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Autore: voglioziam    18/02/2015    1 recensioni
Violet ama Harry, Harry ama Violet. Ma non tutto è poi così facile.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Enchanted 
Introduce




Metto le ultime cose dentro la valigia, faccio scorrere la cerniera lateralmente e mi siedo sul materasso. La mia stanza è spoglia, non c’è quasi più nulla. I miei genitori la daranno sicuramente a mio fratello, ma non importa, non rimpiango tutto questo. So che questa è la decisione giusta: svoltare finalmente pagina e crearmi la mia vita.
“Ne sei sicura, tesoro?” Domanda mio padre appoggiato allo stipite della porta. Si passa una mano sulla superflua barba del mento, tirando su con il naso per non piangere. So che vorrebbe farlo, so che l’ha già fatto, so che ha paura per me.
“Sì, papà. Sono stanca, voglio farmi la mia vita.” Rispondo, prendendo le foto sparse sul comò e mettendole dentro ad una tasca del borsone di cuoio usurato nel tempo. Cerco di non posare il mio sguardo nel suo, non potrei reggerlo. Fa male andarsene, dopotutto. Fa tanto male.
“Tesoro, non sei costretta ad andartene ora solo perché molti ragazzi lo fanno. Puoi aspettare qualche anno ancora. Insomma, per l’amor di Dio, hai solo ventidue anni.” Aggiunge, cercando di tenere la voce roca e pesante di sempre. Lo conosco abbastanza da sapere che sta per spezzarsi; lo sento dal traballare delle sue parole.
“Hai ragione, papà.” Dico, sedendomi a terra e portando le ginocchia al petto. Faccio sprofondare la testa tra queste. “Hai ragione, ma io non voglio rimandare. Mi sento pronta, e voglio fare questo passo.”
“Va bene tesoro, tuo fratello ti aspetta giù in macchina.” Risponde, posandomi un veloce bacio sui capelli e cominciando a scendere le scale.
Velocemente, vado in bagno e prendo la spazzola. I miei capelli ramati sono difficili da essere domati, è sempre stato così. Più li spazzolo, più elettrici diventano. Sbuffo pesantemente e prendo un elastico da quelli dentro al cassetto. Mi faccio una coda disordinata e passo un filo di mascara sulle ciglia. Mi guardo allo specchio, sistemando gli orli della camicetta in lino e faccio i risvolti alle maniche. Inspiro. Espiro. Lo ripeto più volte, mi aiuta a calmarmi e non andare in panico. Posso andare. Posso partire, finalmente.
Quando scendo le scale, sento le continue precauzioni di mia madre su come è difficile vivere in una città grande come New York. Mi stringe in un abbraccio, prende uno spray al peperoncino extra-piccante e lo mette dentro alla mia borsetta. Ricordati che è solo per il tuo bene, mi dice, mi bacia entrambe le guance e toglie i residui del mascara da sotto i miei occhi. Il mondo è cattivo, stai attenta a chi ti gira attorno. Il tuo migliore amico potrebbe diventare il tuo peggior nemico. Continua, intrecciando le nostre mani e stringendomi ancora tra le sue braccia. Sento le sue lacrime bagnare il sottile tessuto della camicia, e anche io poco dopo la seguo. Mamma mi lascia. Si siede sul divano abbandonandosi ad uno dei suoi pianti. Ora tocca a papà. Lui farà la cosa semplice: mi bacerà entrambe le guance e mi dirà di non allontanarmi troppo da casa. Infatti è proprio così. Chiamerò questa sera alle otto, fatti trovare viva e con i vestiti addosso. Sorrido, scacciando quelle poche lacrime scese. Mi lascia l’ennesimo bacio sulla fronte e mi fa sedere sul sedile della macchina.
Kevin alza il volume della radio. Penso siano i Black Veil Brides, ma non ne sono così sicura. Questo non è il genere di musica che ascolto. Posa la sua mano sul clacson e urla contro alla povera coppia di vecchietti davanti a noi. Brutti bastardi, perderà l’aereo per colpa vostra. Continua a suonare, e mi viene istintivo mettere la mia mano sopra la sua. Gli regalo un piccolo sorriso rassicurante, che lui affretta a ricambiare. Non ci siamo mai amati fino a fondo, come un fratello e una sorella dovrebbero fare. Non siamo mai stati tanto legati, non abbiamo mai condiviso dei momenti. Due vite separate, praticamente. E la cosa non mi ha mai dato problemi, nemmeno a lui. Ma so per certo che gli mancherò, che dentro di sé lui sta piangendo e che gli si spezza il cuore lasciarmi.
“Siamo arrivati.” Dice, affrettandosi ad uscire e a prendere la valigia e il borsone. Annuisco poco convinta, guardandolo nei suoi profondi occhi grigi e vedendoli velati dalle lacrime. Mi accompagna fin dove può. Posa velocemente la roba per terra e mi abbraccia; uno di quei abbracci che ti rimangono segnati dentro e che vuoi che non finissero mai. Gli lascio tanti leggeri baci sulla guancia, gli accarezzo i capelli e gli sussurro un devo andare, Kevin.
“Allora questo è un addio?” Domanda, pulendosi velocemente le lacrime con le maniche della giacca nera in pelle.
Gli sorrido e nego con la testa. “No. Tornerò. Io torno sempre.” Lo abbraccio ancora. Lo trovo rigido, ora è tornato quello di sempre. Si è ricostruito la sua corazza. Gli lascio un ultimo bacio sulla guancia e attraverso le porte.
Ora non posso più tornare indietro. New York, sto arrivando.



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Ciao a tutti,
allora questa storia è qualcosa di nuovo per me. Mi sono messa a scriverla solo per gioco, e spero vi piaccia. L'idea mi sembrava carina e pensavo di pubblicarla. Mi piacerebbe trovare un commento, per sapere come la pensate e se c'è qualcosa da correggere. Ad ogni modo, potete trovarmi anche su wattpad con il nome di bradlou. Ora vi lascio con una gif di Harry.

Baci, Elena.


  
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