Suona una volta, suona due volte.

Cosa gli avrebbe detto?

Come poteva esprimere a parole il dolore che stava provando?

Lydia era pronta a riattaccare ma, allo stesso tempo, era stanca di lasciar perdere.
Aveva bisogno di aiuto.
O meglio, aveva bisogno del SUO aiuto.
Di Stiles.

"Perché non risponde?" - Che domanda idiota, ovvio che non risponde sono le 4 del mattino – si ammonì Lydia.
Poi all'improvviso smise di suonare e dall'altro capo sentì "Lydia?".
Non sapeva cosa fare, era nel panico, non le uscivano le parole di bocca.

"Ma..ciao! Scusa ho sbagliato!" e subitò riagganciò.

Si fece rossa in viso, come il colore dei suoi capelli.
Forse anche di più.

Le si formò un nodo in gola.
O forse allo stomaco?

Sapeva solo che faceva male.
Per la prima volta nella sua vita si trovò veramente abbandonata a se stessa.
Quella voce le aveva fatto capire che le cose erano cambiate.
E' normale no? Le cose devono, per forza, cambiare, altrimenti come possono progredire?

Ed ancora una volta si trovò a pensare a qualcosa di razionale e scientifico che potesse placare quel dolore che l'affliggeva ormai da mesi.

La legge di Murphy era la sua ancora, da sempre.
Si era trasformato ormai nel suo mantra quoidiano.

"Tutto quello che deve accadere, accadrà".

Quindi, cosa ci poteva fare lei?
Come poteva fermare il tempo?

Poteva soltanto lasciarsi andare.

Accettare quel dolore, accettare quel cambiamento.

Accettare tutto.

Stavolta la legge di Murphy non l'aiutò a prendere sonno così facilmente.
Continuava a fissare il soffitto bianco della sua stanza pensando alla sua voce.
Cercando una spiegazione plausibile da dare a quella chiamata notturna.
Anche se forse quella spiegazione doveva essere data prima a lei stessa.

Sapeva già cosa l'aspettava domani.
Sapeva già cosa lui le avrebbe detto.

"Malia mi ha detto che mi hai chiamato stanotte, va tutto bene?"

Malia.

La voce che le aveva fatto formare quel groppo in gola.