Stava andando
tutto secondo i piani.
O quantomeno l’inizio era buono già per il suo
primo incontro con il ragazzo
avvenuto proprio in Inghilterra.
Quando voleva
Warsman sapeva essere
persuasivo, non che ci voleva molto per uno come lui dato che era un
buon
oratore, e convincere Kevin Mask a seguirlo nelle sue discipline si era
dimostrato abbastanza facile.
Certo, aveva
dovuto sfidarlo in
combattimento perché il ragazzo, testardamente anche se
tentato dalle sue
parole, non aveva voluto seguirlo senza una dimostrazione a livello
pratico
delle sue conoscenze. Certo, aveva vinto senza non poche
difficoltà vista la
divergenza di età tra i due, lui sessantenne mentre il
giovane allievo poco più
che ventenne, ma aveva ottenuto la sua fiducia incondizionata ed era
questo che
contava più di ogni altra cosa.
Era logico che
sotto la candida
maschera, che portava al posto di quella nera, si celasse una
espressione
soddisfatta sul volto martoriato per aver ottenuto già la
prima tappa nel
ripagare Robin Mask per tutto ciò che aveva fatto per lui.
Il primo passo era
stato ottenuto, il secondo era di riuscire a mantenere la sua
identità segreta
con l’alias che si era creato ( come Lord Flash era risultato
essere piuttosto
convincente e non aveva destato sospetti ) e come ultimo avrebbe dovuto
far
vincere il titolo della Corona Chojin al suo pupillo per riportare
lustro alla
famiglia Mask.
Attualmente si
erano appena
trasferiti in Giappone, luogo in cui si sarebbe tenuta la competizione,
e come
da progetto si era fatto recapitare in un secondo momento i due manuali
sulle
tecniche di combattimento dei Mask. Un volume da sempre per suo stesso
uso, un
altro da consegnare a Kevin quando i tempi saranno stati abbastanza
maturi e il
ragazzo meno riottoso a seguire gli insegnamenti del detestato padre.
Tra
l’altro… chissà come se la
passava il suo vecchio maestro? Gli era sembrato di vederlo piuttosto
sereno
quando si erano incontrati a Londra per accordarsi su quella sua
missione in
incognito, che aveva stupito non poco Robin e questo bisognava
ammetterlo, ma
magari era semplicemente felice di sapere che il suo unico figlio a
breve
sarebbe stato riportato sulla retta via. Ad ogni modo nulla era
paragonabile
alla sua soddisfazione personale di avere finalmente tra le mani quei
due
preziosi libri ben protetti nella valigetta di metallo che attualmente
stava
trasportando verso casa.
Non si era
fidato di portarseli
dietro per il suo arrivo a Tokyo assieme al proprio pupillo, preferendo
sviare
possibili pedinamenti, la prudenza non era mai troppa anche se al
limite della
paranoia, facendoseli recapitare ad una casella di posta ben
impacchettati come
un “bagaglio a mano smarrito”. E appena ricevuta la
telefonata dell’arrivo di
quel prezioso bagaglio aveva ben pensato di ritirarlo quella sera
stessa così
da potersi mettere fin da subito all’opera. Tra
l’altro non aveva neppure
dovuto inventarsi una scusa da usare con il proprio allievo nel momento
che
usciva di casa per una cosa, in fin dei conti, genuinamente vera.
Ma a Tokyo non
possedeva un mezzo di locomozione
personale come ce li aveva ad esempio Kevin, guai a separarsi dalla
proprio
motocicletta, pertanto era stato un po’ difficile trovare un
autobus alle sette
e mezza di sera che non andasse in deposito. A quanto pare il traffico
si
regolava in base ai quartieri che si attraversava, ma logicamente non
era
intenzionato di farsi tutta la strada di casa a piedi e men che meno
mettersi a
correre per le strade con una valigetta in mano. Non voleva attirarsi
l’attenzione
addosso già per il fatto che le strade della
città sciamavano di chojin e
pertanto c’era una certa tensione nell’aria
quantomeno per il primo periodo
della competizione, quindi era il caso di comportarsi come un
gentiluomo
inglese qual era e di prendere
l’ultimo
autobus disponibile presso la prima fermata vicino al magazzino in cui
aveva
ritirato il pacco.
Si trovava in
una zona piuttosto
periferica di Tokyo, piena di magazzini e qualche palazzina
disabitata… per
quanto possa essere “degradato” un quartiere della
capitale nipponica forse
quello era da ricondurre ad un posto da non frequentare la sera per
quanto non
ci fosse praticamente nessuno nei paraggi, abbastanza lontana dalla
zona
residenziale in cui ora viveva assieme a Kevin. Un bel posto rispetto a
quello
dov’era ora, non che avesse paura di malintenzionati dato che
sapeva
difendersi, e la compagnia disponibile nell’attesa di un
autobus che non si
decideva a giungere non era affatto delle più gradevoli.
I sensori
olfattivi di Warsman
registrarono con un certo disgusto il pungente profumo della
“signora della
notte” che attendeva sotto il lampione poco lontano a dove si
trovava lui l’arrivo
di possibili clienti, se ne era dato troppo e apparteneva ad una marca
scadente, e in generale tutta la sua persona aveva un aspetto
decisamente
vissuto.
Avrà
avuto più o meno la sua età e al
massimo gliene dava sessantacinque, ed indossava un top rosso fuoco ed
una
minigonna nera che non riusciva ad esaltare le esili forme della donna.
Una ricrescita
scura lasciava intendere che la donna non era veramente bionda e tutto
il
trucco che aveva in volto le stava rovinando la pelle rendendola secca
e
disidratata.
Probabilmente a
devastarla fisicamente
ci aveva pensato il suo lavoro piuttosto
“usurante”, ma il suo sguardo era
fiero e gli occhi castani brillavano di una luce cinica pronta alla
battuta
facile… proprio come si apprestò a fare una volta
che si accorse che Lord Flash
la stava analizzando di sottecchi.
– Fanno 4068 yen
tesoro… se vuoi il
pacchetto completo sono 6780 yen senza sconto, eh! –
– Uh…
no, no grazie. Vado di fretta, signora–
Non aveva voglia
di iniziare una
conversazione con quella attempata lavoratrice notturna, che ora si era
voltata
per osservare meglio un possibile cliente o più
semplicemente un uomo da
sfottere visto il modo critico con cui l’aveva scrutata, ma
l’autobus tardava
ad arrivare e quella aveva ancora voglia di chiacchierare dopo averlo
osservato
ben bene. Soffermandosi in particolare sulle natiche messe ben in forma
dalla
calzamaglia grigio chiaro.
–
Ehi… ma io ti conosco! – affermò
lei, aspirando velocemente dalla sigaretta accesa poco prima
– sei vestito in
modo strano, eh! Però sei tu–
Per un momento
l’ex lottatore russo
rimase interdetto da quelle parole, guardandola con un velo di
confusione negli
occhi e lasciando che un imbarazzante silenzio calasse tra i due
interrotto
solamente dal rumore del traffico distante qualche isolato da loro.
Come faceva
quella vecchia megera a conoscerlo? Probabilmente lo stava
semplicemente
provocando per vedere se riusciva ad accalappiare un possibile cliente,
tuttavia con lui non avrebbe funzionato poiché non aveva
tempo da perdere ne
voglia di spendere soldi inutilmente. Aveva un compito da portare
avanti e
farsi deridere da una anziana prostituta era l’ultima cosa in
cui voleva
imbattersi se non voleva perdere la pazienza.
–
S-senta, lei si sta sbagliando. Non
la conosco affatto e non ho tempo da perdere… quindi buona
serata–
– Nah,
ma si che ci conosciamo! Era
trenta anni fa, giusto? Si, è così… io
avevo freddo e tu sei stato così carino
da scaldarmi cedendomi la tua coperta – rise a quel ricordo
lontano, aspirando
nuovamente dal filtro di una sigaretta ormai finita e vedendo il chojin
irrigidirsi ulteriormente – era la tua prima volta se non
sbaglio… comunque dì
quello che ti pare, ma quelle chiappe
non si dimenticano tanto facilmente! –
Nella sua vita
piuttosto trasandata
il russo aveva solo avuto una compagna di vita che gli aveva pure dato
una
figlia prima di lasciarsi per sempre. Poi aveva passato anni e anni di
solitudine spesi a combattere nella tundra siberiana per cercare di
perfezionarsi e controllare la propria furia omicida risvegliata anni
or sono
da Robin Mask. Non c’era stato posto per
nessun’altra donna nel suo cuore per
il semplice fatto che temeva costantemente di poter essere un pericolo
prima
per gli altri che per se stesso.
Eppure…
Eppure forse
quella attempata
prostituta non stava dicendo propriamente una menzogna per vederlo in
difficoltà, in quanto nelle recondite memorie del chojin
ricordava qualcosa di
simile a quanto gli era stato appena detto. Per carità,
quella donna poteva
anche aver dato una informazione volutamente
generica giusto per metterlo nel pallone, eppure ricordava che un
giorno nella
caserma in cui si allenava, quando ancora in Russia esisteva il SKGB
che
allenava i super uomini come lui, i suoi superiori avevano deciso di
premiare i
più forti dando loro in premio qualche giovane donna
prelevata dai villaggi
vicini alla base militare. Che fossero delle volontarie o meno a
Warsman non fu
dato saperlo, ma ciò che si trovò in camera
quella sera era una ragazza che
evitava di guardarlo in faccia e diceva di avere troppo freddo anche a
causa
degli abiti leggeri che le avevano fatto indossare.
La guardia
armata che gliela aveva
buttata tra le braccia aveva ridacchiato qualcosa e probabilmente aveva
pure
pronunciato il nome della giovane, risultando incomprensibile visto che
era
ubriaco, e anche se in un primo momento il chojin non aveva osato
toccarla alla
fine non aveva saputo resistere.
Le aveva pure
ceduto la sua coperta
di lana, ma questo non aveva fatto desistere la ragazza
dall’avvicinarsi a lui
e iniziare ad approcciarsi come le era stato insegnato in precedenza.
Probabilmente
le avevano promesso qualcosa in cambio di quelle prestazioni sessuali,
oppure
era semplice riconoscenza verso quello che sembrava un bravo ragazzo?,
ma a
parte queste premesse Warsman non aveva saputo tirarsi indietro di
fronte agli
istinti sopiti per troppo tempo.
Era giovane in
fin dei conti, quindi
come si poteva chiedere di fargli vivere una vita di clausura e
castità?! Ma a
parte quell’episodio eccezionale in cui aveva perso la
verginità, la donna era
stata poi trascinata via l’indomani mattina senza che potesse
salutarla, non
aveva avuto altre relazioni ad eccezion fatta per la madre di sua
figlia.
Smise tuttavia
di rivangare cupi
pensieri di vita passata nell’esatto momento in cui
l’autobus che stava
aspettando, grazie al cielo, giunse alla sua fermata aprendo le proprie
porte
con un sibilo meccanico e inondando di luce la figura massiccia
dell’ex atleta.
–
Senta, cara signora – ora
stava iniziando a spazientirsi e questo portò
l’anziana
donna a sorridere – come vede il mio autobus è
arrivato e dunque non ho più
tempo per sentire le sue storie. Devo dirle addio
e buona serata!–
– Beh,
ci si vede in giro chiappe d’oro!
–
Quel saluto un
po’ volgare lo disse a
voce alta in modo che il pover uomo, forse pure un po’
bigotto visto che l’aveva
guardata e giudicata senza troppe remore, la sentisse chiaramente tanto
da
fargli girare la testa e attirare anche l’attenzione dei
pochi passeggeri
presenti che ridacchiarono a quelle parole profetiche.
Poi
l’autobus ripartì in tutta fretta
lasciando la signora della notte nuovamente sola anche se per poco.
Difatti,
dopo pochi secondi dalla partenza del mezzo ecco che un individuo basso
e
piuttosto grassoccio cercò di rincorrere l’autobus
ormai lontano dalla sua
portata.
–
A… Aspetta! Maledizione! – sbuffò
l’anziano
kinnikku, la cresta ornamentale che portava era quella
dell’eccentrica razza
aliena, poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato
– fra tutti gli
orari che potevano scegliere per riconsegnarmi il mio bagaglio a mano
proprio a
quest’ora fuori mano?! –
Che cosa ci
facesse li Vance MacMadd
poteva essere un mistero, ma le sue parole erano già un
indizio più che soddisfacente
sui preparativi per la competizione sportiva che già adesso
si stava rivelando
alquanto caotica e con un afflusso di tifosi ben più
maggiore delle sue
aspettative. Un buon evento per le sue tasche, certo, ma per i suoi
nervi tesi
non erano esattamente delle notizie che lo rincuoravano . senza notare
il
bagaglio a mano smarrito prima della sua partenza dal pianeta Kinnikku
e suo
figlio Ikimon che si stava dimostrando un vero idiota su molte
cose…
Ma a parte
questi pensieri funesti,
una volta ripreso fiato si accorse di una presenza femminile che ora lo
stava
guardando con una cinica curiosità nonostante i vestiti che
indossava
richiamavano al mestiere più antico del mondo. Una
situazione alquanto
imbarazzante per un uomo anziano come lui, perché divenne il
nuovo bersaglio di
una signora che aveva decisamente voglia di prenderlo in giro. Forse.
–
Ehi… ma io ti conosco! –
Questa oneshot doveva essere
prettamente comica e invece è saltato fuori qualcosa di un
po’ meno serio, ma
forse è meglio così visto i temi trattati. Ad
ogni modo spero abbiate
apprezzato, e ci si vede alla prossima!