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Autore: Sara_3210    14/02/2015    5 recensioni
Legriel[Legolas♥Tauriel]
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Si ritrovò a pensare a quando le capitava da bambina, gli incubi le apparivano fin troppo spaventosi per riuscire ad affrontare il resto della notte da sola, allora si alza e usciva in corridoio, diretta verso la camera del suo “fratellone”, dove un paio di braccia forti erano in grado di proteggerla da tutto e tutti.
***
“Sai, ragazza, credo che dovresti dirglielo” bofonchiò Gimli, soffiando un anello di fumo dalla sua pipa “Sai, non pensavo di dirglielo all’ottavo mese, ma sto cercando di trovare il momento più adatto…” tentò di spiegare lei, il nano sbuffò “Oh, insomma, da noi è più facile: tesoro, ti informo che sono incinta! Fine della storia” l’ elfa dai capelli rossi lo fissò, a metà fra il divertito e lo sconvolto “Sì, così poi c’è il rischio che si prenda un colpo, tra noi elfi una gravidanza è una cosa piuttosto seria” spiegò, riprendendo a lucidare il pugnale.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Tauriel
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'October and April'
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Capitolo 27

Epilogo
Namarië, mellon min

 


122 anni dopo
 

La notizia li aveva scossi profondamente, sapevano della situazione in cui si trovava Aragorn, ma la lettera era disperata e annunciava che Re Elassar stava per esalare l’ultimo respiro. Le sue condizioni peggioravano di secondo in secondo. I due elfi non ci avevano pensato due volte e si erano lanciati al galoppo il più in fretta possibile.
Dopo qualche giorno le mura di Gondor si erano distinte davanti al loro, fortunatamente non avevano preso dimora fissa, la lettera li aveva scovati mentre si trovavano da quelle parti, e raggiungere la città era stato facile.

Tauriel contemplò con gli occhi tristi le torrette, le mura di cinta, il portone e il piccolo cortile davantti ad esso * Possibile che anche i Re più giusti e meritevoli debbano lasciare questa Terra?* trovava sciocche persino lei queste riflessioni, ma ricordare tutti i momenti trascorsi fra quelle mure, dentro il budello di quei corridoi, la faceva stare meglio, molto meglio.
Strinse la mano del compagno, cercando lo stesso calore che anni prima riusciva a farle passare la paura del buio, quando Legolas si girò e le sorrise in quel suo modo tanto speciale, sentì il suo cuore scaldarsi e la morsa di panico calmarsi leggermente. Continuava ad avere paura, la stessa paura che hanno tutte le creature di fronte alla morte, ma la presenza di lui al suo fianco l’aiutava a mantenersi stabile.

A non crollare, non del tutto, come sempre.
 

Percosero un corridoio che pareva non finire mai, Larissa, una delle due figlie di Aragorn, aveva il compito di scortarli al capezzale del genitore.
Nessun figlio avrebbe mai dovuto trovarsi in quella situazione, ma per quelli con un genitore mortale era una sfida che prima o poi capitava, Larissa era una bella ragazza, con gli occhi luminosi, il capelli castano scuro e le curiose orecchie a punta, regalo del sangue elfico, che rendevano ancora più insolito e misterioso quel viso con tratti umani e perennemente cupo, come se la giovane pensasse troppo.
Il sangue elfico le aveva “rallentato” lo sviluppo, appariva come una graziosa principessina di appena diciasette anni, mentre avrebbe dovuto essere molto, ma molto, più grande.
“Eccoci, entrate pure, noi staremo fuori” fece un debole sorriso di incoraggiamento, per poi aprire la porta in legno e scomparire nella stanza accanto.
 

La stanza era male illuminata, delle pesanti tende di velluto scuro schemavano la finestra, impedendo hai raggi del sole di entrare e conferendo al luogo un’atmosfera ancora più lugubre. Sdraiato nel suo letto, e sorretto da alcuni cuscini, stava Aragorn, meglio conosciuto come Re Elassar. La nuova guida degli Uomini, la speranza della Terra di Mezzo. Ma ogni cosa bella doveva giungere alla fine, adesso perfino lui andava spegnendosi nel suo letto di morte.

La prima dei tre figli, Dorlas, stava in piedi accanto al letto, sistemandogli una pezza bagnata sulla fronte, appena li vide lasciò cadere il panno e bisbigliò: “Padre, sono arrivati” Aragorn si mosse appena, emettendo un suono rauco e secco, e con la mano le fece segno di andare.

“Benvenuti, amici miei, temevo di dover morire senza salutavi” sussurrò, non appena la principessa si chiuse la porta alle spalle, Legolas gli sorrise “Non fare il melodrammatico, sapevi che saremmo venuti” si avvicinarono al letto del malato lentamente, senza staccare gli occhi dal suo viso “E’… qui con te?” a quella domanda i due si scambiarono un’occhiata “Sì, la mia compagnia è qui con me, non la vedi?” l’uomo fece per ridere, ma fu sorpreso da un attacco di tosse improvviso e un fiotto di sangue schizzò sulla camicia del pigiama “Non preoccupatevi…coff, coff…è un difetto dei miei occhi…non distinguo colori e forme bene come una….coff, coff…volta” l’elfa sorrise e lo aiutò a sistemarsi meglio sui cuscini.

Parlarono del tempo che avevano trascorso insieme, degli anni appena passati e della Guerra dell’Anello.
“E voi? Io mi sono ‘sistemato’ con Arwen e i ragazzi, voi invece non avete messo al…mondo un solo bambino in tutti questi anni…coff, coff!” Tauriel arrossì e distolse lo sguardo dall’uomo che sorrideva ebete accanto a lei, mentre l’elfo scoppiava a ridere “No, a dire il vero non ci abbiamo mai pensato”.
 Aragorn rivolse ad entrambi un tremulo sorriso “Per voi la vita è lunga, avete tutto il tempo per pensarci…coff, coff…mentre qui…- fece un smorfia, trattenendo la tosse- qui si è giunti al capolinea…” gli occhi ciechi guizzarono sui loro volti, mentre entrambi cercavano di non dare a vedere il loro dolore nel perdere l’amico, per poi posarsi sulle tende nere “Fa brutto, oggi?” chiese all’improvviso “No, è una bella giornata, siamo quasi alla fine di Settembre” rispose Tauriel “Allora, perché le tende sono tirate?” chiese di nuovo Re Elassar, i due non seppero cosa rispondere, si limitarono ad aiutare il vecchio Re, mentre questi diceva di sapersi reggere i piedi da solo, e aprirono la vetrata e lo sorreggevano nel raggiungere il balconcino.

L’uomo gettò il capo all’indietro, respirando a fondo l’aria del pomeriggio e sedendosi sulla sedia che Legolas gli aveva portato. “E’ bello qui fuori, c’è più silenzio…coff, coff…o forse sono le mie orecchie” l’elfa sorrise, vedendolo guradrsi intorno come un bambino, e non osò dirgli che il silenzio esisteva solo da lui perché sotto c’era un gran confusione “Voi dovete far ritorno a Valinor, o meglio partire…coff, coff..ma non sperate di riuscire a convincere Arwen, è testarda come un mulo…coff,coff…” fece un gesto con la mano, per enfatizzare meglio le parole, e si voltò nella loro direzione.

“Le sentite anche voi, le voci, intendo?” domandò, con aria stranita, Legolas lanciò uno sguardo preoccupato alla comapagna, evidentemente il Re era in balia di una delle sue ‘visioni’, le stesse che Eldarion aveva descritto nella lettera “Quali voci?” domandò gentilmente Legolas “Sono voci strane…coff, coff…tra di loro mi pare di riconoscere quella di mia madre…coff, coff…” Tauriel gli sorrise con dolcezza, avvicinandosi di più a lui “E cosa ti dice?” il viso di Aragorn parve rasserenarsi, come se la voce esistesse davvero e gli stesse parlando veramente in quel momento “Mi dice che ho finito… che posso andare adesso…lei mi…coff, coff…mi sta aspettando” mormorò il Re degli Uomini, il Principe gli posò una mano sulla spalla, con fare rassicurante e, trattenendo le lacrime, disse: “Forse, è il caso che tu la raggiunga”  la sua voce tremanva, mentre pronunciava quelle parole “Davvero, tu cosa ne dici, Tauriel?” sentendosi chiamata in causa, l’elfa, si sistemò accanto a lui e gli prese una mano “Sì, penso anche io che dovresti andare”.

Il vecchio Re si sistemò meglio sulla sedia “Sono molto stanco, forse avete ragione…coff, coff…forse dovrei andare…dopotutto, è solo un viaggio” così dicendo, iniziò a chiudere gli occhi.
Piano piano, senza alcuna fretta, respirando per l’aria di Arda. Sentì la carezza dolce del vento sulla pelle, sembrava quasi una mano, che sfiorandolo lo attirava a sé, come se volesse guidarlo verso una nuova direzione. *Questo non è il vento, questa è al voce di mia madre …è passato tanto tempo dall'ultima volta che l'ho udita...* pensò, abbandonandosi sempre di più sulla sedia.

“Losto v̈e, mellonamin”.


͂*͂
 

All’arrivo della notizia, Arwen lanciò un grido, mentre si accartocciava lentamente sul pavimento con accanto Larissa. Dorlas ed Eldarion rimasero immobili, resi pallidi e muti dalla inaspettata, e orribile, notizia. Fuori dalla finestra il campanile di Gondor suonava a morto, per le strade la gente si immobilizzò e nelle menti di tutti si apparve un solo pensiero: “Il Re è morto.”

͂*͂

 

Il funerale si svolse due giorni dopo, il cielo era leggermente nebuloso sopra le teste dei concittadini. Eldarion amministrò l’intera cerimonia, parlò di chi era stato suo padre e raccontò di come lo aveva sempre visto lui, come un padre affettuoso e disponibile.
Alla fine la bara venne deposta dove chiunque potesse vederla. Il popolo sfilò davanti, per dare un ultimo saluto al Re e l’ultimi furono Arwen e i suoi figli. La Regina si accasciò sul cadavere del marito e pianse.
 Dorlas aiutò la madre a riprendersi, bisbigliandole parole rassicuranti e portandola in un’altra area del giardino, seguita da Larissa.
 


͂⃰͂

 

Sarà quel sorriso, ancora sdentato, che farà innamorare di te chi lo saprà vedere"
-
 Massimo Gramellini

 

Al termine della cerimonia, Tauriel si allontanò barcollando dalla calca, alla ricerca del suo elfo dagli occhi azzurri, ma non trovandolo decise di uscire e di aspettarlo all’aria aperta.
Si sentiva molto stanca,le gambe non riuscivano a reggerla bene, come dopo una lunga corsa, non aveva idea di cosa potesse essere e non lo trovò molto preoccupante. Dopotutto, era stata in piedi per molto tempo, durante il funerale, quindi attribuì a quello la sua stanchezza.

Si sedette sui gradini, guardando la piazzetta davanti a sé, e ricordando dei momenti che aveva vissuto, alcuni anni prima. I raggi del sole accarezzavano dolcemente le mura bianche della città.
 Nel momento stesso in cui si sedette la sensazione si attenuò, ora si sentiva molto meglio, si rilassò. Non era la prima volta che quella sensazione veniva a tormentarla, ma continuava a ripetersi che non era nulla di preoccupante, senza però riuscire a convincersi del tutto.
 Una cosa ancora più strana era l’improvviso ritardo, di solito le mestruazioni era molto puntuali, del resto era ancora giovane e fertile, ma non poteva negare di non aver mai avuto un ritardo in vita sua, anche se cinque giorni erano parecchi. Quella stanchezza improvvisa la spaventava non poco, era sempre stata un parsona attiva, non certo una in grado di collassare al suolo dopo un’ora passata in piedi e adesso le sue gambe apparivano più gonfie e pensanti.

*Coraggio, non è nulla di cui preoccuparsi…*si disse, rialzandosi faticosamente in piedi, barcollò come un’ubriaca per qualche metro, poi cercò di darsi contegno e si sforzò di non lasciarsi sopraffare da quella stanchezza.
Rientrò a palazzo, interrogandosi su cosa avrebbe dovuto fare, dirlo a Legolas? Tenere tutto questo per sé ed ingnorare il ritardo? D’un tratto, mentre stava per decidersi, venne urtata da…un pentolone.

Una delle cameriere, mentre passava, non l’aveva vista, appensa si accorse dell’errore si scusò e arrossì.
 Tauriel cercò di tranquillizzarla con un sorriso, ma una nausea improvvisa l’assalì, l’odore pungente della minestra le stava dando molto fastidio e temette di vomitare “Mia signora? State bene?” chiese la cameriera, spaventata dal suo improvviso mutamento di espressione, l’elfa scosse il capo con vigore “No…io…mi viene da…” si premette le mani sulla bocca, soffocando il primo conato che minacciava di uscire, la ragazza fu abbastanza sveglia da capire la situazione e tentò di sorreggerla. Ma, per quanti sforzi facesse, Tauriel non riuscì a trattenersi, le sue ginocchia cedettero definitivamente e vomitò sul pavimento.

 

͂⃰͂



Fortunatamente la cosa finì abbastanza presto, avrebbe voluto alzarsi e andarsene, ma la balia della principessa Dorlas glielo impedì.
Iniziarono una lunga discussione, fatta di battibecchi e di risposte taglienti, alzarono talmente la voce che Dorlas non potè non udirle.
Tauriel, dopo il primo conato, era stata guidata nelle cucine, Dorlas stava dirigendosi lì per informare le cuoche che la madre non vleva mangiare e quel bisticciare continuo attirò la sua attenzione.
Si sporse leggermente nella stanza laterale dove il bucato veniva prima lavato e poi appeso ad asciugare, era una stanza che si collegava alle cucine, tramite una porticina, piena di enormi tini di legno, odorosa di sapone e risonante di chiacchere e risatine, ma quel giorno era particolarmente silenziosa, anzi deserta, quindi le due voci erano udibilissime dall’esterno.

Dorlas per poco non scoppiò a ridere, durante il periodo della sua infanzia, Greta, la balia, non aveva avuto problemi a farsi ubbedire senza fiatare, ma con quell’elfa aveva trovato pane per i suoi denti. Rimase in disparte ancora per qualche secondo, per poi uscire allo scoperto.

“Insomma, mia signora, volete starmi a sentire?!” stava urlando Greta, l’elfa Silvana la fulminò con lo sguardo “Allora, sentiamo cosa avete da dire, ma vi prego di sbigarvi, ho altro da fare”quando tentò di alzarsi, la donna si piantò di nuovo davanti a lei, impedendole di passare, di norma Tauriel l’avrebbe ignorata e le avrebbe girato intorno, ma le sue gambe le permettevano solo di stare seduta, era dannatamente stanca e dannatamente nervosa.

Continuare ad essere gentile con quell’Umana diventava ogni secondo più difficile, era scorbutica e puntigliosa, voleva a tutti costi dire ciò che sentiva di dover dire e pensò fosse meglio assecondarla un altro po’. Forse, una volta detto, l’avrebbe finalmente lasciata in pace, magari sarebbe riuscita a raggiungere camera sua e si sarebbe potuta riposare un po’.

 “Non penso che una donna, pardon, un’ elfa nelle vostre condizioni debba andarsene in giro come se nulla fosse!” sbraitò Greta, l’elfa sgranò gli occhi “Quali condizioni?” chiese, con voce fievole, l’anziana matrona sorrise, soddisfatta, e continuò “Voi non vorrete credermi, ne sono certa, ma sono anche certa del fatto che siete incinta! Dentro di voi sta crescendo un bambino, mia signora, è per questo che siete stata così male!” annunciò, gesticolando come una forsennata per dare più enfasi alle sue parole, Tauriel per poco non cadde dal minuscolo sgabello su cui era seduta.

Lei? Lei era incinta? Non poteva essere!

Dorla avanzò, capendo che era venuto il momento di dire qualcosa, mise una mano sulla spalla della vecchia Greta e sorrise in modo contenuto “Perdonatemi, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare l’ultimo pezzo della conversazione” Tauriel scosse piano la testa, per far capire che non le dava affatto fastidio, la principessa continuò “Mia cara amica, in tutti questi anni Greta ha sempre avuto ragione su questo genere di cose, ma permettimi di dare un occhiata…” dopo un cenno affermativo da parte dell’elfa, si avvicinò e le pose una mano sulla pancia.

Dorlas aveva sempre avuto un dono, non sapeva nemmeno lei se venisse da suo nonno o meno, ma toccando la pancia di sua madre, quando era incinta di Larissa, aveva sentito la bambina ridere nella sua testa e pensò che poteva funzionare anche quella volta.
Non appena toccò la pancia dell’elfa, una scarica di emozioni e sensazioni la invase, una piccola voce femminile le risuonò nella mente.

Mi senti, riesci a sentirmi? Dì alla mamma che sto bene, che sono forte, anche se devo ancora crescere,
che andrà tutto bene e che papà la ama tanto.
Lo sento, lo percepisco pure io che sono qui dentro, da come l’abbraccia o da come la bacia.
Mi piace quando si baciano, io sento che si amano, è bellissimo.
Sono piccola, ma ho già tutti gli organi, è gia stabilito che avro i capelli rossi e gli occhi azzurri, che sarò femmina e che…

 

Dorlas si staccò improvvisamente, interrompendo quel fiume di parole, Greta la sorresse prontamente, mentre Tauriel si avvicinava. La principessa allontanò la vecchia balia con un gesto, per poi avvicinarsi all’elfa, la tensione e un groviglio di emozioni complesse si stagliavano negli occhi verdi di Tauriel, sicuramente era spaventata da quello che sarebbe potuto succedere e Dorlas capì che doveva essere sincera con lei.

“E’ vero, amica mia, sei incinta”

 

♣♠♣


Angolo autrice;
hello people, come state?

Sono qui solo per auguravi buon San Valentino e un altro paio di cosette.
1. Ho aggiornato di pomeriggio e mi sto gasando per questo in un modo che voi non potete nemmeno immaginare
*balla la macarena con Gimli e Gandalf*
2. Mi scuso per l’immenso ritardo, ma può capitare a tutti la settimana piena e questa volta è toccata a me. Tranquille, per la seconda parte vedrò di sbrigarmi!☻
3. Temo che la seconda parte sarà mooooolto più corta, in fondo troverete scritto: “RINGRAZIAMENTI” grande così, siete in tantissime ad avermi affiancato e quindi vi meritate quella sciritta enorme!♥
 4.Questo è il mio ultimo spazio-autrice!:(

Sara 3210

   
 
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