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Autore: Alice_and_Lolly    17/02/2015    3 recensioni
Dentro quelle silenti mura, in quella città di pietra di nome East City, tutto era immobile, tranne qualcosa. Figure ammantate scivolavano veloci per le strade ormai deserte e buie. Riuscivano ad orientarsi alla perfezione, svelti e furtive. Se qualcuno le avesse viste le avrebbe scambiate per scure sagome del Diavolo. Quello che stavano per fare era di certo un’accusa in più nei loro confronti. Erano due giovani uomini, che si nascondevano nella notte, cercando di evitare di fare il benché minimo rumore. Se qualcuno li avesse visti sarebbe stato un problema, un problema davvero enorme per loro. Sapevano che stavano correndo dei rischi, in gioco c’era la loro vita, tuttavia non potevano fermarsi. La causa a cui si erano votati era essenziale, forse più importante della loro stessa vita.
Edward Elric, il maggiore dei due fratelli, ne era fermamente convinto. La scienza non poteva essere fermata.
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Winry Rockbell | Coppie: Edward/Winry, Roy/Riza
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 3

 

Era stato ben facile per Mustang decidere di aiutare quella donna, il vero problema era pensare a qualche soluzione plausibile. Conosceva le insidie di quel mondo e sapeva perfettamente che anche se avesse trovato qualcosa di geniale non sarebbe passato inosservato. Un solo errore e sarebbe stato condannato senza alcuna revoca. Si era diretto in quel luogo, sperando vivamente di trovare l’ispirazione necessaria. Doveva essere rapido e prudente, non era di certo facile e proprio per questo aveva bisogno di qualcosa di speciale. Sperava che il miracolo si raffigurasse in quel santo luogo. Era tornato alle sue funzioni, alla sua concentrazione ed estasi religiosa.

Persino lui, alla vista di tutte quelle donne non poteva non darsi una calmata. Doveva indagare, sapere quale scegliere – questo era già più difficile – e non farsi scorgere. Ogni volta che si sentiva in difficoltà, che non sapeva cosa fare, pensava di poter contare su quelle visioni celestiale, ma quella volta gli mancava qualcosa. Tra quei visi devoti di falsa e vera umiltà non riusciva a scorgere quello sguardo impaurito e quei capelli biondi. Mai una donna gli aveva fatto quest’effetto, mai qualcuna aveva scavato un’emozione così fervida nella memoria. Aveva prediletto una sagoma, adorato un cipiglio, ammirato una chioma, ma mai aveva avuto qualcosa di così assoluto e travolgente. Persino tutto quel pubblico femminile non riusciva davvero a coinvolgerlo, non riusciva proprio a sentirsi come altre volte, avvolto in quel paradiso di bellezza. Quel giorno non notava altro se non volti colpiti e segnati dalla febbre, labbra sporgenti, tratti grossolani, espressioni ridicole.

Sospirò rassegnato, lasciandosi travolgere da una profonda enfasi nella messa che continuava ad andare avanti. Quelle mosse attiravano sempre l’attenzione della gente ma quella volta, circondato da volti maschili e sbirciato in lontananza da quelli femminili, non desiderava niente, non voleva essere notato. L’oggetto dei suoi pensieri non lo degnava certo di attenzioni e lui avrebbe dovuto dimostrargli il suo amore, liberandola. I poeti cortesi avrebbero invidiato la sua posizione e di certo gli avrebbero dedicato poemi e opere. Per quanto avrebbe rischiato il suo onore, la sua onestà e il suo buonsenso – potendo competere persino con Lancillotto e la carretta – sarebbero stati messi completamente in gioco per l’amore di quella donna crudele e sfruttatrice, ma sarebbe riuscito a conquistare il suo amore. La sua estasi e contemplazione aveva davvero ben altri fini, ma quella fu una delle messe più sentite da tutti per il comportamento di quell’uomo eccezionale. In fondo, non pensò a nulla di concreto, si era così perso nelle sue aspirazioni e brame da non pensare minimamente come aiutare quella donna. Era un caso difficile e di certo non poteva  contare sulla frivolezza per trovare un ispirazione, avrebbe dovuto escogitare decisamente dell’altro.

Aveva già escluso la possibilità di far falsificare la documentazione appena redatta da Kain Fury, non tanto perché non si fidasse di lui, ma piuttosto perché era troppo pericoloso. A credere alle parole di Hughes, troppe persone avevano mosso le medesime accuse alla dolce Riza Hawkeye (Quel nome suonava così bene, non poteva fare a meno di ripeterlo mentalmente in ogni momento!), e tutte le giustificazioni a cui pensava gli parevano vaghe esattamente come quella fornita dalla ragazza stessa. Il suo fidato segretario per lui avrebbe riscritto anche tutta l’accusa d’accapo, ne era certo, tuttavia era troppo rischioso per tutti, se ne rendeva perfettamente conto. Mustang poteva essere un uomo distratto e disinteressato alla propria pia carriera, ma di certo non era stupido, e non voleva rischiare di finire lui stesso su una forca a riempire lo stomaco dei corvi. Doveva trovare una strategia più sottile.

Si stava arrovellando così tanto la mente, che un rivolo di sudore iniziò a colargli dalla fronte pallida. Teneva lo sguardo fisso su un punto imprecisato del bancone davanti al suo, avendo ormai finito di scrutare le donne presenti. Le aveva osservate tutte una ad una, e la frustrazione insolita che gli era sopraggiunta lo aveva gettato in uno sconforto non indifferente. Le uniche che suscitavano un minimo della sua attenzione erano il solito gruppo di suore imprigionate nell’alcova sul lato destro dell’abside centrale, protette da una spessa griglia che non permetteva una buona visione dettagliata delle suddette, nonostante il suo posto fosse nella seconda fila di banchi, molto vicino all’altare. Non che in quel momento lo interessassero particolarmente come accadeva di solito, ma qualcuna di loro sembrava decisamente agitata, cosa rara per delle donne che non avevano altri interessi al mondo oltre alla preghiera e alla lettura delle Sacre Scritture. Non era loro nemmeno permesso di allontanarsi dal convento adiacente quella chiesa. In particolare, la priora gli pareva quella che si muoveva in modo più nervoso, tanto che addirittura gli era parso che dicesse qualcosa all’orecchio della sua vicina, una ragazza piuttosto giovane e dall’aspetto anonimo, sul cui viso celava malamente un’espressione preoccupata.

Chissà cos’avranno da parlottare.” Pensò irritato Mustang tra sé e sé. Le suore avevano spesso stuzzicato le sue fantasie, non lo metteva in dubbio, tuttavia si trattava di donne temibili: se una di loro si fosse accorta dei suoi sguardi insistenti avrebbe potuto fargli vivere un attimo di paradiso… Oppure rovinargli la vita. Sarebbe stato scomunicato o anche peggio, quindi non c’era da fidarsi. La loro era tutta finta ingenuità, ne era quasi sicuro.

Sospettava ovviamente che non fossero proprio tutte delle sante illibate come volevano far credere, per questo la cosa poteva rivelarsi parecchio pericolosa. Potevano diventare dei veri e propri serpenti malefici, ne era convinto.     

Quello era il volto della religione che spesso assumeva e sapeva perfettamente di non sbagliarsi, questi cambiamenti li aveva visti e vissuti in prima persona. Tutti quei volti potevano ingannare la maggior parte dei presenti, ma non lui. Ora avrebbe dovuto trovare qualcosa e sapeva di non potersi confidare con nessuno.

Le funzioni finalmente terminarono, il sacerdote lasciò la solita benedizione in latino – di cui nessuno capiva niente – e la folla iniziò a uscire dalle varie porte.

Mustang non si accorse di quello sguardo pungente che gli veniva rivolto. Quello sguardo era insito nella Chiesa stessa e lo pedinava, lo studiava e analizzava. Anche quando l’edificio diventò silente e vuoto, con la sola compagnia delle finestre colorate che riflettevano magnifiche luci sul pavimento, quello sguardo non pareva staccarsi da quella figura. Anche se era lontana, anche se fisicamente non era presente, lei lo seguiva.

Come ogni suora, la priora non poteva mai abbandonare quel luogo sacro. La chiesa era l’unico modo in cui poteva entrare in contatto con la gente, spiarla e scrutarla. Aveva modi eccellenti, una cultura abbastanza vasta, caritatevole e socievole. Era insomma una madre superiore di tutto rispetto, almeno in apparenza. Se solo ci si fosse sforzati di notare più a fondo la sua personalità nessuno avrebbe visto di certo visto una santa. Teneva nascosti dei capelli lunghi mai tagliati dopo la prima volta durante il voto; la sua stanza non era certo una cella di umiltà. Ma quella sua ipocrisia le permetteva tutto, anche situazioni decisamente sconvenienti. Essere una donna di potere nel monastero le aveva dato molti vantaggi e per quanto non fosse diventata suora per sua volontà, in fondo non se n’era pentita. Aveva un ottimo alibi per non essere una strega, era rispettata e sicura, poteva accedere a manoscritti importanti – e non per amore per la cultura ma solo per giungere a un’agognata ricerca – e poteva avere amanti con diritto di vita e di morte su di loro, era praticamente intoccabile. Non era fatta per quella vita di clausura eppure sembrava decisamente a suo agio.

Avrebbe voluto la libertà e l’indipendenza ma queste costavano decisamente troppo care. Avrebbe dovuto lavorare o vivere per strada – il suo aspetto ne avrebbe risentito – avrebbe dovuto essere davvero casta e umile – due qualità che decisamente non gli appartenevano – e avrebbe dovuto subire febbri e malattie che spesso si contagiavano vivendo a contatto con le strade e gli ambienti putridi. Questa scelta imposta  insomma, che aveva detestato all’inizio, in fondo si era rivelata la più saggia. Era troppo ben voluta per essere sospettata e troppo temuta e prudente per essere sorvegliata. Possedeva nelle sue mani le sorti della vita.

Era intenta nella ricerca, per soddisfare il suo più grande desiderio. Per quanto spesso leggesse l’Ars Amatoria di Ovidio con la scusa di approfondire chissà quale passo santo, esplorava manoscritti proibiti che normalmente non avrebbe mai dovuto leggere. Ricercava fino alla disperazione ed era sicura che sarebbe riuscita a trovarlo, dopotutto le mancava davvero poco.

In quel momento la chiesa si era ormai svuotata di tutti i suoi devoti fedeli, e lei si era messa in coda dietro le sue sottoposte in modo da chiudere la fila, e controllare che nessuna rimanesse indietro. Si ricordava fin troppo bene quando era diventata lei stessa una novizia, molti anni addietro, e tentava in tutti i modi di sfuggire al controllo della superiora dell’epoca nei momenti in cui quest’ultima era meno sospettosa. Era stato così difficile, eppure tutto questo l’aveva temprata. Era diventata scaltra, diffidente, prudente,ed era riuscita pian piano ad arrivare dove voleva grazie alla sua innata capacità di mentire e nascondere i suoi veri sentimenti.

 Il suo controllo austero e inflessibile delle altre suore avrebbe potuto parere incomprensibile rispetto ai  suoi comportamenti dissoluti, se solo qualcuno fosse venuto a saperlo, ma la donna si atteggiava in quel modo per delle buone ragioni: innanzitutto agli occhi della gente era una donna austera, pia e amante della giustizia, allontanando così i sospetti che avrebbero potuto scaturire dai suoi maneggi letterari e dalla scoperta delle sue relazioni, in secondo luogo, non aveva difficoltà ad ammettere a sé stessa che tormentare le altre era un’attività che la dilettava in modo viscerale.

Amava vedere soprattutto le novizie subire i medesimi trattamenti che le erano stati riservati quando era giovane: bacchettate sulle dita se non si applicavano nella preghiera e nello studio, rinchiuse senza cibo per giorni in una cella se le osservava mentre fissavano gli uomini troppo a lungo e altre punizioni di ogni sorta, quali fustigazioni e tormenti fisici che infliggeva personalmente, fingendo che quei castighi fossero un grande dispiacere anche per lei stessa, e che fosse obbligata dalla morale a punire i peccati delle sue sottoposte. Se c’era poi una cosa che adorava fare, era il taglio dei capelli delle nuove novizie: armata di rasoio si divertiva a pelare le loro testoline appena entravano in convento, e assaporava con gusto le loro espressioni sconvolte e tristi. A lei nessuno avrebbe più fatto una cosa del genere, mai. Quel potere era suo.

Manteneva un viso neutro e austero, mentre si riavviava nel salone del convento, ma nella sua testa già sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Una sua informatrice sarebbe arrivata sotto copertura e fingendosi una mendicante l’avrebbe aggiornata sulle novità di East City. Quello era l’unico modo che aveva per poter interagire con il mondo esterno: i suoi fidati informatori. Ogni giorno ne arrivava uno diverso, e lei li ricompensava con monete o cibo. I poveri si corrompevano davvero facilmente… E lei aumentava la sua nomea di donna retta e caritatevole verso le persone sfortunate, accogliendole personalmente nel convento.

Fu così che quando, arrivata al convento, venne avvertita dell’arrivo di una donna indigente che chiedeva del cibo si precipitò nella stanzetta dove avrebbe avuto la conversazione che attendeva.

Il suo slancio, visto come gesto di pura e genuina gravità non era altro che bramosia di sapere e di conoscere. Per anni, come novizia, non aveva mai avuto nessun tipo di contatto con l’esterno ma quando finalmente era giunta alla carica che adesso ricopriva aveva sentito il desiderio di avere il controllo di tutti gli affari sotto di sé. Voleva tenere in pugno in quella situazione e poteva riuscirci, ne era certa. La sua in fondo era stata una vera e propria scalata al potere, quante donne avrebbero potuto vantare i suoi privilegi? Le nobildonne erano troppo pressate dalla società e dai pettegolezzi – nonché tediate dal proprio marito – dovevano avere un immagine, come lei, ma non potevano essere né colte né intelligenti né sensuali. La priora era sottoposta solo a Dio e dato che Lui non le si manifestava… Era fieramente indipendente. Perché una divinità come Lui avrebbe dovuto permettere che lei, e non magari una più meritevole, reggesse il potere? Perché in Suo nome l’Inquisizione commetteva carneficine per vedere il puro terrore e il sangue? Proprio per questo il mondo voltava al rovescio, la Scolastica aveva ragione, Dio era troppo impegnato nell’aspirare a se stesso per contemplare la bassezza umana.

Giunse finalmente al luogo dell’incontro. Avrebbe voluto guardare la donna con uno sguardo penetrante, con tutto il desiderio di sapere che l’alimentava. Si contenne. Il suo fu una fusione tra il caritatevole e l’ipocrisia, corredato da una certa aria di sensualità che non riusciva a non nascondere. Consegnando il compenso pattuito ebbe le informazioni che tanto agognava e non erano per niente deludenti. Se c’era un vantaggio di accattivarsi i deboli e gli indifesi era proprio perché stavano ovunque e sentivano voci che spesso le guardie avrebbero esitato a lasciar trapelare. Non che i suoi modi non riuscissero a persuadere anche i più duri di loro, tutti gli uomini condividevano uno stesso difetto e lei sapeva come accontentarli, ma preferiva essere il più prudente possibile.

Ascoltava ormai le parole concitate di quella donna quasi sdentata, che parlava in un modo abbastanza inarticolato, eccitato e volgare. Ma la priora aveva ormai imparato anche a distinguere il vocabolario del volgo e riusciva a estrarre dal tutto ciò che era più interessante.

«Il mercato, signora! Dovevate vedere quanta bella roba! Cibo in abbondanza, ci vogliono far credere alle carestie, ma io ho detto no! Non ci credo ovviamente, è tutta una mossa. Anche le stoffe di quel posto.. Ching? Xing? Abbondavano, questa non può di certo essere crisi! E ci pagano una miseria, figuratevi, neanche i soldi per il pane o per una misera minestra! Le streghe non potevano non venire! Dove c’è ricchezza c’è lui, sissignora. Quel viscido essere del Diavolo! Ma io lo avevo capito, il predicatore aveva aizzato tutti ma io già tenevo d’occhio quella sciagurata! Senza velo, capelli d’oro – il diavolo ha molte forme! Ora bisogna diffidare anche dagli angeli – sguardo simpatico…  Ma non si vergognava di vendere i suoi intrugli fingendoli per buoni. Il predicatore ha detto qualcosa nella santa lingua del latino ma non c’era bisogno di lui per comprendere la situazione!» Riprese un attimo fiato, interrompendosi un secondo.

La superiora rimase composta, ascoltando pazientemente, mentre dentro di sé il fuoco ribolliva. Bramava sapere cosa stava succedendo nel mondo esterno che le era precluso.

«Continuate, mia cara, di grazia. Purtroppo qui dentro non mi giunge mai nessuna informazione dal resto di East City … Mi state rendendo un amabile servizio, raccontandomi le brutture del mondo, sai, devo proteggere le mie novizie, queste storie servono da monito.»

«Certo, signora! E appunto dicevo, c’era la strega, e tutti l’hanno riconosciuta, per grazia del Signore! Stavano per ucciderla, dovevate vedere la gente! Oh, non l’avrebbe passata liscia, io ho visto tutto! La volevano bruciare, avrebbero fatto proprio bene! Avrei sputato sulle ceneri di quella disgraziata! Figlia del Demonio!»

La vecchia rise di gusto, mostrando una chiostra di pochi denti, tutti marci. La priora si trattenne a stento dall’arricciare il naso disgustata.

«Ma sapete una cosa? Io so anche come si chiamava, perché ho sentito che pronunciavano il suo nome! Se le guardie me lo chiedono io glielo dico certamente! Winry Rockbell! Lo gridavano e poi ho sentito tante cose su di lei! Vive da concubina con due uomini senza nessuna vergogna, e non sapete che attività ripugnanti e lussuriose praticano quei tre sciagurati! Non voglio nemmeno ripetere le cose che ho sentito, vi spaventereste!»

La priora in realtà le avrebbe ascoltate più che volentieri. Lasciò comunque che l’altra continuasse senza interromperla.

«Sono arrivati quei due fratelli e l’hanno portata via prima che venisse fatta giustizia divina. Che siano anche loro maledetti… Due bei ragazzi, per carità, con i capelli d’oro anche loro! Quello più basso li porta lunghi, ci ha attaccati e dovevate vedere che sguardo feroce! Ha ferito anche un pover’uomo che voleva solo fare giustizia… L’altro invece è più alto, ha il viso gentile e tranquillo, ma io so che non c’è da fidarsi! Infatti è quello lì che li ha fatti fuggire! Oh poveri noi, siamo brava gente circondati da eretici…  Abbiamo trovato una seconda strega! Questa non ha fatto resistenza, ma è arrivato il capitano delle guardie e l’ha arrestata! Non vedo l’ora di vederla bruciare, lui l’ha consegnata personalmente all’inquisitore… Ehm… Quello giovane e bello, oh bello come il sole! Ha i capelli neri, devotissimo signore, sì! Devo andare da lui e dirgli di quei tre, in modo che li arresti pure loro!»

A quel punto la priora era davvero intrigata dal discorso. Si sporse leggermente in avanti dal suo scranno, e cercò le parole più delicate che conosceva per spingere l’altra donna a rivelare cosa aveva visto. Faceva finta di nulla, tuttavia aveva capito a chi si stesse riferendo: i fratelli Elric. Già altre persone l’avevano informata al riguardo di strane attività da parte di quei giovani individui, in particolare aveva saputo di gente che si era recata da loro a causa di problemi di salute… E che effettivamente era guarita, o almeno così si diceva. Questa era una cosa che le interessava da parecchio tempo, perché quei due sicuramente avevano delle nozioni di medicina… Proprio quello che le serviva per le sue ricerche segrete.  

«State parlando sicuramente dell’inquisitore Roy Mustang… Ho sentito dire che è un uomo pio e giusto nelle sue condanne. Dalla nostra alcova privata accanto all’altare lo vedo sempre nelle prime file.»

«Proprio lui, mia signora!»

Mentre la donna prese a parlare di cose più o meno importanti, soprattutto riguardo alla sua intelligentissima – a suo dire – ragione per cui la peste e la carestia non fossero mai esistite, la priora era immersa in ben altri ragionamenti. A stento riusciva a nascondere il sorrisetto lascivo che stava sorgendo sempre più impetuoso sul suo volto. Aveva proprio ragione a dire che fosse proprio un’ottima preda, prima o poi sarebbe riuscita a farlo cadere nella sua trappola. Dopotutto aveva molti metodi e si intratteneva sempre in nuove avventure. Aveva davvero un qualcosa di perverso, lei lo sapeva e se ne divertiva. Era quello il bello del gioco.

«Inoltre tutto questo non basta al Diavolo! E’ stato imprigionato un altro miscredente dall’Inquisizione! Sicuramente i grossi lo sistemeranno a dovere. Un farabutto credetemi, non mi ricordo nemmeno il nome… Fatto stare che merita più di una pubblica punizione e magari dopo averlo esposto in gabbia o alla ruota lo uccideranno. Dovrebbero ripulire un po’ di più il mondo da questo letamaio! Negli ultimi tempi stanno facendo il possibile ma questi si riproducono e si diffondono come non mai, altro che peste! Loro sono la peste della nostra epoca! Spero solo che la morte non sia abbastanza poco. Ma perdonatemi! Magari, Madre Solaris, con questi discorsi vi annoio e potrei ferire la sensibilità.»

Madre Solaris scosse la testa, lanciando uno sguardo seducente «Come ho già detto, questi non sono altro che esempi da dare alle nostre novizie. Questi avvenimenti sono concessi da Dio solo per dimostrare agli uomini la crudeltà delle loro azioni.»

Ormai la priora aveva perso qualsiasi interesse in quei discorsi, continuava a svolgersi il naturale flusso degli eventi, ma lei aveva bisogno di risposte il più in fretta possibile. Bramava quella sapienza che avrebbe potuto accontentarla. La sentiva vicina, tanto vicina da poterla afferrare e stringere tra le dita eppure ancora così effimera da sentirla frantumarsi come sabbia tra le sue mani. Le sfuggiva un misero dettaglio e lei voleva conoscere la risposta. Era sicura che l’avrebbe trovata, avrebbe travolto chiunque pur di raggiungere la verità. Era giunta fin lì e non aveva alcuna intenzione di ritirarsi. Avrebbe anche ucciso e assassinato, non in prima persona ovviamente, ma ormai stava sfiorando la sosta e non ci mancava poi più di tanto per infrangere quella soglia. Sentiva la dolcezza di quella situazione ed era completamente inebriata da quella fama di potere. Ormai la sua mente era lontana da quella vecchia sdentata, futile mezzo marcio. Per lei un informatore valeva altro, aveva spie ovunque ed erano facilmente sostituibili, per lei quell’ammasso di carne non aveva alcun senso. Era stupida e ignorante, oltre che brutta e senza alcuna speranza.

La Madre si presentava caritatevole ma il suo era un puro disgusto verso quei mendicanti che la schifavano oltremodo. Era uno dei prezzi che doveva pagare e soltanto pensare alla ricompensa la ripagava da quei sforzi.

Aveva letto tanti di quei libri al riguardo… Avrebbe potuto ottenere l’Immortalità e scoprire i segreti del mondo, le mancavano così pochi elementi…  E nessuno ancora aveva il benché minimo sospetto sulla sua persona, il che la metteva in una posizione decisamente favorevole. Assolutamente doveva arrivare ad attirare Mustang nella sua trappola. Sarebbe stato un gioco da bambini.

Sempre sorridendo, la priora si congedò dalla sua maleodorante ospite, incalzandola ad andarsene da lì in fretta.

«Mia cara, sarei immensamente felice di rimanere ad ascoltarvi mentre mi parlate del mondo, ma purtroppo Nostro Signore mi richiama ai miei doveri. Le mie novizie si saranno già raccolte per il pranzo, e io rischio di arrivare in ritardo, cosa decisamente disdicevole per il responsabilità che ricopro. Vi accompagno alla porta… Tornate nei prossimi giorni, le vostre informazioni saranno come al solito ricompensate.»

Quando la donna se ne fu andata, Madre Solaris tirò un sospiro di sollievo. Camminando nei corridoi, la sua mente era totalmente assorta nelle macchinazioni di un piano per entrare in contatto con Mustang. Avrebbe agito il giorno successivo.

Aveva fatto finta di nulla davanti a quello scarto umano, ma la storia dell’ultimo detenuto la conosceva benissimo, ed era quello che le interessava più di tutti: era un infedele straniero che pareva avere moltissime informazioni riguardanti la sua ricerca. Doveva entrare in contatto con lui prima che venisse giustiziato, poi avrebbe pensato a farsi raggiungere anche dai fratelli Elric, che anche se si erano messi nei guai, erano comunque ancora liberi. Una cosa per volta, doveva agire con astuzia.

Entrando nel salone del pranzo, riacquisì uno sguardo benevolo.

Sarebbe stata una lunga giornata.

   
 
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