Era una cosa seria all’inizio, anzi un pezzo mantiene un po’ di serietà, ma molto poca. È che quando l’ho
riletto me li sono visti al bar a fare ‘sto discorso e
così…è diventata una sorta di parodia. Una parodia però in
cui sono presenti le mie forti convinzioni sul personaggio di Murtagh. Come dice lui durante il
suo secondo scontro con Eragon, non è cattivo.
È solo sfigato.
Buona lettura, Chiara.
ps: ringrazio Nahid per aver giudicato questo delirio degno di pubbicazione. Questa è dedicata a te.
Come vennero decise le sorti di Alagaësia
o
Eragon e Murtagh
al bar…
Nasuada sta marciando su Gil’ead con i Varden. Eragon è in missione segreta per suo conto: deve tastare il
terreno in città. E così il nostro giovane eroe decide
che l’unico modo per confondersi tra la gente è andare a farsi una bevuta.
Eragon entra in un bar.
La tensione si taglia con un coltello. Un coltellaccio da cacciatore di
frodo. Tutti gli avventori lo guardano in cagnesco. Incurante delle reazioni
che ha provocato la sua apparizione, si avvicina
salterellando al bancone, si siede e ordina un’acqua tonica. Mentre
il barista lo serve, si guarda intorno. Poi nota qualcuno di familiare. Prende
il bicchiere e si sposta di alcuni posti per sedersi
accanto alla figura conosciuta. Appoggia il bicchiere e mette le mani sugli
occhi all’altro.
« Chi sono? » chiede con voce
cristallina.
L’altro ci pensa un po’ su.
« Legolas! » esclama alla fine.
« No, sono Eragon. »
« Lo so, cretino! L’unico deficiente che poteva fare una
roba simile » borbotta l’altro contrariato per essere stato disturbato
mentre rifletteva su un problema di fondamentale importanza: il
bicchiere che ha in mano è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Vi rispondo io. Non ha nessun bicchiere in mano.
« Allora, come ti butta, Murtagh?
»
L’altro sospira.
« Insomma! Galbatorix è
arrabbiato perché alcune voci gli hanno riferito che tuo padre è Brom e non Morzan, come pensava. Se l’è presa con me perché nostra madre metteva le corna a mio
padre. Che colpa ne ho io, scusa?! »
« Mi dispiace » dice Eragon
affranto.
Murtagh fa cenno al barista che gli porti
una botticella di idromele.
« E poi ha tirato fuori un discorso tutto suo, dicendo che avrei dovuto vendicare Morzan
uccidendo Brom. Quando gli ho fatto
presente che è già morto, lui mi ha risposto che allora devo ammazzare te.
Non mi sono arrischiato a dirgli che se muori tu,
muore anche Saphira. »
Entrambi scuotono la testa.
« E poi ci sarebbe un altro
problema » dice Eragon ispirato. « Roran dovrebbe uccidere te, perché tu hai ucciso me. »
« Ce n’è un altro ancora. Ormai non so più se in duello
sarò io a vincere o se invece sarai tu. »
« Tra l’altro, anch’io avrei un paio di morti da farti
scontare. Rothgar e Oromis.
»
« Ma Oromis
non l’ho ucciso io, è stato Galbatorix! E poi, se
anche fossi stato io, che mi dici del suo drago? La
sua morte non devi vendicarla? »
« Come ben sai, gli Eldunarí
sono una materia un po’ complicata… »
« Dici? Beh, non hai tutti i torti… »
Silenzio. Intanto i due hanno finito la terza botte di idromele.
« E così, tuo padre è Brom. »
« L’hai già detto. »
« Davvero? »
Eragon annuisce.
« Beh, sono contento per te. Almeno tuo padre non era un
pazzo assassino che ferisce i bambini di tre anni, usa
tua madre per i suoi scopi poco raccomandabili e uccide i draghi di quelli che
erano i suoi amici. »
Murtagh tace e riflette su quello che ha
detto. Passano i minuti e nessuno dei due accenna a
emettere un suono.
« Insomma, » dice Murtagh alla
fine « tutte le fortune ce le hai tu. »
Eragon schiocca le dita e il barista gli porta due birre.
« Ti offro da bere, dai. »
Murtagh annuisce mentre
lo prende una sbornia molto triste. Ma molto molto. Comincia a piangere. Eragon
gli dà qualche pacca sulla schiena per confortarlo proprio
mentre suo fratello sta bevendo. Murtagh comincia
a tossire cercando di non morire.
« Su, su. Non è il caso di tentare di soffocarsi per
sfuggire a questo tuo destino infame. Pensa a Castigo. Morirebbe di dolore » lo
consola Eragon.
Murtagh lo guarda e pensa che suo
fratello e l’alcol non sono una bella accoppiata.
« Cambiamo discorso, dai » lo
incita Eragon.
Il moro si asciuga gli occhi e guarda suo fratello.
« Dimmi di te e Arya. A che
punto siete? »
Eragon è sull’orlo delle lacrime.
« Che…che ho detto? »
Il biondo scoppia a piangere e si accascia sul tavolo.
« Arya… » farfuglia tra un
singhiozzo e l’altro. « Non ne vuole sapere di me. »
Murtagh stringe una spalla a Eragon per solidarietà. Schiocca
le dita e si fa portare due martini dry, shakerati,
non mescolati, in stile Bond, James
Bond.
« Non sai come ti capisco. Nasuada
non vuole avere niente a che fare con me ora che siamo nemici. Io le ho detto ieri per sms che non è colpa
mia se servo Galbatorix. Ma
lei niente! »
« Brom aveva detto
che nella nostra famiglia siamo sfigati in amore. Sarà un fatto genetico dovuto
alla mamma. Anche perché Roran mi
sembra proprio felice e contento. »
Rimangono in silenzio. Poi si illuminano
di immenso nello stesso istante. Sono proprio fratelli…
« Facciamola pagare a Roran »
propone Murtagh. « Così io divento cattivo e il mio
vero nome cambia e Galbatorix non ha più controllo su
di me e noi buttiamo Roran tra le sue braccia così
l’uovo verde – che tanto sappiamo si schiuderà per lui – si apre e Galbatorix dovrà cominciare daccapo con l’addestramento.
Due piccioni con una fava! »
Eragon annuisce ma
poi l’illuminazione torna a farsi sentire.
« E a Katrina,
che cosa diciamo? Insomma le ho regalato un anello che
le fa sapere se Roran è vivo e sta bene e anche dove
si trova. »
Murtagh tira uno scappellotto al
fratello.
« Ahia! Va bene vedere NCIS, però non serve che mi picchi. Tanto la parte di Gibbs non te la danno. »
« Cretino! Come faccio a vedere NCIS se in tutta Alagaësia non c’è uno straccio di televisione?! »
Eragon si rende conto che suo fratello
ha ragione. Come succede la metà delle volte d’altronde. L’altra metà, invece, hanno ragione gli altri personaggi.
« Potresti dirle che l’anello ha
bisogno di una riparazione e poi lo sostituiamo. »
« Mica è scema! »
« Scusa chi è che si intende di
magia tra voi? »
« Ma tu non lo sai! Ha fondato un
club dell’uncinetto insieme ad Angela e adesso stanno
insieme dalla mattina alla sera. Mi fanno venire i brividi. Hanno anche tentato
di coinvolgermi…adesso stanno confezionando una coperta per Saphira.
»
Murtagh rabbrividisce di
orrore. Poi i due si zittiscono e meditabondi cercano un’altra
soluzione.
« E se noi offriamo una vacanza a Roran
e lo spediamo a Urû’baen? »
« Senti, tu non la conosci Katrina. Mi obbligherebbe ad andare a salvare suo marito anche se fosse appeso a testa in giù nella bocca del
Monte Fato a Mordor. »
In contemporanea schioccano le dita e il barista serve
loro due cocktail rosa con tanto di ombrellino.
« E se… » comincia Eragon. « No. Troppo pericoloso. »
« Cosa? » chiede Murtagh guardandolo e cercando di infilarsi la cannuccia in
bocca.
« Pensavo…ma no. Troppo rischioso. »
« Eragon, me lo dici o no? »
« Sì, insomma…ma no, no. Non si può fare. »
« Per Zar’roc
(ossia “per la miseria”, ndk), Eragon!
Parla! »
« Va bene, va bene. Pensavo… »
Eragon si interrompe
ma lo sguardo di fuoco del fratello lo convince a continuare.
« Pensavo…potresti rubare
l’ultimo uovo. Io mi organizzo con Roran e lo porto
qui. Ci incontriamo. E poi ce ne andiamo
in crociera e ci stabiliamo al di là del mare, così né Galbatorix,
né Katrina, né Nasuada, né Arya, né Orrin, né Orik,… »
« Esiste una parola sola. »
« Ah, sì? »
« Ma che ti hanno insegnato gli elfi?!
»
« La dieta vegetariana. »
Murtagh scuote la testa.
« Comunque, così nessuno… »
« Così nessuno ci rompe più » conclude
Eragon annuendo.
Murtagh riflette e intanto ordina dello Champagne. Poi cambia idea e prende dello Spumante,
perché Paolini, si sa, ha origini italiane.
« Ci sto. Ci vediamo qui…dopodomani prima dell’apertura? »
« Sì, va bene. Dovrei farcela. »
I due si alzano e vanno verso la porta. Non si sa come riescano a reggersi in piedi dopo tutto l’alcol ingerito.
« Mi raccomando le scorte di cibo. »
« Sì, ma tu non fare come l’altra volta che ho portato
tutto io e ti sei mangiato tutto tu, eh?! » protesta Eragon.
« Ma sì, sì. Allora a dopodomani,
eh? »
« E se Roran
non volesse venire? »
« Tu non dirglielo fino
all’ultimo, che al massimo lo convinco io. »
Sono giunti alla porta.
« Allora, ci vediamo. »
« Sta’ attento, Murtagh. »
« No, tu sta’ attento. Che sei sempre te
a combinare casini. »
Eragon annuisce. Spalancano l’uscio e
fanno per uscire.
« Ehi, voi! E il conto?! »
I due si girano verso il barista e lo squadrano da capo a
piedi.
« Ehi, tu, piuttosto! » esclama Eragon
inviperito. « Ma lo sai con chi stai parlando?! Noi siamo
due Ca…mhm… »
Murtagh ha messo una mano davanti alla
bocca del fratello per impedirgli di continuare.
« Lascia fare a me » sussurra.
Poi rivolto al barista dice: « Metti in conto a una nostra amica. Sarà qui tra una settimana. Si chiama… » sghignazza « …si chiama Islanzadi.
»
Il barista segna e i due Cavalieri se ne vanno.
Fine del quarto
libro.