Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Frizzina    19/02/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe se Alice, a due anni di distanza dalla sua ultima visita, tornasse a Sottomondo? E cosa accadrebbe se Iracebeth riuscisse ancora ad esercitare il suo potere?
Nell' attesa della pubblicazione del sequel dell'opera originale di Tim Burton, la ragazza si ritrova catapultata nel suo fantastico adorato mondo. Nuove sfide, nuove riflessioni e nuove avventure accompagneranno Alice durante il suo viaggio alla scoperta, o riscoperta di se stessa in questa mia personale interpretazione del film.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Quasi tutti, Regina di Cuori, Stayne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Come sarebbe a dire che non è ancora tornata?" tuonó la donna. 
"M..Maestà... non ho saputo altro." mormorò l'uomo inchinato di suoi piedi.  
"Sei un idiota, Stayne! Mentivano senza alcun dubbio! Le civette mie servitrici l'hanno vista l'altra mattina, dunque Alice é qui, a Sottomondo! E se conosco mia sorella, vorrà parlare presto con lei." disse gesticolando la ex Regina Rossa. Stayne si alzò e saltò sopra ai tre gradini ai piedi del trono, per prendere la mano alla donna. Lei si alzò e la afferrò. 
"Maestà, posso suggerirvi un po' di riposo nella vostra stanza, oppure una passeggiata rilassante attorno alla reggia?" propose il Fante. La ex Regina si bloccò, dopo aver sceso gli scalini. Lasciò la mano dell'uomo. 
"La reggia. Questa la chiami reggia?" iniziò a sussurrare, per aumentare sempre di piu il tono della voce, riferendosi al palazzo nel quale ora viveva.  
"La Rocca Tetra é andata distrutta, incendiata da mia sorella! Quella si che era una reggia! I miei servitori piu fedeli ora sono civette e serpenti, come puoi venire a propormi una passeggiata attorno a questa topaia? E tu, Stayne..." abbassò la voce. "...potrei ucciderti anche ora dopo ciò che mi hai fatto due anni or sono!" disse andando via, a passi piccoli e veloci, battendo forte i tacchi delle odiose scarpette rosse che indossava. 
Stayne restò li, inebetito, con la mente che correva indietro nel tempo. Oh certo che ricordava quel giorno, il Giorno Gioiglorioso! È stata l'ultima volta che aveva visto Alice prima di essere rinchiuso nell'Aldilandia con quella strega di Iracebeth. Chiaramente sapeva a cosa la Regina si stesse riferendo. A quel suo tentativo di omicidio nei confronti della donna mandato in fumo dal Cappellaio, che gli aveva ferito una mano con uno di quei suoi spilli infilati in un cuscinetto al polso. Dannato! Se gli avesse lasciato fare, ora non ci sarebbe stata quella situazione a Sottomondo. 
Con questi pensieri che gli turbinavano in testa, il Fante s'incamminò verso l'uscita, scavalcando un paio di serpentelli che sfrecciavano ad aprire la porta alla ex Regina.  
Si ritrovò a camminare in fretta dietro di lei, come un bravo cagnolino addomesticato. Buffo. Lui che la odiava con tutto sé stesso, ora come due anni prima, si sottometteva a lei in tutto e per tutto. Non aveva alternative. Non poteva sottrarsi a lei. Aveva pensato a molti modi per scappare, ma tutti si bloccavano in un punto preciso. Dove sarebbe andato poi? Sicuramente se fosse rimasto a corte, Iracebeth gli avrebbe fatto tagliare la testa. Di certo questo in lei non era cambiato.  
'Il lupo perde il pelo, ma non il vizio' pensò sbuffando mentre si slanciava in avanti per aprire un portone alla Regina. Iracebeth si voltò verso il Fante e gli accennò un sorriso che tradiva una certa stizza.  
"Torna a cercarla Stayne... so per certo che è nascosta da qualche parte." sussurrò con voce melliflua voltandogli le spalle e lasciandolo ancora sull'uscio, con un gesto infastidito della mano. La porta si richiuse davanti a lui.  
"Maestà, fuori non si notano disordini o movimenti sospetti e le Civette non hanno più visto Alice da ieri l'altro ma..." il serpentello dovette ingegnarsi a fare un salto indietro per non essere schiacciato dal tacco di una scarpetta di Iracebeth.  
"Ma?" lo incalzò la donna gettandogli un'occhiata furente. Una Civetta si appese alla maniglia del finestrone e la spinse verso il basso, aprendo la porta. La Regina mosse qualche passo sulla terrazza spoglia e disadorna che vi si stendeva davanti. Si appoggiò alla ringhiera arrugginita. Era stata ridipinta solo per metà. 
"Domattina voglio questo terrazzo sistemato. Vedete di non farmi attendere ulteriormente." disse osservando il panorama nella gola tra due colline. Aveva una vista ancora buona, nonostante la provante esperienza dell' Aldilandia. Il suo sguardo scorse la palude ai piedi del palazzotto, superò il campo d'erba secca che lo separava da un bosco e, molto più lontano stava un mucchio di rovine di una qualche costruzione. I ruderi giacevano là come dimenticati, tra i piedi di due colline, come in una lunga valle che arrivava sino al palazzo. 
La mente della Regina galoppava indietro nel tempo, ricordando il terribile incendio di due anni prima. 
"Appiccate il fuoco! Non risparmiate neppure un centimetro di mattoni di quel castello!" gridò Mirana ai suoi soldati. Loro, pronti, accesero le torce e presero a correre dentro le mura della rocca. Iracebeth si voltò verso la sorella. Non le avrebbe mai  dato la soddisfazione di vederla in ginocchio ai suoi piedi, implorante. Mai. 
"Non farlo! Non puoi farlo!" strillò, con il volto paonazzo dalla rabbia. 
"Troppo tardi, sorella. Le fiamme divampano già nella sala del trono, e oramai non potrai più salvare la tua dimora."  
"Perché fai questo!" gridò ancora.  
"Non dovrà rimanere alcuna traccia della tua persona a Sottomondo. Ora devi espiare le tue colpe lontano da tutti. Con lui." terminò facendo un cenno verso il Fante. 
"Tu sia dannata, Mirana! Giuro che tornerò e vendicherò ciò che hai fatto!" riuscì a gridarle dietro prima che l'esercito, il suo esercito di traditori, la catturasse assieme a Stayne. Le Carte Rosse  trascinarono via nell'Aldilandia la ex Regina Rossa ed il Fante. Mirana non c'era già piu quando Iracebeth riuscì a voltarsi. La sua casa, la Rocca Tetra tra le colline, cadeva in pezzi, dilaniata dall'incendio che la sua stessa sorella aveva provocato, e un'alta colonna di fumo scuro saliva già nel cielo, come un triste drappo funebre che segnava il termine della vita della sua casa.  

"Altezza... Altezza? State bene?" mormorò sommessamente qualcuno. La donna si riscosse dai suoi pensieri. 
"Mai stata meglio, Stayne." gli rispose voltandosi e tornando dentro.   


"Ehi... svegliati... sveglia! Su forza, avanti! È una bella giornata, gli uccellini non cantano più da un po' e questo orologio non ha ancora ticchettato una volta!" qualcuno stava parlando e, probabilmente camminava anche. Non fu la voce a destarla del tutto, e non furono nemmeno il rumore dei passi o le risate. Fu quel rumore improvviso di cocci infranti. La ragazza si tirò a sedere di colpo, con gli occhi spiritati.  
"Buongiorno!" la salutò la voce. Il Cappellaio le passò quasi sopra, sfiorandole la testa con una teiera stracolma di thè fumante.  
" 'Giorno..." sussurrò alzandosi un po' barcollante da terra. Si stropicciò gli occhi e sbadigliò. Aveva dormito su un cumulo di foglie secche, e un po' le erano entrate nel vestito... Il vestito! Perchè indossava solo un pezzo di tessuto a caso? Si strinse automaticamente quella effimera protezione addosso. Cercò con lo sguardo il Cappellaio. 
"Oh già, è vero! L'ho quasi dimenticato!" ridacchiò passando al volo la teiera al Leprotto, il quale la agguantò altrettanto rapidamente per poi iniziare a versare thè nelle tazze.  Corse nel mulino ed iniziò a rovistare in uno scatolone all'ingresso. Alice realizzò di non aver mai visto cosa ci fosse dentro, e forse non voleva nemmeno sapere che confusione potesse nascondersi all'interno del mulino. Mally portò sul tavolo un vassoio di biscotti piu grande di lei. La ragazza sorrise e l'aiutò a posarlo.  
"Ecco, ecco! Trovato!" esultò tirando fuori dal cassone un fagotto azzurrino. Alice lo guardò incuriosita mentre si avvicinava. 
"Che cos'è?" chiese con un mezzo sorriso di meraviglia. 
"Provalo." le rispose il Cappellaio cacciandoglielo in mano. Vide che Alice lo stava interrogando con lo sguardo. 
"Oh, si... ehm... mettiti pure là dentro!" sussurrò appena imbarazzato facendo un cenno sulla destra. Mally scoppiò a ridere mentre la ragazza si avviava incerta verso il mulino.  

Alice gettò un'occhiata guardinga qua e là prima di aprire la porta. Poi entrò. 
Come si aspettava, era buio pesto, ma appena i suoi occhi si abituarono all'oscurità , iniziò a distinguere i contorni degli oggetti. Camminò piano fino in fondo alla stanza, evitando gli scatoloni stracolmi di cappelli, fili e stoffe, piume ed elastici, gomitoli e rocchetti. 
Si piazzò dietro un manichino e si sfilò il panno di dosso. Svolse il fagotto e un pezzo di stoffa che era all'interno cadde a terra. Pantaloni? Ne aveva indossato un paio solo nel giorno Gioiglorioso. Sorrise infilandoseli. Venne il turno della camicia. Di una bella consistenza senza dubbio. Il colore lo avrebbe scoperto una volta uscita da li. 
"Finito?" gridò Mally. 
"Eccomi!" le rispose. Si lasciò alle spalle tutto quello scatolame ed aprì la porta. 

Era un po' impacciata coi pantaloni, ma ci avrebbe fatto l'abitudine. Il Cappellaio era di spalle.  
"Stai benissimo, Alice!" le disse il ghiro sorridendo. 
L'uomo si voltò, aveva una teiera in mano. Alzò lo sguardo e vide la ragazza che camminava nel prato venendo verso di loro. Rimase letteralmente a bocca aperta nell'incrociare la sua figura. Perse la presa sulla stoviglia che gli scivolò. In quel momento apparve lo Stregatto che l'acchiappò prima che cadesse per terra. 
Il Cappellaio era immobile e fissava la ragazza. Il vestito che le aveva confezionato le calzava a pennello. La camicetta azzurrina si chiudeva sul davanti con una fila di bottoni bianchi ed il colletto in pizzo era sufficientemente largo per non farlo stare a contatto con la pelle, in modo da non irritarla. I pantaloni le stavano addosso magnificamente, neri e morbidi sui fianchi, fino a sotto le ginocchia, dove si stringevano, per non intralciare il cammino. La parte stretta si schiariva  fino ad arrivare allo stesso azzurro della camicia.  
Non si sarebbe mai sognato di distrarsi dal guardarla se non fosse stata lei a parlare. Il gatto posò la teiera. 
"Come mi sta?" chiese imbarazzata. Tutti la fissavano adoranti.  
"Benissimo Alice. Degno di una visita a Marmorea." disse lo Stregatto tirando un pizzico al Capellaio che si svegliò di colpo da quello stato di trance in cui Alice lo aveva fatto piombare.  
"Oh si, si, ti sta benissimo! Anche l'altro ti stava benissimo ma ieri si era sporcato, e poi ti eri addormentata per terra, ti abbiamo spostata sulle foglie ed il vestito si era riempito, allora ho fatto questo che ti sta bene come l'altro, ma non ti ho chiesto se ti piaccia..." attaccò a parlare indietreggiando.  
"Tarrant!" lo richiamò Alice stringendogli le spalle. 
"Sto bene..." sussurrò. I suoi occhi tornarono di quel verde smeraldo che li distingueva. Sorrise incrociandoli. 
"Ora andiamo a Marmorea. Lei ci starà aspettando." disse piano la ragazza prendendo una mano al Cappellaio.   

"Maestà, siete sicura che arriverà?" chiese una voce flebile alle sue spalle. 
"Si, verrà. È scritto nell'Oraculum. Lei verrà, è legata da sempre e per sempre a Sottomondo. Ed ora se volete scusarmi, mi avvicinerei all'ingresso." disse sorridendo la Regina Bianca. La damigella fece una contenuta riverenza e raggiunse in due piccoli ed aggraziati saltelli il fianco di Mirana. 
"I preparativi per la cerimonia sono ultimati. Tornerà a portare la Spada?" chiese ancora la ragazzetta. Mirana la guardò leggermente di sbieco.
"Lo deciderà lei." rispose poi tornando a fissare il tappeto sul pavimento di marmo liscio e bianco che conduceva all'uscita della stanza del trono.  
Attraversando la porta, le due incontrarono un gruppo di domestiche che non persero l'occasione di guardare ammaliate il nuovo abito bianco a balze e fronzoli che indossava la Regina. Una grande gonna a nuvola le strascicava un po' dietro, adornata di sottili filuzzi argentati che la facevano quasi brillare di luce propria. Il busto, esaltava la figura slanciata della donna, e le perline chiare che erano cucite sopra, ne sottolineavano la regalità. Sulle spalle, due pezzi di velluto bianco stavano a creare un decoro raffinato, a motivi floreali che era stato applicato sulla sottile seta che formava le maniche, e che scendeva giù, fino ai polsi. 
"Magnifico quel vestito, Maestà." disse una di loro inchinandosi appena, seguita dalle altre. 
"Vi ringrazio, ma dovreste complimentarvi con colui che lo ha creato." sorrise, e così dicendo, continuò il suo percorso. La damigella chiese ancora qualche cosa su 'Colei che salverà la Corona', ma Mirana evidentemente le fece capire di non domandare altro. Il portone di legno bianco le si spalancò dinnanzi, permettendo alla Regina di uscire su un terrazzone candido, riempito fino alle ringhiere di piante, alberelli, cespugli e fiori di ogni genere e dimensione. Sorrise vedendoli e, mentre passava davanti a loro, accarezzava teneramente le foglie.  
"Tutti questi alberi vengono da ogni parte di Sottomondo. Alcuni sono rari, altri crescono spontaneamente. Mi mancheranno..." disse alla damigella.  
"Altezza, ma cosa dite? In che senso vi mancheranno? Dovete recarvi da qualche parte?" chiese la ragazzetta voltandosi sbigottita verso la sua regina. 
"Abbiamo visite! Giselle, andiamo ad accoglierli! Sapevo che sarebbero arrivati oggi!" esclamò Mirana dimenticandosi un secondo dell'etichetta, per ricomporsi subito dopo. 
Rientrarono nel castello, percorrendo a grandi e veloci passi il corridoio che separava la terrazza dall'ingresso. La Regina Bianca  si buttò letteralmente su un battente dell'enorme porta che dava sull'esterno del castello per aprirla. 
Dopo qualche attimo, si mosse cigolando, permettendo alle due di sgusciare nel cortile. 
La ragazza sorrise ed affrettò il passo per andare incontro alla donna che le stava davanti.  "Oh Alice... quanto tempo!" la salutò prendendole le mani. 
"Non sapete quante volte ho ripensato a Sottomondo!" rise lei.  
"Maestà..." chiamò la ragazza. 
"Cappellaio! Ti ringrazio per lo splendido regalo. Lo apprezzo davvero tantissimo." disse Mirana passando una mano sulla gonna del vestito, mentre sorrideva guardando l'uomo. 
"È sempre un piacere lavorare per Voi!" ridacchiò il Cappellaio. 
"Scusate se vi interrompo ma..." iniziò Alice mentre la Regina salutava i gemelli e i tre roditori. Chesire apparve in quel momento alle spalle del ghiro. Mirana si voltò verso Alice. 
"Lei è Giselle, una damigella che vive a corte." esclamò facendo segno di entrare mentre la ragazzetta accennava un inchino. 
Evidentemente nemmeno il giardino di Marmorea era sicuro. Il Cappellaio era in preda ad un attacco di risate isteriche che ben presto colpì anche Mally e il Leprotto.  
Solo quando il gruppo raggiunse la sala adiacente alla cucina, Mirana iniziò a parlare. 
"Alice!" la chiamò facendole cenno di avvicinarsi. Lei la raggiunse. 
"Come già saprai..." iniziò a bassa voce. 
"Qui a Sottomondo è finita la pace. Iracebeth..." sputò letteralmente fuori quel nome, con il tono fattosi d'un tratto tagliente. Si ricompose subito, prendendo un profondo respiro e riprese a parlare. 
"Iracebeth è tornata dall'Aldilandia e..." venne interrotta. 
"Cosa? Cos'ha fatto?" sbottò Alice bloccandosi. Il Cappellaio le andò a sbattere contro.  
"È tornata dall'Aldilandia tre lune fa, con il Fante... non sei stata informata?" chiese leggermente stupita. La ragazza scosse la testa.  
"Minaccia la corona, Alice. Di nuovo. E questa volta è intenzionata a tenersela." sussurrò passandosi una mano sul collo, infastidita.  
"Minaccia di uccidervi?" sibilò il Cappellaio.  
"Per questo, Alice, abbisogno di una successione. Non so ancora come e quando Lei ha intenzione di colpire, ma due anni or sono mi ha giurato che sarebbe tornata a vendicare la distruzione della Rocca Tetra..." 
"Voi... voi volete lei per la successione?" gracchiò lo Stregatto, con la voce strozzata posandosi a terra. 
"Voi volete me come sovrana di Sottomondo?" annaspò la ragazza. Mally si appoggiò barcollante ad uno stivale del Cappellaio.  
"È nell'Oraculum." disse lui prendendo da un tavolino la Pergamena, e lasciandone cadere un'estremità. Mirana sospirò, andando a raccogliere l'ultima parte. I presenti si sporsero incuriositi, e allo stesso tempo impauriti per ciò che avrebbero visto di lì a poco. Alice restò inchiodata dov'era, lo sguardo perso nel vuoto.  
"Ecco, vedete? Questa è la corona, e lei è Alice. Nessun altro può succedere al trono..." sussurrò malinconica la Regina, voltandosi sospirando verso Alice. La ragazza la stava squadrando con uno sguardo che avrebbe fatto abbassare gli occhi a chiunque, ma lei non lo fece. Cosa stava facendo, stava forse sfidando una regina? Girò sui tacchi e corse fuori lasciando il gruppo nella sala, con la pergamena srotolata nel mezzo.  
Scappò via, Alice, con le lacrime agli occhi, arrivando al balcone della sala del trono. Piantò le mani sulla ringhiera, arrestando la sua corsa. 
"Non posso!" gridò. "Non posso..." Si appoggiò sui gomiti, affondando il volto tra le mani. 'Nessuno ha mai ottenuto niente con le lacrime, Alice'. Le parole le riecheggiarono nella mente. 
Un sorriso amaro le si dipinse sul volto. Eh si, fu proprio lì che il Brucaliffo riuscì a convincerla a seguire il destino di Sottomondo tempo prima. 
Sbuffò, passandosi una mano sugli occhi. Posò il braccio sinistro al muretto, la mano destra appoggiata alla bocca le sorreggeva il mento. Si mise a guardre il panorama. Aveva fatto buio e la Luna iniziava ora a risplendere in mezzo al firmamento e le nuvolette che fino a poco prima avevano giocato a rincorrersi nel cielo, ora non c'erano più. In basso, l'erba rifletteva la luce della Luna, tingendosi di un colore perlaceo che la mimetizzava con il selciato. Era troppo bianco quel castello! Se solo avesse potuto cambiarne i colori... ma non poteva criticare la scelta della Regina. Anche se ora poteva essere la sua erede... Scosse il capo. Aveva avuto la stessa reazione di due anni prima, non si vergognava?  
"Che è successo allora?" domandò senza voltarsi, con la voce che ostentava una sicurezza che in realtà non aveva.  
Il fruscio alle sue spalle si fermò. Mirana passò una mano sulla ringhiera, con un sorriso amaro sulle labbra. 
  
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