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Autore: Ashlein    05/12/2008    10 recensioni
Allora, in questa fic non ci sarà Bella Swan ma un'altra ragazza un po' ribelle che darà del filo da torcere ad Edward ed ai Cullen...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TWILIGHT

TWILIGHT

 

Salve a tutti!Volevo annunciare che in questa fic vedremo come protagonisti tutti i Cullen e i vari personaggi del libro di S. Meyer, ma al posto di Bella Swan troveremo una ragazza un po’ più difficile da gestire. Volevo anche aggiungere che alcuni dei miei personaggi diventeranno gli autori di canzoni dei nostri tempi. Non vi anticipo altro…leggete!

 

ARRIVO A FORKS

 

La macchina correva veloce verso l’aeroporto. Lui non parlava, guardava dritto la strada, ma lei sapeva bene che non aveva bisogno di concentrarsi per guidare; non parlavano praticamente dall’inizio del viaggio: lui era troppo imbarazzato e lei era troppo triste.

Lei sospirò e si scostò una ciocca di capelli biondissimi dal viso, cosicché lui poté guardarla. Si meravigliò un’altra volta di quanto fosse dannatamente bella, una principessa delle fiabe, quasi non sembrava reale. Il viso dolce, dai tratti regolari e gentili, gli occhi azzurri, lo stesso colore del ghiaccio, contornati da ciglia nere, lunghe e folte. Il suo sguardo scese sul corpo della ragazza, che tuttavia non s’accorse di quell’esame. Lui non l’avrebbe paragonata ad una modella, perché non era né ossuta, né altissima; era più come le veline che si vedevano in tv, con curve da mozzare il fiato a chiunque, solo che lei era tutta naturale, senza trucco a parte quello che usava puntualmente lei. Il quadro era reso perfetto anche dallo stile che aveva nel vestire: di tendenza; lui sapeva bene che era un’appassionata di moda, ma era anche a conoscenza del fatto che lei non si faceva troppo condizionare e che preferiva mantenere il suo stile. Quel giorno indossava un paio di jeans aderenti, con degli stivaletti bianchi dal tacco alto; la maglietta a maniche lunga, anch’essa bianca, era a dolcevita, con un cerchio che lasciava scoperta la curva del seno. Tutto su di lei sarebbe stato bene e lei non appariva mai volgare. Sorrise al pensiero dei poveri ragazzi della scuola in cui sarebbe andata…di certo non erano abituati a tanta bellezza e stile. Anche a lui un tempo aveva fatto effetto, ma ormai tra di loro c’era solo un grande affetto, così grande da farlo intristire al pensiero di quella ragazza così ribelle, spensierata e tuttavia anche interiormente fragile, gettata in un modo completamente diverso da quello che si aspettava per colpa degli eventi catastrofici che avevano travolto la sua famiglia un mese prima.

Ritornò al suo viso e, vedendola pensierosa e preoccupata, le accarezzò la guancia sorridendo.

<< Ehi, piccola, non devi spaventarti!Forks non è per così dire una città pericolosa! >>.

Ashlein ridacchiò interiormente. Forks pericolosa?Era l’idea più assurda che avesse mai sentito, ma pensarlo la rallegrò e l’aiutò a scacciare dalla mente il pensiero della sperduta cittadina in cui stava per andare ad abitare.

<< Lo so, James…ci sono più probabilità di morire in casa, piuttosto che a Forks >>ghignò verso il giovane, che ancora sorrideva. Era proprio bello, peccato che la sua bellezza ormai non sortisse più alcun effetto su di lei.

<< Potresti sempre venire schiacciata da un cartello stradale >>.

<< O dal ferro da stiro >>.

<< Ci sono le macchine a Forks…sai? >>.

<< James…la smetti di portare sfiga per favore?Guarda che se muoio davvero ti vengo a cercare e ti tormento! >>.

<< Se muori sarai poi sotto terra >>.

<< Non è detto >>concluse lei e quella conclusione riportò il silenzio.

Lui guardò con occhio critico il climatizzatore bi-parte, soffermandosi sul regolatore del lato destro: 14°.

<< Scusa ma…non hai freddo? >>le chiese lui. La temperatura esterna era di venti gradi.

Ashlein sorrise<< Lo sai, ho sempre caldo >>.

<< Sì, perché sei strana >>la sfotté lui.

Ashlein alzò le spalle<< Probabile >>. Prese una sigaretta dai jeans e si mise a fumare.

<< Morirai per il cancro ai polmoni >>.

<< Sai, è un peccato che non mi sono portata dietro un ferro di cavallo, James…avrei potuto ficcartelo in bocca, così magari evitavi di lanciare malocchi >>.

<< Lo sai che è perché ti voglio bene >>.

<< No, ammettilo che è perché, se muoio, ti prendi la mia Porsche >>.

James ripensò con orrore a quella bellissima macchina decappottabile, rovinata da un terrificante color rosa cicca, il colore preferito di Ashlein.

<< Certo…però cambio colore… >>.

<< Il mio rosa è bellissimo!Quindi tappati! >>.

James ghignò irriverente, sfottendola di nuovo. Ashlein ripensò ai giorni in cui lui e suo fratello Ryan la prendevano in giro perché aveva voluto una macchina di quel colore. A lei era sempre piaciuto e molti nella sua scuola avevano ammesso che era davvero una bella macchina e che il colore contribuiva a farla sembrare più aggressiva.

Ryan…pensò…chi ci ha costretti a dividerci s’è guadagnato il mio eterno odio.

James intuì a cosa stava pensando quando vide i suoi occhi farsi cupi e arrabbiati<< Ehi, smettila di pensarci…arriverà il giorno in cui ci vendicheremo, mia Piccola Demone >>.

Lei gli sorrise contenta…le piaceva quando la chiamava così: Piccola Demone.

James parcheggiò la macchina senza difficoltà e, presa la sua piccola borsa da viaggio (la sua roba era già stata spedita e sistemata nella nuova casa), accompagnò Ashlein finché gli fu possibile.

Lei si voltò a guardarlo, perdendosi nella profondità di quegli occhi neri e lui l’abbracciò, stampandole un bacio sulle labbra. Rimasero abbracciati al centro della sala d’aspetto, finché gli altoparlanti non invitarono i passeggeri del volo per Port Angels ad imbarcarsi. Lei lo lasciò andare dicendo<< Salutami Ryan, digli che lo aspetto e che gli voglio bene… >>.

James annuì e, lanciandole un bacio, se ne andò. Lei rimase un attimo ad osservarlo scomparire tra la folla, ma alla fine, presa la sua borsa e tutta la sua determinazione, raggiunse il suo aereo.

Si fece scortare in prima classe, che, stranamente, non era vuota. Seduto su una delle comode poltroncine, c’era un uomo: non dimostrava neanche trent’anni, i capelli biondi, sistemati alla perfezione, ma quello che colpiva di più era la sua bellezza straordinaria; la pelle pallida ed i lineamenti decisi lo facevano somigliare ad un Dio.

Ashlein si concentrò sul paesaggio fuori dal finestrino, per non guardarlo troppo. Si ricordò con divertimento che era rimasta imbambolata come adesso davanti alla nuova bellezza di suo fratello, per non parlare della prima volta che aveva visto James.

Lo stesso le era capitato con quello sconosciuto, che era anche più vecchio di James!Cominciava a pensare di avere alcuni problemi mentali…sembrava perversa!

Scosse la testa di nuovo e cercò di concentrarsi sul suo cellulare: c’era un messaggio.

Ryan

Ciao, sorellina…mi manki già, lo sai?Sei in aereo?Spero k tu t trovi bn a Forks. Ma cs dico?Nn t troverai mai bn a Forks!Ed è tutta colpa mia!Nn sai qnt mi dispiace!Ti voglio bene…spero k tu me ne voglia ancora…bacio

Lei si addolcì e quasi si mise a piangere nel leggere il messaggio di suo fratello, ma si fece coraggio e rispose.

Ashlein

Ryan, fratellone, nn è colpa tua…sei stato bravo a fermarti!Nn t dispiacere!Io starò bn…piuttosto sbrigati ad imparare k così puoi venire da me. Mi manki!T voglio tanto bn, te ne vorrò smp…baci

Inviò e si guardò automaticamente la cicatrice argentea, a forma di mezza luna, che spiccava sul suo braccio; decise di non pensare troppo al frangente in cui se l’era procurata. Alzò lo sguardo e notò che lo sconosciuto aveva messo via il libro che stava leggendo poco prima e la stava fissando. Le sorrise e lei si stupì di quanto fosse bello, con gli occhi di un color caramella, quasi d’orati.

<< La prima classe non è molto divertente, vero? >>le domandò l’uomo, sempre sorridendo.

Lei ricambiò il sorriso e rispose<< No, ma almeno i sedili non ti spaccano il sedere >>.

Lo sconosciuto scoppiò a ridere, una risata cristallina e coinvolgente, a cui lei si sentì quasi obbligata a rispondere.

<< Non mi sono ancora presentato, sono Carlise Cullen >>.

<< Io sono Ashlein Shadowin >>.

<< Sembri giovane…come mai tutta sola? >>.

<< Mi aspettano a Port Angels >>.

Carlise sorrise ancora del carattere forte ed irriverente di quella ragazza…sarebbe stato divertente averla a Forks...magari la vita sarebbe diventata più interessante.

Solo quando una hostess aprì la porta per portare quello che i due avevano ordinato da bere, una folata di vento fece arrivare alle narici di Carlise il buon profumo della giovane…poco importava, a lui non faceva più effetto.

<< Comunque ho diciassette anni >>precisò Ashlein, gustandosi la sua birra.

<< E bevi già così giovane? >>.

Ashlein ghignò<< La prego, non anche lei come mio fratello e il suo amico!Adesso che mi sono liberata delle due balie, non ci si metta anche lei col dirmi che la mia vita è preziosa e che devo trattarmi bene, perché io mi tratto già benissimo! >>.

Carlise scoppiò a ridere di nuovo: quella ragazza non aveva davvero paura di niente.

<< Sai com’è, credo sia il mio lato di dottore che mi spinge a preoccuparmi della salute di tutti >>.

<< Lei è un dottore? >>.

<< Chirurgo, precisamente, ma ho un diploma un po’ in tutte le specializzazioni >>.

<< E in che ospedale lavora? >>.

<< In quello di Forks >>.

Un sorriso si dipinse sul viso della ragazza, un sorriso malizioso, ma lui non lo capì, finché lei non disse<< Ha figli? >>.

<< Sì, due hanno la tua età…perché? >>.

<< Perché allora penso che farò la loro conoscenza…io sto per andare a vivere a Forks >>spiegò lei<< E credo che presto verrò anche a farle visita in ospedale…sa com’è, qualcuno di molto vicino a me si diverte a farmi gli scongiuri… >>. Ripensò con malignità a James ed alla sua capacità di portarle sfiga.

<< Sei fortunata perché, non voglio sembrare vanitoso, ma sono piuttosto bravo nel mio lavoro, più bravo di chiunque >>.

<< Si sta vantando comunque…ma un po’ di vanità non fa mai male a nessuno e poi non è giusto che sia io a farle la predica, uno perché non la conosco, due perché in quanto a vanità sono sopra la media >>ridacchiò Ashlein. Era davvero piacevole conversare con Carlise, perché era intelligente, simpatico e non era uno di quei dottori che predicano su tutto.

<< C’è chi può e chi non può…>>citò Carlise.

<< Noi possiamo >>finì Ashlein. Era consapevole di essere una bella ragazza, forse anche troppo consapevole, ed era certa che anche il suo interlocutore sapesse di essere un bell’uomo…era inutile negare l’evidenza.

Carlise rise di nuovo di gusto: era davvero divertente e spiccia Ashlein. Decise che, se non si fossero decisi i suoi figli, avrebbe pensato lui a presentarla, era una persona interessante da conoscere, non aveva problemi a dire la verità in faccia alle persone e questa era una preziosa qualità: nessuno, nella sua famiglia, amava molto le persone false.

Il cellulare di Ashlein vibrò e lei lesse il messaggio di suo fratello.

 

Ryan

Tesoro, tu sei trp comprensiva cn me…sn fortunato ad averti, nn so cs farei senza d te. Bacio ti voglio bene

Ashlein

Se io nn c fossi saresti in giro a darti alla pazza gioia invece d badare a me!Ihihih, cmq anke io sarei persa senza d te…e poi dimmi k fratello regala alla sorella una Porsche rosa…c sent doma, k t racco dl my giornata. Ciau baci

Ryan

Se io fossi un po’ + intelligente t avrei comprato una makkina d un colore meno vomito…invece sn idiota quindi t regalo una Porsche k sembra una cicca cn le ruote…baci a doma

Lei gli rimandò una faccina che faceva la linguaccia e si riconcentrò su Carlise, che la stava scrutando con un sorriso e con evidente curiosità.

<< Era mio fratello… >>spiegò.

<< Vivrai con lui? >>domandò stupito…non aveva sentito parlare di nessun Shadowin a Forks.

<< No…mi sto allontanando da lui >>rispose lei, facendosi cupa.

<< Posso chiederti perché? >>.

Lei scrollò le spalle<< Lui è un cantante e io non voglio vivere con i paparazzi fuori dalla porta di casa >>.

Carlise si ricordò improvvisamente di Ryan Shadowin, un cantante molto bravo, che gli aveva fatto sentire suo figlio.

*Prova a volare,

a spiegare le ali,

che ognuno ha dentro di sé.

Aprì le porte del cuore all’amore,

il dolore così svanirà…*

Ashlein scattò nel sentire Carlise canticchiare una delle canzoni di suo fratello, la sua preferita: Ali.

<< Lo conosce? >>gli chiese stupita.

<< Mio figlio >>sorrise il dottore<< Da chi andrai a vivere a Forks? >>.

<< Non so se ha presente…quella casa mega fuori città, tutta bianca, in una radura nel bosco? >>.

<< Sì, non è molto lontana da casa mia >>.

<< Ecco, lì vivono la mia tata Carlita e suo marito, il maggiordomo Charlie…sono come i miei genitori quei due >>.

<< E i tuoi veri genitori? >>chiese con delicatezza Carlise.

<< Morti >>tagliò corto Ashlein. Non le andava di spiegare le starne circostanze della loro morte.

Dalla sua risposta perentoria e frettolosa, Carlise capì che quello era ancora un tasto dolente, probabilmente la morte risaliva a periodi recenti; decise di non chiederle altro, era brutto vederle svanire il sorriso dagli occhi chiari.

<< Dove vivevi prima di decidere di trasferirti a Forks? >>.

<< Phoneix >>.

<< Un bel cambiamento… >>.

<< Non me ne parli >>rispose lei sarcastica. In realtà amava le cittadine umide, perché lei aveva sempre caldo, perfino in inverno, non per niente suo fratello la trovava strana<< Però mi piacciono le cose fredde…tipo il marmo >>.

Carlise sembrò sorridere di una battuta che aveva in testa, ma non volle condividerla con lei, che si rimise a guardare fuori dal finestrino.

<< Tra dieci secondi si accenderà il segnale di allacciare le cinture >>commentò lei ed iniziò a contare.

10

9

8

7

6

5

4

3

2

<<…1 e… >>pronunciò l’ultimo numero e nello stesso istante un segnale rosso si accese.

Carlise ridacchiò e lei sfoderò uno dei suoi strabilianti sorrisi, allacciandosi nel frattempo la cintura di sicurezza. L’aereo atterrò senza intoppi e lei scese dall’aereo insieme a Carlise. Si salutarono nel punto di sbarco.

<< Allora…alla mia prossima visita in ospedale… >>lo salutò Ashlein.

<< Spero di no!Magari ci incontriamo al supermercato…sarebbe meglio >>ridacchiò Carlise e se ne andò.

Rimasta sola, Ashlein si alzò in punta di piedi per cercare Charlie. Alla fine lo vide. Sui quaranta, era un uomo distinto, tranquillo, dai capelli neri e folti baffi dello stesso colore. Poteva sembrare duro, ma lei sapeva che in realtà aveva il cuore buono e soprattutto le lasciava fare quello che voleva…Carlita e Charlie non si intromettevano mai.

Corse verso il suo maggiordomo e lo abbracciò, facendolo sobbalzare dalla sorpresa.

<< Signorina Shadowin >>la salutò lui.

<< Andiamo Charlie!Chiamami Ashlein!Non voglio convivere con dei servi!Voi siete il mio Charlie e la mia Carlita! >>.

<< Va bene, Ashlein…andiamo >>sorrise Charlie, prendendole la borsa ed avviandosi verso la macchina.

Lei lanciò un grido nel vedere la sua Porsche rosa e si buttò letteralmente nell’abitacolo, sedendosi al posto di guida.

<< Mi permetti di guidare per favore?Ho una certa età e la tua guida mi spaventa >>le chiese Charlie terrorizzato. Sapeva bene che i limiti di velocità per lei erano un optional ed anche l’attenzione…era un miracolo che non avesse fatto nessuno incidente.

<< O andiamo, Charlie! >>lo pregò lei, facendogli gli occhi dolci.

Charlie, sotto quello sguardo, cedette e le consegnò le chiavi<< Ma almeno…vai piano… >>.

<< Certo! >>lo rassicurò lei, sistemandosi la cintura. Vide parcheggiata dall’altra parte una Volvo metallizzata, a cui era appoggiato un ragazzo, che parlava con Carlise. Il dottore si volse verso di loro, quando lei accese la macchina ed il motore rombò. Lei, incrociando lo sguardo del dottore, agitò una mano e sorrise nella sua direzione; lui ricambiò il saluto e scoppiò a ridere quando sentì l’urlo terrorizzato che lanciò Charlie quando lei partì a raffica, puntando verso Forks.

Impiegarono trenta minuti, invece che sessanta, ad arrivare a Forks e lei si guardò bene intorno, senza prestare attenzione alla strada. I gesti che la portarono al sentiero lastricato tra i boschi furono automatici e Charlie si meravigliò di essere arrivato a casa vivo e vegeto. Si sbrigò a portare di sopra la borsa di Ashlein e poi sparì dalla sua Carlita.

Ashlein si concesse uno sguardo alla villa, su due piani, con i muri perfettamente imbiancati e le porte bianche, dai ricami d’oro. La casa della sua infanzia…aveva vissuto lì per un certo periodo con i suoi genitori, prima di trasferirsi a Phoneix…la villa era rimasta uguale. Se di fuori poteva sembrare una villa di altri tempi, all’interno era perfettamente moderna. Entrando, ci si trovava in un ampio salotto, con una grande vetrata ad ovest e sud-ovest, che dava sul giardino interno, perfettamente coltivato da Charlie; lei sapeva che c’era anche una piscina dietro la casa, più anche una interna, in un casotto collegato alla villa. C’erano due porte: una ad est ed una a nord-est del grande salotto. Quella ad est portava ad una grande sala da pranzo, che era collegata alla cucina attraverso una porta, arredata con un ampio tavolo in cristallo e mobili che mostravano l’argenteria lucidissima. Il bello della sala e del salotto era che c’erano molte piante ben curate, che rendevano il posto molto accogliente. La porta a nord-est dava ad un bagno, dalle piastrelle bianche e i vari componenti in marmo nero. Bellissimi.

Di fronte alla porta d’entrata, c’era una scala a chiocciola che portava ai piani superiori dove c’erano quattro stanze, con i rispettivi bagni ed una piccolo salotto con un caminetto, un divano e delle poltrone, senza dimenticare gli scaffali pieni di libri che si trovavano in tutta la casa. Lei andò dritta verso la sua stanza ed aprì la porta. Il pavimento e tutte le pareti erano bianche, di fronte a lei si apriva una grande vetrata, che dava su un ampio terrazzo, condiviso con la camera accanto, che un tempo era quella di suo fratello. Appena terminava la vetrata c’erano due porte: la prima portava al bagno, uguale a quello del piano di sotto, la seconda portava al suo guardaroba, che era anche una specie di camerino (avevano dovuto ampliarlo per permetterle di contenere tutta la sua roba). L’arredo della sua stanza era nero, in onice, marmo e legno, tutto lucidissimo. Persino il letto aveva le coltri nere, in perfetto contrasto con il candore della stanza. Lei si avvicinò alla sua scrivania, dove depositò la sua borsa da viaggio e poi si spostò verso il bagno, dove si sedette davanti alla sua postazione-trucco. Si guardò allo specchio e si rallegrò di non avere quell’aria distrutta che s’era immaginata.

Scese in sala da pranzo e successivamente in cucina, dove Carlita stava cucinando.

<< CARLITA! >>la salutò, abbracciando la signora paffuta che le stava davanti. Carlita era la sua tata da piccola ed adesso era la sua seconda madre. Il viso gentile e cicciotto era incorniciato da una cascata di riccioli rossi, mentre due intelligenti occhi verdi spiccavano al centro di esso.

<< Ashlein! >>la tata la abbracciò, stritolandola quasi<< Vai a sederti in tavola, che è pronto >>.

<< Carlita…non ti devi preoccupare, so farmi da mangiare… >>disse lei. BOMBA ASSURDA. Era un’incapace in cucina.

<< I tuoi genitori e tuo fratello mi hanno messo qui per badare a te…per lo meno la cena te la faccio io e ti lascio il pranzo da riscaldare, dopo per la colazione ti arrangerai >>.

<< Va bene, Carlita…perfetto! >>acconsentì lei sollevata. Si volatilizzò e raggiunse il bagno, dove si lavò le mani per prepararsi alla cena.

A tavola chiacchierarono tutti e tre e lei si ritrovò a raccontare degli anni trascorsi a Phoneix, finché non si accorse di avere la gola secca. A quel punto i due coniugi si congedarono e raggiunsero la loro dependance, lasciandola sola in quella grande casa. Lei raggiunse la sua camera e notò che c’era un temporale pazzesco. Si preparò per la notte e si infilò sotto le coperte. Si addormentò poco dopo cullata dal dolce rumore della pioggia costante.

La mattina si svegliò con la musica del film Psycho come sveglia, molto inquietante, pronta ad affrontare il primo giorno di scuola. Si fiondò in bagno, dopo la colazione, e si preparò con cura: voleva fare bella figura. Si vestì come il giorno precedente, cambiandosi solo la maglietta, ma rimettendone una identica (James e suo fratello avevano avuto la stessa idea il giorno del suo compleanno). Mise il suo immancabile cappellino bianco, simile a quello dei pittori, bombato sopra, ma più stretto ai bordi e con una piccola visiera; se lo posizionò pendente verso il suo occhio sinistro, che quasi veniva coperto. Si guardò un attimo allo specchio.

<< Sono presentabile… >>. In realtà era bellissima, da mozzare il fiato.

Scese in garage dove l’aspettava la sua Porsche rosa, insieme ad altre macchine: una ferrari F430, rossa fiammante e nuova di zecca, una Honda CR-V nera, un AUDI A5 bianco perla ed anche una moto, una YAMAHA R1…lei amava andare in moto. Salì sulla sua amata Porsche, chiudendo la capote per ripararsi dalla pioggia, e partì alla volta della scuola. Non faticò a trovarla, non ci si poteva perdere a Forks, ma non l’avrebbe mai considerata la scuola se non ci fosse stato un cartello, perché essa sembrava un insieme di edifici in mattoni tutti uguali, con disegnati dei numeri neri, dentro a dei cerchi bianchi. Parcheggiò nel parcheggio della scuola, dove c’erano già alcune macchine poco costose ed anonime…la sua spiccava proprio. Non se ne curò e parcheggiò nel primo posto che guardò. Scese dalla macchina, trascinandosi dietro la sua cartella bianca e riparandosi con l’ombrello bianco dalla pioggia. Raggiunse la segreteria, dove una donna dai capelli rossi la salutò cordiale…sembrava a disagio di fronte a tanta bellezza.

<< Buongiorno…sono Ashlein Shadowin…sono la nuova alunna >>si presentò lei tranquilla.

<< Oh, certo!Ti stavamo aspettando!Vieni pure!Eccoti…questi sono i tuoi orari ed una cartina >>.

La segretaria le spiegò come raggiungere le varie classi senza troppi problemi. Lei ringraziò e se ne andò, leggendosi la cartina per poterla imparare. Aveva smesso di piovere in dieci secondi. Gettò l’ombrello nella macchina e si avviò verso la sua aula. Molti si voltarono a guardarla: lei era la novità succulenta in una città probabilmente molto monotona. Nessun problema, in fondo le piaceva essere al centro dell’attenzione.

<< Ehi, ciao!Tu devi essere Ashlein Shadowin!Piacere, io sono Eric, la voce e le orecchie di tutta la scuola! >>si presentò un ragazzo basso, dall’aria saccente.

<< Ciao Eric >>.

<< Allora…ti piace Forks? >>.

<< Certo…è bellissima…molto…umida >>rispose.

<< Certo, sicuramente non è alla pari con Phoneix…perderai l’abbronzatura…non che tu ne abbia tanta… >>.

Le stava già sui nervi<< Vorrà dire che diventerò albina >>.

Eric la guardò con compassione e cercò di tranquillizzarla, spiegandole che era impossibile diventare albini. L’aveva presa forse per un idiota?Okay, era bella, ma non era senza cervello!

<< Stavo usando il sarcasmo, Eric, se io fossi albina non mi sarei abbronzata e di certo non avrò un improvviso calo di melanina che mi porterà a diventarlo >>spiegò lei, irritata.

<< O certo, certo…ehm…che lezione hai? >>.

<< Inglese… >>.

<< Allora tu sei arrivata…ci vediamo! >>.

Lei lo salutò con un gesto della mano ed entrò nell’aula. La lezione era già iniziata.

<< Sono lieta che tu ci abbia degnato della sua presenza, signorina Shadowin, vero? >>.

<< Esatto…la mia guida ha fatto cilecca, mi dispiace >>rispose lei strafottente.

<< Siediti e non disturbare >>la rimbeccò la professoressa.

Lei si accomodò all’unico banco libero, vicino ad una ragazza dai capelli ricci, che si presentò: si chiamava Jessica. Il suo chiacchiericcio era interminabile, ma non richiedeva una grande dose di attenzione e di interventi, così lei poté farla contenta con poche parole sparse qua e là. L’ora di inglese volò più velocemente di quello che si sarebbe aspettata e così anche quella di trigonometria, seguita da quella di storia. A trigonometria lei conobbe una ragazza molto simpatica, ma piuttosto timida di nome Angela…era una compagnia più piacevole di Jessica…almeno lei sapeva quando stare zitta e quando parlare. A storia conobbe un ragazzo molto carino, i capelli biondi, acconcianti in punte con il gel. Era molto sfacciato.

<< Ciao, io sono Mike Newton, tu sei Ashlein, vero? >>.

<< Ciao, Mike, sì sono io! >>rispose allegra. Sembrava simpatico.

<< Allora, tu vieni dall’Arizona, vero? >>.

<< Sì, esatto, da Phoneix >>.

<< Ti deve deprimere Forks… >>commentò comprensivo.

<< No…le cose bagnate…mi piacciono…quando piove o nevica tutto è diverso, è più calmo. Così almeno la mia pazzia e la mia esuberanza spiccano di più! >>rise lei e Mike si unì alle risate.

A storia iniziarono i problemi, perché il professore ebbe da ridire sulla sua maglietta scollata e sul suo modo di stare seduta, con i piedi appoggiati al bordo del banco e le ginocchia piegate.

<< Signorina Shadowin, le sembra il modo di presentarsi a scuola, quello?Non so come eravate abituata a Phoneix, ma qui le regole sull’abbigliamento sono severe >>la rimproverò l’uomo.

<< Sarà, professore che io nel regolamento non ho letto niente che riguardi l’abbigliamento e poi se devono criticare me allora devono criticare anche lei, perché quella cravatta è davvero orribile e non si intona per niente con la camicia >>ribatté lei e dei mormorii di assenso si alzarono dalla classe.

<< Silenzio!Signorina, il suo comportamento è… >>cominciò il professore.

<< Maleducato?Indisponente?Sfacciato?Sì, esatto, proprio così >>lo interruppe lei.

A quel punto il professore, rosso di rabbia, si mise a fare lezione, ignorandola completamente. Ad un certo punto, però, guardandola, si infuriò ancora di più, perché lei stava ascoltando la musica, seduta con la sedia in bilico sulle gambe posteriori.

<< Signorina Shadowin!Vuole ascoltare la mia lezione e mettersi composta? >>la sgridò, rosso in viso.

<< Professore…non mi rompa le palle e si tenga per sé la sua saliva per favore…la doccia me la faccio a casa mia, non a scuola >>ribatté lei ed il suo vicino di banco, Mike, per poco non si strozzò per non ridere.

<< SHADOWIN!NEWTON!FUORI! >>gridò il professore.

Lei si alzò e lo bloccò<< No, esco solo io!Mike non centra…non è colpa sua se io sono simpatica e lei è comico >>. Non lo lasciò rispondere ed uscì dalla classe, portandosi dietro la cartella.

Bene…pensò…solo venti minuti di lezione!

Raggiunse la sua macchina, notando che il cielo minacciava di nuovo pioggia: tutte quelle nuvole grigie. E il sole?Probabilmente lì non lo vedevano mai. Salì in macchina e collegò il suo cellulare all’impianto stereo, per poter ascoltare la musica.

A quel punto, con la canzone Ali di suo fratello in sottofondo, compose il numero di Ryan, che rispose al secondo squillo.

[ Sorellina…non dovresti essere in classe? ] la rimproverò lui.

[ Che ci vuoi fare?Mi hanno buttata fuori…sono infelice…] scherzò lei e sentì dall’altro capo del telefono suo fratello che scoppiava a ridere. Ryan si fece raccontare l’accaduto e poi, dopo aver cessato di ridere, le chiese anche delle sue nuove conoscenze.

[ Sull’aereo ho conosciuto il chirurgo di Forks, Carlise Cullen, un uomo interessante, a scuola gli unici che ho conosciuto fino ad adesso sono Mike ed Angela, tutti e due simpatici, ma poi ci sono anche Jessica ed Eric…Jessica non è male, ma Eric non lo sopporto…è un secchione sempre attaccato addosso ]

[ Cominciamo bene…va bè, non saranno solo loro gli alunni della scuola! ]

[ No, infatti, siamo circa trecento…quindi vedi che ho la possibilità di fare altre conoscenze… ]

[ Trecento?Povera te…noi eravamo abituati a conoscere più di trecento persone… ]

[ Per forza eravamo gli unici che facevano molto casino…che bulli ]

[ Tipo ballare sui banchi…tirare i cancellini… ]

[ …lanciare le sedie fuori dalla finestra…insultare i prof… ]

[ Che lista lunga…e adesso scommetto che sei l’unica a combinare guai ]ridacchiò Ryan.

[ Troverò qualche seguace…eheh…ci sarà qualcuno che ha voglia di azione in questa scuola! ]

[ Lo spero per te…altrimenti finirai in depressione… ]

[ Non portare sfiga!Mi basta James ]

[ A proposito di James…ti vuole salutare… ]annunciò suo fratello.

James[ Piccola Demone!Sei viva? ]

[ No, James, parli con il mio fantasma ]

[ Ah, okay…e come sei morta? ]

[ Piantala idiota! ]

[ Okay, okay…ehm…ma sei in classe? ]

[ Figuriamoci…mi hanno sbattuta fuori! ]

[ Ti pareva…senti tesoro adesso dobbiamo andare…fai la brava…un bacio…ti voglio bene, ciau! ]

[ Ciao, carissimo, un bacio ]

Ryan[ Ciao sorellina…ci sentiamo…ti voglio bene ]

[ Anch’io, ciao! ]

Chiuse la chiamata e guardò l’ora: tra dieci minuti doveva andare in mensa…aveva giusto fame. Fece per scendere dalla macchina, ma pioveva, così dovette recuperare anche l’ombrello: il tempo in quel posto cambiava dal nuvoloso alla pioggia ad una velocità esorbitante.

Non faticò a trovare la mensa: bastava seguire il rumore degli alunni. Quando entrò vide subito Mike che agitava le braccia verso di lei, così lo raggiunse, sedendosi al tavolo con Jessica, Angel, Eric, una ragazza di nome Lauren e un ragazzo di nome Tyler.

Ashlein si guardò intorno distrattamente ed i suoi occhi incontrarono lo sguardo di un ragazzo bellissimo. Il viso dai lineamenti squadrati, forti, ma aggraziati era pallido; gli occhi neri erano incorniciati da due occhiaie simili ad ustioni, che rendevano il suo viso ancora più affascinante.

I capelli rossicci, bronzei, acconciati con apparente distrazione, erano scalati…un acconciatura inimitabile. Da lontano le sembrò smilzo, in confronto al suo amico che sembrava un orso; le mani pallide, dalle dita lunghe ed eleganti, tormentavano il tappo di una bottiglia. Ma quello che la colpì maggiormente fu il suo sguardo: intenso e frustrato. Non capì la fonte di quella frustrazione. Sostenne il suo sguardo per un po’, ma alla fine si girò verso Mike, che stava parlando della musica Hardcore.

<< Io so ballare la Jump… >>commentò ad un tratto Ashlein.

Mike la guardò<< Davvero? >>chiese. Sembrava dubbioso.

<< Sfida? >>.

<< Certo…che canzone? >>accettò lui, mettendola alla prova.

<< Una degli Angerfirst…magari Chasis… >>propose lei.

Lui cercò sul suo cellulare la canzone e poi lo consegnò a Tyler, che doveva farla partire appena loro si dichiaravano pronti.

Ashlein  salì sul tavolo, mentre gli altri spostavano i vassoi ridendo; Mike la imitò e si misero in posizione.

<< Jumpstyle o passo Hakken? >>gli chiese lei, prima di iniziare.

<< Jumpstyle >>rispose lui.

A quel punto Tyler fece partire la musica e loro partirono subito. Tra i due quella che ballava meglio era Ashlein, che faceva anche più casino con i tacchi degli stivali. La musica ed il chiasso che producevano aveva fatto sì che tutta la sala si girasse a guardarli…verso metà canzone battevano anche le mani a ritmo, alcuni ridevano insieme ai due ballerini improvvisati.

Ashlein si sentiva il suo sguardo addosso e, sbirciando verso il tavolo, capì che aveva ragione, perché il giovane la stava effettivamente fissando, con uno sguardo divertito, ma anche ammirato.

Con l’ultima nota della canzone, saltarono entrambi giù dal tavolo seguendo il passo della jumpstyle.

Nella mensa scoppiò un coro di applausi fragoroso ed Ashlein e Mike si inchinarono, fingendo di vantarsi della loro bravura.

<< Okay…adesso mangio >>annunciò Ashlein e, ripreso il suo vassoio, si sedette per mangiare.

Gli altri la imitarono, riponendo i vassoi sul tavolo, adesso che non c’era più pericolo che fossero schiacciati dai due “gabber” improvvisati.

<< Chi sono quelli, Jessica? >>domandò Ashlein, indicando il tavolo dove sedeva il bel giovane dai capelli bronzei.

<< Oh, quelli sono i figli adottivi del signor Cullen e di sua moglie…stanno sempre per i fatti loro, si sono trasferiti dall’Alaska circa…due anni fa…mi pare >>rispose lei<< Quello grosso, che sembra un orso, è Emmet e sta con quella bionda, Rosalie. Quello biondo è Jasper e sta insieme a quella bruna, Alice >>.

<< E quello rosso? >>domandò Ashlein.

<< Quello è Edward Cullen, è uno schianto, ovviamente, ma a quanto pare non le interessa nessuna…chi se ne frega >>rispose frettolosamente.

Mmm…qualcuno è stato rifiutato…pensò Ashlein ridacchiando mentalmente. Dal suo viso non trasparì alcun divertimento: era brava a nascondere le emozioni che non voleva far scoprire gli altri, ma era altrettanto brava a trasmettere quelle che voleva. Forse solo i suoi occhi la tradivano ogni tanto.

<< Siamo sicuri che non siano gli altri a non invitarli mai da nessuna parte? >>domandò ad un certo punto Ashlein.

<< In effetti…non ci abbiamo mai pensato…ma… >>rispose Angela.

Ashlein ghignò<< Ma sono così belli da mettere soggezione? >>finì per lei.

<< Esatto…e poi non mi piacciono…sono sempre così posati...sembrano centenari >>commentò Mike.

<< Timidezza? >>propose Ashlein.

<< Vanità >>ribatté Mike infervorandosi.

<< Non mi pare che facciano qualcosa per mostrarsi… >>commentò Angela, inserendosi nella conversazione timidamente.

<< Okay, sentite, se a voi stanno simpatici, perché non andate da loro? >>scattò Mike.

Ashlein alzò le mani come se fosse un ladro beccato dalla polizia e Mike si ammorbidì, concedendosi una risata. A quel punto lei si alzò dal tavolo per portare via il suo vassoio.

Non pensò a preoccuparsi della sua espressione irritata: Mike cominciava a stargli sui nervi, le sarebbe proprio piaciuto dargli una lezione, sia per il fatto che la credeva un’ignorante, sia per il discorso Cullen. Lei uscendo, incontrò Alice e, non notandola le andò addosso.

<< Oddio scusami! >>esclamò sorpresa.

<< Non ti preoccupare…Ashlein, giusto? >>sorrise Alice.

<< Esatto…Alice… >>rispose e si congedò con un sorriso. Raggiunse la sua auto e vi si sedette per ascoltare ancora un po’ di musica. Non si accorse dell’ora che si faceva, finché non sentì la seconda campanella suonare. Balzò fuori dall’auto e, velocemente, si avviò verso la classe di biologia. Entrò dieci minuti dopo il suono.

<< Signorina Shadowin…sono lieto che ci abbiate degnati della sua presenza >>commentò il professore.

<< Sa, com’è, mi sono persa >>rispose lei, alzando le spalle innocente.

Lei riconobbe la chioma bronzea di Edward Cullen, seduto da solo, ma si avviò alla cattedra per consegnare al professore una carta da firmare, che avrebbe dovuto restituire in segreteria a fine giornata. Passò vicino ad un ventilatore che le scompigliò i capelli, trasportando il suo profumo fino alle narici di Edward Cullen, che sentì la sua sete farsi ad un certo punto insopportabile ed insaziabile. Alzò lo sguardo verso di lei, odiando il mostro che aveva fatto tacere per tanti anni e che adesso si risvegliava e gli faceva desiderare di uccidere quella ragazza che anche a mensa lo aveva colpito per la sua bellezza e per la sua vitalità. Si odiava perché adesso non avrebbe potuto conoscerla, come aveva desiderato fare a mensa, perché avrebbe dovuto ucciderla.

O forse no?

Una vocina dentro la sua testa si fece largo tra i pensieri maligni e lui vi si aggrappò con tutte le sue forze.

Ashlein fece per sedersi accanto ad Edward, ma quasi pensò di andare da qualche altra parte quando incontrò il suo sguardo nero come la pece. La fissava con odio intenso e lei ebbe paura di quello sguardo, ma resistette alla tentazione di scappare, sedendosi con leggerezza al suo posto: meno male che era brava a nascondere i suoi sentimenti. Edward era rannicchiato sull’orlo della sedia, il più lontano possibile da lei, come se cercasse di resistere ad un’orrenda puzza.

Lei non resistette e lo apostrofò<< Mi sono lavata di recente, sai? >>.

Quando lui le restituì uno sguardo cattivo, lei desiderò di mangiarsi la lingua…eppure non era la prima volta che qualcuno la guardava così. Lasciò scivolare via quelle brutte sensazioni; sapeva cosa l’avrebbe aiutata: una bella sigaretta. Estrasse dalla tasca l’accendino ed il pacchetto di sigarette, accendendosene una. Persino il suo vicino di banco la guardò per un attimo sorpreso.

<< Signorina Shadowin!Cosa sta facendo? >>esclamò il professore, altrettanto sorpreso.

<< Profe, aspetti che finisco la sigaretta, poi la cago >>rispose lei noncurante.

Il professore capì che la Shadowin amava essere ripresa solo per il gusto di rispondere, così decise di lasciarla fare, dicendo<< Almeno non mi intossichi il signor Cullen! >>.

<< Quello è già nocivo di suo, comunque okay >>rispose lei e si sedette sul cornicione esterno della finestra, appoggiandosi alla parete della conca che la conteneva.

Edward, leggermente più tranquillo, si azzardò ad annusare l’odore del fumo, ma se ne pentì quando questo gli andò dritto alla testa; vide la stanza girare, se avesse potuto avrebbe vomitato. Si alzò in piedi per chiedere al professore di uscire, ma, incredibilmente, ebbe un mancamento. Sarebbe caduto se due braccia esili, eppure decise, non lo avessero trattenuto e riportato in piedi; sempre le stesse braccia lo fecero appoggiare al cornicione interno della finestra e lui appoggiò d’istinto la testa sulla spalla di Ashlein, che ancora lo sorreggeva, preoccupata. Lui aveva il naso e la bocca rivolti verso il collo della giovane, dove il profumo era più intenso: lui lo aspirò, ma questa volta l’effetto fu benefico, perché dissipò l’effetto del fumo.

<< Sapevo che il fumo passivo era dannoso, ma non ti sembra di esagerare? >> lo apostrofò di nuovo lei e lui si sforzò di non ridere. Quella ragazza aveva una tenacia che lo affascinava, per lui era un mistero…non aveva incontrato nessuna come lei.

<< Forse è meglio se esce anche lei, signor Cullen >>si fece sentire il professore.

Lui annuì, sentendosi debole per la prima volta da secoli, e uscì anche lui, sedendosi sul cornicione; si accorse che a stare così dritto gli girava la testa, così fece per stendersi al contrario rispetto ad Ashlein, che lo fermò.

<< Girati di qui…sono più comoda io del muro >>commentò lei, spingendolo ad appoggiare la testa sulle sue gambe.

Un’altra folata di aria gli riportò il profumo alle narici e di nuovo il mostro dentro di lui reclamò la sua preda; strinse i pugni e si spostò da lei, rientrando: improvvisamente si sentiva di nuovo forte.

Ashlein, irritata dal suo comportamento, desiderò di averlo lasciato cadere a terra, ma alla fine decise che non ne valeva la pena. Suonò la campanella e lei, pensando all’ora che seguiva, si lasciò scappare un esclamazione<< ODDIO! >>.

Mike, abbastanza vicino da sentire (Edward era scomparso in dieci secondi) si avvicinò per chiederle che cosa avesse.

<< Adesso c’è ginnastica!Con la sfiga che ho finisco in ospedale! >>rispose lei. Ripensò a Carlise e convenne che Edward non avrebbe mai potuto essere suo figlio…era troppo scortese, anche se bellissimo.

Mike scoppiò a ridere<< Ma smettila!Ci sono anche io!Eviterò che qualcosa ti colpisca! >>. Adesso Ashlein lo trovava di nuovo simpatico.

La accompagnò in palestra, dove giocarono a pallavolo: lei era abbastanza brava a giocare, ma spesso si ritrovava con un pallone in faccia perché era distratta. Quel giorno fu graziata ed arrivò alla macchina indenne. Molti avevano accerchiato la sua Porsche rosa e tutti sapevano che doveva essere sua. Tra il gruppo c’era anche Alice, lasciata un tantino a distanza; lei invece, stufa di quegli assurdi pregiudizi, le si avvicinò sorridendo<< Ciao! >>la salutò.

<< Ciao, Ashlein!Che bella macchina!Il colore è stupendo! >>si complimentò Alice e lei, guardandola, capì che era sincera.

Quasi si sarebbe buttata in ginocchio ai suoi piedi<< Ti ringrazio!Finalmente qualcuno che dice che è bello!Non ci posso credere!Ti amerò per sempre! >>esclamò sorridendo, fingendo una ola in suo onore.

Alice rimase sorpresa da quella dimostrazione di accettazione e di amicizia incondizionata...avrebbe voluto abbracciarla, ma il suo profumo era troppo intenso e dolce perché potesse resistervi.

<< Ti ringrazio!Ci vediamo domani, Ashlein >>rise lei e se ne andò con un sorriso.

Ashlein andò in segreteria per consegnare la carta che i professori avevano firmato e, sull’entrata, si scontrò con Edward Cullen. Si fulminarono entrambi con lo sguardo e poi ognuno prese la sua strada.

Quella sera, Ashlein raccontò a suo fratello ed a James il resto della sua giornata. Entrambi la presero in giro perché era riuscita a farsi un nemico senza fare niente; oltraggiata da tanta cattiveria lei aveva chiuso la comunicazione e s’era messa a dormire. Suo fratello le aveva scritto un messaggio.

Ryan

Tesoro, stavamo ske…non prendertela a male cucciola…sogni d’oro…baci

 

 

  
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