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Autore: AlexiaLil    20/02/2015    2 recensioni
In onore del Gajeevy Week, mi cimento in questa storia che parla dei nostri adorati Gajeel e Levy, dei "nove passi" che devono fare per arrivare al traguardo. Nove mesi in attesa del loro piccolo drago.
Ci si legge in 'sti giorni!!
Tammy
Ecco i prompts:
1° Step - Day 1: Cooking
2° Step - Day 2: Nursing
3° Step - Day 3: Lipstick
4° Step - Day 4: Daydreams
5° Step - Day 5: Metallicana
6° Step - Day 6: Singing
Extra Step - Day 7: AU a scelta (io lo calcolo come cap Extra perchè altrimenti perderei il filo logico e cronologico della fiction. Come so diventare noiosa a volte!).
Per il 7°, l'8° e il 9° Steps (che per la mia fic non hanno prompts) mi inventerò qualcosa poi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden, Pantherlily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Quando sarai grande, mocciosetto, vedi di darmi dei nipotini, intesi? E carini, se non ti dispiace … >>
<< Ma tu sei pazzo, vecchia lucertola! Che discorsi vai dicendo? >>
<< Anche se mi chiedo quale folle ti vorrà, con quella faccia torva … >> rifletté il Drago di Ferro.
<< Oh, Meta! Che cavolo spari? Sono un ragazzino … >> urlò Gajeel, furioso e anche un po’ imbarazzato. Ma saranno mai discorsi da fare a un bambino della sua età?
<< Aah, spero che ti prenderai una bella ragazza, non ci tengo ad avere nipotini con il broncio >> sospirò speranzoso il drago, innervosendo ancor di più il figlio.
<< E SMETTILA!! Avanti, vedi di insegnarmi qualcosa di utile, invece di perdere tempo in queste chiacchiere da vecchia nonna!! >>
<< Ho pena per chi ti sopporterà, ragazzo … >> sussurrò afflitto il drago.
 
 
Levy vedeva Gajeel perso in chissà quali pensieri, seduto al tavolo più in angolo della Gilda, in quell’auto isolamento in cui sembrava essersi perso. Avevano deciso di passare più tempo alla gilda che a casa, notando che le nausee di Levy erano diminuite e che, malgrado la stanchezza, sembrava passare meglio le giornate lì che restando reclusa a casa. Gajeel, ovviamente, si era premurato di “informare” Jet, Droy e i soliti casinari che, se avessero avuto voglia di mettere su una rissa o di infastidire Levy con qualsiasi moina non apprezzata, se la sarebbero vista con i suoi “carezzevoli” pugni, i suoi “dolci” calci e le sue “amorevoli” botte.
Aveva passato ogni secondo seduto affianco alla sua donna, circondata dalle voci acute delle sue curiose e istericamente allegre amiche che, con carezze delicate e quasi timorose, toccavano la pancia, là dove Levy sentiva un piede o una mano del bambino sporgere, per poi allontanarsi improvvisamente, scuro in volto, lasciandola alle cure e alle chiacchiere delle altre maghe.
Lui stesso, la prima volta che la compagna lo invitò a toccare lì dove aveva sentito una mano del bambino, ne era rimasto affascinato e terrorizzato e commosso.
Ehi, papà, guarda che ci sono eh? Sembrava dirgli il piccolo.
Adesso che Levy si trovava a metà del quinto mese di gestazione, poteva percepire con più accuratezza il leggero odore di drago che il piccolo emanava.
Un forte, tenace, orgoglioso Dragon Slayer cresceva nel ventre della sua donna e non poteva esserne più felice e fiero.
Dentro quella felicità, però, si nascondeva una crepa, sottile ma profonda sin dentro il suo cuore: il rimpianto, doloroso, di non poter dare a suo figlio un nonno. Di non poter far conoscere Metallicana a quel cucciolo, ora che finalmente era in arrivo.
Aveva mandato al diavolo il padre, quel giorno, quando gli fece quel discorso che all’epoca trovò irrazionale da fare a un ragazzino della sua età ma, ora che si era presentata l’assurda occasione di aver un figlio con una bella e intelligente maga, non poteva non pensare a quelle parole, dette così alla leggera e ancora più ascoltate senza interesse.
Ora, però, il terrore di non poter essere un buon padre per il bambino si presentava prepotente nel suo animo. A chi diavolo avrebbe potuto appoggiarsi? Certo, Metallicana restava pur sempre un drago, ma come padre il suo lavoro l’aveva fatto, certo meglio di tanti essere umani.
Sospirò tristemente, non notando lo sguardo della sua compagna trafiggerlo o, almeno, facendo finta di niente, ignorando persino Lily.
 
<< Juvia, ma perché ti sei portata dietro quel pupazzo? >> chiese improvvisamente Lucy, notando solo in quel momento del sacchetto di carta ai piedi di Juvia, da cui sbucava un cappellino di stoffa del tutto simile a quello portato dall’amica.
<< Oh, questo? Juvia l’ha fatto per Gray-sama … >> rispose allegra.
<< E … perché? >>
<< Così Gray-sama potrà abbracciare Juvia quando Juvia non sarà con lui. E così anche Juvia, ha un pupazzo di Gray-sama >> sospirò estasiata la ragazza, nell’immaginare il suo innamorato abbracciato alla sua “io” di stoffa.
<< Sono certa che non si sia limitata a un solo pupazzo, lei … >> sussurrò Charle, guardando la maga inarcando un sopracciglio.
<< Ma lo hai fatto tu, Juvia? >> s’incuriosì Levy, sbirciando dentro il sacchetto: poté notare la cura nelle cuciture e nei dettagli dei capelli e degli abiti.
<< Sei stata davvero brava >> concluse la ragazza, sorridendole.
Le guance di Juvia s’imporporarono per il complimento e rivelò all’amica che, per il piccolo in arrivo, aveva intenzione di farne uno anche per lui – “Ma non a forma di Gray-sama! Lui è solo per me!” si affrettò a dire, nelle risate generali -.
<< Aaaw, davvero? Grazie mille Juvia, sarà sicuramente il suo preferito! >> la ringraziò Levy, entusiasta << Hai già qualche idea o vuoi farci una sorpresa? >>
<< Mmh, Juvia non saprebbe. Levy-chan ha qualche idea da darmi? >>
<< Mah, nemmeno io saprei. Se mi viene in mente qualcosa, te lo farò sapere. Non vedo l’ora. Grazie Juvia-chan! >>.
 
 
<< Gejeel … >> lo chiamò Levy, mentre tornavano a casa, quel pomeriggio.
<< Mmh? >> mugugnò lui.
<< Sei strano, che hai? >> si preoccupò la ragazza, accarezzando distrattamente la pancia.
<< No, niente gamberetto. Non preoccuparti >> si limitò a risponderle, tentando di sorriderle senza preoccuparla, inutilmente. Levy non era certo stupida e si era accorta del suo repentino cambio d’umore. Lily, dietro di loro, guardava l’amico dubbioso e, quando rientrarono a casa loro, lo seguì in salotto, mentre Levy si preoccupava di preparare la cena.
Notò, un po’ stranito, che modellava qualcosa di piccolo fra le mani, cosa di cui non si era accorto prima.
<< Che fai? >> gli chiese, allora. Magari si sarebbe sbottonato un po’, magari poteva riuscire a smuovere quell’alone di tristezza che sembrava essergli steso addosso.
Gajeel lo fissò, interdetto e sorpreso di essere stato “beccato”. Lanciò un’occhiata veloce a Levy e, ritenendo che non l’avrebbe sentito, si confidò con il gatto, mostrandogli il piccolo pezzo di metallo che teneva fra le dita.
Era la sagoma grezza di un piccolo drago. Nonostante fosse solo un abbozzo, costatò che mancava poco al suo completamento: il drago si ergeva fiero, su due zampe, gli arti anteriori levate al cielo come a graffiare l’aria e la bocca, aperta ma ancora senza denti, sembrava vibrare di un ruggito silenzioso. La coda, attorcigliata attorno alle zampe posteriori, fungeva da base su cui poggiare la statuetta. Mancavano dettagli come le squame, le ali, canini e artigli, ma era davvero ben fatto.
<< Bello >> si complimentò Lily, annuendo e sorridendogli << Lo darai a Levy per qualche vostro anniversario? >>
<< No >> rispose mesto << E’ per il bambino. Questo è Metallicana >> lo corresse.
<< Oh >> e l’amico capì. Gli manca il padre, soprattutto ora che lo sarebbe diventato anche lui.
<< Mi dispiace che non si possano incontrare, perciò … almeno … così il piccolo saprà che faccia avesse suo nonno >> si spiegò, un po’ imbarazzato.
<< E dovrai spiegargli anche perché suo nonno ha le ali e la coda e … tu no >> cercò di scherzare lui, riuscendo nell’intento di strappargli un ghigno.
Stranamente a entrambi, pur vantando udito e sensi di tutto rispetto, sfuggì la presenza di un incuriosito ascoltatore momentaneamente ignorato: Levy, che si beveva ogni parola dalla sua “postazione di vedetta” privilegiata, consentendole di vedere e ascoltare senza farsi scoprire, mentre, lentamente, preparava la tavola.
 
“Ecco perché oggi era così strano”
Si sentì un po’ in colpa, per non aver compreso subito lo stato d’animo del ragazzo.
Ascoltò con interesse i vari racconti di Gajeel, preso da quel momento d’irrefrenabile loquacità col nakama; lo ascoltò raccontare del suo primo pasto da Dragon Slayer, il suo primo pezzo di ferro che gli ruppe un canino, o di quella volta in cui, stupidamente, chiese al padre di insegnarli a volare. Metallicana non smise di ridere nemmeno la mattina successiva.
Si sorprese nel sentirlo ridere nel ricordare un momento d’imbarazzo o di felicità, nel percepire la malinconia quando il padre scomparve.
Attraverso quei ricordi, Levy poteva dire di conoscere un po’ di più il drago che aveva allevato il padre di suo figlio e, sinceramente, anche un po’ di più di Gajeel.
Quando arrivò l’ora di andare a dormire, Levy sgraffignò la piccola opera incompleta di Gajeel, incautamente lasciata su una mensola, ormai decisa sul da farsi.
Sperava, con quel gesto, di poter rincuorare almeno in parte il suo cuore ferito.
 
<< Mmh, Juvia … per quel peluche … >>
<< Oh, Levy-chan! Hai già un’idea per Juvia? >>
<< Sì, ma … vorrei chiederti un favore … >>.
 
Levy si era assentata per tutta la settimana, tutti i pomeriggi, accampando scuse o uscite improvvise di shopping sfrenato, tutte rigorosamente in compagnia di Juvia.
E senza di lui.
Molto velatamente – “Voglio passare qualche pomeriggio da sola, con le mie amiche. Non scappo mica. Starò bene, dai” – gli aveva fatto capire che la sua presenza non era necessaria. Che non lo voleva attorno.
Che fosse diventato troppo soffocante? Assillante? Le stava troppo col fiato sul collo?
Voleva solo starle accanto ogni momento libero dalle missioni, che stessero al sicuro, lei e il bambino.
E solo lui poteva assolvere quel compito che solo in poche occasioni affidava a Pantherlily.
Oh, sicuro. Juvia non era da prendere alla leggera, era una maga potente dopotutto ma facile alle distrazioni – distrazione che portava il fastidioso nome di Gray Fullbuster -.
Come poteva fidarsi?
Ma Levy era stata irremovibile e lui si ritrovò, ogni santo e insoffribile pomeriggio, a far rissa con il suddetto mago del ghiaccio e ogni malcapitato che gli arrivasse sotto tiro, che fosse Natsu, Laxus o persino Erza (da cui puntualmente le prendeva).
All’ennesimo abbandono, sentendosi più abbattuto e incazzato che mai di fronte al sorrisino felice che la sua donna si scambiò con la maga dell’acqua, non ci vide più: si avvicinò alle due a passo di marcia e, seppur con delicatezza, trascinò via Levy da Juvia, portandosela al tavolo da lui occupato, sotto il loro sguardo allarmato e sorpreso.
 
<< Sputa il rospo gamberetto, che state combinando voi due? >> le disse severo.
<< Che c’è? Che cosa starei nascondendo? >> si difese Levy, i cui occhi guizzarono dal viso del compagno a quello dell’amica.
“Allora è vero!”
<< Che state combinando tu e Juvia, che fate tutto questo fantomatico shopping tutti i pomeriggi? >>
<< Oh, Gajeel! E’ solo questo? Sei soffocante. Volevo solo uscire un po’ di casa >> sbottò, rendendosi conto di essere stata forse un po’ troppo dura, a guardar la sua espressione.
Gajeel inspirò, mascella serrata:
<< Mi preoccupo solo di voi, gamberetto. E poi tu odi lo shopping, se non quello per il piccolo. Ma abbiamo talmente tanta roba da poter aprire noi un negozio, senza pensare a quello che ci daranno quei pazzi dei nostri nakama … >> le rispose, offeso << … ma se t’infastidisco tanto, ultimamente, ti lascio stare. Scusa se sono un po’ … apprensivo? >>.
Levy non seppe come ribattere: a quanto pare nel suo piano non aveva calcolato la probabile reazione di Gajeel alle sue uscite così frequenti nell’ultima settimana.
Ovviamente, stava esagerando, mettendo su una scenetta da prima donna melodrammatica ma, magari, lei poteva gestirla un po’ meglio di così, invece di lasciarlo sempre, dopo tutti gli ultimi mesi passati a stretto contatto.
<< Gajeel, sei proprio un baka. E forse io più di te >> sospirò sconfitta Levy, chiedendo a Juvia di portarle il sacchetto di carta che teneva in mano.
Quando lo prese in mano e dopo aver ringraziato l’amica, ne tirò fuori il contenuto, sotto gli occhi perplessi di Gajeel: teneva in mano un pupazzo di stoffa, grigio, a forma di drago. Assomigliava quasi del tutto alla sua piccola statuina, ma aveva le fattezze tenere, gli occhi grandi e rossi, le ali piccole e gli artigli arrotondati.
<< Metallicana? >> si sbalordì, afferrando il peluche che la ragazza gli mostrava.
<< Già … una sera ho sentito te e Lily parlare … >>
<< Ora origli gamberetto? Che brutto effetto che ti faccio … >> la canzonò.
<< Oh, stai zitto! Sono seria. Gajeel … perché non mi hai detto come ti sentivi? >>
Il ragazzo s’incupì improvvisamente, rivolgendo lo sguardo altrove. Come poteva spiegarle le sue paure, la sua ansia, il suo dispiacere?
 
Era Levy. Ora la capiva.
Era Levy e lei lo avrebbe capito, se si fosse spiegato. Lei era la madre di suo figlio e chi meglio di lei poteva capirlo? Lei era orfana e lui non era l’unico cui erano venuti a mancare un padre e una madre.
Lei lo avrebbe sempre aiutato a fare le mosse giuste, con il loro piccolo. Avrebbero imparato insieme come essere genitori.
 
<< Gajeel, puoi dirmi tutto, lo sai >> continuò dolcemente, prendendo una mano del ragazzo e stringendola fra le sue, piccole e delicate.
<< Io … ho paura Levy. Di sbagliare, di non essere un buon esempio, di ferirlo e … insomma … ho paura di fare il padre >> sbottò infine, sospirando.
<< Sono un idiota, vero? >> le chiese.
Levy sorrise, riprendendo dalla mano del ragazzo il peluche e stringendoselo leggermente al ventre.
<< No, non sei un idiota … oddio … baka lo sei sempre stato, tesoro >> ridacchiò Levy << … ma, le tue paure sono anche le mie, no? Siamo sulla stessa barca e se non ci aiutiamo, come facciamo a stare a galla, eh? E poi … tu sei il miglior esempio che puoi dare al nostro bambino, non credi? Con tutto quello che abbiamo passato, quello che hai fatto e come hai rimediato >>.
Gajeel le sorrise, dandole ragione.
<< Il pupazzo … >>
<< Doveva essere il regalo di Juvia per il bambino >> lo fermò Levy << ho preso in prestito la tua statuetta di ferro e l’abbiamo cucito assieme. Per questo sono stata via tutti i pomeriggi. Così, sai … potrà giocare con suo nonno, no? >>
<< Ah … dovrò ringraziare la matta allora. Però, Levy … rimane il fatto che io sia un brutto esempio … ma per te >> la sorprese Gajeel, ghignando irriverente
<< Cosa? >> chiese sconvolta la ragazza
<< Oh, andiamo gamberetto. Ti sei messa a rubare! Tu … ti fa proprio male stare con me! >>
<< BAKA! >>.
 
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Rivoglio Metallicana!!!! Quando ho amato quel Drago, seppur si sia visto per un il tempo di uno starnuto! Scusate ragazzi, aggiorno in ritardo perché sono stata incasinata, spero per il fine settimana massimo lunedì di arrivare almeno alla AU!
 
Ringrazio MaxBarbie
Alechan86
Veroniksca
Per aver trovato il tempo di commentare! Grazie mille ragazze, mi fa davvero piacere sapere quello che pensate della fic, spero che anche questa sia stata di vostro gradimento!
Ringrazio anche tutti i lettori invisibili XD anche chi ci capita per errore!
Dopo due cap un po’ malinconici, il prossimo dovrebbe essere un po’ più fluff!!
Ci leggiamo al 6° step, Singing!
Un abbraccio, tammy!
   
 
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