta. “Dimmi s-, se posso continuare”.

Il riccio strizza la sua mano, prende fiato e annuisce. Louis lo sprona ad avvolgergli la schiena con una gamba ed entra più in profondità dentro di lui.

A Harry manca il fiato e si sente già così pieno che non ha idea di come possano andare oltre. Louis si ferma quando è dentro per poco più di metà e gli accarezza il dorso della mano con un dito.

“Stai bene?”, domanda.

Harry è commosso al pensiero che l’altro ragazzo, nonostante tutto, si stia preoccupando per lui.

“Sì”, mormora. “Dammi un a-attimo, ok?”.

Louis annuisce.

Harry chiude gli occhi, respira, prova a rilassarsi. A poco a poco fa sempre meno male e più pensa che Louis è dentro di lui, che la sensazione di qualcosa che sembra lo stia spaccando a metà è in realtà una parte di Louis, più il dolore si trasforma in ondate di piacere. L’erezione che aveva quasi perso torna in tutta la sua dolorosa evidenza.

“Continua”, dice. “E…muoviti”.

Louis non se lo fa ripetere due volte e affonda completamente dentro di lui. Fa male, fa ancora male, le lacrime scorrono lungo le sue guance, ma quando Louis comincia a muoversi, con spinte di calcolata intensità, senza mai uscire del tutto, il mondo di Harry vacilla sul suo asse e improvvisamente è tutto così bello e Louis è dentro di lui, attorno a lui e riesce a sentirlo con tutti i suoi sensi.

Harry è sicuro che il giorno dopo gli verrà difficile non solo sedersi ma anche fare qualunque movimento, ma il dolore alla schiena è l’ultimo dei suoi pensieri quando Louis spinge i fianchi in avanti e Harry gli va incontro.

Insieme trovano un ritmo e l’espressione sul volto di Louis è così beata e pacifica che Harry si ritrova a piangere di felicità. E di piacere, quando l’altro ragazzo trova la sua prostata di nuovo e contemporaneamente comincia a masturbarlo, aumentando le spinte, forse volutamente, forse inconsciamente.

Harry vorrebbe baciarlo, vorrebbe dirgli che lo ama, vorrebbe pregarlo di non andarsene mai, e invece geme e in certi momenti quasi urla, mentre Louis esprime il suo piacere in versi che sono simili a miagolii, teneri e terribilmente eccitanti insieme.

A un certo punto Louis si piega in avanti per baciarlo e Harry lo asseconda sollevandosi da letto. È scomodo e doloroso, ma si baciano a bocca aperta e respirano l’uno sulla labbra dell’altro e Louis è affondato dentro di lui mentre le sue mani callose lo masturbano con un ritmo sconnesso.

“Ti amo, ti amo, ti amo”, dice Harry affannosamente, come una cantilena, una preghiera, mentre nuove lacrime sgorgano dai suoi occhi.

Harry è sopraffatto e con un gemito che sorprende lui, Louis e probabilmente anche gli altri ignari occupanti della casa viene. 

Il disappunto per non essere durato di più lo sfiora a mala pena quando ricade con la testa sul cuscino, rilassato, sereno e vagamente consapevole del fatto che Louis stia ancora continuando con le sue spinte, sempre più veloci e fuori controllo, mentre con una mano spalma il seme di Harry sul suo addome, il viso contratto da una smorfia, le labbra semi-aperte e gli occhi chiusi.

“Sei bellissimo, Louis, e sei mio,”, mormora, per sfogarsi e per incoraggiarlo. “Sei mio per sempre e io ti amo così tanto”.

Louis spalanca le labbra e con un verso così…basso e virile e inaudito raggiunge l’orgasmo.

Harry stringe la mano dell’altro ragazzo, ancora intrecciata alla sua, mentre Louis, perfettamente immobile, lo osserva, quasi incredulo.

“Harry”, dice e…basta, ma lo dice – solo il suo nome, semplicemente il suo nome – con tono grato e riverente, come se fosse la risposta alla domanda sul significato dell’universo o una dichiarazione d’amore.

“Vieni qui”, lo sprona il riccio allungando una mano.

Louis esce lentamente, si sfila il preservativo, poggiandolo sul comodino, e si stende accanto a lui.

“Come va?”, domanda, il respiro ancora affannato.

Harry volta la testa di lato, guardandolo negli occhi.

“Sono felice”, ammette.

Louis sorride e lo bacia sulla spalla.

“Avrai un bel ricordo della tua prima volta?”, domanda.

Harry sente il pizzicare delle lacrime asciutte sulle sue guance.

“Sorprendentemente sì”, afferma.

Louis solleva un sopracciglio.

Sorprendentemente?”, gli fa eco.

Harry ride e si avvicina per poggiare la testa sul suo petto.

“Con te è sempre tutto perfetto”, dice, chiudendo gli occhi e respirando l’odore della pelle di Louis, un misto di sudore e bagnoschiuma.

Louis gli accarezza i capelli.

“Ti ho fatto male?”, domanda, esitante.

“Non importa, non è colpa tua”, promette Harry baciandogli il petto.

“Non ti farei mai del male”, giura Louis. “E sono felice che tu sia felice”.

“Ti amo”, ripete Harry.

Louis gli bacia la testa.

“Non per rovinare l’atmosfera, ma sarebbe meglio se ci facessimo una doccia”.

Harry grugnisce.

“Possiamo farla insieme, almeno?”.

Louis ride.

“Non sei ancora stanco, Hazza?”.

“Non sarò mai stanco di te”, ribatte Harry sollevandosi su un gomito.

È felice, sfinito e sul punto di addormentarsi, ma farebbe qualunque cosa per Louis.

L’altro ragazzo rotola su un fianco e si alza dal letto.

“Andiamo”, dice tendendo una mano verso di lui.

Harry la afferra e…lo ama, lo ama, lo ama.

  
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