Un Butei alla
Kuoh Academy
Disclaimer: Non
posseggo ne Highschool DxD ne Hiden No Aria. La storia è
scritta senza scopi di
lucro
Quarta
Pallottola – Scontro
nell’alto dei cieli.
Avvertì
l’Hysteria Mode attivarsi e la rabbia pervadermi. Se
da umano potevo battere un angelo, da demone le mie risorse erano molto
maggiori. Per prima cosa estrassi l’auricolare
dall’orecchio gettandola in
terra. Avrei terminato la battaglia da solo, in fretta, senza che altri
fossero
costretti a farsi male per colpa mia.
Dopo questo alzai lo sguardo vero
l’alto. Mi trovavo ancora
sul fondo del cratere mentre la regina nemica era alta nel cielo. Per
lei ero
solo un cavallo la misera pedina di una donna fin troppo piena di
sé. Non si
era presa nemmeno la briga di colpirmi durante i momenti in cui ero
distratto
dall’uscita di scena di Koneko, si era limitata a ridacchiare.
Misi un freno alla mia Hysteria, non
volevo ricadere
nell’Hysteria Berseker. Koneko stava bene, lei era viva e
l’avrei rivista alla
fine dei giochi. Quello che dovevo fare ora era vincere e farlo alla
svelta.
Con un unico balzo fui fuori dal cratere, con uno scatto laterale mi
immersi
nella boscaglia.
Le mie mani si mossero, le pallottole
della Desert Eagle
vennero gettati e sostituiti con speciali pallottole Butei ordinate in
settimane. Le pallottole Butei erano armamenti non convenzionali, dal
prezzo
astronomico che potevano avere diversi effetti a seconda delle
richieste
dell’acquirente.
Ne avevo comprati due caricatori da
quindici colpi, ed il
primo era già stato inserito. Con uno scatto la pallottola
venne spostata in
canna mentre iniziai a muovermi per la boscaglia. Qualche istante
più tardi
iniziarono le esplosioni. Se il nemico non poteva vedermi avrebbe
semplicemente
distrutto tutto, ma questa era strategia stupida, che le avrebbe fatto
sprecare
potere e mi avrebbe lasciato in una situazione di vantaggio, in quando
dopo la
prima esplosione, anziché continuare ad avanzare
retrocedetti, nascondendomi
nella polvere che impregnava l’aria.
Con la manica della giacca mi
coprì la bocca, assistendo al
delirio del mio nemico che continuava a distruggere sezioni di foresta
l’una
dopo l’altra cercandomi ovunque tranne che dove aveva
già colpito. Dopo un
minuto di attesa, feci crescere sulla mia schiena un paio di ali
demoniache. Nella
settimana appena trascorsa ero riuscito a malapena ad imparare ad
usarle, ma
ora come ora era come se fossero semplicemente un prolungamento del mio
corpo.
Schizzai verso il cielo, lo sguardo
della regina nemica mi
intercettò e verso di me volarono numerosi proiettili
magici. Evitai di
sprecare proiettili contro di loro, avevo calcolato che la temperatura
media di
ogni attacco era di circa 3000 °C e colpirli avrebbe
semplicemente fondere le
pallottole, mi limitai a schivarli, avvicinandomi sempre
più.
Ad ogni deflagrazione magica ero
più vicino, e man mano che
la distanza tra me ed il mio avversario diminuiva potevo leggere sul
suo viso
la preoccupazione. Del resto io ero solo un demone reincarnato, in
possesso del
pezzo del cavallo, lei era la regina, la più forte della
scacchiera. Sarebbe dovuto
essere facile per lei annientarmi, annichilirmi, mettermi a tacere.
Ed i suoi attacchi divennero
più impetuosi, più veloci, ma
anche così io mi limitai ad evitarli, spostandomi
all’ultimo istante per darle
l’illusione di avermi colpito, prima di avvicinarmi ancora. E
sorrisi al suo
sguardo stupido, alla sua espressione spaventata.
Doveva temermi.
Doveva pagare.
Lei l’aveva fatta soffrire,
l’aveva fatta piangere ed era
giunto il momento di incassare la mia vendetta.
Alzai la pistola, sparai un unico
colpo. Un
proiettile che viaggio alla velocità di
300 Km/h ed esplose in un’onda di fuoco. Il fuoco avvolse la
regina avversaria,
che per un istante non riuscì a vedere nulla se non le
fiamme che la
divoravano. Ma non era ancora sufficiente, delle fiammelle non erano
paragonabili all’esplosione che aveva investito Koneko
spezzandole entrambe le
gambe.
E la mia pistola sparò
ancora, due colpi, uno per ogni
ginocchio, ognuno dei due caricati con una miscela esplosiva.
Più delle ossa,
sarebbe stato difficile riparare quelle articolazioni, così
fragili ed
importanti o per meglio dire far ricrescere quel che restava del
moncone delle
sue gambe... E la donna urlò, si gettò in
picchiata, cercò nella fuga la sua
salvezza. Tra le dita stringeva una
fialetta con un liquido trasparente.
Lacrime della Fenice.
Nel rapporto era scritto che
avrebbero potuto usarle, dunque
non fui sorpreso di vederle. Le lacrime della Fenice curavano ogni
ferita,
ripristinando anche un certo livello di stamina. Non poteva permettere
che le
usasse, dunque semplicemente lo impedì. Quando la donna
stappò la fiala, sparai
altri due colpi. Non mirai alla fiala in se, al contrario calcolai al
millimetro la posizione delle gocce prima che toccassero la ferita,
colpendole
a mezzaria. Le lacrime furono spazzate via, le gambe rimasero
maciullate.
E l’espressione sul suo
viso era di puro Shock. Doveva
fuggire, ma sapeva che non l’avrei permesso.
L’avrei torturata, un pezzo alla
volta fino a farla sparire per abbandono. E fu in quel momento che
nell’aria
risuonò la voce del commentatore.
[La regina del gruppo Phenex si
ritira!]
Non l’avevo eliminata, il
ritiro era stato deciso dal re del
suo gruppo. Alzai lo sguardo quando sentì i suoi occhi su di
me. Le mie ali da
pipistrello mi permisero di fluttuare mentre lui mi raggiungeva usando
le sue
ruggenti ali di fuoco.
Ecco l’ultimo nemico, la
fenice. Dal basso sentì le urla del
resto delle nostre squadre che si combattevano, ma con la regina fuori
la
bilancia pendeva dal nostro lato. Ora mi sarei dovuto occupare solo del
bell’imbusto,
e poi sarei tornato da lei.
“Quello che hai
fatto…”
Raiser sembrava alterato, mi raggiuse
in alto rimanendo
sospeso proprio davanti a me.
“… tu la
pagherai!”
Le ali di fuoco crebbero e si
estesero in ogni direzione, ne
fui avvolto e per un momento vidi tutto rosso, poi cominciò
la mia caduta.
Un attacco inaspettato e veloce mi
aveva colto di sorpresa,
ma anche così i mei riflessi trenta volte superiori alla
media mi avevano
permesso di subire un danno minino, restando in partita. La mia veste
ignifuga
fumava, le mie pistole erano bollenti.
Questo complicava la situazione, ma
mi sarebbe bastato
aspettare. Con un gesto rapido sostituì il caricatore,
spostando le munizioni
bollenti in tasca. C’era il rischio che esplodessero da un
momento all’altro,
ma calcolai una possibilità del 53% che non lo facessero.
Finchè le
possibilità erano superiori al 50% allora potevo
scommettere su di esse. Il nuovo caricatore sostituì il
vecchio e poi la
pistola tornò alla fondina, questa volta quella legata in
vita e non sotto la
giacca. Con un gesto rapido estrassi il mio coltello a farfalla,
sorridendo all’ironia
della sorte.
Ora che non potevo sparare, dovevo
affrontare un nemico al
quale sarebbe stato difficile avvicinarsi. Il coltello venne rigirato
tra le
mie dita, mentre Raiser tornava su di me. Era indubbiamente infuriato,
probabilmente più per l’inutile
teatralità dietro il mio scontro con il suo
servo, che per i danni in sé che le avevo procurato.
Questa volta non mi lasciai cogliere
impreparato, il getto
di fiamme che volò nella mia direzione fu abilmente scansato
e mi ritrovai
tranquillamente a girare intorno al nemico. Il suo potere era grande,
il suo
fattore rigenerativo pure, ma non poteva reggere il confronto con la
mia
velocità.
Un’onda di potere cremisi
volò verso di noi mentre Rias si
univa alla battaglia, con un’espressione infuriata in volto.
“Kinji! Dov’è la
tua auricolare? Non stai assolutamente seguendo il piano!” La
rossa era
arrabbiata, con ragione, per il mio comportamento dissennato, ma il me
in
Hysteria Mode non era spaventato da lei, al contrario trovava
stuzzicante
queste sue emozioni.
Con un tuffo carpiato evitai
l’ennesimo attacco di fuoco,
avvicinandomi quel tanto che bastava alla mia padrona per sorriderle.
Questa volta
non ero in Hysteria Berseker, ero perfettamente lucido e conscio di
me… ok,
forse non era una cosa così positiva visto che appena a
portata di mano, mi
inginocchiai ai suoi piedi, sfiorandole una mano per trattenerla tra le
mie.
“Scusami mia padrona, sto
agendo in maniera avventata, ma
tutto ciò che faccio è per te. Non posso
sopportarlo, il mio cuore non può
reggerlo, non posso cederti a lui.”
Con un cenno della mano indicai
Raiser, che dal canto suo
creò una sfera ancora più grande lanciandola
contro entrambi noi. Senza nemmeno
voltarmi abbracciai Rias, feci una piroetta laterale, come se stessimo
ballando
il tango, evitando l’attacco poderoso. I nostri corpi erano
uniti un’inscindibile
magia, avvertivo il suo enorme seno sul mio petto ed il battito dei
nostri
cuori che risuonavano l’uno nell’altro. Tutto
intorno a noi bruciava il fuoco
degli attacchi che avevo evitato, ma più di qualsiasi cosa
avvertivo l’ardore
del mio desiderio e della mia passione.
“K-Kinji! Cosa stai
facendo?!”
Le sorrisi, un sorriso tranquillo,
seducente, degno del me
stesso in Hysteria Mode. Ed avvicinai il mio viso a quello di lei,
arrivai
quasi a sfiorarle le labbra, ma all’ultimo istante devia
verso il suo orecchio.
“Tu sei troppo importante per me. Sei la mia padrona, la mia
amica, la mia
seconda possibilità. Mi hai dato degli amici ed una famiglia
quando ero
convinto di non poterne più avere. Se con la mia vita o con
la mia morte sarò
in grado di proteggerti, io lo farò….”
Sussurrai queste parole, sfiorai la
sua guancia con le mie
labbra di velluto e lei avvampò come se mai nessuno le
avesse detto cosa più
bella. Quando la lasciai andare, per tornare al combattimento, lei
perse
lentamente quota, guardandomi scioccata. Ero completamente diverso dal
pazzo
scatenato della chiesa, il me di adesso era il perfetto principe venuto
a
salvare la sua amata dal temibile drago.
Ed a proposito del drago, anzi della
fenice, il nostro
alterco amoroso non era sfuggito ai suoi occhi acuti, che ora avevano
iniziato
a fissarmi con rabbia ancora maggiore. Smise di lanciare palle di fuoco
a
casaccio e volò contro di me. Cercava lo scontro diretto,
l’avevo infine
condotto alla mia trappola.
Per la prima volta da quando il re
nemico era apparso in
campo, non cercai la fuga, affrontai
il
suo lato più spaventoso, voltandomi un’ultima
volta verso Rias che assisteva
alla lotta.
Le sorrise ed ammiccai
impercettibilmente.
E poi venni colpito. Un pugno
poderoso, carico di magia,
impattò contro il lato destro del mio volto. Fiamme si
espansero in ogni
direzione partendo dal quel punto e la mia carne iniziò a
bruciare. Il dolore
era insopportabile, ma anche così resistetti alla voglia di
urlare.
La lama del mio coltello
incontrò lo stomaco del mio nemico
e lo perforò squarciandolo. Per chiunque quella sarebbe
stata una ferita da ritiro,
ma per la fenice era solo un attimo di dolore. Le stesse fiamme che
avevano
corroso il mio viso, comparvero dalla ferita, l’avvolsero per
poi sparire,
lasciando la pelle lucida ed intatta.
Osservai con attenzione quel
fenomeno, verificando la mia ipotesi.
L’attacco avrebbe
funzionato, il mio prossimo colpo sarebbe
stato l’ultimo e ci avrebbe portato alla vittoria.
Raiser era retrocesso per un istante,
aveva fatto guarire la
sua ferita, per poi tornare su di me. Il mio occhio destro era chiuso e
carbonizzato, dunque la mia visuale era limitata, ma anche
così evitai i suoi colpi
successivi.
Dal basso sentivo i miei compagni
gridare. Rias li aveva
fermati dall’intervenire.
Probabilmente aveva capito che al
livello attuale sarebbero
stati solo d’impiccio
se fossero
intervenuti.
E scansai un montante, una gomitata,
perfino un calcio che
mi sfiorò il mento, ma alla fine sorrisi quando con la mano
sfiorai la pistola,
capendo che era quasi giunta la mia occasione. Il nostro scontro a
mezz’aria
continuò e perfino con le mie capacità potenziate
dall’Hysteria Mode avvertì i
primi segni di stanchezza.
Il mio corpo non si mosse per tempo e
venni colpito allo
stomaco. Una seconda esplosione di fiamme carbonizzò una
parte dei miei vestiti
ignifughi bruciando la pelle sottostante. Poi toccò alle
spalle, al viso, alle
braccia. In breve iniziai a subire tutti i suoi attacchi, ritrovandomi
sempre
più vicino alla morte.
Eppure la mia presa sul coltello
rimase salda per tutto il
tempo. Perfino quando fui colpito al braccio che lo reggeva e questo si
carbonizzò al punto da non fare neppure male. Perfino quando
sentì le ossa del
mio cranio incrinarsi sotto la sua forza. E quando arrivò il
calcio allo
stomaco che tanto aspettavo, fu chiaro perché non
l’avevo lasciato andare.
Fu solo una frazione di secondo, un
taglio chirurgico e l’inserimento
di qualcosa nel suo petto, prima che iniziassi a precipitare verso
suolo.
Ed anche ridotto così
continuai a sorridere. Sorrisi perché sebbene
lui non si fosse accorto del mio attacco, le fiamme eruppero dalla
ferita. Le fiamme
l’avvolsero, le fiamme la curarono e …. La fecero
esplodere.
Gli stessi proiettili Butei, resi
instabili dal calore che
avevo deciso di tenere in tasca, li avevo inseriti nella ferita fatta
sul suo
petto. Sapevo che la ferita si sarebbe rigenerata, che per farlo
avrebbe usato
il fuoco e che il fuoco avrebbe provocato l’esplosione,
dunque usai questo suo
punto di forza contro di lui.
L’equivalente di una paio
di granate esplose nella sua cassa
toracica e perfino per una fenice quello risultò essere un
colpo quasi fatale.
L’esplosione scosse l’aria, il mio corpo
continuò a cadere e venne recuperato
dalla Buchou prima che toccasse il suolo.
Intorno a noi iniziarono a volare i
nostri amici e compagni
di team.
Mi rallegrai nel vedere che oltre a
Koneko, nessun altro era
stato eliminato dal gioco.
Il mio piano era riuscito.
Un piano avventato, che
risultò essermi quasi fatale, ma che
era necessario per aggiudicarci la vittoria. Eppure nessuno sembrava
aver
capito quel fantastico piano architettato dal me in Hysteria Mode, ed
io
sorrisi ai loro visi spaventati e perplessi, mentre molti alzavano lo
sguardo
verso quella massa fumante che era Raiser.
Probabilmente sarei stato interrogato
su quanto era accaduto
nelle fasi finali dello scontro, ed avrei dovuto spiegare tutto fin dal
principio, su come avevo schivato tutti i suoi attacchi a distanza per
indurlo
in un corpo a corpo, su come durante il corpo avessi iniziato ad
incassare i
suoi colpi più potenti per fargli abbassare la guardia, e su
come infine lo
aveva battuto proprio mentre sferrava il suo attacco finale, usando
giusto un po’
di astuzia e tanta, tanta fortuna.
Ed
il mondo iniziò ad
oscurarsi.
Probabilmente sarei stato
interrogato, ma per ora era solo
tempo di riposare…
Nel mio ultimo attimo di
lucidità pensai a Koneko…
…avevo mantenuto la
promessa che le avevo fatto.
E sorrisi.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Note:
Capitolo
più corto, ma in mia discolpa: Domani ho un esame, non avevo
tempo per l’epilogo,
che comunque arriverà a giorni. Grazie a chi ha recensito ed
a presto!
RFM