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Autore: Mokusha    16/02/2015    2 recensioni
Raccolta di OS, FlashFic e Drabble su Jared/Marie (+Shanina in alcune)
[personaggi della Long 'So, you think you can tell Heaven from Hell?]
OS1 - Coniglio di Pezza
OS2 - Vieni Qui
FF 3 - Pagine
OS 4 - Bacio alla fragola
OS 5 - Lights will guide you home
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OS 5 "Lights will guide you home"

[Rating: Verde | Fluff, Comico, Introspettivo | Jared/Marie/Nina/Chris + James]

Premessa: Siccome è passata un’eternità dallo scorso aggiornamento, e questa OS ha molto a che fare con la precedente, vi lascio un piccolo riassunto, nel caso non abbiate voglia di prendervi la briga di rileggerla: Jared, Marie e la figlioletta Shanina, quattro anni, stanno passando un pomeriggio sulla spiaggia. Nina fa amicizia con un bambino un po’ più grande di lei, Chris, e non appena li vede giocare assieme, ovviamente, quell’idiota di un Leto da di matto per la gelosia. Fine riassunto, e buona lettura. Ci si vede giù in fondo ;)


Jared sogghignò, lanciando un’occhiataccia al metro e novanta di ragazzone che gli stava davanti, che subito arrossì, abbassando lo sguardo e grattandosi nervosamente la nuca.
Mettere Chris a disagio era sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti, sin da quando era solo un bambino di sette anni che giocava sulla spiaggia con Nina, e man mano che cresceva era diventato sempre più piacevole, e soprattutto necessario, in particolar modo da quando lui e la figlia avevano dato vita al suo peggiore incubo decidendo di uscire insieme.
Insieme.
Come una coppietta.
Puah.
Orrore.
Tragedia.
Affronto. Terribile, terribile, tragico affronto.
A Jared prudevano le mani ogni volta che ci pensava, e fortunatamente quei due erano sempre guardati a vista, non esisteva di lasciare la sua bimba sola con un tipo del gen..
“Chris! Vieni, entra tesoro, non far caso a Jared, Nina scenderà a momenti.” 
Ecco.
Ecco.
Come al solito Marie scombinava i suoi piani, alleandosi con il nemico.
Con il nemico.
“Ehm.” si schiarì la voce il ragazzo “Grazie, ma posso aspettare anche qui fuori, non voglio disturbare…”
“Su non dire sciocchezze, entra! E tu Leto, smettila di guardarlo così, non ti hanno insegnato che non si fissano le persone?”
Jared grugnì qualcosa in risposta e, suo malgrado, mostrò con un cenno il divano a Chris, che lo raggiunse senza protestare troppo.
Il ragazzo stava giusto chiedendosi se il padre di Nina avesse il porto d’armi, quando la sua voce lo fece sussultare.
“Da quanto hai la patente, Mason?”
Mai una volta che lo chiamasse per nome.
“Tre anni, signore.” rispose timidamente.
“Mai commesso infrazioni?”
“No, mai signore.”
“Incidenti?”
“No signore, neanche uno.”
“Bevi?”
“Non se devo guidare, signore.”
“Fumi?”
“Negativo.”
Jared lo fissò, alzando un sopracciglio, e Chris arrossì di nuovo.
“…signore” aggiunse subito dopo.
“Mmmmh.” mugugnò l’altro.
Dannazione. Dannazione. Quel Chris sembrava proprio un bravo ragazzo, ma doveva pur esserci qualcosa.
“Ti diplomerai a giorni, non è così?”
Era una serata di fine maggio, Chris era venuto a prendere Nina per portarla al ballo di fine anno, l’ultimo per lui.
“E’ corretto, signore.”
“E che progetti hai per il tuo futuro?”
Il ragazzo deglutì.
“Sono stato ammesso alla facoltà di Legge a Yale, signore.”
Jared avrebbe voluto dare di matto Possibile che non ci fosse la minima, insignificante bazzecola negativa su Christopher Mason?
Evidentemente no.
Strinse le labbra e incrociò le braccia, riprendendo a fissare la propria vittima in silenzio.
Un silenzio a dir poco imbarazzante per il povero ragazzo, che pregava affinché Nina si sbrigasse a scendere per fuggire via da quella casa e non metterci mai più piede.
Fortunatamente, di lì a poco la ragazza comparve sulle scale, e non appena Jared la vide, si rilassò.
Niente da fare.
Quando guardava sua figlia metteva sempre su un’espressione da pesce lesso, era più forte di lui.
Dannazione.
Nina era stupenda, ma per lui lo era sempre, anche quando era sporca di colore a tempera fino a sopra i capelli, dopo una giornata passata a disegnare fumetti e a vantarsi di essere molto più brava di lui, avendo completamente ragione.
Allegra, testarda, ambiziosa, sensibile e maledettamente ostinata, innamorata dell’arte fino allo strenuo, a sedici anni, Shanina era l’orgoglio del padre, che avrebbe voluto, e potuto, offrirle il mondo, ma Marie era come un falco, ed era stata categorica sul viziare la figlia il meno possibile. Le era stato insegnato che i sogni vanno conquistati, ottenuti con le proprie forze e con il proprio lavoro. E Jared pensava che quella giovane donna, con i riccioli rossi raccolti sulla nuca, avvolta in una nuvola di chiffon azzurro fosse il suo capolavoro indiscusso.
Chris si alzò, accogliendola con in bacio sulla guancia, e subito l’uomo si ridestò dal suo idillio, riservandogli un’occhiataccia degna di un assassino seriale.
Marie, che li aveva raggiunti, gli assestò una gomitata nelle costole.
“Ahi!” si lamentò, sottovoce. “Perché sei cattiva con me?”
“Smettila, Leto.” sibilò lei “Per avere cinquantasette anni sei fastidiosamente infantile.”
“Non sono infantile” protestò “Sono solo protettivo con mia figlia.”
Infantile” ribadì Marie sorridendo “E geloso, perché il ragazzo di tua figlia è più maturo di te.”
Jared si zittì Ma solo per un momento.
“Questo è inesatto, signorina.”
“Allora smettila.”
“No.”
“Lo vedi che sei infantile?”
“Io…”
“Faresti meglio ad andare in cucina ad aiutare James con il progetto di scienze.”
“Ci andrò più tardi.”
“Leto, hai promesso a tuo figlio di sette anni che avresti colorato i suoi pianeti di polistirolo con lui.”
“Ci andrò non appena Nina sarà uscita. Io mantengo sempre le mie promesse.” borbottò, guardandola, mentre un sorriso sornione si allargava sul suo volto.
Marie alzò gli occhi al cielo, e poi rise.
“Non credere di averla vinta guardandomi così.”
“Io vinco sempre guardandoti così.”
Marie scrollò le spalle, sbuffando sconfitta, suo malgrado.

“Scusate, voi due.” li richiamò Shanina “Noi stiamo per uscire.”
La madre sorrise, abbracciandola.
“Divertiti amore, non badare a papà. Passate una bella serata e non fate troppo tardi.” si raccomandò, strizzando l’occhio ai due ragazzi.
Jared posò le mani sulle spalle della figlia.
“Nina…”
“Papà, non cominciare.” rise la ragazza.
“Non comincio, ma…”
“Invece stai cominciando, di nuovo.”
“Okay, okay, sto cominciando, è solo che…”
“Quanto la fai lunga, neanche fosse la mia prima uscita di sera.”
“Hai ragione, ma Nina…”
“Leto!” lo richiamò Marie “Lascia uscire tua figlia.”
Jared sospirò.
“Okay. Non bere. Non prendere cose strane. Non lasciare il bicc…”
“Sì, papà, non sono mica lo zio Shannon.*” replicò la ragazza.
“Touchè.” si arrese lui. “Okay, allora divertiti tesoro.” disse, allacciandole la stola leggera “Ti voglio bene.”
“Ti voglio bene anche io papi.”
Nina si allungò a posargli un bacio sulla guancia, prese Chris per mano e si avviò verso la porta.
Il giovane ragazzo aveva quasi tirato un sospiro di sollievo quando la voce di Leto lo freddò.
“Hai un’occasione Mason! Una sola!”
“Non la deluderò, signore.” fece in tempo a balbettare, prima che Shanina lo salvasse chiudendosi la porta alle spalle.


“Sei incredibile!” trillò Marie, mentre Jared si sedeva accanto al figlio minore. “Non fai altro che terrorizzare quel povero ragazzo, e questa è la loro prima uscita da soli. Non potevi essere un po’ più gentile?”
“No.” borbottò, afferrando una sfera di polistirolo a caso e iniziando a dipingerla di rosso. “Non potevo. E se quel tipo si azzarda a…”
“Papà…” cominciò James, guardandolo al di del suo ciuffo di capelli castani, attraverso gli occhiali.
“…non riportarla a casa esattamente come gliel’ho affidata, ad esempio in lacrime, o ubriaca, o…”
“Papi…”
“…con odore di marijuana addosso, o con qualche graffio, o svestita, o peggio…”
“Papà?”
“…incinta, io…”
“Mio dio!” sbottò Marie esterrefatta “Quanti telefilm per adolescenti disagiate hai guardato?”
“…giuro che non gliela farò passare liscia a quello la, dovrà passare sul mio cadavere prima di…”
“Mamma potresti dire a papà che…”
“Smettila Leto, come se tu fossi stato uno stinco di santo alla loro età. Ora calmati o ti verrà un ictus.”
“E’ proprio per questo che lo dico, non farei mai e poi mai uscire mia figlia con il mio me stesso diciannovenne, e smettila di farmi passare per un vecchio rimbambito.”
“Fortunatamente Chris è molto diverso dal tuo te stesso diciannovenne, e poi io non ti faccio passare per un vecchio rimbambito.”
“Ma sempre diciannovenne è. E sai cosa c’è nella testa dei diciannovenni? E sì, che mi hai trattato come un vecchio rimbambito, prima hai sottolineato che ho cinquantasette anni e hai detto che mi verrà un ictus.”
“Papà!”
“Ma tu hai cinquantasette anni, e ti ho detto che ti verrà un ictus perché sei tutto agitato e ti stai comportando come un idiota.”
“E agli idioti vengono gli ictus?”
Marie lo fissò, facendo una smorfia. Il suo sguardo però, si intenerì subito. I suoi occhi, persi nel loro passatempo preferito, studiavano il viso del compagno. Jared era invecchiato, non dimostrava ancora la sua età, ma le rughe attorno agli occhi si erano fatte più marcate, donando ai suoi lineamenti una sorta di dolcezza e saggezza che le facevano sempre stringere il cuore.
Ovviamente bastava che aprisse bocca  perché il palco crollasse subito.
Ma lei lo amava. 
Moltissimo.

“Sentiamo, grande esperto, cosa ci sarebbe nella mente dei diciannovenni?” lo istigò.
“Beh.” fece lui, tutto impettito “Non è ovvio?” domandò.
Lei lo guardava, fintamente ingenua.
“Il sesso, no?” sibilò.
“Ah, guarda Leto. Quello è semplicemente nella testa degli uomini, non importa quanti anni abbiano.”
“Questo non è assolutamente vero!” ribatté.
Marie alzò un sopracciglio, squadrandolo.
“La vecchiaia ti rende anche falso.”
Jared si arrese.
“Okay, okay, forse è vero. Per qualcuno.”
La compagna lo guardò di sottecchi.
“Okay. E’ vero per me Anche per me. Per la maggior parte di noi.”
“Ascolta, Jared, se Nina vuole vivere la sua prima volta con un ragazzo che le vuole bene e a cui tiene, credo possa essere libera di farlo, alla sua età.”
“E’ troppo piccola.”
“Ha quasi diciassette anni, con i tempi che corrono, siamo già troppo fortunati.”
“Vuoi che tua figlia perda la verginità nei bagni della scuola durante il ballo di fine anno perché ha quasi diciassette anni?”
“Cristo, no!” esclamò Marie esasperata “Non ho detto questo! Certo che non voglio succeda così, ma sto dicendo che Nina è matura, è una bella ragazza, è responsabile ed è molto affezionata a Chris. Prima o poi succederà!”
“Meglio poi!”
“Dio quanto sei insopportabile! Mi sembra naturale che non accadrà stasera!”
“Come fai a dirlo?”
“Papi, per favore, mi puoi ascoltare solo..”
“Perché conosco mia figlia, e conosco Chris! Nessuno di loro due è il tipo da fare sesso la prima sera che escono assieme da fidanzatini.”
“Fidanzatini! Sesso! Basta, ti prego, non voglio più sentire niente, fingi che sia sordo, ti prego! Abbi pietà di me.” frignò l’uomo, accasciandosi sul tavolo coprendosi le orecchie con le mani.
“Quanto si sciocco, amore.” disse Marie a fior di labbra, accarezzandogli i capelli. “James, tesoro, vado a prepararti il bagno, okay?” disse poi.
Il bambino annuì, guardando la madre con aria confusa.
Toccò il gomito del padre.
“Papi?”
Jared, finalmente si degnò di stare a sentire il figlio.
“Dimmi, ometto.”
“Hai colorato la mia Terra di arancione e hai staccato un anello di Saturno. Ora dovrò rifarli.”
Leto fissò il pasticcio che aveva combinato.
“Hai ragione, Jamie, scusami. Per questa volta rimedierò io mentre la mamma ti aiuta con il bagno, okay?”
Il piccolo annuì.
“Ma, papà?” chiese.
“Sì, tesoro?”
“Cosa vuol dire che Nina farà sesso stasera?”

- - - 

Dopo che James accettò di andare a dormire, non prima di essersi assicurato che il padre non demolisse una volta per tutte il suo progetto di scienze, Jared chiuse di scatto il libro che stava leggendo e scattò in piedi, facendo strisciare la sedia sul pavimento.
Marie sussultò.
“Sei impazzito? Così svegli il bambino!”
“Senti, io vado alla scuola di Nina a dare un’occhiata.”
“Sì, sei impazzito.” sentenziò Marie.
“Non mi vedrà!”
“Non hai niente di meglio da fare? Non lo so, andare a Hollywood, qualche presentazione, intervista, programmare le vacanze, scrivere qualche canzone, provare qualche nuova scaletta, finire di leggere il tuo libro?”
“No, stasera…”
“Vai a trovare Shannon, o chiediamo a lui e a Constance di passare per un gelato, non ti pare una buona idea?”
“No, voglio solo andare a controllare…”
“No, Leto, nemmeno per sogno, tu non andrai a rovinare la serata a tua figlia.”
“Ma non si accorgerà nemmeno che sono stato lì! La festa è nel cortile, no? Starò in macchina e darò solo un occhiata.”
“Come i maniaci. Ho sempre sospettato che lo fossi. E poi ti preoccupi dei bravi ragazzi che frequenta tua figlia. Se si accorge che sei lì, non ti parlerà mai più, e io di certo non ti difenderò…”
“Ti prego, Marie…”
“…Anzi, non ti parlerò più nemmeno io.”
“Solo cinque minuti, amore, ti prego.”
“Non puoi usare ‘amore’ e quella faccia per convincermi, è giocare molto sporco, e lo sai, Leto, non ci andrai, e non si discute. Smettila. Trovati qualcos’altro da fare.”
“Ti prego…” Jared le prese le mani, cercando il suo sguardo “…amore?”
Marie si morse un labbro per non ridergli in faccia.
Si divincolò scherzosamente da lui.
“E va bene!” concesse, esasperata “Ma se non torni entro mezz’ora te ne pentirai amaramente, te lo prometto.”
Lui sorrise, le posò un bacio veloce sulle labbra.
“A dopo!” la salutò, afferando la giacca “Vedi quante ragioni ci sono per stare con te, tesoro?”
“Sparisci!” mugugnò lei.

“Peggio dei bambini.” sospirò Marie, accoccolandosi sul divanetto in veranda.”Peggio dei bambini, idiota e pure stronzo.”

- - - - - 

Jared era in macchina, appiattito contro il sedile.
“Allora, la vedi? E sta giù!”
“Jared.” sbuffò Shannon spazientito “Come faccio a guardare e stare giù? Si è fatto buio e ci vedo poco o niente. E a stare qui in macchina a spiare dei liceali mi fa sentire un maniaco. Torniamo indietro?”
Il minore si irritò.
“Anche tu con questa storia del maniaco. Non fare tanto il moralista, sarebbe ridicolo da parte tua.”
“Se tu la smettessi di fare il paranoico, io non dovrei sottolineare l’ovvio.”
“Non c’è nessun ovvio. Smettila. Non ce ne andremo fino a quando non avrò visto Nina.”
“Sarò felice di stare a guardare mentre Marie ti farà a pezzi, sai?”
Jared stava per replicare, quando una sconvolta Nina, in lacrime, uscì come una furia dal cancello principale della scuola, a pochi passi dalla macchina del padre, si lasciò scivolare contro il muro che costeggiava il perimetro del cortile, nascondendosi il volto tra le mani.
Shannon non fece nemmeno in tempo a pensare alla frase da dire per impedire al fratello di scaraventarsi giù dall’auto, che questi era già accanto alla figlia.
“Nina!” gridò, abbassando sia al suo livello, prendendola per le spalle e cominciando a scrollarla. “Nina, stai bene? Cos’è successo? Nina, guardami.”
Il maggiore, che aveva pensato bene di rimanere in macchina, si godeva tranquillo l’attacco isterico del fratello.
“Nina!”
La ragazza sollevò lo sguardo, spaventata e confusa. Spalancò gli occhi quando mise a fuoco la figura del padre, e a giudicare dall’espressione che le si dipinse sul volto, Jared era certo che l’avrebbe insultato senza mezzi termini, e per un attimo avrebbe tanto voluto aver dato retta a Marie.
Poi però la figlia gli si buttò tra le braccia, riprendendo a singhiozzare.
L’uomo rimase di sasso, e di nuovo, avrebbe voluto dar retta alla compagna, indeciso tra il non aver mai avuto l’idea di andare a controllare e l’impulso di entrare e strozzare chiunque gli capitasse a tiro.
Strinse a sé la sua bambina.
“Nina” disse, con un tono apparentemente più tranquillo, mentre dentro di sé si scatenava un inferno di emozioni e ansie che avrebbe fatto impallidire Lucifero in persona.
“Calmati, tesoro. Sei ferita?”
La ragazza scosse la testa, senza staccarsi dal padre.
“Ti hanno offesa? Stai male?”
Nina continuò a negare.
“Ti ha chiesto di fare qualcosa che non volevi fare?”
“No.” bisbigliò lei, seppellendo ancora di più il visto nell’abbraccio nel padre.
“Amore, mi stai facendo venire un infarto, per favore, potresti dirmi cos’è successo che ti fa stare così male?”
“E’… Chris.” singhiozzò la ragazza. “Avevi ragione ad essere duro con lui, è… E’ uno stronzo.”
Jared si irrigidì, ma la figlia lo strinse ancora più forte, così si costrinse a rilassarsi almeno un po’.
“Cos’ha fatto, tesoro?”
Shanina fece un respiro profondo.
“Me lo avevano detto tutti che un senior non esce con una del terzo anno, perché loro sono interessanti ad altro, e ci vedono come delle bambine, e vogliono usarci e basta, e…”
“E…” la incitò Jared, sentendosi ormai prossimo all’icuts che Marie gli aveva preannunciato poco prima.
“…E niente, io non ho dato retta a nessuno perché conosco Chris da anni, e pensavo lui mi volesse bene davvero, e che fosse diverso, mica come eri tu papà….”
Leto ignorò l’allusione. “Ma?”
“Ma niente, sembrava tutto molto bello, lui è stato gentile con me come sempre, e poi…”
“Poi?”
“Poi io sono andata un attimo al bagno, e quando sono tornata, lui..”
“Lui?”
“Lui era tutto appartato con una biondona alta un metro e ottanta e…”
“Biondona altra un metro e ottanta?”
Shanina si staccò dal padre quel tanto che le bastava per guardarlo in faccia.
“Papà!” esclamò indignata.
“Ehi, ehi, tesoro, tranquilla, non dicevo mica in quel senso.”
La ragazza sospirò frustrata, ma non rinunciò al suo rifugio tra le braccia del padre.
“Erano vicini, molto vicini, sembravano così… in confidenza. Lui le parlava all’orecchio e lei rideva e io mi sono sentita così…. Piccola, e umiliata, e fuori posto, e odio questo ballo, voglio tornare a casa.”
“Nina, ascoltami.” disse Jared, sollevandole dolcemente il viso.
Il trucco si era sciolto sulle sue guance, sembrava più bambina, indifesa e triste di quando non fosse, gli occhi azzurri, enormi e umidi.
“Ascolta, tesoro, so che non sono mai stato davvero gentile con Christopher, ma questo è esattamente quello da cui avrei voluto proteggerti.”
“Lo so papà, avrei dovuto ascoltarti e non uscirci.”
“No, Nina, non avresti dovuto dare retta alle paranoie del tuo vecchio. Hai ascoltato il tuo istinto, il tuo cuore. E questo non vuol dire che sei autorizzata a fare tutto ciò che ti pasta per la testa, Nina, ovviamente hai delle regole da rispettare. Ma devi vivere le tue esperienze, amore, e venire al ballo con il tuo ragazzo è una di queste. E anche esserne delusa, purtroppo. Vedi, tesoro, io vorrei darti il mondo, perché sei la creatura che amo di più in tutto quanto l’universo, ma vorrei anche proteggerti dallo stesso mondo che vorrei regalarti, ma non posso. E per un padre come me. Beh, diciamo pure per me, non potere è frustrante. E mi comporto come un idiota, come dice mamma.”
La ragazzina ridacchiò, sommessamente.
“Ma Nina, non voglio essere un ostacolo per te, per le tue esperienze. Voglio che tu viva. E purtroppo devo accettare di vederti soffrire, se voglio vederti vivere. Perché, amore, è triste ma la vita è piena di delusioni, e tu lo sai già molto bene. Ma non ci si abitua mai a viverle. Bruciano sempre, e ti lasciano a terra per un po’. Ma non devi mai lasciarle vincere, okay? Perché i brutti momenti, il cuore spezzato, il dolore, i tradimenti, le delusioni, fanno parte della vita, ma non sono la vita stessa, hai capito tesoro? E non importa quanto qualcuno sia importante per te, nessuno, nessuno, nessuno, è degno di farti sentire piccola, inadeguata o umiliata. Nessuno può calpestarti, okay piccola? Perché tu sei brillante, piena di talento, forte e meravigliosa. E non lo dico solo perché sono tuo padre. A volte noi uomini ci mettiamo molto a vedere le cose come stanno. Siamo lenti. E stupidi. Soprattutto a vent’anni. Ma anche a quaranta. E a cinquantasette. Ma tesoro, se c’è una cosa che posso prometterti, è che non importa quante volte la vita ti farà a pezzi. Io ti vorrò sempre, sempre, sempre un bene enorme ed infinito, e niente potrà mai impedirmi di correre da te e provare ad aggiustarti. Okay? Te lo prometto.”
Nina aveva smesso di disperarsi, le lacrime le luccicavano ancora sul viso, aveva stretto a sua volta il padre in un abbraccio.
“Sono così felice che tu sia il mio papà.” sussurrò “Ti voglio tanto bene.”
Jared la baciò, e le sorrise.
“Allora, vuoi ancora tornare a casa?”
Lei si schiarì la voce.
“No, credo che passerò il resto della serata con le mie amiche.”
“Okay, tesoro. Chiamami se avete bisogno di un passaggio a casa.”
“Grazie di essere stato invadente e paranoico, papi.”
“Non c’è di che scimmietta.” le disse in rimando, facendole l’occhiolino “Quando vuoi.”

Jared non era ancora salito in macchina, quando Chris, concitato e confuso, seguito da una ragazza dai capelli lunghi e biondi, decisamente più grande di lui, si precipitò fuori dal giardino scontrandosi con Shanina.
“Lasciami stare, Chris.”
“No, Nina, aspetta, non hai capito, io…”
“Beh, non mi interessa capire, lasciami in pace.”
“Ma Nina!”
“Mason” tuonò Jared “Mia figlia ha detto che vuole essere lasciata in pace. Riesci a comprendere?”
Christopher impallidì notevolmente.
“Signor Leto, con tutto il dovuto rispetto, e gliene porto moltissimo, vorrei tanto che Shanina mi ascoltasse, perché c’è stato un malinteso.”
“Sentiamo allora!” sbottò la ragazza.
“Nina, lei è April…”
“Chris…”
“…mia cugina.2
Shanina arrossì violentemente.
“Ah. Tua… cugina.” balbettò la ragazza, stringendo imbarazzata la mano che la bionda le porgeva.
“Sì. Lei vive a San Francisco, e visto che si trovava in città stasera, ha pensato di venirmi a portare i biglietti per quella mostra a cui tenevi tanto. Quella che si terrà lì ad agosto.”
“Quella esaurita da mesi? Quella a cui anche mio padre voleva andare ma nemmeno lui ha trovato i biglietti?”
“Sì, quella. Lei ci lavora, e le sono saltati fuori due biglietti. Io mi trasferirò dopo poche settimane e avevo pensato che sarebbe stato carino andarci insieme… Ma se preferisci andare con tuo padre i biglietti sono vostri.”
Nina scosse la testa incredula, tirò Chris in un abbraccio e gli stampò un bacio a fior di labbra.
“Oh, cretino che non sei altro, certo che ci verrò con te! Sei il migliore Chris!”
Jared si schiarì la voce e la figlia lo guardò.
“Beh, magari non proprio il migliore. Ma hai buone chance per il secondo posto.” sorrise.
“Mi dispiace che Chris ti abbia fatto arrabbiare per colpa mia, Nina. Se solo l’avessi immaginato io…”
Nina arrossì di nuovo, stringendosi nelle spalle.
“E’ tutto a posto adesso.” biascicò, imbarazzata.
“Torniamo dentro?” domandò il ragazzo. Shanina guardò di nuovo il padre, che annuì, sorridendole, e si avviò tirandosi dietro Chris verso l’ingresso del giardino.
“Mason!” lo chiamò Leto, appena prima che entrasse. La ragazza proseguì, e lui si voltò verso suo padre.
“Ottima idea, Christopher.” disse. Il ragazzo si rilassò appena. “Ma ti tengo comunque d’occhio.”
Chris deglutì.
“Certo che sì, signore.”
Jared ridacchiò e si infilò in macchina.
“Cos’hai da ridere come un idiota?” gli domandò Shannon.
L’altro non rispose, e sempre ridacchiando, si mise a guidare verso casa.

-- -- -- -- --


Jared si svegliò di soprassalto.
Marie era china si di lui, che gli toccava dolcemente una spalla.
Nina, un fagottino di quattro anni, era addormentata sul suo petto, i riccioli rossi ad incorniciarle il viso, la pelle lievemente abbronzata dalla giornata passata in spiaggia.
Era stato solo un sogno.
Era ancora piccola, era ancora sua, tutta sua.
Lui era ancora tutto il suo mondo, le braccia tra cui si addormentava, la voce che la cullava, l’uomo che la proteggeva.
Era lì, completamente abbandonata contro di lui, serena, al sicuro, persa nei suoi sogni di bimba.
“Ehi.” sussurrò Marie, carezzandogli dolcemente una guancia.
Lui la lasciò fare, beandosi di quel contatto più a lungo del normale.
“Tutto bene? Scusa se ti ho svegliato, credo stessi sognando, eri agitato, ma sorridevi. Ti dispiace se metto giù Nina?”
Jared scosse la testa, aiutando Marie a mettere a letto la bimba
“Hai fatto bene a svegliarmi.” le disse, prendendole un polso e tirandola sulle sue ginocchia, facendole prendere il posto della figlia.
“Era un brutto sogno?”
“No.” soffiò lui, sulle sue labbra “Non era brutto. Ma preferisco quello che posso vedere qui, ora.”
Marie sorrise, felice.
“Anche io.”






*Shannon, perdonami. Non ti voglio male. Prendiamola in ridere tutti quanti, su. Te lo sei un po’ meritato ziotto. Ti vogliamo bene lo stesso. ;D

Spazio Autrice: Non. Ci. Credo Sono tornata. Probabilmente non ci state credendo nemmeno voi. Probabilmente mi tirerete addosso pomodori marci e mi punirete e non mi recensirete mai più per aver fatto passare così tanto tempo.
Lavoravo su questo aggiornamento da mesi. M E S I.  E proprio non volva uscire come volevo io. Poi oggi ho preso a scrivere e non mi sono più fermata. E mi sono divertita. Un sacco. E mi sono sciolta. Tantissimo. Leto padre dell’anno. Del secolo. Di tutti i tempi. Cazzate, semmai il padre dell’anno sono io, muahahahahahahahah.
However, ringrazio già da ora chiunque avrà la bontà d’animo di lasciarmi un piccolo parere su questa OS, chi la leggerà, chi si divertirà, e chi mi tirerà addosso le noci di cocco.
Come in quella precedente, vi dico che se avete qualche prompt, situazione, spunto di cui vorreste leggere e in cui vorreste vedere implicata questa famigliola, non avete che da suggerire, io cercherò di accontentarvi tutti, tempo e ispirazione permettendo. Lo prometto.
Magari tardi, ma arrivo.
Il prompt del ballo scolastico mi era stato proposto da @giofromearth, ciao! Spero tu legga, e soprattutto spero di aver soddisfatto le tue aspettative, ecco ;)
Un abbraccio grande, alla prossima.

Mokusha.

   
 
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