Tum. Tum.
Un cuore che batte, un treno che sferraglia. Dalla Cina, alla Russia, all'Europa. Dall'inferno al paese dei balocchi, in uno schiocco di dita.
Liu Chen. Letteralmente, "grazia del popolo". Suo padre era un tipo patriottico. Lo era sempre stato. Nato in Cina, vissuto in Cina, morto in Cina. Lui amava il suo paese. Un uomo semplice, di campagna, ma cinese fino al midollo. E sua figlia se ne stava andando.
Tum, tu-tum. Tum.
Smog. Uomini indaffarati. Fumo. E lavoro, tanto lavoro. Massacrante. Pochi soldi, poco cibo, poca vita. E all'improvviso, aveva avuto poco lavoro. E nessun soldo. Fallimento, dicevano, conto in rosso. Liu non capiva. Troppe parole, senza alcun significato. Quanti termini per dire "morirai di fame".
Tum. Tum. Tum, tu-tum.
Il cuore di Liu batte forte. Era stato facile. Aveva messo tutti i suoi risparmi nelle mani di quell'uomo, David Newman. Sarebbe andata in Italia, avrebbe avuto quasi subito il permesso di soggiorno e lui le avrebbe dato il lavoro promesso.
Tum. Tum.
Vita migliore. Sembra solo un bel sogno, vero Liu? Fin lì era stato facile. Aveva pagato il biglietto di tasca propria, dissanguandosi. Ma non aveva fatto tirare fuori un solo Renminbi a sua madre. E Liu Chen sorride, ingenua e ignara.
Tum, tum-tum. Tum.
Partita con la transiberiana da Vladivostok, con documenti falsi. Ma Mr Newman l'aveva rassicurata: era solo per quei giorni. Poi sarebbe stato tutto regolare. Tutto regolare. Liu sospira. Avrebbe almeno potuto organizzare qualcosa lui. Aveva solo preso i soldi e le aveva ordinato di trovarsi a Milano il 29 febbraio, in via Mastici, 12B. Le aveva dato il contratto in cui lui dichiarava di essersi impegnato a trovarle un lavoro.
Tum. Tum.
Il treno scorre. Arrivata a Mosca Liu scenderà e cambierà treno. Sospira Liu, sospira. Non è semplice cambiare vita, lavoro, paese. Non è semplice lasciare i tuoi amici, i tuoi parenti, una madre che si tiene in vita grazie a delle pillole che costano troppo. Non è semplice Liu, non è semplice.
Tu-tum.
Liu appoggia la testa sul finestrino. Chiude gli occhi. Non sa ancora che non appena arriverà in Italia non ci sarà nessuna via dei Mastici 12B, nessun Mr Newman, nessun nuovo lavoro. Non lo sa ancora. Non sa che verrà guardata male perché "straniera", non sa che dovrà arrangiarsi, che sarà peggio che in Cina, che non l'aiuterá nessuno. Non lo sa.
Tum. Tum, tu-tum.
E se qualcuno glielo dicesse?
Se qualcuno le dicesse che non ne vale la pena? Che rischierà di morire di fame, e che in mezzo alla strada, quando sarà seriamente pensando di prostituirsi, arriverà un tizio che le darà un lavoro in nero, che la sfrutterà, non la pagherà mai abbastanza e la farà dormire in un capannone insieme ad altre centinaia.
Tum. Tum. Tu-tum.
Ma Liu non lo sa. E continua a viaggiare, con il treno che macina, inesorabile, chilometri su chilometri.
Tum. Tu-tum, tum.
E il cuore di Liu batte, batte forte. E spera, e sogna, e immagina e batte. Batte, pieno di idee, speranze, illusioni.
Tum. Tum.
Ma Liu non sa niente. E viaggia senza sapere, verso il paese della Cuccagna che non esiste, che non esisterà mai. Non per quelli come lei.
Tu-tum.
Batte il cuore di Liu. Batte come quello di tanti altri, in barconi, in treni, in camion. Batte il cuore di Liu.
Tum.