Vicino alla zona
del tempio sacro, la sera cominciava a calare e il sole lasciava spazio alla
luna e alle stelle.
Un bambino di
otto anni con i capelli biondi e gli occhi verdi, correva lungo i sentieri di
roccia, inseguito da dei banditi con delle armature nere e armati di piccoli
pugnali.
Uno dei banditi
gridò: << Fermati! Vogliamo solo giocare con te.>>. Gli altri scoppiarono
in una risata malvagia, che terrorizzò ancora di più il bambino che cercò di
aumentare la velocità della corsa per non essere catturato. La paura gli
impediva di pronunciare quelle parole di aiuto che la mente faceva risuonare in
maniera incessante.
Il bambino
continuava a correre lungo i sentieri che non conosceva, sperando con tutto il
cuore di riuscire a seminare i suoi inseguitori. Uno di questi banditi lanciò
un sasso che per poco non lo centrò ma lui continuò a correre disperato fino a
ritrovarsi davanti a una gola dove però non aveva via di uscita. Disperato
tentò di arrampicarsi su una parete, ma non ci riuscì e cominciò a piangere.
Uno dei cavalieri neri disse mostrando i denti marci: << Era meglio se
non fuggivi piccolo! Se prima potevi avere compagnia adesso morirai da
solo.>>. Gli altri scoppiarono a ridere avvicinandosi al bambino che
cominciò a chiedere aiuto con tutte le sue forze.
Un guerriero
nero con i capelli a spazzola disse: << Strilla pure quanto ti pare!
Nessuno in questa valle deserta, verrà a salvarti!>>. Scoppiarono di
nuovo a ridere, continuando ad avvicinarsi
Uno con la barba
nera esclamò: << Abbiamo riso e corso abbastanza! Uccidiamolo!>>.
Il bambino emise un urlo disperato sperando che qualcuno lo sentisse.
Vedendo uno
spettacolo insolito i guerrieri si fermarono; dal terreno stavano sbucando
degli strani granchi di colore azzurro chiaro che si avvicinarono a loro a
discreta velocità.
Il guerriero con
i denti marcio domandò allarmato: << Cosa sono?>>.
L’uomo con la
barba gridò: << Sono solo degli stupidi granchi. Riduciamoli in poltiglia
come fece Eracle con i suoi nemici!>>.
Una figura
seduta sopra una roccia sussurrò a bassa voce osservando la scena: << Ma
né tu né i tuoi compagni siete l’eroe del mito.>>. Si alzò in piedi
pronto per fare la sua entrata in scena.
Tutti gli altri
membri della banda annuirono e cominciarono a schiacciare insieme i granchi. Ma
non appena gli animali vennero in contatto con i piedi degli inseguitori questi
si trasformarono in fiamme azzurre che li ridussero in cenere.
Il bandito con i
denti marci fu l’unico a non colpire un granchio; fece un balzo in avanti per
difendersi dall’attacco di quel piccolo mostro
Afferrò il
bambino per un braccio e urlò<< Ti userò per eliminare l’ultimo granchio
rimasto e dopo scapperò via.>>. Il bambino gridò di nuovo con tutte le
sue forze.
Il granchio
azzurro rimase immobile per poi scomparire come era apparso. Il bandito strinse
ancora più forte il bimbo e disse: << A quanto pare tu sei il mio
lasciapassare per la vita … resterai ancora vivo per un po’ .>>. Cominciò
a camminare muovendosi lentamente, tenendo stretto il piccolo che continuava a
dimenarsi e a gridare.
Aveva fatto
pochi passi quando (prima che) il suono di una voce autoritaria lo bloccò:
<< Lascia andare il bambino!>>Il bandito si girò cercando di capire
da dove proveniva la voce. Non vedendo nessuno continuò la sua marcia e di
nuovo la voce ripeté l’ordine.
Il cavaliere
pensò “E’ solo la mia immaginazione, non c’è nessuno!” e continuò a camminare, abbassando
di tanto in tanto lo sguardo per paura di un nuovo attacco.
Il rumore di una
pietra che cadeva gli fece alzare lo sguardo. Quando lo abbassò si trovò di
fronte a un uomo che doveva avere circa 28 anni con i capelli biondi e che
indossava un’armatura d’oro.
L’inseguitore
rimase interdetto, il bambino pensò Un
Saint d’oro come quello dei racconti di mia madre. Ricominciò a dimenarsi
con tutte le sue forze.
Il Saint d’oro
rimase immobile aspettando la reazione del bandito; disse con tono
calmo:<< Lascia andare il bambino e non morirai a differenza degli altri
membri della tua banda .>>. Chiuse gli occhi in attesa di una risposta.
Il cavaliere dai
denti marci lasciò andare il bambino:<< Prima ti uccido e mi prendo la
tua armatura d’oro, poi elimino il bambino unico testimone del nostro incontro
e diventerò ricco.>>. Si lanciò brandendo il pugnale verso il Saint
d’oro.
Il bambino non
fece in tempo a gridare “Attento!” che il Cavaliere d’oro si trovò di fronte
all'inseguitore ma con un colpo secco dato con entrambi I tagli delle mani gli
spezzò il collo, uccidendolo sul colpo. Il bambino vide solamente il cavaliere
nero cadere a terra morto e il Saint d’Oro avvicinarsi a lui. Ritrovando la
voce domandò :<< Tu sei un Saint d’oro … vero?>>.
Il cavaliere annui
e sorrise:<< Sono il Saint del segno zodiacale del Cancro … qual è il tuo
nome?>>.
Il bambino
rispose:<< Il mio nome è Iakos.>>.
:<< Bene
Iakos, adesso …>>.
:<< Ho
bisogno del tuo aiuto! Devi venire nel mio villaggio. Ti prego!>>.
:
Il bambino stava
per ricominciare a spiegare il problema, ma il Saint d’oro non gli permise di
pronunciare una parola:<< Hai bisogno di riposare e di mangiare qualcosa,
dopo mi racconterai tutto dall’inizio.>>. Sul volto del cavaliere d’oro
apparve un sorriso così rassicurante che Iakos decise subito di accettare la
sua proposta.
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Il Saint d’Oro
accompagnò il bambino fino alla sua dimora e solo dopo alcune raccomandazioni,
lo lasciò solo in una stanza poco arredata. Iakos si sedette su una sedia di
legno e aspettò in silenzio il ritorno del cavaliere. Osservò la stanza con
poco interesse ripensando alle tombe che aveva visto all’ingresso della casa
del Cancro. Voleva sapere a chi appartenessero, forse erano i precedenti
cavalieri d’oro del Cancro o altri nobili cavalieri. Doveva assolutamente
rivolgere questa domanda al cavaliere di cui ancora ignorava il nome.
Dopo mezz’ora il
cavaliere d’oro tornò senza armatura portando una pentola. Dopo averla
appoggiata sul tavolo, ritornò nell’altra stanza per prendere i piatti i
bicchieri e le posate. Iakos osservò perplesso: non sembrava lo stesso senza
cloth.
Aveva comuni
occhi castani, capelli biondi e lunghi fino alle spalle che si arricciavano
sulle punte ed erano completamente spettinati, un filo di barba incorniciava un
volto pallido e segnato da piccole rughe ai lati degli occhi e sulla fronte.
Magro e di media altezza, non sembrava avere un fisico allenato o almeno quella
maglia larga e quell' orribile pantalone non lasciavano intravedere i muscoli
di un guerriero.
Dopo aver
portato l’acqua e il vino, si sedette davanti al bambino e tolse il coperchio
dalla pentola:<< Spero che ti piacciano gli spaghetti al sugo.>>.
Mise un abbondante porzione nel piatto di Iakos e il resto nel suo piatto.
:<< A chi
appartengono quelle tombe che si trovano all’esterno della casa?>>. Iakos
teneva in mano la forchetta, pronto ad assaggiare gli spaghetti che il
cavaliere d’oro gli aveva cucinato e offerto.
:<< Vuoi
rovinarti l’appetito prima ancora di cominciare a mangiare?>>. Domandò il
Saint mentre si versava del vino in un bicchiere.
:
Il cavaliere
d’oro non gli lasciò il tempo di terminare la frase: << Non mi chiamare
signore! Preferisco che mi chiami Altarf.>>. Prese la forchetta e
cominciò a mangiare.
:<< Perché
ti hanno dato questo nome?>>.
<< Sembri
avere più fame di risposte che non di cibo.>>. Alzò lo sguardo dal piatto
per osservare il bambino negli occhi.
Restò ad
osservarlo per qualche istante poi chiese in tono serio: << Vuoi
veramente conoscere tutta la storia che ruota intorno alla mia vita e alla casa
del Cancro ?>>.
Il bambino annui
felice e Altarf disse: << Prima però mangia! Se non vedo quel piatto
vuoto non ti racconterò nulla!>>. Iakos prese a mangiare mentre il
cavaliere del Cancro lo osservava divertito.
:<< Per
capire la storia bisogna partire dal Mito che ha fatto nascere la costellazione
e il segno zodiacale di cui sono custode. Tutti credono che le stelle della
costellazione del Cancro brillino di meno rispetto alle altre per colpa della
misera parte che quel piccolo animale ha avuto nel mito di Eracle. Credono che sia
diventato una costellazione solo grazie alla pietà di Era che ha voluto
elevarlo al cielo. Non è così!>>. Chiuse gli occhi emettendo un sospiro.
:<
:<
:<< Il
Cancro è un segno governato dalla Luna perché ha sempre vissuto solamente della
luce riflessa di quell’ astro, e anche il Saint che trae potere da questa
costellazione vive solo della luce riflessa dalla Dea Athena che deve
proteggere e servire. Per questo è più vicino al male, alla pazzia e a cercare
una propria forma di giustizia, anche contraria alla volontà della Dea perché
non può vederne chiaramente il volere.>>. Fece un pausa svuotando il
bicchiere di vino e subito lo riempì di nuovo prima di ricominciare a
parlare:<< A questo si aggiunge l’allenamento a cui un Saint del Cancro è
sottoposto. Nella costellazione del Cancro c’è un ammasso di stelle minori
conosciute in Giappone come Sekishiki che è il luogo dove dimorano i fuochi fatui,
la porta d’ingresso nello Yomotsu Hirasaka.
Chi viene
sottoposto alle prove per ottenere il cloth del Cancro è sottoposto a un
addestramento primitivo. Gli allenamenti per diventare Saint sono estremamente
duri quasi disumani, ma niente è paragonabile a quello per diventare custode
della quarta casa. Un addestramento compiuto sia nel regno dei vivi che in
quello dei morti che non solo ferisce il corpo ma anche e soprattutto la menta
e l’anima dell’aspirante cavaliere per le durissime prove a cui si deve sottoporre
per controllare il potere di dividere l’anima dal corpo dell’avversario per poi
scagliarlo nello Yomotsu Hirasaka. Il Saint del Cancro è l’unico a possedere
questo potere tra i 12 Cavalieri d’Oro Non è una cosa semplice da imparare e ho
visto tanti altri aspiranti cavalieri morire nel tentativo di farlo.>>.
:<< Come
ti ho detto prima è un allenamento che colpisce la mente e l’anima, i cui segni
si possono vedere sul corpo. Il mio predecessore vide il colore dei suoi capelli
e dei suoi occhi cambiare.
Sul mio viso
invece apparvero le rughe ad un' età in cui queste dovrebbero essere solamente
un ipotesi molto ma molto futura Se per me è stato un cambiamento solo fisico,
per lui invece è stato un lento percorso continuativo verso la follia e la
perdita della razionalità, tutto questo continuò anche dopo l’investitura per
l’assenza della luce della Dea Athena.>>.
Dopo aver
svuotato il secondo bicchiere di vino, Altarf riprese a parlare:<< Prima
mi hai chiesto di chi sono le tombe. Sono le vittime del mio predecessore. Lui
tappezzava con le loro teste le pareti, i muri e il pavimento della quarta
casa; come se queste fossero trofei di caccia. Non ha collezionato solo le
teste dei nemici, ma anche quelle di gente innocente che uccideva mentre
compiva quello che riteneva il suo dovere, per la sua personale giustizia o per
i compiti assegnatogli dal Grande Sacerdote . Alla fine il cloth lo ha
abbandonato Athena si accorse che il Saint padrone dell’armatura di Cancer non
perseguiva il suo ideale di giustizia e per questo lo spogliò del suo ruolo di
cavaliere. Ha avuto la possibilità di redimersi, senza però conoscere fino in
fondo la giustizia della Dea e non è mai stato perdonato dalle vittime che ha
tramutato in orribili maschere.>>. Si versò nuovamente del vino nel
bicchiere, mentre Iakos rimaneva in silenzio.
:<< Dopo
la sua morte tutte le maschere hanno ricevuto una degna sepoltura ai lati della
casa del Cancro, ma nonostante questo le sue vittime non hanno trovato la pace.
Consumate dall’odio si sono trasformate in fuochi fatui e continuano ad abitare
il tempio in cerca di qualcosa o qualcuno che possa saziare la loro
rabbia.>>. Spense la luce e la stanza si riempì di tanti fuochi fatui che
illuminarono l’ambiente di una delicata luce azzurra>>.Altarf smise di
parlare, prese il bicchiere in mano e bevve fino all’ultima goccia di vino.
:<<
Servono a illuminare la stanza?>>. Chiese Iakos ingenuamente.
Altarf sembrava
sorridere, ma quel sorriso morì subito, scosse la testa e disse con tono
triste:<< No …>>. Riempì nuovamente il bicchiere e lo svuotò'
rapidamente.
:<< Non
state bevendo un po’ troppo vino, signore?>>. Chiese.
Altarf scosse la
testa e mormorò:<< Non ti ho già detto di non chiamarmi signore?>>.
E pensò “Questo vino è poco se paragonato a quello che bevo quando ripenso
all’addestramento o ai morti che visitano in continuazione la mia mente.
L’alcool è un metodo sicuro e veloce per me, per dimenticare e sfuggire ai
ricordi e alle visioni che mi vogliono portare alla pazzia. Non voglio
diventare come il mio predecessore!”
Ignorando la
domanda di Iakos, Altarf riprese a parlare:<< Abbiamo affrontato
l’origine del segno zodiacale del Cancro e tutto ciò che ruota intorno al suo
Saint, un pochino di storia sull’addestramento e sul mio predecessore. Cosa
manca? Ah, la mia storia! Come sono arrivato a diventare un cavaliere.>>.
Iakos non aveva intenzione di conoscere la vita del Saint del Cancro e non
aveva capito quasi nulla del lungo discorso fatto in precedenza da Altarf ma
era rimasto in silenzio per paura che il Saint non esaudisse la sua richiesta.
Altarf
ricominciò a parlare:<< Innanzitutto il mio vero nome è Dante e avevo un
sogno: diventare un pilota da corsa. Avevo cominciato da piccolo a correre con
i kart e lentamente continuavo il mio apprendistato fino ad un maledetto
giorno. Avevo un anno più di te. Mi stavo preparando per una gara e mi ricordo
il solito clima di festa che regna prima di una gara e la cucina di mia madre.
Il cielo si era annuvolato e io stavo mettendo a posto il kart, quando mi sentii
pizzicare alla caviglia da qualcosa. Abbassai lo sguardo e vidi scomparire
sotto il camper un piccolo granchio rosa con delle sfumature d’oro. Decisi di
lasciare il kart e di lanciarmi all’inseguimento del granchio infilandomi
anch’io sotto il camper. Fu in quel momento che sentì un urlo provenire da
dietro le miei spalle e con un grande sforzo mi girai. Vidi una scena che non
riesco e non voglio dimenticare: quella che prima era una festa si era
trasformata in un massacro. Tutti i partecipanti a quella gara si stavano
uccidendo tra loro; io rimasi immobile a guardare la scena. Vicino al mio
nascondiglio cadde morto un amico di gare: il suo volto era coperto di sangue e
i suoi occhi che prima erano pieni di sogni ora erano stati spenti dall’odio
che una divinità aveva per l’umanità. Rimasi ad osservare quella follia e solo
quando tutto fu finito uscì allo scoperto. Fu allora che vidi i cinque Saint
che hanno lottato con la dea Athena nelle battaglie più importanti.>>.
:<
:<<
Sospettate di qualche divinità?>>. Chiese Iakos bevendo un sorso d’acqua.
Altarf scosse la
testa:<
Il cavaliere
guardò Iakos e disse:<< Scusa se mi sono messo a parlare di me e della
storia della quarta casa. Ma credo che in questa maniera ho esaudito tutte le
tue curiosità. >>. Mentre parlava si riempì nuovamente il bicchiere con
il poco vino rimasto nella bottiglia.
:<< Si
avete esaudito ogni mia curiosità e dubbio.>>. Rispose educatamente
Iakos, ma in realtà aveva compreso poche parole, Altarf parlava troppo
velocemente per farsi comprendere da un bimbo come lui e alcune parole
sembravano prese da una lingua diversa dal greco.
Il bambino
trasse un lungo respiro e chiese:<< Posso parlare del motivo che mi ha
spinto qui?>>.
:<<
Certamente, comincia pure a raccontare.>>.
Iakos assunse
un' espressione seria:<< Il mio villaggio sta per essere attaccato! Tre
strani guerrieri vanno di paese in paese distruggendoli, dopo aver fatto tanto
male agli abitanti di quei posti. Il mio è il prossimo! Per questo ho preso un
autobus che mi ha portato al paese più vicino alla dimora dei Saint di Athena,
ma un gruppo di banditi ha attaccato il bus prima dell’arrivo a destinazione.
Io sono riuscito a scappare grazie alla distrazione di un bandito , mentre gli
altri uccidevano i passeggeri. Il resto lo sapete … >>.
:<< Sei
venuto fin qui per chiedere aiuto a un Saint … ma un adulto o i tuoi genitori
non potevano venire al tuo posto?>>.
:<< I
grandi preferiscono organizzare le difese e credono di riuscire a respingere
l’attacco di quelle tre persone. Per questo sono venuto qui per chiedere a uno
dei Saint di Athena di prendermi come allievo così potrò difendere il
villaggio.>>.
Altarf guardò
Iakos in un mix perfetto di perplessità e di serietà:<< Quando ci
dovrebbe essere quest' attacco?>>. Turbato, si posò una mano tra i
capelli biondi.
:<< Tra
una settimana!>>. Esclamò Iakos sorridendo:<< C’è una leggenda che
parla di un cavaliere che ha ricevuto l’armatura dopo una settimana di
addestramento e io voglio essere il secondo a riuscire nella stessa impresa
.>>. Iakos osservò il Saint d’oro di Cancer che era rimasto immobile come
una statua.
Altarf rimase
immobile per qualche istante prima di scoppiare a ridere in faccia a Iakos
sbattendo con forza i pugni sul tavolo. Iakos sobbalzò e guardo il Saint d’oro
di Cancer che continuava a ridere e a sbattendo con forza mani e piedi e pensò
“Forse è colpa del vino!”. Non poteva aver detto una così grande sciocchezza.
Continuando a
ridere, Altarf chiese:<< Chi ti ha raccontato questa leggenda?>>.
Sbatté nuovamente la mano sul tavolo.
:<< Uno
degli anziani ci ha raccontato la storia di un giovane del villaggio che è
diventato un cavaliere in meno di una settimana e ha respinto il feroce attacco
di una creatura orrenda che minacciava di distruggere il villaggio e …>>.
Non riuscì a concludere la storia perché Altarf aveva ripreso a ridere.
“Questa storia
la devo raccontare assolutamente agli altri … credo che verrà apprezzata
soprattutto da Scorpio e Pisces” e guardando Iakos
disse:<< Non volevo riderti in faccia, è solo che la storia che mi hai
appena raccontato non ha senso. Io, come gli altri cavalieri, abbiamo sostenuto
un addestramento lungo diversi anni. E’ impossibile!>>. Le ultime parole
furono pronunciate con un tono serio.
:<< So di
non essere forte … ma potrei provare a diventare un Saint in così poco tempo?
Dimmi che è possibile!>>.
Il cavaliere del
Cancro scosse la testa:<< No! Non è la forza fisica quella che conta …
forse te lo spiegherò in futuro … forse.>>. Chiuse gli occhi per pensare.
:<< Allora
per il mio villaggio?>>. Mormorò triste Iakos sentendo morire la
speranza.
:<< Non ti
preoccupare vengo io!>>.
:<<
Davvero?>>. Chiese Iakos riacquistando un po’ di buon' umore. :<<
Si! E’ meglio indagare su questi tre misteriosi guerrieri e impedire che
compiano un massacro. Arriveremo con qualche giorno d'anticipo per cercare di
impedire l’attacco, ma adesso è tempo di andare a dormire.>>. Altarf si
alzò in piedi, felice di aver trovato un aiuto.
Arrivarono
cinque giorni prima dell’attacco per preparare un piano di difesa. Da lontano
si notavano uomini che lavoravano per creare una sorta di muraglia difensiva.
Il Saint del Cancro pensò “Dubito che quelle barricate possano fare qualcosa
per fermare i tre misteriosi guerrieri. Dovrò andare ad indagare e fermarli
prima che arrivano in paese. Devono essere per forza in zona.”
Chiese a Iakos:
<< Conosci qualche posto ideale per nascondersi?>>.
Il bambino
rispose:<< Si! Ci sono delle piccole grotte intorno a queste montagne.
Due anni fa io e mio zio siamo andati a fare una gita e sono andato a visitare
quelle zone, se volete dopo vi ci porto.>>.
Altarf sorrise e
disse:<< Prima ci riposiamo, poi nel pomeriggio cominceremo
l’esplorazione.>>. Si sistemò meglio il Cloth Box sulle spalle prima di
riprendere il cammino verso l’ingresso del villaggio.
Una figura
maschile uscì dal gruppo addetto alla costruzione della barricata per
avvicinarsi a Iakos e mollargli un forte schiaffo sulla guancia:<< Dove
sei stato? Ti abbiamo cercato dappertutto! Temevo che i tre guerrieri ti
avessero rapito e ucciso.>>. Alzò lo sguardo e notò lo :<< Lui chi
è?>>. Usando un tono meno aggressivo verso il nuovo arrivato.
Iakos
rispose:<< Lui è il Saint d’oro del Cancro. Venuto qui per darci una
mano.>>.
:<<
Piacere di conoscerla ! Il mio nome è Altarf>>. Si presentò il cavaliere
d’oro.
Il padre di
Iakos squadrò il nuovo arrivato dalla testa ai piedi e prendendo suo figlio in
disparte disse a voce bassa:<< Sei sicuro che sia un vero Saint? Da come
si veste e da come tiene i capelli sembra più un barbone che un
guerriero.>>. Si girò di nuovo a guardare l’uomo che aveva riportato suo
figlio.
Iakos con lo
stesso tono di voce del padre rispose:<< Si! L’ho visto con il cloth
combattere contro i cattivi.>>. Il papà di Iakos squadrò nuovamente
Altarf, non era ancora convinto delle parole del figlio riguardo l’identità del
nuovo arrivato.
Si rialzò
andando verso Altarf e chiese:<< Volete sistemarvi e mangiare qualcosa
prima di aiutarci a preparare le difese?>>.
:<<
Preferisco esplorare i dintorni. Credo che i tre guerrieri siano quasi giunti
vicino al paese e voglio fermarli prima che arrivino qui.>>. Rispose il
Saint di Cancer.
:<< Come
farete senza conoscere questo posto?>>. Chiese l’uomo con tono serio.
Altarf indicò
Iakos:<< Mi farò aiutare da lui, ha detto di conoscere le montagne qui
intorno.>>.
:<< Mio
figlio conosce poco queste montagne e poi è come cercare un ago nel pagliaio
mentre le difese devono essere rinforzate.>>.
:< Se la
ricerca non produrrà effetti, domani vi aiuterò a rinforzare le difese e sarò
in prima linea all’arrivo dei guerrieri >.
:<<…>>.
:<< Ancora
non siete convinto che io sia un Saint e non posso biasimarvi. Ma vi posso
assicurare che vi proteggerò, Adesso vi prego lasciatemi andare con vostro
figlio.>>.
Il padre di
Iakos guardò negli occhi Altarf e dopo averci pensato disse:<< Va bene
Altarf mi voglio fidare di voi. Vi auguro buona fortuna.>>. Poi volgendo
lo sguardo verso Iakos
disse:<<
Stai vicino a lui e se vedi che la situazione peggiora scappa via.>>.
Iakos annui e
con Altarf si avvio verso la montagna.
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:<< Come
facciamo a trovare un ago nel pagliaio?>>. Chiese Iakos appena furono in
un punto giudicato da Altar ideale per fermarsi.
:<< Userò
un mio metodo per tentare di scovare i guerrieri. Allontanati un
po’adesso!>>. Ubbidiente Iakos si allontanò di qualche passo da Altarf
che si inginocchiò.
Appoggiò la mano
sinistra a terra, sopra a questa mise il dorso della mano destra formando così
una specie di granchio. Chiuse gli occhi per concentrare il suo cosmo e
pronunciò alcune parole a bassa voce. Iakos non capiva cosa stesse succedendo,
rimase ammirato in silenzio ad osservare Altarf . Solo quando il cavaliere
d’oro si alzò in piedi domandò:<< Cos' hai fatto?>>.
:< Lo vedrai
tra poco.>>. >. Disse Altarf indicando il terreno davanti a lui da
dove uscirono dei piccoli granchi di color azzurro.
:<
Altarf scosse la
testa:<< No! Ho utilizzato una minor quantità di cosmo per creare questi.
Non hanno il compito di uccidere un nemico ma solo di trovarlo.>>. Aveva
un tono serio mai usato con Iakos.
:<< Cos’è
il cosmo?>>.
Altarf
rispose:<< Forse te lo spiegherò! Adesso dobbiamo solo
aspettare.>>. Si sedette sopra a una pietra e chiuse gli occhi in attesa.
Iakos andò a sedersi vicino a lui.
Dopo un ora,
Altarf scattò in piedi e Iakos chiese:<< E’ successo qualcosa?>>.
Altarf annui, e
disse:<< Tu rimani qui ad aspettarmi, io vado incontro ai tre
guerrieri.>>.
Iakos scosse la
testa e disse con la sua voce squillante:<< Ma io voglio venire
…>>.
:<< E’
pericoloso! Rimani qui!>>. Gridò Altarf con tutta la sua voce, facendo
sobbalzare Iakos che chinò la testa in segno di rispetto ma cominciò a
piangere.
Il Saint del
Cancro si pentì subito del tono di voce che aveva usato così disse:<<
Scusami ma è meglio che tu rimanga qui.>>. La voce adesso era più
tranquilla e Iakos smise di piangere.
Altarf arrivò in
poco tempo nel punto dove si trovavano i tre guerrieri che stavano mangiando
qualcosa. Notò subito che le loro armature erano fatte di un materiale che non
conosceva e che i tre non si erano ancora accorti della sua presenza.
Iniziarono a discutere della fortuna che avevano avuto quando avevano
incontrato un ’uomo vestito di nero che gli aveva donato le armature che
stavano indossando
“Di chi staranno
parlando?” pensò Altarf continuando ad ascoltare E sperando di avere qualche
altra informazione. Ma i tre cambiarono subito argomento. Sembrava giunto il
momento di entrare in azione
Uscì dal suo
nascondiglio e gridò:<< Avete finito di seminare il panico tra i piccoli
villaggi di questo posto. Sono il Saint d’oro del Cancro.>>.
:<< Un
Saint d’oro? Cosa ci fa qui?>>. Chiese uno dei guerrieri alzandosi in
piedi.
Altarf continuò
ad avanzare lentamente, un guerriero dai capelli neri disse:<< Non temete
con queste armature possiamo batterlo. Con queste abbiamo ucciso tutti comprese
donne e bambini, vi ricordate?>>.
Altarf si fermò
sentendo quelle parole, gli cominciò a battere forte il cuore e delle voci
cominciarono ad urlare nella sua mente. Volevano uscire … volevano avere
giustizia … volevano che il Saint del Cancro facesse loro giustizia.
L’altro
guerriero continuò:<< Ancora meglio quello che abbiamo fatto in quell'altro
paese. Quando abbiamo prima ucciso tutti gli uomini impalandoli e dopo
bruciando le case dove c’erano dentro ancora i bambini. Del resto le stragi
vengono giustificate in guerra, perché non possono essere giustificate anche
questa nostre azioni?.>>.
Le voci
diventarono ancora più insistenti, ancora una volta dovevano essere
assecondate.
:<< Avete
scelto una strada che porta solo in una direzione e le vostre azioni hanno
deciso la vostra condanna.>>. Altarf unì le mani, mentre i tre partirono
all’attacco ma si trovarono improvvisamente in un ambiente avvolto nella più
totale oscurità.
Erano finiti in
un mondo avvolto solamente dal buio e i tre si guardarono smarriti cercando una
via d'uscita da quella strana illusione creata dal Saint d’Oro. L’ambiente
presto si riempì di orribili immagini di persone uccise che popolarono le menti
dei cavalieri neri. .Cominciarono a scappare.
Le immagini
scomparirono lasciando spazio a urla di dolore, odio, rabbia e tristezza che
riempirono i timpani dei tre. Tentarono di tapparsi le orecchie, ma le voci
entrarono nelle loro menti.
Poi tutto tacque
e l’ambiente cominciò a riempirsi di piccoli fuochi fatui di un colore azzurro
vivo ma che illuminavano l’ambiente.
Altarf punto
l’indice contro il nemico e gridò:<
Il cavaliere
respirò a pieni polmoni l’aria, per lui era sempre stato difficile utilizzare
quel colpo perché gli ricordava sempre il destino che poteva attenderlo.
Quando tornò
indietro, Iakos tempestò di domande Altarf:<< Hai trovato i guerrieri?
Sono morti? Il mio villaggio è sicuro adesso ?>>.
Altarf fece
cenno di si con la testa e si mise a camminare verso il paese per dare la
notizia. Iakos lo seguì in silenzio.
Prima di
arrivare in paese, Altarf si fermò e chiese:<< Hai ancora intenzione di
diventare un Saint dopo la sconfitta del nemico?>>. Aveva uno sguardo
serio.
Iakos ci pensò
per qualche minuto, poi rispose:<< Ho ancora intenzione di diventare un
Saint anche se credo che sarà dura.>>.
Altarf
disse:<< Non so se sarò il tuo maestro. Questa decisione sarà presa dal
Grande Sacerdote quando torneremo al Santuario.
Iakos annui con
decisione e Altarf disse:<< Parliamo prima con tuo padre e se accetta,
andiamo al santuario. D’accordo?>>.
Iakos
disse:<< Si>>.
:<< Bene,
andiamo.>>. Mormorò Altarf accompagnando il bambino a casa e verso un
futuro incerto.