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Autore: Evee    18/02/2015    1 recensioni
~ “The Dark Blue Saga” missing moments (indice al primo chapter a scanso di spoilers)
L'adolescenza può essere un periodo difficile, ma rischia di diventare impossibile se il fratello su cui hai sempre fatto affidamento entra all'improvviso in una crisi esistenziale, continua a trattarti come un bambino, ti tiene all'oscuro di tutto e attira fin dentro casa degli assassini senza scrupoli.
Ma come farà la conoscenza di una certa ragazza dagli occhi blu, Mokuba capirà subito che non è semplicemente entrata nelle loro vite...
Le ha cambiate per sempre, perché da sempre è destinata a farne parte.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mokuba Kaiba
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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VI - Acquiesce

 

{Because we need each other
We believe in one another
And I know we're going to uncover
What's sleepin' in our soul
}

 

Mokuba sbuffò, enormemente scocciato.

Era più di un'ora che stava cercando di contattare Seto, ma il telefono del suo ufficio continuava a squillare a vuoto, e lo stesso dicasi del suo cellulare. Gli aveva pure scritto un sms, casomai si trovasse in riunione, senza la benché minima risposta. E lui doveva assolutamente ottenere il suo permesso per andare al cinema, quella sera. A Seto non era mai andato che facesse uscite infrasettimanali che potessero trattenerlo fuori casa oltre le undici, ma un suo amico era riuscito a mettere le mani sui biglietti per l'anteprima del nuovo film di Batman, e lui pur di esserci era pronto anche ad inginocchiarsi e lucidare entrambe le scarpe a suo fratello.

Peccato solo che Seto decidesse sempre di non rendersi reperibile proprio quando aveva bisogno di lui.

Probabilmente, essendo appena rientrato alla KC, aveva preferito separarsi dal suo Blackberry per concentrarsi meglio sul lavoro ed evitare distrazioni o scocciatori di sorta. Così, all'ennesima telefonata senza esito, Mokuba lo maledisse e si risolse a chiamare la sua segretaria per lasciargli solo un messaggio, e tanti saluti.

-Kaiba Corporation. Come posso esserle d'aiuto?-

-Sono Mokuba. Stavo cercando mio fratello...-

Prima però che potesse aggiungere altro, la donna lo interruppe con una rivelazione inattesa.

-Oh, salve signorino. Guardi, al momento il signor Kaiba non è raggiungibile perché è impegnato al Dipartimento di Ricerca e Sviluppo con una prova al simulatore, e mi ha detto che non vuole essere disturbato per nessuna ragione... Ma appena torna provvederò ad avvisarlo che gli voleva parlare. Desidera lasciargli detto qualcosa, nel frattempo?-

Mokuba però non udì nemmeno quest'ultima domanda, perché alla scoperta dell'attività che stava occupando suo fratello aveva scostato il suo Samsung Galaxy dall'orecchio e l'aveva guardato con aria stralunata, domandandosi come facesse un cellulare nuovo di zecca a giocare simili scherzi. Ma forse era la segretaria, ad aver capito male. Da quando aveva smesso di duellare, suo fratello si era sempre rifiutato persino di verificare di persona la resa degli ologrammi delle nuove carte che ogni tanto l'Industrial Illusions metteva sul mercato, per cui doveva esserci stato un qualche fraintendimento.

-Mi scusi, mi può ripetere dov'è andato mio fratello?-

-Al Dipartimento di Ricerca e Sviluppo. Non vorrei sbagliarmi, ma credo abbia detto proprio per testare di persona le carte che ci ha mandato l'I2 il mese scorso...-

Il ragazzino tolse ancora il suo cellulare dal padiglione auricolare, ma questa volta per chiudere la telefonata e correre senza ulteriori indugi alla ricerca del proprio autista, perché lo portasse subito, no intendeva proprio subito e che cavolo non mi faccia perdere altro tempo, alla Kaiba Corporation.

Dopo avergli ingiunto sotto minaccia di superare qualunque limite di velocità e il suo miglior tempo di percorrenza del tragitto casa-ufficio, si scaraventò fuori dalla limousine, sfrecciò come un matto appena fuggito dal manicomio per i corridoi della KC, ed anche con tutto l'aspetto perché, se ne rese conto solo allora, non si era nemmeno cambiato la tuta, e frenò con uno stridio e un maldestro scivolamento su un pavimento troppo lucidato davanti all'ingresso al R&D Department. Riguadagnato l'equilibrio e la sensibilità dopo una botta al sedere davvero poco dignitosa, ma a cui per fortuna avevano assistito solo le telecamere di sicurezza, digitò il codice d'accesso che per poco aveva rischiato di dimenticare a seguito di un trauma cranico e varcò impaziente la porta a scorrimento che si aprì al suo comando.

Il suo ingresso fu impetuoso quanto la voce che subito l'accolse, assai poco benevolmente.

-Ehi, fuori di...- sbottò Keira, per poi ammutolire mortificata appena lo riconobbe -Oh, Mokuba. Scusami, credevo fosse di nuovo qualche rompiscatole.-

Ma l'attenzione del ragazzino era stata immediatamente calamitata da qualcosa che non credeva più di poter rivedere. Al di là del vetro della sala di controllo, dentro a un'arena da più di un anno in disuso, c'era suo fratello. Con il Duel Disk fieramente al braccio, con delle carte di Magic and Wizards tra le mani, con gli occhi che gli brillavano eccitati alla vista dei suoi ologrammi, con quel sorriso felice che gli distendeva sempre il volto quando veniva preso da un duello.

-Non è possibile...- sussurrò, sfiorando la vetrata con incredulità -Ha davvero deciso di tornare a duellare? Di utilizzare ancora il Blue-Eyes White Dragon?!?-

Keira gli si avvicinò, stringendosi in una smorfia imbarazzata.

-Sì e no. Sono riuscita a convincerlo a partecipare a Battle City, ma purtroppo gli è materialmente impossibile giocare ancora i suoi Blue-Eyes, perché per causa mia non li possiede più...-

-Eh?- la guardò confuso il ragazzino.

D'un tratto, si ritrovò in compagnia dell'ormai familiare sensazione di essersi perso qualche puntata.

-Sì, beh... E' una lunga storia. Piuttosto assurda e complicata, aggiungerei.- fece lei, evasiva.

Mokuba allora le scoccò un'occhiata maliziosa.

-E che inizia dall'Antico Egitto, magari?-

La ragazza allora spalancò contemporaneamente la bocca e i suoi grandi occhi blu.

-Come...?!?- esclamò attonita -Sai del nostro passato?-

-Non è l'argomento di conversazione preferito di Seto ma... sì.- si decise a rivelarle -Non puoi neanche immaginare quante volte siamo finiti nei guai per quella faccenda, e quante altre persone di nostra conoscenza sono delle reincarnazioni di anime vissute in quell'epoca.-

-Tuo fratello me ne ha dato un'idea.- gli ammiccò lei -A quanto pare, anch'io sarei una di queste.-

Mokuba le sorrise di rimando.

-Ci avrei giurato. Anzi, l'avevo capito subito chi eri... Assomigli davvero troppo al Blue-Eyes White Dragon, sai?-

Keira piegò la testa a lato, portandosi una ciocca di capelli dietro a un orecchio con evidente disagio.

-Veramente, secondo Seto si tratterebbe del mio spirito. E' del parere che nell'Antico Egitto sia stato separato dalla mia anima, intrappolato in una tavola di pietra e poi trasferito dentro alle sue carte dal tizio che le ha disegnate utilizzando una qualche strana magia...-

Il ragazzino socchiuse le labbra, traendo subito le dovute conclusioni da quella rivelazione.

-Ah. Ti riferisci a Pegasus e al suo Occhio del Millennio?- chiese conferma, cercando di non ripensare a quando la sua anima aveva ricevuto un trattamento analogo.

-Sì, ecco, lui.- annuì la ragazza con maggiore decisione -So che non ha alcun senso, però... come ho preso in mano quelle carte sono stata colta da una visione della mia vita passata, e quando mi sono risvegliata le immagini dei Blue-Eyes erano svanite, quasi che il loro spirito fosse ritornato dentro di me.-

-Ha molto più senso di quanto credi, fidati.- la rassicurò allora il ragazzino -Devi sapere che anche a Seto quelle carte provocavano delle visioni, quando le giocava in duello. Praticamente sempre, dopo aver visitato il Mondo dei Ricordi del Faraone... ma questa è un'altra lunga storia.-

Keira lo guardò in modo strano, non incredulo ma comunque perplesso.

-Sì, lo so bene quanto. Ci ha impiegato una notte per raccontarmela... Però non me l'aveva mai detto, questo.- mormorò piano, mordendosi un labbro.

-Me l'immaginavo.- sospirò il ragazzino, scuotendo la testa -Ma è proprio per quello che aveva smesso di duellare. Lui è sempre stato proiettato verso il futuro, non gli è mai piaciuto rievocare eventi passati... specialmente se spiacevoli. Per cui dopo aver scoperto quelli della sua vita precedente, trovarsi costretto a ricordarli, quasi a riviverli, è stato... troppo, per lui.-

Probabilmente se Seto avesse potuto sentirlo in quel momento l'avrebbe ucciso seduta stante, ma non riuscì a trattenersi. Era giusto che Keira lo sapesse, per evitare che, rimanendone all'oscuro, commettesse il suo stesso errore e finisse per fraintenderne il comportamento, per fargli pressioni sgradite. Non voleva che tra loro si creassero degli attriti, proprio quando sembravano aver trovato una loro armonia.

-Lo capisco.- sospirò allora Keira, socchiudendo gli occhi addolorata -Anch'io non desidero rivedere mai più quello che ci è successo. E' stato così straziante, che mi fa male solo al pensiero... Non mi stupisce che Seto sia stato disposto a una simile rinuncia, pur di dimenticarlo.-

Benché incuriosito, le sue parole lo intristirono così tanto che non se la sentì di chiederle più nei dettagli cosa fosse successo loro nell'Antico Egitto e, forse, era meglio che non ne venisse mai a conoscenza. Quel poco che aveva saputo da suo fratello gli era bastato per capire che si era trattato di un avvenimento davvero tragico per entrambi, e comunque troppo carico di implicazioni sentimentali per potersi permettere di impicciarsi. Tuttavia, proprio perché sapeva che il loro legame era tutt'altro che storia passata, si sentì in dovere di tranquillizzarla al riguardo, per quel poco che sapeva e che si sentiva di poterle confidare senza tradire eccessivamente il riserbo di suo fratello.

-Sì, ma credo che neppure così sia riuscito a scordarlo del tutto, e che anzi non avrebbe mai potuto esserne capace... Perché si ricordava di te ancor prima di esserne consapevole, già quand'eravamo bambini e abbiamo scoperto il Magic and Wizards. Il Blue-Eyes è stato sin dalla prima volta che l'ha visto il suo mostro preferito, la carta per lui più preziosa di tutte. L'ha sempre voluto nel suo deck, e anche quando si è deciso a non utilizzarlo più ha preferito smettere di duellare, piuttosto che sostituirlo con un altro.- le spiegò, per poi fare una pausa e osare un'ultima considerazione -Non ha mai voluto dimenticarti per davvero.-

Al che Keira abbassò il viso, su cui scivolarono alcune ciocche argentee a nascondere alla vista il rossore che le aveva tinto le guance. Mokuba allora tornò con lo sguardo su suo fratello, domandandosi se non avesse forse parlato anche troppo... Ma in fondo le aveva solo detto quello che era sotto gli occhi di tutti, e di cui altrimenti lei non si sarebbe mai resa conto da sola. Per quanto Keira fosse abbastanza perspicace e simile a Seto per comprendere come ragionava, per riuscire ad intuirne sentimenti che a stento riconosceva lui stesso servivano duri e lunghi anni di esperienza conquistata sul campo. Anche se, nonostante l'imperscrutabilità di suo fratello, quella ragazza sembrava essere comunque capace di prenderlo per il verso giusto.

-Come hai fatto?-

Keira rialzò lo sguardo, sbattendo le palpebre.

-Che intendi?-

-Come l'hai convinto a duellare ancora?- ripeté, puntualizzando la sua domanda.

Lei abbozzò un'alzata di spalle.

-Beh... Mi sentivo troppo in colpa per averlo privato delle sue carte, così ho provato a cercarne un'altra che fosse abbastanza adatta per sostituirle.- gli spiegò con semplicità.

-Davvero?- gli sfuggì, tanto ne fu sbalordito -Sai giocare a Magic and Wizards?-

A quella scoperta aveva assunto un'espressione così ridicola da strapparle addirittura un più che raro moto d'ilarità.

-Non ci capisco un accidenti, a dire il vero.- ridacchiò, spazzando via con una mano quell'idea -Anzi, probabilmente avrei finito per rinunciare se, quasi per caso, non ne avessi trovata una e... non so, appena l'ho vista ho capito subito che era quella giusta per lui.-

Mokuba aggrottò le sopracciglia, ancora più sbigottito. Seto non aveva mai voluto saperne nulla di utilizzare altri mostri al posto del Blue-Eyes, ed ora si lasciava convincere con tanta leggerezza? Per quanto avesse un debole per Keira, non lo credeva proprio capace di accettare un suo consiglio in quell'ambito a lui così strettamente riservato e personale. A meno che non si fosse trattato di una proposta talmente buona che avrebbe potuto convincerlo anche da solo, se ne avesse avuto l'idea per primo.

-Quale carta?- volle interrogarla allora su quel punto così decisivo.

Keira si limitò ad un sorriso malizioso, e tornò a rivolgere l'attenzione al gioco di suo fratello.

-Quella.- gli disse poi, indicando senza incertezze la carta che aveva appena pescato.

E che Seto non tardò a giocare, sacrificando con prontezza e impazienza i due mostri che aveva sotto il suo controllo. Per la precisione, li stava synchronizzando, preparandosi ad un tipo di evocazione speciale che richiedeva si offrissero come tributi un mostro di tipo Tuner e almeno un altro il cui livello, sommato al primo, fosse pari a quello del mostro Synchro che si intendeva giocare dall'Extra Deck. Una specie di Fusione, insomma, ma che Mokuba sapeva non era mai stata molto gradita a suo fratello, così affezionato alle tecniche più tradizionali. Tuttavia ogni sua perplessità svanì all'istante non appena lo sentì pronunciare il nome del drago che intendeva evocare, e venne convinto appieno quando ne vide apparire l'ologramma in tutto il suo fulgido splendore assieme ad un sorriso entusiasta sulle labbra di Seto. Anzi, in quell'istante ebbe la certezza che non si sarebbe mai pentito di quella scelta, che non avrebbe mai più smesso di duellare e che non se ne sarebbe mai separato, proprio come se si fosse trattato del suo buon vecchio Blue-Eyes. Perché se quello rappresentava il suo passato, questo incarnava tutto il suo futuro.

Sorrise, infinitamente commosso e immensamente rincuorato.

-Non è vero.- gli sfuggì dalle labbra.

Keira si voltò all'improvviso verso di lui, abbastanza vicina per averlo sentito ma non abbastanza a parte dei suoi pensieri per aver colto quello che intendeva.

-Che?-

Mokuba allora le ammiccò con aria significativa.

-Non l'hai trovata per caso.-

 

*

 

La terza fu un'edizione di Battle City così grandiosa che sarebbe passata alla storia.

Non solo suo fratello, ma tutti i loro vecchi amici decisero di partecipare. Anzi, furono così tante le richieste di iscrizione che alla fine Seto volle permettere a tutti l'accesso alla prima fase, senza effettuare alcuna preselezione. Così, quella che infuriò per tre giorni consecutivi per le strade di Domino fu una vera e propria guerriglia urbana, invase da duellanti provenienti dai quattro angoli del pianeta e pronti a tutto pur di accaparrarsi le nove vittorie necessarie ad accedere alla competizione vera e propria; quasi una corsa contro il tempo, trattandosi di un privilegio concesso solo ai primi 30 che avessero conquistato i necessari badge di riconoscimento degli avversari sconfitti. E quella era la sola posta in gioco, perché per la prima volta suo fratello decise di espungere dal regolamento l'anti rule, che obbligava in caso di sconfitta a cedere all'avversario la propria carta più rara. La sua motivazione ufficiale fu che non ce n'era nessuna che gli interessasse vincere, dato che Yugi aveva deciso di non utilizzare le Divinità Egizie per una propria esigenza di fair play, ma Mokuba sospettava che la verità fosse che non voleva correre il minimo rischio di perdere il suo Azure-Eyes Silver Dragon. Anzi, forse non gli andava nemmeno di metterlo in palio, avendo finalmente capito quanto le carte non fossero dei semplici strumenti ma avessero davvero un loro cuore, uno proprio ma anche e soprattutto quello del duellante che sceglie di riporre in esse tutta la sua fiducia ed affetto.

Chiaramente, per Seto quella fase fu poco più di una semplice passeggiata, eppure per Mokuba era sempre stata la prediletta, essendogli affidata la responsabilità di vigilare sul rispetto delle regole e soprattutto il potere di squalificare chi era così idiota da credere di poter barare facendola pure franca. E in quello si rivelò più agguerrito ed inflessibile che mai: non esisteva proprio che qualcuno osasse rovinare ancora il torneo nella cui organizzazione suo fratello si era così tanto speso prima, durante e dopo i mesi che aveva trascorso in carcere...

Questa volta, non ci sarebbero stati giochi delle ombre, ladri di carte, sadici assassini o pazzi mitomani: ci sarebbero stati solo i duellanti con i loro deck, e che potesse vincere davvero il migliore.

Dunque, il ragazzino rinunciò ad assistere ai primi duelli di Seto per farsi massimo garante dell'ordine, confidando ciecamente nella sua più che scontata qualificazione e sulla vigile protezione di Keira, la sua ombra luminosa, che lo seguiva paziente ovunque le sue infaticabili gambe decidessero di spingersi. E, infatti, lui fu uno dei primi a raggiungere la baia dove attendeva ormeggiata la nave da crociera su cui, per i tre giorni seguenti, si sarebbe svolto il secondo e ancora più combattuto girone di eliminatorie. Come tradizione i partecipanti ai vari scontri vennero estratti a sorte, e come prevedibile ad arrivare imbattuti alle semifinali furono Seto, Yugi, Jonouchi e... una ragazzina così imbranata e fuori di testa che davvero Mokuba non riuscì a capacitarsi di come avesse fatto a vincere anche solo un duello.

Ma, considerando la sua ossessione per la Black Magician Girl e soprattutto la sua assurda somiglianza con quella carta, non si trattò di una circostanza poi così stupefacente, anzi...

Comunque, il settimo ed ultimo giorno la nave li portò a destinazione, premurandosi subito dopo di rispedire a Domino tutti gli altri miseri perdenti affinché si levassero di torno, e i penultimi, attesissimi duelli ebbero finalmente inizio. L'ambientazione prescelta era davvero suggestiva, perché suo fratello aveva insistito per una struttura così essenziale da risultare addirittura spiazzante, considerato il suo gusto per la megalomania: si trattava di una semplice piattaforma sopraelevata, ma con la peculiarità di essere realizzata interamente in cristallo. Perché, pur avendogli fatto presente il rischio non irrisorio che potesse mettersi a piovere, Seto fu irremovibile nel suo voler permettere all'azzurro nitido del cielo di incontrarsi e confondersi con il blu profondo dell'oceano sottostante. E per fortuna il meteo decise di regalar loro una giornata di sole, così tutti, superata l'iniziale sensazione di vertigine trasmessa dall'essere sospesi a vari metri d'altezza dal pelo dell'acqua, furono entusiasti della sua idea... tutti, eccetto Jonouchi, che continuava a gettare occhiate diffidenti ai loro piedi, nel suo fermo convincimento che lì sotto ci fosse un'orda di pescecani in trepidante attesa di fare degli sconfitti il proprio spuntino pomeridiano. Ma, come ebbe modo di appurare una volta ottenuta la tanto agognata chance di rivalsa contro Seto, da cui uscì letteralmente schiacciato senza che avesse neppure bisogno di evocare l'Azure-Eyes, non finì per precipitare dentro a nessuna botola invisibile, ed il solo spargimento di sangue che venne sventato fu quello tra Keira e Mai, che trascorsero tutto il loro duello prima squadrandosi in cagnesco e poi, dopo i primi commenti sgraditi, rischiando seriamente di venire alle mani, insultandosi con un'animosità da far impallidire persino i rispettivi ragazzi. Mokuba, comunque, fu abbastanza avveduto da seguire Shizuka nelle retrovie a tifare ben più civilmente per i loro fratelli, abbandonando le curve in mano a quelle due specie ultras in gonnella...

Le donne quando vogliono sanno essere veramente tremende.

Su toni ben più sereni si svolse invece lo scontro tra Yugi e quella Mana sbucata dal nulla, con cui però il primo scherzava sorridente come se avesse appena ritrovato una vecchia amica d'infanzia. Ma, anche se si trattava di una signora, il “Re dei Giochi” non si fece troppi scrupoli a fare piazza pulita del suo Spellcaster deck per aggiudicarsi il proprio meritato posto in finale. Un posto che gli spettava quasi di diritto, come a suo fratello spettava il privilegio di occupare l'altro perché si potessero infine sfidare di nuovo, proprio come ai vecchi tempi. Anzi, come fu chiaro a tutti quando, al tramonto, venne a prelevarli il jet della KC per condurli sul luogo destinato ad ospitare lo scontro finale, Seto era sempre stato convinto che sarebbero stati loro due a fronteggiarsi, perché atterrarono nientemeno che dentro all'arena dove si erano sfidati per la prima volta utilizzando i suoi ologrammi, il giorno dell'apertura di Kaiba Land. Lì dove tutto aveva avuto inizio, e dove ora avrebbero inaugurato la loro nuova era come duellanti.

Seppur senza rendersene conto e in un modo tutto suo, Seto era davvero un inguaribile romantico.

 

*

 

Il duello finale non fu un semplice spettacolo, fu un vero e proprio incanto.

Uno dei tanti fattori che contribuirono a creare l'atmosfera in cui si ritrovarono immersi fu sicuramente quella di dar inizio allo scontro solo una volta che il Sole fosse completamente tramontato, in modo da realizzare dei fantastici effetti di luci ed ombre all'interno dello stadio. La platea semicircolare venne illuminata dall'alto, mente lo spazio dell'arena solo da alcuni faretti inseriti nella pavimentazione e disposti in modo da perimetrare il terreno di gioco. Il resto l'avrebbero fatto i Duel Disk e, soprattutto, le creature che sarebbero state evocate, affinché non apparissero dei semplici ologrammi ma quasi come una vera e propria magia.

Ma, chiaramente, se fu l'ambientazione a rendere speciale l'evento, ciò che lo rese davvero unico fu il fattore umano: non erano mai esistiti altri duellanti altrettanto abili, famosi e carismatici come quelli che si sarebbero sfidati di lì a momenti, tanto che il pubblico era materialmente diviso in due fazioni, a tifare per i rispettivi idoli brandendo striscioni e facendo partire cori da stadio non senza una certa inventiva. Se a ciò si aggiungeva l'importanza del titolo in palio e la storica, animosa rivalità tra i due contendenti, era eufemistico dire che sia l'attesa che la tensione erano alle stelle. Anzi, facendo leva proprio su queste, Seto aveva voluto non mettere a disposizione per la prevendita i posti migliori, ma piazzarli all'asta una volta resi noti i nomi dei finalisti, assicurandosi così uno stadio tutto esaurito e dei guadagni davvero pazzeschi. Senza contare che, oltre ai ricavi derivanti dai biglietti, nelle casse della KC entrarono yen a fiumi anche grazie alla cessione alle emittenti di tutto il mondo dei diritti per trasmettere in diretta l'evento.

Con tutti quegli occhi puntati su di sé, quando fece la sua comparsa nell'arena accompagnato da un boato e da uno scroscio di applausi, suo fratello era oltremodo raggiante. E non si sforzò nemmeno di nascondere tutto il compiacimento che gli si dipinse in volto nel ricevere una simile adorazione... Ma, dopotutto, se era sempre stato affetto da manie esibizionistiche e aveva sempre desiderato non trovarsi semplicemente al centro dell'attenzione, ma esserne lui il perenne fulcro catalizzatore, la ritrovata possibilità di camminare fiero a testa alta non per contrastare il disprezzo da cui era stato attorniato negli ultimi mesi, ma per godersi tutto il meritato rispetto che si era così faticosamente conquistato, era per lui una sensazione davvero inestimabile.

Yugi, invece, probabilmente avrebbe pagato qualsiasi cifra contenesse il suo salvadanaio pur di poter sfuggire a una simile pressione psicologica. Era il Faraone che in situazioni simili pensava a fare le sue veci, mentre lui se ne rimaneva nascosto, partecipando nell'ombra, per cui il suo turbamento fu più che palese: per poco non inciampò nei suoi stessi piedi nel raggiungere la propria postazione, e divenne letteralmente paonazzo nel sentirsi osannare dai suoi fan, cui abbozzò un sorriso tremolante e un timido saluto con la mano. Non molto espansivo, ma comunque ben più caloroso di suo fratello, che aveva bellamente ignorato i propri con algida superiorità. Comunque, Mokuba era abbastanza sicuro che tutto l'imbarazzo del suo amico si sarebbe dissolto non appena avuto modo di attivare il Duel Disk, perché da allora sarebbero esistiti solo lui, Seto e le loro carte.

E già il vederli fronteggiarsi con lo sguardo carico di determinazione che si scambiarono vicendevolmente lasciava presagire uno scontro davvero epico. Mai come in quell'occasione Mokuba ritenne appropriata la nuova divisa da battaglia di suo fratello, così nobile ed immacolata che sembrava essere lui, la fonte della luce che lo rendeva visibile. Yugi, invece, indossava i suoi caratteristici pantaloni in pelle, accessori borchiati e maglietta nera, risultando nel complesso così scuro che, se non fosse stato per i suoi occhi vermigli, si sarebbe di certo confuso nella penombra. Per questo gli apparvero quasi come quelli di una fiera iniettata di sangue, ben nascosta e in attesa dell'istante giusto per gettarsi sulla propria preda, cogliendola impreparata per sopraffarla.

Deglutì, giusto un filino inquietato.

Non ci saranno state in gioco le sorti del mondo, ma il ragazzino non poté fare a meno di compiere un'associazione di colori: bianco e nero, luce ed oscurità. Come gli elementi delle loro vecchie carte preferite. Paradossale, considerando quanto invece fossero rispettivamente d'animo cupo e tormentato l'uno, candido ed innocente l'altro... Ma si sa, gli opposti si attraggono: come Seto aveva sempre, costantemente agognato alla perfetta purezza incarnata dal Blue-Eyes White Dragon, così Yugi era sempre stato attirato non solo dalla sua metà più oscura, ma dal Male in generale, per poterlo combattere nella speranza però di non doverlo anche distruggere, bensì di riuscire a riportarlo sulla strada del Bene.

Comunque, al dì là delle riflessioni quasi filosofiche in cui si perse nell'attesa e volendo essere ben più terra terra, suo fratello era il più figo di tutti, e avrebbe sfidato chiunque a dire il contrario. Anzi, in quel momento apparve ai suoi occhi così stratosferico che decise che l'anno seguente avrebbe indossato anche lui il suo stesso completo, per beneficiare, sia pur solo di riflesso, di tutta la sua regalità. Per quanto consapevole che la sua sarebbe stata solo apparenza, mentre in fondo Seto lo era realmente, un vero sovrano: Yugi sarà anche stato il “Re dei Giochi”, ma apparteneva a lui ed aveva costruito lui l'impero di tutto ciò che serve per duellare. E poi, anche se si era sempre chiamato lo spirito nel Puzzle del Millennio “Faraone”, chi è che ha regnato sull'Antico Egitto per davvero, eh? Lui per quanto se n'era stato seduto sul trono, cinque secondi? Andiamo, Atem avrà anche salvato l'umanità, ma tutta la fatica di mandarla avanti l'aveva fatta suo fratello!

E che cavolo, perché nessuno se ne ricordava mai?!?

 

*

 

Il piacere dell'attesa non fu neanche paragonabile al gusto del piacere vero e proprio.

Ovviamente, a lui e ai suoi amici erano riservati i posti in tribuna d'onore affinché se lo potessero godere appieno. Mokuba si era così ritrovato seduto tra Jonouchi e quella esagitata di Mana, che ad ogni mossa di Yugi attaccava a gridare come una sirena spiegata, tanto da iniziare a temere che, se il duello non si fosse concluso entro breve, avrebbe finito per diventare sordo all'orecchio sinistro. Indubbiamente avrebbe preferito avere al proprio fianco Keira, ma tutti avevano ritenuto più opportuno mettere la maggiore distanza possibile tra lei e Mai prima che scoppiasse una rissa... In realtà la ragazza avrebbe voluto rimanere nell'arena per continuare a vigilare su Seto, ma il diretto interessato aveva deciso di dispensarla dai suoi doveri perché andasse ad assistere assieme a loro allo spettacolo, accompagnando l'ordine con la minaccia che, se non ci fosse andata con le buone, l'avrebbe trascinata a forza fin sugli spalti. Impresa che non sarebbe di certo riuscito a conseguire se lei gli avesse opposto seriamente resistenza, anziché esser sempre così arrendevole ai suoi ordini... Ma, nonostante tutta la sua ubbidienza, questo non le impedì di continuare comunque a tenere gli occhi fissi più su di lui che sul duello, e fu solo grazie ai ripetuti commenti in cui veniva coinvolta da Mana se, superata l'iniziale ritrosia, riuscì infine a rilassarsi. Anzi, Mokuba le fu infinitamente grato che così distogliesse almeno un po' da lui l'attenzione della ragazzina, che altrimenti avrebbe finito per distrarlo proprio nella fase più cruciale del torneo e dello scontro in atto.

Dopo una lotta senza esclusioni di colpi, la situazione era ancora di pieno pareggio, 1000 Life Points a testa. I mostri drago con cui Seto aveva voluto rigorosamente costruire il suo deck erano mediamente più forti di quelli di Yugi, però numerosi di questi ultimi avevano la peculiarità di poter aumentare di livello e, conseguentemente, anche la loro forza d'attacco, così il duello si era svolto in maniera davvero molto equilibrata. Forse non c'era la stessa tensione e rivalità che avevano sempre contraddistinto le sfide con il Faraone, ma nessuno dei due volle risparmiarsi minimamente, puntando a dare il massimo dell'entusiasmo e della determinazione per vincere. Anzi, forse era proprio il loro ormai consolidato rispetto reciproco che rendeva quella sfida così bella, al di là delle loro tecniche più che eccezionali. Anche se, pur cercando di fare uno sforzo d'impersonalità, quelle di suo fratello continuavano a sembrargli le migliori. Ed infatti al momento era in vantaggio lui, potendo vantare sul terreno di gioco l'Alexandrite Dragon e una carta coperta, mentre Yugi non aveva più in campo un bel niente... Tuttavia, come l'esperienza insegna, nel Magic and Wizards non c'è partita messa così male da non potersi salvare pescando la carta giusta, e in quello il loro amico era sempre stato un vero maestro.

Ed infatti, non appena fu il suo turno ed aggiunse alla mano quella appena pescata, il suo sguardo brillò d'eccitazione.

-Dunque, per prima cosa attivo la carta magia Monster Reborn, con cui scelgo di resuscitare Horus the Black Flame Dragon LV 6!- esclamò.

Alla sua evocazione, apparve in un turbinio infuocato una già vista, gigantesca aquila dorata, fronteggiando con fierezza il drago luccicante di Seto che, purtroppo, aveva 300 punti d'attacco in meno rispetto a quello di Yugi. Per cui già alla sua apparizione suo fratello strinse le labbra contrariato, preparandosi all'imminente distruzione dell'Alexandrite Dragon che, puntualmente, venne travolto dalla fiammata nera di Horus, facendo scendere i suoi Life Points a 700.

-Inoltre, avendo mandato al Cimitero un mostro avversario si è attivato il suo effetto speciale, che mi permette di farlo salire al livello 8!- annunciò Yugi con un sorriso soddisfatto.

Ed appunto, con una vampata improvvisa l'apertura alare dell'aquila reale si ampliò e, soprattutto, la sua stazza diventò decisamente spaventosa, fino ad incombere minacciosa su suo fratello, ormai privo di difese. Dal pubblico si sollevò un'esclamazione di stupore, tuttavia Seto non si scompose minimamente e nemmeno Mokuba, confidando che avesse già un piano per riprendere il controllo della situazione.

Cosa che appunto provvide a fare una volta che Yugi gli passò la mano.

-Non cantare vittoria, perché ora evoco Powered Tuner...- annunciò Seto, facendo apparire un enorme serpente marino dall'aria alquanto feroce -Quindi gioco la carta magia Bellow of the Silver Dragon, con cui posso far tornare sul terreno un mostro normale di tipo drago dal mio cimitero... E io scelgo Darkstorm Dragon!-

-Ma... non è un mostro ad effetto?- domandò allora Yugi, piegando il capo perplesso.

Seto abbozzò un sorriso sarcastico.

-Certo, ma uno dei suoi effetti è proprio quello di poter essere considerato come una carta mostro normale...-

Così, in un turbinio furioso ricomparve in campo il drago color nero pece dall'aria sanguigna che Yugi era riuscito a distruggergli all'inizio della partita. E, probabilmente, l'avrebbe fatto di nuovo, visto che aveva solo 2700 punti d'attacco, mentre Horus ben 3000... Tuttavia, suo fratello era troppo lungimirante per non averlo già tenuto in debita considerazione, e soprattutto Mokuba l'aveva già visto utilizzare abbastanza volte quella che era diventata la sua nuova combo prediletta per sapere che, se giocava quella carta magia, non era per evocare il Darkstorm Dragon...

-Immagino che non sia tutto qui, vero?- gli domandò il suo avversario, con altrettanta perspicacia.

-Immagini bene...- rispose Seto con malizia -Perché ora intendo synchronizzare questi due mostri per evocare specialmente il mio Azure-Eyes Silver Dragon!-

Il ragazzino sorrise compiaciuto. Finalmente, le cose si facevano serie.

-Che mossa inutile, quel mostro è ancora più debole del drago che ha già in campo...- sentì commentare Mai, rivolta a Jonouchi.

Purtroppo, però, la sentì anche Keira, che si piegò subito in avanti scoccandole un'occhiata truce.

-Avrà solo 2500 punti d'attacco, ma è comunque la carta più forte del suo deck!- sbottò irritata -Quando viene giocato protegge tutti i mostri drago dagli effetti avversari, e all'inizio di ogni turno gli permette di rievocare un mostro dal suo Cimitero...!-

Avendo solo da poco scoperto le regole del gioco la sua non fu una spiegazione molto tecnica, ma fu indubbiamente la più fiera presentazione che si potesse fare dell'Azure-Eyes. Anche se l'altra ragazza non ne fu minimamente colpita, ed anzi le rispose con una smorfia sprezzante.

-Sai che roba... Continua a sembrarmi ridicolo, rispetto al drago di Yugi.-

Questa volta Mai parlò con il chiaro intento di provocare Keira, e per un secondo Mokuba temette davvero che quest'ultima le saltasse addosso per sgozzarla... Tuttavia aveva sottovalutato la sua pazienza e, soprattutto, quanto sapesse essere spietata quella ragazza all'apparenza così deliziosa. Cioè, per Mokuba lo era davvero, ma guai a toccarle Seto...

-Beh, sei tu la duellante...- si limitò a replicare, socchiudendo i suoi occhi blu con compostezza -Ma sai, fatico sempre a ricordarmelo perché, da come ti vesti, sembra proprio che l'attività cui ti dedichi maggiormente sia un'altra.-

Oh, cavolo.

Questa volta c'era andata giù davvero pesante.

Mokuba trattenne il fiato inorridito, scorgendo con la coda dell'occhio Mana sgranare gli occhi allibita, Jonouchi voltarsi di scatto con aria furibonda, e dietro di lui Mai balzare in piedi fremente d'indignazione, pronta a rispondere a Keira con tono ancora più offensivo e molto meno signorile.

-Brutta...- iniziò a gridarle addosso.

Ma per quanto fiato avesse in gola, ogni suo insulto venne coperto all'istante da un ruggito così potente ed inferocito da far tremare l'intero stadio. Ormai Mokuba l'aveva sentito così tante volte da riconoscerlo all'istante, eppure udirlo rimbombare in quel modo, amplificato al massimo dagli altoparlanti, gli ghiacciò il sangue nelle vene.

-Santo cielo!- sentì sussurrare da Mana, mai così senza parole.

E, per una volta, il ragazzino fu d'accordo con lei. Non sarà stato potente e luminoso come il suo vecchio compagno d'avventure, ma il drago argentato che Seto aveva appena evocato era indubbiamente ben più imponente, e le sue zanne brutali erano terrificanti tanto quanto le sue squame brillavano come bellissimi diamanti acuminati. Mokuba aveva sempre considerato sin da piccolo il Blue-Eyes un mostro meraviglioso in modo impareggiabile, ma quello che aveva davanti era indubbiamente il più maestoso di tutti. E, giustamente, tra il pubblico serpeggiarono svariate esclamazioni ammirate e pure qualche applauso.

-Tzk. Tutta scena, come il suo proprietario.-

Questa volta, Keira non fu l'unica a voltarsi verso Mai con uno sguardo assassino.

-Ripetilo, se ne hai il coraggio...!- le sibilò a denti stretti, infuriato per un simile oltraggio.

-Mokuba, stanne fuori.- proruppe però subito la ragazza, levandosi in piedi per fronteggiare la bionda.

-Ahem... Ragazze...- sentì interromperle con voce tremolante Anzu, sporgendo la testa sopra la sua -Che ne dite se ci diamo tutti quanti una calmata, e ci rimettiamo a seguire il duello tranquilli?-

-Sì, per favore.- borbottò Honda al suo fianco -Non sono riuscito più a sentire una parola, da quando avete attaccato a litigare...-

-Io sì!- fece sapere da un angolo Bakura, senza che nessuno gli prestasse la benché minima attenzione.

-Io preferisco questo, di spettacolo...-

-Otogi, così non sei d'aiuto!- lo fulminò Anzu.

E Mai per l'appunto non desistette, ed anzi avanzò fino a pararsi davanti all'altra ragazza, esattamente di fronte a lui. Mokuba deglutì, sentendosi all'improvviso come un passante bloccato in mezzo alla carreggiata e destinato ad essere schiacciato a momenti dallo scontro frontale tra un'auto sportiva sparata a 200 all'ora e... boh, probabilmente per Keira il paragone con una mietitrice era più azzeccato.

-Tranquilla, Anzu... Sarò perfettamente calma, dopo averle strappato quella dannata parrucca che ha in testa e mostrato a tutti che razza di strega c'è nascosta sotto!-

All'incauto passante, sorse l'improvviso stimolo di tirarle un calcio anche solo per ammaccarle un po' la carrozzeria.

Keira, invece, ridacchiò tra sé sprezzante.

-Muoio dalla voglia di vedere come pensi di fare... Non hai paura di scheggiarti un'unghia?-

Mai allora tremò di rabbia, ma saggiamente scelse di non compiere gesti di cui si sarebbe pentita all'istante. E molto dolorosamente.

-Non ne varresti neanche la pena.- le sputò addosso, tornando a sedersi tra uno spaventato Jonouchi e una Shizuka sull'orlo di un mancamento con quanto più orgoglio le riuscisse di conservare -Vi meritate davvero, tu e quel dannato di Kaiba!-

Keira non disse nulla, ma si rimise al proprio posto con un lampante sorriso soddisfatto sulle labbra. E non per aver avuto la meglio sulla bionda, ma perché, senza neanche rendersene conto, le aveva appena fatto il miglior complimento che potesse mai desiderare di ricevere. D'altronde, benché avesse appena sentito maledire Seto, lei non aveva mai disconosciuto i suoi innumerevoli difetti e il suo lato più oscuro, ma lo amava comunque. Anzi, forse lo amava anche e soprattutto per quelli, senza giudicarlo o desiderarlo migliore. E lei era la sola che potesse farlo per davvero, perché era l'unica in grado di capirlo, e quindi di accettarlo così com'era... e così com'era anche lei, in fondo.

Sorrise a sua volta, e tornò con gli occhi sul duello assieme a tutti gli altri.

-Ehi, Mokie!- lo chiamò Mana, tirandogli una gomitata maldestra e dolorosissima nello sterno -Mi dici a cosa serve la carta che ha appena attivato tuo fratello, che me lo sono persa...?-

Il ragazzino le rivolse un'occhiata di sbieco perché primo, nemmeno suo fratello lo chiamava più in quel modo ridicolo da secoli, e secondo, in quanto fortemente combattuto tra il desiderio di soddisfare il suo lusinghiero interesse per il gioco di Seto e quello di ricambiarle il favore. Optò per una risposta verbale, ma solo perché sapeva che le donne non si sfiorano nemmeno con un fiore.

-E' una carta trappola continua, Castle of Dragon Souls...- borbottò accigliato -Bandendo un mostro drago dal cimitero, permette di aumentare fino alla fine del turno l'attacco di un mostro in campo di 700 punti. In questo caso, Seto ha scelto di escludere dal gioco il Light and Darkness Dragon, che pur essendo molto forte non potrebbe più evocare specialmente una volta distrutto... Ma potrebbe farlo se Yugi disattivasse la sua trappola, perché l'altro effetto della carta è proprio quello di permettere di evocare in tal caso uno dei mostri banditi con il primo.-

Mana allora tornò a voltarsi verso il centro dell'arena, la bocca mezza spalancata.

-Wow, forte...!- esclamò ammirata, per poi strabuzzare di colpo gli occhi -Cioè, no! L'Horus di Yugi...-

Mokuba sogghignò. Sì, era spacciato.

-Azure-Eyes Silver Dragon, vai! Schiaccia il mostro avversario con il tuo Blast Beam of Destruction!- gridò Seto, il braccio teso in avanti nel suo usuale, fantastico fare plateale.

Il drago argentato non se lo fece ripetere due volte, reclinò all'indietro la testa per caricare il colpo, e poi con uno scatto improvviso lo liberò dalle fauci, travolgendo Horus con un'esplosione che accecò l'intero stadio. Per qualche secondo parve quasi illuminato a giorno, e quando il cielo ritornò buio e i proiettori a distendere le varie ombre nell'arena, della gigantesca aquila dorata non restava che del fumo nero e di Yugi solo 800 Life Points.

-Bel colpo.- sentì commentare dal suo amico, con uno stupefacente spirito sportivo.

Seto lo scrutò con aria soddisfatta, portandosi le mani ai fianchi.

-Ti sfido a fare di meglio.-

Le labbra di Yugi si aprirono in un ampio sorriso.

-Andata!-

-Vai Yugiii!!! Siamo tutti con teee!!!- strepitò allora Mana, aggrappandosi alla ringhiera e sfiorando la soglia degli ultrasuoni.

-Mana!- le sbottò contro Mokuba, tappandosi le orecchie infastidito -E che cavolo!-

La ragazzina allora si voltò verso di lui, sbattendo ingenua i suoi dolciss... dannatissimi occhioni verdi.

-Ops...- ammutolì finalmente, portandosi una mano davanti alle labbra -Vuoi dirmi che ho gridato troppo?-

-No, volevo solo complimentarmi con le tue corde vocali. Perché non presenti tu Battle City l'anno prossimo, così risparmiamo sullo stipendio di Isono e sugli impianti audio?-

Lei però gli sorrise a trentadue denti e forse di più, affatto risentita.

-Dici davvero? Sarebbe grandioso!- esclamò estasiata -Potrei anche indossare un costume, ed intrattenere il pubblico con i miei trucchi di magia, che ne dici?-

Al che Mokuba non poté fare altro che coprirsi il volto con le mani, esasperato dall'idiozia di quella cosplayer che mentalmente non dimostrava nemmeno... non lo sapeva, perché anche a darle 5 anni sarebbe stato offensivo per qualunque bambino. Ma fu grazie a lei se in quel momento acquisì ufficialmente consapevolezza che poteva considerarsi fortunato, a non essere la reincarnazione di un'anima egizia, perché gli aveva offerto empiricamente la prova scientifica che quella caratteristica, sia pur così speciale ed affascinante nel suo mistero inafferrabile, recava come controindicazione dei gravi e preoccupanti disturbi della personalità che non si sentiva proprio di invidiare.

-Ehi, cosa fai! Ti perdi la vittoria di Yugi!- la sentì protestare, dandogli uno scossone.

Lui allora riaprì gli occhi, fulminandola all'istante.

-Sì, credici.-

Lei per tutta risposta puntò il viso verso il loro amico con sguardo adorante.

-Non è che lo creda... Lo so e basta.- ribatté convinta.

Mokuba continuò a guardarla torvo, indispettito dalla consapevolezza che quella stupida ragazzina aveva maledettamente ragione. Perché come Yugi pescò la sua carta, il modo con cui presero a brillare i suoi grandi occhi viola fu troppo inequivocabile.

-Preparati Kaiba, perché ora intendo evocare il mio Silent Magician LV 4 in posizione d'attacco!- annunciò con fare determinato.

Come ne posizionò la carta sul Duel Disk, un piccolo ed assurdamente tenero maghetto avvolto da una tunica scura, dal bordo cremisi e troppo grande per lui fece la sua timida comparsa nell'arena, deglutendo alla vista del drago che, al suo confronto, appariva ancora più massiccio.

-Oh, ma quant'è carino?!?- sentì sospirare Mana.

-Quel coso non è affatto carino.- mormorò cupo, memore del Duello Cerimoniale in cui l'aveva già visto all'opera -E' dannatamente pericoloso, invece...-

E per l'appunto anche Seto si stava già attendendo la mossa successiva del suo avversario.

-E...?- lo incalzò impaziente.

Yugi gli ammiccò in una maniera decisamente ereditata dal Faraone.

-E poi attivo la carta magia Level Up!, che mi permette di farlo evolvere subito nel mio Silent Magician LV 8!-

Un fascio di luce avvolse quel nanerottolo e, quando riapparve, al suo posto si ergeva un mago dai lunghi capelli e lo sguardo fiero, quello più fiero che un mostro di Magic and Wizards potesse mai avere. Anzi, anche dopo la sua trasformazione continuava ad essere circondato da una tale aura di misticismo che perfino l'Azure-Eyes parve piegare il capo al suo cospetto. Ma dopotutto, il drago di Seto aveva solo 2500 punti d'attacco, mentre il Silent Magician ben 3500...

-Eccolo!- esultò Jonouchi, alzando per aria un braccio vittorioso -Finalmente si è deciso a giocare il suo mostro più forte!-

-Io continuo a preferire il Black Magician.- mugugnò Mana -Sarà anche più debole, ma le combo con lui restano le più belle...-

Mokuba si limitò a socchiudere gli occhi con un sorriso, divertito dalle manie della ragazzina e per nulla d'accordo con lei. Anche se l'avevano utilizzato insieme per anni, il suo buon vecchio mago nero era sempre stato il fedele servitore del Faraone. Il Silent Magician, invece, Yugi se l'era conquistato da solo, assieme alla sua indipendenza e grazie alla forza che la sua altra metà aveva saputo infondergli fino a farlo crescere, fino a completarlo. Come Seto, era riuscito insomma a trovare un mostro davvero in grado di rappresentarlo, e non per la persona che avrebbe voluto essere, ma per come era diventato davvero grazie al suo esempio... Ed il fatto che questo l'avessero capito tutti e due, li rendeva ai suoi occhi entrambi vincitori, entrambi degni di incarnare lo spirito del vero duellante, come due facce di una stessa medaglia.

-Non affrettarti ad esultare, ti ricordo che ho ancora in gioco il mio Castle of Dragon Souls... Posso aumentare la mia potenza d'attacco abbastanza per sopravvivere al tuo attacco.- rinfacciò quella più arrogante.

-Sì, hai ragione...- ammise quella più gentile -Ma posso farlo anch'io, equipaggiando il mio mago con la carta magia United We Stand! Così, ora possiede ben 4200 punti d'attacco!-

Mokuba sospirò sconsolato, mentre al suo fianco Mana si era già messa ad inneggiare Yugi per il suo successo. Ma, per quanto fosse un'ammissione sofferta, aveva effettivamente appena vinto. Seto non aveva nulla sul terreno che lo potesse proteggere, e quell'attacco gli avrebbe inflitto più danni di quanti ne potesse sopportare... E la matematica non è un'opinione, purtroppo.

-Dunque, ora posso passare all'attacco?- chiese Yugi, non senza una punta di malizia.

Suo fratello corrucciò le sopracciglia nel modo più contrariato possibile.

-Vedi di darti una mossa.- gli ingiunse a denti stretti.

Yugi abbozzò un sorriso, dunque si rivolse al suo mostro.

-Silent Magician, è il tuo momento!- lo richiamò con entusiasmo -Attacco Silent Magic!-

Il mago parve quasi rispondergli con un cenno d'assenso, dunque puntò il suo bastone magico verso l'Azure-Eyes Silver Dragon. Notò con la coda dell'occhio che a quell'annuncio Keira aveva abbassato il capo, ed anche Seto socchiuse gli occhi per non dover assistere alla distruzione del suo drago. Tuttavia, con stupore generale, l'Azure-Eyes non venne affatto mandato in mille pezzi da un raggio del mostro di Yugi, ma semplicemente si dissolse nell'aria in un'infinità di puntini luminescenti, obbedendo alle parole di un incantesimo tanto silenzioso quanto potente. Non parve nemmeno che fosse uscito per davvero sconfitto da quello scontro, al punto che, quando anche l'ultimo barlume scomparve ed i Life Points di Seto scesero a zero, il pubblico aspettò ad esultare in segno di rispetto. Dunque, come pure il Silent Magician venne richiamato nel rispettivo deck, tutte le luci si abbassarono all'improvviso, lasciando lo stadio nel buio più completo. Si levò un brusio d'attesa, che venne prontamente sedato dalla ferma voce di Isono, resa ancora più altisonante dall'acustica degli altoparlanti.

-Signori e signore, duellanti e gentili spettatori...- attaccò energico -Dichiaro ufficialmente conclusa la terza edizione di Battle City! A nome della Kaiba Corporation, ringrazio tutti voi partecipanti che con entusiasmo e abilità avete contribuito a rendere grande questo torneo, nella speranza di poter confidare sulla vostra presenza anche l'anno prossimo. Nel frattempo, approfittatene per allenarvi e affinare le vostre tecniche, perché solo così avrete la possibilità di confrontarvi degnamente con l'attuale “Re dei Giochi”... A cui spetta il titolo, la vittoria, e soprattutto un più che meritato applauso. Yugi Muto, complimenti vivissimi: sei tu il nostro campione!-

E come concluse il suo discorso, una luce sfolgorante si accese sul loro amico, che venne inondato di applausi, ovazioni, coriandoli e soprattutto tantissimo imbarazzo. Paonazzo in volto abbozzò un inchino, dunque iniziò a salutare il pubblico timidamente, ma con un sorriso sulle labbra e gli occhi viola velati dalla commozione per il traguardo raggiunto. Nel frattempo l'illuminazione all'interno dello stadio riprese gradualmente intensità, e non appena ci fu sufficiente visibilità i suoi amici provvidero a sgombrare la tribuna d'onore per lanciarsi in un'invasione di campo, correndogli incontro.

Lui e Keira invece si fermarono poco sotto gli spalti, dove Seto si affrettò a raggiungerli per uscire di scena. Se fosse stato una locomotiva, le sue orecchie avrebbero fumato dalla frustrazione.

-Ah, è proprio vero che le cose belle finiscono sempre troppo presto...- sdrammatizzò allora il ragazzino, scuotendo la testa sinceramente dispiaciuto -Dovremmo organizzare tornei un po' più spesso... o perlomeno allungare ancora la durata del prossimo.-

-Magari dovremmo trovare pure il tempo di lavorare, e di andare a scuola...- rinfacciò con puntualità suo fratello.

Mokuba alzò gli occhi al cielo, sbuffando esasperato.

-Ma su, dai! Ammettilo che ti sei divertito anche tu!- lo incalzò.

Seto arricciò le labbra, riprendendo tutta la sua aria torva.

-Mi sarei divertito di più a vincere.- grugnì.

Keira abbozzò un'alzata di spalle.

-Per quello che vale, Muto sarà anche il migliore ma secondo me sei tu il più bravo a duellare...- commentò quasi tra sé.

L'espressione di Seto allora si distese, e i suoi occhi azzurri si aprirono in un sorriso.

-Vale per me.- le mormorò, dandole un lieve, e davvero troppo tenero bacio sulla fronte.

“Diavolo, Seto! Non essere così imbarazzante!”

Rosso di vergogna, il ragazzino distolse all'istante uno sguardo che sentiva di troppo e preferì voltarsi in direzione dei loro amici che, al centro della scena, erano ancora tutti intenti a festeggiare. Anche se lo spettacolo che gli stavano offrendo non era molto più dignitoso, perché Mana si era cimentata nello sforzo di sollevare Yugi per portarlo in trionfo sulle spalle, sotto lo sguardo infastidito di Anzu e con esiti davvero tragicomici.

Dopo che il “Re dei Giochi” riuscì a sbrogliarsi da quell'intrigo di arti con cui era diventato un tutt'uno, si rialzò barcollante, si riabbassò la maglietta per infilarla dentro ai pantaloni, si diede un'inutile sistemata ai capelli e, raccapezzatosi, si allontanò dal proprio gruppo per raggiungere il loro. Seto lo scorse avvicinarsi con la coda dell'occhio, e si voltò appena quel tanto che bastava per comunicargli che aveva la sua attenzione.

-Complimenti, è stato un duello grandioso!- disse allora Yugi sorridente, tendendogli la mano.

Il suo rivale però scoccò un'occhiata diffidente al suo gesto, decise in un battito di ciglia che non intendeva ricambiarlo ed incrociò le braccia in segno di chiusura.

-Goditi la sensazione del sorriso sulle labbra, perché l'anno prossimo le cose andranno molto diversamente.- ribatté con acidità.

Mokuba non poté fare a meno di sogghignare. Suo fratello avrebbe sempre avuto avversione per le sconfitte, ma se Yugi non avesse rappresentato per lui una costante sfida e un obiettivo da raggiungere forse si sarebbe stufato del Magic and Wizards già da tempo, andandosi a cercare altri giochi in cui primeggiare e in cui perdere con altrettanta rapidità il proprio interesse. Ed anche il suo amico questo lo sapeva benissimo, tanto che alle sue parole abbassò la mano, ma non abbandonò l'espressione cordiale.

-Lo sai che non dobbiamo per forza aspettare così tanto per duellare ancora, vero?- gli ammiccò.

Le labbra di suo fratello si strinsero a soffocare un sorriso che era ormai loro sfuggito.

-Potrei fare lo sforzo di rendermi disponibile, qualora dovessi stancarti della banda di perdenti che ti trascini dietro e mi implorassi di concederti un duello degno di questo nome.-

Yugi allora lo guardò di sottecchi.

-Certo, come no... Peccato solo che non abbia il tuo numero per poterti chiamare, eh?- commentò con ironia, convinto che Seto lo stesse solo prendendo in giro.

Lui, però, lo stupì con un sorriso e uno sguardo d'intesa.

-Non ne hai mai avuto bisogno, per trovarmi.-

 

*

 

Le cose belle finiscono sempre davvero troppo presto.

E questa volta non si stava riferendo a Battle City, bensì a quel normale, ma così piacevole e confortante clima famigliare che si era instaurato a casa loro da quando Keira vi aveva messo piede, e che era andato rafforzandosi assieme al suo legame con Seto.

Eppure, Mokuba l'aveva percepito che tra loro non era tutto rose e fiori... Perché se ormai la ragazza non si sentiva più a disagio nel condividere insieme la quotidianità, aveva progressivamente dismesso anche la sua ritrosia, finendo per spianare remissiva la strada agli svariati, tirannici voleri di Seto. Ed anche se lei si piegava sempre al suo cospetto con accondiscendenza, il ragazzino ormai la conosceva abbastanza per sapere quanto registrasse qualunque imposizione, comprese quelle conformi ai suoi desideri, con estrema irrequietudine. In questo erano davvero uguali, ma mentre Mokuba preferiva reagire come un ribelle, profittando dell'immunità che vantava nei confronti di suo fratello, lei permetteva che il suo spirito libero venisse incatenato a quello di Seto, piuttosto di correre il rischio che, altrimenti, lui potesse proseguire per la propria strada, abbandonandola dietro di sé. Ed anche se non si sentiva un gran esperto di relazioni sentimentali, non riusciva a considerarlo un modo particolarmente sano di vivere un rapporto di coppia, come non poteva non biasimarli entrambi per il loro atteggiamento: Seto era troppo incentrato su di sé per intuire da solo i bisogni di Keira, e lei troppo su di lui per considerare importante esprimerli. E Mokuba temeva che, pur essendo finora riusciti a camminare fianco a fianco, prima o poi Seto ne avrebbe approfittato per tirare troppo la catena, oppure che i polsi di Keira ne diventassero così segnati da non consentirle più di ignorare il dolore che le stava provocando.

In entrambi i casi, c'era il serio pericolo che un anello si spezzasse, e lui poteva vederlo logorarsi sempre di più, giorno dopo giorno.

-Seto...- prese inusualmente la parola Keira, una volta che le cameriere ebbero sparecchiato la tavola dai loro piatti -Volevo chiederti il permesso di uscire un'ora prima domani pomeriggio, se non è un problema... Comunque intendo recuperarla subito il giorno dopo, e mi sono già accordata con Fuguta per non lasciare scoperto il mio turno.-

Una richiesta più che ragionevole, tuttavia Mokuba la guardò comunque con forte perplessità, proprio perché si trattava di una richiesta. Non ricordava nemmeno quand'era stata l'ultima volta che aveva osato farne, tanto che gli sorse il dubbio che, appunto, non ne avesse mai formulata nemmeno una. Di certo, non una cui teneva al punto da accompagnarla con altrettante argomentazioni a sostegno...

Ed anche Seto doveva aver fatto la medesima considerazione, perché anziché risponderle con la sua solita ingiunzione a non fargli domande idiote la scrutò sospettoso, aggrottando le sopracciglia.

-Per quale ragione?-

Per quanto Mokuba sapesse bene quanto suo fratello non fosse avvezzo a concedere nulla ai propri dipendenti senza una più che adeguata giustificazione, e fosse ben attento a non privilegiarla nel suo trattamento in quanto tale, il tono inquisitorio che accompagnò la sua domanda la fece suonare non come quella autorevole di un datore di lavoro, ma come quella invadente di un fidanzato troppo possessivo. Non che Keira gli avesse mai dato ragioni per essere geloso, ma comunque non sembrava apprezzare che lei potesse fare qualcosa alle sue spalle, anche se si poteva trattare di una semplice visita dal dentista. Anzi, lo infastidiva proprio che lei lo potesse tenere all'oscuro di qualcosa, perché se si fosse trattato di una faccenda altrettanto normale gliel'avrebbe di certo rivelata subito, anziché spendere tante parole per assicurarsi di convincerlo senza fargli sapere di che si trattasse. Ma proprio qui stava il suo errore, perché ne aveva impiegate anche troppe. E se Mokuba lo riconobbe subito per la sua navigata abilità nel circuire le persone, altrettanto fece suo fratello, perché se l'aveva acquisita era proprio per riuscire a fronteggiare l'imbattibilità di Seto nel capire quando qualcuno gli sta nascondendo qualcosa.

Tuttavia Keira non era ancora del tutto spacciata, e si augurò che almeno si fosse premunita di una scusa convincente, qualunque fosse la questione che voleva sbrigare a sua insaputa...

-Vorrei approfittarne per andare a visitare qualche appartamento.-

Mokuba spalancò gli occhi su di lei, sconvolto che avesse deciso di vuotare il sacco tanto rapidamente e, in special modo, da quello che c'era dentro.

-Che cosa?!?- proruppe, senza trattenersi minimamente.

La ragazza abbassò lo sguardo sulla tavola, nascondendolo con vigliaccheria dietro alla frangia troppo lunga.

-Vorrei iniziare a cercarmi un appartamento da prendere in affitto.- ripeté, ancora più univoca -Anzi, mi scuso se non mi sono decisa a farlo prima...-

Dato che Seto si limitò a fissarla con risentimento a bocca più che serrata, Mokuba decise che spettava a lui farsi carico dell'onere di parlarle e soprattutto di farla ragionare.

-Keira, ma come ti vengono certe idee?!?- protestò energico -Sai benissimo che qui non sei di minimo disturbo, anzi! Per noi è solo un piacere avere la tua compagnia!-

Lei però strinse le labbra con disappunto.

-Lo so, ma non erano questi gli accordi.- replicò caparbia.

-Ma chissenefrega degli accordi!- lo fece sbottare -Andiamo, sono cambiate così tante cose da allora, che non contano più nulla...-

La voce gli suonò decisamente implorante, ma fu inevitabile. La sua era diventata una presenza così costante, così preziosa, che Mokuba ne sentiva il bisogno tanto quanto Seto, per poter vivere felicemente in quella casa. Lei era quell'aggiunta che gli serviva per non sentirla troppo grande, quando non c'era suo fratello, e per considerare la vita al suo interno tranquilla, quando invece era presente e lo rasserenava con il suo amore. Keira era il loro essenziale, insostituibile punto d'equilibrio. Per cui, egoisticamente, non poteva permetterle che lo privasse loro.

-Contano per me.- ribatté però lei, nella sua onorevole volontà di mantenere sempre la parola data -Non è giusto che mi approfitti ancora di voi, ora che posso permettermi di vivere in un altro posto per conto mio.-

-Dunque preferisci vivere da sola, piuttosto che con noi?- le chiese senza mezzi termini.

-No, certo che no...-

-E allora resta qui.- la supplicò, ma con tutta la fermezza di cui era capace -Finché lo vorrai, puoi restare qui!-

Lei abbassò nuovamente la testa, mordendosi le labbra.

-No, invece non posso...- mormorò abbattuta.

Questo davvero non lo riusciva a capire. Perché non poteva fare qualcosa che non solo poteva, ma che voleva fare? Qualcosa che volevano tutti e tre?!?

-Seto, dille qualcosa!- si appellò frustrato al fratello, rimasto muto come un pesce.

Lui allora sbatté le palpebre, rivolgendogli un'occhiata fugace, dunque tornò su Keira con l'espressione più impassibile e gelida della storia.

-Fa come ti pare.- disse, senza la benché minima inflessione.

E dopo averle dato il suo permesso, si alzò da tavola e se ne uscì dalla sala offeso, togliendoglielo subito.

-Seto...!- lo chiamò Keira, divenuta mortalmente pallida.

Lui fece finta di non averla sentita, e chiuse la porta dietro di sé con un botto secco e carico di risentimento, dicendole così che aveva già sentito abbastanza e non gli interessava sentire altro.

Non c'erano state grida, pianti od insulti ma, all'improvviso, Mokuba si sentì come un bambino costretto ad assistere alla lite furiosa tra i propri genitori, una che non avrebbe mai voluto vedere e in cui avrebbe voluto ancor meno esser preso in mezzo. Abbassò lo sguardo a disagio, mentre davanti a lui sentì Keira imprecare sottovoce e la sua sedia stridere sul pavimento per permetterle di raggiungerlo e provare a farsi perdonare.

Che poi, perdonare di cosa? Aveva solo manifestato un suo desiderio d'indipendenza, non c'era bisogno che Seto la prendesse così tanto sul personale... o forse sì. Forse era proprio per causa sua, se Keira non voleva continuare a vivere insieme a loro. Non finché avesse continuato a farla sentire non più come un'ospite, ma come una sua prigioniera. Per quanto lui facesse l'impossibile perché non se ne accorgesse, per renderle la sua gabbia la più accogliente e confortevole di tutte, e per quanto lei vi si trovasse bene, nulla poteva impedirle di vederne le sbarre. Eppure, sarebbe bastato così poco per scacciare la sua inquietudine... Sarebbe bastato darle le chiavi, perché Keira potesse scegliere di restare come il suo cuore desiderava, anziché sentirsi costretta a fare quello che Seto pensava fosse meglio per lei.

E quello che, in realtà, considerava meglio per lui.

Gliela leggeva negli occhi, la sua paura che da un momento all'altro lei potesse spiccare il volo, lasciandolo solo... Che sciocca insicurezza, Keira non l'avrebbe mai potuto lasciare. Era evidente quanto lo amasse, quanto lo considerasse l'uomo migliore che avrebbe mai potuto desiderare. Forse l'aveva idealizzato anche troppo, ma questo non significava che lui non meritasse il suo amore. Ok, Seto non sarà stato perfetto, ma è umano avere dei difetti. E' umano, poterli accettare. Mokuba lo faceva, e gli voleva bene lo stesso, no? Perché mai temeva che lei non ne fosse capace?

Che avrebbe potuto fuggire da lui, dopo averli scoperti?

 

[perché noi abbiamo bisogno l'uno dell'altro
crediamo l'uno nell'altro

ed io so che stiamo per scoprire
ciò che dorme nei nostri animi]

 

Evee's corner

 

H^o^la!!!

Allora, il tema del capitolo è, come intuibile dal titolo, l'accettazione. In particolare quella da parte del nostro Seto: nel primo caso, quella entusiasta della sua nuova carta, nel secondo sia quella più sofferta della sconfitta che quella dell'amicizia di Yugi, nel terzo quella rifiutata alla richiesta d'indipendenza di Kisara.

Ovviamente non ho voluto annoiarvi più di tanto nella descrizione di Battle City, ma spero di essere riuscita a farvi entrare comunque nello spirito del torneo. Anzi, ci sono finita così dentro anch'io che non riuscivo più a smettere di scrivere, tanto che più che un capitolo sembra quasi uno spin-off. Per questo ho finito per buttarci dentro un po' tutti, e spero abbiate gradito anche la comparsata della cara vecchia Mana, che mi sembrava giusto si reincarnasse quantomeno per parcondicio...! All'inizio volevo limitarmi a citarla nella seconda scena, ma poi la sua presenza si è fatta così invadente ed esilarante che non sono più riuscita a liberarmene, con buona pace di Mokuba che si è ritrovato suo malgrado (?) a doverla sopportare.

Comunque, finalmente, la terza volta è stata quella buona: Seto e Yugi (e solo lui, il piccolo Muto che ha sempre desiderato una sfida leale con Kaiba, senza essere indebitamente avvantaggiato dalla presenza del Faraone o delle Divinità Egizie) hanno avuto il loro meritato duello. Ma in realtà le tre edizioni che mi sono immaginata sono un po' una metafora delle tre storie che compongono la mia saga, dove la prima vede una comparsa inaspettata e fonte di guai, la seconda la mancata partecipazione dell'organizzatore e la terza la sua presenza attiva con Kisara al proprio fianco. E, dopotutto, come la scelta del luogo della finale è tutta un omaggio di Seto al suo rapporto con Yugi, quello della semifinale è chiaramente allusivo del suo primo vero incontro con Kisara, alla fine di “White Lady”... Ma anche del suo desiderio di riunirsi a lei, nonostante la separazione (il vetro divisorio oltre il quale non sono mai riusciti a vedersi) e le avversità (il rischio di una pioggia/condanna che però non doveva e quindi non poteva colpirlo) che ha sofferto quando era in carcere.

Che poi, in realtà, ho finito per trasformare tutta la parte del torneo in una celebrazione, perché non si può parlare di Yugi senza parlare anche di Atem, del Magic and Wizards e di tutto ciò che ygo rappresenta. Per questo, ho preferito descrivere solo parte di un duello, ma di quello più importante e nella sua fase più intensa, soffermandomi più che sulle strategie su ciò che a mio parere fa grande questo manga, ovvero la meraviglia di quelli che non sono semplici partite a carte, ma dei veri e propri duelli tra le anime degli sfidanti. Perciò, le carte che ho messo in mano a Seto e Yugi le ho scelte attentamente, perché come i loro due mostri più forti rappresentano loro, così le carte che hanno usato per rafforzarli rappresentano per il “drago” il nido famigliare che si è costruito e per l' “incantatore” il suo circolo magico di amici. Ci sarebbero altre metafore ma non vi tedio oltre... Comunque, i nomi delle mosse dell'Azure-Eyes e del Silent Magician (di cui ho scelto non l'immagine originale della carta ma quella più dark che ci viene mostrata nell'anime, per contrapporlo al candore del drago di Seto) confesso che me li sono inventati, sulla base di quelli del Blue-Eyes e del Black Magician, ma per tutto il resto sono stata ligia alle regole del gioco. Anche se, per certi versi, sposo la tesi di Otogi che quello che accade tra il pubblico è persino un intrattenimento migliore... Non potevo non far relazionare Kisara con gli altri personaggi, e l'idea di una catfight con Mai è stata irresistibile. E poi niente, ho buttato qua e là Kaibapologie e scorci di shipping senza il minimo ritegno, tanto che a un certo punto mi sono chiesta se non fosse il caso che Kisara si ingelosisse almeno un po' di Yugi... *lol*

Urg, vi ho già tediato con così tante spiegazioni, eppure mi sembra di non essere riuscita a dire praticamente nulla. Vabbeh, spero che il mio testo parli da sé e, per qualunque dubbio, mi trovate sempre qui più che pronta e felice di dissiparlo. Grazie 1000 della pazienza e alla prossima!

XOXO

- Evee

 
   
 
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