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Autore: RoranForteMartello    16/02/2015    1 recensioni
Dopo un incidente all'Accademia Butei di Tokyo, Toyama Kinji decide di realizzare il suo sogno di una vita normale, trasferendosi in una città di provincia dove frequenterà una scuola normale. Peccato che gli istinti appresi in anni di addestramento siano duri a morire, e che la scuola in cui si è trasferito sia tutto tranne che normale. Tra demoni, angeli e la sua fastidiosa malattia, Kinji si troverà coinvolto in eventi molto più grandi di lui, ai quali però non potrà sfuggire pur volendo.
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Storia Cross Over tra [Hidan No Aria] e [Highschool DxD]
Gli eventi sono basati dopo il quinto volume della Light Novel di Hidan No Aria e durante il primo volume di Highschool DxD.
Genere: Avventura, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un Butei alla Kuoh Academy

Disclaimer: Non posseggo ne Highschool DxD ne Hiden No Aria. La storia è scritta senza scopi di lucro

Quarta Pallottola – Scontro nell’alto dei cieli.

Avvertì l’Hysteria Mode attivarsi e la rabbia pervadermi. Se da umano potevo battere un angelo, da demone le mie risorse erano molto maggiori. Per prima cosa estrassi l’auricolare dall’orecchio gettandola in terra. Avrei terminato la battaglia da solo, in fretta, senza che altri fossero costretti a farsi male per colpa mia.

Dopo questo alzai lo sguardo vero l’alto. Mi trovavo ancora sul fondo del cratere mentre la regina nemica era alta nel cielo. Per lei ero solo un cavallo la misera pedina di una donna fin troppo piena di sé. Non si era presa nemmeno la briga di colpirmi durante i momenti in cui ero distratto dall’uscita di scena di Koneko, si era limitata a ridacchiare.

Misi un freno alla mia Hysteria, non volevo ricadere nell’Hysteria Berseker. Koneko stava bene, lei era viva e l’avrei rivista alla fine dei giochi. Quello che dovevo fare ora era vincere e farlo alla svelta. Con un unico balzo fui fuori dal cratere, con uno scatto laterale mi immersi nella boscaglia.

Le mie mani si mossero, le pallottole della Desert Eagle vennero gettati e sostituiti con speciali pallottole Butei ordinate in settimane. Le pallottole Butei erano armamenti non convenzionali, dal prezzo astronomico che potevano avere diversi effetti a seconda delle richieste dell’acquirente.

Ne avevo comprati due caricatori da quindici colpi, ed il primo era già stato inserito. Con uno scatto la pallottola venne spostata in canna mentre iniziai a muovermi per la boscaglia. Qualche istante più tardi iniziarono le esplosioni. Se il nemico non poteva vedermi avrebbe semplicemente distrutto tutto, ma questa era strategia stupida, che le avrebbe fatto sprecare potere e mi avrebbe lasciato in una situazione di vantaggio, in quando dopo la prima esplosione, anziché continuare ad avanzare retrocedetti, nascondendomi nella polvere che impregnava l’aria.

Con la manica della giacca mi coprì la bocca, assistendo al delirio del mio nemico che continuava a distruggere sezioni di foresta l’una dopo l’altra cercandomi ovunque tranne che dove aveva già colpito. Dopo un minuto di attesa, feci crescere sulla mia schiena un paio di ali demoniache. Nella settimana appena trascorsa ero riuscito a malapena ad imparare ad usarle, ma ora come ora era come se fossero semplicemente un prolungamento del mio corpo.

Schizzai verso il cielo, lo sguardo della regina nemica mi intercettò e verso di me volarono numerosi proiettili magici. Evitai di sprecare proiettili contro di loro, avevo calcolato che la temperatura media di ogni attacco era di circa 3000 °C e colpirli avrebbe semplicemente fondere le pallottole, mi limitai a schivarli, avvicinandomi sempre più.

Ad ogni deflagrazione magica ero più vicino, e man mano che la distanza tra me ed il mio avversario diminuiva potevo leggere sul suo viso la preoccupazione. Del resto io ero solo un demone reincarnato, in possesso del pezzo del cavallo, lei era la regina, la più forte della scacchiera. Sarebbe dovuto essere facile per lei annientarmi, annichilirmi, mettermi a tacere.

Ed i suoi attacchi divennero più impetuosi, più veloci, ma anche così io mi limitai ad evitarli, spostandomi all’ultimo istante per darle l’illusione di avermi colpito, prima di avvicinarmi ancora. E sorrisi al suo sguardo stupido, alla sua espressione spaventata.

Doveva temermi.

Doveva pagare.

Lei l’aveva fatta soffrire, l’aveva fatta piangere ed era giunto il momento di incassare la mia vendetta.

Alzai la pistola, sparai un unico colpo.  Un proiettile che viaggio alla velocità di 300 Km/h ed esplose in un’onda di fuoco. Il fuoco avvolse la regina avversaria, che per un istante non riuscì a vedere nulla se non le fiamme che la divoravano. Ma non era ancora sufficiente, delle fiammelle non erano paragonabili all’esplosione che aveva investito Koneko spezzandole entrambe le gambe.

E la mia pistola sparò ancora, due colpi, uno per ogni ginocchio, ognuno dei due caricati con una miscela esplosiva. Più delle ossa, sarebbe stato difficile riparare quelle articolazioni, così fragili ed importanti o per meglio dire far ricrescere quel che restava del moncone delle sue gambe... E la donna urlò, si gettò in picchiata, cercò nella fuga la sua salvezza. Tra le dita stringeva  una fialetta con un liquido trasparente.

Lacrime della Fenice.

Nel rapporto era scritto che avrebbero potuto usarle, dunque non fui sorpreso di vederle. Le lacrime della Fenice curavano ogni ferita, ripristinando anche un certo livello di stamina. Non poteva permettere che le usasse, dunque semplicemente lo impedì. Quando la donna stappò la fiala, sparai altri due colpi. Non mirai alla fiala in se, al contrario calcolai al millimetro la posizione delle gocce prima che toccassero la ferita, colpendole a mezzaria. Le lacrime furono spazzate via, le gambe rimasero maciullate.

E l’espressione sul suo viso era di puro Shock. Doveva fuggire, ma sapeva che non l’avrei permesso. L’avrei torturata, un pezzo alla volta fino a farla sparire per abbandono. E fu in quel momento che nell’aria risuonò la voce del commentatore.

[La regina del gruppo Phenex si ritira!]

Non l’avevo eliminata, il ritiro era stato deciso dal re del suo gruppo. Alzai lo sguardo quando sentì i suoi occhi su di me. Le mie ali da pipistrello mi permisero di fluttuare mentre lui mi raggiungeva usando le sue ruggenti ali di fuoco.

Ecco l’ultimo nemico, la fenice. Dal basso sentì le urla del resto delle nostre squadre che si combattevano, ma con la regina fuori la bilancia pendeva dal nostro lato. Ora mi sarei dovuto occupare solo del bell’imbusto, e poi sarei tornato da lei.

“Quello che hai fatto…”

Raiser sembrava alterato, mi raggiuse in alto rimanendo sospeso proprio davanti a me.

“… tu la pagherai!”

Le ali di fuoco crebbero e si estesero in ogni direzione, ne fui avvolto e per un momento vidi tutto rosso, poi cominciò la mia caduta.

Un attacco inaspettato e veloce mi aveva colto di sorpresa, ma anche così i mei riflessi trenta volte superiori alla media mi avevano permesso di subire un danno minino, restando in partita. La mia veste ignifuga fumava, le mie pistole erano bollenti.

Questo complicava la situazione, ma mi sarebbe bastato aspettare. Con un gesto rapido sostituì il caricatore, spostando le munizioni bollenti in tasca. C’era il rischio che esplodessero da un momento all’altro, ma calcolai una possibilità del 53% che non lo facessero.

Finchè le possibilità erano superiori al 50% allora potevo scommettere su di esse. Il nuovo caricatore sostituì il vecchio e poi la pistola tornò alla fondina, questa volta quella legata in vita e non sotto la giacca. Con un gesto rapido estrassi il mio coltello a farfalla, sorridendo all’ironia della sorte.

Ora che non potevo sparare, dovevo affrontare un nemico al quale sarebbe stato difficile avvicinarsi. Il coltello venne rigirato tra le mie dita, mentre Raiser tornava su di me. Era indubbiamente infuriato, probabilmente più per l’inutile teatralità dietro il mio scontro con il suo servo, che per i danni in sé che le avevo procurato.

Questa volta non mi lasciai cogliere impreparato, il getto di fiamme che volò nella mia direzione fu abilmente scansato e mi ritrovai tranquillamente a girare intorno al nemico. Il suo potere era grande, il suo fattore rigenerativo pure, ma non poteva reggere il confronto con la mia velocità.

Un’onda di potere cremisi volò verso di noi mentre Rias si univa alla battaglia, con un’espressione infuriata in volto. “Kinji! Dov’è la tua auricolare? Non stai assolutamente seguendo il piano!” La rossa era arrabbiata, con ragione, per il mio comportamento dissennato, ma il me in Hysteria Mode non era spaventato da lei, al contrario trovava stuzzicante queste sue emozioni.

Con un tuffo carpiato evitai l’ennesimo attacco di fuoco, avvicinandomi quel tanto che bastava alla mia padrona per sorriderle. Questa volta non ero in Hysteria Berseker, ero perfettamente lucido e conscio di me… ok, forse non era una cosa così positiva visto che appena a portata di mano, mi inginocchiai ai suoi piedi, sfiorandole una mano per trattenerla tra le mie.

“Scusami mia padrona, sto agendo in maniera avventata, ma tutto ciò che faccio è per te. Non posso sopportarlo, il mio cuore non può reggerlo, non posso cederti a lui.”

Con un cenno della mano indicai Raiser, che dal canto suo creò una sfera ancora più grande lanciandola contro entrambi noi. Senza nemmeno voltarmi abbracciai Rias, feci una piroetta laterale, come se stessimo ballando il tango, evitando l’attacco poderoso. I nostri corpi erano uniti un’inscindibile magia, avvertivo il suo enorme seno sul mio petto ed il battito dei nostri cuori che risuonavano l’uno nell’altro. Tutto intorno a noi bruciava il fuoco degli attacchi che avevo evitato, ma più di qualsiasi cosa avvertivo l’ardore del mio desiderio e della mia passione.

“K-Kinji! Cosa stai facendo?!”

Le sorrisi, un sorriso tranquillo, seducente, degno del me stesso in Hysteria Mode. Ed avvicinai il mio viso a quello di lei, arrivai quasi a sfiorarle le labbra, ma all’ultimo istante devia verso il suo orecchio. “Tu sei troppo importante per me. Sei la mia padrona, la mia amica, la mia seconda possibilità. Mi hai dato degli amici ed una famiglia quando ero convinto di non poterne più avere. Se con la mia vita o con la mia morte sarò in grado di proteggerti, io lo farò….”

Sussurrai queste parole, sfiorai la sua guancia con le mie labbra di velluto e lei avvampò come se mai nessuno le avesse detto cosa più bella. Quando la lasciai andare, per tornare al combattimento, lei perse lentamente quota, guardandomi scioccata. Ero completamente diverso dal pazzo scatenato della chiesa, il me di adesso era il perfetto principe venuto a salvare la sua amata dal temibile drago.

Ed a proposito del drago, anzi della fenice, il nostro alterco amoroso non era sfuggito ai suoi occhi acuti, che ora avevano iniziato a fissarmi con rabbia ancora maggiore. Smise di lanciare palle di fuoco a casaccio e volò contro di me. Cercava lo scontro diretto, l’avevo infine condotto alla mia trappola.

Per la prima volta da quando il re nemico era apparso in campo, non cercai la fuga, affrontai  il suo lato più spaventoso, voltandomi un’ultima volta verso Rias che assisteva alla lotta.

Le sorrise ed ammiccai impercettibilmente.

E poi venni colpito. Un pugno poderoso, carico di magia, impattò contro il lato destro del mio volto. Fiamme si espansero in ogni direzione partendo dal quel punto e la mia carne iniziò a bruciare. Il dolore era insopportabile, ma anche così resistetti alla voglia di urlare.

La lama del mio coltello incontrò lo stomaco del mio nemico e lo perforò squarciandolo. Per chiunque quella sarebbe stata una ferita da ritiro, ma per la fenice era solo un attimo di dolore. Le stesse fiamme che avevano corroso il mio viso, comparvero dalla ferita, l’avvolsero per poi sparire, lasciando la pelle lucida ed intatta.

Osservai con attenzione quel fenomeno, verificando la mia ipotesi.

L’attacco avrebbe funzionato, il mio prossimo colpo sarebbe stato l’ultimo e ci avrebbe portato alla vittoria.

Raiser era retrocesso per un istante, aveva fatto guarire la sua ferita, per poi tornare su di me. Il mio occhio destro era chiuso e carbonizzato, dunque la mia visuale era limitata, ma anche così evitai i suoi  colpi successivi.

Dal basso sentivo i miei compagni gridare. Rias li aveva fermati dall’intervenire.

Probabilmente aveva capito che al livello attuale sarebbero stati solo  d’impiccio se fossero intervenuti.

E scansai un montante, una gomitata, perfino un calcio che mi sfiorò il mento, ma alla fine sorrisi quando con la mano sfiorai la pistola, capendo che era quasi giunta la mia occasione. Il nostro scontro a mezz’aria continuò e perfino con le mie capacità potenziate dall’Hysteria Mode avvertì i primi segni di stanchezza.

Il mio corpo non si mosse per tempo e venni colpito allo stomaco. Una seconda esplosione di fiamme carbonizzò una parte dei miei vestiti ignifughi bruciando la pelle sottostante. Poi toccò alle spalle, al viso, alle braccia. In breve iniziai a subire tutti i suoi attacchi, ritrovandomi sempre più vicino alla morte.

Eppure la mia presa sul coltello rimase salda per tutto il tempo. Perfino quando fui colpito al braccio che lo reggeva e questo si carbonizzò al punto da non fare neppure male. Perfino quando sentì le ossa del mio cranio incrinarsi sotto la sua forza. E quando arrivò il calcio allo stomaco che tanto aspettavo, fu chiaro perché non l’avevo lasciato andare.

Fu solo una frazione di secondo, un taglio chirurgico e l’inserimento di qualcosa nel suo petto, prima che iniziassi a precipitare verso suolo.

Ed anche ridotto così continuai a sorridere. Sorrisi perché sebbene lui non si fosse accorto del mio attacco, le fiamme eruppero dalla ferita. Le fiamme l’avvolsero, le fiamme la curarono e …. La fecero esplodere.

Gli stessi proiettili Butei, resi instabili dal calore che avevo deciso di tenere in tasca, li avevo inseriti nella ferita fatta sul suo petto. Sapevo che la ferita si sarebbe rigenerata, che per farlo avrebbe usato il fuoco e che il fuoco avrebbe provocato l’esplosione, dunque usai questo suo punto di forza contro di lui.

L’equivalente di una paio di granate esplose nella sua cassa toracica e perfino per una fenice quello risultò essere un colpo quasi fatale. L’esplosione scosse l’aria, il mio corpo continuò a cadere e venne recuperato dalla Buchou prima che toccasse il suolo.

Intorno a noi iniziarono a volare i nostri amici e compagni di team.

Mi rallegrai nel vedere che oltre a Koneko, nessun altro era stato eliminato dal gioco.

Il mio piano era riuscito.

Un piano avventato, che risultò essermi quasi fatale, ma che era necessario per aggiudicarci la vittoria. Eppure nessuno sembrava aver capito quel fantastico piano architettato dal me in Hysteria Mode, ed io sorrisi ai loro visi spaventati e perplessi, mentre molti alzavano lo sguardo verso quella massa fumante che era Raiser.

Probabilmente sarei stato interrogato su quanto era accaduto nelle fasi finali dello scontro, ed avrei dovuto spiegare tutto fin dal principio, su come avevo schivato tutti i suoi attacchi a distanza per indurlo in un corpo a corpo, su come durante il corpo avessi iniziato ad incassare i suoi colpi più potenti per fargli abbassare la guardia, e su come infine lo aveva battuto proprio mentre sferrava il suo attacco finale, usando giusto un po’ di astuzia e tanta, tanta fortuna.

 Ed il mondo iniziò ad oscurarsi.

Probabilmente sarei stato interrogato, ma per ora era solo tempo di riposare…

Nel mio ultimo attimo di lucidità pensai a Koneko…

…avevo mantenuto la promessa che le avevo fatto.

E sorrisi.

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Note: Capitolo più corto, ma in mia discolpa: Domani ho un esame, non avevo tempo per l’epilogo, che comunque arriverà a giorni. Grazie a chi ha recensito ed a presto!
                                                                                                                                                            RFM

  
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