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Autore: Restart    16/02/2015    0 recensioni
“Le tue mani, sono gelate Zayn”. Sorridiamo insieme. La mano che prima mi accarezzava i capelli è scesa alla mia mano, stringendola. Mi trascina dentro il letto, sotto il piumone e mi stringe a sé. Ho la testa premuta contro il suo petto e sento il suo cuore battere. Forte troppo forte. Sono stata cresciuta da due medici, so quando un cuore batte irregolarmente.
“Ti faccio questo effetto?” chiedo timida, più al tatuaggio che ha sulla clavicola, che a lui.
“Che cosa intendi?” sussurra, poggiando il mento sui miei capelli. Premo leggermente le labbra all’altezza del suo cuore.
“Intendo questo. Il tuo cuore batteva all’impazzata” lo sento irrigidirsi intorno a me, allora lo rifaccio. Premo le labbra sul suo cuore e lui si rilassa.
“Sì” è debole, ma l’ho sentito. Ha la fronte premuta sulla mia e il suo naso mi sta sfiorando le labbra.
“Hai un naso molto lungo lo sai?” scherzo, forse per paura di quello che potrebbe accadere.
“Ho detto molte bugie nella mia vita” schietto, diretto.
“Mi piaci” l'ho detto.
°Dedicata ai sognatori°
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7
Emily POV
Scosto leggermente le coperte per poter scendere dai cuscini. Mi fa male la schiena e ho la gola secca, ma non ci faccio caso. Faccio con più calma e silenzio possibile a rientrare in camera mia.
Appena chiudo la porta alle mie spalle, il cellulare si illumina.
Zayn.
‘Perché sei fuggita? ’
Rimango spiazzata. Inizio a fissare il cellulare, con lo schermo luminoso che mi sta facendo pizzicare gli occhi, ma non ci voglio pensare.
Un altro messaggio.
‘Sono fuori, aprimi’.
Non so cosa fare. Aprirgli, o no? Mi mordo insistentemente il labbro. Poi mi volto e faccio scattare la maniglia della porta.
Zayn è in piedi davanti a me. Sta tenendo tutto il suo peso su un piede solo, i suoi occhi sono stanchi, ma luminosi. Ha i capelli sciolti che gli coprono il viso.
“Posso entrare?” mi domanda e io annuisco.
“Oggi ti porto in un posto. Tu hai bisogno di un taglio drastico” gli dico e lui si passa la mano tra i capelli scuri. Sebbene la stanza sia buia, riesco a vedere il suo sorriso.
“Anche tu” e sorride di nuovo. Mi passa la mano sui capelli castani.
“Li dovresti fare molto corti…” con un dito mi sfiora il collo e io mi rendo conto di quanto siano fredde le sue mani.
“Hai avuto un tremito, Emily, hai freddo?” mi chiede e io scuoto la testa.
“Le tue mani, sono gelate Zayn”. Sorridiamo insieme. La mano che prima mi accarezzava i capelli è scesa alla mia mano, stringendola. Mi trascina dentro il letto, sotto il piumone e mi stringe a sé. Ho la testa premuta contro il suo petto e sento il suo cuore battere. Forte troppo forte. Sono stata cresciuta da due medici, so quando un cuore batte irregolarmente.
“Ti faccio questo effetto?” chiedo timida, più al tatuaggio che ha sulla clavicola che a lui.
“Che cosa intendi?” sussurra, poggiando il mento sui miei capelli. Premo leggermente le labbra all’altezza del suo cuore.
“Intendo questo. Il tuo cuore batteva all’impazzata” lo sento irrigidirsi intorno a me, allora lo rifaccio. Premo le labbra sul suo cuore e lui si rilassa.
“Sì” è debole, ma l’ho sentito. Ha la fronte premuta sulla mia e il suo naso mi sta sfiorando le labbra.
“Hai un naso molto lungo lo sai?” scherzo, forse per paura di quello che potrebbe accadere.
“Ho detto molte bugie nella mia vita” schietto, diretto.
“Mi piaci”
No, non l’ho detto. Oddio, l’ho detto seriamente?
Cosa?” Zayn ha lo sguardo divertito.
“Era solo un pensiero ad alta voce, seriamente non ci devi fare caso, sul serio io…” non mi lascia finire. Le sue labbra sono sulle mie in un attimo. Per una volta nella mia vita pensare ad alta voce è servito a qualcosa.
La mia impulsività diventa bella in queste occasioni.
Ci baciamo per alcuni minuti, poi mi ricordo di Harry. Jared, l’incidente, Harry, Zayn. Improvvisamente mi sento una sgualdrina. Non mi posso, non posso essere innamorata di tre ragazzi in contemporanea. Ma Jared fa parte del mio doloroso passato. Mi ricordo che il suo anello è ancora nella borsa di pelle appoggiata sulla sedia di legno di cucina. Mi ricordo di Harry che mi ha svegliato dal coma. Che mi ha tenuto compagnia quando dormivo. Che tiene nascosta una scatola blu, dove sicuramente c’è un anello dentro. E Zayn. Mi sto baciando con uno con cui condivido dei legami di ferite, sbagli, errori.
Mi stacco da lui. Zayn mi guarda perplesso.
“Ufficialmente io sto con Harry. Teniamolo nascosto, okay?” lui annuisce ed esce dal mio letto.
“Oggi andiamo a tagliarci i capelli. Alle quattro fatti trovare pronta” e chiude la porta.
---
“Signorina come li vuole?” la parrucchiera mi fissa sorridente. Guardo allo specchio dove si vede il riflesso di Zayn che sta parlando con il barbiere. Lo vedo parlare serio, annuendo.
“Molto corti” prende le forbici e ai miei piedi iniziano a formarsi dei cerchi di ciocche castane.
-
“Fammi vedere” mi posa una mano sul cappello che indosso. Alza un sopracciglio e io acconsento. Ho i capelli molto, molto corti. Qualche ciuffo mi ricade sulla fronte, ma mi piace.
“Sei bellissima” sussurra sorridendomi.
“Smettila di comportarti così. Sei troppo dolce” gli punto il dito contro il petto, nello stesso punto in cui stamattina gli ho lasciato dei baci. Lui ride e io mi unisco a lui. Poi si avvicina a me e mi sussurra in un orecchio:
“Posso baciarti?” io annuisco. E’ un bacio rubato, veloce, ma pieno di emozioni.
“Ho fame” annuncio e lui mi trascina in un bar dall’altro lato della strada. Lui prende un caffè mentre io rimango a fissare i gusti dei gelati.
“E’ inverno. Sei sicura di prenderti un gelato?” è alle mie spalle.
“No, ovviamente, ma mi ricordano quei pochi giorni in cui potevamo passare un po’ di tempo con mio padre. Lui era sempre assente per via del lavoro che fa, ma in quei giorni ci portava a prendere il gelato, anche se nevicava. Era così bello. Mio padre è una persona fantastica, ma io non voglio stare mezza giornata alla settimana con i miei figli. Anche per questo mi rifiuto ad andare alla Facoltà di Medicina come hanno fatto Mark e Luke” lo guardo con le lacrime agli occhi. “Dio te ne sto parlando come se fosse morto. No, lui è vivo, ma riesco a vederlo raramente” continua a guardarmi serio, ma poi gli angoli della sua bocca si piegano leggermente.
“Ti ci porto adesso se vuoi” propone, ma io scuoto la testa.
“Ha sempre odiato quando andavamo a trovarlo. Sai, lui non c’era, ma io stavo con la mia matrigna. E con lei ogni tanto andavamo in ospedale. Io, Mark e Luke ci chiudevamo nell’ufficio di papà e facevamo lì i compiti. Lui faceva capolino tra un intervento e l’altro. Io avevo otto anni, Mark tredici e Luke quindici”
“Vuoi bene hai tuoi fratelli?” mi guarda fisso. Ci siamo seduti ad un tavolino, mentre aspettiamo i caffè che abbiamo ordinato.
“Certo, che domande. Loro sono i miei fratelloni. Ero così disperata quando se ne andarono all’università. Io ero rimasta sola con mio padre. La mia matrigna è morta quando avevo dieci anni.”
“Mi dispiace” mi prende la mano e inizia a tracciare cerchi invisibili sul dorso dei essa.
“E’ passato molto tempo. E’ stata più madre lei che di quella che mi ha messa al mondo” accenno un sorriso alla cameriera che ci consegna le due tazze. “E invece tu? Raccontami della tua famiglia” lui scuote la testa amareggiato.
“Non c’è niente da dire. Ho passato una vita di merda” si porta la tazza alla bocca e io capisco che è il momento di stare zitta.
Poco dopo ci alziamo e facciamo una passeggiata al parco. Mi blocco però quando vedo venirmi incontro un agente di polizia.
“Signorina Amelia Black?” accanto a lui c’è una donna che non conosco. Zayn si volta verso di me confuso.
“Mi chiamo Emily” lui si volta confuso verso la donna e ha uno sguardo come spiazzato.
“Ti ha cambiato nome, quel vigliacco di tuo padre?” è ancora abbastanza giovane e bella, sebbene abbia qualche ruga.
“Modera i termini, non conosci abbastanza bene mio padre per chiamarlo vigliacco” ringhio, pronta a scattare. Ma Zayn mi stringe entrambe le braccia.
“Oh, mia cara, lo conosco, molto bene. In dodici anni di matrimonio, ho imparato a conoscerlo”
E improvvisamente la rivedo in quella piccola fototessera sgualcita che cadde una volta dal portafoglio in pelle di mio padre. Con i capelli lunghi castani, gli occhi identici ai miei, i jeans corti e una camicetta verde. Mio padre sorrideva e anche lei.
“Tu sei…”
“Tua madre, Amelia”
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Tante novità per questo capitolo, che ho fatto molto più lungo per scusarmi della mia assenza. Scusatemi.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, un bacio,
Restart
   
 
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