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Autore: clarissa_lestrange    15/02/2015    1 recensioni
Michelle è una delle ragazze più popolari e belle del college americano. Ha un passato non come un altro, sua madre è in uno stato vegetativo e rischia da un momento all’altro di morire. Un giorno a scuola incontra un ragazzo solitario, che le farà vedere il mondo da un’altra prospettiva. I suoi migliori amici non vogliono che lo frequenti, a causa del suo passato criminale. Ma Michelle, andrà contro persino al mondo per stare al suo fianco.
Dedicato a mia nonna che mi ha sempre protetta con il suo affetto durante questi anni.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Scolastico
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Mi dirigo con passo felpato verso lo spogliatoio della palestra.
Apro la porta e noto che non c’è nessuno.
Sicuramente gli altri staranno a riscaldarsi in vista dell’allenamento.
So già che l’allenatrice mi ucciderà, odia i ritardatari.
Mi cambio velocemente e mentre infilo i pantaloncini, per sbaglio mi graffio violentemente sulla coscia sinistra.
Sta uscendo molto sangue e cerco di tamponarlo con il primo fazzoletto che trovo dentro la borsa.
Niente da fare, la ferita è troppo profonda.
Il kit di pronto soccorso sta nell’armadietto del Mister e solo lei conosce la combinazione per aprilo.
Con rapidità mi infilo le ginocchiere, le scarpe, e zoppicando mi dirigo verso la palestra.
Sento che il sangue sta scorrendo lungo la mia coscia, ma non so che altro fare, sto entrando nel panico più totale.
Mi viene da svenire ma con tutte la mia forza cerco di continuare a camminare.
Sono vicino alla meta e non posso arrendermi proprio adesso.
 
‘’Uno, due.. siete delle deboli. Nemmeno tre serie di flessioni siete in grado di fare. Mi fate pena.’’
 
In quel momento sento tutti gli occhi puntati verso di me e che la gamba destra sta cedendo.
Sento una presa forte sul mio braccio destro.
Qualcuno mi solleva di peso e comincia a camminare verso una meta.
Mi fa allungare sopra un lettino.
‘’Pensaci tu ok?’’.
Sembra la voce del Mister.
Ma a chi si sta rivolgendo?
Non importa, l’importante è che il dolore diminuisca, ormai è diventato asfissiante.
Nella mia mente risalgono i ricordi più tristi, mia madre che mi urla contro al solo sentir la mia voce.
Io che piango in camera vedendo dalla finestra i bambini che passeggiano mano per la mano, che giocano, che ridono, con la loro madre.
Ho sempre sperato che un giorno mia madre riuscisse a superare la malattia.
E’ tutta colpa mia, l’ho ridotta io in queste condizioni.
Ha tutte le ragioni del mondo ad urlarmi contro al solo sentir la mia voce.
Non vado più a trovarla in quella stanza da molti anni.
Forse si è anche dimenticata di me.
Sarebbe un bene.
 
Lentamente riapro gli occhi, e la stanza è diventata buia.
Il mio sguardo si dirige verso la fasciatura che avvolge la mia coscia.
E’ un po’ fastidiosa ma mi dovrò abituare, altrimenti non riuscirei a sopportare ancora quel dolore.
Alzo lo sguardo verso la finestra dinnanzi a me e vedo la luna che sembra che mi guardi.
E’ stata una giornata movimentata e penso che appena tornerò a casa mi chiuderò nella mia camera e dopo essermi bevuta un bel the caldo, mi addormenterò nel mio letto soffice e caldo.
Domani penso di andare a parlare con mia madre, vorrei spiegarle il motivo per cui non le ho più fatto visita.
Spero che lei capisca, ma se anche non capirà e mi urlerà di nuovo contro io la capirò.
Sperando sempre che un giorno tornerà a volermi bene, come quando mio padre da piccola mi raccontava che quando mia madre era in attesa di me non vedeva l’ora che arrivasse il momento in cui i miei occhi avrebbero incontrato i suoi e da quell’attimo in poi non ci saremmo mai più allontanate.
Penso che l’amore tra mamma e figlia sia un legame speciale, che va oltre il filo del cordone ombelicale che le congiunge per nove mesi.
 
Pian piano con la forza degli arti superiori sposto la gamba sinistra, affinché con la gamba destra e con le mie braccia posso finalmente a scendere.
Sento che qualcuno mi sta osservando.
Ho paura. Non mi sono mai trovata in queste situazioni. Non so cosa fare.
Decido di voltarmi lentamente anche se so che me ne pentirò.
I miei occhi incontrano i suoi.
Mi giro e cerco di camminare anche se sto zoppicando.
Sento che la mia gamba destra sta per cedere ancora.
Non posso farmi vedere che sono una debole.
Sento i suoi occhi su di me.
‘’Ti serve una mano?’’-asserisce.
Non gli do questa soddisfazione, non gli dirò di si.
‘’No grazie faccio da sola.’’
‘’Ok io andrei, si è fatto tardi.’’
Lo faccio andare. Non ho nessuna scusa per fermarlo, e di certo non voglio inventarmene una in questo momento.
Cerco di appoggiare le braccia al lettino e di far forza con la gamba destra, in modo da poter uscire dalla stanza.
Adesso arriva il bello, trovandomi in palestra non posso appoggiarmi agli attrezzi, non voglio farmi male e soprattutto non voglio fare danno, già ne ho fatto abbastanza oggi.
Cerco di saltare rapidamente verso lo spogliatoio con l’arto inferiore destro, al fine di recuperare le mie cose.
Mi dirigo verso la mia borsa e trovo undici chiamate senza risposta da Vicky, Josh e da Heidi; due messaggi da Heidi con scritto ‘’Miss è ancora in palestra?’’,
‘’La prego Miss mi risponda, sono in pensiero per lei.’’ e tre messaggi da Vicky e Josh ma adesso non ho voglia di leggerli.
Rispondo a Heidi dicendole ‘’Scusami adesso ho visto il messaggio, sto tornando a casa, non ho molta fame quindi salterò la cena, grazie.’’
Infilo il telefono dentro la borsa, mi cambio stando attenta a non farmi ancora male.
Decido di non mettermi i tacchi viste le condizioni.
Preparo la borsa e infilo nella tasca sinistra dei jeans il telefono, porto il manico della borsa sulla spalla destra e rapidamente mi dirigo verso la porta d’uscita dello spogliatoio saltando con la gamba destra.
Chiudo la porta, respiro profondamente e velocemente salto con la forza della gamba destra verso l’uscita.
‘’Finalmente ce l’hai fatta’’.- asserisce il ragazzo misterioso.
  
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