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Autore: Sweetheart    05/12/2008    1 recensioni
La guardò a luogo, con l’aria di quando la prendeva in giro, però alla fine… La baciò. Un silenzio “pieno” ed elettricamente appassionato si irradiò lì per lì per un attimo, come se dovesse essere seguito da infiniti altri. La sera qualcuno li accompagnò a Gabicce, alla Baia. Ballarono, il suo corpo innamorato e sciolto sulle note di quello di lui, deciso, distratto da danze che lei non poteva vedere. E sulle più belle note di Emanuele Inglese nessuno notò tra tanti bagliori quello di due giovani lacrime infrangersi preziose.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SIMONE

Uscito da scuola solo dopo aver salutato tutti, Simone si è diretto col suo passo tranquillo e un po’ sognatore alla metro, come del resto ogni giorno. Senza dar troppo nell’occhio, è salito e si è accovacciato sul solito posto a sinistra.

Che era un ragazzo tranquillo e senza noie particolari per la testa lo si capisce, oltre che da quel libro scritto in greco tenuto aperto tra le mani, dal suo aspetto: ragazzo alto, ma non troppo, spalle belle aperte, postura tranquilla. Il castano chiaro dei suoi capelli fa spiccare due occhi color smeraldo, uno da falco, uno cieco (vecchia storia…Se la museruola ai cani è obbligatoria un motivo ci sarà), che però all’apparenza è perfetto come l’altro. E che altro dire… Viso ancora un po’ scuro dall’estate, naso normale, labbra non troppo carnose ma morbide. Da sotto la giacca di pelle da motociclista si intravede una t-shirt bianca che fa risaltare i pettorali non gonfi, ma formati. I jeans, non di marca ma scelti con gran stile, coprono la stellina sulla caviglia delle sue All Star rosse, nuove fiammanti, che paiono fuoco sotto la cenere, un embrione di ribellione adolescenziale che palpita anche sotto la sua figura così pacifica.

Da qualche sedile più indietro giungono gli squittii di un gruppo di dodicenni che dicono pressappoco “troppo bello!”

Simone si volta istintivamente. Tutte fanno finta di niente, vergognose, tranne una, che rimane imbalsamata a fissarlo. Simone vuole farle notare che le è rimasta la bocca aperta, con le piastrine dell’apparecchio in bella vista, ma decide di non rovinare quel momento che forse lei aspettava da sempre. Si rigira, e al sicuro dietro le sue pagine in greco, è libero di sghignazzare alla reazione della bambina che mormora “Mi ha guardata…”

Ma lui le tipe non le vede nemmeno. In questi diciotto anni non si è mai innamorato, e le ragazze, dopo la prima fiamma che suscita in loro, passano ad altra scelta: è troppo bravo a fare   l’ “amico delle donne”. E quando hai un amico dell’altro sesso, non guardi più nemmeno di che colore ha gli occhi, ammesso che ne abbia.

 

La metro si ferma.

Mette “Omero” nella vecchia tracolla grigia, carica tutto in spalla, scende.

Esce fuori.

Il suo è uno di quei quartieri con i condominii alti minimo cinque piani che si alternano a qualche giardinetto per i cani e a rosticcerie di vario genere e varia stirpe; fortuna che c’era quella dei Siciliani dove i prodotti, anche se un po’ troppo unti per i gusti di sua madre, sono l’unica consolazione dopo il tempo pieno del giovedì.

Non è un brutto posto dove vivere, tutto sommato: non periferia, ma “zona residenziale”… Forse però l’unica vera differenza, oltre agli appartamenti un po’ più grandi e la gente un po’ più “per bene” la fanno i giardinetti per i cani.

Simone cammina affianco al marciapiede, poi prende la strada a sinistra, silenzioso sulle sue sneakers, si ferma davanti al portone che, pur essendo identico a tutti gli altri, lui riconosce come “casa dolce casa”. Da quella figura così elegante e silenziosa nasce un piccolo disordine, un tintinnio di chiavi che non sono quella giusta.

Suona sotto voce Leurini.

Catullo, accoccolato sul letto del ragazzo, sottrae dal suo dormiveglia un momento di sussulto per la voce gracchiante del citofono. È sempre così, il suo padrone. Innamorato come lui, ma di nessuna ragazza in particolare.

-Chi è???-

Ma chi vuoi che sia all’una e un quarto?

-Mago Merlino. Dài ma’, sono Simo!-

Sorridono entrambi, dai due lati del citofono. Lei che spera nel giorno in cui Omero, Esopo e compagnia bella porteranno la chiave giusta a quel figlio un po’ strano che la dimentica sempre (Almeno il Greco e il Latino servirebbero a qualcuno!). Lui che ogni tanto vorrebbe una mamma che, oltre a stirare, cucinare e a dargli un bel bacione sulla guancia prima di uscire a far commissioni, si sedesse un po’ a sognare con lui.

 

Apre il portone di casa e con lui entra uno spiraglio di vento, aggrappato alla sua pelle e ai suoi capelli. Catullo è lì, che lo aspetta come sempre, dal primo giorno che era entrato in quella casa, piccolo e bagnato.

Il gattosi gode la carezza di Simone sulla testolina e lo ringrazia con le fusa.

Ecco che sono entrati in sintonia sulle stesse frequenze.

  
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