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Autore: tata_angel    20/02/2015    2 recensioni
Ma non c' era tempo da perdere, infondo doveva fare le valigie e sistemare tutto, era così felice di andare in Argentina, ed era sicura che sarebbe andato tutto bene.
Blue moon! Spero vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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This is the start of something beautiful.
This is the start of something new.
You are the one that makes me loose il it all.
You are the start of something new.  

Il silenzio che prima regnava nella stanza di Rein venne sostituito dal rumore assordante della sveglia. Grugnì e si stiracchiò le braccia. Si guardò intorno con un broncio, non aveva proprio nessuna voglia di alzarsi.
Con calma estenuante poggiò i piedi sul pavimento, gemendo un po’ al contatto con il freddo improvviso. Si avvicinò all’armadio per tirare fuori dei vestiti da indossare e andò in bagno per farsi la doccia e prepararsi per la giornata. 
Lei e Shade si erano già messi d’accordo per passare la giornata insieme, volevano godersi i pochi giorni che gli erano rimasti. 
Due, per l’esattezza. Avevano altri  due giorni e poi si sarebbero dovuti separare. Sospirò, ma già aveva deciso che non avrebbe pensato a nulla di negativo.
Si diresse in cucina, dove trovò sua madre che le rivolse un sorriso e poi, come se si fosse bruciata, assunse uno sguardo serio e, dopo aver poggiato la tazza di latte e caffè sul tavolo, si sedette. 
Guardandola negli  occhi, Rein, capì che qualcosa non andava, sentì il nervoso salirle al petto e, con uno scatto del capo, guardò verso la porta che aveva dietro di sé, come se stesse già cercando una via di fuga. 
Sua madre le disse di sedersi  -voglio parlare con te- le spiegò solo, prima di sistemarsi meglio sulla sedia. 
Rein si schiarì la gola, non riuscì a trovare la voce necessaria per parlare o pronunciare una sola parola. Poche volte aveva visto sua madre con l’espressione seria, e una di quelle era la volta in cui le aveva detto che Chris se n’era andato di casa per scappare chissà in quale angolo del pianeta. 
Elsa si schiarì la voce, prese la mano della figlia tra le sue e iniziò a parlare, sperando che sua figlia fosse abbastanza matura da capire ciò che le avrebbe detto. 
“Tesoro, sai che mi fido di te. So che sei intelligente da prendere le tue decisioni da sola, perché non lo fai mai in modo troppo affrettato e cerchi sempre di capire se è giusto per te. Sei talmente intelligente che credo tu abbia già capito dove voglio arrivare” Elsa prese un respiro prima di continuare, sapeva bene che quello che voleva affrontare era un argomento importante per sua figlia, glielo leggeva negli occhi e non vuoleva iniziare una discussione interminabile con lei. Non aveva neanche il coraggio di dire esplicitamente a quale argomento si stesse riferendo, sperò semplicemente che sua figlia avrebbe dimostrato l’intelligenza che ha sempre avuto, tirandola dalla situazione scomoda in cui si trovava.
-Shade- sussurrò Rein, ed Elsa per poco non lo sentì, ma annuì leggermente
-Senti Rein, so che per te è molto importante, è il punto di partenza del tuo cambiamento, ma vorrei che tu ti mettessi nei nostri panni. So che inizialmente vi abbiamo detto che per noi va bene e che siamo felici per voi, per te e lo siamo, ma ripensandoci non ne siamo così convinti. Lo conosci da poco, nonostante il difficile momento che avete vissuto insieme nei primi giorni vi possa aver avvicinato molto. Spero che tu capisca il nostro scetticismo” 
Rein guardò sua madre con un cipiglio, in cuor suo sapeva che la donna aveva ragione, ma non poteva, non voleva credere che Shade potesse essere diverso dallo Shade che conosceva.
-Papà lo conosce da quando era piccolo, no?- chiese lei
-Rein, tuo padre conosce il piccolo Shade, non questo. Non conosce lo Shade cresciuto che sta diventando uomo. Per favore credimi quando ti dico che penso sia un bravo ragazzo, ma cerca di capire che il nostro scetticismo non è per farti soffrire, ma per proteggerti.” 
Rein annuì , alzò il capo e sorrise a sua madre -senti mamma, il fatto che io voglia stare con lui non significa che me lo sposerò. Ho solo sedici anni e voglio stare con lui e prendermi la cosa come viene. Avevo già preso in considerazione questo aspetto credimi, ma l’ho accantonato subito perché ci terremo in contatto e nelle vacanze Shade verrà qui per passare del tempo con me e, se me lo permetterete, io andrò da lui. Come vedi avevo già intenzione di passare più tempo con lui, conoscerlo meglio e prima che lui parta voglio chiedergli se i suoi genitori possono venire qui e incontrarvi affinché tu e papà vi fidiate di mandarmi da loro in Argentina- 
-Ho sempre sperato che ereditassi la mia intelligenza- cercò di sdrammatizzare Elsa. Scoppiarono entrambe a ridere poi Rein si fermò e guardò sua madre -Mamma, fidati, non voglio perderlo capisci?- disse convinta lei. La madre le sorrise e Rein le schioccò un bacio sulla guancia, come se la sua fosse stata una vittoria
-non credere che sia finita qui signorina- la riprese Elsa -Sappi che controlleremo comunque. Non vorrei che per colpa dell’amore diventassi rimbambita- sghignazzò Elsa
-Tu ti sei rimbambita quando ti sei innamorata di papà?- chiese Rein 
-No, è tuo padre che si è rimbambito. D’altronde come dargli torto con questo schianto di fidanzata-  sorrise lei facendo una giravolta per sottolineare il suo concetto. 
Rein scoppiò a ridere mentre suo padre entrò in cucina                                                                                             
-Chi è uno schianto?- chiese poi guardando sua moglie con un sorriso malizioso 
“Ma ovviamente io, caro. C’è bisogno di chiederlo?” rispose con finta stizza Elsa, mentre iniziò a lavare i piatti.
Toulouse sorrise, e rivolse un occhiolino a Rein -Bé sì, dato che abbiamo così tante belle vicine è ovvio che io chieda. Sia mai ce ne sia una che mi è sfuggita- scherzò lui
-Come scusa? Credo di non aver capito bene- rispose stizzita (questa volta per davvero) Elsa, voltandosi con un cucchiaio di legno in mano. 
Toulouse scoppiò a ridere e si avvicinò a sua moglie avvolgendo le sue braccia attorno alla vita di lei -Non fare la gelosa, sai che ti amo- disse lui baciandola. 
Rein nascose il suo sorriso con un finto tono annoiato borbottando un “tolgo il disturbo”. 
Dopo qualche minuto Toulouse si staccò da sua moglie, le sorrise mentre le dà un buffetto sul naso. 
-Allora, le hai parlato?- chiese allentando un po’ la presa -Sì, le ho parlato- 
-E..?- cercò di farla continuare
-Ti ricordi quando ti avevo detto che avrebbe preso la mia intelligenza?-
Toulouse annuì un po’ confuso e lei, con un sorriso soddisfatto, rispose fiera -Come sempre, avevo ragione- per poi voltarsi di spalle e tornare a lavare i piatti. 




Shade era appena uscito da scuola e si stava dirigendo al parco, quando ripensò alla chiacchierata che aveva avuto quella mattina in macchina con Toulouse. 
-Cerca di capirmi, ti conosco da piccolo, è vero, ma non conosco il nuovo te. E a pensarci mi fa paura permettere a mia figlia di avere un certo tipo di rapporto con una persona che non conosco- 

Quella frase gli ronzava ancora in testa, e capì di avere esagerato a rispondergli male e con una frase che poco centrava in quel tipo di discorso
-Sei stato tu ad abbandonare lo Shade che conoscevi, sei stato tu a permettere che tu non conoscessi chi stavo diventando. E per la cronaca, neanche io sapevo che uomo fossi diventato, ma sono comunque arrivato fin qui per cercarti- gli aveva risposto. 
Si maledì nel momento esatto in cui aveva messo piede fuori dalla macchina e si era allontanato e aveva lasciato Toulose a guardarsi le mani che stringevano forte il volante della macchina.
Aveva permesso, di nuovo, al rancore che pensava avesse superato, di uscire fuori e sputare parole taglienti mirate in pieno petto dell’uomo che tanto aveva sperato di rivedere. Più di tutto si era reso conto che Toulouse aveva dolora semente ragione. Per quanto potesse pensare che quello davanti a lui era lo stesso uomo di anni fa, doveva ammettere che non sapeva come fosse diventato. Aveva ragione, non conosceva Shade. Ad esempio sapeva che ormai aveva iniziato a piacergli il latte bianco e freddo? Da piccolo lo odiava, lo rifiutava a prescindere, eppure con la pazienza di Maria era riuscito ad apprezzarlo. Ogni tanto per addormentarsi aveva bisogno di berne un bicchiere.


Arrivò al parco dove ad attenderlo c’era Rein che sventola la mano affinché Shade la notasse. 
Shade le sorrise,  si avvicinò, si abbassò per stare al suo livello e la baciò dolcemente sulle labbra. 
Si sedette sulla panchina e Rein si voltò verso di lui                                                                                                      -Questa mattina ti ha accompagnato mio padre a scuola?- chiese Rein a bruciapelo. La mattina aveva sentito il dialogo di sua madre e suo padre e aveva il sospetto che il padre avesse parlato con Shade
-Sì, perché?-
-Ti ha parlato di noi?- Chiese di nuovo Rein giocando con le sue mani
-Sì, mi ha detto che per lui stiamo correndo un po’ troppo-
-Lo sospettavo. Mia madre ha parlato con me- replicò Rein 
-E tu che le hai detto?- chiese Shade
-La verità. Le ho detto dei nostri piani, per farla tranquillizzare. Tanto prima o poi glielo avremmo dovuto dire, no?- rispose Rein sorridendogli 
-A quanto pare sei stata la più intelligente tra i due- sospirò shade, abbassando il capo. Il senso di colpa lo stava divorando, avrebbe dovuto starsene zitto e ragionare piuttosto che rispondergli male in quel modo
-cosa è successo?- gli chiese lei 
-Un casino, gli ho risposto male. Giuro mi dispiace, ho così tanti pensieri e temevo che mi avrebbe negato il permesso di stare con te e sono scoppiato. Appena torno a casa gli chiedo scusa, spero mi possa perdonare- spiegò lui 
-Non preoccuparti, è una persona comprensiva. Basta che gli spieghi il tuo punto di vista e ti capirà- lo rincuorò lei                                                                                                                                                                           --Ma ti chiedo una cosa, la prossima volta cerca di contenerti, sono comunque i miei genitori- concluse lei in tono accusatorio, Shade annuì. Ringraziò mentalmente Rein per non avergli chiesto cosa fosse successo nel dettaglio, altrimenti si sarebbe sentito ancora più in colpa.


La giornata era volata e si stavano già dirigendo verso casa. 
Shade con il groppo in gola con la speranza che Toulouse lo avrebbe capito e perdonato. 
Arrivati davanti la porta, la aprì facendo passare prima Rein e poi la seguì nel salotto.
Si sedettero sul divano, si stavano dando un leggero bacio a stampo quando qualcuno li interruppe 
 -Ehi Shade, come ti butta?- gli chiese Christian, Shade alzò un sopracciglio ‘oddio, sta organizzando la mia tortura’ pensò Shade. 
-Tutto bene Christian, grazie- rispose educatamente 
-Oh Shade, niente Christian, chiamami Chris come tutti- replicò Chris dandogli delle pacche sulla spalla.
Rein e Shade si scambiarono uno sguardo preoccupato
-Cosa avete fatto di bello?- chiese Chris
-Siamo andati al parco, come al solito, e abbiamo fatto un giro per la città- rispose Rein tranquillamente
-Vi siete divertiti?- chiese ancora
-Certo- rispose Rein sorridendo, mentre Shade era rimasto in silenzio a guardare Rein sorridere 
-Senti Chris, cosa hai in mente?- chiese Rein quasi esasperata, convinta che suo fratello stesse tramando qualcosa. Perché se conosceva bene suo fratello, e senza dubbio lo conosceva, il sorriso che aveva stampato in faccia era un chiaro segno che stesse tramando qualcosa.
-Nulla. Non posso parlare amabilmente con mia sorella e mio cognato?-chiese allibito lui 
-Sì, ma dato il tuo recente scatto permettimi di avere dei dubbi- replicò Rein
-Voglio solo conoscere mio cognato, davvero- sorrise Chris, poggiando una mano sulla spalla di Shade per poi andarsene. 
Shade si girò verso Rein “Gli credo?” chiese con aria preoccupata, Rein scrollò le spalle “penso di sì” rispose poi. Non aveva il coraggio di dirgli la cruda realtà.


Il resto della serata era passata velocemente, Shade e Toulouse si chiarirono e a tavola l’aria era piuttosto leggera. Quindi Shade E Rein si erano sdraiati sul letto con aria soddisfatta, guardando il soffitto con le loro dita intrecciate le une alle altre. 
Rein sospirò e ruppe il silenzio -Shade, secondo te come la prenderanno i tuoi genitori?-
-In che senso?- chiese lui 
-Ma come in che senso? Cosa penseranno di noi, di me. Pensaci, mi hanno vista un giorno solo e dopo tre settimane andrai da loro dicendogli che vuoi stare con me ed io neanche ci sarò. Che figura ci faccio?” chiese lei. 
Shade non rispose, rimase scioccato, come diavolo lo avrebbe detto ai suoi genitori? Rein interpretando male il suo silenzio di, si alzò dal letto, si girò con un’espressione preoccupata verso Shade -perché dirai di noi, vero?- chiese allarmata. 
Solo in quel momento Shade si riprese dalla trance in cui era caduto -Certo che glielo dirò. E non preoccuparti non ci farai una brutta figura, capiranno. Sono persone comprensive- gli rispose lui 
-Lo spero- sospirò lei. 
-Invece di preoccuparti di cose inutili, che ne pensi di darmi un bacio?- le chiese Shade. 
Con calma Rein si girò affinché potesse stare sdraiata di pancia e si avvicinò sempre di più per dargli quel bacio che aveva chiesto. 
Shade poggiò una mano sulla parte posteriore del collo di Rein, mentre inclinò il capo per approfondire il bacio. 
All’inizio era un bacio innocente, labbra che si muovevano contro labbra. 
Ma in un attimo Shade disegnò il contorno delle labbra di Rein affinché lei potesse dischiuderle, e lei senza pensarci lo fece, permettendo alla lingua di Shade di entrare. Non c’era neanche bisogno di combattere per chi dovesse prendere il controllo del bacio, la lingua inesperta di Rein era più che sufficiente per far capire che sarebbe stato Shade.
La testa di Rein era completamente vuota, un foglio bianco in cui stava cercando di imprimere questa loro immagine insieme da poter rispolverare semmai un giorno avrebbe sentito la sua mancanza. 
Dopo qualche minuto si staccarono in cerca d’aria. 
Rein aprì gli occhi e li inchiodò in quelli blu di Shade e, piano piano, il suo sguardo cadde sulla bocca del moro che si passò la lingua sulle labbra e, Rein, copiando il suo gesto, si accorse che le labbra di Shade erano gonfie per il bacio che si erano dati. 
La realizzazione la colpì dritta al petto, aveva  appena baciato Shade. Lo aveva baciato, ma in modo diverso. 
Non si erano baciati come le altre volte, questa volta aveva provato una sensazione diversa, non aveva sentito solo le farfalle allo stomaco, non aveva sentito solo la dolcezza. 
Ha sentito.. cosa esattamente? Non riusciva a dargli un nome.
-Cosa c’è?- chiese Shade perplesso 
-No, nulla. Sono solo stanca, mi si stanno chiudendo gli occhi da soli- abbozzò un sorriso lei. 
Shade non ci credette, lo vedeva che qualcosa non andava, ma lasciò comunque la stanza dandole un ultimo bacio con un “ne riparleremo domani” ad un soffio dalla sua bocca. 

Rein si stese sul letto a ripensare a quel bacio. Non avrebbe potuto mai dimenticarselo, quel bacio l’aveva completamente coinvolta, facendole dimenticare tutto ciò che aveva intorno in quel momento. E, allo stesso tempo, l’aveva spaventata, non aveva sentito solo la dolcezza, in quel bacio, non c’era stata solo quell’innocenza e quella leggerezza degli altri baci. 
L’aveva spaventata, era stato troppo per lei.
O forse, l’aveva spaventata perché in realtà gli era piaciuto?
A quel pensiero Rein spalancò gli occhi, e adesso? Cosa gli stava prendendo? 



 
  
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