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Autore: itsyouemma    18/02/2015    2 recensioni
E se Killian ed Emma convivessero nella sua nuova casa?
E se avessero una figlia?
E se fosse un giorno speciale?
Scoprite di più, leggendo...
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Non vale, non vale! Hai barato!” urlò la piccina, indicando il dado truccato.
“Chi ha barato?” Emma entrò nella stanza, sorridente, sorseggiando la sua cioccolata calda con panna e cannella “Chi ha barato?” ripetè.
“Lui…lui ha barato!” la bimba corse incontro alla donna, mostrandole il dado.
“Oh…il vecchio trucco del dado truccato…ci penso io, tesoro” le posò un bacio sulla guancia e si diresse verso la cucina, dove prese un pacco di farina, per poi tornare vicino al tavolo dai due. “Vendetta sarà fatta…” sussurrò alla piccola, facendole l’occhiolino e sorridendole dolcemente.
“Che intendi fare con un pacco di farina, Swan?” lei aprì il pacco, silenziosa. “Swan?”
“Taci tu, traditore” urlò, puntandolo con il dito. “Lei ha osato fregare una povera bimba innocente con un dado truccato” lui sorrise.
“Mi dichiaro colpevole” lei trattenne una risata.
“Ora avrà la punizione che merita” si avvicinò al pirata e lo fece alzare in piedi, per poi rovesciargli l’intero pacco di farina in testa. Lei e la piccola scoppiarono a ridere, mentre lui si ripuliva il viso e sputava la farina che usciva dalla bocca, lasciando una nuvola bianca per la stanza.
“Swan!” lei si avvicinò all’uomo e gli sfilò la giacca.
“Non vorrei che questa preziosa giacca si sporcasse…” rispose, sorridente.
“Voi due me la pagherete cara, signorine…” disse, puntandole con un dito e avvicinandosi alle due, una di fianco all’altra. “Vi conviene scappare” la bimba cominciò a correre per la casa, urlando.
“Mamma, scappa dall’abominevole uomo della farina! Scappa!” lei rise. “Cosa fai lì impalata? Muoviti! Non stare lì ferma!” urlò, come volesse comandarla.
“Ehi, intendi comandarmi?”
“Colpa di papà…è lui che mi ha insegnato a fare il pirata!” urlò, nascondendosi dietro al divano. “Papà è doppiamente colpevole”
“Leila Jones, quante volte ti ho detto di non dare ascolto a quell’idiota di tuo padre?”
“Anche quando mi dice di andare a letto?”
“In quel caso devi ascoltarlo…e tu, abominevole uomo delle nevi, vai a farti una doccia, che sei diventato tutto bianco” l’uomo le si avvicinò, suadente. “Doccia!” urlò lei, allontanandosi per evitare di sporcarsi.
“Stai immobile, Swan…”
“Mai” rispose, continuando a camminare all’indietro; ma d’un tratto sbattè contro il muro e non riuscì a scappare alla morsa dell’uomo, che la strinse a sé, baciandola dolcemente. “Sai di farina, capitano…” sussurrò lei sulle sue labbra, sorridente.
“Lasciala stare!” intervenì la bimba, avvinghiandosi alle gambe dell’uomo “Lei è innocente! Lasciala stare, brutto mostro della farina!” Killian rise e lasciò andare la donna, per poi prendere in braccio la bimba e posarle un bacio sulla guancia.
“Quindi…chi è la colpevole di aver rivelato del dado alla mamma?”
“Io” sussurrò la bimba, colpevole.
“E chi è la colpevole di avermi rovesciato la farina addosso?”
“La mamma!” urlò, sorridente.
“La mamma, allora, avrà la sua punizione” sorrise, avvicinandosi alla donna con la bimba in braccio “Fammi decidere la punizione giusta per te…”
“Già aver incontrato te è la punizione più grande del mondo, fidati!” sorrise.
“Doppia punizione, visto che mi hai pure offeso…” sorrise “Idea! Vieni con me…”
“No!” rispose, rimanendo immobile. L’uomo mise a terra la bimba.
“Aiutami a spingere la mamma fino alla cucina”
“Non lo fare…io e te eravamo alleate, ricordi?”
“Mi dispiace, mamma…ma preferisco i pirati” rispose, per poi aiutare l’uomo a trascinare la madre fino alla cucina. “Ordini, capitano!”
“Prendi un uovo” comandò lui. La bimba prese un uovo e lo porse al papà. “Vendetta sarà fatta, come hai detto tu prima, Swan…” sorrise soddisfatto.
“Cosa intendi fare?”
“Presto lo scoprirai” le posò un bacio sulla guancia, per poi romperle l’uovo in testa.
“Tu!” urlò lei. “Voi, anzi!” l’uomo le avvolse la vita con le braccia, facendo aderire i loro corpi e sorridendo beffardo.
“Sei in trappola!” urlò la bimba. “Ora ti leghiamo come un salame e ti diamo in pasto ai coccodrilli!” continuò. La donna guardò l’uomo, sorridente.
“Già immagino chi ti ha insegnato queste frasi così…piratesche”
“Capitan Uncino!” rispose la bimba.
“Lascia me e la vittima un po’ da soli, prima di legarla come un salame e darla in pasta ai coccodrilli, tesoro…” la bimba sorrise ai genitori e corse nella cameretta, per poi chiudere la porta.
“Cosa vuoi?” sorrise, avvolgendogli le braccia al collo.
“Non mi merito un bacio, principessa?”
“Per cosa?”
“Per essere così dannatamente affascinante anche da infarinato”
“Mi dispiace…ma a quanto dice Leila, gli abominevoli mostri della farina sono molto pericolosi e non bisogna mai fidarsi di loro! Vorrei vedere baciarli…”
“E’ furba la piccoletta…”
“E’ una Jones”
“Infatti è dannatamente affascinante” rispose, sfoggiando un sorriso.
“Stai zitto, pirata” sorrise, avvicinandosi alle sue labbra e accarezzandole dolcemente con le sue, dolcemente.
“Ti amo, Swan” sussurrò lui sulle sue labbra.
“Anch’io ti amo” rispose, con un sorriso. “Però sai davvero di farina…e non è invitante” sorrise, trattenendo una risata. “Sei…sei tutto bianco” scoppiò a ridere.
“Parla quella che ha i capelli arancioni, a causa dell’uovo, e appiccicaticci…”
“Vogliamo parlare dei tuoi capelli? Ora sembri un ottantenne con i capelli tutti bianchi” rise. “Anche se in realtà avresti quanto? Quattromila anni?” sorrise.
“Mm…un po’ di meno…sui trecento e qualcosa”
“Li tieni alla perfezione!” sorrise maliziosa.
“Oh, Swan…lo so benissimo” sorrise.
“Egocentrico” l’uomo si avvicinò alle sue labbra, suadente.
“Un piccolo bacio?”
“Solo se dopo pulisci tu, tutto questo macello…”
“Ma Swan, hai la magia…” lei sorrise e si avvicinò al suo orecchio, abbassando il tono della voce per renderlo sensuale e convincente.
“Lo so, ma mi piace vederti sgobbare…per favore, capitano”
“E’ il mio stesso trucco, amore…non funziona” sorrise sornione, avvicinandosi nuovamente alle sue labbra. Lei avvampò. Sventolò una mano in aria e tutto, compresi loro due, tornò ad essere lindo e pinto. “So essere convincente…” si auto-complimento l’uomo, sorridendo alla donna, che si guardò intorno, stupita.
“Come ho fatto? Pensavo fosse solo uno scherzo che io davvero ci riuscissi…”
“E’ la magia che è dentro di te, amore mio” le sussurrò, con tono dolce.
“Sì, ma…ma quando non sono con te, la mia magia ha dei limiti…quando sono con te, invece, è come se si intensificasse…” lui sorrise, accarezzandole il viso.
“Solo con me?”
“Solo con te” i due si guardarono negli occhi, sorridenti. “Non so come sia possibile”
“Non mi importa…mi importa solo che tu sia qui con me e che abbiamo una figlia bellissima…abbiamo fatto un ottimo lavoro, amore mio” lei sorrise dolcemente.
“Un ottimo lavoro” affermò lei, sorridente.
“Aspettami qui…” sussurrò dolcemente, sciogliendo lentamente le braccia dalla sua vita, per poi dirigersi verso la camera da letto, dove prese una piccola scatolina di velluto azzurro che, una volta tornato da lei, le porse. “Tieni” lei sorrise, prendendola, stupita da quel regalo.
“Cos’è?”
“Il mio regalo per te…”
“Perché?” lui le avvolse la vita nuovamente, sorridendole dolcemente.
“E’ il tuo compleanno” lei sgranò gli occhi.
“M-mio compleanno? Eppure nessuno oggi, neppure io, se n’è ricordato…tu sì” un sorriso le illuminò gli occhi. “Aspetta…” chiamò il padre, al cellulare, curiosa.
“Pronto, Emma?”
“Pronto, papà…oggi succede qualcosa?”
“Ehm…non saprei…succede qualcosa, oggi, Mary Margaret?”
“Allora?”
“Né io, né tua madre ne sappiamo nulla…che succede?” il sorriso di Emma si spense.
“E’…è il mio compleanno…” sussurrò “Effettivamente me n’ero scordata anch’io”
“Oddio! Scusami, tesoro! Auguri, augurissimi!”
“Sì, grazie…” rispose, con tono deluso “Ciao…salutami anche la mamma” chiuse la chiamata e ripose il cellulare in tasca, per poi volgere lo sguardo all’uomo.
“Ehi, che succede amore?”
“Sei l’unico ad essersene ricordato, pare…” guardò la fede d’oro che aveva al dito, per poi sorridere “Allora questo anello vuol dire davvero qualcosa…” sorrise, alzando lo sguardo e incrociandolo con il suo.
“No, sai, è solo per bellezza quella fede…” lei rise, per poi posargli un bacio sulla guancia. “Apri il tuo regalo, dai…” sorrise dolcemente. Lei lo aprì, guardandolo negli occhi, per poi abbassare lo sguardo sulla scatolina aperta. “Ti piace?”
“E’…è bellissima, Killian!” alzò lo sguardo all’uomo, sorridendo. Prese la catenina tra le mani e la esaminò nei minimi dettagli: era bellissima…d’oro, con il suo nome…o meglio, come lui amava chiamarla: Swan. “E’ bellissima!” ripetè, sorridente.
“Ci ho messo circa un mese per trovare la catenina giusta, la decorazione giusta e la scritta giusta da farci…anche se la soluzione finale, è un po’ troppo ovvia” lei sorrise.
“Va benissimo, Killian, è perfetta! Non è ovvia…a-aspetta! U-un mese?”
“Sì”
“Quindi tu hai speso un mese di tempo, solo per il mio regalo…?” lo guardò intensamente negli occhi, come a volerlo scrutare.
“Era importante che fosse speciale…” lei sorrise.
“Perché?”
“Perché era per te…e tu, per me, sei speciale…cercavo il regalo perfetto per farti capire quanto io ti ami, ma purtroppo non l’ho trovato” Emma gli prese il viso tra le mani e si appropriò delle sue labbra, dolcemente, sorridendo su di esse.
“Ti amo” sussurrò su di esse. “E’ perfetto!”
“Ti amo anch’io” lei sorrise.
“Papà!” urlò la bimba dalla stanza.
“Eccomi!” urlò. Lasciò andare la donna e le posò un bacio sulla guancia
“Arrivo subito, amore…il dovere mi chiama” la donna sorrise dolcemente.
“Dimmi, piccola…” rispose, una volta entrato nella stanza.
“Mi racconti ancora la storia di Peter Pan?”
L’uomo sorrise e la fece stendere, per poi rimboccarle le coperte e sedersi accanto a lei, che gli sorrise a sua volta.
“La storia di Peter Pan…” sussurrò. “La mia versione o quella della mamma?”
“Quella della mamma!”
“Ma lì io sono il cattivo…”
“Non importa… Mamma!” la donna arrivò e poggiò la spalla allo stipite della porta.
“Dimmi, tesoro” sorrise dolcemente.
“Leila vuole sentire la tua versione della storia di Peter Pan, a quanto pare…” sbuffò.
“Oh, andiamo, capitano…non te la prenderai per così poco…” rispose con tono dolce, avvicinandosi al letto, per poi sedersi sulle gambe dell’uomo.
“Certo che no…” sussurrò con tono suadente. “Comincia a raccontare, Swan…mi ha incuriosito questa tua versione della storia” lei volse lo sguardo a lui e sorrise.
“C’era questo pirata, chiamato da tutti Capitan Uncino per il gancio al posto della mano che aveva” cominciò. “Ce l’aveva a morte con questo ragazzino chiamato Peter Pan, l’eterno ragazzino amava essere chiamato, poiché sarebbe voluto rimanere per sempre un bambino…e questo era possibile, infatti, nell’Isola che Non C’è. Un giorno, questo ragazzino, si recò nel mondo reale in una casa…e prese tre bambini, accompagnato dalla sua fedele fatina Trilly-”
“Sapessi quanto quella fatina mi desidera, Swan…” la interruppe lui, con un sorriso sghembo. Lei si voltò verso di lui e lo fulminò con gli occhi, gelosa.
“Sei un idiota!” lui sorrise soddisfatto e le strinse la mano nella sua.
“Ma toglimi una curiosità: rapire i bambini non è reato?”
“Non li ha rapiti, idiota” rise “Loro sono andati di loro spontanea volontà…ed ogni notte, lui li riportava a casa, per poi venirli a prendere la sera dopo”
“Una specie di stalker” lei sorrise.
“Una specie…” rispose, ridacchiando, volendo continuare il giochetto dell’uomo.
“Io conosco un altro giochetto, Swan…molto più divertente…” lei sorrise.
“Ti odio”
“Davvero?” lei annuì, con un vispo sorriso sulle labbra, per poi schioccargli un bacio sulle labbra “Ne sei proprio sicura, amore mio?”
“Sì” ridacchiò.
Erano così presi nel scherzare tra loro, che non si accorsero che la figlia era ormai immersa nel mondo dei sogni, con un dolce sorriso sul viso.
“Si è addormentata…” sussurrò Emma. “Andiamo” continuò, alzandosi dalle sue gambe. Fece per uscire, quando vide che l’uomo non si mosse e si fermò ad ammirarlo: era intento a guardare la sua piccina con un dolce sorriso sulle labbra…le posò una mano sul viso, che accarezzò dolcemente, per poi posarle un bacio sulla fronte ed uscire dalla stanza. “Ehi, Killian” gli mise una mano sulla spalla, una volta chiusa la porta, sorridendogli con gli occhi brillanti.
“Dimmi, tesoro…” lei sorrise e lo avvolse con le braccia, per poi chiudere gli occhi.
“E comunque, da quando ti conosco, ho cambiato totalmente idea sulla storia di Peter Pan” lui sorrise e l’avvolse a sua volta.
“E cioè, Swan?”
“Lui è il cattivo…” sorrise “Tu sei il buono” aggiunse, in un sussurro.
“E tu l’amore della mia vita” lei sorrise.
“Cosa c’entra?”
“Non lo so…ma volevo dirlo” le accarezzò i capelli, dolcemente. “Ti amo”
“No, io no” rispose, ridacchiando, la donna. “Io ti odio…e non è uno scherzo”
“Ah, sì? E perché siamo sposati con una figlia?” lei continuò quel dolce scherzo.
“Ah, beh…questo non lo so…ma sai, mia madre mi ha costretta”
“Ti ha costretta lei, eh?”
“Sì sì” sorrise, guardandolo di sottecchi “Io amo Peter Pan…solo che il nostro è un amore proibito…in più è anche morto, quindi non ci sarebbero molte possibilità”
“Swan, sei…sei…” lei scoppiò a ridere. “Sei peggio della bimba nell’altra stanza”
Si avvicinò alle sue labbra e se ne impossessò con foga, per poi indietreggiare, fino alla camera, dove chiuse la porta e si stese sul letto, tirando giù con sé l’uomo.
“Ti amo” sussurrò sulle sue labbra, invertendo le parti, facendo in modo di essere sopra a lui, che la guardò dolcemente, accarezzandole il viso, per poi invertire nuovamente le parti. “Che succede, capitano?”
“Non dire ti amo in questi momenti…perde la sua dolcezza” lei annuì, sorridente, per poi farlo stendere accanto a lei e baciarlo con dolcezza e lentezza, accoccolandosi alle sue braccia. “Ora puoi dirlo, se ti va…” lei sorrise.
“Avevo intenzione di dirlo…Ti amo”
“Anche io ti amo” lei chiuse gli occhi, continuando a godere delle sue morbide labbra, finché non sentirono dei piccoli passettini, che d’un tratto cessarono, ma a cui non fecero caso, continuando ad accarezzarsi le labbra a vicenda.
“Mamma, papà…” sentirono sussurrare. Subito Emma scivolò via dalle labbra del marito e prese in braccio la piccola, per poi farla sedere tra loro due.
“Che succede, amore?” le chiese il padre.
“Ho fatto un brutto sogno e non riesco più a dormire…posso dormire qui?”
“Certo, principessa” le rispose il padre. La bimba sorrise e si buttò sotto le coperte, gioiosa. “Piccola peste…io e la mamma dove stiamo? Hai preso tutto il letto”
La bimba si spostò al lato del letto e i genitori si stesero uno accanto all’altro, facendo sì che Killian fosse in mezzo alle due e che potesse stringere a sé entrambe.
“Buonanotte, principesse…” Leila avvolse il padre con le braccia, incitandolo a dare le spalle alla moglie, per stringere meglio lei e proteggerla nel sonno… “Non pensi che anche la mamma meriti un po’ di coccole?” la bimba scosse la testa ed Emma sorrise. “No? Ma perché mai?”
“La mamma non è dannatamente dolce come me…”
“E’ proprio figlia tua, Jones” ridacchiò. Lui si voltò appena e le accarezzò le labbra, dolcemente, per poi sorriderle ed essere ricambiato.
“Buonanotte, amore” lei sorrise e gli accarezzò il viso.
“Buonanotte” Killian prese la bimba e la mise in mezzo a loro, per poi mettersi su un fianco e stringerla a sé…così avrebbe potuto stringere la figlia, ed ammirare Emma dormire: così avrebbe assistito al suo sogno ad occhi aperti.
“Ma dimmi un po’…che tipo di incubo era?” chiese lui alla bimba, che lo guardò di sottecchi, cominciando a gesticolare.
“Era un mostro gigantesco!”
“Ah, sì? Ma non sai che se vuoi diventare una vera piratessa devi saper affrontare anche i mostri più grandi di questo mondo?” la bimba rimase stupita.
“Tu papà avresti paura dei mostri grandi-grandi?” lui fece una smorfia di sbeffeggiamento al mostro grande-grande per poi posarle un bacio sui capelli.
“Certo che no…hai davanti il pirata più temuto di tutti i mondi” la bimba sorrise.
“Anche io voglio essere come te” urlò.
“Non te lo consiglio, amore mio…è meglio essere poco conosciuto, ma con una famiglia fantastica e due occhi verdi da ammirare ogni giorno” rispose lui, guardando negli occhi la moglie, che gli sorrise.
“Ma io voglio essere temuta, voglio saccheggiare, voglio esplorare…”
“Allora devi essere coraggiosa come il papà!” intervenì la madre, intuendo il trucco del marito, che usava tutte le volte.
“Coraggiosa come il papà?”
“Certo…il papà non correva nella stanza dei genitori e non si imbucava tra loro due”
“Ah, no?”
“No…il papà, anche quando faceva un brutto sogno, prendeva coraggio e cercava nuovamente di addormentarsi…altrimenti non sarebbe stato così coraggioso”
“Anche io voglio essere così coraggiosa! Ciao!” urlò la bimba, per poi correre nella sua stanza, tutta contenta. “Sono coraggiosa!” sentirono urlare dalla cameretta.
“Coraggioso, eh?” chiese lui, sorridente, avvicinandosele.
“Era il tuo giochetto…e stavo cercando di portarlo avanti…” lui la strinse a sé e lei si accoccolò tra le sue braccia. “E poi, mica sono io a voler essere coraggiosa…lei vuole essere coraggiosa…io no, quindi posso accoccolarmi a te quanto mi pare”
“Eppure a me è sempre sembrato che tu volessi apparire coraggiosa”
“Apparire…ma ciò non vuol dire che io realmente lo sia” sorrise lievemente.
“E qual è la scusa per accoccolarti a me, ora?”
“Papà, ho fatto un brutto sogno…” sussurrò, imitando la vocina della figlia e guardandolo di sottecchi, sgranando i suoi grandi occhi verdi per apparire indifesa.
“Ti amo” lei sorrise e gli posò un dolce bacio sulle labbra.
“Anche io ti a-”
“Papà” una flebile vocina, interruppe i loro discorsi.
“Che succede, tesoro mio?” chiese lui, avvicinandosele e mettendosi seduto a terra, per poi poggiarla sulle sue gambe e posarle un dolce bacio sulla guancia.
La donna sorrise lievemente a quella scena: era così apprensivo e dolce nei confronti della figlia, che si fidava in tutto e per tutto di lui…il suo papà.
“Ci ho ripensato…forse è meglio non essere coraggiosi” si voltò verso di lui e chinò lo sguardo, come vergognandosi delle parole appena dette. Lui le prese le braccia e se le mise attorno al collo, per poi cullarla tra le sue braccia, dolcemente.
“La mia patatina…” le accarezzò la schiena “non devi avvilirti, piccola…è normale avere paura nella vita…ma non preoccuparti, ben presto affronterai queste paure. Nel frattempo, che ne dici di dormire con mamma e papà?”
“Sicuri che non disturbi?” chiese, facendosi rigare il viso da una lacrima.
“Quando mai ci disturbi, patatina?” le passò il pollice sul viso, asciugandole la lacrima solitaria “Mai…non ci disturbi mai” alla piccola brillarono gli occhi e sorrise.
Corse in camera, lasciando il padre perplesso, per poi tornare correndo con la vecchia giacca da pirata del padre ed i suoi giganteschi stivali, per poi sfilargli l’uncino senza fargliene accorgere e ritirare la mano nella manica, cominciando a sventolarlo per aria… Lui sorrise: mai avrebbe creduto che la sua creaturina l’avrebbe apprezzato così com’era o che, meglio ancora, volesse essere come lui…
“Sono Capitan Uncino!” urlò, ridendo, la bimba. Lui l’ammirò saltellare per la stanza, stando attento con lo sguardo che non si ferisse… La donna, lo guardava preoccupata della reazione che avrebbe potuto avere, ma appena lui le sorrise dolcemente, ogni suo dubbio svanì e cominciò ad ammirare anche lei la bimba, sorridente.
“Ehi, Capitan Uncino…è tardi ed è ora che la mia piccola piratessa faccia la nanna” fece segnò alla bimba di avvicinarsi, per poi stringerla a sé e posarle un bacio sulla guancia, con un dolce sorriso “Buonanotte, amore mio…”
“Sai una cosa? Non ho più paura!” corse nuovamente nella sua cameretta, questa volta senza neanche un pizzico di paura.
“Ehi, vieni a letto anche tu, Uncino” lui la guardò con sguardo ferito, rimettendosi a posto l’uncino “Stavo scherzando, dai…vieni, Killian” lo rassicurò.
Lui le si stese accanto e la strinse a sé, facendo sì che lei potesse accoccolarsi meglio a lui, per poi posarle un bacio sui capelli, cominciando a frizionarle la mano sulla schiena, accarezzandola dolcemente.
“Buonanotte, amore” sussurrò.
“Buonanotte, amore” rispose lei, con un sorriso, per poi avvolgerlo a sua volta con le braccia e chiudere gli occhi, addormentandosi stringendolo a sé e accoccolata a lui.

I capelli della mamma, gli occhi del colore della mamma e del papà mischiati insieme, lo sguardo vispo ed il sorrisetto del papà…voleva essere un capitano la sua principessa… Era il regalo più bello che Emma potesse offrirgli: il suo amore ed una principessa…ora aveva due principesse da stringere a sé: le sue principesse.

Angolo dell’autrice: Ho pensato ad un futuro nella nuova casa con Emma, Killian e la piccina…ho pensato a come sarebbe stato e POOF eccovi sto’ schifo xD spero vi piaccia! Recensite o vi uccido! Ahahah grazie a chi anche solo leggerà o aggiungerà alle preferite :)

   
 
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