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Autore: Sweetheart    05/12/2008    1 recensioni
La guardò a luogo, con l’aria di quando la prendeva in giro, però alla fine… La baciò. Un silenzio “pieno” ed elettricamente appassionato si irradiò lì per lì per un attimo, come se dovesse essere seguito da infiniti altri. La sera qualcuno li accompagnò a Gabicce, alla Baia. Ballarono, il suo corpo innamorato e sciolto sulle note di quello di lui, deciso, distratto da danze che lei non poteva vedere. E sulle più belle note di Emanuele Inglese nessuno notò tra tanti bagliori quello di due giovani lacrime infrangersi preziose.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 - "SPLEEN" DEI RICORDI

-… Tu pensoso in disparte il tutto miri: non compagni, non voli, non ti cal d’allegria, schivi gli spassi. Canti, e così trapassi dell’anno e di tua vita il più bel fiore.-

 “Ok”, si disse Francesca “la prima strofa c’è”

La ragazza rilesse a voce alta il tutto, poi provò a ripetere. Le aveva sempre fatto schifo Leopardi. Un povero sfigato con i paraocchi puntati nel suo circoscritto mondo intellettuale.

“Il Passero Solitario”, la più grande bufala della letteratura italiana dalla costruzione dell’Arco d’Augusto, le si presentava davanti come compito per il giorno dopo. Solo la prima strofa, una sciocchezza per la sua mente, che ricordava tutto e non dimenticava mai niente, una memoria duplice, capace di tenere a mente tutto ma anche di cadere per ore in rimembranze paranoiche che la bloccavano nel passato, mentre sarebbe stato maglio accettare il presente, se non condividerlo.

Del resto non aveva niente in comune con i ragazzi di quella classe, aggrappata com’era alla moda che fino a tre anni prima, e anche in quel momento a Rimini, vedeva la bellezza delle ragazze nei jeans a vita bassa, mezza spanna sotto l’ombelico, che le cadevano attillati sulle sue belle gambe, andando a finire fin sotto le sneakers Adidas immacolate. Si era ribellata al nuovo stile che imponeva felpe spesse ed enormi per il suo piccolo corpo da adolescente, continuava a portare quelle bellissime maglie a barchetta, che lasciavano intravedere senza timore le sue calde spalle e qualche centimetro di ventre, morbido ma piatto. Assolutamente non le passava nemmeno per la testa di conformizzarsi a maglioni e pantaloni a vita alta, a lei piaceva solo il suo stile, e quello un po’ più sbarazzino di Ilaria, la sua migliore amica di sempre rimasta a Rimini.

Era un dato di fatto: i ragazzi che condividevano con Francesca le mattine scolastiche entravano in contatto con lei solo per i pochi minuti della ricreazione, attirati da quel suo carattere gentilissimo che però non si concedeva più di un sorriso o di un’equazione a ventimila incognite, risolta brillantemente, passata durante un compito in classe.

 

Francesca amava la matematica, forse perché non la riteneva“un’opinione” ma un modo di pensare, una chiave razionale per interpretare la realtà.  Ed era la sola unica cosa che riuscisse a portarla  via da quel tetro palazzone, lontana da quei nauseabondi ascensori che parevano emanare la noia di vivere dagli scarabocchi neri disegnati a caso da quelli che erano stati adolescenti negli anni novanta. Chissà se anche le sue scritte erano state annoverate dai posteri nella lista di quelle degli amori finiti, su cui ormai si poteva riscrivere altre frasi in mancanza di posto? Chissà che cosa era rimasto di quel “Alessio ti amo” scritto con l’indelebile fucsia l’otto Giugno di tre anni prima sulla porta del bagno a destra del secondo piano della scuola media di Miramare, a Rimini?

Il suo Alessio, l’ultima volta che lo aveva visto era stata nell’estate duemilasei, tre anni prima.

 

 

 

Lui era venuto a sapere del trasferimento da Ilaria.

-Dài, non ti metterai mica a piangere…-

La guardò a luogo con l’aria di quando la prendeva in giro, però alla fine… La baciò. Un silenzio "pieno" e elettricamente appassionato si irradiò lì per lì per un attimo, come se dovesse essere seguito da infiniti altri. Ma quel calore pulsava ancora nelle sue tempie, rendendole impossibile tutto, tutto.

Non si ricordava il primo bacio, forse troppo piccola, forse troppo disinibita, ma l’ultimo…

La sera qualcuno li accompagnò a Gabicce, alla Baia.

Ballarono, il suo corpo innamorato e sciolto sulle note di quello di lui, deciso, distratto da danze che lei non poteva vedere.

E sulle più belle note di Emanuele Inglese nessuno notò tra tanti bagliori quello di due giovani lacrime infrangersi preziose.

 

Ora le lacrime gocciavano direttamente da quella lunga spina conficcata nel suo cuore, ormai da troppo tempo. Non se l’era di certo infilata da sola, ma non aveva fatto nemmeno nulla per evitarla. Ormai era troppo profonda, e le serviva l’aiuto di qualcuno… Ma se non lanci l’S.O.S. nessuna barca potrà salvarti dal naufragio.

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 Per SognatriceCullen_182
Grazie grazie mille per le tue critiche, perchè penso che una sola correzione costruttiva valga più di 1000 elogi ^^
Comunque il testo ke hai letto è stato un tema del liceo, ma ma  nei prossimi capitoli ho già in mente di riprendere tutta la storia in modo più "succoso"
Grazie ancora

Per Kukuri
Grazie mille!!!
continua a seguire la mia ff e nn ti deluderò ^^

Per Balakov
Ecco il capitolo di cui ti parlavo
A presto!!!!
  
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