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Autore: Moony16    19/02/2015    2 recensioni
E se Scorpius Malfoy fosse un gentile, forse troppo timido, corvonero?
E se Rose Weasley fosse una coraggiosa ma titubante grifondoro?
E se durante un'ora di babbanologia dedicata a Romeo e Giulietta tutto questo venisse fuori?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Era Venerdì pomeriggio, metà Gennaio. Uno di quei giorni freddi in cui l’unica cosa che si desidera veramente è restare accucciati davanti al fuoco del camino, il freddo che penetra attraverso i vestiti fin dentro le ossa.
Le lezioni però continuavano e al quinto anno, con gli esami alle porte, Rose non poteva permettersi di saltare neppure una lezione, per suo sommo dispiacere.
Era intelligente, su questo non c’era ombra di dubbio, aveva però ereditato una certa pigrizia dal padre che la portava a fare i compiti piuttosto di malavoglia e a ricorrere a trabocchetti se fin troppo spesso. Comunque, la sua media era impeccabile, per l’invidia di molti.
Giusto quel giorno aveva dovuto partecipare a una lezione particolarmente noiosa, e inutile (come tutte le altre d’altronde), di babbanologia. Aveva scelto quella materia perché divinazione proprio non la tollerava mentre  Rune Antiche  sarebbe significata solo ore e ore di studio in più e già per quello l’Artimanzia sarebbe stata abbastanza. Così aveva scelto babbanologia, adducendo la scusa, che aveva sentito da qualche parte,  che “sarebbe stato affascinante studiare i babbani dal punto di vista dei maghi”. Suo padre l’aveva guardata con una faccia sconvolta, per poi lasciare la stanza borbottando, sua madre invece era scoppiata a ridere e l’aveva abbracciata. Non pensava di cavarsela con così poco.
Le lezioni erano tutto sommato divertenti, era buffo vedere i suoi compagni lambiccarsi per comprendere argomenti che per lei erano tutto sommato normali. Quando però studiavano la letteratura babbana a Rose venivano i sudori freddi. Adorava i vecchi libri della madre, così come amava la maggior parte delle storie babbane: riuscivano a trasmetterle sentimenti che raramente ritrovava nei libri scritti da maghi. La loro professoressa invece chissà dove aveva studiato letteratura babbana, anche se di certo non aveva mai aperto nessun libro di cui parlava. Così Amleto era diventato Omelette, Robinson Crusoe un selvaggio, Dracula un vampiro innamorato che beveva solo sangue animale, Mooby Dick una balena nera,  il signor Darcy un uomo simpaticissimo. Quel pomeriggio, invece, Romeo e Giulietta erano vissuti per sempre felici e contenti.
Esasperata Rose si alzò dal banco, offesa per l’assurdità detta sul suo libro preferito.
«si signorina Weasley?» le chiese la professoressa, da dietro i suoi spessi occhiali, che le facevano sembrare gli occhi giganti.
«Romeo e Giulietta muoiono! È il senso di tutto il libro» disse paonazza in viso. La professoressa batté due volte le palpebre poi le sorrise condiscendente.
«beh la signorina Weasley ne sa più di me sull’argomento a quanto pare. Prego venga alla cattedra e ci illumini» non era ironica e questo forse fece stare peggio Rose. Quella professoressa la faceva sentire in colpa per le risposte brusche che le dava.
«è il mio libro preferito» disse flebile, quasi a mo’ di scusa, mentre traballante raggiungeva il posto della prof.
«beh intanto si tratta di un’opera teatrale scritta da William Shakespeare. È una tragedia, ciò significa che inevitabilmente i protagonisti faranno una brutta fine. La storia parla di due ragazzi, Romeo e Giulietta appunto, che sono figli di due famiglie rivali. E si innamorano» il suo sguardo volò dritto verso il biondo corvonero che stava in fondo all’aula. Prima che lei potesse distogliere lo sguardo lui incatenò a sé i suoi occhi. La stava fissando concentrato. Le orecchie cominciarono a diventare rosse, così le coprì veloce con i capelli. Poi schiarendosi la voce ricominciò.
«i due si sposano, ma lo stesso giorno Romeo è costretto al duello con il cugino di Giulietta. Inizialmente vuole tirarsi indietro ma poi il suo migliore amico resta ucciso, così in preda alla rabbia e al dolore uccide a sua volta. Riceve così la pena dell’esilio ed è costretto a lasciare la città.
Nel frattempo il padre di Giulietta vuole costringerla al matrimonio con un altro uomo e lei prende una pozione che la fa sembrare morta, mandando una lettera a Romeo per avvisarlo. Ma lui non riceve la lettera e viene a sapere della sua morte. Quindi si avvelena sul corpo della sposa. Giulietta si sveglia accanto al cadavere dell’amato, quindi disperata si toglie la vita con la spada di Romeo» la professoressa la guardava attentamente. Forse non era poi così stupida come credeva.
«e perché un libro così triste è il suo preferito signorina Weasley?» le chiese seria. Rose sospirò e guardò di nuovo Scorpius. Avrebbe potuto dare una risposta banale, come “perché mi piace il romanticismo di Romeo” ma non era vero. Quello era il momento di tirare fuori il suo coraggio, perché lui doveva capire. Era necessario che capisse. Chi l’avrebbe detto che la sua confessione si sarebbe svolta durante un’esasperante ora di babbanologia?.
«perché parla di un amore proibito, impossibile, potente e fulminante. Romeo e Giulietta sono figli di nemici giurati. Famiglie che si odiano da generazioni» guardò di nuovo Scorpius e scoprì che i suoi occhi grigi la guardavano spalancati. Abbassò lo sguardo e continuò la sua spiegazione.
«ma il loro amore vince ogni cosa. È destabilizzante, improbabile e alla fine porta al bene. Perché dopo le loro morti le famiglie mettono fine alla faida e si riappacificano. Il loro amore trionfa sull’odio. L’amore quindi è più forte di ogni altra cosa e può vincere tutto, basta avere il coraggio di viverlo fino in fondo» la professoressa annuì e lei aggiunse una frase di cui si pentì nel momento stesso in cui la pronunciava.
«la verità però è che un po’ mi rivedo in questa storia» aveva detto quelle parole guardandolo e lui era arrossito. Però non aveva distolto lo sguardo, anzi le aveva sorriso. Anche lei aveva sorriso ed era tornata al posto, sotto lo sguardo confuso dei suoi compagni.
Scorpius Malfoy non era come credeva Ron Weasley. Cresciuto dentro una bolla di pregiudizi aveva da sempre voluto dimostrare che lui non era la sua famiglia. Non che non fosse legato ai suoi genitori ma è un po’ difficile andare d’accordo con un padre del genere, soprattutto da ragazzo. Con il tempo avrebbe capito ma per il momento si godeva il suo periodo di adolescente ribelle in piena crisi ormonale. E purtroppo per Draco Malfoy, le cose da rinfacciargli erano proprio tante.
Intelligente ed educato, aveva attirato l’attenzione di Rose con il suo silenzio. Non era un divo, bellissimo o esageratamente popolare, non giocava a Quidditch e le numerose ore di studio lo avevano fatto diventare un po’ grassottello verso i dodici anni.
All’inizio Rose era semplicemente incuriosita. Lui doveva essere serpeverde e non lo era. Doveva essere un bullo e invece era sempre gentile con tutti. Avrebbe dovuto essere svogliato o per lo meno competitivo, invece faceva il suo lavoro senza battere ciglio.
La curiosità era diventata interesse quando a quattordici anni lui si era dato all’atletica. Draco a Astoria, accorgendosi del continuo allargarsi del figlio, lo avevano costretto a fare un po’ di sport alla babbana.
E, stranamente, a lui era piaciuto: Scorpius correva lungo tutto il perimetro del castello anche quando fuori c’era la neve. Metteva i suoi quattro strati di maglioni e il poncho e si dava da fare.
L’interesse era diventato qualcosa di inspiegabile quando l’anno prima si erano trovati a lavorare insieme a una ricerca di babbanologia.
E chi l’avrebbe detto che era così spiritoso? Di solito i corvi erano proprio noiosi … e da quando era così alto e forte da poterla prendere e trascinarla in giro senza il minimo sforzo? I suoi occhi erano sempre stati di un colore così bello?
Rose non ne aveva idea. Sapeva solo che poco dopo quella ricerca che li aveva fatti avvicinare un po’ erano arrivate le vacanze estive. Suo malgrado aveva accennato una volta alla ricerca fatta col ragazzo: era sempre nella sua mente e difficilmente lei riusciva a mettere un filtro alle parole.
Il padre aveva storto il naso e cominciato a straparlare sui Malfoy mentre la madre, dopo averlo bonariamente rimproverato, l’aveva guardata un po’ preoccupata.
Nel corso dell’estate le varie volte che aveva accennato al ragazzo  con i suoi cugini aveva ottenuto solo sguardi di rimprovero o insulti verso di lui.
Ed era chiaro che nessuno l’avrebbe appoggiata, tranne forse Victorie. Anche lei si era ritrovata in una relazione che faceva un po’ storcere il naso, all’inizio, perché lei e Ted erano praticamente cugini.
Tornata a scuola si era scoperta a guardare più volte verso il tavolo corvonero, a desiderare che lui le facesse compagnia in biblioteca, a tremare quando lui la salutava con la mano e le sorrideva mostrando una fossetta nella guancia destra.
E alla fine aveva dovuto ammettere, almeno con se stessa, che se n’era innamorata. Anzi, che forse lo era sempre stata e lo aveva scoperto solo standogli vicina.
Alla fine delle lezioni Rose era andata in biblioteca: doveva finire una ricerca e non aveva nessuna voglia di ritrovarsi a studiare nel week end.
Poco dopo qualcuno la raggiunse e le si sedette accanto nella panca. Lei alzò lo sguardo e Scorpius le sorrise.
«e quindi Romeo e Giulietta è il tuo libro preferito?» lei fece spallucce, con il cuore a mille a causa della sua vicinanza.
«O Romeo, Romeo! Wherefore art thou Romeo*» lei arrossì.
«lo hai letto?» chiese emozionata.
«certo! Mi piace la storia anche se …» Scorpius storse il naso.
«è brutto per un ragazzo dire di aver letto certe romanticherie. E di solito neanche lo faccio … però questa storia mi piace. Un po’ mi ci rivedo» disse spiandola da sotto le sopracciglia. Lei era rossa come un pomodoro e si odiava per questo.
«e ti ricordi anche come continua?» lui annuì, poi ribatté con aria di sfida:
«E tu, lo ricordi?»
«Deny thy father and refuse thy name;
Or, if thou wilt not, be but sworn my love, 
And I'll no longer be a Capulet*» gli rispose lei, tenendo gli occhi bassi. Lui la osservòper un lungo attimo, per poi riscuotersi.
«è una bella storia … però sai non ho mai capito la fine» Rose lo guardò con aria interrogativa, così si spiegò meglio.
«perché muoiono? Non c’è una ragione reale: se le loro famiglie li avessero amati dopo un po’ si sarebbero ricongiunti e avrebbero ottenuto lo stesso risultato. Perché dare un finale così tragico?» Rose non rispose subito, ci mise del tempo ma poi gli disse:
«se fossero sopravvissuti noi non ne parleremmo. Sarebbe stata una storia come un’altra, un amore come un altro. È così famosa appunto perché Romeo e Giulietta preferiscono la morte alla vita senza l’amato. Se non ci fosse stata questa prova così forte di amore non avremmo neanche avuto una storia così struggente. Solo un amore difficile» lui annuì serio, poi fece un mezzo sorriso.
«beh io non voglio essere ricordato da nessuno. Non c’è pericolo che mi avveleni» lei inarcò un sopraciglio.
«e perché dovresti avvelenarti?» lui la guardò un attimo negli occhi, poi, con l’atteggiamento di chi fa un salto e non sa se riuscirà a raggiungere l’altra sponda, le prese il viso fra le mani e la baciò.  Non fu un bel bacio, troppo brusco e precipitoso. Finì prima ancora che Rose capisse cosa era successo, ritrovandosi il viso paonazzo del biondo a pochi centimetri di distanza.  Guardando quegli occhi grigi-o forse azzurri?- così vicini, Rose non seppe resistere e premette di nuovo le sue labbra contro quelle di Scorpius. Era il segnale che lui, fin troppo insicuro, aspettava.
E quello fu un vero bacio, il primo di molti altri.
 

*O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?
*Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome, o se non vuoi farlo, basta che giuri di amarmi, e io non sarò più una Capuleti.
  
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