*...l'incantatore...*
capitolo IV
Il
giardino del palazzo di Nihon seguì Yuui fin
dentro i suoi sogni. La luce delle lampade sospese sui vialetti era
cangiante,
e nei suoi bagliori gli angoli e le piante che circondavano il ragazzo
svanivano silenziosamente, rimpiazzate da nuovi rami e cespugli.
C’era un profumo intenso e dolcissimo di fiori…
Yuui
era incantato dalla flora rigogliosa e curata di quel giardino
splendido. La
brezza era tiepida, e il ragazzo poggiò le dita sulla
corteccia tiepida di un
grande ciliegio. Nel sogno, le foglie verdi dell’estate si
erano colorate di un
rosa chiaro; il vento ne fece cadere qualcuna sui capelli…
ma no, non erano
foglie, erano petali, petali morbidissimi.
Ne sentì uno posarglisi sul viso, e chiuse gli occhi
per assaporarne la leggerezza sulla palpebra, come un bacio posato a
fior di
labbra…
…era un sogno, perché non era certo di sapere
cosa si
provasse a ricevere un bacio su una palpebra.
Yuui riaprì gli occhi. C’era una abete coperto di
neve, accanto a lui, adesso.
La neve era ovunque, perfino sotto i suoi piedi
scalzi, ma non aveva freddo… anche se era consapevole del
fatto che avrebbe
dovuto averne. …era come se il piccolo bacio del petalo
stesse irradiando
calore dal suo viso in tutto il suo essere.
(lol Yuui è a Narnia NdA)
Attorno a lui e all’abete era tutto bianco… bianco
perché nevicava fitto fitto. Tutto era silenzioso e
l’unico odore era quello
della resina e del gelo.
Poteva essere un posto qualsiasi dei luoghi dove era
cresciuto lui, un posto qualsiasi durante una qualsiasi giornata
invernale. Si
voltò a cercare Fay – di certo il fratello stava
già preparando le palle di
neve… ma dietro a lui c’era ancora solo la
tormenta.
Alzò un mano avvolta in un guanto nero, e le sue dita
sottili alzarono il bordo del cappuccio che gli nascondeva il viso.
Fay…! Pensò immediatamente
Yuui quando vide le
ciocche di capelli biondo cenere che gli ricoprivano la fronte, e i
contorni
del suo viso che erano identici ai suoi. Gli si avvicinò e
gli scostò quei
ciuffi morbidi dal volto, finché non si specchiò
letteralmente nelle iridi
turchesi dell’altro.
“…Fay? Che vestiti strani indossi?”
Il nuovo arrivato abbassò lo sguardo e scosse
lievemente la testa in segno di diniego. Sotto i capelli fatti
ondeggiare dal
movimento, il suo viso cambiò: al posto
dell’occhio sinistro, apparve una
cicatrice profonda, e l’iride del destro si
infiammò di un intenso color
dorato.
Yuui si ritrasse improvvisamente, e i fiocchi di neve
avvolsero lo sconosciuto, che fissò il suo unico occhio sul
giovane.
Il suo sguardo esprimeva qualcosa che poteva essere a
metà tra il rammarico e la speranza, mentre si portava le
mani al petto. Sotto
le sue dita, qualcosa brillò, e un momento dopo tra le sue
mani c’era quella
che a Yuui sembrò una fiamma di luce blu. La neve
vorticò intensamente attorno
ad essa, finché non si formò una spessa crosta di
ghiaccio a intrappolarla.
…una piccola stalattite, mentre la luce del fuoco al
suo interno pulsava sempre più fiocamente…
Le mani di Yuui si protesero verso quelle dell’altro
senza che lui ne avesse l’intenzione, e ora la fiamma
ghiacciata era poggiata
sui suoi palmi nudi.
Al di là della semi-trasparenza del ghaccio, la luce
non ardeva più, c’era solo nero.
E tuttavia non era fredda… il giovane avvicinò il
viso per scrutare al suo interno, e la luce riprese improvvisamente a
pulsare,
irradiandosi dal ghiaccio che si sciolse immediatamente, sgocciolando
tra le
sue dita. Ma quella che liberò non era una fiamma,
bensì una piuma. Una piuma
con nitidi segni violacei che ne solcavano la peluria bianca. Un
simbolo… con
la consapevolezza improvvisa e tipica dei sogni, Yuui seppe che quello
non era
che il disegno stilizzato delle ali di una fenice. …forse
quella era una
piccola piuma di fenice, appena rinata dalle sue ceneri…?
Alzò gli occhi per chiedere allo sconosciuto, ma
quello che vide fu solo un fugace sorriso sul suo volto, e poi la sua
figura si
smaterializzò in una delle impetuose folate di vento e neve
che lo avvolgevano.
Ancora impegnato a cercare di ritrovare l’altro in
mezzo al bianco vorticante, non si accorse che la piuma si era
sollevata, e che
stava penetrando nel suo petto. Sentì sprigionarsi un calore
fortissimo, tutto
all’improvviso, e prima che potesse accorgersi di quello che
stava accadendo,
il suo corpo sprofondò nella coltre di neve che ricopriva il
suolo…
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Quando
si svegliò, era accaldato. Si accorse di aver
scalciato via le lenzuola, durante il sonno.
Era appena l’alba, e Fay era immobile nel futon
accanto al suo.
…si sentiva come se avesse dovuto provare un gran mal
di testa, ma non si sentiva male. Doveva aver sognato molto, quella
notte.
Aveva l’impressione di aver sognato a lungo del
ninja… di lui e di Kurogane…ma
non ricordava assolutamente che cosa.
Si fece aria con la mano; sentiva caldo anche se
l’aria della prima mattina di Nihon era fresca.
Improvvisamente, rivide davanti agli occhi il volto
sfigurato dello sconosciuto che gli era apparso in mezzo alle raffiche
di neve.
Non poteva fare a meno di provare un terrificante sentimento di
nostalgia, a
ripensarci… una cicatrice così profonda su un
volto identico al suo… che gli
ricordava così tanto il gemello…
Automaticamente, si voltò verso Fay, ma il suo viso
era intonso, gli occhi chiusi e i capelli sparsi sul cuscino.
Lo aveva fatto tante volte, ma quella mattina quel
gesto consueto non gli diede le emozioni che gli dava solitamente.
Avrebbe potuto
svegliarlo e parlargli del sogno… ma all’idea di
vedere di nuovo quegli occhi
turchesi provò una forte sensazione di disagio.
In fretta, ripose la mano di Fay sul suo petto, e si
alzò, indossando il più velocemente possibile lo
yukata che gli avevano dato a
palazzo.
Si sentiva come nel suo petto stessero vorticando
insieme petali di ciliegio e fiocchi di neve gelida.
Camminò a passi lenti e controllati lungo il
corridoio, verso la stanza di Ashura. Ancora prima che le sue nocche
sfiorassero l’intelaiatura di legno della porta, la voce
calma dell’uomo lo
invitò ad entrare.
Ashura si era già alzato, anche lui adorno delle
vesti che erano state messe a loro disposizione a palazzo. Un motivo di
draghi
viola si snodava sulla seta del suo yukata, e i suoi capelli corvini
appena
pettinati scintillavano sulle sue spalle.
“Buongiorno.” gli sorrise.
“Buongiorno, Ashura, signore.”
“…hai fatto un sogno?”
Non era insolito che Yuui si precipitasse nelle
stanze di Ashura anche nel bel mezzo della notte. Ashura era il suo
mentore
nell’apprendimento della magia, ed era un sognatore. Forse
non tutti i sogni
avevano un significato, e certo Yuui non era uno yumemi, che poteva
vedere il
futuro o ricevere la conoscenza attraverso i sogni, ma la sua
curiosità lo
spingeva sempre a consultarsi con Ashura non appena qualche visione
insolita
turbava il suo sonno.
“Un sogno… beh… a dire il vero, sono
stati tanti
sogni…” Cominciò a raccontare del
giardino e dell’improvvisa tormenta di neve
che lo aveva avvolto, dell’incontro che aveva fatto, e della
piuma di fenice.
Ma poi si fermò. Dopo che gli era sembrato di svenire nella
neve, il sogno era
continuato… era come se tutte le immagini della notte,
condensate in lui,
accalcate l’una sull’altra, premessero per uscire,
senza riuscirci.
“…però sono sicuro che nel sogno
c’entrasse anche
Kurogane, il ninja.”
Ashura aveva ascoltato attentamente. Alla fine,
sorrise.
“Sai, credo proprio che la persona più adatta a
cui
chiedere a proposito di questo sogno non sia io, ma qualcun
altro.”
Yuui lo guardò con aspettativa.
“…intendo la principessa Tomoyo.”
Il giovane sporse il labbro inferiore, pensieroso.
“…la Hime del palazzo… ma non credo che
acconsentirà
a parlare con una sorta di giocoliere come me… non di una
cosa come questa.”
“Credi che la principessa riterrebbe il tuo sogno una
cosa futile?” chiese Ashura, aprendo le tende.
“…i sogni non sono una cosa futile. Ma forse una
principessa non ha tempo da dedicare ai sogni di uno come me.”
Ashura gli sorrise. Il suo classico sorriso che
significava tu sai che io so di cosa parlo e che se dico una
cosa non la
dico a vanvera.
“Io credo proprio che se proverai a parlarle, la troverai
più che disponibile ad ascoltarti.”
L’aria dubbiosa non aveva abbandonato il volto di
Yuui, ma del resto conosceva Ashura ormai da anni, e, di conseguenza,
avrebbe
provato.
“…ricorda una cosa, però. Quello che
potresti
ascoltare rischia di andare ben al di là di quanto
immagini.”
Già sulla soglia della stanza, Yuui si voltò di
nuovo
a guardarlo. I suoi occhi azzurri furono attraversati da un breve lampo
di
preoccupazione, ben presto sostituito da un sorriso.
“La mia vita è già andata ben oltre
rispetto a quello
che avrei potuto aspettarmi. Non credo sarà un
problema.”
Ashura annuì, mentre sentiva i passi dell’altro
dirigersi di nuovo verso la sua stanza.
Aveva fatto un sogno anche lui, ma avrebbe potuto
aspettare ancora un po’ a parlargliene. Almeno per quel
giorno.
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Inizialmente, non prestò particolare attenzione al
cibo, ma se ne pentì immediatamente, non appena il riso
crollò impietosamente
nel piattino della salsa, schizzandogli il tessuto dello yukata.
Yuui cancellò la macchia con un veloce gesto delle
dita. Il cibo di Nihon era passabile, ma mangiarlo con quei bastoncini
che
usavano loro era l’impresa più ardua mai
sperimentata. Anche se doveva dire di
essere migliorato abbastanza, nei mesi che aveva passato in quel paese.
Ma bastava calare l’attenzione, e le bacchette erano
pronte a tradirti.
“A dire il vero no, sono sveglio da prima
dell’alba…
ma queste bacchettine continuano a ribellarsi alle mie dita.”
La donna gli sorrise maternamente. I suoi capelli
avevano lo stesso colore delle fiamme che faceva scaturire tra le sue
mani
delicate, una chioma che incorniciava un viso delicato e talvolta
malizioso.
“Eppure sembri un po’ perso nei tuoi
pensieri.”
replicò lei, strizzandogli l’occhio.
Yuui sorrise. Karen era forse l’unica persona con cui
si sentiva a suo agio, parlando. L’unica a cui poteva aprire
il cuore, oltre ad
Ashura, naturalmente.
“E’ che ho fatto un sogno strano, questa
notte.”
“E non ne hai parlato con Ashura?” chiese lei
cominciando a mangiare.
“Sì, ma ha detto che non è a lui che
devo rivolgermi
per capire il suo significato…”
“…e?” lo incoraggiò.
“…dovrei parlarne con la principessa del palazzo,
ma
quando ho chiesto di lei mi è stato risposto che
sarà lontana dal palazzo per
tutta la giornata.”
Karen sorrise di nuovo. Era strano vedere Yuui
impaziente per qualcosa… ma era una stravaganza davvero
benvenuta e salutare.
“Il sogno non cambierà di qui a domani mattina. E
in
più, avrai del tempo per rifletterci per conto tuo. La
signora del palazzo
sembra una persona accogliente e gentile, vedrai che
accetterà di parlarti
molto volentieri.”
Yuui annuì “Lo ha detto Ashura, che ci ha
conversato
così a lungo, ieri.”
Karen annuì. E improvvisamente si chiese se
quell’impeto
di salutare curiosità del giovane non lo avrebbe portato a
scontrarsi con
qualcosa di scomodo.
Prima che Yuui si alzasse, gli passò affettuosamente
una mano tra i capelli.
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Poco
dopo colazione, Yuui tornò al campo di
allenamento e non fu sorpreso di trovarci lì il ninja.
Per una volta, non gli era stato ordinato di scortare
la principessa nella sua uscita, (e Kurogane non se n’era
meravigliato, sapeva
ormai bene il perché), quindi avrebbe passato la giornata ad
allenarsi.
Il guerriero non si stupì nemmeno quando vide
arrivare il biondino saltellando lungo il sentiero.
Del resto, avrebbe potuto scegliere di occuparsi
della manutenzione delle armi, o di supervisionare le sentinelle, o di
andare
in esplorazione. Invece era tornato ad allenarsi. Tsk.
L’unica cosa strana era che, ogni tanto, fissando il
ninja, aveva come l’impressione che la sua sagoma si
sovrapponesse alle
immagini che gli dovevano essere apparse in sogno. Ma era tutto
fuorché una
sensazione spiacevole…
Di nuovo, si avvicinò il tramonto, e i due si
fermarono a riposare.
Yuui inspirò profondamente l’aria serale, ancora
afosa e umida. E ripensò ancora al sogno.
“Cade mai, qui, la neve?”
“D’inverno, sì.” rispose
l’altro, intento a mettere
in ordine gli oggetti che avevano usato.
“Questo giardino è davvero splendido,
Kurosama… sai,
qui a Nihon ci sono un sacco di piante che non avevo mai visto prima! E
tutte
così fiorite e rigogliose!”
Improvvisamente, a Kurogane venne in mente Celes, e
le sue sterminate distese di bianco.
“Tu vieni da un paese freddo, non è
così?”
“Ah, sì! Beh, è facile da indovinare,
no? E’ una
paese piuttosto freddo, e anche piuttosto lontano… - rispose
Yuui, dondolandosi
sulla staccionata dove si era seduto – Ma i fiori ci sono
anche lì, solo che
non ce ne sono così tanti, e non così
profumati.”
“E quanto è distante?”
“Mmh.. non saprei! Da me, almeno un paio
d’anni…”
“Due anni?”
“Siamo artisti girovaghi. Esibirci e farci
conoscere in nuovi posti è il nostro mestiere! Prima di
arrivare qui, ne
abbiamo girati, di posti!” sorrise.
“Credevo che anche gli artisti ambulanti avessero un
posto dove tornare.”
“Beh, non tutti, magari.” gli occhi rossi del ninja
dardeggiarono su Yuui, ma il sorriso del ragazzo si era congelato.
“Se non hai una casa, cos’è che vuoi
proteggere con
la tua spada?” continuò allora.
Il sorriso sulle labbra di Yuui si tese
impercettibilmente, o così Kurogane credette di
vedere… ma aveva visto così
tanti sorrisi su un volto uguale al suo, che sapeva di non sbagliarsi
“Se avessi qualcosa da proteggere a tutti i costi, e
volessi tenerlo segreto, non andresti a dirlo in giro, no?”
Il ninja non gli staccò gli occhi di dosso. Sentiva
l’urgenza di penetrare il muro di ghiaccio di quegli occhi
azzurri…
“Hyuuuu! Yuui! La cena sarà servita tra
poco!” Fay
apparve improvvisamente dal sentiero del giardino, gesticolando alla
volta del
fratello.
“Ah, si è fatto tardi! Grazie per gli insegnamenti
di
oggi!” esclamò Yuui, saltando giù dallo
steccato per correre incontro al
gemello.
Kurogane li osservò sparire, e si accinse a rimettere
a posto la spada da allenamento che avevano usato. Era presto, per la
cena.
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Anche quella sera, sarebbe uscito volentieri ad
osservare le bellissime lucciole che giocavano a nascondino tra le
foglie dei
cespugli… ma lui sarebbe venuto a cercarlo, e gli avrebbe
fatto altre domande.
Non lo spaventava il fatto di per sé, ma gli faceva
male sapere di non potergli rispondere onestamente. E questo era
assurdo… era
abituato a nascondere la verità, perché mai
mentire a quell’uomo gli avrebbe
dovuto dare fastidio? E del resto, perché mai avrebbe dovuto
rispondergli
sinceramente? A lui, che sarebbe mai importato?
“Signore?”
“Yuui, prepara le tue cose. Domattina partiremo.”
Il giovane lo guardò senza capire. “Di
già?”
…ma non aveva ancora parlato del sogno alla
principessa… e poi…
“Anch’io ho fatto un sogno, stanotte. E non saremo
al
sicuro, se rimaniamo qui ancora a lungo… abbiamo dato
nell’occhio. Non
faticheranno a rimettersi sulle nostre tracce. Domani
partiremo.” il tono di
Ashura era calmo e fermo, come al suo solito.
“Certo, signore.” Yuui chinò la testa.
Dovevano andare, e il suo posto era al fianco del suo
signore Ashura. Per difenderlo.
Egli sorrise e augurò la buonanotte.
…ma non potevano rimanere lì. E se Ashura pensava
che
occorresse partire domani, così avrebbero fatto.
Prima di addormentarsi, si soffermò a pensare che il
guerriero, quel giorno, era stato un po’ più
gentile nell’allenamento.
Sarà un timidone, quel Kuroninja, pensò con un
piccolo sorriso sulle labbra.
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La principessa Tomoyo lo accolse con un sorriso, e
lui, inchinatosi al suo cospetto, le sorrise a sua volta. Un momento
dopo, le
ancelle della principessa chiudevano le porte della sala alle sue
spalle.
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Quando
si riaprirono, il giovane ne uscì a capo
chino.
La storia che Tomoyo gli aveva appena raccontato si
stagliava nitida nella sua mente, lasciando solo buio al suo intorno.
…una spiegazione lampante a tanti dei quesiti che si
era posto in quegli ultimi giorni.
…altrimenti, perché mai qualcuno avrebbe dovuto
interessarsi a lui?
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L’aria
era fredda e pungente; il temporale aveva
lasciato il cielo terso e il laghetto era un piccolo frammento di cielo
in
mezzo alle piante del giardino… si poteva distinguere dove
finivano le sponde
buie e cominciava l’acqua perché questa brillava
del riflesso delle stelle.
La luce del quarto di luna che si affacciava sopra i
tetti del palazzo era tenue, ma Yuui distingueva benissimo la sagoma
del ninja
appoggiato al parapetto di legno. Il vento era ancora forte e faceva
svolazzare
il suo mantello.
Camminò silenzioso fino a raggiungerlo e si
appoggiò
al parapetto, accanto a lui.
“Più lo guardo, più mi rendo conto che
è davvero un
bellissimo giardino, questo. - disse dopo un po’ –
Peccato, non poterci
vivere.”
Kurogane non rispose, ma si voltò a guardarlo.
“E’ il tuo turno di guardia?”
Il ninja scosse la testa “No. Ma non riuscivo a
dormire.”
Yuui sporse il labbro inferiore con aria vagamente
canzonatoria “Ooh…poverino! Paura del temporale?
Ma adesso è tutto finito!”
Kurogane non reagì con stizza. Osservò
l’altro per
qualche istante ancora e poi tornò a voltarsi
e ad osservare il timido riflesso della luce delle stelle.
“E tu che ci fai qui?”
“Oh, nemmeno io riuscivo a dormire. Beh, domani
partiamo e… insomma, le partenze mi rendono sempre un
po’ nervoso.”
…partenze… Kurogane ripensò al mago,
alla curiosità
che sprizzava non appena giungevano in un nuovo mondo… un
entusiasmo che
serviva a mascherare il suo nervosismo.
Questo Yuui non lo nascondeva, almeno.
“Anche se, visto il venticello che tira, non credo
che passeggiare qua fuori mi concilierà il
sonno…”
“E tuo fratello? Riesce a dormire bene, lui?” fece
Kurogane togliendosi il mantello.
“…lui? Oh, sì. Dorme meravigliosamente,
mio fratello…
Beh, sai, nel paese da cui veniamo non sono rare le tempeste. Questo
vento non
è nulla, in confronto…”
Kurogane osservò
scettico l’altro, ma non chiese nulla.
“Ah… questo sì che è freddo,
invece!” esclamò Yuui.
Aveva sfiorato il braccio sinistro del ninja: il metallo, a contatto
con l’aria
notturna, era diventato gelido.
Lo prese tra le mani e lo soppesò.
“La persona per cui hai dato questo braccio era
fortunata…”
Kurogane attese un attimo prima di rispondere
“…non
credo che lui avrebbe mai parlato di fortuna.”
“Beh, avere accanto una persona disposta a
sacrificare così tanto per un altro…”
Yuui gli strinse la mano artificiale tra le sue.
Cadde il silenzio, e le stelle arrivarono a spostare
visibilmente il loro riflesso nello specchio d’acqua, prima
che Yuui parlasse
di nuovo.
“Ho sentito la tua storia… so che forse non vuoi
parlarne, ma… beh, mi ha fatto piacere ascoltarla. Anche se
un po’ mi è
dispiaciuto che non sia stato tu, a raccontarmela. Tutte le cose che ti
sono
successe, le persone che hai incontrato, i mondi che hai
visitato… incredibile…
oh, senti, ora sì è un po’
riscaldata.” disse riappoggiando la mano artificiale
sul parapetto.
Kurogane se la sfiorò con la destra: il metallo era
tiepido, grazie al calore delle mani di Yuui.
Il ninja pensò che la cosa avrebbe dovuto urtarlo.
Che, in fondo, non voleva che il ragazzo sapesse del suo
passato… perché questo
significava mettere anche lui di fronte ai suoi ricordi…
sì, come se li avesse
lasciati alle spalle… ma se lui sapeva,
era un altro discorso…
“Era un viaggio che forse avrei preferito non
affrontare. Ma era inevitabile.”
Eppure non se la prese. Le sue sensazioni erano
ovattate, come se a provarle fosse qualcun altro. Se quello davanti a
lui non
era quel mago, forse nemmeno lui era più
sé stesso… forse quel passato
non lo riguardava.
Al suo fianco, sentì l’altro deglutire e sospirare
“Io non sono il tuo Yuui, però. Ho viaggiato, ma
non attraverso i mondi. Non
sono quello per cui hai dato questo braccio, e… non lo posso
sostituire,
Kurogane.”
Il ninja si voltò a guardarlo, ma l’altro
abbassò gli
occhi… forse Yuui si sarebbe aspettato – forse
avrebbe sperato – una sfuriata,
qualcosa che cominciasse con un “Ma piantala di dire
idiozie!” ma non arrivò.
Del resto, Yuui sapeva di avere ragione.
Perché mai, sennò, un tipo burbero come quel
guerriero gli si era avvicinato senza nemmeno conoscerlo? O meglio,
perché mai
gli si era avvicinato come se lo conoscesse da sempre?
“Domani mattina partiremo presto…
tenterò di dormire.
Buona notte, Kurogane.” Si congedò.
Sparì in fretta nel buio del sentiero.
>>>
<<<
Nota:
ormai è chiaro come lo Yuui di questa storia
sia ben diverso da quello che conoscevamo. Innanzitutto, nella mia
testa questo
Yuui è leggermente più giovane di quello che
vediamo nel manga – nella mia
idea, qui ha meno di vent’anni – inoltre,
nonostante si intuisca che il suo
passato nasconde eventi tristi, è cresciuto in un contesto
che è riuscito a
dargli amore, anche se non si può parlare di famiglia vera e
propria.