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Autore: nettie    16/02/2015    2 recensioni
Andai in cerca di guai, e ragazzo, trovai lei. Era la notte di Halloween, passeggiava lentamente su un marciapiede e osservava i bambini in costume fare “dolcetto o scherzetto” con un amaro sorriso sul volto. Inizialmente cercai di avvicinarmi un po’, pedinarla, come posso dire.
( !! SONGFIC !! Black no. 1 - Type O Negative. )
Genere: Dark, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
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She’s in love with herself,

she likes the dark.

An’ on her milk white neck,

the Devil’s mark.

 

Andai in cerca di guai, e ragazzo, trovai lei. Era la notte di Halloween, passeggiava lentamente su un marciapiede e osservava i bambini in costume fare “dolcetto o scherzetto” con un amaro sorriso sul volto. Inizialmente cercai di avvicinarmi un po’, pedinarla, come posso dire. Non so proprio cosa mi fosse saltato in testa quel giorno, ma è stata probabilmente l’azione più bella della mia vita. Man mano che la osservavo notavo che sì, era sempre più bella, quasi un angelo -- no, un demone venuto dagli Inferi per rapirmi. Perché sì, saranno passati anche anni e anni, ma io ancora non me la sono tolta di testa. Quando probabilmente mi avvicinai un po’ troppo lei si girò, mi squadrò da testa a piedi. La pelle di porcellana, boccoli neri ad incorniciarle il viso, due occhi come l’universo. Neri, ma così pieni di stelle. Ragazzo mio, ci avrei potuto passare l’eternità immerso in quei due fottuti occhi. Probabilmente il mio sbaglio più grande fu proprio quello di rimanere a contemplare i suoi occhi, perché venni svegliato da quel sogno e catturato da lei, la sua voce era una delle più belle melodie mai udite in tutta la mia vita. Mi aveva chiesto che cavolo ci facessi lì, e perché la stessi pedinando. Non seppi cosa rispondere, ma lei non accennava ad arrendersi, finché non alzò un po’ troppo il tono della voce, spintonandomi appena. Quella sua reazione mi fece ridere, insomma, io ero un giovane uomo, lei era una bambolina di porcellana, avrei potuto schiacciarla in qualsiasi momento, se solo avessi voluto. “Che coraggio!”, pensai. Alcuni bambini si girarono, guardarono entrambi con facce strane. Le dissi il mio nome, lei mi disse il suo. La seguivo semplicemente perché era troppo bella, “volevo assicurarmi che fossi umana”, dissi. Solita frase da playboy sprecato, penso di aver fatto una brutta impressione fin da subito, lei era così arrogante e orgogliosa che quasi pensai di aver beccato una gallina qualunque.

 

Well, when I called her evil,

she just laughed.

Well, cast that spell on me,

booh, bitch craft.

 

Era una fottuta strega, ragazzo mio. Non una di quelle streghe comuni, una strega malvagia e stupenda allo stesso tempo. Pallida come un foglio di carta, sempre vestita di nero. Sembrava avere una terribile influenza negativa su tutto ciò che si avvicinasse a lei. Tingeva di nero qualsiasi cosa, come posso dire. A volte mi sembrava abbastanza strana, una piccola macchiolina nera al mio fianco. E stanne sicuro, che da quel trentuno Ottobre, non ci siamo più lasciati. Mi trascinava in negozi e negozi, portavo le sue buste piene di vestiti, le piaceva spendere un po’ ovunque, e aveva ottimi gusti musicali. Sono state tante le sere passate ad ascoltare a ripetizione un vecchio vinile e a ballare, a guardare le stelle, fantasticare. Era interessata al paranormale, i fantasmi, non era molto religiosa, passavo le ore ad ascoltarla parlare, era come se mi ipnotizzasse. Sapeva molte cose, di questo mondo e non, conosceva molte culture, molte delle quali non avevo neanche sentito nominare, nonostante io sia stato sempre un uomo molto devoto allo studio. Sembrava quasi venire da un altro mondo, e lei che diceva di essere nata e vissuta a Brooklyn. Ormai era diventata la mia unica e migliore amica, da quella notte di Ottobre. Non so se lei fosse una mia specie di controparte femminile mandata da Lucifero per farmi perdere la testa o cosa, ma se fosse stato davvero così, beh, Lucifero ci ha proprio indovinato. Era così imprevedibile, più mi faceva irritare più mi sentivo attratto da lei. Sembra impossibile, ma è così. Ed’è così, che in quel maledetto giorno di Dicembre, lontani anni novanta, mi feci avanti e la baciai. Baciai una piccola orfanella, perché sì, non aveva famiglia. Sembrava proprio uno di quei baci da film, sotto la pioggia e immersi nel freddo più assoluto, ma è stato bello, emozionante, direi. Aveva le labbra morbide, amare, tinte di un rossetto nero pece, mai nessun bacio è stato più bello. Solo quando le marchiai il collo, così bianco, capii che il demone ero proprio io, lo ero diventato per colpa sua. Maledetta strega. Ero diventato suo succube, dipendente, ero un malato e lei era la mia unica cura.

 

Little wolf skin boots,

and clove cigarettes.

An erotic funeral,

for which she’s dressed.

Her perfume smells like burning leaves,

everyday is Halloween.  

 

E fu così che quella maledetta strega mi portò all’altare, ragazzo mio. L’errore più bello della mia vita. Ovviamente, non poteva assolutamente essere un matrimonio in regola, la sposa era vestita di nero dalla testa ai piedi. Non si sa se quella messa fosse stata per noi come una condanna a morte, perché di lì in poi, solo sofferenza. Era il trentuno Ottobre del ‘95, una cosa fatta dopo i miei studi, una cosa tempestiva e preparata forse troppo velocemente. La raccolsi quindi dalla strada e le diedi un tetto assicurato, amore, cura ed attenzione. Sigillammo il nostro sentimento fra delle lenzuola nere, profumavano di rosa, proprio come lei. Ormai era parte di me, sono tutt’ora legato a quella strega, la sento ancora qui, vicino a me. Qualche anno dopo, l’unico regalo che tua madre mi ha lasciato. Mi ero talmente abituato a vederla passeggiare per casa, con un paio di pantofole di qualche numero più grande, e una morbida vestaglia nera, che quando sei venuto al mondo tu fu quasi un trauma, più grande del primo. Eri il nostro piccolo regalo, abbiamo scelto con cura il tuo nome. L’unica cosa che mi ha stupito veramente tanto, è come lei in tutti quei lunghi anni non sia cambiata di una virgola, neanche fisicamente, mettendo da parte la gravidanza. Era come se rimanesse una diciassettenne a vita, come in quella notte di Halloween, trentuno ottobre. Era giusto che ti parlassi della reginetta dell’orrore che è stata quella donna, non una donna qualunque, la mia donna, La Donna. Poi è scomparsa poco dopo la tua nascita, come tu sai bene, e questo mi lascia sempre più perplesso. Probabilmente era davvero un demone, probabilmente ha fallito nell’intento del rovinarmi la vita. Se ne è andata proprio così com’è venuta, nel bel mezzo del nulla. E le somigli, hai i suoi stessi occhi, i suoi stessi modi di fare. Arrogante, e orgoglioso al massimo.


“Lovin’ you was like lovin’ the death.”

   
 
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