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Autore: Florence Rhymes    17/02/2015    0 recensioni
[Sailor Moon GDR ]
[ Rewrite di For Love]
Dopo due anni di tregua,l'Armata di Atlantjia attacca Crystal Tokyo,con l'obbiettivo di trovare la primogenita della Luna,ritenuta collegata alla divinità che tutti chiamano "Cosmos". Inizia così una ricerca della Moon Princess,dove le Guardian Senshi della medesima sono ignare del loro compito e si confondono fra luce ed ombre,fra una fazione e l'altra. Alcune ingannano,altre vogliono davvero trovare e proteggere la Princess,altre sono sopite in attesa di vendetta.
Le storie di persone estranee niziano ad intrecciarsi fra loro,scoprendo di condividere un destino comune,più grande di loro.
"Qualcosa,una Luce,cambierà i vostri Destini. Quella Luce,me."
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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VII. Dolore.


Se mai fosse esistita,dopo l'attacco,anche solo una misera parvenza di serenità negli abitanti di Crystal Tokyo,tale serenità era stata irrimediabilmente incrinata dall'annuncio che i giornalisti avevano lanciato poco fa a livello mondiale,e con essa si era spezzata anche lei,ogni sua speranza.

Si era come annullata,succube di quella orrenda sensazione che la soverchiò e rese consapevole di una delle realtà più dure che dovesse affrontare. Era orfana. E sperò fino all'ultimo che fosse solo uno scherzo,l'orrenda e macabra notizia falsa di un giornale che voleva lucrare sulla sofferenza altrui,ma la realtà era ben lontana da quella.

Arrivò al Crystal Palace in un attimo,grazie al Teletrasporto del Sailor Quartett,ed i suoi passi oscillarono appena sul pavimento,confusa da quel teletrasporto che non aveva mai usato prima -I nemici potrebbero incombere da un momento all'altro,aveva detto CereCere per convincerla.- sentiva come un fastidioso ronzio nelle orecchie,ma smise di curarsene quando alzò lo sguardo,seguendo con lo sguardo la figura dei Saint che,precedentemente inginocchiati,si alzarono,e si divisero per farla passare fra di loro.

Ma Natsumi continuò a tenere lo sguardo fisso su di loro,conscia di cosa dovesse andare a fare,ma che non voleva,poiché sarebbe stato come dare un addio definitivo,e lei odiava gli addii. Odiò quando la madre dovette salutare Tomoe Hotaru,odiò quando il padre dovette salutare Elysion poiché non era più capace di entrarvi come spirito. Erano addii in terza persona,che non la riguardavano davvero sino in fondo,ma non desiderava dover salutare proprio loro.

«Natsumi.» Si voltò verso la sua sinistra,chiamata dalla guerriera di Juno che,il volto contrito,le porgeva la mano. La rosa tuttavia si ritrasse,le mani tremanti e la testa che,come fosse stata un giocattolo a molla,veniva scossa ripetutamente in segno di negazione. «. . . No.» Biascicò,la voce rotta. Vent'anni,ed in quel momento sembrò davvero la ragazzina che era fisicamente. JunJun sospirò,chinandosi davanti a lei e scuotendola per le spalle solo per costringerla a guardarla dritta negl'occhi.

E capì. Era egoista.

Il suo dolore,era anche il loro,era quello di chiunque avesse conosciuto i suoi genitori. JunJun aveva uno sguardo capace di farle paura,lo sguardo di chi,come lei,non voleva dire addio,ma si obbligava a farlo,poiché non avrebbero avuto altre vie di uscita. «Non puoi scappare in eterno.» Le disse semplicemente,in tono che non ammetteva repliche. Si alzò e le prose nuovamente la mano che questa volta la rosa afferrò,lasciandosi condurre fra i Cavalieri verso due teche poste al centro della grande sala cerimoniale. Al suo passaggio,man mano che continuava ad avanzare,I Saint tornarono ad inginocchiarsi,mentre un antica lituania rivolta ai due defunti si propagò per la stanza.

La ragazzina sentì il cuore fermarsi e l'aria mancare.

Davanti a tutti loro,in due teche poste l'una accanto all'altra,King Helios e Lady Serenity sembravano stessero semplicemente riposando,con un accenno di sorriso sui volti pallidi. I segni della battaglia ancora ben visibili sui loro corpi,lasciava ben intendere come fossero morti.

Strinse i denti per farsi forza e non piangere ancora,rompendo così la sacralità di quel momento,sentendo però le gambe così deboli da cedere,lasciandola sbattere con violenza le gambe contro il pavimento. Singhiozzò,in silenzio,di modo che nessuno potesse sentire le sue lacrime,ma solo il suo corpo appena scosso. Strinse le mani di JunJun e si fece forza,issandosi nuovamente in piedi,dimostrandosi forte come solo una Serenity avrebbe saputo essere.

Concesse una carezza al volto di entrambi,un ultima volta. Quella stessa carezza che lei non avrebbe mai più avvertito sulla sua pelle,non dalle loro mani. Mai più baci sulla sua fronte,o sul suo capo,mai più parole di conforto.

Tirò un lungo sospiro per scogliere la tensione che,come un nodo indissolubile,le si era formata nello stomaco,procurandole un forte senso di disagio a cui non poteva lasciarsi andare proprio in quel momento.

«A-» Le parole le si incastrarono in gola,difficile pronunciarli e lasciarli andare. Si morse il labbro,come una sorta di costrizione a continuare a parlare. «Arrivederci.» Disse invece. Non un addio,non un ultimo saluto,ma un arrivederci,come fosse certa di poterli rivedere ancora una volta,in qualche modo.

Le teche si chiusero,e lei si inginocchiò insieme agli altri Saint,continuando insieme a loro il rito. Ma qualcosa in lei si era rotto,nel profondo del suo essere ed in modo irreparabile,poiché irreparabili erano i danni alla sua anima,un dolore così grande da schiacciarla dentro.

Chinò il capo,e mise il silenzio sui suoi pensieri.

Con un velo d'ironia,nel pomeriggio le nuvole che per quasi due giorni avevano oscurato il cielo terso si diradarono,mostrando un sole incredibilmente fuori luogo in una giornata di lutto mondiale quale era quella,seppur i raggi che regalava erano flebili e appena accennati,come volesse rivolgere un ultimo saluto ai sovrani mentre ricevevano una degna sepoltura.

Ben presto sarebbe sorta la necessità di avere nuovamente un sovrano a portare avanti il regno e,nonostante la scelta più ovvia sembrasse ricadere su Natsumi,titubanze generali lasciavano interdetta la decisione,come rimandata,abbandonando il regno ad una condizione in cui,spogliato del suo Re e della sua Regina,avrebbe potuto cadere nel caos o,ancor peggio,essere un bersaglio facile,soprattutto per Atlantjia.

E non importava se Natsumi non riusciva ancora a crederci,e non si sentiva affatto pronta per farsi carico di un peso tale come poteva esserlo la capitale del mondo intero,avrebbe semplicemente dovuto adempiere al suo compito di unica erede conosciuta e fermare Atlantjia,per quanto quegli ultimi giorni non erano stati avanzati altri attacchi. Forse,pensò nella sua ingenua speranza,avevano scelto di tornare alla formula di un attacco per anno,ma non ci sperava poi molto.

La verità è che aveva paura di sbagliare; Non era nemmeno ancora divenuta una Sailor Senshi,e se avesse dovuto perdere qualcun'altro proprio per via di quei poteri che continuavano ancora ad essere sopiti in lei?

Dalle grandi finestre delle sue stanze la giovane principessa poteva chiaramente sentire i rumori tenui e quasi famigliari di una città ancora a pezzi che però cercava di tornare alla normalità,come se nulla fosse mai successo. Bambini che si alzavano per andare a scuola,uomini e donne che si recavano al lavoro,genitori pazienti che curavano con amore i loro figli. Ognuno di loro,necessitava di riappropriarsi delle proprie vite,così come era giusto.

E lei? La sua vita non sarebbe mai più stata la stessa.

Poggiò la testa sul freddo davanzale,sospirando. Non se la sentiva di restare ferma pensare al passato e lasciarsi sopraffare dalla tristezza,mentre il suo popolo reclamava una regina degna di tale titolo,ignaro che il Ginzuishou non riconosceva nemmeno quella che avrebbe dovuto essere l'erede al trono. Sospirò nuovamente,sciogliendo l'ansia che le stringeva il petto in tanti invisibili nodi,stringendo con le mani il cristallo argenteo che teneva al collo come una collana,quasi come se da esso potesse sentire ancora la presenza della madre.

Eppure era freddo e spento,nessun gioco di luci si rifletteva al suo interno. Possibile che una tale fonte di potere si fosse esaurita? Incassò la testa nelle spalle,incerta su cosa dovesse effettivamente pensare,quando un lieve bussare si fece strada nel silenzio della stanza. «Avanti.» Disse un tono monocorde.

Nell'altro lato della stanza,in silenzio,mentre faceva capolino dal portone,Ceres avanzava verso la ragazzina con un tenue imbarazzo,tentando di accennare un sorriso che la rassicurasse,ma la rosa non la guardava nemmeno. «Hai intenzione di restare davanti a quel davanzale?» Le chiese la donna,senza voltarsi minimamente verso di lei. La principessa le rivolse un alzata di spalle,continuando ad osservare il mondo oltre quelle mura,così calmo e sereno,rispetto a ciò che era davvero. «Pensavo di sì,CereCere.» Le rispose,arricciando le labbra. La donna dai particolari capelli rosa sospirò,issandosi in piedi e sedendosi accanto a lei. Non era la prima volta che le due venivano in contatto,ma la ragazzina era certa di non essersi mai sentita così a disagio accanto alla donna.

Le ricordava sua madre,ecco cosa non andava. «Comprendo il tuo dolore,Natsumi.» Così come le sue sorelle,la giovane donna in gioventù non conobbe mai i loro genitori,poiché erano sopite nel profondo dell'Amazzonia in attesa del risveglio di ChibiUsa come Sailor Senshi autonoma. «Non so cosa devo fare.» Le rispose,con una voce così flebile da preannunciare un pianto copioso che,però,non arrivò. Non sapeva cosa fare,come comportarsi,era certa solo della voragine che le stava divorando il petto da giorni e giorni,senza lasciarla mai. «Cosa ti dice il tuo cuore?» Le chiese. «Devo salire al trono.» Risposta troppo semplice e scontata. La donna scosse la testa,sospirando e sporgendosi anche lei sul davanzale. «Non la tua testa,» Quello era il suo dovere,non un suo desiderio. «Ma il tuo cuore.» D'istinto,la rosa si portò una mano al petto,deglutendo. Sentì il suo battito,forte e chiaro,come se potesse bastare per rispondere alla domanda della giovane donna.

Più desideri ardevano in lei,contrastanti. Portare avanti ciò che i suoi genitori avevano iniziato,salvare il suo popolo e proteggere chi gli era caro,trovare Nexus e Sailorchuu.

Vendetta,ecco cosa arreca dentro il suo cuore,cosa lo faceva battere con tanta violenza. Digrignò i denti,stringendosi il petto con una smorfia. «Fermare Atlantjia.» Due semplici e apparentemente innocenti parole che,in realtà,nascondevano altri desideri più violenti,forse troppo,per lei che avrebbe dovuto essere,in futuro,guerriera di pace ed amore.

La guerriera di Cerere sorrise,scompigliandole i capelli e stringendola dolcemente a sé,come a volerle dare nuovamente condotto. «Ce la farai,vedrai.» Anche se tutto volgeva a suo sfavore,anche se sembrava che i mezzi a sua disposizione fossero inferiori rispetto a quelli del nemico,avrebbe reso le sue debolezze punti di forza,se fosse stato necessario.

Si strinse alla giovane donna,strofinando il suo naso contro quello di lei e si accoccolò,concedendosi un sonno ristoratore di cui il suo corpo sentiva di aver bisogno,a causa di tutto ciò che aveva vissuto in un giorno solo.

_______________________________________

Alberi dall'aspetto cristallino,contornati da frutti cerulei,si trovavano sulla riva di un lago dove cavalli e animali vari,spesso di piccola taglia,si abbeveravano. Un cielo turchino conferiva,alla scena,un aria quasi fiabesca e surreale.

La prima impressione che lasciava Elysion,quelle poche volte in cui non mutava seguendo i desideri di qualche sognatore,era di un luogo interamente costituito di cristalli che brillavano in ogni dove. In realtà,era solo una prima impressione,ma era sufficiente a dare l'idea di quanto il luogo fosse fuori dallo spazio e dal tempo,quasi etereo,come lo era il giovane ragazzo che ne era il reggente.

Per quanto la concezione di tempo fosse completamente sconosciuta in quel luogo,quello che Morpheus stava ammirando dal santuario non era un Elysion recente,ma bensì uno molto più vecchio.

Lo testimoniava la presenza di Helios che,appena trasparente come fosse uno spettro,vagava nei suoi panni di reggente per il mondo dei sogni,seguito da un Morpheus più giovane e confuso.

Non era il mondo dei sogni ad essersi plasmato secondo un suo sogno,poiché essendo intangibile gli era precluso,ma era piuttosto un ricordo.

Il suo ricordo.

«Ti stavo aspettando,» Sentì dire all'Helios del ricordo,mentre prendeva sotto braccio il Morpheus del passato. Il ragazzo però non mutò espressione,non apparve incredulo. Non aveva ancora emozioni,né umanità,né sapeva cosa significassero. «Sei il mio successore.» Continuò l'albino ma,ancora,non ricevette alcuna reazione di stupore. Sospirò,pizzicando una guancia al giovane. Questi si stizzì per il dolore. La sua prima sensazione. «Questo,si chiama dolore.» Spiegò l'albino,il ricordo iniziò a sfocare,divenendo sempre meno nitido. «Quando è più intenso,può farti piangere.» Il castano si guardò la mano,forse non capendo come potesse sentire dolore più forte di quello,poi si toccò il petto. Un cuore batteva,forte e chiaro. Il suo,ovviamente. «Sento una sensazione strana,» Iniziò a dire,continuando a tastarsi alla ricerca di qualcosa che non riusciva a trovare. Si stizzì. «Come se mancasse qualcosa.» L'albino corrugò le sopracciglia,forse confuso quanto lui dalle sue parole,ma poi parve colto da un illuminazione. «È perché esisti,» Gli spiegò. «Come me,tu non sei 'nato' come gli altri esseri umani.» Lentamente,l'immagine sparì e si udirono solo le risposte distanti di un Morpheus ancor più confuso. Gli alberi cristallini lasciarono il posto a lunghi e perlacei arbusti che rilucevano come rugiada,i frutti cerulei divennero foglie delle più varie tonalità fredde. Ciò che prima era un lago,divenne un ruscello,dove gli unici animali presenti erano una tigre,un falco,ed un pesce,ed altri occasionali,di piccola taglia.

Il ricordo lasciò spazio al presente,ma cosa proteva essere il presente,in un luogo fuori dal tempo?

«Helios.» Borbottò,asciugandosi col dorso della mano quell'unica lacrima sfuggita al suo controllo solo per rigargli il volto e mostrare il suo stato d'animo. Per la prima volta provava tristezza -lui che non avrebbe dovuto avere veri e propri sentimenti,poiché il luogo l'aveva fatto nascere da così poco tempo da non avergli dato modo di conoscere a pieno le sfaccettature dell'animo umano- e non era affatto una bella emozione,come lui invece pensava fossero. Era peggio di quel pizzicotto ricevuto tanto tempo fa,più forte,tanto da farlo piangere.

Il suo Re non c'era più,morto sotto gli attacchi del nemico,l'Armata di Atlantjia. Glielo aveva annunciato Hawk's Eye,ma lui lo aveva già avvertito da solo,con un dolore al petto che non aveva mai provato prima,come se avessero strappato a mani nude una parte vitale del suo essere. Quella parte vitale,era l'uomo a cui era legata la sua esistenza,colui che avrebbe dovuto proteggere,ma i cui sogni gli erano persino divenuti introvabili. Si era sentito umano come mai lo era stato,pur essendo puro spirito.

Non era nuovo al dolore,lo provò venendo alla vita come sogno infranto di una donna che immaginò come potesse essere suo figlio,ma che morì prima ancora di darlo alla luce. E lui si era ritrovato perso,già adolescente,in un mondo che sembrava una perenne illusione,e con un dolore che non sapeva spiegarsi,il dolore per la perdita di una persona che non poté conoscere.

Helios lo aveva trovato mentre vagava fra i sogni degli esseri umani,forse alla ricerca di quella che lui considerava "madre",e lo aveva portato con sé,spiegandogli che si trovava ad "Elysion",il mondo dei sogni.

Non era stato capace di proteggerlo come avrebbe voluto.

Sospirò,voltandosi e portando le braccia dietro la schiena,accennando un vago sorriso. Davanti a lui,si era palesata con un baluginio una figura avvolta in un mantello che lasciava intravedere solo la gonna di una Sailor Fuku. Si stupì nel vederla,poiché era certo che Elysion fosse precluso agli umani. «Mi dispiace,» Singhiozzava,notò. Provò ad avvicinarsi per darle conforto,ma la straniera si ritrasse,sfuggente. «Ho cercato di avvertirlo.» Non gli ci volle molto a capire come si stesse riferendo ad Helios e che,forse,lei stessa era la causa degli strani sogni che l'uomo gli confessava di fare. «Mi hanno detto che i fiori di Sakura simboleggiano la morte,pensavo bastasse!» Continuò,in tono quasi lamentoso. Notò,inoltre,che non alzava mai il capo,come se il mantello non fosse sufficientemente lungo per coprirle il resto del volto. «Chi te lo ha detto?» Le chiese,inclinando la testa di lato,ma la risposta tardò ad arrivare e,anzi,sembrò quasi che la straniera si fosse accorta di aver parlato troppo.

Morpheus appariva calmo e tranquillo ma,in realtà,un certo turbamento lo portava a chiedersi chi lei fosse. «La mamma.» Rispose infine,cedendo. Si strinse nelle spalle,voltandosi come fosse pronta a sparire nel nulla,così come era arrivata,ma non si mosse. «Proteggetela.» Disse,supplichevole. Non capì a chi si stesse riferendo. «. . . Lei è la mia unica speranza.» Si voltò di scatto verso di lui,mostrando i suoi occhi cremisi inondati di lacrime,le labbra contratte in una smorfia sofferente. «Vi prego!» Insistette,come se da questa misteriosa persona dipendesse la sua stessa vita. Ma non sapeva nemmeno di chi stesse parlando. «Chi-» Provò a chiedere,ma la figura chinò il capo e sparì in un altro baluginio,proprio come qualche notte prima aveva fatto con Helios.

_________________________________________

Immerso nella fioca luce del castello,Nexus sorrise beffardo mentre,con una mano,accarezzava distrattamente la sfera su cui si rifletteva l'immagine della Principessa della Luna distrutta dal dolore per la sua importante perdita. Per quanto quella di Sailorchuu fosse stata una mossa sin troppo sconsiderata,poiché necessitavano informazioni di cui solo i sovrani erano a conoscenza,che le attuali Guardiane della Luna e la giovane Principessa fossero distrutte dal dolore era un vantaggio quasi insperato,poiché avrebbe lasciato loro abbastanza campo libero da continuare,almeno per un pò,la loro ricerca senza alcun disturbo esterno.

Il Principe credeva davvero nei suoi mezzi,e nei fini che con essi avrebbe dovuto raggiungere,perciò ogni vantaggio era un passo in più che compivano verso la loro meta. Si leccò le labbra,quando l'immagine nella sfera venne sostituita da lettere che composero un messaggio un pò sfasato. In realtà,era solo un foglio,posto in senso opposto a lui, su cui delle mani di bambina stavano rapidamente scrivendo qualcosa.

reh dnuof i ecnirp -Lesse inizialmente le prime tre parole,non capendo poiché il foglio era nel senso sbagliato. La bambina nell'immagine girò il foglio,coprendo il suo viso.

Prince I Found Her - Lesse,finalmente. - L'ho trovata.

Continuando a leggere il resto del messaggio,scritto in un inglese che lui masticava quasi a fatica,il moro apprese pian piano il vero significato di quelle parole e,alzandosi di scatto,fece vibrare la piccola campana posta accanto al trono,facendo sparire la sfera.

Un suono fastidioso eccheggiò per il castello,accompagnato dalla materializzazione di tre baluginii che presero la forma delle sue tre guerriere.

«La nostra Fanciulla dice di averla Sentita

Quelle sette parole,accompagnate da un ghigno e dal significato ignoto a qualsiasi inserviente potesse anche solo udirle distrattamente,fecero invece irrigidire le ragazze,eccheggiando nelle loro teste poiché solo loro sapevano cosa queste significassero. Cadde un silenzio carico di tensione,che solo una domanda poté spezzare. «Dove?» Chiese infatti Sailorchuu,facendo penzolare le gambe dal cornicione su cui si era materializzata poco prima ed attirando su di sè l'attenzione dei presenti. «Ad Elysion,» Spiegò il moro in tono mellifluo,arricciandosi con un dito una ciocca di capelli color mogano. «Poi si è ritirata,sino a Crystal Tokyo.» Come al solito - Pensò Sailoratlantjia con un sospiro,alzando gl'occhi al cielo come se non credesse fino in fondo in quelle indicazioni così approssimative. Crystal Tokyo era troppo grande e vasta,per potersi lanciare nella folle ricerca di una persona ch'era poco più che eterea ed inarrivabile,oltre che sfuggente,e che sembrava prendersi gioco di loro,dando segni della sua presenza sempre nei soliti due luoghi. Cosa c'era di così importante per lei,Cosmos,ad Elysion e Crystal Tokyo?

Sospirò,la risposta più che ovvia,era che li stesse sviando. «Per me,ha capito di noi.» Che ella fosse divenuta di carne ed ossa,o che invece continuasse ad essere ancora puro spirito,Cosmos avrebbe dovuto avere capacità superiori a chiunque altro,come una Dea. Doveva aver intuito,in qualche modo,od anche solo sentito che loro erano alla sua ricerca. La guerriera di Atlantjia si sedette accanto alla sua bionda compagna,lasciando che si accoccolasse a lei,come intimorita. «Ci sta sviando,ecco tutto. Vuole allontanarci dal luogo in cui si trova davvero.» Era solo una teoria che,però,sembrava sufficiente ad alterare il loro principe. La corvina sussultò quando,infatti,sentì lo sguardo pungente del fratello su di sé,come se volesse trafiggerla da parte a parte. Il ragazzo,seduto sul suo trono,accavallò le gambe,sospirando come se fosse veramente affranto. «Lei e la Fanciulla sono collegate!» Esclamò seccato,iniziando una spiegazione che,probabilmente,aveva avuto luogo molte altre volte prima di quella. Sembrava sicuro dei suoi mezzi e del fine ultimo che desiderava raggiungere. «Se dice di sentirla,è perché l'ha sentita,mi sono spiegato?» Chiese,ammutolendo le presenti. Soddisfatto,si issò in piedi,schioccando le dita. fra le sue mani,apparirono quattro sfere di quattro colori diversi,simili a quelle usate qualche giorno prima per evocare gli animali dall'aspetto umanoide.

Prima che il principe parlasse,Chuu capì da sé che una delle tre sarebbe stata tagliata fuori dalla missione -presumibilmente,lei.

«Etlejia,Snow.» Confermò infatti il moro,pronunciando solo il nome delle due amanti. Lei sarebbe rimasta al castello,forse ancora perché colpevole di aver spezzato la vita di una persona che poteva essere loro utile. Il principe lanciò le sfere alle guerriere di Atlantjia e Nibiru le quali,per non farle cadere a terra,dovettero slanciarsi in avanti. Tirarono un sospiro di sollievo,tornando composte ed incastonando le piccole sfere nel bracciale che portavano al polso. «Trovate Cosmos.» Disse semplicemente,e fece per congedarle,ma si bloccò. «E ricordate,questo è l'Anno Promesso.» Ricordò loro in tono solenne. Le sue annuirono,inchinandosi e smaterializzandosi,così da permettere a Nexus di concentrarsi solo su Sailorchuu.

La Guerriera sospirò,scendendo dal cornicione,una domanda premeva incessante nella sua testa,seppur sapesse già la risposta. «Ed io?» Chiese. «Tu?» Ripeté lui in tono accusatorio,guardandola con occhi fiammeggianti. Bastò quello,ed il cuore di lei si perse in un tonfo sordo,da qualche parte nel suo petto. «Tu resti a guardare.» Commentò velenoso.


   
 
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