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Autore: coldfingergurl    17/02/2015    4 recensioni
Non ricordava il volto di quello schiavo, ricordava solamente i suoi occhi e tutta la paura che quel tipo aveva provato nello stare fermo in mezzo a una stanza piena. Non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia per bene, per memorizzare le sue fattezze, mentre sperava che il padre non lo costringesse davvero a fargli del male.
Quel mondo non aveva mai rappresentato una persona come Minho, lui non si era mai sentito parte integrante di quella società malata e immorale e non aveva mai considerato un’altra persona indegna di rispetto.
[OnHo]
Genere: Angst, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Durante la notte Minho si ritrovò a vagare per la città, le luci provenienti dal Nucleo che illuminavano le strade e le poche persone abbastanza coraggiose da stare fuori persino dopo il coprifuoco. 
Aveva ceduto la propria camera a Jinki, dopo quella piccola discussione su Kibum e sulla libertà dello schiavo non erano più riusciti a parlare se non quando aveva deciso di lasciargli il proprio letto (pensava avesse bisogno di un posto decente dove dormire, lui al massimo si sarebbe intrufolato sotto le lenzuola di Jonghyun… Cosa che aveva fatto ma il più grande non era in casa).
Non aveva idea di dove si fosse cacciato il coinquilino, quando era entrato in camera sua aveva visto solamente Roo, bella presa nel leccare il cuscino del padrone, e nient’altro. Presumeva fosse uscito perché le sue scarpe e il suo giaccone non erano in soggiorno, probabilmente aveva avuto un lavoro di cui occuparsi oppure stava tentando di fare pace con Kibum andando a casa sua in piena notte. 
Arrivò in una specie di bar, l’unico aperto a quell’ora, e si intrufolò dentro sperando di non venire riconosciuto come quello che “viveva con Kim Jonghyun”; detestava le persone che lo guardavano solo per quel motivo, avevano paura di lui credendo, stupidamente, che facesse parte dello stesso clan del più grande e non c’era niente di più sbagliato.

“Hai deciso di seguirmi per caso?”

“Jonghyun!”

Ecco dov’era finito il coinquilino: a bere in uno squallido bar.
Gli era nota la passione di Jonghyun per l’alcool, più volte lo aveva visto a casa con un bicchiere in mano e più volte lo aveva lasciato crogiolare nel proprio vomito (non lo sopportava a quei tempi, non lo avrebbe mai aiutato!) 
Era più che normale il godimento che aveva provato nel vedere Jonghyun in quelle condizioni, per anni era stato il suo peggior nemico e l'unica cosa che aveva desiderato, in quegli anni, era di ridicolizzarlo in qualche modo.

"Non riuscivi a dormire?"

"Uhm, il divano non è molto comodo... In più sono venuto in camera tua ma non c'eri, così mi sono preoccupato."

"Dovresti smetterla di preoccuparti tanto per me, sai Minho? Non otterrai nulla di positivo nello stare accanto a uno come me."

"Jonghyun..."

Gli avrebbe voluto dare dell'idiota, dirgli che non aveva niente di sbagliato e che le persone non riuscivano a vedere quanto fosse un bravo ragazzo nonostante la vita che faceva. Jonghyun era cresciuto da solo, si era dovuto arrangiare per sopravvivere e, come tanti altri ragazzi, delinquere era stata l'unica scelta e la strada più semplice.  Le persone ricche, come lo era stato Minho, non potevano capire come fosse morire di fame, come fosse stare al freddo in una catapecchia e senza vestiti adeguati, ma le persone povere lo sapevano benissimo. Sapevano che vivere a quel modo non era possibile ma continuavano a guardare e giudicare male chiunque facesse parte di una gang (poteva capire la loro paura, non tutti i teppisti erano gentili come Jonghyun, non tutti avevano un lato gentile sotto quell'armatura fatta di crudeltà e cinismo).
Vedendo l'amico così sconsolato e depresso, gli veniva voglia di abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene.

"Kibum non mi ha mai detto dei suoi genitori, non si è mai fidato sul serio di me." 

Inutile dire che sapeva perfettamente da cosa dipendesse il malumore e la tristezza di Jonghyun: Kibum era l'unico che lo buttava giù a quel modo.
Mettendosi seduto accanto a lui, Minho si ordinò da bere aspettando che il più grande cominciasse a confidarsi e a lasciarsi andare come ogni volta che aveva dei problemi con Kibum; quei due erano come cane e gatto, litigavano e poi facevano pace nel classico cliché del sesso. Il loro rapporto era un vero e proprio mistero per lui, non avrebbe mai capito cosa ci trovasse Jonghyun in uno come Kibum, erano così diversi!

"Quanto hai sentito della discussione di oggi?"

"No, io non-"

"Ho visto i piedi sotto la tenda, Minho."

Il coinquilino aveva buttato giù il contenuto del suo bicchiere e ne aveva ordinato immediatamente un altro, si sarebbe addormentato a causa dell'alcool continuando di quel passo e chissà quanti altri ne aveva bevuti da quando aveva appoggiato il culo su quello sgabello. Jonghyun aveva uno sguardo così triste, si sentiva davvero ferito dal comportamento di Kibum?
Pareva esserne rimasto deluso, il sapere di non essere degno di ogni più piccolo segreto dell'altro ragazzo, di cui era innamorato, aveva fatto crollare quella minima parte delle sicurezze di Jonghyun...? Minho non capiva, l'amore che l'amico provava per una persona che non lo meritava era inquietante secondo lui, vedeva quei sentimenti come un rapporto sadomaso praticamente.

"Ho capito solo che i miei genitori c'entrano qualcosa con i suoi o la loro morte."

"Kibum è un purosangue, sarebbe diventato uno schiavo anche lui se i suoi genitori non lo avessero protetto lasciando che il boss del suo clan lo portasse via dal Nucleo. Tuo padre si è così arrabbiato con loro che ha deciso di ucciderli. Gli avevano portato via una fonte di guadagno e non poteva perdonare un affronto del genere fatto da due schiavi."

Quindi suo padre aveva sul serio fatto assassinare due persone solamente perché avevano cercato di proteggere il loro figlio, che razza di persona era? Chiunque avrebbe provato a salvare un figlio, una persona normale lo avrebbe fatto, ma nelle famiglie del Nucleo questo senso di appartenenza non c'era. L'affetto per i propri genitori o per i propri figli, veniva cancellato in una sola serata se ti rifiutavi di amalgamarti alla società.
Minho aveva subito quel torto da parte dei genitori, Kibum aveva perso la sua famiglia, e Jinki era diventato vittima di Minseok a causa di un gesto egoista di Minho. Ed il tutto era collegato alla famiglia Choi, alla sua famiglia.

"Vuole vendicarsi, vero? Per questo Jinki è scappato e ha parlato di libertà."

Jonghyun si era limitato ad annuire, probabilmente non sapeva cosa dirgli visto che stavano parlando dell'omicidio dei suoi genitori. 
Credeva che avrebbe provato qualcosa a quella notizia, sconvolgimento magari o tristezza, credeva si sarebbe messo a supplicare il coinquilino di fermare Kibum e di fargli cambiare idea, ma non c'era niente. Non provava niente di niente. 
Cosa aveva che non andava? Quella era la sua famiglia, i suoi genitori e suo fratello, perché non riusciva a pensare a niente che non fosse: "Se lo meritano"?
Era un pensiero orribile, se ne rendeva conto benissimo, ma non poteva fare a meno di pensarlo e ripensarlo; la sua famiglia si meritava cose ben peggiori di un semplice piano di vendetta che sarebbe finito, molto probabilmente, male per Kibum e Jinki.

"Ho provato a farlo ragionare, non solo perché non ha nessuna speranza di entrare nel Nucleo senza morire, ma perché sono i tuoi genitori... Capisci?"

"Ti preoccupi per me, Jonghyun?"

Lo aveva detto ridacchiando, quella situazione era davvero assurda, Jonghyun aveva tentato di persuadere Kibum anche a causa sua, aveva tenuto conto del legame che aveva con quelle persone pur sapendo che non si vedevano e non si sentivano da ben cinque anni.
Il più grande aveva messo il broncio voltandosi dall'altra parte, la mano che stringeva il bicchiere pieno di chissà cosa; era gentile Jonghyun, non voleva che Minho soffrisse a causa della morte dei suoi genitori ma il diretto interessato non provava assolutamente nulla nell'aver appreso quella notizia.

"Non mi importa di loro. Hanno ucciso la famiglia di Kibum, hanno imprigionato Jinki, si meriterebbero di morire."

"Sono pur sempre i tuoi genitori, la tua famiglia..."

"Tu consideri quelle persone degne di vivere? Dopo tutto quello che hanno fatto e quello che hanno permesso a Minseok? Sono dei mostri, Jonghyun. Non hanno mai provato a comprendere gli schiavi o le persone povere."

"Anche tu eri come loro, sei nato nel Nucleo."

Minho scosse la testa alle parole dell'amico: poteva anche essere nato in quel posto, ma non si era mai sentito parte di quel mondo.

"E' vero, tante cose non le capivo nemmeno io quando mi sono ritrovato qua, ma non sono mai stato come loro. Non ho mai schifato gli schiavi.
Non ho mai guardato i poveri come bestie. 
Mio padre mi aveva comprato Jinki per il compleanno e io mi sono rifiutato di umiliarlo davanti a tutti proprio perché non era una cosa da me, sarei stato un ipocrita a farlo solamente per evitare di venire punito."

"Un ricco dal cuore nobile, uhm?"

"O con un cervello funzionante."

Jonghyun aveva scosso la testa lasciando andare uno "Tsk", bevendo poi il resto del contenuto del suo bicchiere. Per aver ingurgitato chissà quanto alcool, era piuttosto lucido.
Notando come lo sguardo di Jonghyun si era fatto lontano, Minho sospirò sapendo bene che l'assenza del più grande era dovuta alla situazione con Kibum: era preoccupato per lui e non sapeva cosa fare. 
Poteva solo immaginare quanto l'amico fosse irrequieto, quanto l'essere convinto di essere inutile lo facesse innervosire; Kibum aveva deciso di vendicare i suoi genitori e Jonghyun ne era rimasto all'oscuro per tutto quel tempo, doveva essere davvero frustrante.

"Dovresti dirgli quello che provi per lui, potrebbe essere l'ultima occasione."

"Ancora, Minho? A lui non interessano queste cose, voleva solamente una distrazione tra un omicidio e la sete di vendetta."

Scuotendo la testa, Jonghyun finì di svuotare il contenuto del suo bicchiere mugolando poco dopo, doveva essere arrivato al limite della sopportazione dell'alcool perché la sua faccia si era contorta in un'espressione schifata.
Minho continuò a fissarlo prima di riprendere a parlare ed essere sicuro che l'altro ragazzo lo ascoltasse.

"Dico sul serio, potresti non avere altre occasioni e... E io so che muori dalla voglia di dirgli tutto."

"Ah, davvero? E da cosa lo avresti capito, visto che ti ho sempre detto come stanno le cose tra noi?"

E' davvero testardo...
Non riusciva a capire perché Jonghyun negasse la voglia di voler confessare tutto a Kibum, era evidente che desiderasse avere un rapporto diverso con lui, un rapporto vero basato su dei sentimenti e non sulla semplice voglia di fare sesso. In quei mesi aveva imparato più cose su Kim Jonghyun di quanto lo avesse fatto nei primi anni della loro convivenza, poteva prendersi il diritto di fare certe presupposizioni perché l'amico si era lasciato conoscere un pochino meglio.

"Ascolta... Kibum potrebbe morire e lo sai, altrimenti non avresti provato a dissuaderlo, non avrai altre occasioni Jonghyun."

"Lo so, va bene? So benissimo che potrebbe essere la mia ultima occasione, l'ultima opportunità che ho per confessargli tutto, ma se comunque non gli interessasse?
Se mi dicesse che sono uno stupido e che non perderebbe mai tempo con me?"

Sospirando, Minho appoggiò una mano su quella del coinquilino accarezzandola piano. Non gli piaceva vederlo a quel modo, convinto di non contare niente per Kibum quando poi, in realtà, l'altro ragazzo provava qualcosa per lui (almeno Minho aveva interpretato così la preoccupazione che aveva visto nei suoi occhi quando Jonghyun era stato male).
Quello era il momento adatto per raccontargli cos'era successo durante quei giorni.

"Ricordi quando eri in ospedale? Kibum ha litigato con una delle infermiere perché non volevano farlo passare, l'ho dovuto recuperare io per evitare che facesse a pezzi quella povera ragazza! Era preoccupato, Jonghyun, davvero preoccupato e dubito che non provi niente per te. Non lo conosco bene, è vero, ma il suo sguardo e come ti accarezzava... Beh, lasciavano pochi dubbi sul suo attaccamento a te."

Jonghyun lasciò andare un lungo sospiro, lo sguardo sempre basso e fisso sulle proprie gambe, forse aveva capito di doversi dare una mossa? Kibum stava per fare qualcosa di stupido e pericoloso, quella scimmia doveva affrontare i propri sentimenti e le conseguenze, anche quelle di un rifiuto.

"Devo fermarlo, devo fare qualcosa per impedirgli di andare al Nucleo."

"Confessargli il tuo amore potrebbe essere un freno, non credi?"

"Forse nel mondo delle favole, Minho."

Minho scosse la testa ghignando: era riuscito a convincere Jonghyun! Finalmente aveva fatto qualcosa di buono per l'amico, qualcosa che gli avrebbe permesso di trovare redenzione una volta morto ( avrebbe pur dovuto pagare per i propri peccati).

“Domani mattina andrò a parlare con lui.”

Dandogli una pacca sulla spalla, Minho vide un mezzo sorriso solcare le labbra di Jonghyun; probabilmente quell’incontro sarebbe andato male, Kibum avrebbe comunque continuato per la sua strada e Jonghyun sarebbe rimasto a pregare che tutto andasse bene.
   
 
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