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Autore: sofiaa    17/02/2015    1 recensioni
Sophie, una sedicenne inglese arrabbiata con il mondo e con un fratello molto inusuale, è una giovane punk. Suo fratello tenterà di tenerla alla larga dalla scena musicale e sociale che lui ha stesso ha contribuito a creare, ma non ce la farà per molto...Ma soprattutto non riuscirà a tenerla lontana dai suoi amici.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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La mattina dopo era sabato. Potevo svegliarmi quando volevo, tanto non c'era scuola. Infatti mi svegliai verso le dieci, i miei erano al lavoro e Paul era già in salotto che smanettava con la radio. Mi stiracchiai e scesi, ancora assonnata, per le scale.
"Ciao Paul."
"Oh, ben svegliata eh!"
"Ti prego Paul, taci. Di prima mattina non sei simpatico. Ecco perchè non hai una ragazza."
"Per tua informazione, mi viene dietro tipo mezza Londra."
"Eh certo, e a mezza Inghilterra. Ma ti prego."
"Ovvio che ti viene dietro mezza Inghilterra, sei la mia fotocopia!"
"Sarà, ma io sono quella venuta meglio!"
"Ma taci, nana."
"Ma non è mica colpa mia se sei alto un metro e ottantacinque ed io uno e sessantacinque, c'è, manco lo avessi scelto io!"
"Fatto sta che sei una nana!"
"Nella botte piccola sta il vino buono."
"Tu sei l'eccezione."
"Ma le vuoi le botte?"
"No grazie, faccio a meno."
"Molto bene, quindi ammutolisciti."
Me ne andai in cucina sbadigliando e mangiai un po'di biscotti con del latte. Poi, visto che avevo una marea di compiti, me ne andai in camera a farli. Stetti sui libri fino all'una, quando mio fratello mi chiamò in sala da pranzo per mangiare. Pranzammo da soli, come facevamo tutti i week-end.
"Sophie, ricordati che alle otto di stasera dobbiamo incontrarci davanti a casa di Topper, quindi vedi di essere pronta per le sette e mezza."
"Va bene Paul."
"E non monopolizzare per il bagno per due ore come fai di solito!"
"Stai tranquillo! Ora vado a finire e compiti poi vado subito a fare le cose che devo fare in bagno, così te lo lascio libero presto, va bene, primadonna?"
"Ottimo direi."
"Ah per fortuna, milady."
"Sei spiritosa, oggi."
"Il sarcasmo non mi manca mai."
"Me ne rendo conto ogni giorno."
Lo aiutai a sparecchiare ed a rimettere in ordine la cucina. Dopo di che, ri-salì in camera mia, dove mi immersi di nuovo nei miei odiati libri. Non fraintendetemi: io avevo ottimi voti a scuola, era il mio comportamento che non era proprio da studentessa modello, solo perchè a volte rispondevo a professori che si permettavano di prendere in giro me e altri miei compagni e perchè a volte uscivo dalla scuola senza permesso nella pausa pranzo, ma niente di grave alla fine. Evidentemente stavo sulle palle al preside, alla coordinatrice e alla maggior parte dei miei insegnanti, ma son dettagli.
Quando finì di studiare e fare i compiti, verso le cinque, mi appropriai del bagno: mi feci una doccia calda, come prima cosa. Il getto dell'acqua mi rilassava, adoravo fare la doccia, mi sembrava che con l'acqua che scorreva via, scorrevano via anche le cose brutte, quelle che volevo dimenticare, le cose che non erano andate bene. Mi rilassai un sacco, cosa che i miei nervi apprezzarono molto. Dopo una decina di minuti, mi decisi ad uscire dal box. Mi avvolsi in un asciugamano e con un altro mi tamponai i capelli. Mi misi la biancheria, poi andai in camera a cercare qualcosa di decente da mettere: un'impresa molto ardua. Aprì le ante del mio armadio ed incominciai a scrutare tutti gli indumenti che possedevo. Jeans? No, dai, troppo informali. Uscivo pur sempre con il mio ragazzo, no?! Pantaloni della tuta? Non se ne parlava neanche. Gonna? Ah, giusto, non avevo gonne. Ma...non avevo quel vestito che mi aveva regalato Paul per il mio compleanno?! Iniziai a setacciare tutto l'armadio alla ricerca disperata di quell'abito e finalmente, dopo alcuni minuti di intensa perlustrazione, lo trovai. L'avevo usato solo due volte, non perchè non mi piacesse, ma semplicemente perchè non mi piacciono i vestiti, li trovo scomodi. Ma per andare in un pub con il mio ragazzo ed il mio amante sarebbe stato perfetto. Quindi stirai un pochino le pieghe che aveva e corsi in bagno a provarlo: chissà se mi andava ancora bene? Tirai giù la cerniera, me lo infilai e la richiusi: mi stava perfettamente. Era un vestito lungo circa fino a metà coscia, formato da un corpetto aderente nero, con la scollatura a cuore, e da una gonna a quadri neri e bianchi, un po'vaporosa. L'ho sempre detto che mio fratello aveva un certo gusto in fatto di abbigliamento, devo dargliene atto. Mi sfilai il vestito e cercai delle calze da mettermi, perchè non era per niente caldo. Dopo un po', trovai dei collant neri, a rete, che in alcuni punti erano rotti: erano perfetti. Li indossai e poi mi misi il vestito. Non contenta, cercai le mie parigine nere e me li misi sopra ai collant. Presi i miei anfibi ed il gioco era fatto: non mi ero mai vestita così bene. Mi richiusi in bagno: adesso un minimo di trucco era obbligatorio. Non volevo truccarmi come ieri, troppo minimalista, oggi volevo proprio strafare. Quindi usai l'ombretto nero, l'eyeliner e la matita nera per gli occhi e misi il rossetto rosso sulle labbra. Mi avevano detto che stavo bene con questi colori, perchè facevano contrasto con la mia pelle bianca come il latte. Che mancava? I capelli! Emh...me li tenevo lisci come degli spaghetti come tutti i giorni? Nah..decisi di farmi qualche boccolo. Dopo qualche minuto di sofferenza e qualche bruciatura, riposi l'arriccia-capelli nel mobile, soddisfatta del risultato ottenuto. Uscì dal bagno, come promesso a Paul, e tornai in camera nostra. Erano le sette. Avevo mezz'ora per sistemare le ultime cose. Andai davanti allo specchio e aprì il mio portagioie. Misi i miei orecchini a brillantino e la collana d'argento con scritto il mio nome. Poi pensai alla borsa: bel problema. Io andavo sempre in giro con la borsa della Converse, ma con il mio outfit stonava...quindi andai a vedere nello sgabuzzino, dove mia madre teneva tutte le sue borse. Trovai una pochette nera, che era perfetta. Misi dentro il minimo indispensabile e poi uscì. Scesi le scale ed arrivai in sala, dove presi dall'appendiabiti il mio chiodo. Me lo misi indosso e mi sedetti sul divano, in attesa di mio fratello. Dopo cinque minuti, lo vidi scendere dalle scale. Era vestito benissimo. Lo stile nel vestire era una cosa comune, poi qui nel quartiere eravamo famosi come i 'fotomodelli di Brixton', perchè dicevano tutti che eravamo veramente dei bei ragazzi. In effetti, quest'estate mi avevano chiesto di andare a lavorare come modella part-time in uno studio a Notting Hill...ma risposi di no, perchè volevo stare a dormire. Insomma, proprio intelligente. Anche a mio fratello avevano proposto diverse volte di fare il modello, ma anche lui aveva rifiutato. Comunque, era vestito con una camicia bianca sbottonata fino all'inizio del petto, dei pantaloni neri con qualche risvolto alla caviglia ed una giacca nera non chiusa. Il tutto completato da un paio di scarpe nere scamosciate e da un capello a Borsalino nero.
"Wow Paul, sei proprio vestito bene!"
"Grazie Sophie, anche tu! Solo che sei troppo osè, poi Strummer perde il controllo e va a finire male."
"Eh dai bro, tanto ci sei tu a difendermi!"
"Giusto sist! Bando alle ciance, partiamo!"
Si mise adosso il suo Montgomery nero e andammo verso casa di Topper. Appena arrivati, trovammo ad attenderci tutta la compagnia, più una ragazza, che era a braccetto con Mick. E adesso chi era 'sta qua?!
"Buonasera!"
"Ciao, 'fotomodelli di Brixton'."
"Paul, gira ancora 'sta storia, non ci credo."
"Eh Sophie, siamo famosi, ormai."
Mi misi a ridere. Diciamo che non era proprio il mio obiettivo essere famosa grazie alla mia bellezza (che secondo me non c'era), ma vabbè.
"Jonesy, chi è questa dolce fanciulla?"
"Paul, giù le mani, lei è Julie, una mia amica stretta."
"Ok, Mick, chiedevo solo! Che violenza!"
Julie, eh?! Non mi convinceva molto...poi, sì, lo ammetto, non mi piaceva stesse con Mick...un'amica stretta? E se fossero qualcosa di più? Ma non dovevo pensarci, io stavo con Joe. 
"Amoreee, ci sei?!"
"Sì, sì, ciao, Joe."
"Ciao anche a te, Sophie."
Mi baciò, un'altro bacio contenuto per i suoi standard. Fatto il giro dei saluti, ci incamminammo verso questo pub fuori Brixton. Io e Joe ci eravamo presi per mano e camminavamo un po'distanti dagli altri.
"Sei bellissima sta sera."
"Anche tu, Joe."
"Sì, ma tu mi vuoi far morire! C'è, guardati...ti sei messa pure un vestito corto...mi fai commuovere."
"Ma taci, disagiato."
"E poi sei anche truccata...mi hai anche sporcato di rossetto!"
"Colpa tua, potevi non baciarmi!"
"Non sono riuscito a resistere."
"Quante pippe, Strummer."
"Oh Simonon, tu non ti rendi conto di quanta fatica stia facendo in questo momento per non prenderti in braccio, tornare indietro, andare a casa mia e sbatterti come se non ci fosse un domani!"
"Joe, sei indecente!"
"Colpa tua, non devi essere così bella!"
"Eh, non posso mica cambiare aspetto, insomma, mica a caso chiamano me e mio fratello i 'modelli di Brixton'!"
"Sì, ma...stasera sei provocante, con quel vestitino corto corto che ti sta veramente molto succinto..."
"...hai visto solo la gonna...devi vedere il corpetto!"
"Non ci credo, mi dai pure corda! Grazie mille, gentilissima, veramente."
"Prego, tesoro bello."
Scoppiammo a ridere. Mi avvolse la vita con un braccio e continuammo così la camminata fino al pub. Arrivati davanti al locale, ci accertammo che non mancasse nessuno e poi entrammo. Era un locale piccolo, molto fumoso. C'era un bancone abbastanza grande, di legno nero e poi c'erano pochi tavoli e poche sedie, anch'essi di colore nero. In fondo, rispetto all'entrata, c'era un piccolo palco, ma proprio minuscolo. Scoprì che questo era un pub di giamaicani. Infatti, il gruppo che si stava esibendo suonava un pezzo reggae. Ci dirigemmo tutti verso un tavolo e, prese abbastanza sedie per tutti, ci sedemmo intorno ad esso. Io avevo alla mia sinistra Joe ed alla mia destra mio fratello. Di fronte, Mick e quello sgorbio che lo accompagnava.
"Raga, prendiamo qualcosa da bere?"
"Va bene, Paul, perchè no?"
"Cosa volete?"
Tirate su tutte le richieste, Paul, seguito da Topper e Joe, andarono verso il bancone ad ordinare. Restammo seduti al tavolo solo io, Mick e la sua zoccola. Come a leggermi nel pensiero, quella lì disse, con voce da faina:"Mick, vado in bagno."
"Va bene, Julie, ti aspetto."
Julie andò verso la toilette e restammo solo io e Mick al tavolo. C'era della tensione.
"Allora..."
   
 
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