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Autore: La_Sakura    19/02/2015    5 recensioni
Una notte, una madre, una figlia, un album di foto che ripercorre i ricordi vissuti fino a quel momento, pagine bianche da riempire coi ricordi che verranno. L'amore materno, l'amore fraterno, l'amore che fiorisce e quello che non trova pace. Ali spiegate verso il grande cielo, fiori di ciliegio che riempiono l'aria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natsuko Ohzora/Maggie Atton, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sakura no sora - my personal universe'
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Guardo quella foto, noi tre che ci rotoliamo nella sabbia facendoci il solletico, ridiamo a crepapelle, e siamo così uguali, ci assomigliamo così tanto.
«Sai, Sakura, ognuno di noi deve essere consapevole delle scelte che fa.»
Sembrerà una frase senza senso, buttata lì per caso. Ma mia madre sa bene che quell’esperienza ha messo una seria ipoteca sul mio futuro con Misaki, ed è per questo che mi parla di consapevolezza, anche se io di solito preferisco dire “responsabilità”.
«Sono responsabile di ciò che ho fatto, mamma, mi assumo le mie colpe, non ti preoccupare.»
Mamma sospira, e sfoglia le foto di Parigi…
 
Seduta nella “mia” stanza, mi guardo intorno e cerco di ambientarmi: un letto a una piazza e mezzo, una scrivania con un pc, un armadio dove mettere le mie cose, una chaise longue. Molto essenziale. Le pareti sono spoglie, Madame Deville ha detto che posso appendervi ciò che voglio. Accidenti, la devo chiamare Florence. Devo abituarmici. Sento suonare il campanello, poi un rumore indistinto di voci: non ci do peso fino a quando sento bussare.
«Sakura, puoi venire? Vorrei presentarti mio nipote.»
Mentre esco dalla camera inizio a distinguere meglio le voci:
«Et c’est où la p’tite grenouille?»
Grenouille? Mentre entro in sala cerco mentalmente nel mio lessico il significato di quella parola, e quando raggiungo la traduzione rimango basita: mi ha chiamato rana!?
«Sakura, ti presento Louis. Louis, lei è la nostra piccola Sakura.»
Gli stringo la mano, ma mentre ci presentiamo entrambi abbiamo una strana sensazione.
«Ma non ci siamo già conosciuti noi due?» mi chiede lui, con aria sospettosa.
«L’unica volta in cui sono venuta a Parigi è stato in occasione del…»
«Torneo di calcio!- esclama, interrompendomi –Sei la sorella di Ozora?»
Sospiro e annuisco: quell’appellativo mi perseguita.
«Chi l’avrebbe mai detto! Benvenuta a Parigi!» stavolta mi dà una pacca sulla spalla che mi fa vacillare, per poi cingermi le spalle con un braccio e indirizzarmi verso la cucina, continuando a parlare di quel torneo, e di calcio, e di calciatori, e di quanto sia stato bravo lui, il famoso Louis Napoléon. Non ne uscirò viva!
«Adesso è in Brasile per perfezionarsi: si è trasferito là subito dopo il torneo.»
Mi ha fatto accomodare al tavolo e ha apparecchiato per fare una merenda veloce: succhi di frutta, biscotti, merendine.
«Da solo?»
Annuisco bevendo un sorso di succo d’arancia. Lui fa una faccia colpita, più o meno quella che fanno tutti quando si parla di Tsubasa.
«E tu invece? Che ci fai qui?»
La domanda mi coglie impreparata e rimango col biscotto a mezz’aria mentre lo fisso con aria stupita.
«Ehm… hai capito la domanda?»
«Sì, io, ehm… ero la migliore della classe in francese, e il mio insegnante mi ha offerto questa opportunità per migliorare.»
«Congratulazioni. Ne vedremo delle belle.»
 
«Ti hanno aiutato ad ambientarti? Non mi hai mai confessato se è stato difficile adattarsi agli standard occidentali.»
«Beh… già il fatto di non dover indossare la divisa è stato un bene e un male allo stesso tempo. Alla mattina avevo vere e proprie crisi del tipo “Cosa mi metto?”, non c’ero abituata. Poi la scuola era abbastanza esclusiva, quindi i primi giorni mi sentivo a disagio… poi però mi sono accorta che il mio ruolo di gaijin mi permetteva di essere “misteriosa”. Non per le ragazze della mia classe, che se avessero potuto mi avrebbero soffocato... meno male che avevo i miei supereroi
 
«Mi spiace, ma stavolta non la passano liscia.»
«Jacques, per favore...»
«No, Sakura, è ora di finirla. Posso capire le antipatie ma questa è davvero...»
«È solo un gavettone, è acqua - per fortuna, aggiungo mentalmente - Mi asciugherò.»
«Però ha ragione lui.» pure Yves sbuffa, segno che anche la sua pazienza è terminata, e se persino uno come lui è arrivato al culmine, significa che le ragazze hanno esagerato davvero.
«Tanto tra meno di un mese rientro in Giappone, e chi s'è visto s'è visto.» mormorò, cercando di strizzare le maniche del maglione intrise d'acqua. Non sentendoli più fiatare alzo lo sguardo, e incrocio i loro occhi tristi.
«Sapete bene cosa intendo...»
«Sì... certo... - mormora Yves - Però... ci mancherai...»
Mi avvicino a loro e li abbraccio entrambi.
«Siete i miei supereroi, lo sapete vero?»
«Certo! - Jacques mi stringe forte - Che avresti fatto senza di noi in classe?»
«Saresti stata sola e isolata da tutti.» mi prendono in giro. Ma hanno ragione: sono loro che mi hanno accolto quando sono arrivata e mi sono stati vicino, mi hanno aiutato e mi hanno voluto bene. Sarà dura separarmi da loro... anche da loro... perché qui a Parigi lascio una parte di me, un pezzetto del mio cuore.
 
Vedo lo sguardo perplesso di mia madre mentre davanti ai nostri occhi scorrono le foto di Parigi: Tour Eiffel, Sacré-Coeur, Champs Elysées…
«Così Louis era solo un amico eh?»
Arrossisco di botto: possibile che mia mamma ci debba sempre vedere così lungo? Sbuffo e cerco di dissimulare voltando pagina, ma la situazione peggiora perché ci troviamo di fronte alla foto che Florence ha scattato a me e a Louis per la festa di fine anno scolastico. E lui mi tiene così stretta a sé, con la mano appoggiata alla mia schiena lasciata seminuda da quel vestito blu elettrico che la mia famiglia francese ha tanto insistito per regalarmi.
«Forse era qualcosa di più, ma io avevo comunque Taro in testa, e non avevo spazio nel cuore per nessun altro. E sapevo che sarei dovuta tornare in Giappone, non aveva senso iniziare qualcosa che non avrebbe avuto un seguito. Louis… beh, ha lasciato intendere più volte che a me ci teneva, e ci tiene tuttora, come mi ha detto anche al World Youth, ma non è mai sfociato nel sentimentale, non è da lui. Credo che all'inizio sia stato un po' obbligato a starmi vicino, Florence l'avrà sicuramente minacciato... poi un po' si è affezionato...»
«Ami chi non ti ama, e sei amato da chi non ami…» professa mia madre, sospirando triste per la sorte amorosa che mi è toccata.
Torno a fissare la foto, avevo i capelli corti e lisci, erano ricresciuti e arrivavano appena sotto le spalle, e Florence aveva insistito per arricciarli con la nuova piastra che aveva comprato, e il volto truccato leggermente ma in modo che mi facesse risaltare il taglio degli occhi e il loro colore, noisette, come lo aveva definito Louis.
«La sera della festa aveva un po’ bevuto e ha detto cose che secondo me manco si ricorda - torno a quella sera per qualche istante, ricordando con piacere le parole di Louis - ma, no, non era innamorato di me. Assolutamente.» concludo convinta, o cercando di sembrarlo.
«È incredibile come sia te che Sanae siate riuscite a rimanere innamorate per anni della stessa persona nonostante tutte le avversità.»
«Lei però è stata ripagata, io…»
«Non credo che sia stato facile per lei, aspettare tuo fratello per tutto questo tempo.»
«Andiamo mamma! - esclamo, gettandomi sul divano per distendere le gambe - Tsubasa è sempre stato corretto con lei! E onesto! Non ha mai avuto lati ambigui!»
«Perché, Taro sì?»
«Mamma, per favore... vogliamo davvero rivangare il passato? Devo ricordarti cos'è successo durante il World Youth?»
«Ha avuto un incidente in cui ha rischiato la vita.» e le parole arrivano a me come una stilettata.
Kami, il ricordo del World Youth e dell’incidente di Taro è ancora fresco… i ragazzi, incoraggiati da Hyuga, non si recarono a Sendai, ma io sì.
 
«Sei sicura, Sacchan?»
Mio fratello mi osserva con aria preoccupata mentre metto due cose in valigia e mi preparo per andare a Sendai.
«Va tutto bene, Tsu-chan, ce la posso fare.»
Passando davanti allo specchio della camera, mi rendo conto che in realtà non c’è nulla che vada bene: sono più pallida del solito, con gli occhi rossi e due occhiaie profonde mi segnano il contorno occhi.
«Hai pianto tutta notte.»
«Tsu-chan, ti prego…»
Senza aggiungere altro mi abbraccia e io mi crogiolo nel calore di quel contatto che mi è mancato come non mai, negli ultimi tre anni.
«Portagli i miei saluti…»
Annuisco allontanandomi da lui per non scoppiare di nuovo a piangere, afferro la borsa e scendo al piano di sotto, dove mamma e Daichi mi aspettano per accompagnarmi in stazione.
Il viaggio mi sembra infinito, quattro ore di treno durante le quali mi scorrono davanti tutti i momenti che ho vissuto con lui, da quando ragazzino si intrufolò alla nostra partita di calcio contro la Shutetsu, a quando ci siamo baciati la prima volta, sotto al ciliegio del parco, fino a quando sono partita per Parigi e ci siamo messi in “stand-by”.
Le indicazioni di Misaki-san mi sono utilissime per raggiungere l’ospedale, e trovarmelo lì, seduto nella sala d’aspetto mi dà un senso di calma e tranquilla.
«Sakura-chan!» mi saluta con entusiasmo, avvicinandosi a me; rispondo con un inchino sorridendogli.
«Come sta?» vado al sodo, e lui legge la preoccupazione sul mio volto. Mi posa una mano sulla spalla e mi allontana dalle altre tre persone sedute lì con lui (sicuramente la nuova famiglia di sua madre).
«La gamba è messa male, purtroppo, penso tu sappia già che non può giocare il World Youth. - annuisco stringendo i manici dello zainetto - Ad ogni modo, è vivo, e si riprenderà, questo è l’importante.»
«Quando tornerete a Nankatsu potrò aiutarvi, io e mia madre…»
Perché ha distolto lo sguardo? Perché mi sembra di vedere delle lacrime che gli inumidiscono gli occhi.
«Va’ da lui, Sakura-chan… penso sia il caso che voi due parliate…»
«C’è… qualcosa che…»
Con un cenno del capo mi sospinge a entrare nella stanza, così scosto delicatamente la porta e faccio capolino all’interno.
«Si può?» mormoro, cercando di sorridere.
Taro è seduto sul letto, la gamba in trazione, lo sguardo perso e vacuo fisso oltre la finestra. Dopo qualche istante pare accorgersi della mia presenza e si volta verso di me.
«Sacchan…» mormora, con un filo di voce. Mi avvicino a lui e mi siedo sul letto, prendendogli una mano tra le mie.
«Ho fatto una buona azione… - mormora, abbassando lo sguardo - Non dovrei essere premiato?»
«Hai salvato la vita alla tua sorellastra, Taro, è stato un gesto eroico. Guarirai, vedrai, andrà tutto bene.»
«Ma non giocherò il World Youth… non correrò accanto a Tsubasa e gli altri… non potrò partecipare…»
Mi si riempiono gli occhi di lacrime e cerco di trattenerle mentre gli poso una mano su una guancia per infondergli calore. Una goccia salata scorre dai suoi occhi e finisce direttamente sulle mie dita.
«Rimango a Sendai… mamma vuole occuparsi di me…»
Ritraggo la mano come se avessi preso la scossa: ecco cosa voleva dire Misaki-san prima.
«Taro…»
«Lei vuole occuparsi di me, capisci? Vuole stare con me, accanto a me… aiutarmi… starmi vicino…»
Con la morte nel cuore per questa nuova separazione, seppur temporanea, annuisco, e stavolta le lacrime scorrono liberamente senza che io cerchi neppure di trattenerle.
«Torna a casa, Sacchan. - mi dice, con un sorriso - Hai gli esami, il World Youth, tante cose a cui pensare… promettimi che farai il tifo per i ragazzi.»
Mi scappa una risatina, in un momento come questo pensa sempre a sorreggere la squadra, così annuisco e gli regalo un sorriso sincero.
«Così mi piaci, Sacchan.»
Ci guardiamo per un istante, prima di avvicinarci l’un l’altra. Le nostre labbra si sfiorano in un casto bacio che mi fa battere il cuore all’impazzata; mi accarezza una guancia e mi deposita un altro bacio sul naso, poi uno sulla fronte. Io mi aggrappo a lui e lo abbraccio, cercando di infondergli quanta più forza possibile.
«Sono con te…» gli mormoro, appoggiando la fronte alla sua e chiudendo gli occhi per bearmi di quel contatto che mi fa rabbrividire e avvampare allo stesso momento. 


Ed ecco che in questo capitolo scopriamo chi è il famigerato nipote di Mme Deville, e ci troviamo di fronte alla reazione di Sacchan all'incidente di Taro. Siamo già al periodo WY. *lacrimuccia*
Grazie ancora a tutte voi per il sostegno
Un abbracio 
Saku

 
   
 
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