Capitolo XLIII
Ritorno a Cluny
Di
solito nulla era in grado di liberargli la mente come macinare una
vasca dietro
l'altra, con ritmo lento e costante; invece quella mattina neppure
nuotare
sembrava dar sollievo ai suoi pensieri e restituirgli la calma. Forse
era
distratto dall'aria frizzantina di metà ottobre, che conferiva
all'acqua una
temperatura poco allettante per una lunga e lenta nuotata, come ne
avrebbe
avuto bisogno. L'insolito clima favorevole di quelle giornate che si
erano da
poco affacciate sull'autunno, lo aveva invogliato a tuffarsi come
sempre
all'alba, ma per stare in acqua a lungo avrebbe dovuto attendere la
tarda
mattinata o il primo pomeriggio, quando la temperatura avrebbe sfiorato
anche i
venticinque gradi. In quel momento ce ne saranno stati dieci scarsi.
Eppure
nuotare riusciva comunque a schiarirgli le idee, quindi decise di
proseguire,
sfidando il freddo. Da quando Nicole se n'era andata erano diverse le
sfide
intraprese con se stesso; una in più non avrebbe fatto la differenza.
Era
ormai trascorsa un'intera stagione senza di lei e in quei tre mesi
aveva
attraversato metà continente per ben due volte, aveva pressoché scritto
un
intero romanzo ed era diventato il proprietario dello Chateau
dell'antica e nobile famiglia dei conti D'Harmòn, dove si era
trasferito a
vivere. O meglio: ne era diventato proprietario per metà, poiché aveva
preteso
che l'altra metà restasse a Nicole. Il legale di Lady Sinclair non era
riuscito
a convincerlo ad accettare tutta quanta la proprietà per la cifra
stabilita
dalla contessa, che lui stesso aveva definito irrisoria rispetto
all'effettivo
valore.
Un
mese prima, dopo aver parlato coi suoi genitori, aveva fatto di nuovo i
bagagli
ed era tornato a Cluny, con tutta l'intenzione di restarci per sempre.
Aveva
già deciso di tornare in Francia e accettare, almeno in parte, le
volontà di
Nicole. Stava solo attendendo di arrivare alla fine della prima stesura
del
romanzo; per quel motivo aveva lavorato giorno e notte, nonostante
fosse triste
e sentisse in maniera fisica la mancanza della donna amata. Nei sogni
che
coltivava quando ancora era con lei, avrebbe scritto il suo capolavoro
assieme
a Nicole, tra una notte d'amore e l'altra. Invece le cose erano andate
diversamente, ma forse, per il romanzo, era stato meglio così: si era
infatti
immedesimato a tal punto nel conte abbandonato sulla Medea
e successivamente ammalato di polmonite, senza la donna amata
tra le braccia, che aveva riversato nelle parole scritte ancora più
passione,
più dolore e più nostalgia di quanto sarebbe stato capace di fare senza
aver
provato certe emozioni sulla propria pelle. Il romanzo necessitava
ancora di
una fine opera di limatura, ma la struttura c'era tutta e in quella
struttura
vi era anche l'essenza di un possibile capolavoro. Ross sarebbe stato
soddisfatto di lui.
Il
giorno successivo il suo arrivo era tornato a Parigi e si era piazzato
nell'ufficio di monsieur Renaud deciso a non
andarsene finché non avesse
raggiunto il proprio obiettivo. Aveva perorato la propria causa con
sottigliezza e perseveranza, meritandosi alla fine i complimenti
dell'avvocato
il quale gli aveva detto, salutandolo, che se mai avesse deciso di
cambiare
professione e intraprendere la carriera legale sarebbe stato felice di
averlo con
sé. Lo aveva ringraziato sorridendo, dicendogli che i suoi genitori, se
lo
avessero saputo, sarebbero stati molto orgogliosi di lui. Alla fine di
quella
giornata, infatti, aveva ottenuto di diventare co-proprietario assieme
a Nicole
della residenza dei D'Harmòn: aveva fiaccato le obiezioni di monsieur
Renaud insistendo sul fatto che la cifra suggerita da Lady Sinclair non
copriva
neppure metà dell'intero valore; di fronte alla reticenza
dell'avvocato, lo
aveva minacciato che se non avesse accettato di intestargli solo metà
della
proprietà, l'avrebbe rivenduta a terzi per un quarto di quanto
l'avrebbe pagata
lui, immaginando che Nicole, pur sperando che ciò non accadesse mai,
nella
fretta di andarsene con molta probabilità si era scordata di far
aggiungere
quella clausola al contratto d'acquisto.
Sistemata
la faccenda della proprietà, aveva organizzato il primo e unico
cambiamento che
avrebbe apportato: la sistemazione delle scuderie, che giacevano
abbandonate
all'inizio del bosco che circondava il castello, nonché l'assunzione
del
personale per prendersi cura dei cavalli che vi avrebbero alloggiato.
Aveva
deciso di lasciare Joy in America, per evitarle lo stress di un viaggio
oltre
oceano e il doversi adattare ad un nuovo luogo. La cavalla era abituata
ad
essere accudita da altri e alle sue assenze, quindi l'avrebbe
cavalcata, come
già faceva, ogni volta che sarebbe tornato in California. Però non
voleva
privarsi del piacere di andare a cavallo e le scuderie erano la sua
priorità.
Nelle lunghe chiacchierate con Nicole aveva saputo che lei aveva già in
mente
di portarle di nuovo al loro splendore originale, per trasferire in
Francia il
purosangue che al momento alloggiava in quelle del fratello; dando
inizio ai
lavori non aveva fatto altro che concretizzare le sue idee.
Quindi
era volato in Inghilterra per cercare un animale per sé. Si era fermato
a
Londra una settimana, ospite di zio Paul e zia Belinda, felicissimi di
rivederlo dopo tanto tempo. In quei giorni, oltre ad occuparsi
dell'acquisto
del cavallo, con l'aiuto di Marie-Antoinette, della quale si era
guadagnato la
stima con un sorriso ma soprattutto con l'interesse mostrato per Lady
Sinclair,
era riuscito persino nell'impresa quasi titanica di incontrare Lord
Edmund
Charles Philip Sinclair, duca di Kesington, fratello di Nicole.
L'incontro
aveva avuto luogo nella residenza londinese di Sua Signoria;
assolutamente
deciso a non farsi liquidare rapidamente com'era solito fare il Duca
persino
con la sorella, lo aveva conquistato con la sua abilità nel narrare,
affascinandolo col racconto di alcune avventure che aveva vissuto
durante le
ricerche per il suo primo romanzo, nonché con le prime edizioni
autografate dei
suoi libri. Aveva infatti scoperto, sempre grazie a Marie-Antoinette,
che anche
colui che considerava a tutti gli effetti il suo futuro cognato era un
suo
ammiratore e aveva sfruttato a suo favore la propria notorietà per
ingraziarsi
l'uomo al quale aveva anche formalmente chiesto la mano di Nicole.
Se lei lo avesse saputo, sarebbe inorridita e sarebbe esplosa in una
sfuriata
assolutamente poco adatta ad una nobildonna, poiché non sopportava
certe
tradizioni che considerava superate, per non parlare di quanto odiava
l'idea
che fosse il fratello a doverle permettere qualsiasi cosa; ma come
aveva detto
al Duca, Nicole in quel momento non c'era e lui ci teneva a rendere
formale la
sua proposta, rispettando persino superate tradizioni. Lord Sinclair
era
rimasto molto colpito da questo atto di rispetto, soprattutto tenuto
conto che
giungeva da un borghese americano, e il gesto aveva sortito l'effetto
che, al
termine dell'incontro, i due uomini si erano salutati con un'amichevole
stretta
di mano.
Tutto
ciò era accaduto due settimane prima. Da allora era tornato a Cluny,
deciso a
terminare il romanzo, nell'attesa che Nicole si rifacesse viva.
Era
sicuro che sarebbe successo. Lei era innamorata di lui; doveva solo
affrontare
se stessa e le proprie paure e poi sarebbe tornata. E lui sarebbe stato
lì, ad
attenderla.
Eppure
negli ultimi giorni quella convinzione, quella sicurezza sembravano non
bastargli più. Più passava il tempo senza sue notizie, più l'ansia di
sapere
dove fosse, cosa stesse facendo, se stesse bene oppure no, aumentava a
dismisura, sgretolando le sue certezze, e aveva iniziato a renderlo
irrequieto,
al punto che neanche nuotare bastava più a tranquillizzarlo.
Uscì
dalla piscina e si avvolse rapido nell'accappatoio, asciugandosi quel
tanto che
bastava per non lasciar dietro di sé pozze d'acqua; quindi si rifugiò
in
cucina, dove Madeleine lo attendeva con una sostanziosa ma soprattutto
calda
colazione.
"Avete
le labbra blu" lo apostrofò preoccupata, non appena lo vide, mentre gli
porgeva un telo asciutto e piacevolmente caldo, che lui accettò con
gratitudine.
Tolse
l'accappatoio bagnato e si avvolse nella spugna confortevole, poi si
sedette
per buttar giù la tazza di tè fumante.
"Ah,
ah!" Madeleine gli ordinò con un cenno di alzarsi e sfilarsi anche il
costume prima di iniziare a mangiare. Sorridendo per essere stato
redarguito
come un bambinetto, afferrò
un pezzo di croissant ed effettuò
la manovra di
levarsi lo slip da sotto il telo, masticando nel frattempo il dolce
appena
sfornato. Si ritrovò a pensare divertito all'espressione dell'anziana
domestica
se si fosse liberato del costume senza preoccuparsi di restare coperto,
come
avrebbe fatto se avesse avuto ancora otto anni. In genere si toglieva
l'indumento non appena uscito dalla piscina, dopo essersi avvolto
nell'accappatoio e prima di lasciarsi riscaldare dal sole sorto da
poco; ma col
fresco di quelle mattine l'unico pensiero era quello di rifugiarsi al
chiuso,
per rifocillarsi con qualcosa di caldo. Fin da quando aveva preso
l'abitudine,
da ragazzo, di nuotare all'alba, non era mai riuscito a farsi la doccia
prima
di buttar giù qualcosa nello stomaco; preferiva concedersela dopo, con
calma,
una volta placati i morsi della fame.
"Un
giorno o l'altro vi verrà una polmonite..."
brontolò di nuovo Madeleine, con malcelato
affetto.
I
due coniugi non avevano esitato un attimo ad accoglierlo come nuovo
datore di
lavoro e ogni giorno trovavano almeno un'occasione per fargli sapere
quanto
sarebbero stati felici di averlo lì per sempre assieme a Lady Nicole.
"Tranquilla,
Madeleine, sono di sana e robusta costituzione. Ora fai la brava,
smettila di
preoccuparti e siediti qui, con me. Ti voglio vedere con una tazza di
qualcosa
di caldo da bere in mano, per almeno dieci minuti. E questo è un
ordine!"
disse con un sorriso.
L'anziana
domestica brontolò qualcosa del tipo che
sfacciataggine questi americani ma
alla fine obbedì, felice di accontentare quel giovane che stava
imparando ad
amare come un figlio.
"Nessuna
notizia?" si arrischiò a domandargli, dopo aver bevuto il suo caffè.
Andrew
si limitò ad un cenno di diniego col capo.
"Tornerà,
vedrete" tentò di consolarlo. Era preoccupata anche lei per la
sparizione
improvvisa di Milady, ma ancora di più non riusciva a capacitarsi per
come la
giovane contessa avesse potuto abbandonare un uomo come mr. Rabb, così
bello e
così innamorato, e per di più famoso. Era a conoscenza del passato di
Nicole e
della sua convinzione di non voler aver più a che fare con l'amore, ma
quando
l'aveva vista con l'affascinante americano, aveva pensato che con lui
avrebbe
potuto essere davvero felice e si era sentita sollevata. Trovava
infatti
ingiusto e inconcepibile che una donna come Milady si privasse
volontariamente
dell'amore a causa del suo passato. In questo era assolutamente
d'accordo con mademoiselle Valèns.
"Forse
dovrei fare qualcosa..." rispose Andrew, sorprendendo l'anziana
domestica
con un tono insicuro che in genere non aveva.
"Perché
dite questo?"
"Non
so, Madeleine... da qualche giorno penso che avrei potuto fare di più
per
trovarla. Vorrei poterla raggiungere e farle capire così quanto tengo a
lei.
Quanto desidero passare il resto della mia vita amandola..."
"Avete
fatto tutto quanto era in vostro potere per rintracciarla. Avete
persino
contattato di nuovo quell'antiquaria... Neppure mademoiselle
Lacroix, se dobbiamo crederle, ha idea di dove possa
essere Milady. Eppure la conosce bene... è l'unica amica che abbia da
queste
parti. Solo il Signore sa cosa abbia visto in quella donna..."
"Mi
sembra di capire che non approvi mademoiselle
Lacroix" disse Andrew con un sorriso. "E neppure che ti fidi di
lei... Posso sapere come mai?"
"Suvvia,
monsieur Andrew, non sono nata
ieri.
Quella donna vi muore dietro. Fosse per lei vi avrebbe trattenuto per
sempre
nel suo letto... E non venite a raccontarmi la frottola che non ci
siete mai
stato! Ho occhi per vedere e testa per capire" disse, bloccando sul
nascere qualunque obiezione avesse voluto fare in merito.
Non
osò negare, limitandosi ad un gesto con la mano, quasi a volersi
proteggere.
Chi avrebbe avuto il coraggio di mentire a quell'anziana e dolce
signora?
"Chi
può dire che vi abbia detto la verità quando sostiene di non avere
notizie di
Milady?"
"Io
le credo; Monique sa che sono innamorato di Nicole e, benché, come dici
tu, mi
vorrebbe ancora nel suo letto, sa bene che non ci tornerei più. Ti
sorprenderà
sapere che mi aveva consigliato di dirle al più presto la verità sulla
mia
reale identità".
"Mademoiselle Lacroix la conosceva?"
"No,
ma aveva intuito che non ero un professore. O almeno non solo".
"Se
lo dite voi..." disse la donna con aria scettica. Poi si spinse a
domandargli:
"Non
sarà proprio il fatto che non le abbiate subito detto chi siete ad
averla fatta
fuggire?
"Non
credo. Ci eravamo già chiariti in proposito. All'inizio l'ho pensato
anch'io,
ma poi ho dovuto dar ragione ai miei genitori, che hanno notato che se
n'è
andata solo dopo aver letto il diario che le avevano consegnato... Deve
esserci
stato qualcosa che, unito alla sua paura di legarsi, le ha fatto
decidere di
andarsene. Una ragione che ci è sfuggita...".
"Sì,
ma quale?"
"Non
lo so. Le ho pensate tutte e l'unica plausibile è la sua paura di un
legame
serio, quella che mi ha comunicato nella sua lettera. Secondo mio padre
è stato
leggere della fuga di Lady Sarah, che lasciò il Conte sulla Medea, a darle la spinta a fuggire. E'
probabile che abbia ragione. Eppure ho la sensazione che il tutto non
si riduca
solo a quello. Inoltre l'altro giorno ho riletto alcuni passi di alcuni
diari e
proprio nelle pagine in cui è descritta la nascita dell'antenata di
Nicole,
forse ho trovato qualcosa...".
"Che
cosa?" domandò speranzosa Madeleine.
"Mi
è saltato all'occhio un particolare, al quale non avevo fatto caso
prima,
perché non avevo ancora letto il diario mancante. Nicole deve averlo
notato
mentre leggevamo le parole del Conte André ritrovate dai miei genitori
e deve
aver collegato il tutto molto prima del sottoscritto, ovviamente. E' un
particolare che in seguito non viene più menzionato, ma credo d'aver
trovato la
chiave del mistero e, soprattutto, dove possa trovarsi Lady Sinclair.
Ieri ho
chiesto a Marie-Antoinette di attivarsi per capire se la mia intuizione
è
giusta e sto aspettando una sua risposta".
Madeleine
non fece in tempo a chiedere ragguagli, poiché furono interrotti dal
marito.
"Monsieur, ha appena chiamato mademoiselle Valèns... Non rispondevate
al cellulare e così ha chiamato allo Chateau.
Non voleva attendere oltre per farvi avere la notizia: mi ha pregato di
riferirvi
che avevate ragione..."
Andrew
non lo lasciò terminare:
"Grazie,
Pierre" disse alzandosi di scatto. Poi si avvicinò a Madeleine e
l'abbracciò felice:
"L'ho
trovata!"
"Ma,
ne siete certo?"
"No.
Eppure qualcosa mi dice che non potrebbe trovarsi che lì e ho tutte le
intenzioni di verificarlo di persona..." e così dicendo sparì dalla
cucina, lasciando i due anziani coniugi attoniti.
"Ma...
che cosa è successo a quel benedetto figliolo?" domandò Pierre alla
moglie.
"E'
convinto d'aver capito dove si trovi Lady Sinclair e, a quanto sembra,
ha
intenzione di raggiungerla per riportarla a casa".