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Autore: licet    17/02/2015    0 recensioni
Una confessione su un amore finito male, forse mai esistito. Quel genere di amore che non lascia nulla, se non l'amaro in bocca.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'avevo baciato quasi per gioco; lui era lì, continuava a lusingarmi e a provocarmi. A lui piaceva il mio bel faccino, a me l'idea dell'amore.
Pensavo che l'amore, questo decantato amore, si costruisse giorno per giorno. Quando l'ho baciato, mi sono detta, quasi schifata (da lui, o forse più da me stessa): <>.
Credevo che standoci mi sarei innamorata di lui. E ne ero convinta; all'inizio sembrava una favola.
Mio Dio! Come sono stupida!
Per questo amore ho reso la mia vita un inferno per tre maledetti anni, ho cercato di tenerlo con me anche cambiando me stessa, ho accettato cose che non accetterei mai. Mi sono lasciata calpestare, deridere, insultare, umiliare.
Curiosamente, secondo lui, a letto ero straordinaria, fantastica, sensuale, da amare. Praticamente una puttana.
E mi sento una puttana, una della peggior specie: perché ho venduto me stessa per dare agli occhi degli altri una felicità che non era mia. Con lui ero perennemente insoddisfatta.
E per assurdo volevo una famiglia con lui, di quelle perfette, stile Mulino Bianco.
Povera sciocca! Non si può costruire un palazzo sopra delle macerie.
Lui mi ha lasciata poco più di un mese fa: all'inizio ho pianto, ora non faccio che benedire quel giorno. Non mi definisco felice, ma certamente non sono più infelice. Sono sola.
Chi non ama la solitudine non ama la libertà, perché non si è liberi che essendo soli”. Schopenhauer docet.

  
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