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Autore: MRPrd    17/02/2015    2 recensioni
Una missione, ecco cosa è diventata la mia vita. Una missione che mi permetterà di riacquistare un’umanità ormai macchiata dal sangue. Una missione per scappare via da questa illusione, per difendere la persona che amo, per ricordare chi sono. Una missione che tu non potrai impedirmi di portare a termine perché, anche se ti amo, non potrò starti accanto. Odiami, sii triste per me, soffri a causa mia, uccidimi, disprezzami, dimenticami, ma ti prego...Non amarmi, mai!
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon annooo!!!!
Ebbene si, siamo terribilmente in ritardo, però è giusto farvi comunque gli auguri sperando che questo 2015 ci porti tanta ispirazione e la voglia di concludere questa LUNGHISSIMA storia.
Come sempre ci teniamo a ringraziare le nostre care e insostituibili sostenitrici
Whitelie e Alquade che nonostante i nostri ritardi non ci abbandonano mai.
Grazie infinite !
Speriamo vivamente che questo capitolo vi piaccia.
Baci dalla MeRProduction. ^^

 
 
Capitolo 31
Il “Signor freddo”

 
E dopo il “bagnetto” e “l’happy ending” di Rika e Goku i menzionati si beccarono lui un bel raffreddore, lei il mal di gola, tanto che ora si era messa il maglione come una sciarpa, mentre Meiko le lanciava un’occhiata sghignazzando divertita, mentre la castana sbuffava dandole il muso. Aveva ricevuto una bella strigliata da parte della ragazza, con anche una botta in testa per contorno mentre tornavano dagl’altri.
Eppure delle due era lei la più grande!
Lo starnuto di Goku attirò la sua attenzione, ricordandosi del salto nel vuoto e l’azione di Goku, mentre lei lo aveva morso. Oramai di questo era rimasta solo una semplice cicatrice, così come i graffi prodotti dal ragazza; si erano feriti a vicenda, eppure erano ancora li, insieme, dopo tutto quel fango che era stato versato...
Rika sorrise sollevata, stringendo di nascosto la mano a Goku, che di fronte a quel gesto arrossì imbarazzato, attirando l’attenzione di Gojio e scatenandogli una risatina, mentre Meiko superava la jeep, con Kira sempre dietro che si teneva.
Quell’esperienza le aveva messo dentro di se un’ansia terribile, inoltre il sapere che Kodoku era in movimento la agitava ancora di più, mentre la moto rispondeva aumentando la velocità. Aveva fretta, fretta di arrivare al prossimo villaggio, fretta di partire, fretta di andarsene lontano da loro.
Aveva una terribile fretta...
Fretta di fuggire da quella luce, da quelle voci, quei momenti che passava con loro...
 
“Sai, quando ti ho conosciuto per la prima volta Errorìs, eri una ragazzina che faceva la dura e non rivolgeva la parola a nessuno, obbedendo ciecamente agl’ordini della tua padrona.
Ma ora, osservandoti combattere, sentendoti parlare...mi sono resa conto che ti stai divertendo troppo con questa banda di scapestrati.
Non credo che li lascerai tanto facilmente, almeno...questo è il mio parere strettamente personale”
 
Da quando si era indebolita a tale punto? Da quanto tempo non provava questo senso di divertimento?
...da quando quella voce le aveva parlato, da quando quella voce aveva pregato per lei, per i vivi...
Da quando aveva avvertito una luce accarezzarla e inondare la sua anima, e lei sperava ancora una volta di rivedere quella luce.
Lucciola
Illusione
Erroris
Questa era la conclusione di quella sua ricerca, il suo “errore” era di aver creduto di poter riprovare di nuovo quella sensazione, una sensazione che aveva creduto di dimenticare, come l’istinto a piangere; si, decisamente si stava rammollendo, e questo non andava bene, si stava indebolendo da quando aveva capito quale fosse la sua vera libertà.
Era pazza!
Ripeteva lo stesso errore tutte le volte, anche quando era andata a raggiungere Rika, quando quei due erano caduti nel lago lei come una stupida era andata a salvarli!
Che brutta abitudine aveva preso...aveva sempre e continuamente l’istinto di salvare qualcuno.
Ma perché poi? Non ci guadagnava niente, non cambiava niente nella sua vita.
Solo…una sensazione di tristezza…ed una profonda solitudine…aveva…aveva una voglia di andarsene via da tutto e da tutti, raggiungere la linea dell’orizzonte e scomparire dietro quel sole accecante che ora le dava le spalle.
Ormai dietro di loro avevano abbandonato gli altipiani, e la pianura li davanti dopo un pezzo di strada semi-desertica iniziava da lontano a seguire il corso di un fiume, cambiando la vegetazione, un prato vicino alla strada sterrata li conduceva verso il prossimo villaggio, in quella zona non c’erano grandi centri abitati, il prossimo l’avrebbero raggiunto in tre giorni massimo di viaggio.
Intanto, arrivati a quello, si guardarono intorno alla ricerca di qualche locanda, mentre sopra di loro il cielo iniziava a venir costellato di nuvole.
-Ditemi che non riparte a piovere-
-Beh, la stagione è quella che è-
Meiko alzò lo sguardo verso il cielo, socchiudendo gli occhi, per poi avvertire delle grida infantili, e voltandosi verso un gruppo di bambini che giocavano con una palla vecchia ma ancora gonfia, subito quell’immagine la incatenò, mentre in silenzio li osservava.
Dei bambini...che giocavano...
 
“Gioia mia!”
“Mamma, perché non posso giocare con gli altri bambini?”
...
“Perché sei troppo bella, e non vorrei che le altre mamme fossero gelose!”
“Mamma...tu mi vuoi bene?”
...
“La mamma per te può anche morire...”
 
Meiko strinse i pugni, per poi sistemare meglio la moto ed entrare nella locanda, mentre Rika afferrava la palla che era sfuggita al gruppetto e la stava ripassando, per poi venir afferrata da una piccola bimba e portata verso di loro, la ragazza con un sorriso li seguì, prendendo per mano Goku e portandoselo via, a quel gesto il ragazzo arrossì di nuovo, per poi iniziare con la ragazza a giocare con il gruppo di piccoli, mentre in quel momento Meiko entrava nella sua stanza, per una volta avevano avuto la possibilità di avere ognuno una sua camera.
La sua poi aveva una finestra, ma era lontana dal letto, a suo rammarico, e dopo aver poggiato borsa e fucile si sporse, avvertendo in quel momento un’esplosione di risa, Goku era finito a terra non si sa come, ma doveva essere stata una cosa veramente buffa.
La bionda osservò in silenzio quei bambini giocare con Rika e Goku, adesso stavano facendo un girotondo, le loro voci dalla strada si alzavano fino a quella finestra, dove la ragazza stava ad osservare in silenzio.
 
City's breakin' down on a camel's back.
They just have to go 'cuz they dont know when
So all of you fill the streets it's appealing to see.
You wont get out the county, 'cos you're bad and free
You've got a new horizon it's ephemeral style.
Melancholy town where we never smile.
And all I wanna hear is the message beep.
My dreams, they gotta catch me, 'cos I don’t get sleep, no.

 
Eccola, tornava a salire con prepotenza, l’ansia.
Un’ansia che le serrava lo stomaco, le accelerava il cuore, la innervosiva e le faceva sudare i palmi delle mani.
 
“Kodoku è sulle tue tracce”
 
“Pare che un ragazzo dai capelli neri a bande argento stia assumendo la figura del “salvatore” uccidendo tutti i demoni e mezzo demoni che trova sulla sua strada.
A quanto pare si sta divertendo”
 
L’avrebbe uccisa, lei lo sapeva benissimo, lui la odiava con tutto se stesso, era schifato da lei, da quello che era, da quello che significava.
Era un essere impuro, e doveva essere eliminato, l’impuro è uguale al male, ogni essere impuro era un essere maligno.
Questo concetto comandava la mano del ragazzo, su questo concetto si basava la sua purificazione del male.
Su questo concetto Meiko stessa si aggrappava, perché era lo stesso concetto di lei...della sua dea...
Non aveva più ricevuto suoi contatti da parecchio tempo...troppo tempo...
“Non voglio sentirla...”
Avvertì una sorta di stanchezza mista a sofferenza pulsarle sulla testa, passandosi una mano anche fra i capelli e tastandosi un punto dietro la schiena, constatando che il colore non colava, lei non scompariva via, la sua illusione non stava ancora svanendo via...
Non voleva vedere quell’essere divino, non voleva sentire la sua voce che le provocava un brivido di terrore, non voleva sentire le sue parole che distruggevano ciò che costruiva ogni giorno faticosamente...non voleva mandare quel messaggio a Sanzo...
...Sanzo...
-Nooo!!-
I bambini le fecero voltare il capo, in quel momento avevano alzato le mani e le braccia verso il cielo, la pioggia stava iniziando a cadere, pian piano si fece pesante mentre i bambini si spargevano in tutte le parti, e Rika e Goku si avviavano alla locanda, ad accoglierli le voci di Hakkay e Gojio, che come al solito sfotteva l’eretico, e lui rispondeva, iniziando la discussione.
Ma stavolta non c’era Sanzo che li fermava con il suo harisen, lui era nella sua stanza...la stanza...
La ragazza uscì in silenzio dalla sua, lanciando un’occhiata alle figure la sotto che continuavano a parlare, poteva vedere anche Kira che in silenzio stava ad ascoltare, dandole le spalle, mentre Meiko preferiva restare nell’ombra...ed essere invisibile ai loro occhi...invisibile agl’occhi di tutti.
...doveva esserlo anche ai suoi occhi...qualcosa d’invisibile e d’impalpabile come l’aria...
La porta della stanza di Sanzo stavolta era chiusa, e lentamente abbassò la maniglia per entrare, trovando di fronte a lei la finestra, stavolta il letto era proprio sotto a questa, illuminando la figura distesa del bonzo, sembrava dormire, mentre la pioggia li fuori continuava a cadere, ogni volta che s’incontravano era sempre in un momento di pioggia.
Forse era l’unica cosa che li poteva unire, l’unica cosa che poteva permettere ad entrambi d’incontrarsi e guardarsi, parlarsi, anche se le loro conversazioni era silenziose, mute.
In fondo, era inutile parlare per entrambi.
...l’unica cosa che li portava ad incontrarsi era un disperato bisogno di amare qualcuno...
Era l’unica cosa, un filo a cui Meiko si stava aggrappando.
Perché poi? Non aveva senso...
Niente aveva senso, come il fatto che era entrata in quella stanza, come il fatto che si stava avvicinando a quel letto, non aveva senso il fatto che ora era li, davanti a quel letto, davanti alla figura sdraiata del bonzo.
Dormiva, l’unico modo per non aver contatti con il dolore è quello di non provarne, dormendo, un sonno senza sogni né incubi.
Meiko lo osservò in silenzio, mentre una mano lentamente si allungava...e gli sfiorava la guancia...
 
*BEEP*
 
Lentamente l’altra mano seguì l’altra, mentre il suo corpo si spostava, sporgendosi verso il bonzo, una gamba si piegava appoggiandosi sul materasso, sfiorando il fianco e la veste del monaco, mentre il chakra scarlatto appariva chiaro tra i ciuffi biondi.
La luce dorata che l’aveva accarezzata...così come quella voce...
Le sue mani toccarono il volto, mentre lei chinava il capo in un gesto che sapeva di sconfitta.
Era stata sconfitta fin dal principio da lei...da quell’essere...
Quell’essere sapeva che l’avrebbe tradita...e gli aveva fatto quella domanda...quell’orrenda domanda...
 
“Tu non mi tradirai mai, vero...Erroris?”
 
Meiko sentì la rabbia salirgli in corpo, mentre le dita toccavano quelle pelle che sapeva d’incenso e tabacco, era morbida e liscia al contatto con la pelle un po’ ruvida delle dita della ragazza, che alzò lo sguardo, le iridi ambrate avevano perso il colore, sembravano diventare grigie, per poi assumere un’intensa sfumatura rossastra, mentre la ragazza si sporgeva verso il volto del bonzo...
 
Windmill, Windmill for the land.
Turn forever hand in hand.
Take it all in on your stride.
It is sticking, falling down.
Love forever love is free.
Let's turn forever you and me.
Windmill, windmill for the land.

Is everybody in?
 
-...Konzen...Konzen svegliati...torna...torna da me...-
Meiko avvertì la voce tremarle, mentre sussurrava all’orecchio, gli occhi brillavano, mentre una delle mani si appoggiava sul materasso, constatando che era duro per poterla sostenere, mentre lei continuava a sussurrare, sporta verso Sanzo che sembrava continuare a dormire.
-K-Konzen...-
Non riusciva a continuare a parlare, la gola le bruciava ogni volta, le faceva un male cane, mentre un’altra ferita si aggiungeva a quelle fresche dentro di lei.
Era così ridicolo!
Ci era cascata come una bamboccia!
 
Laughing gas theese hazmats, fast cats,
Lining them up-a like ass cracks,
Ladys, homies, at the track,
It's my chocolate attack.

 
Lo sapeva fin da subito che avrebbe dovuto fregarsene dell’atteggiamento del bonzo, dirgli velocemente il messaggio e scomparire, diventare polvere, morire perché dimenticata da tutti...dimenticata da lui...
Maledizione, ora che la ferita si era fatta più profonda gl’importava solo farsi dimenticare da lui, farsi odiare da lui, farsi magari uccidere da lui...
Il suo amore era disperato, nato da un amore forzato che non le aveva dato se non dubbi, incertezze.
Nonostante questo amore fosse stato grande e l’avesse scaldata in quel periodo, aveva sempre avvertito un dubbio, una paura, una domanda fargli capolino nella sua mente, che tentava in tutti modi, continuamente, di nascondere dentro di se...poi quel giorno...quella domanda era riapparsa, dietro quelle lacrime e quel sangue che le aveva sporcato il viso.
 
Io verrò mai amata?
 
 
Shit, I'm stepping in the heart of this here.(here)
Care bear bumpin in the heart of this here.(here)
Watch me as I gravitate,
hahahahaaaa.

 
Osservò quel volto, l’ansia le aveva stretto lo stomaco in una morsa, mentre la sua voce adesso si era fatta sussurrata.
-Konzen...-
 
“Svegliati! Svegliati così che possa scappare via!
Svegliati, distruggimi, uccidimi.
E poi dimenticami...
Ti prego...non ricordarmi...”
 
Voleva che il suo cuore venisse calpestato ancora una volta, voleva avere ancora la certezza di desiderare la morte, pur di non esistere soltanto come un suo sogno fittizio.
 
Yo, We goin'to ghost town,
This motown,
With yo sound
You in the Blink,
Go bite the dust,
Can’t fight with us,
With your sound you kill the INC.

 
Meiko sentì ancora la voce tremare, stavolta non riusciva a chiamarlo, a chiamarlo con un nome che non era il suo, non gli apparteneva!
...la ragazza fu tentata di staccarsi da lui, di uscire da quella stanza, di partire, andarsene via, sotto la pioggia, rivelando a tutti la sua natura, venir disprezzata, rifiutata, raggiungere Kodoku, allargare le mani e...
Arrendersi? Voleva veramente arrendersi a quella realtà?
Voleva davvero abbandonare tutto questo che era riuscita ad ottenere?
Davvero voleva staccare le mani da quel volto?
...No...non ancora...era tutto troppo facile...
 
So, dont stop, get it, get it
HERE,
Until you're cheddar header,
Watch the way I navigate,
hahahahaaaaa.

 
Si avvicinò ancora di più a quel volto, sfiorando con i capelli l’orecchio, mentre la guancia toccava il lobo freddo, o forse la sua guancia era fredda di suo, mentre le mani erano ferme su quel volto, e le sue labbra sussurrarono quella parola...
-Sanzo...-
Il bonzo socchiuse gli occhi, fino a quel momento non aveva dormito, aveva fatto finta, come sempre non riusciva a prendere sonno, e l’aveva avvertita muoversi, chiamarlo con quel nome che non gli diceva nulla, chiamarlo con una voce diversa, un modo diversa...proprio come quel suo ricordo...
 
“Konzen...svegliati amore!”
 
Poi...quel ritorno alla realtà...quel silenzio e poi il suo nome, quel nome che gli fece aprire gli occhi, che gli fece spostare il volto verso quello di Meiko, che rimase qualche istante immobile ad osservare con stupore quelle iridi d’ametista osservarlo con fare tranquillo, non c’era il gelo in quegl’occhi, ma solo una tranquillità che sembrava volerla uccidere.
Si sentiva incredibilmente sollevata, si sentiva incredibilmente bene, mentre teneva gli occhi chiusi, e la mano che era rimasta sulla guancia si spostava dal volto, mettendosi sul materasso, adesso con il volto era proprio sopra a Sanzo, che si limitò ad alzare stancamente una mano, e le toccò la fronte, la guancia...i capelli...lo stesso gesto che aveva fatto il giorno prima...
 
Windmill, Windmill for the land.
Turn forever hand in hand.
Take it all in on your stride.
It is sticking, falling down.
Love forever love is free.
Let's turn forever you and me.
Windmill, windmill for the land,
Is everybody in?

 
Rimasero in quella posizione per parecchi secondi, mentre Meiko si permetteva l’ombra di un sorriso, il calore che usciva da quell’uomo sembrava distruggere la durezza della sua pelle, raggiungendo fino la sua anima fredda come la pietra, scaldandola, facendola diventare incandescente...la vedeva ancora...quella luce dorata che aveva avvertito quel giorno...quella sensazione di benessere e di sollievo che le temprava il fisico.
Assuefatta, era drogata di quella luce, di quel calore, ne avvertiva un bisogno sempre maggiore...quasi a volerglielo prosciugare via...come un deserto senza acqua.
Sanzo invece rimase in silenzio, avvertendo i capelli della ragazza toccargli le labbra, in un bacio rubato, mentre lui avvertiva la stanchezza cominciare a gravargli nel corpo, ma non con durezza, ma seguita da uno stato di torpore che trovava piacevole; aveva voglia di chiudere gli occhi, tenere a se quella figura con egoismo e dormire, stringendola in modo da non farla scappare, adesso che lui stava bene avrebbe assorbito quella piacevole sensazione e se ne sarebbe dissetato, come acqua fresca in una gola riarsa.
Erano egoisti, ognuno voleva avere solo il bene per se, infischiandosene dell’altro...questo...per pochi secondi...fino a quando Meiko, socchiudendo gli occhi, non avvertì quella mano accarezzarle i capelli, ed avvertire nella sua mente una specie di fastidioso pungere.
...come un bisbigliare...che diventa un sussurro...e poi una voce...
Il cuore batté incredibilmente in fretta, mentre quella voce adesso diventava un urlo, uno strillo infuriato, e la luce veniva spaccata in tanti pezzi da una mano che le rivelò la sua anima buia.
 
TRADITRICE!! CREPA!!
 
Sanzo avvertì i muscoli della ragazza irrigidirsi, e in quell’istante un fulmine illuminò la stanza, mentre lui avvertiva nella sua mente arrivare insieme a quel lampo di luce l’immagine di un corpo senza vita che pochi secondi prima lo aveva protetto...senza che lui potesse fare nulla...il corpo di una persona che aveva amato con forza, quasi quanto...quanto...
 
Dont stop, shi i it ,get it,
We are your captains in it (feel good),
Steady,
Watch me navigate,
hahahaaaaa
Dont stop, shi i it, get it,
we are your captains in it (feel good),
Steady,
Watch me navigate,
hahahaaaaa (feel good).

 
Si staccarono entrambi nello stesso istante, Meiko però cadde a terra con un tonfo secco, prendendo fiato, la bocca era spalancata come se avesse corso per tutto quel tempo, gli occhi erano serrati dal terrore, mentre Sanzo si metteva seduto, passandosi innervosito una mano fra i capelli, fuori la pioggia sembrava essere finita in quella che era un freddo acquazzone passeggero.
Pioggia...l’unico loro legame era la pioggia...
-Esci immediatamente da questa camera...-
Meiko si limitò a rialzarsi in piedi, e stringere i pugni, osservando con un lampo d’ira il bonzo davanti a lei.
-...io ti odio...e tu odi me!-
lo disse come un ordine al monaco, prima di uscire dalla stanza, prima di sbattere la porta, prima di ritirarsi nella sua camera, prima di chiudere la porta e crollare a terra, avvertendo l’aria mancargli ed una forte sensazione di nausea, mentre il bonzo prendeva una sigaretta dal pacchetto e la accendeva, iniziando a fumare.
Odiarla...gli aveva ordinato di odiarla...
...dannazione...doveva veramente odiarla...ma sarebbe stata la stessa identica cosa...
E quel che peggio...aveva udito quella voce urlare mentre lei si allontanava da quella stanza.
Una voce simile a quella che aveva sentito quando aveva trovato Goku, una voce però al tempo stesso diversa.
 
“...non amarmi...mai...”
 
Tra le pozzanghere sulla strada battuta intanto si era fatta avanti una figura incappucciata, che subito aveva attirato l’attenzione dei bambini, vedere arrivare così tanti stranieri era una novità per loro, e non persero tempo ad accerchiare la figura, che si limitava da sotto il cappuccio bagnato a sorridere con aria affettuosa, accarezzando le teste dei piccoli e continuando a camminare, mentre alcuni bambini si permettevano di fargli delle domande.
-Ciao! Da dove vieni?-
-Da un posto molto bello e molto lontano da qui-
-E come ti chiami?-
-...io non ho un nome bambina...-
la figura s’inginocchiò di fronte alla piccola che aveva davanti a se, indossava un vestito giallo e i capelli castani erano legati in due buffe crocchie che rivelavano il viso rotondo e gli occhi grandi.
Alle orecchie portava due orecchini a pendente, il pendente era a forma di anello, fatti d’oro puro, e sembravano pesanti nonostante fossero anche piccoli.
-Mi dai tu un nome?-
la bimba sembrò rimanere sorpresa, per poi osservare l’uomo coperto dal cappuccio che gli sorrideva affettuoso, la mano accarezzò la testa e la guancia della bambina, che avvertì la pelle fredda dell’uomo toccare quella sua morbida e calda, e la voce tremava, come se la piccola fosse rimasta spaventata da quella carezza.
-Signore...lei è freddo come il ghiaccio...signor...freddo-
l’uomo rimase stupito dal nome che uscì dalle labbra della piccola, che subito venne affiancata dal fratello, un giovanotto di dieci anni massimo, i capelli castano scuro come la bimba e gli occhi più sottili, si poteva notare che su un braccio indossava un bracciale molto grande dorato, che attirò l’attenzione dell’uomo, che poi sorrise gentile, annuendo.
-Si, mi piace. Da oggi in poi potete chiamarmi il “signor freddo”-
i bambini risero a quel nome, cominciandolo a chiamare e seguendolo, mentre la bambina veniva presa in braccio dal fratello, la guancia della piccola era ancora fredda a contatto con quella liscia del ragazzo, che si fermò ad osservare lo sconosciuto, prima di portare la piccola verso casa, osservato in silenzio dal “signor freddo”, che si limitò ad osservarli, per poi tornare a rivolgersi ai bambini intorno a lui, alzando lo sguardo verso la finestra, una ragazza in quel momento si sporgeva dal vetro, e lo fissava con aria stupita.
Meiko ebbe solo l’istinto di allontanarsi di qualche passo da quella finestra, di colpo il cuore era accelerato di colpo, un lungo brivido di paura le aveva fatto venire la pelle d’oca, mentre le grida dei bambini si allontanavano dalla finestra, e la ragazza si metteva seduta sul letto, afferrando il fucile e tenendolo stretto tra le mani.
Lo faceva sempre quando era spaventata, soprattutto da piccola lo faceva: si metteva seduta da una parte e con il corpo tremante afferrava il fucile e lo teneva stretto a se, guardandosi intorno con aria sconvolta e spaventata.
Le sembrò di vedersi in quella stanza, mentre le mani toccavano la canna e il calcio in legno del fucile, sotto i polpastrelli la superficie dell’arma era piena di piccole scalfitture e scheggiature.
 
“Era entrata in silenzio in quella casa, con il terrore in corpo: l’attacco dei demoni era risultato veloce e violento, distruggendo e facendo a pezzi i vari abitanti del villaggio dov’era scappata.
Lei si era nascosta in un buco sotto una casa, restando schiacciata dal peso dell’edificio che sopra di lei crollava, uscendone ferita ed impolverata, mentre si era guardata intorno con i fiatone e lo sguardo spaventato.
Il villaggio oramai era deserto, e sulla strada c’erano solo i resti di cadaveri, la strada era sporca di battaglia, ed alcune case bruciavano ancora, c’erano le brace ardenti tra i cadaveri e le pozze di fango, i piedi scalzi camminavano in quel macello, fino a giungere in quella casa ancora integra.
Aveva chiesto aiuto all’uomo in quella casa, ed invece questo si era messa a picchiarla e ad insultarla, ad un tratto sembrava quasi intenzionato a mettergli le mani addosso, quando in un gesto di paura gli morsicò la mano, e scappò via.
Appena in tempo.
Ora quel corpo giaceva li, a terra, insieme ad uno di un demone che aveva un bel buco in testa, il sangue usciva insieme ad un po’ di cervello, e questo fu troppo per il suo stomaco, che si ribellò, spingendola ad uscire da quella casa, e vomitare li accanto, non aveva mangiato niente e quindi uscì solo un po’ di succhi gastrici ed acqua.
Si pulì la bocca ansimante, voltandosi di nuovo verso la casa, dalla porta aperta poteva vedere il cadavere dell’uomo con in mano...un fucile...
L’arma attirò lo sguardo della bambina, che entrò in silenzio, avvicinandosi al cadavere, gli occhi erano spalancati in un’espressione di terrore, dalla bocca scivolava un po’ di bava e del sangue, mentre il buco al ventre spiegava la morte del tizio.
Ma ormai la bimba aveva lo sguardo fisso sul fucile.
Allungò lentamente la mano al cadavere che reggeva in mano il fucile, e afferrò l’arma, stretta nelle mani dell’uomo, e lo tirò con forza, togliendolo dalle mani del morto, che rigide rimasero in quella posizione, mentre lei ansimava, e osservava il fucile che era riuscita a prendere.
Toccò con la mano piccola il calcio e la canna lunga dell’arma, mentre si alzava in piedi e si accorgeva che era un’arma piuttosto pesante.
Se la guardò in tutti i modi, prima di metterla in posizione da fuoco, ed osservare l’uomo morto li vicino a lei, puntandolo con la canna.
-...Pam-”
 
Meiko chiuse gli occhi, strofinandoseli e sospirando, il fucile ancora tra le gambe, mentre fuori dalla stanza si udivano dei passi, ed una mano bussò sulla porta, prima di aprirsi e rivelare la capigliatura castana di Rika.
-Ehi, è pronta la cena-
-...si, arrivo-
-Hm, oggi sei più brutta del solito, hai una cera...-
-Grazie per il complimento, ora arrivo-
Rika avvertì quelle parole come una sorta di minaccia a chiuder immediatamente il discorso, la biondina si alzò dal letto mentre la compagna chiudeva la porta e si allontanava, e si passò una mano tra i capelli biondi, che si spostò poi sul viso in un gesto che sapeva di stanchezza, il fucile abbandonato sul letto.
Su uno specchio li appeso alla parete poteva vedere il suo volto pallido e un po’ smunto, lo sguardo era spento, e gli occhi sembravano assumere una sfumatura più rossa del solito.
Fece uno sbuffo e sorrise con aria divertita e stanca.
-Ma tu guarda che faccia...-
la mano passò sui capelli, spettinandoli quasi alla ricerca di qualcosa, afferrandone una ciocca e guardandola nel riflesso del vetro.
Un biondo chiaro brillante.
La ragazza sbatté poi le mani sui pantaloni, guardandosi ancora con fare stanco, adesso nel vetro sembrava mostrarsi l’immagine di una donna dai capelli lunghi di un biondo scuro, che scendevano sulle spalle in parte, mentre il resto era tenuto fermo da una mano, si stava pettinando i capelli, seduta su uno sgabello, il gesto appariva lento e ponderato.
La donna poi si voltò verso la figura di Meiko, che si era avvicinata al vetro, e per qualche istante la donna fece un’espressione di stupore, rivelando gli occhi spenti e la pelle pallida, per poi sorridere con aria gentile.
 
“Vuoi che ti pettini i capelli? Vieni qui gioia mia!”
 
Meiko allungò una mano, toccando la superficie del vetro e sospirando con aria stanca.
-Sparisci...-
la donna sembrò ubbidire, svanendo come nebbia al sole dal vetro, mentre la ragazza stringeva la mano a pugno, toccandosi poi la spalla e soprattutto la schiena, li dove c’era il tatuaggio con le ali.
 
“A che servirebbe pettinarti i capelli? Tanto rimarrebbero brutti lo stesso!
Io voglio che la mia bambola resti brutta così com’è!
...già, sei proprio brutta.
Brutta, brutta, brutta!”
 
Avvertì quella voce ridere dal divertimento mentre continuava a prenderla in giro, lei non usava la spazzola ma un pettine molto bello con cui si pettinava i lunghi capelli colore avorio, erano totalmente diversi da quelli biondi di sua madre.
Si...sua madre aveva dei bellissimi capelli biondi...
Mentre lei aveva i capelli d’avorio, e gli occhi d’ambra...i suoi stessi occhi d’ambra...Meiko si fissò gli occhi allo specchio, guardando l’iride ambrata che verso il centro tendeva a diventare rossa, fino alla pupilla nera.
E dentro quella pupilla nera...cosa c’era?
...
La ragazza uscì dalla sua stanza, spettinandosi i capelli con una mano, diretta verso gli altri che avevano già iniziato a mangiare, lasciando dietro a quel vetro l’immagine di una bambina, vestita di una maglietta nera con il cappuccio, pantaloni strappati ed un fucile in mano, ben stretto a se.
E nel viso della bambina...
Due brillanti occhi rossi, carichi di odio.
 
Dietro due occhi d’ametista...ci può essere un intero mondo, nascosto semplicemente dal gelo che scaturisce dal vivere con la continua colpa di non essere stati capaci di proteggere la persona che si ama, e si è rimasti immobili mentre davanti a se si trovava un corpo, il corpo di qualcuno che si ha amato con forza e con energia, e con si è stati in grado di salvare.
Tutti i sogni all’improvviso possono diventare incredibilmente vuoti, e a questo punto sopravvivere diventa quasi una necessità, essere forti e proteggere solo se stessi, seguire un insegnamento diventa una vendetta contro chi vorrebbe la sua morte.
Tutti i propri sentimenti diventano solo un motivo di debolezza, e insieme formano qualcosa che è pari alla stessa tristezza, alla sofferenza che ogni singolo giorno di pioggia traspare da quegli stessi occhi.
Nessuno può capire cosa possono nascondere due occhi d’ametista, nessuno sa quanta sofferenza esiste realmente in quel chakra rosso che porta con orgoglio, incorniciato dai suoi capelli biondi.
Quel punto rosso sulla sua fronte è la testimonianza della sua sconfitta.
Vivere diventa un bisogno egoistico, come il mangiare o il dormire, vivere è necessario per poter recuperare i cocci del suo passato.
No, non si era scordato del sutra rubato al suo maestro, non lo aveva dimenticato...se viaggiava verso Ovest quella era la sua motivazione, una motivazione egoistica, come il vivere per se stessi, come l’uccidere chiunque gli si fosse presentato davanti.
Nessuno sa cosa significa veramente essere un uomo cattivo, cos’è un uomo triste, terribilmente triste, e nasconderlo allo sguardo degl’altri.
Il suo ultimo legame al quel lontano passato è un chakra, un sutra...è un’arma, scelta per la facilità con cui la si può usare...nelle sue due maniere...contro gli altri...contro se stessi...
Sparare...colpire coloro che ti sbarrano la strada...ed andare avanti...
 
“Aspetta, Genjo Sanzo Hoshi!”
 
Andare avanti...unicamente per se stessi...unicamente per sopravvivere...
Se incontri un Buddah uccidilo...
 
“Mi chiamo Meiko, e se per parlarti sono costretta a morire, allora così sia, non ho paura”
 
Se incontri un tuo antenato uccidilo
 
“...ho paura...di lasciare tutto questo”
 
Non avere legami
 
“Ho un brutto difetto, io...tendo sempre a proteggere le persone intorno a me...piuttosto che me stessa...
Perché preferirei morire...piuttosto di vedere qualcuno che muore al posto mio...
...e per questo...non ho assolutamente nulla...ne da dare, ne da ricevere...”
 
Non essere schiavo di nessuno
 
“...io ti odio...e tu odi me!”
 
Vivi semplicemente per la tua vita
 
“Sanzo”
 
...nessuno sa veramente cos possono nascondere due iridi d’ametista che guardano il cielo mentre si colora di rosso e la notte va a calare, nessuno sa cosa significa essere odiato, essere disprezzato per essere semplicemente se stesso...dietro due occhi d’ametista, nessuno sa cosa ci può essere...
Nessuno...sa cosa significa provare certe sensazioni dopo una vita passata a scappare dalla pioggia che rivela sotto il sangue la tua sofferenza...
Nessuno...o forse...esiste qualcuno...
 
“...non amarmi...mai...”
 
La donna mise a letto la bambina, gli orecchini le davano leggermente fastidio alle orecchie, una mano da sotto le coperte cercava di sistemarli, in modo da poggiare bene la testa sul cuscino, mentre la madre la lasciava nella stanza a dormire, occupandosi del maggiore, che si limitò ad un bacio sulla guancia, rifugiandosi poi nella sua stanza, mentre la donna sorrideva con aria soddisfatta, dirigendosi poi verso il salotto, li alla luce di una lampada ad olio c’era solo un gatto che dormiva sul tavolo ed un lavoro da finire di cucire.
Non fece neppure in tempo a mettersi il ditale che qualcuno le bussò alla porta, e la donna si passò una mano tra i capelli, incuriosita, rivelando i due orecchini che portava in un solo orecchio, in argento, dirigendosi verso la porta.
-Si, chi...-
la donna non poté finire la frase che una mano da sotto un mantello le afferrò la gola, iniziando stringerla, l’urlo soffocato che ne uscì fu seguito da due lacrime che scivolarono dagl’occhi, mentre da sotto il mantello il “signor freddo” sorrideva con aria divertita, l’altra mano si allungò verso i due orecchini, osservandoli alla fioca luce della lampada ad olio li sul tavolo.
-Un sistema di controllo molto semplice ma efficace. Quelli della tua bambina sono davvero belli...
...dimmi...chi te li fabbrica?-
-Cosa...ah...-
-Sta zitta...-
la mano si serrò ancora di più attorno alla gola, mentre la donna cercava disperatamente con le mani di togliersi quella stretta che non la faceva respirare, mentre alcune lacrime scivolavano dagl’occhi.
L’uomo si spostò verso il tavolo, dove i gatto si era svegliato di colpo e nervoso alzava il pelo, soffiando, per poi allontanarsi via, mentre la donna continuava a fare resistenza, cercando di respirare, mentre il “signor freddo” valutava silenzioso il lavoro a cucito che la donna stava facendo.
-Davvero un bel lavoro...è sempre per la tua bambina?
E’ il bambino? Ormai è un ometto, scommetto che bada lui a voi due. Tu che ne dici?
Allora, schifoso demone?-
La donna spalancò la bocca, la stretta era violenta e cominciava a farle male il collo, mentre l’uomo continuava a tenerla ben stretta per la gola, continuando a parlare con aria tranquilla, anche se nella sua voce c’era del fastidio.
-Sai, mi hanno sempre fatto schifo i demoni.
Esseri impuri, votati al male...non potete sporcare con la vostra presenza questo mondo...
Questo mondo è stato creato per far felici gli dei...e la vostra presenza...lo rovina!-
L’uomo compì un violento gesto, mollando la presa e scaraventando la donna sul tavolo, la lampada volò li vicino, sbattendo sul pavimento ed infrangendosi, appiccando il fuoco sul pavimento e su una sedia li vicino, mentre la donna tossiva con forza, sentendo l’aria tornare a poco a poco, con il collo arrossato.
Il “signor freddo” osservò con disappunto il fuoco salire e cominciare a divorare la casa, rivolgendosi poi alla donna.
-Guarda cos’hai combinato!
Eh si...non c’è altra soluzione...ti punirò!-
Da sotto il mantello il “signor freddo” tirò fuori una sciabola, osservandone la lama lucida, ripulita dell’ultima uccisione, puntandola poi contro la donna, che era accucciata a terra, spaventata, le lacrime agl’occhi ed una mano sul collo.
-Ti prego...ti prego, non toccare i miei figli...ti prego...-
-Oh, è vero. I tuoi figli.
Mi dispiace, ma è sangue del tuo sangue...e un sangue impuro come il tuo va eliminato!-
L’uomo alzò la mano con la sciabola, pronto a colpire la donna, che osservava quell’essere con sguardo sconvolto, mentre li intorno la casa bruciava, divorando i mobili e i muri.
Intanto gli altri vennero svegliati dal violento vociare che si sentiva provenire da fuori, Rika dovette trascinare Goku fuori dal letto a causa del sonno pesante del ragazzo, mentre gli altri erano già fuori la locanda a vedere un’atmosfera arancione avvolgere uno degl’edifici, a poca distanza da loro una casa stava andando a fuoco, attirando su di se l’attenzione dei popolani.
-Oh santo cielo!-
-Ma come è uscceso?-
-Acqua! Ci serve acqua!-
Rika strinse i denti, attirando lo sguardo di Meiko, che sbuffò.
-E va bene, andiamo a vedere-
il gruppo si avvicinò alla casa, mentre una grossa fiammata usciva dalla porta d’ingresso, Kira fu afferrata in tempo da Hakkay per una spalla prima che il fuoco potesse raggiungerla, la ragazza per non cadere all’indietro si aggrappò all’uomo, mentre Rika si copriva con una mano il volto per l’insopportabile calore.
-E’ tremendo!-
-Dobbiamo spegnere l’incendio!-
-CI SONO DELLE PERSONE DENTRO ALLA CASA!-
Meiko si voltò di scatto verso l’urlo, alcuni bambini cominciarono ad urlare dei nomi, mentre Rika li osservava sconvolti, per poi voltarsi verso l’edificio in fiamme ed urlare anche lei, fermata da Gojio e Goku che la videro correre verso la casa.
-Che fai, sei impazzita?!-
-Rika!-
-Ci sono due bambini la dentro! Ci sono dei bambini! Dobbiamo salvarli!!-
la biondina la osservò stupita, mentre la ragazza si dimenava per liberarsi dalla presa dei compagni e precipitarsi verso la casa, un pezzo di muro in fiamme in quel momento cadde verso di loro, costringendoli ad arretrare, mentre Rika continuava ad agitarsi con il terrore negl’occhi.
Dei bambini, c’erano dei bambini li dentro...
Meiko afferrò di scatto uno dei secchi d’acqua, e senza starci a pensare si bagnò tutta, gettando via il secchio e partendo di scatto verso la casa, la sua figura rapida venne attirata dallo sguardo di tutti, mentre le fiamme la inglobavano quando si gettò all’interno dell’edificio, e i ragazzi urlarono il suo nome sbalorditi, solo Hakkay si avvicinò a Sanzo, che rimaneva immobile a fissare lo spettacolo.
-Ce la farà?-
non ottenne risposta.
Meiko intanto si coprì con un braccio il volto, vagando tra le fiamme, il fuoco stava divorando lentamente la casa, alcune stanze verso il fondo ed in cima alle scale erano ancora salve, e cominciò ad urlare nel fuoco, alcuni pezzi di legno cadevano verso di lei, rischiando di colpirla.
-EHI, C’E’ QUALCUNO? EHI!!!Argh!-
la ragazza fece un balzo in avanti, evitando così che un palo che sorreggeva il soffitto le cadeva addosso, adesso il muro sopra di lei era pericolante, e rischiava di crollare da un momento all’altro, mentre lei continuava ad urlare, cercando di trovare le persone presenti nell’edificio.
-EHI!! QUALCUNO MI SENTE?!-
-SIAMO QUI!!-
le voci provenivano da in cima alle scale, e Meiko le salì due a due, con il fuoco dietro di lei che la seguiva, iniziando a divorare la scalinata in legno, la ragazza si guardò intorno, prima di notare delle figura appoggiate al muro, una di queste semi-sdraiata.
Un bambino si fece avanti nella luce delle fiamme che andavano ad avvicinarsi, aveva una guancia livida, come se qualcuno gli avesse tirato un tremendo ceffone, mentre la bimba li accanto aveva i capelli disordinati e piangeva, gli orecchini a pendagli si muovevano in un brillare dorato.
-Aiutaci! Nostra madre è ferita!-
la ragazza si avvicinò alla donna li, una mano copriva una spalla sanguinante, c’era un taglio abbastanza profondo che lacerava il vestito e la carne...
Meiko morsicò il labbro, voltandosi verso la finestra, per poi guardare il fuoco che saliva, la bambina urlò ad un rumore che proveniva dal piano di sotto, e la donna la strinse a se, bisbigliando per la paura, aveva le guance rigate ma non piangeva, come a voler incoraggiare i suoi figli.
I suoi figli...
La ragazza dai capelli biondi andò verso la finestra, afferrando un pezzo di legno trovato li per caso e sfondandola, stanco a attenta a non ferirsi, attirando poi l’attenzione dei popolani che tentavano di spegnere l’incendio, inutilmente, ed urlò a più non posso, sentendo la gola pizzicarle.
-SONO QUI!! SONO QUI SOPRA!! LA DONNA E’ FERITA!! AIUTATECI! SONO QUI!!-
-Sono qui...ma per quanto...Erroris?-
quel bisbiglio fece venire la pelle d’oca alla ragazza, che si voltò di scatto, la bambina tremò nel vedere quella figura, mentre il ragazzino mostrava i pugni, e la donna si limitava ad abbracciare con una sola mano la piccola; davanti a loro, nell’ombra, apparve il signor freddo, che sorrideva con aria divertita, accanto a se la sciabola era sporca di sangue, e le fiamme cominciarono a salire.
Meiko si mise in posizione di difesa a proteggere la famiglia, sibilando poi a denti stretti.
-Andate verso la finestra...MUOVETEVI!-
i tre obbedirono, nel frattempo Rika aveva afferrato con Hakkay la situazione, ed insieme ad alcuni popolani stava stendendo un lenzuolo abbastanza largo e resistente per far scendere i tre sopravvissuti, mentre la bionda si metteva in posizione d’attacco, con il bastone che sembrava una spada, mentre il “signor freddo” sorrideva divertito, mostrando la sciabola sporca.
-Non ostacolarmi Erroris...-
-Queste persone non ti hanno fatto niente...-
-Ma davvero? Allora non hai notato i loro sistemi di controllo del potere maligno?
Mi sei peggiorata...Erroris...-
La ragazza strinse i denti, li aveva visti eccome, quei tre erano dei demoni, ma in ogni caso non avevano fatto nulla di male, e quindi non poteva permettere a quel pazzo di ucciderli, soprattutto i bambini! Intanto lui si metteva in posizione di riposo, sogghignando.
-Oh, scusa, tu adesso ti chiami Meiko...sbaglio o questo nome mi suon familiare?...-
un passo laterale, un altro passo laterale della ragazza.
-Ma certo! Era il nome di tua madre! Oh, ma quanto sei dolce Erroris...o dovrei chiamarti...sterile?-
la ragazza sentì avvamparle la rabbia, mentre la prima a scendere fu la bambina, seguita poi dalla madre, ed infine dal figlio, che si voltò un secondo verso la ragazza, per poi buttarsi, mentre Rika guardava verso l’alto.
-...e Meiko?-
-Sta affrontando il “signor freddo”!-
-Il “signor freddo”?-
la bambina piangeva, e la voce era rotta dai singhiozzi mentre parlava.
-Lui ha fatto...del male...alla mamma!-
la castana la guardò con aria sconvolta, per poi alzare lo sguardo verso la finestra rotta, mentre le fiamme continuavano ad alzarsi, ora di sicuro erano arrivate al secondo piano della casa.
Intanto la ragazza dentro l’edificio si stava difendendo dai colpi della spada dell’avversario, che continuava a rimanere nascosto dal mantello, ma sorrideva divertito, tutto questo lo divertiva parecchio.
-Ma come sei brava a fuggire...Erroris...o preferisci Meiko?-
-Non ti azzardare a pronunciare quel nome, MALEDETTO!-
la ragazza tentò un affondo, ma venne bloccata dalla mano dello sconosciuto, che la sbatté contro un muro, ad avvolgerli le fiamme, mentre lui avvicinava il suo volto a quello della ragazza.
-Sai, Satsuki sente molto la tua mancanza...-
la chiamava per nome...lui la stava chiamando per nome...
Un’altra ondata di rabbia raggiunge lo stomaco di Meiko, mentre il manico della spada le accarezzava il volto, scendendo lungo il seno e il fianco.
-E, devo ammetterlo...anch’io sento la tua mancanza...in fondo...io posso esprimere il tuo desiderio...
O forse...te lo sei scordato?
Che ne dici Erroris?-
-Dico...che non mi devi toccare!!!-
la gamba partì veloce, colpendo il fianco del “signor freddo”, che cadde a terra fra le fiamme, mentre Meiko si gettava fuori senza neanche pensarci, sotto di lei però il lenzuolo non era teso, e Rika poté vedere la sua figura precipitare verso terra.
-MEIKO!-
in quel momento Gojio, Hakkay e Goku si buttarono verso di lei, afferrandola e cadendo insieme a lei per terra, la ragazza ebbe appena il tempo di respirare e di commentare.
-Wow, bella presa ragazzi-
poi i quattro scapparono via, mentre l’edifico in un’altra vampata di fuoco crollava a e terra, la famiglia di tre persone rabbrividì a quella scena, la bimba aveva smesso di piangere, mentre la madre veniva curata dal medico appena arrivato.
Meiko crollò a terra, sbuffando stancamente, mentre Rika la raggiungeva e cominciava ad urlare come una matta.
-SI PUO SAPERE CHE TI E’ SALTATO IN MENTE?! POTEVI MORIRE!-
-Ma non sono morta-
-IO PROPRIO NON TI CAPISCO COSA TI PASSA PER LA TUA TESTACCIA VUOTA!!-
-E che sarà mai, per un salto dal secondo piano di una casa! Sbaglio o tu hai fatto un tuffo molto più alto del mio? E poi, per tua fortuna, eri in buona compagnia, o sbaglio?-
Rika arrossì, un po’ per rabbia e po’ per la vergogna, fortunatamente Goku non stava ad ascoltare, mentre la biondina ridacchiava, per poi vedersi Sanzo che la raggiunse, per poi sbatterle con violenza l’harisen in testa.
-RAZZA DI STUPIDA!!-
-MALDETTO BONZO, NON PROVARCI MAI PIU!!-
-SE TU FAI COSE STUPIDE E’ GIUSTO CHE TI VENGA PUNITA!-
-NON HO CERTO BISOGNO DELLA TUA PREDICA, MONACO DEI MIEI STIVALI!-
Hakkay sorrise divertito, mentre Kira lo affiancava in silenzio, ascoltandolo.
-Eh si, è tutto a posto-
la ragazza si limitò a voltarsi verso le ultime fiamme dell’edificio ormai a terra, restandosene in silenzio.
Aveva notato una figura scappare via prima che la casa crollasse...forse si sarà sbagliata...
 
Fine capitolo 31
 
  
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