Una
gelida mattina d'inverno. Erano le sei
del mattino. Pucca aprì lentamente gli occhi ancora un po'
assonnata. Un
piccolo fiocco di neve le si era posato sulla punta del naso, che
sporgeva
appena da sotto il piumino. Alzò leggermente il capo e vide
che la finestra era
aperta, perciò entravano i fiocchi di neve portati da un
leggero
vento. Quella mattina la scuola era chiusa per cui sarebbe
volentieri
rimasta a dormire, ma il fiocco di neve sul naso l'aveva svegliata da
un sogno
molto strano e confuso di cui ricordava solo questo: si trovava ai piedi di un
ciliegio in fiore, cosa già di
per sé strana considerato il gelo di quei giorni, con
addosso un kimono
tradizionale rosso e dorato. Mentre si rilassava ammirando quegli
splendidi
fiori appoggiata al tronco dell'albero, a un tratto sentì
una voce estranea che
la chiamava. Abbassò lo sguardo e vide un guerriero che
portava una katana con
sé; non riuscì a vederlo in faccia, ma ricordava
di
aver sentito queste parole:
«Non preoccuparti,
aspettami! Io ti proteggerò... Sempre!»
Ed
è stato a quel punto che lei si era
svegliata. Si alzò si mise la vestaglia e andò a
chiudere la finestra. Guardò
fuori e abbozzò un sorriso vedendo la bellissima Tokyo
coperta da un manto
bianco. Eh già! Tokyo! Era, da quattro anni ormai, diventata
casa sua, e non si
pentiva di preferire questa alla sua vecchia casa.
Se
ne andò da Sooga quando aveva 12 anni,
perché delusa da coloro che credeva fossero suoi amici.
Tutto cominciò quando
il suo amato Garu un giorno scomparve senza lasciare traccia. Lei, che
era
sempre stata in grado di trovarlo in qualsiasi situazione, quella volta
in
assenza di qualsiasi indizio per quanto cercasse non riusciva a
trovarlo da
nessuna parte e stava quasi per perdere le speranze. L’ultimo
tentativo che
fece fu quello di chiedere a chiunque se l’aveva visto o se
sapeva dove fosse
andato. Quando infine chiese aiuto a Ching, la sua migliore amica, lei
a
malincuore le raccontò che qualche giorno prima lei e Abyo
avevano saputo,
tramite gesti ovviamente, da quel ninja che due mesi prima aveva
cominciato a
fare delle ricerche e aveva scoperto dei delitti commessi da alcuni
membri
della sua famiglia. Questo aveva portato un grande disonore al suo clan
ninja,
e per porvi rimedio aveva deciso di intraprendere un lungo viaggio in
esilio volontario.
Disse loro che non poteva espiare quelle colpe avendo sempre attorno
continue
distrazioni, dato che ci aveva già provato invano. Ching non
aveva fatto nomi,
ma era evidente che le "distrazioni" a cui alludeva erano i continui
inseguimenti di Pucca. Il fatto che lei non gliel’avesse
detto l'aveva ferita
gravemente. Per un po' si disperò per la mancanza di Garu,
non sapendo quando e
soprattutto SE sarebbe tornato. Ma poi si convinse che piangersi
addosso non
era la soluzione. Con questo gesto il ninja le aveva fatto capire una
volta per
tutte che non era minimamente interessato a lei, e una persona
così, non
credeva nemmeno lei di averlo pensato, non meritava tutte queste
attenzioni.
Era arrivato il momento di cambiare vita. Chiese ai suoi zii se poteva
trasferirsi dai suoi parenti a Tokyo per studiare e loro le dissero
che, se
quello era ciò che desiderava, avrebbero fatto qualsiasi
cosa per realizzarlo.
Così andò a vivere dalla famiglia di una sua
cugina di nome Saki. All'inizio
era un po' timida, ma poi lei e la cugina diventarono grandi amiche,
frequentarono la stessa scuola e quando Saki divenne maggiorenne con
l'aiuto di
suo padre aprirono un locale tutto loro e si trasferirono
nell'appartamento al
piano di sopra. Siccome Pucca aveva ancora 16 anni continuava ad andare
a
scuola, che pagava con parte degli incassi del ristorante. In cambio
svolgeva
qualche commissione per la cugina, la aiutava servendo ai tavoli e ogni
martedì
e venerdì sera preparava gli spaghetti jajang come piatto
del giorno e avevano
un successo strepitoso. Alla sua vecchia vita ci ripensava poco, ma
quando
succedeva la prima domanda che le balenava in mente era: dove
sarà andato Garu
da quel giorno? Ma raramente si soffermava perché le faceva
venire una fitta al
cuore pensarci.
Quella
mattina si soffermò a guardare la
neve cadere. Aveva una stranissima sensazione riguardo a quel giorno,
ma non ci
diede tanto peso. Dopotutto la sua routine raramente aveva bruschi
cambiamenti,
perciò cosa poteva esserci di diverso quel giorno?
Andò
a prepararsi la colazione composta da
toast con la marmellata, taiyaki farciti con anko e té
verde. Mentre tutte
queste cose si riscaldavano, andò a svegliare la sua
"onee-chan"
Saki: «Onee-chan! È ora di alzarsi! Sto preparando la
colazione.... Onee-chan?»
«Mmmmmh
lasciami dormire Pucca sono le 6 del mattino, porca miseria!» ribatté l'altra con la
faccia nel
cuscino.
Allora
lei disse: «Va bene, vorrà dire che
mi mangerò
tutti e due i taiyaki che sto scaldando...»
Saki
in un attimo agguantò la cugina per la
spalla e le disse: «Eheheh...
Mannaggia a te, mi conosci troppo bene ormai! Alla fine riesci sempre a
farmi
alzare in qualche modo eh?»
Pucca si mise a ridere. Poi corsero in cucina per evitare che i toast e
i
dolcetti bruciassero.
Mentre
mangiavano Saki diede una lista di
commissioni da svolgere durante la mattina alla cuginetta. «C'è da fare la spesa, da
ritirare
i panni in tintoria e ho bisogno di tre pacchi da 5 chili di riso per
il
ristorante. Ieri sera ti ho preparato la lista della spesa e sul
tavolino
vicino alla porta ci sono le chiavi e i soldi per tutte queste cose. Io
devo
mettere in ordine qua dentro e verso le 11 andare ad aprire il locale
in modo
da mettere a lavorare quei lavativi dei camerieri per pulire e iniziare
a
preparare. Se poi quando torni non hai voglia di cucinare a casa da
sola vieni
giù che ti lascio da parte qualcosa, ok?» Disse strizzandole l'occhio e
sorridendo.
«Tutto
chiaro nee-chan. Però, il pomeriggio pensavo di andare a
fare una passeggiata
con Yomi....»
aggiunse la ragazza un po' titubante.
Dipendeva
infatti da ciò di cui aveva
bisogno Saki. Essendo maggiorenne in casa comandava lei.
«Mmmm» fece riflettendoci su un attimo «non credo di aver bisogno di altro
oggi. Ma sì! Oggi ti sei meritata un bel pomeriggio di svago
con le tue amiche.»
Pucca
felicissima chiese: «Davvero onee-chan?»
«Certo!
Però domani sera dovremo servire spaghetti jajang e
avrò bisogno della
supervisione della regina delle pentole!» rispose sorridente lei mentre si
accendeva una sigaretta.
«Grazie
Saki! Domani te ne preparo un quintale di spaghetti!» disse lei saltandole al collo e
ridendo.
Così,
dopo essersi messa un bel vestitino
rosso scuro, dei leggins bianchi pesanti, sciarpa, guanti e cappello
rosa, un
cappottino grigio con del finto pellicciotto nel cappuccio e degli
stivaletti
che facevano pendant con quest'ultimo, Pucca uscì con un bel
sorriso stampato
sulle labbra e i lunghi capelli sciolti che ondeggiavano nel vento
leggero. Gli
odango non li portava quasi più. Solo ogni tanto ricreava
quei buffi pon pon
con i capelli per non averli davanti agli occhi o quando doveva
studiare o
quando doveva cucinare. A volte quando stava da sola senza nulla da
fare.
Per
prima cosa decise che era più
conveniente andare a prendere i capi dato che la tintoria era proprio
dietro
l'angolo. In questo modo non avrebbe avuto l'impiccio di portarsi
dietro tutti
quei vestiti lasciandoli nell'ingresso. E così fece.
Poi
si incamminò verso la fermata del tram.
Vicino casa sua c'era un supermercato, ma a lei piaceva andare al
più grande
mercato del pesce di Tokyo: il mercato Tsukiji, che era un po' lontano
da casa
sua, ma per avere il pesce più fresco del mondo e prodotti
di qualità ne valeva
sicuramente la pena. Arrivata lì si mise gli auricolari e
iniziò ad ascoltare
la sua playlist di brani occidentali preferita. Cominciava con una
canzone che
amava ascoltare mentre andava in giro per la città: Rather
Be dei Clean Bandit.
Era
felicissima all'idea che sarebbe andata
a fare compere con Yomi, eppure non riusciva a levarsi di dosso quella
stranissima sensazione che l'aveva accompagnata sin da quando si era
svegliata.
Era sicurissima che la sera prima aveva chiuso per bene la finestra,
allora
perché era aperta e si sentiva un odore che le sembrava....
familiare...? Era maschile,
ne era certa. Vivere con tre uomini per dodici anni ti porta a
conoscere molto
bene l'altro sesso. Aveva paura che fosse entrato un maniaco....
Sciocchezze!
Probabilmente Saki nel sonno
l'aveva aperta.
Eppure
al mercato non riusciva a essere
completamente rilassata, si sentiva continuamente osservata. Nonostante
ciò
fece la spesa per sé e per il ristorante al ritmo dei Linkin
Park, dei Coldplay
e dei Gorillaz (mini nota d’autrice: abbinamento strano lo so
:P). Per
riportare tutta la spesa, compreso i pacchi di riso da 5 chili. Pucca
non fece
alcuna fatica. Era abituata già da tempo e, solo
perché non combatteva più
contro i ninja di Sooga, non significava che avesse perso la sua forza.
Fortunatamente
tornata a casa l'ansia
svanì. Dopo aver portato il riso al ristorante si
fermò a mangiare un boccone e
a chiacchierare con la cugina.
Dopo
pranzo chiamò Yomi e le chiese se le
andava di andare a fare compere e a mangiare qualcosa e lei
accettò.
Verso
le 17 si incontrarono davanti al
ristorante e andarono insieme a prendere la metropolitana.
Pucca
le raccontò di come si era sentita
osservata quella mattina. Yomi le disse: «Secondo me ti preoccupi troppo.
Stai tranquilla, se vedo qualcuno
di sospetto, ce ne andiamo subito, e se persiste chiamo mio fratello
e...»
«No,
Yomi!» ribatté Pucca «Se vedi qualcuno di sospetto, me
lo indichi e io lo distruggo. Così la prossima volta impara
a non pedinare le
ragazzine!»
«O-ok...» disse Yomi sorpresa. «Ora però non pensiamoci.
Pensiamo
a cosa andare a comprare.»
Andarono
a fare compere. Mentre Yomi voleva
comprarsi quasi tutto ciò che c'era nel negozio a Pucca non
piacevano molto
quei vestiti. Erano troppo dark per lei, mentre per Yomi quel negozio
era il
paradiso. Uscì carica di buste. Pucca non volle comprarsi
nulla. Si prese
direttamente un milkshake ad un bar dopo aver girato altri tre negozi.
Lei e la
sua amica passeggiarono per un po' ridendo e scherzando. Ogni tanto
Pucca
chiedeva se qualcuno le stava seguendo, ma Yomi non vedeva mai nessuno.
E
continuava a ripeterle che doveva stare tranquilla, ma lei ne era
sicura:
qualcuno le seguiva.
Alle
19.15 Yomi doveva tornare a casa e in
effetti anche lei doveva andare, oggi le toccavano le consegne a
domicilio
della sera.
Scese
dalla metropolitana si salutarono e
tornarono ognuna a casa propria.
Quella
sera non arrivarono tante
ordinazioni a domicilio. Verso le 22 arrivò un ordine che
veniva dall'altra
parte della città. Pucca prese lo scooter e
sfrecciò per le vie della città.
Arrivata all'indirizzo da cui avevano chiamato, si accorse subito che
la zona
era poco illuminata, infatti c'erano vicoli bui ad ogni angolo, e non
girava
un'anima per strada. Per fortuna doveva consegnare a un appartamento al
1°
piano, almeno sarebbe entrata e uscita velocemente. Effettuata la
consegna il
più in fretta possibile corse a prendere lo scooter, ma...
Le avevano rubato le
ruote... "Fantastico!" Pensò "E adesso?!" Chiamò
al
ristorante la cugina. «Saki!
Ma che cazzo! Potevi controllare prima di mandarmi in questa zona
orrenda! Mi
hanno fregato le ruote allo scooter! Come faccio a tornare adesso?!» Gridò lei spaventata.
«Pucca
calmati!» Le rispose lei «Fai un bel respiro e vai verso un
punto più sicuro. Ripercorri mentalmente la strada che hai
fatto...zzzzz
vaizzzznti non ferzzzzzzzz»
«Saki!
Saki!! No! Non può essere! Aaaaah cazzo! La
linea… D'accordo Pucca c'è la puoi
fare, respira. Ora muoviti, cerca di ricordarti la strada...» Si disse cercando di
calmarsi.
Non
si riconosceva nemmeno lei in quella
ragazzina timida e impaurita, ma arrivata a Tokyo nella scuola nuova
era stata
presa in giro da molti suoi compagni per i suoi atteggiamenti. Si era
semplicemente adeguata a quella situazione eliminando la sua esuberanza
infantile. E insieme ad essa la sua sicurezza.
Comunque
cominciò a ripercorrere a piedi la
strada che aveva fatto. Dopo un po' iniziò a vedere dei
gruppetti di ragazzi
sbucare dai vicoli che la seguivano con occhi minacciosi. Lei allora
alzò il
passo. A un certo punto si ritrovò circondata.
«Bene
bene! Guarda un po' che abbiamo qui! Una topolina di città...» disse uno di loro riferendosi
agli odango che Pucca si era fatta ai capelli per le consegne. «Che ci fa da queste parti una
bella topolina come te, eh? Non è che sei venuta in cerca di
una bella
salsiccia da assaggiare?»
aggiunse un altro facendo un gesto che alludeva a un pompino.
Pucca
all'inizio era troppo spaventata per
rispondere poi alla vista di quel gestaccio non seppe trattenersi e
iniziò a
menare calci e pugni acrobatici a quei manigoldi. Era un massacro: a
uno
volavano via i denti, un altro sputava sangue per terra per via dei
calci nello
stomaco, un altro ancora si piegò in due dopo aver ricevuto
un calcio
schiaccianoci sui gioielli di famiglia e altri quattro colpi in faccia
che gli
avevano rotto il setto nasale. Ma sfortunatamente erano troppi anche
per lei è
in un attimo gli altri le furono addosso. Iniziarono a strattonarla da
una
parte all'altra e a strapparle i vestiti e a tirarle i capelli. Lei
gridò aiuto
con tutta la forza che aveva con le lacrime agli occhi.
A
un certo punto si sentì il rumore di uno
sparo. Gli aggressori si fermarono e si girarono in direzione del
rumore.
Videro un giovane uomo vestito con un impermeabile, dei pantaloni e
mocassini
tutti neri. I capelli erano lunghi fino alle spalle, neri e spettinati.
Quei
ragazzacci non ebbero nemmeno il tempo di capire chi fosse che quello
aveva già
sfoderato una bellissima katana dalla lama nera e li aveva tutti messi
k.o. con
due colpi non letali.
Pucca
ancora esterrefatta era rimasta in
ginocchio per terra con i vestiti strappati e gli odango disfatti.
Lo
sconosciuto allora iniziò a parlare: «Si può sapere cosa avevi
in mente
di fare?!»
«Eh?» Disse per tutta risposta Pucca
che ancora non ci capiva nulla.
«Volevi
farti ammazzare?»
Gli chiese lui in tono di rimprovero.
Pucca
abbassò lo sguardo e non rispose.
«Vabbè,
non fa niente. Ormai è andata così. Ora
c'è una cosa più importante che devo
chiederti.» Disse aiutandola ad
alzarsi.
«Ci
conosciamo?»
chiese lei titubante.
«Beh
direi di sì.»
Disse lui con un sorrisetto. La sua voce era calda, sensuale e
lievemente
rauca.
Dato
che erano sotto un lampione Pucca
riuscì a vederlo meglio. Aveva dei guanti rossi e un
bellissimo viso dai
lineamenti leggermente squadrati, ma lo stesso tempo molto giovanili;
gli occhi
erano profondi e neri, aveva un orecchino a sinistra e dietro le
orecchie
spuntavano due piccoli codini fatti con dei nastrini rossi...
Pucca
nel vederli sbarrò gli occhi. Non
c'erano dubbi, solo una persona portava quei codini e avrebbe tanto
voluto che
non fosse lui.
Ancora
in preda allo stupore balbettò: «G-Garu?!»
Lui
le mostrò un sorrisetto malizioso e le
disse: «Ciao Pucca! Ti sono
mancato?»
Angolo
dell'autrice:
Salve
a tutti,
questa
è la mia prima fic su Pucca, e volevo che fosse speciale.
Fatemi sapere se vi
piace e cosa ne pensate. Tengo molto al parere di chi legge.
Appuntamento alla
prossima settimana! *w*
From
abyss with love