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Autore: Rain_Flames    16/02/2015    1 recensioni
Niall Parker è il più giovane allenatore ad aver sconfitto ben due Leghe con l'utilizzo di soli tre pokémon.
Ora ha ventidue anni e per uno strano scherzo del destino deciderà di ricominciare tutto da capo per ritentare l'impresa con la Lega di Hoenn.
Quali saranno i suoi nuovi compagni di viaggio? Ma soprattutto quali nemici sarà costretto ad affrontare?
***dal primo capitolo***
[...]
Avevo soldi e fama, ma mi mancava tutto il resto. La frenesia, la voglia spasmodica di arrivare subito al top, non mi avevano fatto apprezzare la Regione: di tutti i posti in cui sono stato vi assicuro che non ne ricordo chiaramente nemmeno uno.
A che cos'era servito quindi stare su tutti i notiziari? A niente, tutti si sono subito scordati di me ed io sono rimasto con un pungo di mosche in mano.
C'è da dire un'altra cosa, amo i pokémon, li trovo dei compagni di viaggio stupendi ma non posso dire altrettanto delle persone: quelle tradiscono e tramano alle tue spalle e quando non riesci a fidarti nemmeno del tuo migliore amico, capisci che forse hai sbagliato qualcosa.
[...]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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A trip through the truth

Chapter IV
 


A causa di un errore con l'html il precedente capitolo si era mangiato una parte del testo... L'ho evidenziato con il colore blu, consiglio vivamente a chi non lo avesse già letto di controllare in quanto è una parte piuttosto fondamentale per la storia. Introduce infatti il Team Idro. Mi dispiace per l'inconveniente e vi ringrazio in anticipo per essere arrivati fino a qui ^^. Un bacione, Rain




Eravamo finalmente arrivati nella città in cui avrei trovato la prima Palestra da sconfiggere, mentre i miei Pokémon stavano riposando andai insieme a Kira a verificare gli orari della palestra. Attraversammo Ferrugipoli a piedi e ci prendemmo il tempo per ammirare i palazzi e le costruzioni del posto.
Era un luogo molto modesto in realtà, ad est e ad ovest era circondata dal bosco, mentre a nord si espandevano alcuni terrazzamenti di terreno che davano poi la possibilità di arrivare ad una spiaggia. Qualcosa mi diceva che insieme alla mia compagna di viaggio ci saremmo accampati nei dintorni.
Continuammo a camminare sul lastricato di pietra che componeva la pavimentazione e osservai ammirato le recinzioni in ferro battuto che si potevano scorgere un po’ ovunque e i lampioni che dovevano essere decisamente caratteristici per il posto.
Arrivati davanti alla Palestra ci guardammo attorno e notai che sulla sinistra c’era un palazzo alto diversi piani, che si estendeva inoltre in più edifici verso il mare. Dall’insegna capimmo essere la Devon SPA, l’azienda dell’uomo che avevo salvato al mattino nel Bosco Petalo.
«Sarà tornato tutto intero?» mi chiese Kira.
«Verifico gli orari della palestra e poi andiamo a dare un’occhiata» risposi tranquillo.
Entrammo per chiedere informazioni e quello che si presentò ai nostri occhi furono delle immense pareti rocciose con sculture di Pokémon roccia molto imponenti. Prima di poter accedere all’area lotte però, era stato creato una specie di museo -forse era meglio chiamarla mostra- nel quale erano stati esposti alcuni fossili e dei modellini di stratificazione del terreno che illustravano perfettamente la geologia di Hoenn. C’era persino un modellino in scala di tutta la regione e vidi Kira avvicinarsi piuttosto interessata al plastico, mentre io consultavo il ragazzo alla reception.
«Buongiorno» dissi cordiale «Volevo sapere gli orari della Palestra».
«Ogni mattino alle nove si svolgono le selezioni, prima di cominciare deve iscriversi compilando questi fogli» disse porgendomi una teca e una penna con il loro logo «una volta superati i due turni del mattino si potrà sfidare la capopalestra Petra nel pomeriggio a partire dalle ore quindici».
«Perfetto, quindi se io porto la documentazione compilata domani mattina posso partecipare alla competizione?» chiesi per essere sicuro di aver capito bene.
«Esattamente» rispose gentilmente l’uomo «per affrontare la Palestra consigliamo Pokémon in grado di usare mosse di tipo acqua, erba, volante e lotta. In bocca al lupo».
«Evviva il lupo» risposi rimediandomi un’occhiataccia, ringraziai e raggiunsi Kira.
«Io ho finito, quando vuoi possiamo andare» dissi affiancandola.
«Guarda» mi disse elettrizzata trascinandomi più vicino a lei «Qui!» esclamò «È qui dove vivevo prima con il branco. In questa foresta!»
Il punto indicatomi sul modellino dalla ragazza era un posto disperso a nord-est di Forestopoli e mi chiedevo che cosa li avesse fatti radunare tutti in quel luogo originariamente. Era una foresta umida e sottoposta spesso a temporali di ogni genere, non vi erano arrivati certamente per diletto.
Sentii nuovamente la testa chiudermisi in una morsa dolorante, tanto che persino Kira si preoccupò della mia improvvisa perdita di colore in viso. Cercai di rassicurarla, ma soprattutto cercai di pensare ad altro.
Andammo a riprendere i Pokémon al Centro medico e decisi di tornare indietro a sfidare gli allenatori che avevamo incontrato lungo il percorso dalla fioreria alla città mentre eravamo con Violetta.
Finalmente ebbi modo di testare le abilità di Ralts e Mudkip, che si rivelarono due compagni di viaggio molto diversi tra loro, ma estremamente utili.
Il “fratellino” di Kira era molto riflessivo, scrutava bene l’avversario prima di attaccare e preferiva infliggere poche mosse ma in maniera potente e molto precisa. Lo starter d’acqua invece, attaccava. Non gli interessava se era svantaggiato rispetto all’avversario, lui andava deciso senza preoccuparsi delle conseguenze. Avrebbe spostato una montagna a testate se solo glielo avessi ordinato.
Ebbi modo di provare anche una lotta doppia contro una coppia di gemelle che mi sfidarono con un Lotad e un Seedot, io provai ad usare Torchic e Mudkip e vidi nella loro caparbietà un ottimo punto d’incontro tra i due.
«Hai una squadra niente male» disse Kira mentre tornavamo in città «Pensi di riuscire al primo colpo domani?»
«Ti dirò che ero un po’ preoccupato quando sono partito, ma visto l’ultimo arrivato credo proprio che sarà un gioco da ragazzi».
«Sbruffone» mi prese in giro.
«Stai parlando con Niall Parker, piccoletta» dissi con fare altezzoso «portami rispetto».
La giovane mi guardò e dopo una sonora linguaccia mi rubò il cappellino e iniziò a correre fino all’ingresso di Ferrugipoli. La rincorsi anche se non ci volle molto a raggiungerla e una volta catturata mi ripresi il cappello. Da fuori dovevamo sembrare proprio due bambini delle elementari, ma ammetto che era da tanto che non mi divertivo più così.
«Mi dai una mano ad allenarli?» chiesi quando arrivammo sulle alture a nord.
«Che cosa devo fare?» domandò incuriosita.
«Prima li facciamo allenare un po’, voglio vedere come sono messi a velocità e precisione e poi facciamo qualche lotta uno contro uno».
«Non saprei, non ho mai combattuto prima» mi spiegò.
«Nessun problema, ti insegno io» sorrisi appoggiando per terra lo zaino.
Decidemmo di accamparci sulla sabbia, così montai la tenda per la notte in modo da essere libero da pesi superflui.
Chiesi l’aiuto ai miei compagni di viaggio per cercare rami e legnetti nei dintorni, oltre a qualche pietra per il falò che avremmo acceso quella sera.
Questo mi diede l’opportunità di vedere come ognuno di loro aveva deciso di risolvere il problema.
Mudkip iniziò a prendere a testate una parete di roccia per far staccare alcune pietre che poi trasportava in bocca fino al punto di raccolta. Torchic con dei Bracieri focalizzati diminuiva la resistenza dei rami per poi staccarli con delle Beccate e portarli cercando di svolazzare.
Dratini e Ralts avevano invece deciso di lavorare in coppia, il primo si arrampicava sugli alberi e ne staccava i pezzi con dei vigorosi Avvolgibotta, mentre il Pokémon di tipo psico raccoglieva con i suoi poteri il materiale e li teletrasportava nel punto stabilito.
Osservarli era davvero interessante e così iniziai a farmi un’idea più precisa della mia squadra. Mancavano ancora due componenti ma ero piuttosto sicuro delle scelte a cui avevo già pensato in precedenza.
Di certo i due da tenere più sotto controllo erano gli starter: avevano dimostrato un’elevata potenza, ma avevano bisogno di qualcuno che li indirizzasse meglio durante le battaglie, ed io speravo davvero di riuscirci al meglio.
Una volta raccolto il materiale sufficiente decisi che era ora di allenarsi sul serio.
Con Kira avevamo raccolto dei legni più grandi e consistenti, così li posizionai sulla spiaggia in maniera che fossero alla stessa distanza l’uno dall’altro. Feci sistemare tutti i Pokémon dietro una linea tracciata sulla sabbia e ordinai a turno di colpire i pezzi di legno a distanza.
Torchic utilizzò un vigoroso Braciere e carbonizzò il suo obiettivo. Mudkip decise di usare Pistolacqua e sebbene la potenza fosse davvero impressionante per un esserino così giovane, la sua precisione andava decisamente migliorata.
Dratini attraverso un portentoso Tornado fece alzare in aria il legno per poi farlo ricadere pesantemente a terra.
Ultimo, ma non da meno rispetto agli altri, Ralts con un leggero movimento del capo e delle braccia fece comparire un raggio misterioso che disintegrò in microscopici pezzettini il ciocco di legname.
«E quello che cos’era?» chiesi esaltato dalla potenza scaturita dalla mossa.
«Psicoshock» rispose prontamente Kira «mai visto?»
«Ad essere sincero no, ma è portentoso! Bravo ragazzo» affermai dandogli una pacca di sulla spalla per complimentarmi.
Pensai per qualche minuto a che esercizi fargli fare per migliorare le loro abilità.
«Proviamo una lotta: Ralts contro Mudkip e Dratini contro Torchic».
La ragazza doveva dare le istruzioni al Pokémon psico, ed ero sinceramente curioso di vedere come se la sarebbe cavata, mentre io dovevo capire meglio come lottare al massimo con Mudkip per la sfida del giorno dopo.
«Prima le signore» sorrisi facendo un mezzo inchino.
«Ralts: Fogliamagica» ordinò prendendomi di sorpresa.
Principiante? Come no…
«Spostati» ordinai ma inevitabilmente il Pokémon d’acqua fu colpito dall’attacco fulmineo avversario «Accidenti» sibilai.
Usare mosse elementali contro di loro non avrebbe avuto nessuna particolare efficacia, dovevo perciò puntare sulla forza del mio compagno.
«Azione» dissi velocemente a Mudkip «fammi vedere cosa sai fare» lo spronai.
Prese la rincorsa caricando per bene sulle zampe posteriori ed andò dritto in direzione del suo nemico.
«Teletrasporto» intimò la ragazza alcuni secondi prima che il mio Pokémon piombasse sul suo. Ralts eseguì prontamente l’ordine e sparì dalla vista dello starter facendolo schiantare contro un albero che per poco non si sradicò. Se non lo avesse mancato gli avrebbe arrecato davvero parecchi danni.
«Pistolacqua» contrattaccai subito. Mudkip prese un profondo respiro e infine lanciò un potente getto d’acqua contro il Pokémon psico, che però continuava ad eludere abilmente i nostri attacchi.
«Concentrati prima di attaccare» suggerii e lo vidi così fermarsi in attesa.
«Psicoshock» ordinò Kira e sapevo bene che se avesse raggiunto il suo obiettivo, per noi non ci sarebbe stata speranza.
Il Pokémon fango pesce aspettò che Ralts alzasse le braccia per caricarsi e finalmente scagliò il suo attacco andando a segno.
Non riuscì a sconfiggerlo in un solo colpo ma vidi che a questo punto della lotta entrambi erano piuttosto provati.
«Siete stati bravissimi» dissi prendendo dalla cintura le loro sfere poké «sarà meglio farvi riposare un po’».
«Che cosa? Già finito?» domandò delusa la giovane.
«Ho detto allenare prima, se continuassimo con questo ritmo sarebbero troppo stanchi per domani» le spiegai guardandola bene negli occhi.
La ragazza annuì e poi ricambiò il mio sguardo dubbiosa «Ho fatto qualcosa che non va?»
«Sei sicura che fosse la tua prima lotta?» chiesi perplesso.
«Assolutamente sì» rispose subito avvicinandosi.
«Le questioni sono due: o ce l’hai nel sangue, oppure vivendo con i Pokémon hai sviluppato un’abilità innata» risposi meditabondo.
«Ha importanza?» chiese alzando le spalle.
«Certe che ne ha» ribattei subito «Domani mattina ti iscrivi alle selezioni come me e vinci la tua medaglia».
«Tralasciando il fatto che non ho nessuno nella mia squadra da far combattere se non un uovo, non mi interessa sfidare i capopalestra» rispose schietta.
Sospirai pesantemente, incerto se aggiungere o meno qualcosa con cui ero sicuro avrei dovuto convivere per il resto del tempo che avrei passato con lei.
«Hai promesso di non isolarti» mi rimproverò scherzosamente dando una spintarella con la mano contro al mio bicipite, per poi lasciarla in quella posizione cercando -credo- di rassicurarmi.
«I Pokémon rispondono agli ordini del proprio allenatore se hanno stima e fiducia in lui. Questo legame si può ottenere in diversi modi, ma quello più veloce e sicuro è lottando al loro fianco e imparando a conoscerli meglio di noi stessi» spiegai cercando di essere chiaro «Non credo di avere problemi con loro, ho abbastanza esperienza alle spalle per potermela cavare in qualche modo, ma…»
«Ma?» chiese preoccupata.
«Sì, insomma… eri presente quando ho sfidato la recluta del Team Idro. Credo che non sarà l’unico che incontreremo sul nostro cammino e non voglio farmi trovare impreparato».
«Beh, se ti allenerai non potranno di certo batterti» disse tranquilla.
«Non capisci» sbuffai «Voglio che tu vinca le medaglie delle palestre, in modo che tutti i Pokémon ti rispettino come allenatrice».
«Non riesco a capirne l’utilità, hai ragione. Che cosa potrei mai fare io? Che c’entro in tutto questo discorso?»
«Se… se dovesse accadermi qualcosa, voglio essere sicuro che i miei Pokémon possano difenderti al meglio delle loro possibilità. Se mi dovesse succedere qualcosa prenderai tutti loro e tornerai da tua madre, o a casa mia a Quartisola, come preferisci. Potresti portare anche il branco con te».
Mi guardò seria e sentii la stretta sul mio braccio farsi leggermente più stretta.
«Perché dovrebbe accaderti qualcosa? Loro non ce l’hanno con te, basterà stargli lontano».
Sorrisi amaramente «Mi conosco» risposi semplicemente «so già che farò di tutto per fermarli se ne avrò l’occasione. Questo però non implica il fatto che tu debba essere con me in quel momento. Voglio essere sicuro che non ti accada niente, per questo ritengo che vincere le medaglie potrebbe essere una buona cosa per te. In fin dei conti la strada è la stessa, dovresti aspettarmi comunque… tanto vale che ci provi anche tu. Domani combatterai con Ralts, sono sicuro che non avrete alcun problema».
«Nemmeno io voglio che ti succeda qualcosa» disse di getto.
Le accarezzai la testa sorridendole grato per quell’affermazione così spontanea «Farò il possibile perché non accada, però devi promettermi che se le cose dovessero mettersi male prenderai tutti loro e te ne andrai».
«Io…» disse incerta.
«Per favore» esclamai deciso «Non posso continuare questo viaggio sapendo di metterti in pericolo. O così, o ti riporto indietro».
«Che cosa?» domandò stupita «Vorresti riportarmi indietro?»
«Ho promesso a Gardevoir che prima di tutto ti avrei protetta. Tutto possono dire di Niall Parker, ma non che non mantenga le promesse, fosse anche l’ultima cosa che faccio».
«Quindi se io sfido i capopalestra posso venire con te?» chiese continuando a guardarmi negli occhi.
«Esatto. Voglio che anche senza di me, tu sia indipendente» risposi tranquillo.
«Ok» accettò infine «ma non farti venire strane idee. Se ti succedesse qualcosa mi arrabbierei molto e non credo tu voglia vedermi arrabbiata» disse in maniera solenne.
«Farò il possibile» ribadii «Ora alleniamo Torchic e Dratini ok?».
La ragazza annuì ancora un po’ incerta dalle mie parole e poi iniziammo anche la seconda sfida.
Questi due Pokémon erano molto più equilibrati a livello di forza, era una lotta meno impari rispetto alla precedente.
Kira riusciva a sfruttare bene le potenzialità del piccolo drago che ascoltava ogni indicazione con la giusta calma e attenzione, mentre con il pulcino di fuoco agivo d’istinto. Era decisamente più veloce di Mudkip, peccato che con le sue mosse di tipo fuoco avrebbe fatto ben poco contro la Palestra di roccia.
Una volta terminato l’allenamento preparai uno spuntino per tutti, in modo che potessero rifocillarsi un po’. In seguito li avrei portati al Centro medico cosicché fossero in perfetta forma per il giorno dopo.
«Grazie» esclamai porgendo una bottiglietta d’acqua alla ragazza che si era seduta di fronte a me «mi hai aiutato tantissimo oggi e sei davvero un'allenatrice promettente».
Sorrise arrossendo appena per il complimento «Lo dici a tutte le ragazze che incontri?» mi prese in giro dandomi una spintarella.
Restai in silenzio pensando a quelle parole «Beh… non che ne abbia conosciute molte» ammisi con una leggera alzata di spalle.
«Mi prendi in giro?» chiese divertita.
«No…» scrollai la testa serio.
La vidi corrucciare la fronte «Mai avuto una ragazza?» domandò a bruciapelo.
Mi sentii avvampare e abbassai lo sguardo trovando incredibilmente interessante la sabbia sotto le mie scarpe.
«Dai non ci credo» disse senza alcuna nota di scherno nella voce «sei un bel ragazzo, sei simpatico, sei famoso, avrai avuto qualche amica».
«Sì, amiche si…» risposi cercando di scrollarmi di dosso l’imbarazzo… ma perché eravamo arrivati su questo argomento?
«Non farti pregare» esclamò dondolando «racconta un po’».
«Non c’è molto da dire» pigolai «Ci sono state le classiche amicizie nate ai tempi dell’asilo, ma poi quando mi sono trasferito a Quartisola dai miei nonni ho perso molti contatti. La nonna mi portava ancora a Kanto di tanto in tanto, ma le cose non erano più le stesse. Quando decisi di partire per conquistare le medaglie i nonni non furono molto contenti di lasciarmi andare, ma capirono che l’isola mi stava soffocando e avevo bisogno di viaggiare e scoprire il mondo. Tornai nella casa dei miei genitori, sotto Celestopoli e decisi che sarei ripartito da lì. Quando fui pronto raggiunsi Biancavilla e iniziai il mio viaggio».
«Perché proprio da Biancavilla?» chiese assorbita completamente dalle mie parole.
«Per Ash Ketchum naturalmente» sorrisi «e anche per il Laboratorio del Professor Oak».
Vidi che non coglieva il senso della mia frase così mi affrettai a spiegare.
«I giovani allenatori che decidono di intraprendere il viaggio, solitamente si rivolgono al Professor Oak facendosi affidare un Pokémon starter e il Pokédex su cui registrare ogni esemplare visto durante il viaggio. In questo modo la comunità scientifica scopre sempre più informazioni sui nostri piccoli amici».
«Interessante» affermò sorridendo.
«Già» risposi «E poi da quel piccolo paesino è partito il più grande allenatore che il mondo abbia mai visto. Ash è sempre stato il mio idolo, il sogno di diventare Campione della Lega deriva anche da lui. Quel giorno incontrai un ragazzo che come me aveva deciso di partire all’avventura. Diceva di non aver ancora capito cosa volesse fare nella sua vita e quello gli sembrava un buon punto di partenza».
«Quanti anni avevate?» domandò.
«Io sedici e lui diciassette. Eravamo parecchio fuori fascia d’età per gli standard, forse è proprio per questo che siamo subito diventati amici. Shannon mi ha accompagnato per i tre anni successivi praticamente e insieme a lui Lauren: l’abbiamo incontrata qualche settimana dopo la nostra partenza e si è unita a noi perché voleva conoscere l’intera regione, ma non si sentiva tranquilla a fare quel lungo viaggio da sola».
«Vi siete divertiti?» chiese continuando a mangiare il suo spuntino.
«Un sacco ad essere sincero, ma all’epoca ero una testa calda e alla fine ho mandato tutto a rotoli. Quando me ne sono reso conto era troppo tardi».
Vidi che era combattuta tra il lasciar cadere l’argomento o chiedermi di continuare, così decisi di approfittare della sua presenza per sfogarmi un po’.
Le raccontai di come mi ero innamorato di lei, di come trascorressimo le giornate tutti e tre assieme ed infine di come decisi di partire per Johto trovano una “meravigliosa” sorpresa al mio ritorno.
«Ma è ingiusto» ribatté Kira infervorata.
«Shannon si è giustificato dicendo che io li avevo abbandonati e non poteva sopportare di vederla triste, così ha cercato un modo per consolarla» ringhiai sull’ultima frase.
«Niall mi dispiace davvero tanto!» esclamò la ragazza sedendosi vicino a me per poi abbracciarmi di slancio.
Sorrisi nel vedere la sua reazione e le passai un braccio attorno alle spalle per farle capire che stavo apprezzando il suo tentativo di consolarmi.
«Razionalmente ho la mia parte di colpe» sospirai «però c’ero rimasto piuttosto male».
«Hai parlato al passato» disse raddrizzandosi per guardarmi negli occhi «vuol dire che l’hai superato?»
Pensai per bene a quelle parole. Mi era passata? Più o meno…
«Diciamo che questo viaggio doveva servire a pensare ad altro» dissi rassegnato «Si sposano tra meno di due mesi e con Shannon abbiamo convenuto che non fosse il caso di essere da quelle parti».
«Quindi tu sei partito per non andare al matrimonio dei tuoi ex migliori amici… e questo lo hai deciso con lui?» domandò molto perplessa.
Provai a spiegarle di come Lauren fosse ignara della situazione che si era creata e rimase davvero sconvolta dalla cosa.
«Accidenti quante complicazioni vi fate nella vita» esclamò infine «con il branco non è mai successa una cosa simile. Il si era si ed il no era no».
«Non è tutto così facile» risposi sorridendole «non ti è mai capitato di tenere così tanto a qualcuno da fare qualunque cosa pur di compiacerlo? Di dare tutta te stessa e di metterti in gioco?»
«Mmm…» pensò distrattamente «beh, per Gardevoir…»
«No…» la interruppi «non intendo verso familiari» -il branco era pur sempre la sua famiglia-  «dicevo verso amici o qualcuno che ti piaceva».
«Ho avuto diversi amici quando vivevamo vicino a Forestopoli, ricordo molto bene Tobias: era il mio migliore amico; ma non credo che al tempo potessi provare qualcosa di così importante».
«A dieci anni è normale» concordai.
«Quando le insegnanti iniziarono a fare troppe domande, Gardevoir capì che la nostra tranquillità era in pericolo e perciò vagammo per un po’ trasferendoci a poco a poco verso sud» mi spiegò «da allora ho conosciuto un sacco di persone, ma mi hanno sempre catalogata come quella strana. Credo che potrai capire da solo il perché».
«Non credo che tu sia strana» risposi «sei speciale, è molto diverso».
«Che carino, grazie!» esclamò gettandomi nuovamente le braccia al collo.
«Dico sul serio» esclamai addolcito dalla sua reazione «e poi la normalità è una cosa relativa».
La ragazza si sistemò meglio contro di me e mi solleticò il collo con i capelli.
«Credo che con te potrei anche provare» sussurrò al mio orecchio.
«Cosa?» domandai deglutendo piuttosto stupito dalla sua affermazione. Insomma, mi prendeva completamente in contropiede.
«A dare il meglio di me» sorrise solare come il suo solito «Tu hai detto che secondo te sono una brava allenatrice. Bene, voglio provarci seriamente».
«Oh…» dissi subito colpito dalla sua determinazione.
Ok, lo ammetto… ero anche un po’… deluso.
Stavo forse sperando che mi trovasse interessante in qualche modo?
«Niall?» mi richiamò perplessa facendomi schioccare le dita davanti al viso
«Scusa» dissi scrollando la testa «Sono davvero felice di questa tua decisione, sono decisamente più tranquillo adesso».
Kira sorrise e si alzò in piedi porgendomi la mano «Li portiamo al Centro Pokémon?» domandò aiutandomi ad alzarmi.
Annuii e una volta fatti rientrare tutti nelle Pokéball ci avviammo subito verso la città.
Arrivati consegnai tutti i nostri amici all’infermiera Joy e poi decidemmo di dirigerci alla Devon SPA, anche perché senza i Pokémon non era sicuro uscire da Ferrugipoli.
Chiedemmo di Christian il dipendente che avevamo salvato ed egli ci accolse molto calorosamente nel suo laboratorio, facendoci addirittura passare in zone riservate al personale.
«Che cosa state studiando?» domandò curiosa Kira.
«Di tutto» rispose l’uomo «Dallo studio dei fossili alle megapietre, dalla costruzione di Ball eccezionali fino alla Masterball».
«Voi studiate le megapietre?» domandai senza sapermi trattenere.
«Sì» rispose Christian «Le conosci? Sono in pochi» rispose sorpreso.
«Ho avuto la fortuna di trovarne qualcuna durante i miei viaggi, ma non disponendo del megacerchio le ho vendute ad un allenatore in grado di usarle».
«Un vero peccato, sappiamo per certo che ce ne sono molte qui a Hoenn, ma è difficile trovare allenatori in grado di riconoscerle e usarle, perciò anche studiare i loro effetti è davvero difficoltoso per noi».
«Immagino» risposi.
«Tu sai come sono fatte, se ti lasciassi i miei contatti potresti avvertirmi nel caso in cui te ne capitasse una per le mani».
«Certo nessun problema» risposi annuendo.
«Torna a trovarmi domani» continuò «mi organizzo in modo da farti avere un nuovo C-Gear così potremmo essere sempre in contatto, ci serviva proprio qualcuno che controllasse il territorio».
L’uomo si perse nei suoi pensieri progettando di farmi avere chissà quale nuova diavoleria tecnologica, finì di farci fare il giro dei laboratori e ci diede appuntamento per il giorno seguente dopo il nostro incontro con la capopalestra Petra.
Lo ringraziammo e salutammo per poi dirigerci verso il Centro Medico che ormai era sera.
«Di cosa stavate parlando poco fa?» chiese perplessa Kira «Non ci ho capito niente».
«Beh, da qualche anno sono state scoperte delle pietre in grado di far megaevolvere i Pokémon».
«Megaevolvere?» domandò continuando a non capire.
«È uno stadio successivo rispetto all’evoluzione, ma è temporaneo» provai a spiegarle non avendo comunque molte informazioni di mio «Per esempio con la Charizardite X e un megabracciale potrei far megaevolvere il mio Charizard».
«Perciò diventerebbe più forte» constatò.
«Esatto» risposi «ma anche avendo tutto il necessario, se tra Pokémon e allenatore non c’è uno stretto legame, non succederebbe assolutamente niente».
«Più complicato di quanto pensassi» ammise.
«Già» concordai. Eravamo praticamente davanti al Pokémon Central, perciò ritirai i miei amici e prima di tornare al campo base chiesi a Kira che cosa volesse mangiare per cena. Prendemmo il necessario al Market e poi ci dirigemmo verso la spiaggia.
Per prima cosa accendemmo il falò con il materiale che avevamo preparato nel pomeriggio, sistemai a scaldare la padella e iniziai ad impastare della farina con il latte e le uova in un recipiente.
Cenammo tutti insieme mentre raccontavo delle prime lotte che avevo affrontato contro i capopalestra, inserendo alcuni aneddoti per farli divertire e viste le espressioni di Kira stava decisamente funzionando.
Ci sistemammo sotto le stelle a chiacchierare prima di andare a dormire e lasciai i miei Pokémon liberi di svagarsi come meglio credevano.
«Hai freddo?» chiesi alla ragazza stesa affianco a me.
«Un po’, ma non ho voglia di alzarmi a prendere il plaid» piagnucolò.
Ridacchiai di fronte a quell’espressione così infantile e feci per alzarmi ad andare a prenderlo al suo posto.
«No» mi trattenne a terra «Non l’ho detto per farti alzare».
«Ci metto un attimo» le assicurai.
«No dai… sei troppo buono con me» esclamò accertandosi di riuscire a non farmi alzare trattenendosi al mio busto.
«Morirai assiderata» esagerai.
«Non è vero» rise «Ora ti mostro il mio metodo» esclamò stringendosi più forte a me fino a farmi sdraiare nuovamente.
«Vuoi usarmi come scaldino umano?» sbuffai leggermente imbarazzato.
«Sta zitto» mi prese in giro «Ralts mi passi una coperta?» chiese al suo fratellino che con i poteri telecinetici di cui disponeva fece levitare fino a noi l’oggetto richiesto «Grazie!» esclamò infine raggiante.
«Che razza di pigrona» la stuzzicai.
«Non è pigrizia, è uso intelligente delle risorse» concluse avvolgendosi nel plaid come se si volesse evolvere in un Metapod da un momento all'altro.
Risi insieme a lei e continuammo a guardare le stelle nel cielo della notte. Dopo un’oretta decisi che sarebbe stato meglio andare a dormire, dovevamo essere tutti e due carichi e riposati per il giorno seguente.
«Andiamo a dormire?» chiesi rimettendomi a sedere per stiracchiarmi un po’.
«Mi porti tu?» chiese mezza addormentata.
«Non se ne parla» risposi ridendo.
«Per favore» piagnucolò sfoderando un faccino da cucciolo.
«No» ribadii alzandomi in piedi.
«Niall» richiamò la mia attenzione «Non mi vuoi bene?»
«Questo che c’entra?» chiesi perplesso.
«Dai…» disse mettendosi seduta e allungando le braccia verso di me «Io ti voglio bene».
Mi inginocchiai sbuffando al suo fianco, ero razionalmente consapevole che facesse tutto parte della sua tattica.
«Tu non sai cosa stai dicendo» sussurrai poco distante dal suo viso, per poi farla sbilanciare puntando l’indice contro la sua fronte.
«Che cattivo» esclamò cadendo a terra non riuscendo però a stare seria.
La presi in braccio e scrollando la testa la portai fino alla tenda «Ti sto viziando troppo» affermai.
La sua risata cristallina risuonò nelle mie orecchie e poco dopo ricevetti un bacio sulla guancia come ringraziamento.
«Sì… ti sto decisamente viziando troppo» sbuffai.
«Sei noioso» celiò sbuffando a sua volta.
Ignorai il commento e mi sistemai nel mio sacco a pelo dandole la schiena «Buonanotte» le augurai tranquillo spegnendo la lampada portatile.
«No-io-so» ribadì il concetto punzecchiandomi il fianco.
Chiusi gli occhi rimanendo in silenzio, fino a quando la sentii appoggiarsi contro la mia schiena e sussurrare «Buonanotte».
Verso le cinque del mattino udii un rumore strano provenire fuori dalla tenda. Mi voltai e trovai Kira ancora addormentata, così mi alzai velocemente per andare a controllare in spiaggia.
Quando uscii trovai Ralts che correva nella nostra direzione.
«Che succede?» chiesi confuso.
Il Pokémon mi fece segno di seguirlo così iniziai a correre nella direzione indicata fino ad arrivare al margine più a sud della spiaggia.
«Torna da Kira» dissi al piccoletto che subito si diresse verso la tenda.
Ci misi un attimo a capire, ma quando vidi un branco di cinque Poochyena, andai deciso verso di loro.
Con mia grandissima sorpresa però al posto di Torchic tra i miei compagni di squadra trovai Combusken.
«Mudkip, Combusken: spingeteli verso la spiaggia» ordinai ai due Pokémon «Dratini tieniti pronto, Tuononda appena toccheranno l’acqua».
Tutti e tre si diedero da fare e appena lanciato l’attacco il piccolo drago riuscì a paralizzarli tutti in un colpo.
«Ora andatevene» intimai ai lupi in miniatura che appena poterono fuggirono via guaendo.
«Ragazzi siete stati grandi» esclamai inginocchiandomi sulla sabbia «Combusken ti sei evoluto magnifico!» mi complimentai con lui.
«Combu-sken» pigolò soddisfatto sferrando nel vuoto un paio di pungi a dimostrazione della sua nuova forza.
Tornammo verso l'accampamento e prima di entrare nella tenda gli lasciai alcune baccarancia e baccacedro per rifocillarsi.
Quando mi infilai nuovamente nel sacco a pelo mi accorsi che Kira stava ancora dormendo, così cercai di fare meno rumore possibile.
Inutile dire che il sonno era scomparso, ero troppo eccitato all’idea di avere un’asso nella manica contro la prima palestra. Se fosse stato necessario avrei usato le mosse di tipo lotta del Pokémon di fuoco per mettere fine alla competizione.
La ragazza si mosse cercando una posizione più comoda e la trovò poco dopo contro il mio petto.
Non so se fosse normale il fatto che mi stessi già abituando al suo calore, al suo profumo di erba fresca e pioggia, ma dovevo ammetterlo: mi piaceva sempre di più.
L’avvolsi in un tenero abbraccio e mi godetti questo piacevole momento di pace.
Il sole non era ancora sorto e l’unico costante rumore che si poteva sentire erano le onde che si trascinavano pigre sul bagnasciuga.
Improvvisamente le palpebre diventarono pesanti, provai inutilmente a tenere gli occhi aperti, ma un attimo dopo sprofondai nel mondo onirico.
C’era caos, confusione, non riuscivo a capire dove mi trovassi o il perché. Distinsi a fatica gli interni di un vagone del treno e poi lo vidi. Vidi mio padre trafelato e ansimante.
«Stagli lontana!» lo sentii urlare disperato prima che un esplosione mi accecasse la vista.
Mi svegliai di soprassalto mentre Kira mi teneva il viso tra le mani e chiamava il mio nome a cavalcioni sopra di me.
«Niall calmati» disse sottovoce quasi avesse paura di spaventarmi «sono qui. Calmati».
Cercai di sedermi e mi passai una mano sul volto trovandolo bagnato dalle lacrime.
«Che è successo?» chiese la ragazza spostandomi i capelli dalla fronte per guardarmi meglio «Improvvisamente ti sei messo ad urlare, mi sono spaventata».
«Scusa» balbettai cercando di riprendere fiato.
Anche i Pokémon stavano guardando all’interno della tenda per vedere che cosa stesse succedendo, ma li tranquillizzai con un gesto della mano.
«Niall» disse nuovamente Kira «Stai bene?»
«Credo fosse…» balbettai.
«Un incubo» intervenne lei.
«Sì, credo… era così vivido… sembrava più un ricordo, ma è impossibile» scrollai la testa cercando di calmarmi.
«Tranquillo» ripeté avvolgendo completamente la mia testa fra le sue braccia fino a farmi appoggiare la fronte contro il suo addome,  cullandomi poi dolcemente per cercare di calmarmi.
Presi dei profondi respiri mentre le mani della ragazza mi massaggiavano piano la nuca.
Iniziai a rilassarmi sempre di più grazie al suo tocco, ma non riuscivo ancora a capire come mai avessi fatto un incubo simile.
«Sono appena le sei» mi informò «vuoi riposare qualche ora prima dell’incontro?»
«Non credo di riuscire a riaddormentarmi» dissi abbracciandola a mia volta.
Avevo un estremo bisogno di non sentirmi solo.
«Vuoi fare due passi?» chiese alzandomi il volto delicatamente.
Scrollai la testa e mi lasciai cadere piano sulla schiena, feci segno alla ragazza di fare altrettanto a fianco a me e decisi di lasciarmi coccolare dalle sue premure.
La tenni stretta contro il mio petto, perché in qualche modo tenerla al sicuro mi faceva stare bene. Sentivo che fosse la cosa giusta, qualcosa che andasse oltre la semplice amicizia che potevamo costruire giorno per giorno, come se il destino si fosse messo a giocare con le nostre vite e noi non avessimo altra scelta se non sceglierci volontariamente e aiutarci ad andare avanti.
Complicato? Sì, a volte faticavo da solo a comprendermi, ma non cambiava il fatto che la sensazione fosse quella.
«Sono contenta di averti incontrato» esclamò Kira all’improvviso.
«Davvero? chiesi stupito.
«Sto bene con te» rispose candidamente «e anche se prima mi hai spaventata sei riuscito subito a farmi stare meglio».
«Io?» domandai perplesso «A dire il vero è merito tuo se mi sono calmato».
«Siamo l’uno il calmante dell’altro» sorrise «Forte».
Ridacchiai scrollando la testa e lei ne approfittò per infilarvi una mano torturandomi i capelli.
«Ci pensi che siamo partiti da solo due giorni?» constati pensando che tutto quello che avevamo già passato insieme lo facevano sembrare molto più tempo.
«Ti sei già stufato di me?» celiò strattonandomi appena i ricci.
«Come potrei stufarmi di una ventata d’aria fresca?» risposi accorgendomi solo in seguito di aver dato realmente voce a un pensiero che forse sarebbe stato meglio tenere per me.
Il rossore che le imporporò il viso mi fece capire che il “complimento” -se così volevamo chiamarlo- era andato a segno, non mi restava che sviare l’attenzione.
«E tu? Immaginavi in maniera diversa la persona che ti avrebbe accompagnato in giro per Hoenn?» chiesi velocemente.
«Di certo non pensavo che sarebbe stato così» ammise.
«In meglio o in peggio?» domandai ridendo.
«È strano» disse dopo un po’ «mi sembra di conoscerti da una vita».
«È la stessa sensazione che ho io» sorrisi leggermente imbarazzato «ma non è possibile perché Kanto è molto distante da qui e se anche ti avessi conosciuta quando ero piccolo avresti avuto appena qualche anno. Nel mio caso credo siano i ricordi di Gardevoir a influenzarmi, quelli che conosco ma che ancora non ricordo».
«Se quando ricorderai, qualunque cosa sia, non dovesse piacerti?» chiese rabbuiandosi appena.
Ci pensai un attimo, avevo già preso in considerazione quest’opportunità, ma ero convinto che Gardevoir non avesse motivo di dirmi qualcosa per farmi stare lontano da lei dopo avermela così insistentemente affidata.
«Io sono Niall, quello che hai iniziato a conoscere dall’altra sera. Quello che sente che questo viaggio ci porterà molto più lontano della Lega, che in genere va più d’accordo con i Pokémon che con gli esseri umani e tu sei Kira, una ragazza/Pokémon espansiva e solare. La tua positività contrasta la mia solitudine e la tua impertinenza mi spinge a reagire di conseguenza. Noi siamo questi» conclusi «Non c’è passato o ricordi altrui che potrà cambiare questa cosa».
Mi sorrise dolcemente lasciandomi l’ennesima carezza tra i capelli «Ma se scoprissimo qualcosa di sconvolgente?»
«Analizziamo razionalmente la faccenda» dissi comprensivo verso le sue preoccupazioni «Che cosa potrebbe legarci in maniera così forte?»
«Non saprei» disse alzando le spalle.
«Escludo un legame di parentela» affermai più che tranquillo «Siamo troppo diversi sotto tantissimi punti di vista. Colore dei capelli, colore degli occhi, fisionomia… al massimo potresti essere una cugina alla lontana. Questo di fatto non cambierebbe nulla» spiegai.
«Potrebbe avere a che fare con i miei genitori» propose incerta.
«Può darsi» risposi più convinto «Forse scopriremo che erano amici, questo giustificherebbe il fatto che ci siamo incontrati da piccoli magari».
«Questo significa che probabilmente anche i miei genitori sono morti» si lasciò sfuggire con voce tremante.
«Non credo che Gardevoir ti avrebbe fatto partire sapendo una cosa simile» la tranquillizzai «Comunque non è niente di sicuro, magari non si conoscevano nemmeno, infondo abitiamo in Regioni diverse».
Stette in silenzio e vidi dal suo sguardo che stava elaborando qualcosa di molto più tragico del solito.
«A cosa stai pensando» le chiesi per farla parlare.
«Pensavo che… se… insomma… se i miei genitori fossero stati membri del Team Rocket? Potrebbe essere colpa loro se i tuoi… e tu… tu mi odieresti» disse sotto voce quasi avesse paura che le sue parole si avverassero.
Restai stupito da questo collegamento, ed effettivamente non ci avevo pensato.
«Tu non ne avresti colpa» le risposi appena riuscii a razionalizzare le sue parole «è vero che spesso le colpe dei genitori ricadono sui figli, ma in qualunque caso non sarebbe una tua responsabilità» la tranquillizzai.
«Sì, ma…» provò a ribattere tristemente.
«Kira, sei una ragazza fantastica ok?» dissi costringendola a guardarmi negli occhi «Sei riuscita a tenermi calmo contro la recluta del Team Idro, mi hai aiutato ad allenare i miei compagni di squadra, hai ascoltato la storia della mia vita e mi hai consolato come nessuno aveva mai fatto prima. Anche ora sei qui a preoccuparti per qualcosa che è solo un’ipotesi lontanissima. Tu sei la persona che sto imparando a conoscere e che ho di fronte in questo momento, non la proiezione di spettri altrui. Niente mi farà cambiare quest’idea, va bene? Tu sii sempre sincera nei miei confronti, riprendimi quando sbaglio e noi andremo d’accordo».
Annuì energicamente con la testa per poi nasconderla contro il mio petto.
Le accarezzai piano la schiena restando in silenzio e quando la sveglia stava per segnare le sette del mattino decisi che era ora di cominciare la giornata.
«Vado a preparare la colazione» dissi lasciandole un bacio veloce sui capelli per poi uscire sulla spiaggia.
Mi stiracchiai guardando il sole che iniziava ad essere sempre più alto.
Ralts stava meditando sopra una roccia, mentre Dratini e Mudkip si rincorrevano giocando sulla sabbia tra un’onda e l’altra. Combusken si allenava sferrando calci ad un tronco d’albero sopra l'altura principale.
Sarebbe stata una giornata piena di emozioni, me lo sentivo.
Scaldai un po’ d’acqua nel bollitore per fare del tè o del caffè e preparai alcune fette biscottate con burro e marmellata.
I miei amici mi raggiunsero subito, così diedi anche a loro dei poffin speciali, in modo che fossero carichi per le sfide della giornata.
«Grazie per questa notte» dissi loro grato «avete fatto un ottimo lavoro».
Kira uscì sbadigliando dalla tenda ancora in pigiama e venne a sedersi vicino a me, per poi appoggiarsi in maniera poco aggraziata contro il sottoscritto.
«Sonno» commentò con un altro sbadiglio.
«Vuoi del caffè o preferisci del tè?» chiesi prima di porgerle una fetta imburrata.
«Caffè… decisamente» disse addentandola.
Le servii la bevanda e una volta finito di mangiare ci preparammo per andare alla palestra.
Quando la ragazza uscì finalmente dal suo stato di dormiveglia si accorse dell’evoluzione di Torchic rimanendo piuttosto stupita della cosa e chiese spiegazioni, scoprendo così dell’attacco dei Poochyena.
«Potevi svegliarmi» mi rimproverò «Ti avrei aiutato».
«A dire il vero sono servito a poco anch’io, se l’erano cavata egregiamente da soli» dissi convinto.
«Lo sai che non sono una principessa da salvare vero?» mi rimproverò agitandomi una fetta biscottata mangiucchiata sotto il naso.
«Certo» risposi ridendo «una principessa non avrebbe mai i tuoi capelli di prima mattina» affermai prima di scompigliarglieli ancora di più.
In risposta ricevetti una sonora linguaccia, così mi nascosi dietro ad un’altra fetta di pane per non riderle in faccia.
«Beh, anche tu non è che sei un principe azzurro» rispose leggermente acida facendomi divertire ancora di più.
«Quanto siamo permalose…» la punzecchiai «e comunque non ho mai aspirato a tanto. Sono un guerriero, non un cavalier splendente».

 

Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mantello asciugherò il tuo pianto


«Un guerriero, addirittura» mi fece il verso.
«Certo, ed anche tu lo sei» risposi schietto.

 

Io sono un guerriero
veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre


«Che intendi?» chiese seria.
«Se hai la metà del potenziale che io credo, come allenatrice di Pokémon potresti vincere la Lega prima di me» le sorrisi alzando le spalle, tralasciando un sacco di altri motivi che per ora preferivo non nominare.
«Mi sopravvaluti» rispose tranquilla.
«Ne riparliamo questa sera» conclusi facendole l’occhiolino.
Ci presentammo in anticipo alla Palestra per poter compilare anche l’iscrizione di Kira e mentre lei finiva di firmare io mi ero avvicinato al ring raccogliendo una manciata di terra e polvere per studiare il terreno di gioco.
Quando arrivò l’orario d’inizio mi avvicinai alla ragazza e le passai la Pokéball di Dratini.
«In casi estremi» le sussurrai, poi le consegnai alcune bacche e mi sistemai su una sedia in attesa del mio turno.
«Come fai ad essere così calmo?» domandò torturandosi le mani.
«Perché credo nei miei Pokémon» le sorrisi «Tu credi in Ralts?».
«Sì» esclamò sicura.
«Allora fidati di lui e stai tranquilla» la rassicurai.
Due giovani allenatori combatterono per le selezioni prima di noi ed entrambi passarono, sebbene uno dei due fosse stato messo in difficoltà fin da subito.
Io fui il terzo -e in quel momento mi sentii estremamente vecchio-, ma con dei Pistolacqua ben piazzati contro i due Geodude avversari, la lotta si risolse in tempi brevissimi.
Quando uscii dal campo Kira mi stava sorridendo e aspettava impaziente il suo turno.
«Fatti valere» le dissi con un labiale quando prese posto sul campo di battaglia.
Annuì leggermente ed estrasse la sfera poké contenente Ralts.
Ero più agitato per il suo incontro che per il mio, assurdo.
La guardai cercare di sciogliersi le spalle con delle leggere rotazioni delle stesse ed infine fece uscire il Pokémon parandolo davanti a sé.
Quando iniziò la lotta decise di non dare all'avversario nemmeno il tempo di studiarli un po' e con l'attacco Fogliamagica annientò l'avversario con un solo colpo.
«Sì» esultò a denti stretti pronta al prossimo Pokémon.
«Vai Geodude» esclamò il suo sfidante «Magnitudo» ordinò il suo allenatore.
«Teletrasporto» intimò al Pokémon psico che veloce come un fulmine iniziò a spostarsi da una parte all'altra del campo.
Kira aspettò di disorientare il nemico e poi fece scagliare a Ralts un Psicoshock degno dell'applauso dei presenti.
Nonostante non fosse una mossa superefficace per il tipo l’avversario finì k.o. in un attimo.
«Grande!» mi lasciai sfuggire ad alta voce.
La giovane mi guardò di sottecchi e aspettò che l’arbitro decretasse la sua vittoria.
«È stato fantastico!» esclamò appena uscita «Ho in circolo un’adrenalina pazzesca, ci credo che ti piace così tanto fare l’allenatore».
«Siete stati bravissimi» le battei il cinque «Si vede che tra voi c’è un profondo legame».
«Non vedo l’ora di lottare di nuovo» saltellò eccitata.
«Calmati tigre» risi appoggiandole una mano sulla testa scompigliandole i capelli «Riposati un po’ prima».
Ero contento di vederla così entusiasta e devo dire che tutto questo mi stava decisamente aiutando a non pensare all’episodio spiacevole della mattina. Avere a che fare con Kira era davvero una boccata d’aria fresca.
Aspettammo la fine del primo girone e poi passammo al secondo turno. Alcuni allenatori non riuscirono a qualificarsi per sfidare la capopalestra, ma fortunatamente sia io che la ragazza non avemmo alcun problema.
Portammo i Pokémon al Centro Medico per un breve check-up e poi la portai a mangiare in un ristorantino molto carino la cui vista dava direttamente sul mare.
Mi chiese più nozioni riguardo alle debolezze dei Pokémon che avremmo affrontato nel pomeriggio e mi chiese di insegnarle quanto più possibile.
Spiegai che con un attacco di tipo erba sarebbe andata sul sicuro con Geodude, mentre per il secondo Pokémon di Petra avrebbe potuto avere qualche difficoltà in più, le consigliai di perseverare con la stessa mossa in quanto era l’unica a conoscenza di Ralts di un tipo forte contro Nosepass.
«Tu come farai?» mi chiese.
«Io sfrutterò la forza di Mudkip come ho fatto fino ad ora, ma se dovessi essere messo alle strette userò il Doppiocalcio di Combusken per mettere la parola fine».
«Perché non usi subito lui?» domandò perplessa.
«Tutti hanno bisogno di fare esperienza» le sorrisi «Se usassi sempre lo starter di fuoco negli incontri gli altri non crescerebbero mai».
«Anche se si tratta di un incontro importante?» chiese ancora.
«Sono tutti incontri importanti» annuii «ma proprio perché è un incontro ufficiale in Palestra sono sicuro che Mudkip darà il meglio di sé per dimostrare a tutti quanto vale».
«Quindi anch’io dovrei usare Dratini?» provò a chiedere.
«Dratini è un buon compagno di squadra, ma contro i tipi roccia non è molto avvantaggiato, rischierebbe di farsi davvero male. Arrecherebbe danni è vero, ma non quanti può farne Ralts con Fogliamagica. In ogni caso se dovessi usarlo, ti consiglio Tornado, si è allenato molto ad usarlo in questi giorni perciò dovrebbe essere abbastanza forte».
«Che mi dici di Dragofuria?» domandò lasciandomi piacevolmente sorpreso.
«So che Dragonite gliel’ha insegnata prima di partire» ammisi «è una mossa estremamente potente ma spesso rischia di non andare a segno. Non ti consiglio di rischiare, volevo aspettare che crescesse ancora un po’ e poi allenarlo a padroneggiarla per bene».
«Accidenti quante cose ci sono da tenere in considerazione» disse rilassandosi contro lo schienale della sedia «devo ancora imparare un sacco di nozioni».
«Non pensare che tutti gli allenatori usino questo metodo» risposi compiaciuto «solo i migliori sfruttano al meglio le qualità dei loro Pokémon».
«Oh» ridacchiò «così ti consideri uno dei migliori».
«Modestia a parte so fare bene il mio lavoro» le strizzai l’occhio «Credimi ci ho messo un bel po’ per diventare bravo, ma ho avuto modo di apprezzare i risultati e se ora le mie conoscenze ti saranno d’aiuto sono felice di essere arrivato a questo punto».
«Sai sempre cosa è giusto dire vero?» mi punzecchiò un braccio.
«Si chiama essere diplomatici» le spiegai «a volte serve di più del saper lottare».
«Voi umani siete proprio strani» sospirò scrollando la testa.
«Ti ricordo che lo sei anche tu» puntualizzai.
Ci pensò un attimo «Circa… altrimenti non mi avresti portata con te» celiò.
Forse non aveva tutti i torti.
Il pomeriggio ci presentammo alla palestra puntuali e subito vedemmo Petra pronta per le sfide quotidiane.
«Siete in cinque… più del solito» constatò «Iniziamo subito allora, chi vuole sfidarmi per primo?»
«Vai per ultima» sussurrai a Kira che annuì prontamente.
«Tu!» esclamò diretta a me «Invece di chiacchierare fammi vedere cosa sai fare».
Sorrisi e misi mano alla cintura prendendo la Pokéball.
«Ai suoi ordini» esclamai avvicinandomi.
«Non sei un po’ troppo vecchio?» domandò scrutandomi di sottecchi mentre il suo assistente continuava a fissarmi con insistenza… era fastidioso.
«Ho avuto da fare in questi anni» celiai.
Stava evidentemente cercando di irritarmi e distrarmi.
Vincere contro Geodude fu fin troppo facile, dopo un Pistolacqua scagliato nemmeno a piena potenza l’arbitro aveva dichiarato il Pokémon sconfitto.
«Forza Nosepass» disse mandando la sua seconda scelta.
«Mudkip, Fangosberla» intimai al mio compagno. Sapevo che questo Pokémon era decisamente più forte e volevo ridurre la sua precisione prima di rischiare di essere colpito.
L’avversario incassò il colpo, scrollò la testa per riprendersi e si preparò ad attaccare.
«Rocciotomba» ordinò Petra e mi stupii del fatto che non cercasse di rafforzare il suo Pokémon come era solita fare, secondo le mie fonti.
«Mudkip, Pistolacqua contro le rocce» ordinai facendolo correre verso l’avversario.
Sapevo di quale potenza era dotato e se solo l’attacco fosse riuscito a penetrare le difese nemiche gli avrebbe arrecato almeno un po’ di danno.
Le mie previsioni si avverarono e vidi il Pokémon roccia in seria difficoltà.
Petra gli lanciò una baccarancia ed io decisi di mettere fine al combattimento.
«Fangosberla» dichiarai e subito Mudkip eseguì l’ordine.
L’avversario nel tentativo di prendere la bacca si sbilanciò sorpreso dall’attacco e quando ordinai un ultimo Pistolacqua non arrivò a difendersi, così riuscii ad avere la mia vittoria.
«Molto bravo» disse Petra a denti stretti «Il tuo Pokémon è decisamente forte, hai meritato questa medaglia».
«Grazie» risposi «È stata un’ottima avversaria».
Guardai verso Kira che contenta per me aveva alzato il pollice sorridente.
L’occhialuto assistente mi prese da parte per firmare i registri che attestavano la mia vittoria e quando firmai lo vidi iniziare a tremare.
«Tutto ok?» chiesi preoccupato.
«Tu sei… o mamma…» balbettò.
Sorrisi facendogli segno di stare in silenzio «Sono in incognito» dissi fintamente misterioso.
«Certo… certo» rispose annuendo velocemente.
«Che succede qui?» domandò la capopalestra dopo aver rivitalizzato i suoi compagni di squadra «Ci sono problemi?»
«No, nessuno» affermò l’assistente ancora evidentemente agitato.
Era da un sacco di tempo che non vedevo reazioni simili nei miei confronti… strano ma piacevole… per il mio ego.
«Se hai finito puoi anche andartene» mi rispose in malo modo.
«Ti ho fatto qualcosa?» chiesi scocciato dal suo atteggiamento, mandando a quel paese la forma di cortesia.
«Certo che no, Niall “Parktrer”…» sbuffò.
Ancora quello stupido soprannome…
«Sai chi sono?» chiesi sorpreso.
«Il Professor Birch mi aveva avvertito del tuo arrivo» sospirò «Voleva che ti dessi il giusto benvenuto a Hoenn, quindi sapevo già che sarebbe stata una sfida persa in partenza».
«Per questo sei arrabbiata?» domandai confuso dalla situazione.
«Nemmeno tu saresti molto contento sapendo di perdere dando il meglio di te» mi apostrofò schietta.
«Sì, ma come vedi ti ho sfidato con uno starter di Hoenn» risposi «Volevo fosse una lotta alla pari».
Sbuffò scrollando la testa e infine mi sorrise forzatamente «Sei stato bravo ed io qui ho del lavoro da fare» esclamò lasciandomi interdetto mentre andava a sfidare il prossimo avversario.
«Quella non è normale» bisbigliò Kira quando l’affiancai.
«Speriamo che gli altri capopalestra prendano un po’ meglio la mia presenza» borbottai dispiaciuto.
Seguimmo le altre sfide e purtroppo due allenatori non riuscirono a sconfiggere Petra, quando fu quasi il turno di Kira attirai la sua attenzione tirandole una manica della maglia.
«Vuoi Combusken al posto di Dratini?» le chiesi sotto voce «Io non l’ho usato perciò non possono sapere che è mio».
«Mi stai dicendo che è vietato usare Pokémon di altri allenatori?» mi chiese con uno sguardo di rimprovero.
«Non è contemplato nelle regole ufficiali» minimizzai «ma se rispondono ai tuoi comandi e hai la loro sfera poké non nasceranno dubbi. Io ho già detto a tutta la mia squadra di ubbidirti sempre se dovessero combattere con te, inoltre tu li puoi capire perciò… se ci sono problemi sai com agire di conseguenza».
«Mi fido di Ralts» esclamò con un tono che sembrava non ammettere repliche.
«Nosepass è un osso duro» l’avvertii.
«Ce la posso fare» disse tranquilla.
«Allora buona fortuna» dissi alzandomi in piedi con lei per poi abbracciarla dandole qualche pacca d’incoraggiamento sulla schiena.
La vidi prendere posto e lasciare uscire Ralts dalla sfera.
Feci giare le mie sul palmo della mano e sperai ardentemente che non dovesse ricorrere all’aiuto del secondo Pokémon, altrimenti si sarebbe accorta che l’abbraccio di poco prima era servito per scambiare Combusken con Dratini.
L’incontro si svolse regolarmente e sebbene vidi Ralts molto provato alla fine della battaglia riuscì a vincere anche contro Nosepass e così anche Kira vinse la sua medaglia Pietra.
Firmò il registro come avevo fatto io in precedenza e appena uscita dal ring mi saltò praticamente in braccio.
«Bravissima!» esclamai contento effettuando nuovamente lo scambio delle due sfere in dimensione ridotta: evidentemente rubare per anni il portafoglio a Shannon, ridendo ogni volta che voleva utilizzarlo e non era più in grado di trovarlo, erano serviti in qualche modo.
«Mi sono davvero divertita» esclamò rubandomi il cappello per metterselo in testa «e troverò il modo per convincerti che anche le mie sono scelte ponderate» concluse guardandomi severa.
«Come te ne sei accorta?» chiesi spiazzato. Avevo decisamente cantato vittoria troppo presto.
«Diciamo che “espansivo” non è il primo aggettivo che mi verrebbe in mente parlando di te… l’abbraccio di prima mi ha insospettito» rispose tornando a sorridere.
«Mi fido di te…» dissi sincero «e mi farò perdonare» affermai riprendendomi il cappellino, posandole in cambio un bacio sulla fronte con fare innocente.
«Su questo non ho dubbi» rispose e l’occhiata furba che mi rivolse non prometteva niente di buono. Avrebbe decisamente trovato un modo molto efficace per farmi pagare ammenda.

 



Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^_^
Grazie di nuovo per essere passati :)
Ammetto che nonostante le numerose visualizzazioni non ho ricevuto molte recensioni... perciò mi stavo chiedendo come poter fare per migliorare.
Non vi piace la storia? Capitoli troppo lunghi? Troppo sdolcinato? Troppa poca azione?
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate, perché per uno scrittore avere un feedback è davvero importante.
Bastano due righe non pretendo grandi poemi ^^ solo fatemi sapere se ci siete XD mi sento estremamente sola...
Ok, la smetto!

Tornando alle cose belle (almeno credo) ho aggiornato i capitoli precedenti con qualche illustrazione in più :D

Vi ricordo come sempre che potete trovarmi su
Facebook oppure su Ask

 

In questo capitolo ho inserito una parte del testo:
"Guerriero" di Marco Mengoni - Parole in circolo - 2014

 

A presto ^^
Un bacione, Rain

  
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